ARTICOLI    CORRIEREBIT-SCIENZA    2004 

DICEMBRE

Buon 2005, Annus mirabilis

 Il prossimo anno, che inizierà tra una settimana, si preannuncia molto interessante dal punto di vista scientifico. Il primo appuntamento è previsto per il 14 gennaio, giorno per il quale è prevista la discesa della sonda Cassinis su Titano, il satellite di Saturno che forse rivelerà qualche suo segreto agli astronomi. In attesa di saperne qualcosa, possiamo pregustare una serie di conferenze e mostre dedicate alla scienza e alla fantascienza, in occasione del primo centenario della morte dell’autore di Dalla Terra alla  Luna, Jules Verne. I centri più ricchi di iniziative saranno naturalmente Nantes e Amiens, le città in cui rispettivamente nacque e morì il popolarissimo romanziere francese, e sedi di musei che portano il suo nome. Sono previsti finora un centinaio di eventi, tra cui spettacoli teatrali, rassegne cinematografiche, convegni, mostre. Lo spunto sarà sempre un’opera di Verne (Viaggio al centro della Terra, Ventimila leghe sotto i mari, Il giro del mondo in 80 giorni, tanto per citarne alcune) ma i dibattiti e i contenuti saranno legati alla storia della scienza e a questioni scientifiche attuali. Anche Parigi dedicherà molte manifestazioni al centenario. Nel frattempo, possiamo recarci nella vicina Trieste dove, fino al 30 gennaio, sarà aperta una mostra nel Civico Acquario marino dedicato a “Fantascienza e realtà del mondo sottomarino”: un riferimento al Nautilus e al capitano Nemo è inevitabile! Ma  il 2005 sarà soprattutto l’Anno internazionale della Fisica, ricorrendo anche il primo centenario della pubblicazione della relatività ristretta di Albert Einstein, nonché il cinquantesimo anniversario della sua morte. Ecco quindi la Germania in primo piano nell’organizzare mostre e manifestazioni in onore del suo illustre Premio Nobel- nacque ad Ulm, città dei matematici - che  rivoluzionò la fisica  confutando le concezioni tradizionali, newtoniane, dello spazio e del tempo. Al Museo Storico di Berlino, il 19 gennaio, un grande ricevimento segnerà l’inaugurazione di una mostra dedicata ad Einstein, probabilmente la più vasta e importante: da non perdere! Chi non potesse recarsi nella capitale tedesca potrà comunque  visitare qualche altra mostra, senza dubbio interessante, nei Musei della Scienza e della Tecnologia di tutta Italia, che  non mancheranno certo l’evento.  Anche i vari Licei Scientifici italiani dedicati ad Einstein – quello di Torino ne è  un esempio: dal 1 al 21 marzo, Einstein 1905, Il genio all’opera – ospiteranno esposizioni e convegni. E la vicina Svizzera, che lo ospitò a lungo, si sta preparando… 

Anna Busca, anna.bus@tiscali.it

 NOVEMBRE

Conferenza AIRC a Milano

 Si sono svolti sabato 20 novembre, come preannunciato,  gli incontri-dibattiti pubblici con medici e ricercatori, organizzati dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro in numerose città italiane. A Milano, nel Salone d’Onore della Triennale, hanno parlato, rivolti ad un’attenta platea affollata di giovani, Franco Orsi, dello IEO, Emilio Bombardieri, dell’Istituto dei Tumori, Pier Paolo Di Fiore, Direttore scientifico dell’IFOM e il giornalista Piergiorgio Odifreddi. Cordinatore sensibile, ed equilibrato moderatore dell’incontro, è stato Gad Lerner, che ha auspicato che il “corpo trasparente”, tema dell’incontro, non si limiti soltanto ad una fredda analisi di dati sempre più minuziosi ottenuti con strumenti sofisticati e immagini computerizzate, a fini diagnostici e terapeutici, ma che porti ad una “persona“: il paziente, nella sua complessità e specificità, non deve essere “dimenticato”. Lerner – citando il libro di Tiziano Terzani sulla sua esperienza di malato terminale -  ha chiesto ai medici quanto tempo dedichino agli incontri e ai colloqui con i pazienti oncologici: Orsi ha dichiarato di trascorrere molto tempo con i pazienti, perché ritiene che tale rapporto sia fondamentale; Bombardieri e Di Fiore si dedicano alla ricerca e trascorrono il loro tempo principalmente in laboratorio. Lerner si è augurato che non si crei una sorta di “gerarchia” tra medici, che porterebbe a difficoltà nella comunicazione; Odifreddi è intervenuto nel dibattito parlando a lungo dei problemi legati alla scienza, al taglio dei fondi per la ricerca, e commentando le immagini che i medici avevano proiettato sui loro lavori. Le tecniche del new imaging che consentono di “fotografare” le diverse attività metaboliche di cellule sane, cellule tumorali aggressive e cellule tumorali di bassa aggressività  (in modo da scegliere la cura più mirata), di elaborare al computer strutture e  tessuti del tubo digerente o delle cavità nasali senza l’uso di metodi invasivi, di sfruttare i positroni (particelle di antimateria, ricorda Odifreddi, e l’antimateria è stata genialmente intuita da Dirac quando si è trovato di fronte a due possibili soluzioni della sua famosa equazione, ed è stato in grado di non scartare quella che sembrava impossibile) per la PET che consente di avere “macchie di colore” diverse nelle cellule a seconda che siano sane o malate:  tutto ciò sembra fantascienza ma è scienza, e tutti noi dobbiamo essere in grado di comprenderla ed utilizzarla al meglio. Di Fiore ha esordito ricordando Theodor Boveri, che scoprì i cromosomi, senza saper nulla di DNA e codice genetico: un omaggio a ricercatori e scienziati del passato che hanno preceduto i ricercatori di oggi, un invito all’umiltà e alla perseveranza. “Non ci sarà un 12 ottobre 1492 per il cancro – ha detto – non ci si deve attendere di scoprire un giorno qualcosa che ci consenta di trovare una cura definitiva per tutti i tumori; stiamo smantellando a poco a poco lo “zoccolo duro” del cancro, stiamo indagando i meccanismi dei diversi tumori, qualche forma di tumore è già guaribile, se diagnosticata in fase precoce. Ora siamo in grado anche di evidenziare i geni attivi e quelli inattivi nelle cellule sane e in quelle malate, per alcune forme tumorali, e possiamo confrontarle dal punto di vista genetico”. Il “Viaggio allucinante” – e qualche scena del famoso film di fantascienza era stata proiettata all’inizio dell’incontro – è già iniziato da tempo, e ci porterà a risultati sicuramente importanti, se la ricerca viene incentivata e diventa davvero patrimonio di tutti.    http://www.airc.it/

Anna Busca  anna.bus@tiscali.it

 

GIORNATA PER LA RICERCA SUL CANCRO

 Si svolgeranno nella mattinata di sabato 20 novembre, nelle principali città italiane, gli incontri, organizzati dall’AIRC, sullo stato della  ricerca oncologica. Relatori saranno docenti universitari e ricercatori dei più importanti istituti, quali l’Istituto Nazionale dei Tumori e l’Europeo di Oncologia di Milano. Il tema della Giornata  è “Il corpo trasparente. Dalla fantascienza alla scienza”. Oggetto del dibattito saranno le ultime tecniche diagnostiche, come l’ imaging. Gli incontri sono aperti al pubblico, a ingresso libero. Info: tel. 800350350,   http://www.airc.it/

redazione@corrierebit.com

L’uomo e… il fuoco

 Il fuoco ha sempre affascinato l’umanità per la sua forza distruttrice abbinata alla luce e al calore, che vincono l’oscurità e il freddo: l’uomo primitivo che scopre il fuoco - e riesce ad utilizzarlo – segna indubbiamente una tappa fondamentale nella storia della civiltà. Il tema è avvincente e complesso: cinque incontri, nell’Aula Magna del Museo di Storia Naturale di Milano, ne trattano gli aspetti forse meno comuni ma comunque interessanti. Sabato 13 novembre, alle 15, il petrologo Stefano Poli parlerà de Il fuoco della Terra: dal nucleo alla superficie; i vulcani. Alla stessa ora, e sempre di sabato, i successivi incontri: l’11 dicembre protagonisti saranno I vigili del fuoco: i nostri difensori; il 15 gennaio 2005 Storia, miti e leggende di un territorio alpino, legate al fuoco; il 19 febbraio Lavorare con il fuoco: utilità ed arte; infine, il 12 marzo, il ricercatore Marco Moretti parlerà di incendi boschivi. L’ingresso è libero.

 Anna Busca   anna.bus@tiscali.it

Festival della Scienza a Genova

 Continuano gli appuntamenti scientifici a Genova, in occasione del Festival della Scienza 2004, che ha preso avvio lo scorso 28 ottobre e si concluderà l’8 novembre. Alcuni “laboratori” dedicati agli studenti (Biologi molecolari per un giorno, a cura dell’Istituto FIRC di Oncologia Molecolare di Milano, fino al 5 novembre; Energia in Gioco, ai Magazzini del Cotone) sono affiancati da mostre dai titoli accattivanti (Attrazione fatale e Terremoti, Biodiversità, La mente che mente), dedicate a tutti coloro che si sentono attratti da temi scientifici che spaziano dalla geologia alla biologia alle neuroscienze. Per l’elenco completo di eventi e conferenze, orari e sedi delle manifestazioni, ci si può collegare al sito http://www.festivalscienza.it/.

 Anna Busca anna.bus@tiscali.it

OTTOBRE

Bergamoscienza

 Si è aperta oggi, 8 ottobre,  la seconda edizione della manifestazione Bergamoscienza, che fino al 17 ottobre vedrà la città lombarda sede di convegni, incontri, mostre a ingresso libero sui temi scientifici più attuali, presentati e discussi da autorevoli relatori. Domani gli argomenti affrontati in due conferenze saranno l’energia nucleare e la clonazione; domenica si parlerà di evoluzione e del rapporto tra etica, scienza e fede. “Il segreto della vita: il DNA” è il titolo di una mostra interattiva all’ex Convento di San Francesco, a Bergamo Alta, dove i visitatori potranno “portare a casa il proprio DNA”. Giovedì 14 un concerto alla Chiesa di Sant’Alessandro, alle 18.30, è dedicato a  “Musica e scienza”. Una mostra su antichi libri scientifici, sulla storia del microscopio dal ‘600 a oggi (“Vedere l’invisibile”) e un open day dell’Istituto Mario Negri in via Gavazzeni su “Cellule, geni, proteine e malattie” sono alcune delle numerose iniziative di grande interesse. Per il calendario completo degli appuntamenti e per l’elenco dei relatori (tra i quali Tullio Regge, Edoardo Boncinelli, Kary Mullis, Enrico Bellone, Rita Levi Montalcini, don Luigi Verzè) con brevi schede di presentazione, si può consultare il sito http://www.bergamoscienza.it/

Anna Busca   anna.bus@tiscali.it

LA SUPERNOVA DEL 1604 

Quattro secoli fa, l’11 ottobre 1604, apparve nella costellazione di Ofiuco un astro luminosissimo: si trattava in realtà dell’esplosione di una stella di grande massa, una supernova.    Keplero battezzò l’astro stella nova; anche Galileo studiò il fenomeno, e le sue osservazioni in merito sono considerate fondamentali per la storia del pensiero scientifico. L’evento viene ricordato in diverse sedi universitarie. A Padova, nella Sala della Gran Guardia, in piazza dei Signori, alle ore 20.30, docenti di astrofisica terranno interessanti conferenze pubbliche  (martedì 5 ottobre, “La ricerca di vita nello spazio”, “Mondi oltre  confini del Sistema solare”; mercoledì 6 ottobre, “La nostra immagine dell’Universo nei secoli”, “L’Universo oggi”: le principali teorie cosmologiche dall’antichità fino ad oggi) e venerdì 8 ottobre, nella Sala dei Giganti, a Palazzo Liviano, andrà in scena la rappresentazione del Dialogo de Cecco Ronchitti da Bruzene in perpuosito della Stella Nuova, con Roberto Citran. Il dialogo, scritto dal benedettino Girolamo Spinelli, discepolo di Galileo, in dialetto ruzantiano, si svolge tra due contadini, Matteo e Natale, che discutono della Stella Nuova, ridicolizzando la visione aristotelica di un Universo immutabile e incorruttibile e riuscendo, in un gergo tutt’altro che accademico, a dimostrare che l’astro è molto più lontano della Luna.  Allo storico Caffè Pedrocchi, chi lo desidera potrà degustare il nuovo vino rosso Notte di Galileo, creato appositamente dai Viticoltori Euganei Riuniti (giovedì 7, ore 18-20). Durante le manifestazioni,  sarà in funzione, ai Giardini dell’Arena, un planetario dal diametro di 8 metri in grado di contenere una cinquantina di persone che in tre turni (17.30-18.15-19) potranno osservare le principali costellazioni proiettate sulla cupola. A Milano si dedica all’anniversario la mattina del 19 ottobre: dalle 9.30 alle 13.30, nell’Aula Magna dell’Università degli Studi, via Festa del Perdono 7, interverranno docenti di Fisica e di Astronomia e saranno proiettati due filmati (La stella venuta di fresco, di G.Boetto Cohen, in prima visione, e La vita di Galilei di Ruth Berlau, documento muto della rappresentazione teatrale, del 1947, del lavoro di Brecht, a Hollywood). Ingresso libero, su prenotazione per gruppi (tel.0250314680). Per saperne di più: http://www.brera.unimi.it/  Da segnalare anche le altre iniziative dell’Osservatorio di Brera per il mese di ottobre, per chi volesse approfondire le sue conoscenze di astronomia: sono previste conferenze multimediali ad ingresso libero (meglio prenotare allo 0245487395), alle ore 17, sia martedì 12 (L’universo che cambia: le stelle e le galassie) che martedì 19 (Il cielo violento dei buchi neri). Se si desidera trascorrere una serata ad osservare il cielo, l’appuntamento è per martedì 26 alle ore 20 in piazza San Marco: un pullman porterà gli aspiranti astrofili all’Osservatorio di Merate. Ritorno da Merate alle 23.

Anna Busca     anna.bus@tiscali.it

SETTEMBRE

OLTRE LO SPAZIO E IL TEMPO

 Gli astrofisici si riuniscono, insieme a ricercatori, studenti universitari, astrofili e semplici appassionati, per dibattere i grandi temi dell’astronomia. Il convegno si aprirà alle 15.00 del prossimo 27 settembre presso l’Auditorium della Biblioteca “R.Deaglio” di piazza Durante, ad Alassio, e si chiuderà il 28. Sono previsti, tra gli altri, gli interventi di Franco Pacini (“L’astronomia oggi e domani”), di George Coyne (“Le frontiere dello spazio: la realtà ad oggi”), Piero Galeotti (“Astrofisica particellare”). Si proietteranno diapositive di comete e asteroidi, frutto delle osservazioni del cielo di un gruppo di astrofili liguri, si coinvolgerà il pubblico in discussioni, tavole rotonde e due serate al telescopio con esperti. Un convegno che si propone di dare voce alla ricerca, dando visibilità al lavoro degli scienziati, evidenziando le aree tematiche e il lavoro nazionale che viene svolto attualmente; dedicato quindi anche a chi desidera sapere qualcosa di più sui buchi neri, sui quasar, sui misteriosi segnali che sembrano talvolta giungere sul nostro pianeta dai confini dell’universo. http://www.oltrelospazio.net/

 Anna Busca anna.bus@tiscali.it 

TRACCE DI VITA SU MARTE? 

Recenti dati spettrometrici forniti all’Ente Spaziale Europeo dalla sua sonda Mars Express, in orbita intorno al pianeta rosso, evidenziano la presenza di vapor acqueo e metano concentrati in alcune zone dell’atmosfera marziana, poco sopra l’equatore. Si ipotizza che tali gas possano essere liberati dal ghiaccio del sottosuolo – il permafrost – quando questo, a causa della temperatura più elevata, fonde; però si può anche supporre che in tali zone, dove le condizioni ambientali – in particolare la presenza di acqua allo stato liquido – lo consentirebbero, siano presenti forme di vita come i metanobatteri. Questi organismi procarioti, scoperti sulla Terra nel 1905, sono anaerobi stretti, hanno una crescita molto lenta e sono in grado di ricavare l’energia necessaria per vivere dall’ossidazione dell’idrogeno molecolare, sfruttando l’anidride carbonica: i prodotti di tale reazione sono appunto metano e acqua.  Ora la ricerca proseguirà con analisi più approfondite sul permafrost  e sui gas presenti, al fine di individuare dati a favore dell’una o dell’altra ipotesi. Per chi vuole saperne di più: http://www.pianeta-marte.it/ , il sito storico italiano dedicato all’esplorazione di Marte, con numerose immagini e schede, corredate da informazioni su libri e convegni; www.comune.milano.it/planetario/index.html , per avere l’elenco delle conferenze del mese (domenica 31 ottobre, alle 15 e alle 16.30, “Viaggio su Marte!” Astronomia per ragazzi dagli 8 anni in su). E’ uscita anche la rivista monografica “Pianeta Marte” (200 pagine e 300 fotografie).

  Anna  Busca          anna.bus@tiscali.it

Una visita allo zoo di Mulhouse

 Nel cuore dell’Europa, nel sud dell’Alsazia, esiste un parco zoologico e botanico, fondato nel 1868, che rientra  senz’altro tra i più belli e merita una visita. Su 25 ettari sono coltivate circa 200 specie di piante e vivono più di 1200 animali appartenenti a 190 specie, tra cui alcune rarissime, in via di estinzione, come la tigre siberiana, la pantera persiana, la zebra di Grévy, il cervo del Principe Alfredo e numerosi primati africani, asiatici e americani. Gli animali, in particolare gli uccelli, gli erbivori e i grandi felini, sono tenuti in spazi verdi abbastanza vasti e si possono osservare agevolmente.  L’area è attrezzata e adatta anche a soste di un’intera giornata. Vengono organizzate visite guidate tematiche, di botanica e di zoologia, rispettivamente il primo e l’ultimo mercoledì del mese. A settembre lo zoo è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 18.Mulhouse, seconda città dell’Alsazia dopo Strasburgo, si raggiunge comodamente da Basilea o da Friburgo in autostrada (Autoroute 36, uscita Mulhouse-Centre).

Per saperne di più: http://www.zoo-mulhouse.com/

 Anna Busca   anna.bus@tiscali.it

Funghi e piante al Museo di Storia Naturale di Milano

 Il Gruppo Botanico milanese ha organizzato una serie di incontri serali dedicati al mondo affascinante della flora e dei funghi: si parte il 6 settembre e per ogni lunedì sono previste conferenze, rassegne fotografiche, proiezioni di diapositive: dalla Corsica a Creta, dall’Italia alla Tunisia, si presentano e si dibattono interessanti temi naturalistici. Il 2 e il 3 ottobre si svolgerà al Museo la 33^ Mostra Micologica, a ingresso libero.

Per informazioni: Museo Civico di Storia Naturale di Milano tel.0288463280, oppure Gruppo Botanico Milanese  www.augustea.it/asso/sito2003/home.htlm.

 Anna Busca    anna.bus@tiscali.it

LUGLIO

S.O.S.BALENE

In questi giorni, dal 19 al 22 luglio, si tiene a Sorrento la riunione della Commissione Baleniera Internazionale (IWC, International Whaling Commission), fondata nel 1946, che ha il compito di valutare annualmente, ed eventualmente modificare, le norme che regolano la caccia alle balene nel mondo. Si prendono in considerazione le specie da proteggere totalmente, la localizzazione e il numero dei cosiddetti “Santuari delle balene”, le dimensioni minime dei cetacei di cui è consentita l’uccisione. E’ un’occasione importante per esaminare le statistiche sulle popolazioni e i dati dei biologi, confrontati con quelli delle industrie baleniere, con lo scopo di salvaguardare le specie in via di estinzione scendendo tuttavia a compromessi con Stati, come Norvegia e Giappone, che ancora oggi sostengono di trarre benefici economici importanti da questo tipo di pesca.  I cetacei sono attualmente in grave pericolo: inquinamento, pesca di frodo, by catch (cattura casuale da parte di reti da pesca), collisioni con navi, cambiamenti climatici, suicidi collettivi, contribuiscono a diminuirne drasticamente il numero in tutto il pianeta. La Balaenoptera musculus, o balenottera azzurra, il più grande animale mai esistito sulla Terra, è una specie ormai ridotta ad un numero di esemplari irrisorio rispetto al passato. Sono solo 4116 le aree marine protette nel mondo, corrispondenti a 1,6 milioni di chilometri quadrati di superficie, pari a circa lo 0,5% dei mari e degli oceani. E’ chiaro che occorre incrementare queste zone e migliorarne la gestione e il controllo. In Italia le aree marine protette sono appena 20 (isole Tremiti, Egadi, Cinque Terre…) più due parchi sottomarini e il Santuario dei cetacei (parte del mar Ligure e del Tirreno tra Italia, Francia, Principato di Monaco). Le ricerche di biologi e di esperti della tutela dei mammiferi marini nel Mediterraneo hanno messo in evidenza una diminuzione di altri cetacei, un tempo frequenti, come delfini e stenelle.

Per saperne di più: http://www.whale.org/, http://www.tethys.org/, http://www.fondazionecetacea.org/, www.wwf.it/ambiente/animaliminacciati.asp

 Anna Busca         anna.bus@tiscali.it

GIUGNO

BIOFORUM : un convegno sulle biotecnologie

 Si aprirà a settembre, presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca, al Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze, piazza della Scienza 2, una mostra-convegno, BIOFORUM, dedicata alle biotecnologie, tema quanto mai attuale, delle cui potenzialità e ricadute innovative in molteplici campi è indispensabile avere oggi cognizione e consapevolezza. Il convegno è dedicato particolarmente a neolaureati, ricercatori  e  imprenditori, ma chi è interessato anche solo ad uno dei numerosi argomenti trattati dai migliori esperti del settore può partecipare agli incontri: ci si può iscrivere fin da ora collegandosi a http://www.bioforum.it/ oppure direttamente all’università. Dal medesimo sito si possono ottenere informazioni sul calendario degli incontri e sui relatori. Gli incontri sono suddivisi in sei aree, in base agli argomenti: salute, ambiente-agroalimentare, bioprocessi e bioprodotti industriali, bioinformatica, finanza, servizi. Si comincia mercoledì 22 settembre con numerose conferenze degne di attenzione: per esempio “Proteomica: scienza o fantasia?” (Luca Bini), “Il futuro dei vaccini: le piante GM” (Francesco Sala), “Malattie genetiche” (Marco Ballabio). Si prosegue giovedì 23 e venerdì 24, con altre interessanti relazioni quali  “Biotecnologie combinatoriali, sintesi di antibatterici e antitumorali” (Pierfausto Senesi), “Nuovi farmaci nel trattamento delle neoplasie ematologiche e dei tumori solidi” (Cristina Oliva), “Farmaci biotecnologici” (Antonio Lanzavecchia). Altri scienziati e docenti di chiara fama partecipano al convegno: Pier Paolo Di Fiore, Lilia Alberghina, Marco Pierotti, Claudio Bordignon, Enrica Galli. E’ senza dubbio un’occasione importante per aggiornarsi su questo settore della ricerca in continuo sviluppo, dai risultati spesso sorprendenti.

 Anna Busca  anna.bus@tiscali.it

L’incontro tra Venere e il Sole

  Martedì 8 giugno si verificherà un fenomeno astronomico davvero raro: l’ultima volta che si è osservato risale al 6 dicembre 1882 (anno in cui morirono Giuseppe Garibaldi e Charles Darwin). Nel millennio 2001-3000 si potrà vedere solo 18 volte, anche se la prossima  è prevista a breve termine, per il 6 giugno 2012. L’evento di cui gli astronomi e gli astrofili stanno parlando già da tempo è il transito di Venere sul disco del Sole: il pianeta apparirà come un circoletto nero sulla fotosfera solare e sarà visibile, nubi permettendo, con gli opportuni strumenti e le indispensabili precauzioni – meglio ricordare che guardare verso il Sole a occhio nudo o senza protezioni adeguate comporta danni irreparabili alla retina e il rischio di cecità – alla mattina del giorno suddetto, tra le 7.15 e le 13.20. Nei giorni precedenti sarà possibile osservare Venere al crepuscolo, con un binocolo: apparirà come una falce sempre più sottile. Venere presenta infatti delle fasi, come la Luna, e fu Galileo a scoprirle e a servirsene come ulteriore dato a favore della teoria eliocentrica. Venere è infatti un pianeta interno del Sistema Solare, il secondo dopo Mercurio. Dista dal Sole circa 108 milioni di chilometri, ha dimensioni simili a quelle della Terra ma ruota lentamente, con moto retrogrado, e possiede una densa atmosfera ricca di anidride carbonica, con tracce di acido solforico, azoto e vapor acqueo. L’effetto serra porta la temperatura a valori molto alti, intorno ai 460°C. La pressione raggiunge le 90 atmosfere. In queste condizioni, il piombo si troverebbe allo stato fuso. E’ per questo che non potrà mai essere progettata una missione umana su Venere: dobbiamo accontentarci delle immagini delle sonde, che hanno anche fatto supporre la presenza di un vulcanesimo attivo.

Chi volesse dunque prepararsi a questo eccezionale evento astronomico può seguire una sorta di vero e proprio corso di astronomia venusiana al Planetario Hoepli di Milano: giovedì 3 giugno, alle 21, “La storia dell’esplorazione spaziale di Venere”; sabato 5 giugno, alle 15 e alle 16.30, “Venere e Sole, un pianeta incontra la sua stella”. La mattina dell’8 giugno si potrà seguire in diretta il transito, con ingresso libero al Planetario, dove si proietteranno le immagini riprese da un particolare telescopio con filtro H-alpha. Alle 21, conferenza conclusiva dal titolo “Il transito di Venere sul Sole – Scienza ed osservazioni”.

    Anna Busca      anna.bus@tiscali.it

MAGGIO

“Giornata Mondiale senza Tabacco”

 Lunedì 31 maggio sarà dedicato, in tutto il mondo, alla lotta contro il fumo. In collaborazione con la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, saranno predisposti in molte città stand informativi e ambulatori mobili per test diagnostici (spirometria, misurazione del monossido di carbonio nell’espirato, visite al cavo orale). A Milano vi sarà un’Unità Mobile in Piazza della Scala. Gli Spazi Prevenzione dei Centri Antifumo organizzeranno anche colloqui con psicologi e alimentaristi per quei fumatori che, consapevoli dei gravi rischi per la loro salute (e per la salute di chi sta loro vicino) siano disposti ad un percorso – sicuramente non facile, vista la dipendenza associata al tabagismo - che li porti ad abbandonare definitivamente questo vizio. Le ultime statistiche portano dati allarmanti: la prima sigaretta viene fumata ad età sempre più basse (10-11 anni), a 15 anni gli adolescenti fumatori sono già uno su tre. Le donne fumatrici sono in aumento e di pari passo è aumentata la mortalità femminile associata ai danni da fumo.

Per informazioni sulle iniziative http://www.legatumori.it/ .

                 Anna Busca   anna.bus@tiscali.it

   “Creature misteriose ed animali da leggenda – un’indagine scientifica”

 Al Museo di Storia Naturale di Milano si terrà il 29 maggio, alle ore 17.30, un’interessante e insolita conferenza mirata a sfatare miti “zoologici” e mostri fantasiosi che periodicamente tornano a destare interesse e curiosità: dal mostro di Loch Ness allo yeti, dal basilisco all’unicorno, da mostri alieni a leggende metropolitane…Ne parleranno Lorenzo Montali, ricercatore della Facoltà di psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, Massimo Polidoro, docente della medesima Facoltà, Marco Morocutti: tutti esperti del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale).  Info Point del  Museo 02884.63337

              Anna Busca    anna.bus@tiscali.it

  Parchi d’Europa

 Dureranno fino al 30 maggio, in tutta Europa, le iniziative connesse all’ appuntamento annuale della “Giornata Europea dei Parchi”, che cade il 24 maggio per ricordare il giorno in cui, nel 1909, la Svezia istituì il primo parco europeo. L’Italia può vantare attualmente 24 Parchi Nazionali, 23 Aree Marine protette, 128 Parchi Regionali e più di 500 riserve e aree naturali protette, per un totale di 3 milioni e mezzo di ettari di territorio tutelato: un patrimonio preziosissimo da salvaguardare, ricco di oltre 57000 specie animali e 5600 specie vegetali, di cui il 13% endemiche. I parchi, con i loro  2000 centri visite, le strutture culturali e le aree attrezzate richiamano circa 30 milioni di visitatori ogni anno. Dal punto di vista economico, il giro d’affari che riguarda i parchi è valutato intorno al miliardo di euro: i comuni interessati sono 2675, pari al 33% dei comuni italiani. Per informazioni sulle manifestazioni, i servizi, gli itinerari, i soggiorni nei parchi, http://www.parks.it/.

                  Anna Busca    anna.bus@tiscali.it

   ECLISSI TOTALE DI LUNA 

Alle 21.52 del 4 maggio la Luna sarà completamente immersa nel cono d’ombra della Terra e assumerà una colorazione rossastra: nuvole permettendo, lo spettacolo celeste dell’eclissi lunare sarà visibile fino alle 23.08, raggiungendo il suo culmine intorno alle 22.30. Il fenomeno è dovuto al fatto che il nostro satellite si trova nella fase di plenilunio, cioè in opposizione al Sole, e in prossimità della linea dei nodi, cioè sulla retta d’intersezione del piano dell’orbita terrestre (o piano dell’eclittica) con il piano dell’orbita lunare. In concomitanza dell’evento, al Planetario Hoepli di Milano Giovanni Turla terrà alle 21 una conferenza dal titolo “Il cielo di maggio”, osservazione guidata del cielo. Da non perdere: “Volevano la Luna… l’avventura dimenticata dell’esplorazione lunare” (martedì 18 maggio, ore 21)  e “Notte lunare… al chiaro di Terra!” (domenica 23 maggio, ore 15 e 16.30).

      Anna Busca        anna.bus@tiscali.it 

GIORNATA DELLE OASI WWF 

Domenica 2 maggio il WWF apre al pubblico le sue splendide oasi: un’occasione imperdibile per visitare gratuitamente  zone in cui la natura viene preservata e può essere scoperta in tutta la sua bellezza. Le oasi WWF sono circa un centinaio e sono sparse in tutta Italia, anche, inaspettatamente, nei pressi di metropoli inquinate, dalle quali sembrano lontane anni luce.Vicino a Milano, per esempio, l’oasi di Vanzago consente di camminare in un magnifico bosco, lungo un percorso attrezzato con numerosi osservatori per gli uccelli che popolano le zone umide tra la vegetazione. In ogni oasi vi è un Centro visitatori che informa circa la fauna e la flora presenti; qui ci si può ristorare dopo l’escursione, si può acquistare qualche prodotto naturale come miele o confetture di frutta, parlare con le guide dell’oasi e con i numerosi volontari che contribuiscono alla loro conservazione e –perchè no? – decidere di iscriversi all’associazione se non lo si è già fatto (o di regalare l’iscrizione ad un amico). La sigla WWF sta per World Wildlife Fund, Fondo Mondiale per la Natura. Conta in Italia su più di 300.000 soci, e grazie ai loro contributi ha potuto fare molto per la salvaguardia ambientale nel nostro Paese. Ma se il numero di soci aumenta, sarà possibile fare ancora di più, sostenendo con più forza le campagne internazionali e i progetti annuali. Nelle oasi cartelloni didattici spiegano ai visitatori più giovani che cos’è un ecosistema, il significato delle catene alimentari, l’importanza del rispetto per l’ambiente: la visita di un’oasi rappresenta dunque per bambini e ragazzi anche un’ottima occasione per entrare nel vivo dell’ecologia e per sensibilizzarsi (non è mai troppo presto!) nei confronti delle tematiche ambientali. Per conoscere l’oasi più vicina o per avere informazioni basta collegarsi al sito http://www.wwf.it/ oppure telefonare al numero 899.222.858 (1 euro + IVA al minuto). 

Anna Busca    anna.bus@tiscali.it

Funghi e piante al Museo di Storia Naturale di Milano

 Il Gruppo Botanico milanese ha organizzato una serie di incontri serali dedicati al mondo affascinante della flora e dei funghi: si parte il 6 settembre e per ogni lunedì sono previste conferenze, rassegne fotografiche, proiezioni di diapositive: dalla Corsica a Creta, dall’Italia alla Tunisia, si presentano e si dibattono interessanti temi naturalistici. Il 2 e il 3 ottobre si svolgerà al Museo la 33^ Mostra Micologica, a ingresso libero.

Per informazioni: Museo Civico di Storia Naturale di Milano tel.0288463280, oppure Gruppo Botanico Milanese  www.augustea.it/asso/sito2003/home.htlm.

 Anna Busca    anna.bus@tiscali.it

   

 

ARTICOLI  CORRIEREBIT- MUSICA   2004

DICEMBRE 

Chailly  e la Nona Sinfonia di Beethoven all’Auditorium

 Giovedì 30 dicembre, Riccardo Chailly è tornato all’Auditorium di L.go Mahler con l’Orchestra Sinfonica e il Coro G. Verdi per dirigere la Sinfonia in Re min. op. 125 di Ludwig van Beethoven. Seguiranno ben tre repliche: la sera del 31 dicembre e quindi i pomeriggi dell’1 e del 2 gennaio. La Nona appartiene alle ultime  composizioni beethoveniane e rappresenta una di quelle vette musicali il cui riferimento è inevitabile per la comprensione della genialità del musicista tedesco. Questa  sinfonia, terminata ed eseguita per la prima volta  nel 1824, è assolutamente grandiosa. L’orchestra, per quell’epoca era di enormi dimensioni sia per la quantità degli orchestrali che per la presenza di un nutrito coro al quale si aggiungono quattro voci soliste.  Anche la durata della composizione che  nell’esecuzione piuttosto rapida di Chailly supera di poco i settanta minuti, rappresenta una novità per quel tempo.   Con questo lavoro e forse ancor di più con gli ultimi quartetti, Beethoven rompe definitivamente con la tradizione classica per conquistare nuove capacità di espressione formale. Chailly ha dato un’interpretazione convincente soprattutto nel Molto Vivace e nel  Finale. Ottima l’orchestra e splendidi il coro di Romano Gandolfi e le quattro voci soliste, il soprano Dorothee Jansen, il mezzosoprano Ursula Hesse von den Steinen, il tenore Herbert Lipper ed il baritono-basso Hanno Muller – Brachman. Strepitoso successo e bis con il prestissimo del Finale.

Cesare Guzzardella     ce.guzz@tiscali.it

I POMERIGGI MUSICALI AL TEATRO DAL VERME

L’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano presso il Teatro Dal Verme ha offerto nel periodo festivo natalizio e di fine anno due occasioni di ascolto di grande pregio ed interesse. Marco Guidarini da un lato ha dato prova delle sue doti e del suo stile componendo un programma raffinato che comprendeva all’inizio “Le tombeau de Couperin” di Maurice Ravel - magnificamente esplorato dal punto di vista timbrico ed armonico in una perfetta sintonia con la storica Orchestra milanese- passando poi al virtuosismo della “Tzigane” dello stesso Ravel ed alla Romanza in fa maggiore op.50 per violino ed orchestra di Ludwig van Beethoven, solista il bravo Gabriele Pieranunzi. Terminava il programma la Sinfonia n. 104 in re maggiore “London” di Franz Joseph Haydn eseguita con grande brio ed eleganza facendo brillare tutte le sezioni orchestrali con grande perizia e precisione. Il 18 dicembre (con repliche  in numerose città della Lombardia) è stata poi la volta del bravo e molto originale  direttore francese Jean-Paul Penin che ha composto un programma inusuale e di grande charme ed interesse ovvero la “Petite Suite” di Claude Debussy nella trascrizione di Henri Busser seguita dalla suite “Le roi s’amuse” di Léo Delibes come raramente avevamo avuto occasione di ascoltare . Nella seconda parte del concerto invece lo stesso Penin ci ha ancora deliziato con una sua Fantasia per orchestra “Nuits Parisiennes” in cui proponeva una sua riuscitissima trascrizione orchestrale dei più celebri brani delle opere ed operette di Jacuqes Offenbach i cui celebri temi ed arie sono sfilate con grande rapidità e brio per la gioia del numeroso ed entusiasta pubblico presente .

          Giacomo Di Vittorio

Concerto di Natale alla Scala con la Messa ritrovata di Berlioz

 Dopo l'Europa riconosciuta, un'altra novità. Giovedì 23 dicembre Riccardo Muti ha diretto  l’Orchestra e il Coro  della Scala in una partitura  giovanile di Hector Berlioz del 1824, la Messe Solennelle. La composizione per Soli, coro e orchestra è in prima esecuzione pubblica assoluta in Italia ed è una riscoperta molto recente (esiste però un'esecuzione di Gardiner). Solo il  Resurrexit era rimasto in repertorio. Lo stesso Berlioz nelle sue memorie è stato molto critico con quella che riteneva un’opera complessivamente poco rilevante tanto da far credere di averla gettata alle fiamme insieme anche ad altri lavori di apprendistato (il musicista era allora 21enne e all'inizio della sua non facile carriera). La Messe Solennelle aveva avuto alcune esecuzioni, peraltro con discreto successo, tra il  1825  e il 1827 per poi essere completamente dimenticata. La critica attuale, dopo la riscoperta del manoscritto nel 1991 nella chiesa di San Carlo Borromeo ad Anversa, ha rivalutato quest’opera che comunque mostra sovente il segno personale dell’autore e la sua maestria nell’orchestrazione. La Messe rimane, a mio avviso, opera complessivamente disorganica anche se con  momenti di grande levatura espressiva come il Gloria, il Credo e il Ressurrexit. Riccardo Muti ha sapientemente diretto l’Orchestra Scaligera. Bravi i tre solisti, il basso Ildar Abdrazakov, il soprano Genia Kuhmeier ed il tenore Giuseppe Sabbatici; ottimo il Coro del Maestro Bruno Casoni. Successo di pubblico. 

Cesare Guzzardella   ce.guzz@tiscali.it  

LO SCHIACCIANOCI  AGLI ARCIMBOLDI

 Mercoledì 22 dicembre si è svolta al Teatro degli Arcimboldi di Milano la quinta rappresentazione  – e sono ancora tre le repliche: il 2, 4 e 5 gennaio prossimi - del più classico dei balletti “natalizi”, Lo schiaccianoci di P.Cajkovskij, con la coreografia e la regia del grande Rudolf Nureyev, dal fascino immortale. Le scene e i costumi, splendidi, sono stati curati dal greco Nicholas Georgiadis, già collaboratore di Nurejev negli anni Sessanta; il giovane direttore, l’israeliano Nir Kabaretti, ha  condotto l’orchestra con sensibilità e competenza. Applauditissimi i ballerini: la parte di Clara è stata interpretata da Sabrina Brazzo, prima ballerina della Scala, mentre il doppio ruolo di Drosselmeyer e del principe è stato rivestito dall’argentino Maximiliano Guerra, che collabora con la Scala, di cui è primo ballerino ospite principale, da più di un decennio. Il corpo di ballo ha dato prova di grande bravura, in particolare nella famosa danza dei Fiocchi di neve; bravi anche i ballerini solisti, tra cui Raffaella Benaglia, sensuale danzatrice araba. I giovanissimi allievi del corpo di ballo della Scala e le angeliche voci bianche del coro hanno contribuito a creare un’atmosfera davvero magica, che ha incantato tutto il pubblico, compresi i numerosi bambini presenti. Il simbolico e onirico viaggio di Clara, dal dorato mondo dell’infanzia verso l’età adulta e l’Amore, ha ancora una volta mostrato di possedere un grande charme

    della redazione

Romano Gandolfi dirige l’Orchestra e il Coro  G.Verdi all’Auditorium

 Ottima prova  per Romano Gandolfi che venerdì 17 dicembre in replica, ha diretto sia l’orchestra che il coro della Sinfonica G. Verdi di Milano. Nella prima parte della serata abbiamo ascoltato il  breve ma intenso Canto del Destino per coro e orchestra op. 54 di Johannes Brahms.  Questa composizione del 1871  su testi di Friedrich Holderlin, viene di rado inserita nei programmi da concerto ma rimane un esempio felice e  importante nella produzione corale del compositore amburghese. Il  maestro Gandolfi ha messo in perfetto equilibrio la parte corale e quella strumentale non eccedendo mai nei volumi sonori in genere più intensi e drammatici nella parte centrale dell’opera. La seconda parte del concerto prevedeva i celeberrimi Carmina Burana di Carl Orff, composizione del 1937. L’esecuzione, durata oltre un’ora,  è stata profonda dettagliata e attenta in tutte le diverse parti compositive: ottima  l’orchestra in tutte le sue sezioni (bravissima la timpanista, ma anche tutte le percussioni), ottimo il coro e le voci dei giovanissimi coristi, e bravissimi il soprano Monica Trini, il tenore Marco Lazzara ( splendidi e forse unici gli interventi da contralto) e il baritono Alessandro Paliaga. Grande successo di pubblico.

Cesare Guzzardella    ce.guzz@tiscali.it          

Due concerti per la Scala rinnovata l’11 e il 13 dicembre

 La Scala rinnovata ha accolto  due importanti concerti sinfonici a scopo benefico che prevedevano la partecipazione di due grandi orchestre europee.  L’undici dicembre infatti è stata ospitata l’Orchestre National de France sotto la guida del suo direttore stabile Kurt  Masur che ha presentato un programma molto originale ed atipico: nella prima parte della serata il Concerto in re minore op.47 per violino ed orchestra di Jean Sibelius, con la partecipazione del giovanissimo violinista armeno Sergey Khachatryan, in possesso di ottima tecnica e grande musicalità sapendo creare un’ ottima fusione ed armonia d’intenti con la grande orchestra francese. L’orchestra ha dato il meglio di sé nella magnifica Quinta Sinfonia di Sostakovic.  K. Masur ha saputo esplorare tutta la grande ricchezza timbrica, armonica e ritmica facendo brillare tutte le sezioni dell’orchestra in perfetta forma. Il concerto era a favore dell’Associazione Amico Charly Onlus , che si occupa dell’adolescenza in difficoltà, ed era sostenuto da Rolex  e Radio Montecarlo . Il 13 dicembre invece è stata la volta della storica Bayerische Staatsorchester sotto la guida del suo direttore stabile Zubin Metha che si è esibita insieme al  Coro del Teatro alla Scala (sotto la direzione di Bruno Casoni) , al Coro di Voci Bianche (diretto da Alfonso Caiani) ed al contralto Mariana Lipovsek nel monumento costituito dalla Terza Sinfonia in re minore di Gustav Mahler per contralto, coro femminile, coro di voci bianche ed orchestra . Inutile dire che la grande orchestra bavarese ha saputo esaltare tutta la ricchezza timbrica e soprattutto la grande varietà dinamica e ritmica della partitura mahleriana sotto la guida precisa ed impeccabile di Zubin Metha e la garanzia costituita dai complessi vocali coinvolti . La serata era a favore del Comitato Negri-Weizmann a quindici anni dalla sua fondazione ed è stata introdotta prima da Robert Parienti, delegato generale dell’Istituto Weizmann delle Scienze per l’Europa ed Ambasciatore del Consiglio d’Europa per la Scienza e la Pace, che ha ricordato anche i trent’anni dalla fondazione, insieme a Simone Veil, del Consiglio Pasteur-Weizmann appena celebrati a Parigi, e poi dallo stesso Zubin Metha che ha dedicato il concerto alla pace nel mondo ed in particolare ad una futura risoluzione del conflitto israeliano-palestinese . Per ulteriori informazioni sulle attività dell’Isituto Weizmann in Europa si può visitare il sito http://www.weizmann-france-europe.org/                 

                              Giacomo Di Vittorio

L’EUROPA RICONOSCIUTA ALLA SCALA RITROVATA

 Venerdì 10 dicembre nel rinnovato Teatro alla Scala assisto alla prima replica dell’Europa riconosciuta  di Antonio Salieri su libretto del poeta aulico Mattia Verazi. Quest’opera – come ormai tutti sanno - inaugurò il Regio Teatro di Santa Maria della Scala il 3 agosto 1778. Il giudizio complessivo sulla sua realizzazione  è ottimo dal punto di vista strettamente musicale: perfetta la direzione del maestro Muti, che ha curato in ogni dettaglio la  complessa partitura, che prevedeva oltre ad una lunga parte strumentale - l’introduzione con l’originale scena della tempesta e del naufragio del vascello e  i balletti di metà opera-  anche  frequenti recitativi e   numerosi  interventi corali e solistici. Eccellente la compagnia di canto che ha visto sulla scena le bravissime  Diana Damrau ( nella foto) – Europa – e Genia Kuhmeier – Asterio,  le brave Désirée Rancatore – Semele – e Daniela Barcellona – Isseo – e il dignitoso Giuseppe Sabbatini – Egisto. Splendidi anche i balletti, con  quei bellissimi costumi  di Pier Luigi Pizzi rappresentanti guerrieri con armature dorate, e bravissimi Alessandra Ferri, Roberto Bolle e  tutto il corpo di ballo. Un plauso  all’orchestra ed in particolar modo all’oboista Francesco Di Rosa che ha splendidamente interpretato le numerosi parti solistiche  (l’aria di Semele, Quando più irato freme) .  Originale, ma non sempre convincente,  la scenografia, a mio parere troppo lineare e squadrata ed in contrasto con le rotondità barocche della musica di Salieri. Inoltre la nuova e, dal punto di vista tecnico, sbalorditiva  macchina scenica, che ha dato sicuramente nuove possibilità di movimento e di inserimenti scenografici (l’immenso  palcoscenico  sfrutta in verticale  un’enorme volumetria), forse deve essere ancora collaudata e migliorata. Interessantissimo il gioco di specchi, che aumenta ancora di più gli spazi e inserisce spesso la platea ed il teatro tutto nella scena, ma incomprensibile la scelta dei carcerieri, dai movimenti “robotizzati” e  con costumi e caschi da Power Rangers.  Grande successo di pubblico.              

 Cesare Guzzardella   ce.guzz@tiscali.it

Il pianista Alexander Kobrin all’Auditorium di Milano

 Giovedì 9 dicembre, Alexander Kobrin, pianista ventiquattrenne di Mosca, ha interpretato il Concerto per pianoforte  n°3  in Re min. di S. Rachmaninov.  Alla direzione dell’Orchestra  Sinfonica G. Verdi un altro russo, il  ventottenne Vasily Petrenko . Una “coppia” molto giovane per un concerto( del 1909) che sicuramente rappresenta un cavallo di battaglia per tutti i virtuosi del pianoforte. Il giovane ma affermato concertista,vincitore del premio Busoni nel 1999, ha un tocco molto delicato ( nell’esecuzione a volte è stato un po’ sovrastato dall’orchestra), preciso ed energico quando lo deve essere. Ha mostrato naturalezza e addirittura facilità nell’eseguire quello che viene considerato un concerto di grandi difficoltà tecniche. Ottima l’interpretazione pianistica e un caloroso successo di pubblico. Al termine un bis di Schumann (la prima delle Scene Fanciullesche op.15) eseguito con andatura particolarmente lenta ma in modo intenso. Nella seconda parte della serata, Petrenko ha ben diretto l’Orchestra Verdi nella versione integrale dell’ Uccello di fuoco di Igor Stravinskij (composizione del 1910). Grande successo di pubblico.

  Cesare Guzzardella    ce.guzz@tiscali.it   

Un grande Chailly per una scintillante orchestra

 Domenica 5 dicembre all’Auditorium di largo Mahler, l’Orchestra Sinfonica G. Verdi ha eseguito la seconda replica della monumentale Settima Sinfonia di  Gustav Mahler. Sul podio il M.tro Riccardo Chailly. Per più di un’ora e trenta - questa la durata della Sinfonia - la musica ha pervaso la stracolma sala del bellissimo Auditorio milanese. La composizione di Mahler, nella tonalità di mi minore, è del 1905 e rappresenta il vertice della poetica fantastica del grande compositore e direttore d’orchestra austriaco. Le cinque parti che compongono la poco eseguita Sinfonia sono state splendidamente dirette dal M.tro Chailly;  l’ Orchestra Verdi,con un centinaio di elementi per l’occasione,  ha dimostrato ancora una volta grandi qualità interpretative, che  sono emerse anche nei brevi ma continui interventi solistici che permeano l’intera composizione. Nel secondo “Notturno” abbiamo ascoltato anche un inconsueto mandolino e  una chitarra. L’ultimo movimento, con quel continuo riferimento ai Maestri cantori di Wagner, rappresenta l’apoteosi del mondo mahleriano e gioca tutto in quell’infinità di contrasti timbrici, armonici, dinamici, tra squisiti e delicati colori viennesi ed intense e scintillanti sonorità europee che anticipano, in modo vistoso, tutta la musica del Novecento. Grandissimo successo di pubblico. 

  Cesare Guzzardella    ce.guzz@tiscali.it                        

NOVEMBRE

Uno straordinario Brendel per la Società del Quartetto

 Il concerto che il pianista Alfred Brendel ha tenuto il 30 novembre nella Sala Grande del Conservatorio per il “Quartetto” appartiene a quegli eventi che senza dubbio rimangono a lungo nella memoria del pubblico dei concerti milanesi. Il pianista austriaco, nato a Wiesenberg nel 1931, ancora una volta ha dato prova delle sue indiscusse qualità interpretative, e ancora di più nel suo principale repertorio: Mozart, Schubert e Beethoven. Di questi autori, Brendel ha inciso anche più volte l’integrale pianistica. Sicuramente si può parlare di uno Schubert o di un Beethoven di Brendel, tanto il suo tocco e il suo approccio musicale sono riconoscibili. Quello che maggiormente rimane impresso ad un attento ascoltatore non è solo l’aspetto acustico-interpretativo, ma quanto emerge del  pensiero del grande pianista. Brendel al pianoforte è perfettamente identificato con la musica che sta interpretando  (è interessante notare la forza espressiva della sua mimica facciale) e rende questa in tutte le sue sfaccettature espressive e di carattere. Il suo tocco ha un’incredibile varietà timbrica ed un’unica e profonda cifra stilistica. Nella prima parte del concerto abbiamo ascoltato il  Mozart della Fantasia in do minore K 396 e delle giovanili Sonate K281 in si b. maggiore e K282 in mi b. maggiore. Dopo l’intervallo i Drei Klavierstucke D 946 di F. Schubert e per finire la Sonata n°30 in mi maggiore op.109 di L.van Beethoven. Interpretazione da fuoriclasse. Pubblico entusiasta. Meraviglioso l’Improvviso di Schubert concesso come bis. Memorabile. 

 Cesare Guzzardella        ce.guzz@tiscali.it           

 

Per le Serate Musicali  il pianista Alexander Lonquich

  Programma variegato per il pianista  A. Lonquich: Poulenc, Fauré, Albeniz, Rihm, Debussy e Schubert. La prima parte del concerto del 29 novembre in Conservatorio ha visto la successione di ben 5 compositori. Sono state eseguite le graziosissime Villageoises di F. Poulenc, il brillante e passionale Valse – Caprice n°2 di G. Fauré, da Iberia di I. Albeniz  gli armoniosi e ricchi di colore El Albaicin e Triana, il cupo, percussivo e drammatico Klavierstuck V di Wolfgang Rihm (compositore contemporaneo nato nel 1952) e di Claude Debussy la splendida immagine dell’Isle Joyeuse. La seconda parte del concerto è stata interamente dedicata ad un capolavoro della letteratura pianistica:  la Sonata in do minore D958 di Franz Schubert. Successo per Lonquich, pianista molto versatile, preciso, delicato, disinvolto.  Eccellente il bis: un Notturno di F. Chopin eseguito in modo vellutato. 

Cesare Guzzardella     ce.guzz@tiscali.it

         

Incontro con Maurizio Pollini al  Conservatorio G.Verdi

 Interessantissimo l’incontro musicale che si è  tenuto in Conservatorio con Maurizio Pollini.  La sera del 22 novembre la Sala Puccini era completamente stracolma. Il musicologo Enzo Restagno ha presentato il concerto che si terrà in Sala Verdi il 23 novembre per la Società del Quartetto e che prevede l’esecuzione di brani del Novecento di A. Berg, P.Boulez e K. Stockhausen e la notissima Hammerklavier op.106 di L.van Beethoven: al pianoforte Maurizio Pollini e al clarinetto Alain Damiens ( dell’Ensemble InterContemporain). I due musicisti  presenti in Sala Puccini,  hanno parlato a lungo dei brani in programma  facendo interessantissimi esempi musicali con il loro strumento. A. Damiens ha illustrato il brano per clarinetto e nastro magnetico di Boulez , Dialogue de l’ombre double,  eseguendone anche alcuni interessanti frammenti. Pollini ha poi parlato dei Quattro pezzi per clarinetto e pianoforte op.5 di A. Berg   e ne ha eseguito uno insieme a A.Damiens. L’intervento successivo del grande pianista riguardava i Klavierstucke di K. Stockhausen  e precisamente il n°7 e il n°9 . Esemplare l’intervento pianistico di Pollini che ha parzialmente eseguito e spiegato il Klavierstucke n°9. Per finire il pianista milanese si è soffermato  sulla Sonata op.106 di L.van Beethoven la cui fuga finale rimane una delle cose più interessanti della storia del pianoforte. Moltissimi sono stati gli esempi pianistici eseguiti da Pollini. Pubblico entusiasta. 

Cesare Guzzardella      mailto:ce.guz@tiscali.it

 

I Brendel  al Conservatorio per il “Quartetto”

 Padre e figlio, pianoforte e violoncello per un tutto Beethoven,  martedì 9 novembre in Conservatorio. La Società del Quartetto di Milano ha ancora una volta portato il grande pianista Alfred Brendel nella Sala Grande del Conservatorio G. Verdi, questa volta insieme al figlio violoncellista, Adrian. Il programma prevedeva l’esecuzione di tre delle cinque sonate per violoncello e pianoforte intervallate dalle Dodici variazioni su un tema dal Judas Maccabeus di Haendel. Le tre Sonate, eseguite in modo eccellente nel corso della serata, erano la n°1 in fa magg.  op.5 del 1796 (appartenente alla "prima maniera" beethoveniana) , la n° 3 in la magg. op.69  del 1807 ("seconda maniera" compositiva del musicista) e la n°5 in re magg. op 102 n°2  del 1815 ( inizio "terza maniera"). Durante l’esecuzione abbiamo assistito a momenti di grande nitidezza e leggerezza sonora del pianoforte e di grande contabilità per il violoncello, momenti di grandi contrasti tematici e armonici,  momenti di intensa profondità espressiva. L’integrazione dei due solisti è stata al limite della perfezione. Bravissimo anche il giovane ventottenne Adrian. Una sorpresa: Alfred Brendel tornerà in Conservatorio per il “Quartetto”, questa volta come solista, martedì 30 novembre.      

 Cesare Guzzardella      ce.guzz@tiscali.it           

Un concerto importante: Pierre Boulez per Luciano Berio

  La  Fondazione Musicale  Umberto Micheli ha organizzato martedì 2 novembre presso la Sala Grande del Conservatorio G. Verdi di Milano, uno splendido e importante concerto in memoria di Luciano Berio.  Alla direzione dell’Ensemble Intercontemporain un altro grande compositore: Pierre Boulez. Un’ora e trenta  prima del concerto, nella Sala Puccini del Conservatorio, Umberto Eco, P. Boulez, Renzo Piano, Valerio Adami, presentati  e coordinati da Enzo Restagno hanno reso omaggio al grande Berio in un interessantissimo incontro  che ha messo in risalto sia l’amicizia di questi verso il Maestro, sia le immense qualità di Berio  come musicista e come intellettuale del ‘900.  Al termine di questo riuscitissimo incontro, nella vicina Sala Verdi i due musicisti Berio e Boulez, nati entrambi nel 1925, si sono ancora una volta incontrati: Berio, attraverso la sua musica, come compositore e Boulez, questa volta, come grande interprete. Il programma interamente dedicato al musicista di Oneglia ( oggi Imperia), ha visto un’introduzione di un giovane talento pianistico, Andrea Bacchetti, che ha eseguito ottimamente quattro dei Six Encores per pianoforte (Bacchetti, molto apprezzato da Berio, ha inciso  ultimamente l’opera pianistica del Maestro). In seguito l’Ensemble Intercontemporain diretta da Boulez ha eseguito Différences  per cinque strumenti e nastro magnetico. Interessantissima la sovrapposizione delle parti eseguite dal vivo dai cinque strumentisti dell’Ensemble (flauto, clarinetto, arpa,  viola e violoncello) e la parte registrata che amplifica soprattutto la “spazialità” del brano nei differenti stadi di trasformazione sonora. La violinista dell’Ensemble Hae-Sun Kang ha eseguito poi la Sequenza VIII per violino. L’interpretazione di questo brano ( una delle ultime Sequenze per strumento solista) è stata eccellente: la violinista, applauditissima al termine dell’esecuzione, ha reso con nitidezza e luminosità sonora tutte le più svariate timbriche del violino ( incredibile il nitore dei sopracuti e la plasticità della dinamica). Questa esecuzione ha reso evidente la profonda conoscenza che Berio aveva del violino e non solo di questo strumento (abbiamo ascoltato poi l’oboe solista). La seconda parte del concerto è iniziata con l’esecuzione di Chemins II per viola e 9 strumenti. Anche in questo caso ottima è stata l’interpretazione dell’Ensemble e soprattutto della viola solista Christophe Desjardins, molto “graffiante” nella sua esecuzione. Il brano parte dalla Sequenza VI per viola solista per arrivare ad una splendida orchestrazione in cui tutti gli strumenti sviluppano la costante del moto perpetuo. Molto bravo anche l'oboista Didier Pateau che ha interpretato in seguito  la Sequenza VII  per oboe. Anche per l’oboe vale quanto detto per il violino solista.  Qui la ricerca sonora sulla possibilità timbriche dello strumento sono sorprendenti. Il concerto è terminato con i più noti Folk Song per mezzosoprano e sette esecutori. In questi 11 canti popolari, per la maggior parte rielaborazioni di melodie della tradizione folcloristica,  due invece, La donna ideale e Ballo, interamente invenzioni di  Berio,  la  mezzosoprano Luisa Castellani ha dato prova di intensa sensibilità musicale. La sua voce calda e raffinata è stata ottimamente accompagnata dall’Ensemble di Boulez. Splendido concerto!  

    Cesare Guzzardella     ce.guzz@tiscali.it

OTTOBRE

Il Quartetto Borciani per i  Matineè  dell’Auditorium

 Un ottimo concerto quello tenuto dal Quartetto Borciani la mattina del 31 ottobre. All’Auditorium di l.go Mahler, Fulvio Lucani ed Elena Maria Ponzoni al violino, Roberto Tarenzi alla viola e Claudia Ravetto al violoncello hanno eseguito due quartetti per archi di Franz Schubert: l’op.125 D.87 in Mi bem magg. e l’op.161 D.887 in Sol magg. Il Quartetto Borciani nasce nel 1984 quando Paolo Borciani del celebre Quartetto Italiano, autorizza alcuni suoi allievi a dar vita ad un quartetto d’archi che avrebbe portato il suo nome, all’insegna quindi della qualità interpretativa. Musicisti contemporanei quali Azio Corghi, Luca Francesconi, Giovanni Sollima, Lorenzo Ferrero e Fabio Vacchi, hanno composto per questo quartetto. Il Movimento di Quartetto di Vacchi, eseguito dal Quartetto Borciani, ha fatto parte della colonna sonora del film di Olmi Il mestiere delle armi. Nel programma della mattina abbiamo assistito prima ad un quartetto composto nel 1813 da un giovane Schubert: la composizione serena e briosa risente ancora delle influenze di Haydn, di Mozart e perfino di Rossini (l'Allegro finale). Il secondo Quartetto datato 1826 è una delle ultime composizioni del Maestro viennese. Ricco di contrasti è pervaso da una costante inquietudine e tormento interiore. Il quartetto alterna momenti di serenità e melodicità ad altri più frequenti di tensione drammatica. Il riferimento in questo caso e J. Brahms. Intensi applausi al termine. 

Cesare Guzzardella            ce.guzz@tiscali.it

  Agli Arcimboldi   musiche di  Petrassi e Dallapiccola dirette da Gary Bertini

 Interessante l’accostamento tra  due “Grandi” del  Novecento italiano: Goffredo Petrassi e Luigi Dallapiccola. Entrambi nati nel 1904, hanno contribuito molto all’evoluzione musicale del secolo scorso partendo prima da esperienze “neoclassiche” ( ricordiamo una composizione scritta dai due musicisti nel 1932-33: la Partita) fino ad arrivare all’impiego della tecnica dodecafonica ed oltre. Il 22 ottobre nella prima parte del Concerto Sinfonico G. Bertini ha ben diretto la Filarmonica Scaligera nella Récréation Concertante (Terzo Concerto per orchestra) di Petrassi e nella Suite dall’opera Ulisse di Dallapiccola. Il Terzo degli otto Concerti per Orchestra composti dal musicista romano (Petrassi era nato a Zagarolo)  rappresenta un momento di svolta sostanziale nella sua scrittura  in termini di linguaggio sinfonico. Il modo compositivo diventa più asciutto, elegante e raffinato. Pur utilizzando la tecnica compositiva seriale, in questa composizione Petrassi non dimentica la musica italiana e rimane comunque distante dalle  “angosce” della Seconda Scuola di Vienna. L’opera Ulisse ebbe per Dallapiccola una gestazione molto lunga, circa 10 anni. Venne rappresentata a Berlino per la prima volta nel 1968 . Nel 1994  L. Berio diresse l’Orchestra Nazionale della Rai nella Suite tratta dall’Ulisse. E’ una sintesi che unisce la prima e la settima scena dell’opera collegate da un breve interludio orchestrale. Nell’esecuzione della serata agli Arcimboldi il soprano Susan Platts ha mostrato un timbro che ben si accostava  all’atmosfera complessiva della composizione. Positiva  è stata anche l’interpretazione del baritono Alberto Gazale nella seconda sezione della Suite. Tutta la composizione è imperniata della scrittura dodecafonica e presenta caratteristiche di straordinaria finezza e varietà timbrica. Molto rilevante è l’uso delle due voci soliste. In quest’opera il riferimento alla Seconda Scuola di Vienna è invece evidente. Nella seconda parte della serata Gary Bertini ha ottimamente diretto la Filarmonica della Scala nella Terza Sinfonia di Beethoven. Successo di pubblico.

 Cesare Guzzardella      ce.guzz@tiscali.it

 Krystian Zimerman in  Conservatorio per la “Società del Quartetto”

  Grande successo il 19 ottobre  per un artista del pianoforte: il polacco K. Zimerman ha dimostrato ancora una volta di essere tra i massimi pianisti della sua generazione. Nato nel 1956 e vincitore nel 1975 del prestigioso Concorso Chopin di Varsavia (vinto in passato dalla Argerich nel 1955 e da Pollini nel 1960) , Zimerman ha interpretato in modo magistrale prima Mozart nella Sonata in do magg. K330, poi Ravel nei Valses nobles et sentimentales  ed infine il suo amatissimo F. Chopin nella Ballata n°4, in Quattro Mazurke op. 24 e nella Sonata n°2 in si bem. min. op 35. Nella Sonata k.330 di Mozart, Zimerman ha dimostrato una leggerezza di tocco, una fluidità esecutiva ed una limpidezza timbrica di eccellente livello. Nei Valses nobles et sentimentales,  brano del 1911 e particolarmente contrastante con il precedente, ha  padroneggiato la tastiera  restituendo all’ascoltatore una sorprendente  varietà timbrica. Ma è forse di più in Chopin che Zimerman ha mostrato le qualità del grande interprete: nella notissima Sonata op.35 e soprattutto nella Marcia funebre ha controllato dinamicamente l’esecuzione passando con una gradualità infinitesimale dal fortissimo al pianissimo. Nonostante un’entusiastica ovazione del pubblico, Zimerman, come sua abitudine, non ha concesso bis.

 Cesare Guzzardella            ce.guzz@tiscali.it

            

Una superba violinista all'Auditorium di l.go Mahler: Sarah Chang

Splendido concerto quello di venerdì 15 ottobre  all’Auditorium di  l.go Mahler!  L’Orchestra Sinfonica  G.Verdi  diretta da Manfred Honeck ha eseguito  due composizioni importanti di fine ‘800: il Concerto in Re magg. per violino e orchestra op.77  di Johannes  Brahms e la Sinfonia n° 8  in Sol magg. op. 88  di Antonin Dvorak.  Il Concerto per violino di Brahms ha messo in risalto un’eccellente interprete: Sarah Chang. La giovane violinista nata a Philadelphia da genitori coreani, ha dimostrato una straordinaria capacità interpretativa e una perfetta integrazione con l' ottima direzione di  Honeck. L’op.77 è stata scritta da J.Brahms nel 1878 ed è  dedicata all’amico violinista Joseph Joachim. Il celebre virtuoso tenne una prima esecuzione  a Lipsia il 1 gennaio del 1879  e   la risposta del pubblico  fu allora inaspettatamente fredda. Molti critici e musicisti contemporanei di Brahms giudicarono in modo negativo quello che ora risulta essere uno dei massimi capolavori della letteratura sinfonico-violinistica. Sarah Chang ha dimostrato di possedere qualità indubbie nel risolvere con facilità tutte le difficoltà tecniche che la composizione impone, penetrando, inoltre, il non facile mondo  brahmsiano con profonda conoscenza musicale. Intensa anche la direzione di Honech,  soprattutto nell’Allegro non troppo iniziale e nell’Allegro giocoso finale. Nella seconda parte della serata M.Honech ha diretto l’ Orchestra G.Verdi nell’Ottava di Antonin  Dvorak  Questa  sinfonia  fu composta in  brevissimo tempo nel settembre del 1889. E’ caratterizzata da una ricca quantità di melodie  popolari (soprattutto nel terzo e quarto movimento) inserite in un variegato numero di modulazioni, forzature timbriche e variazioni  (l’Allegretto finale). Bravo Honech e tutta l’orchestra.   Applausi  forti  e continuati.  

 Cesare Guzzardella    ce.guzz@tiscali.it                

Per le “Serate Musicali”  Tretiakov e l’Orchestra Sinfonica di Tbilisi

  L’11 ottobre l’Orchestra Sinfonica di Tbilisi diretta da Vachtang  Kakhidze  ha eseguito presso la Sala Grande del Conservatorio di musica G. Verdi il Concerto per violino e orchestra op.77 in Re Maggiore  di Johannes  Brahms: violino solista  Viktor Tretiakov. Il celebre violinista, nato in Siberia e Primo Premio al Concorso Ciaikovsckij del 1966, ha dimostrato sicuramente di essere un grande virtuoso dello strumento, ma complessivamente l’esecuzione del celeberrimo concerto non  è parsa particolarmente efficace. La scelta interpretativa operata dal giovane direttore Kakhidze  è stata  forse troppo “russa” e poco “germanica”, con tempi troppo lenti; inoltre la complessiva qualità orchestrale non era particolarmente elevata. L’orchestra Sinfonica di Tbilisi, fondata nel 1993 dal famoso direttore georgiano Jansug Kahidze, e attualmente diretta dal figlio Vachtang, (il padre Jansug è deceduto nel 2002) è sicuramente di buon livello, ma  non ancora competitiva con le più famose orchestre europee che hanno dato fama e gloria al celebre concerto brahmsiano. I volumi sonori del violino solista a volte ci sono apparsi un po’ oscurati dalla massa orchestrale. Impeccabile invece ci è apparso  Tretiakov nei toni virtuosistici alti. Nella seconda parte del concerto è stata eseguita la Quinta Sinfonia in mi minore op.64 di Ciaikovskij. Successo di pubblico.

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 Grande  "Stagione musicale"  per i 140 anni del “Quartetto”

 Il 12 ottobre  si apre la 140°stagione della “Società del Quartetto” al Conservatorio milanese. Il M.tro Daniele Gatti  dirigerà l’Orchestra Giovanile Italiana in  Wagner e Mahler. Ricordiamo in autunno i grandi pianisti Zimerman, Brendel, Pollini, Perahia  e Lupu. Il “Quartetto” porterà in primavera i Berliner Philharmoniker diretti da Simon Ratte.

    redazione@corrierebit.com

OLEG CAETANI TORNA  CON SOSTAKOVIC ALL'AUDITORIUM

  Oleg Caetani ha diretto con successo l’Orchestra Sinfonica G. Verdi nel concerto del 7 ottobre, in replica l’8 e il 10, con un programma  a lui sicuramente congeniale:  la Sinfonia n°8 in Do min. op.65 di Dmitrij Sostakovic. Questa esecuzione è stata preceduta nella prima parte del concerto sinfonico da un poco eseguito ma molto interessante lavoro di Alfredo Casella, l’Elegia eroica e da un altro di M.A. Balakirev, Islamey, nella trascrizione orchestrale dello stesso Casella. Elegia eroica è una composizione del 1916 ed è un poema sinfonico “funebre” dedicato ai caduti del primo conflitto mondiale . Casella nato a Torino nel 1983, appartiene alla generazione dei musicisti degli anni Ottanta insieme a  Respighi, Pizzetti, G.F. Malipiero, Alfano. E’ stato oltre che un ottimo musicista, anche un eccellente e importante organizzatore musicale. La Fantasia orientale Islamey rappresenta uno dei pezzi pianistici più noti di Balakirev  La trascrizione orchestrale di A. Casella  venne portata a termine poco prima della morte del musicista russo, avvenuta nel 1910 e fu particolarmente apprezzata da M. Ravel. Nella seconda parte della serata il Maestro Caetani ha diretto in modo impeccabile l’Ottava di Sostakovic. Composizione del 1943 rappresenta insieme alla Settima una drammatica e dolorosa denuncia degli orrori della guerra e Sostakovic ha un’incredibile capacità di rappresentare con il suono questa tragedia umana. Il Maestro Caetani sta per concludere la registrazione di tutte le sinfonie di Sostakovic con l’Orchestra Sinfonica G. Verdi. Forse è solo una mia impressioni, ma il suono della Verdi quando sul podio c’è Caetani è diverso: più intenso e profondo.  Successo di pubblico.

 Cesare Guzzardella     ce.guzz@tiscali.it

    

Programma variegato per l’Orchestra Sinfonica  G. Verdi

  E’ interessante notare come il programma musicale scelto per l’Orchestra Sinfonica G.Verdi sia sempre molto vario e soprattutto includa almeno un brano del  ‘900  se non addirittura di autori viventi.  Nel concerto del 30 settembre (in replica il 1 e il 3 ottobre) diretto dal giovanissimo Alan Buribayev, la  scelta più recente è stata quella di Gyorgy Ligeti, musicista ungherese nato nel 1923. E' stato eseguito il brano  Atmosphères per orchestra, opera del 1961 che   insieme ad Apparition del 1958 si può considerare uno dei primi lavori “importanti” del  musicista. In questa composizione, Ligeti definisce una scrittura che si basa su fasce cromatiche particolarmente dense e dominate da suoni molto lunghi e lentamente cangianti. Una lenta trasformazione del suono dominato da una atmosfera particolare dove i toni molto bassi si incontrano ad altri particolarmente acuti in uno spettro sonoro che copre intervalli di una incredibile ampiezza. L’evoluzione  del brano avviene secondo movimenti  microtonali non facilmente percepibili dall’orecchio. Il brano, per la sua atmosfera "spaziale" venne  utilizzato da Kubrick  nel suo capolavoro cinematografico: 2001 Odissea nello Spazio. Il secondo brano in programma è stato il Concerto n°2 per pianoforte e orchestra in La maggiore di F. Liszt.  Al pianoforte solista un ottimo interprete: Enrico Pace (nella foto). Pianista riminese, specializzato soprattutto in Liszt, Pace ha dimostrato un perfetto controllo della tastiera con fraseggio preciso e robusto. Il Concerto in La maggiore è stato scritto e poi rielaborato da Liszt tra il 1840 e il 1861. I sei movimenti eseguiti senza soluzione di continuità, mostrano situazioni particolarmente virtuosistiche sia per il pianoforte che per l'orchestra in alternanza ad altri momenti più melodici  (da notare l’ottimo solismo del violoncello). Il pubblico al termine dell’esecuzione, ha mostrato  di aver apprezzato l’interpretazione con un interminabile applauso. Nel bis, Enrico Pace ha suonato una fantasia di Liszt in modo impeccabile. Nella seconda parte del concerto sono state eseguite le  otto Danze Slave op.72 di Antonin Dvorak. Particolarmente toccante la danza ucraina Dumka. Più che valida la direzione di Buribayev.

 Cesare Guzzardella       ce.guzz@tiscali.it

SETTEMBRE

Un'importante Festival a Mentone per tutto il mese di Agosto 

Nello scorso mese di agosto si è svolta la cinquantacinquesima edizione del Festival di Mentone sotto la direzione artistica del celebre violinista francese Augustin Dumay ed il sostegno di Radio France . Il Festival si è aperto il 31 luglio con la Chambre Philharmonique, sotto la direzione di Emmanuel Krivine, che in un programma di arie mozartiane prevedeva la partecipazione del soprano Sandrine Piau venendo poi incorniciato dalla Sinfonia n° 33 di Mozart all’inizio e dalla Sinfonia n° 5 di Schubert al termine.  Il primo agosto lo straordinario ensemble “Zuckerman Chamber Players”,fondato da Pinchas Zuckerman, si è esibito in un esemplare programma che esplorava il repertorio del quintetto d’archi ,da quello in sol minore di Mozart, a quello in do maggiore di Beethoven sino al bellissimo Quintetto n° 3 di Antonin Dvorak composto nel suo soggiorno americano . Il 3 agosto è stata la volta dell’Orchestre de Chambre de Wallonie che sotto la direzione di Yu Long affiancava l’Adagio di Samuel Barber al concerto per violoncello n°1 di Haydn  e alle “Variazioni su un tema rococò di Tchaikovsky con la partecipazione del violoncellista Hua Yan Jun .  Il 7 agosto, uno dei momenti di maggiore intensità ed interesse del Festivaldi Mentone di quest’anno, lo splendido ed internazionalmente noto complesso “La Cappella de’ Turchini” sotto la vigile e precisa direzione di Antonio Florio ha presentato la sua Festa Napoletana (con movimenti scenici in cinque quadri) che esplorava un repertorio ricco e vario di autori e canti tradizionali dal Cinquecento al Settecento e poteva disporre dei suoi straordinari solisti con una particolare menzione , per quanto riguarda le voci maschili, al vocalmente perfetto e scenicamente impeccabile tenore Giuseppe De Vittorio e , per quanto riguarda quelle femminili, alle straordinarie Maria Ercolano e Maria Grazia Schiavo . Una vera e propria festa accolta con grande entusiasmo ed ovazioni dal pubblico . Il 10 agosto Maxim Vengerov al violino e Fazil Say al piano hanno dato prova del loro grande virtuosismo in un programma che partiva da Bach e Brahms (Sonata n° 2) e culminava nella maestosa Sonata “a Kreutzer” di Ludwig van Beethoven . Tutte altre atmosfere e stile interpretativo il 12 agosto con la formidabile coppia di artisti ungheresi formata dal giovane violinista Barnabas Kelemen e dal celebrato pianista Zoltan Kocis che partendo anche loro da Brahms (Sonata n°3) , ma di tutt’altra fattezza, sono giunti alla delicata ed arguta Sonatina op.100 di Antonin Dvorak ed alla straordinaria magia della Sonata di Claude Debussy di cui è stata offerta un’interpretazione intelligente ed al di fuori degli schemi abituali . Aldo Ciccolini ha reso ugualmente omaggio con la sua presenza al Festival di Mentone in un arduo programma che accostava due monumenti completamente opposti : da un lato l’ultima Sonata D960 di Franz Schubert indagata in tutta la sua maestria compositiva ,compresi i non pochi aspetti di grande modernità, e dall’altro le scintille dei “Quadri di un’esposizione” di Modest Mussorsgki . La magia eterea e glaciale di Satie ha raffreddato nei bis l’entusiasmo del pubblico affezionato al grande interprete.  Altra lezione interpretativa il 19 agosto con i celebrati fratelli Capucon, Renaud al violino, e Gautier al violoncello, cui si sono uniti la pianista Helena Bashkirova , il clarinettista Pascal Moragues ed il baritono Andreas Schmidt in un programma eclettico che andava da Bartok ed Hindemith (il quartetto per clarinetto violino, violoncello e piano) per poi passare ancora al mondo schubertiano   con una scelta di Lieder e terminando con una memorabile interpretazione del Trio in si bemolle maggiore D898 . La schubertiade praticamene inserita nel programma del Festival dall’attenta ed intelligente direzione artistica di Augustin Dumay ha avuto infine il suo culmine con il mitico quartetto praghese “Prazak” composto da Vaclav Remes e Vlastimil Holek (violini), Josef Kluson (viola) e Michal Kanka (violoncello) che dopo un quartetto di Haydn ed il primo quartetto di Zemlinsky sono approdati,con la preparazione e la prontezza immaginabili, a quel monumento della storia della musica costituito dal Quintetto in do maggiore D956 di Franz Schubert (con l’aggiunta del violoncellista Marc Coppey ). Il 25 agosto il pianista americano Stephen Kovacevic ha invece tentato un’altra ardua impresa con risultati interessanti ma non ottimali ovvero l’esecuzione delle ultime tre sonate di Ludwig van Beethoven . Il Festival si è  infine concluso il 28 agosto con i fuochi d’artificio delle sorelle Katia e Marielle Labèque con uno splendido programma che andava da “En blanc et noir” di Claude Debussy ed il Concerto per due pianoforti di Igor Strawinski sino ai due capolavori di scrittura raveliana costituiti da “Ma mère l’Oye” e la “Rapsodie Espagnole” . Ragtime nei bis per salutare in allegria il pubblico da parte di due artiste che amano profondamente il nostro Paese tanto da essersi recentemente istallate a Roma . Nella vicina città di Nizza ha avuto luogo il consueto Festival “Les nuits musicales de Nice” , nella splendida cornice del Monastero di Cimiez, legato alla storica Accademie d’été de Nice che vanta autorevoli didatti che poi si trasformano la sera in concertisti quali il grande pianista Pascal Rogé, il nostro flautista Davide Formisano, i violinisti Jean-Pierre Wallez e Olivier Charlier, Brigitte Engerer e Michel Beroff sempre al piano, Maxence Larrieu e Philippe Bernold ancora al flauto, la grande arpista Elisabeh Fontan Binoche e , per quanto riguarda le voci, l’americano Dalton Baldwin ed Elisabeth Vidal che accanto ad André Cognet si è  esibita in una serata di arie verdiane e mozartiane accompagnata dall’Orchestre Philharmonique de Nice sotto la guida precisa ed impeccabile di Marco Guidarini . Sempre a Nizza , dal 4 all’11 novembre prossimi, si svolgerà la venticinquesima edizione del Festival Manca, in collaborazione con il CIRM (Centre National de Création Musicale), che quest’anno offrirà un particolare omaggio e ricordo al compositore italiano Fausto Romitelli recentemente scomparso .  Per ulteriori informazioni si può visitare il sito http://www.cirm-manca.org/  

            Giacomo Di Vittorio

Un finlandese  sul podio degli Arcimboldi

  Lunedì 27 settembre si è tenuta l’ultima replica del concerto sinfonico della Filarmonica della Scala diretta dal finlandese Jukka-Pekka Saraste. Nella prima parte della serata sono state eseguite due note  composizioni di J. Brahms, l’Ouverture Accademica op.80 e le Variazioni  su un tema di Haydn  op.56a; nella seconda parte  una novità interpretativa: la poco eseguita Sinfonia n°4  “L’inestinguibile” di Carl August Nielsen. Tutte e tre le composizioni appartengono  ad un modo di comporre musica tipico del  “tardoromanticismo”; anche la Sinfonia di Nielsen, portata però a termine  nel gennaio del 1916, risente pienamente degli influssi di quel periodo storico. Jukka-Pekka Saraste, direttore  specializzato e apprezzato nelle interpretazioni tardoromantiche e della "Seconda Scuola di Vienna", nonché nelle opere di contemporanei (soprattutto finlandesi e danesi), ha dimostrato indubbie capacità direttoriali dirigendo la Filarmonica  della Scala  con molta scioltezza e leggerezza. Le splendide “architetture” musicali  brahmsiane sono emerse in tutto il loro splendore. Nelle  Variazioni Haydn, opera del 1873, emerge tutta la poetica musicale che influenzerà in seguito R. Strauss, P.Hindemith, M.Reger ed Elgar. Anche nel modo di comporre del danese C.A. Nielsen si può riscontrare l’influenza di Brahms. La libertà espressiva, racchiusa nell’ambito tonale, nel quale si muove Nielsen  fa spesso perdere il baricentro all’ascoltatore. I quattro movimenti che formano “L’inestinguibile” procedono senza soluzione di continuità  alternando  momenti di pregnanti e dirompenti fusioni timbriche  a situazioni quasi cameristiche (il Poco Allegretto). Un ruolo importante, soprattutto nell’ Allegro finale, è sostenuto  dalle percussioni. I due timpanisti concludono la Sinfonia in modo trionfale e vincente.  Interpretazione precisa, calibrata e scintillante quella di Saraste.  Applausi sentiti di pubblico.

 Cesare Guzzardella    ce.guzz@tiscali.it

Una nuova  "Stagione musicale"  per l’ Orchestra Sinfonica di Milano “G. Verdi”

  Sotto la bacchetta del Direttore Musicale Riccardo Chailly, il 17 settembre, in replica del 16, si è inaugurata la Stagione Sinfonica 2004-2005 presso l’Auditorium milanese. Il programma ha previsto l’esecuzione di due brani inediti di Goffredo Petrassi, la più nota  delle sinfonie di W.A.Mozart ,la n°40 in Sol min. K.550 e una delle meno eseguite sinfonie  di L.van Beethoven, la n°8 in Fa mag. Op.93.  Nella prima parte del concerto la sinfonia mozartiana è stata preceduta dal brevissimo (45 secondi di durata)  Saluto augurale di Petrassi. Il brano, eseguito in prima esecuzione, è un alto se pur brevissimo momento musicale. E’ stato scritto da  Petrassi intorno al 1958 e pur essendo di una brevità incredibile, presenta al suo interno una complessa varietà di accadimenti musicali. Questi  finiscono con un accordo di tonalità maggiore che vuole rappresentare il momento conclusivo di questo breve, ma coinvolgente “saluto”. La più popolare delle sinfonie di Mozart è stata interpretata in modo mirabile dal M.tro Chailly. In particolar modo è piaciuto il Molto Allegro iniziale con il famoso “incipit”  che porta subito l’ascoltatore in un clima di intima mestizia e sono piaciuti gli accenti inquieti dell’Allegro assai finale. La seconda parte del concerto è iniziata con la Passacaglia di G. Petrassi. Il brano, in prima esecuzione, è stato composto quando l'autore aveva solo ventisette anni e precede di qualche anno la più celebre Partita che portò il musicista all’affermazione internazionale. Questa composizione di gusto neoclassico, risente ancora l’influenza dei lavori orchestrali dei compositori  degli anni ’20, come per esempio dell'amico Alfredo Casella. Il brano è tutto improntato su toni  bassi, tipicamente da passacaglia, ed è ottimamente articolato e costruito con una felice e varia invenzione timbrica. Il concerto è terminato con una avvincente esecuzione della poco eseguita Ottava Sinfonia di L.v.Beethoven. La composizione del 1812 (molto apprezzata dall'autore stesso) è situata tra due monumenti musicali quali la Settima Sinfonia e la Nona Sinfonia. Il carattere complessivo della breve opera sinfonica (circa 25 minuti di esecuzione)  pur non raggiungendo le vette delle altre due citate sinfonie, mostra comunque, in questo caso, una peculiarità  nello stato d’animo del compositore: la serenità. Applausi continuati alla fine del concerto sia per l’orchestra che  per il M.tro Chailly.

    Cesare Guzzardella      ce.guzz@tiscali.it                

 

Concerto straordinario  per l'11 settembre all'Auditorium di Milano

 L’11 settembre, con replica il 12 (dedicato ai bambini di Beslan), si è tenuto un concerto sinfonico di commemorazione per gli attentati terroristici di New York, Nassiriya e Madrid. Il concerto è stato preceduto da alcuni interventi  tra i quali quelli del Sindaco Gabriele Albertini, del Console americano in Italia e di un rappresentante dell’American Chamber of Commerce in Italy che ha letto un messaggio del direttore dell’Istituto stesso, messaggio che ha suscitato rumorose proteste in sala per il tono eccessivamente “politico” e filoamericano dei contenuti. Nella prima parte del concerto è stato eseguito, in prima esecuzione assoluta, un nuovo lavoro del compositore  Fabio Vacchi: Irini, Esselam, Shalo ( "pace" in greco, arabo ed ebraico). La composizione per voce, violino concertante e orchestra, è nata dalla collaborazione del M.tro Vacchi con Moni Ovadia il quale, nel corso del brano recita e canta alcuni testi tratti dalle Sacre Scritture cristiane, ebraiche e islamiche. Fondamentale nella composizione è non solo la Voce di Moni Ovadia ma anche il virtuoso violino concertante dell’ottimo Pavel Vernikov.  Questi  per quasi  tutta la composizione (circa 18 minuti) è sempre in “dialogo” con la voce stessa. Il brano, decisamente struggente e pieno d’inquietudine, termina con una “coda” in cui Moni Ovadia canta una canzone tratta dai canti liturgici ebraici, Avinu Malkeinu ( Credo in Dio, mio Re). La voce di Ovadia è qui impregnata di toni strazianti ma altamente melodici, mentre l’orchestra con andamenti isoritmici sottolinea l’aspetto incerto e pieno d’inquietudine della composizione. Valida l’interpretazione del direttore Antonello Allemandi. Nella seconda parte della serata, di Gabriel Fauré è stato eseguito il Requiem per soli, coro e orchestra in Re minore op.48. Il Requiem di Fauré, in sette parti musicali, ha avuto la sua prima esecuzione a Lille nel 1900. Le caratteristiche che si rilevano in gran parte della composizione, sono la positiva leggerezza e la bella e profonda liricità melodica. Questa è tipicamente di Faurè e nella fattispecie, in contrasto con i “Requiem” scritti da molti altri compositori ( da Mozart a Brahms ecc.) Qui non traspare il senso della morte bensì la gioia della vita. Le voci del Coro , dirette da Romano Gandolfi, il soprano Lucia Aliberti, il baritono Franco Vassallo e l’orchestra Verdi diretta da Antonello Allemandi sono stati all’altezza della situazione con un’ottima e molto applaudita interpretazione.  

  Cesare Guzzardella      ce.guzz@tiscali.it     

GIUGNO 

 FEDORA di U. Giordano  al  Teatro degli Arcimboldi

   Mercoledì 30 giugno si è svolta la sesta e ultima rappresentazione  di Fedora. L’opera in tre atti di Umberto Giordano su libretto di Arturo Colautti, tratta dal dramma omonimo di Victorien Sardou   è stata ottimamente  diretta da Stefano Ranzani. La regia di Lamberto Puggelli e le scene e i costumi di Luisa Spinatelli si sono ben integrati con le caratteristiche musicali di Giordano e con la drammaturgia di Sardou. Convincenti le ambientazioni nei salotti di Pietroburgo, Parigi e  nell’ultimo atto ambientato in Svizzera. Il soprano Irene Cerboncini, la principessa Fedora Romazoff, ha sicuramente dato prova di alto valore  musicale ed espressivo in tutti i diversi momenti operistici e anche nei duetti con l’ottimo  Mario Malagnini, il conte Loris Ipanoff. Ricordiamo che la prima rappresentazione di Fedora ebbe luogo   al Teatro Lirico Internazionale di Milano il 17 novembre 1898 con la direzione dello stesso Giordano. Loris Ipanoff  venne interpretato dal grande e giovane Enrico Caruso.     

       Cesare Guzzardella            ce.guzz@tiscali.it    

 

Festeggiati i 140 anni del “Quartetto”

   Martedì 29 giugno nella  Sala Verdi del Conservatorio milanese, la “Società del Quartetto” ha festeggiato i 140 anni di attività musicale. Il programma di sala ricalcava fedelmente una parte sostanziale (mancava solo Mendelssohn) del lungo concerto tenuto a Milano  il 29 giugno 1864. Il quartetto Borciani ha eseguito il Quartetto d’archi  K 387 di Mozart dando un’eccellente prova di interpretazione e coesione musicale caratterizzata da un’impalpabile leggerezza sonora.  La Sonata n°17 per pianoforte di Beethoven è stata ben eseguita da Benedetto Lupo, soprattutto nell’adagio e nell’allegretto conclusivo. Lupo ha valorizzato in modo netto il carattere “eroico” della sonata, alternando momenti di grande forza pianistica ad altri di riflessiva musicalità.  A conclusione del programma di concerto, gli eccellenti Solisti della Scala hanno eseguito il  Settimino op. 20 di L.v. Beethoven. Quest’opera  giovanile di amabile freschezza, fu eseguita per la prima volta il 2 aprile del 1800.  Tra i  Solisti della Scala  ricordiamo almeno Francesco Manara al violino, Simonide Barconi alla viola e Fabrizio Meloni al clarinetto. Intensi applausi. Al termine un rinfresco nel chiostro del Conservatorio con gli ottimi vini della cantina Luretta.   http://www.luretta.com/

    Cesare Guzzardella            ce.guzz@tiscali.it 

Dopo vent’anni,  Carmen torna alla Scala 

  Martedì  22 giugno si è svolta al Teatro degli Arcimboldi  la  quarta rappresentazione della Carmen di Bizet,  sotto la guida del direttore francese Michel Plasson.  Le splendide ed essenziali  scenografie di Ezio Frigerio sono state riempite dai numerosi personaggi che circondano la protagonista Carmen, ovvero la brava Julia Gertseva ( nata a San Pietroburgo). Sicuramente dal punto di vista della “tenuta in scena”, il mezzo-soprano ha dato molto. La bella voce è stata integrata da un’ ottima capacità di recitazione. La versione originale dell’opera di  G. Bizet, che non contempla i “recitativi”ma che richiede la recitazione “parlata”( e che ha escluso la russa Olga Borodina dal debutto), risulta essere “teatralmente” più completa. Ottima Micaela (Angela Marambio) e bravi Don Josè, (Walter Fraccaro) ed Escamillo,( Ildar Abdrazakov). Da segnalare inoltre lo splendido coro di voci bianche del Teatro alla Scala e del Conservatorio, con quel memorabile inizio del quarto atto. Successo di pubblico.

    Cesare  Guzzardella       ce.guzz@tiscali.it

SERATE MUSICALI: JULIA FISCHER E L'ORCHESTRA DELLA TOSCANA

 Lunedì, 14 giugno nella Sala Grande del Conservatorio milanese, l'Orchestra della Toscana diretta da Stéphan Denève, ha eseguito brani di Beethoven, Ravel e Schubert. Il Concerto in re mag. OP.61 di L. van Beethoven è stato ottimamente interpretato dalla giovane violinista tedesca Julia Fischer. La Fischer,  oltre che  possedere una tecnica decisamente brillante, ha il raro dono di essere anche una interprete  di straordinaria dolcezza e di cristallina sonorità. Con grande determinazione e sicurezza ha affrontato la difficile "cadenza" dell' "Allegro con brio" iniziale e con facilità ha superato tutte le difficoltà tecniche del non facile concerto beethoveniano. Alla fine 2 bis: un capriccio di Paganini e da Bach una fuga in sol minore. Strepitoso successo di pubblico. Positiva la direzione del giovane Denève che nella seconda parte ha ben diretto una selezione da Le Tombeau de Couperin di M. Ravel e la giovanile e poco eseguita terza sinfonia D.200 di F. Schubert

 Cesare  Guzzardella   ce.guzz@tiscali.it      

Voci bianche in San Marco

  Mercoledì, 9 giugno presso la  Basilica di San Marco a Milano, si è tenuto un concerto del Coro di Voci Bianche del Teatro alla Scala e del Conservatorio “G. Verdi “. Oltre quaranta giovani coristi diretti dal M.tro Bruno Casoni e accompagnati all’organo da Andrea Benelli, hanno cantato musiche di G. Faurè, F. Poulenc, R. Vaughan Williams (con il bravo flautista Andrea Petrogalli), G.Verdi e G.Rossini. Si segnalano le splendide voci soliste di Giulia Spruzzola e di Beatrice Palombo. Grande successo di pubblico.  

   redazione@corrierebit.com

Grazie Martha Argerich!

  Per le  “Serate Musicali”, giovedì, 3 giugno si è tenuto un concerto straordinario che ha avuto come protagonista la grande pianista argentina Martha Argerich. La sala Verdi del Conservatorio milanese era completamente colma e non un solo posto è rimasto libero.  L’Orchestra Filarmonica di Praga, diretta dall’ottimo direttore Pier Carlo Orizio, dopo un’introduzione  con  due delle Leggende op.59  di A. Dvorak (1841- 1904), ha accompagnato la Argerich nel Concerto in la minore op.54 di R.Schumann (1810-1858). Interpretazione superlativa quella della Argerich, che ancora una volta ha dimostrato di non avere rivali nel campo interpretativo femminile e di essere tra i massimi interpreti viventi. Martha ha saputo letteralmente dominare la tastiera, passando da momenti di intensa dolcezza e delicatezza timbrica ad altri di intenso,  robusto e sicuro   fraseggio melodico e armonico. Soprattutto nel finale a dato il meglio di se  dimostrando, ancora una volta, come la fantasia per un pianista sia forse la cosa più importante. Martha è una pianista che riesce a re-inventare la musica  come lo sono stati in passato Artur Rubinstein o Vladimir Horowitz. Un solo bis: dalle "Scene Fanciullesche" di R.Schumann, il primo brano dell' Op.15 . Successo caloroso. Nella seconda parte del concerto Orizio ha ben diretto la Filarmonica di Praga nella Sinfonia n°4 di Johannes Brahms (1833-1897). Ancora molti applausi. 

   Cesare Guzzardella     ce.guzz@tiscali.it

MAGGIO

Auditorium di Milano:   Seiji Ozawa e la "Saito Kinen Orchestra"

 Splendido concerto quello del 30 maggio all’Auditorium di Largo Mahler. Il sessantanovenne direttore giapponese S. Ozawa ha diretto la sua prestigiosa orchestra in un concerto con musiche di Toru Takemitsu, di B. Bartok e di Cajkovskij. Il Requiem per soli archi di Takemitsu (1930-1996), composizione del 1957, è una perfetta mediazione  tra l’universo musicale occidentale con riferimento soprattutto  alla seconda scuola di Vienna  (A. Berg in particolare) e la scuola nazionalistica giapponese del maestro Yasuji Kiyose. Ozawa ha diretto l’orchestra da lui fondata nel 1984 in modo  mirabile, senza mai eccedere nella timbrica, e con una grazia nel fraseggio e nei legati che non ha uguali. Il breve  brano,  particolarmente meditativo (Meditation doveva essere il titolo originariamente), è anche la prima composizione orchestrale del maestro di Tokyo. Particolarmente significativa l’interpretazione di uno dei grandi capolavori di B. Bartok (1881-1945) la Musica per archi, percussioni e celesta (1936- 1937). Forse ancor più del brano precedente, l’orchestra ha dato il meglio di se. Una nitidezza coloristica dei vari settori degli archi, inframmezzata da momenti percussivo-ritmici (determinante  l’impiego percussivo del pianoforte) tipici del maestro ungherese. Interessante è l’uso che viene fatto degli archi: emissione di suoni con sordina, sul ponticello e particolare pizzicato. Nella seconda parte del concerto, è stata eseguita la Sinfonia n°6, op.74 (Patetica) di P.I.Cajkovskij(1840-1893). Indiscutibilmente magnifico il finale dell’ultimo movimento, di struggente bellezza. Grande successo di pubblico.

 Cesare Guzzardella          ce.guzz@tiscali.it

   Per la "Società del Quartetto": Bruno Canino e Antonio Ballista, un duo pianistico storico 

   Il 25 maggio, presso la sala Verdi del Conservatorio di Milano, si è tenuto un concerto per celebrare il cinquantesimo anniversario della fondazione del Duo pianistico B. Canino e A. Ballista. I due  pianisti, prima studenti e poi docenti del Conservatorio milanese,  si sono ritrovati per l’ennesimo concerto dando prova di grande vitalità  sia nell’esecuzione che nella scelta dei brani interpretati: la Fantasia in fa min. op 103 di F. Schubert, il Concerto per due pianoforti di I. Stravinskij,  i Tableaux vivants per due pianoforti di Sylvano Bussotti e il finale della nona sinfonia di L.v. Beethoven  nella trascrizione di Franz Liszt. Una scelta particolarmente audace e ricca di contrasti: la cantabile e romantica Fantasia shubertiana   con il neoclassico e cubista concerto di Stravinskij (1935) , il gestuale e provocatorio happining di Bussotti del 1964 ( presente l’autore in sala),   con  il finale di un capolavoro assoluto quale  la nona  di Beethoven nella luminosissima trascrizione per due pianoforti di Liszt. I due pianisti hanno dimostrato ancora una volta,  un indiscutibile affiatamento e rigore interpretativo e  hanno regalato al pubblico due splendidi bis, la Brazileira,  dalla Scaramouche di Darius Milhaud e un movimento della suite a quattro mani, Ma mère l’Oye  di  M. Ravel. Grandissimo successo di pubblico.

            Cesare Guzzardella               ce.guzz@tiscali.it

Benvenuto, Sylvano Bussotti 

      Il 27 maggio, presso il Museo Teatrale alla Scala di  Palazzo Busca a Milano, il Sovrintedente Carlo Fontana, il musicologo Luigi Pestalozza e il compositore Gabriele Manca, hanno incontrato il M.tro Bussotti ( Firenze, 1931). Il noto compositore fiorentino, assente da Milano da molto tempo,  ha  presentato per l'occasione tre composizioni: la prima  "Bachiana di Bachiane" del 1945, è stata eseguita dal bravo violinista Luca Paoloni, la seconda,  "111 Tocchi a Stefano" (1999), è stata interpretata dal compositore stesso al pianoforte , e    per concludere un composizione per violino e pianoforte del 1993-94, "Scrigni da questo Fauno", eseguita insieme al violinista  Paoloni. 

        redazione corrierebit    

 Presentata la stagione 2004-2005 della “Società del Quartetto”

   Presso la Società del Giardino, il 13 maggio è stata presentata la stagione 2004-2005 della  “Società del Quartetto” . Sono intervenuti, A. Magnocavallo, Vice-presidente della Società, Maria Majno, Direttore Artistico, Salvatore Carruba, Assessore alla Cultura e Musei del Comune di Milano e Carlo Sini, docente di Filosofia Teoretica all’Università agli Studi di Milano. Dopo un primo intervento dell’Assessore Carruba che ha sottolineato la persistenze importanza della “Società” nella vita culturale di Milano,  A. Magnocavallo ha ribadito la centralità del “Quartetto” nel panorama musicale Europeo, soffermandosi anche sulle nuove modalità di associazione  al “Quartetto”. Questa Società  compie, con la nuova stagione, i 140 anni di attività musicale.  Marina Majno, Direttore artistico, ha illustrato  il programma per il nuovo anno, che prevede 23 concerti dal 23 ottobre 2004 al 16 maggio 2005. La nuova stagione musicale ha per tema “Dialoghi e contrasti”, un'esplorazione coinvolgente tra i percorsi che uniscono, separano e intrecciano i diversi universi musicali e i loro interpreti. Ricchissimo il panorama d’interpreti per la nuova stagione; ricordiamo almeno  M.Pollini, A, Brendel, M, Perahia, Y. Li, A. Lucchesini , P. Lewis e M. Dalberto tra i grandi virtuosi pianisti, il Quartetto Berg,  il Quartetto Takacs,  il Quartetto Belcea e il Quartetto Borciani; il Trio Beaux Arts e il trio Triology, i violinisti Hahn e Tetzlaff, il baritono J. Lemalu, il violoncellista M.Brunello e l’Orchestra Giovanile Italiana diretta da Daniele Gatti che inaugurerà la stagione il 12 ottobre 2004. L’incontro è terminato con uno splendido e applaudito intervento  di Carlo Sini che ha tenuto una non breve e profonda riflessione sulla “parola e la musica”.

                    Cesare Guzzardella         ce.guzz@tiscali.it

Il "Quartetto di Zagabria"  all’Auditorium di Milano

   Interessante il concerto di domenica 16 maggio presso l’Auditorium di l.go Mahler , con il Quartetto d’archi di Zagabria  che si è esibito al mattino, con un repertorio di quattro  compositori croati nati tra la fine degli anni trenta e i primi anni cinquanta. Alla sera, il Quartetto, insieme al clarinettista S. Delmastro, è tornato in scena  con  due composizioni del grande compositore croato del 1900, Boris Papandopulo (1906-1991). Il programma del mattino prevedeva quartetti dei compositori Igor Kuljeric (Sibenik, 1938) Frano Parac (Spalato, 1948), Dubravko Detoni (Krizevci, 1937) e il più giovane e presente in sala, Berislav Sipus( Zagabria,1958). Tutte le composizioni presentate hanno mostrato come tratto dominante il legame con la tradizione quartettistica e compositiva occidentale di fine ‘800 e della prima metà del secolo scorso. Eseguiti in modo mirabile tutti i brani e di particolare interesse quello di Detoni, musicista diplomatosi con S. Sulek e perfezionatosi con il polacco  W. Lutoslawski. Il quartetto dal titolo Musiche dimenticate , è un concentrato di melodie e armonie del passato con riferimenti che vanno da Vivaldi a Schubert o Stravinskij unite insieme da un’interessante modo compositivo tipico della scuola polacca volto a interrompere, modificare e alterare le strutture tonali in momenti di quasi aleatorietà . Davvero bravo il Quartetto di Zagabria, che quest’anno festeggia gli ottantacinque anni di attività.

         Cesare Guzzardella      ce.guzz@tiscali.it.

 G. Kuhn e l’Orchestra Filarmonica del Conservatorio di Milano

 Schubert, Berio e Beethoven sono i musicisti interpretati dall’Orchestra Filarmonica del Conservatorio di Milano diretta da Gustav Kuhn. Il concerto del 9 maggio si è aperto con l’Ouverture in Do maggiore in stile italiano ( D591) di F. Schubert . La giovane orchestra (nata nel febbraio del 1998) formata da neodiplomati, insegnanti e da alcuni allievi del Conservatorio, ha mostrato di possedere un’ottima   sonorità nell’interpretare quest’opera del 1817 nel quale si ritrova il segno dello stile italiano di Rossini. Il Concertino per clarinetto, violino, arpa e archi di Luciano Berio, musicista da poco scomparso, è sato scritto nel 1949 e quindi diretto l’anno seguente dallo stesso autore presso il Conservatorio milanese. Il simpatico direttore austriaco  G. Kuhn prima di procedere all’esecuzione, ha voluto divertire il pubblico spiegando, anche in modo divertente, la composizione e improvvisando un piccolo brano secondo lo slile di Berio, nel quale anche il pubblico ha avuto un ruolo attivo. L’esecuzione  del “Concertino” è stata eseguita in modo impeccabile e si è notata l’influenza, sul venticinquenne Berio, di autori come Hindemith, Honegger  e  parzialmente Schonberg. E’ un’opera di apprendistato in cui Berio assimila i modi di comporre dei contemporanei ma che già mostra uno stile  personale ( tecnica del collage). Nella seconda parte del concerto è stata ben eseguita  la quarta sinfonia op.60 di L.van Beethoven. Grande successo di pubblico.  

Cesare Guzzardella   ce.guzz@tiscali.it  

   

 

 

ARTICOLI  CORRIEREBIT- ARTE E DESIGN    2004

DICEMBRE

PIERRE CARDIN DESIGNER

Pierre Cardin, il pioniere, il futurista . Primo couturier a lanciare il pret à porter, a insistere sull’aspetto pratico e legato alla vita concreta delle sue creazioni e del vestire, il tutto però come proiettato in una dimensione futura o piuttosto immaginaria . Nel 1954 lancia i vestiti “bulles” ma ,una volta attutito l’impatto della novità e dell’idea quasi rivoluzionaria, non si limita all’ambito della moda ma vuole concepire un “pret à habiter” che abbia le stesse caratteristiche e  con l’aiuto dell’architetto rumeno Antti Lovag (nato in Ungheria da padre russo e madre finlandese) concepisce una costruzione immensa,  il Palais Bulles,in una pro-pietà di 8500 metri quadrati (di cui1200 abitabili) a Théole sur Mer vicino Cannes, la cui costruzione dura ben quattordici anni, dal 1975 al 1989, ed il cui nome viene depositato da Sotheby’s  Tutto è all’insegna dell’ovale e del circolare, in un’atmosfera futurista e  da navetta spaziale ma che allo stesso tempo non dimentica le regole del “pret à habiter”. I vetri provengono rigorosamente da Murano (e non poteva  questa essere altrimenti da-te le origini dello stilista) . Questa immensa abitazione ,che è diventata ormai da molti anni la residenza preferita di Pierre Cardin dove appena può si rifugia ed invita gli a-mici più intimi, tutta ricoperta nel pavimento di marmo pakistano, conta due saloni, otto camere, un ufficio (personale), una biblioteca, una sala per conferenze, un cinema, varie sale da gioco e non solo, anche un anfiteatro all’aperto dove da tre anni si svolge in luglio un Festival di teatro, musica,opera e varie performances il cui consolidamento è ancora in atto ed a cui lo stilista francese tiene molto e conta per l’apertura della sua dimora al pubblico esterno . Tutto qui è all’insegna dello straordinario e dell’incon-sueto, soprattutto per il coraggio e la determinatezza nella concezione che ci fa anche pensare alle creazioni (rese abitabili) di Niki de Saint -Phalle immerse nel blu Yves Klein del cielo della Costa Azzurra . Ma come non pensare anche, in questo luogo fuori dal tempo e dallo spazio, alla possibile dimora del “Petit Prince” di Antoine de Saint- Exupéry che cadde qui vicino con il suo aereo inabissandosi nella Baie des Anges, il 31 luglio del 1944.   Pel ulteriori informazioni : http://www.palaisbulles.com/  

   Giacomo Di Vittorio  di-vittorio.giacomo@tiscali.it                                                 

 

TRE MOSTRE ALLA PERMANENTE 

Tre esposizioni interessanti quelle inaugurate al Palazzo della Permanente di Milano i primi di dicembre 2004: le opere della collezione Cappelletti, i dipinti e le incisioni di Gianfranco Manara e la mostra sociale degli artisti della Permanente. Le tre mostre mettono in rilievo parte del prodotto artistico di questi ultimi anni, sia della Lombardia che di altre parti dell' Italia del Nord. La personale dello scomparso Manara mette in luce le qualità intimiste dell'artista di Casalmaggiore: una pittura composta che guarda ai valori interiori e sembra riscoprire i momenti poetici più vicini all'uomo.
La collezione di Gabriele Cappelletti desta interesse anche per i quadri di Dova, Chighine, Crippa, Cassinari, Migneco , Morlotti, Francese, Dorazio e di tanti altri artisti caratterizzanti gli anni '50 e '60, anni magici per la pittura astratta e di tono. La rassegna degli artisti della Permanente con opere anche appartenenti al Museo della storica istituzione vuole mostrare l'operosità milanese più recente; non posso tacere le molte opere di maestri o di artisti di sicuro livello compositivo che rappresentano correnti differenti come quella di Ajmone o quella di Marialuisa De Romans, degli amici Vago,  Ghinzani, Plescan e Togo; non nascondo però qualche dubbio per opere in mostra di minor ricerca artistica sia per contenuti sia per carenze compositive formali, lavori quindi meno rappresentativi. La rassegna vuole e deve essere anche questo: poter leggere, confrontare, criticare, scegliere. Un elogio alla Permanente e a i suoi collaboratori più vicini è dovuto per le tre mostre realizzate. In un panorama artistico in crisi come quello attuale dove si fa così poco per gli artisti la Permanente spicca per iniziative. Le esposizioni in questione sono di buon auspicio per mostre future e di esempio e di sprone ai giovani artisti.
Milano 10 dicembre    achille guzzardella

NOVEMBRE

ZONARO AL VITTORIANO

Al Vittoriano a Roma é stato inaugurato il 26 novembre una bella mostra di olii e disegni dell'artista padovano (più precisamente di Masi, classe 1854) Fausto Zonaro. Formatosi alle accademie di Verona e Venezia l'artista veneto subì molto l'influenza della pittura napoletana e soggiornò molte volte nella città partenopea. Fausto Zonaro vicino alla esperienza di Dal Bono e di Vincenzo Migliaro é da accostarsi per i dipinti vedutistici e per i paesaggi della costa vesuviana al campano Attilio Pratella, massimo esponente nella metà dell'Ottocento, di questo genere pittorico. Nella riuscita esposizione romana non mancano molti dipinti realizzati durante il lungo soggiorno a Instambul alla corte del Sultano Abdul Hamid. Zonaro é in Turchia dal 1881 ed é primo pittore di corte dal 1896 al 1910; é costretto  per la destituzione del Sultano a tornare in Italia e a San Remo passerà l'ultimo periodo della sua vita terrena terminata nel 1929. Molti sarebbero i dipinti da menzionare, i vari autoritratti realizzati in Turchia, i paesaggi veneti e quelli orientali; uno per tutti, per armonia e colori, descrizione dell'ambiente, equilibrio poetico raggiunto con toni smorzati non troppo vivaci dove é leggibile una velata melanconia sognata, é la tela del 1900 " Scrivani pubblici" di proprietà privata. La mostra inaugurata alla presenza delle autorità turche rimarrà visibile al pubblico fino al 20 dicembre.

Milano, 26 novembre 2004      achille guzzardella

LA SCALA E L'ORIENTE

La mostra aperta al pubblico "La Scala e l'Oriente" dal 24 novembre al 30 gennaio 2005 a Palazzo Reale di Milano, offre al visitatore la straordinaria possibilità di ammirare i bozzetti delle scene e i costumi dei più interessanti spettacoli messi in opera dal 1778 al 2004; scene facenti parte delle raccolte museali del teatro non visibili al pubblico e molte delle quali di proprietà di collezioni private. Il bell'allestimento di Ezio Frigerio riesce a far ricreare l'ambiente e in un certo senso l'emozione vissuta nella realtà delle rappresentazioni. In mostra ben 130 bozzetti, studi, figurini, fotografie, installazioni, video e ben 130 costumi di scena, tutti originali. Tra i bozzetti e le scene spiccano quelle firmate da Salvatore Fiume, Gregorio Sciltian, Marino Marini, Fabrizio Clerici, Léonor Fini, Foujita. Non dimentichiamo l'allestimento e la regia  dei fratelli Galliani,che inaugurarono la Scala nel 1778 con "Europa Riconosciuta" di Salieri, opera fra l'altro scelta dal Maestro Riccardo Muti per la riapertura del Teatro il 7 dicembre 2004.                   23-11-04 

achille guzzardella   achi.guzz@tiscali.it   

OTTOBRE

RICORDO GIAN ALBERTO DELL'ACQUA

Il ricordo di Gian Alberto Dell’Acqua è vivo in me. Se n’è andato uno dei maggiori studiosi e storici del nostro tempo. Esperto di Caravaggio e Tiziano, prediligeva Cassinari e Giacometti tra i contemporanei, aveva ricoperto le cariche più ambite e prestigiose del mondo dell’arte.  Fu soprintendente alle Belle Arti, Presidente della Fondazione Poldi Pezzoli; a lui si debbono le più importanti mostre fatte a Palazzo Reale di Milano. Ha curato ben sei edizioni della Biennale di Venezia dal 1957 al 1969 prima come segretario generale poi come commissario straordinario. Ricordo quando aveva accettato di posare per una mia scultura, un ritratto, e fu entusiasta del mio modo di lavorare, eravamo nel  1991e anche quando mi presentò in catalogo per la personale di Pinerolo nel 1995 al Museo Civico di Palazzo Vittone. Pochi erano riusciti a ritrarlo prima di me: in scultura Giovanni Paganin e in pittura Giancarlo Vitali. Mi ricordo che Lui me ne parlò. Vitali l’aveva ritratto a olio, nel quadro si presentava di profilo con un cappotto mentre camminava. L'insigne storico era  distinto, fine, riservato, il classico signore d’un tempo. Mi ricorda per la sua serietà, rigorosità e religiosità un’altra figura da me ritratta, quella di Carlo Bo, anch’esso alto, distinto, signore di poche parole, sempre con il sigaro in bocca. Due mondi vicini, lo storico dell’arte, il critico letterario; due esempi di vita. Pensando a loro mi vengono alla mente altre vite scomparse quest'anno: Mario De Micheli, critico di fama, che mi aveva presentato in catalogo all’antologica a Crema nel 1996 e due scultori: Enrico Manfrini e Luciano Minguzzi. Il primo mio insegnante all’Accademia  ed esempio di coerenza e di sincera dedizione all’arte  religiosa, il secondo estroso inventore di forme, famoso per le  porte del Duomo  di Milano, San Pietro e quelle di San Fermo a Verona,  ritratto come i due precedenti all’inizio degli anni novanta. Ed ancora l'aristocratico architetto Ludovico Barbiano di Belgioioso ritratto da me nel 1998. Persone queste a me care per l'esempio avuto e la ricchezza dei rapporti instaurati. Senz'altro con la loro scomparsa si chiude un periodo della cultura artistica italiana e in particolare modo di quella milanese. Ricordo l’ultimo incontro col Grande  Storico, quando andai a trovarlo per portargli delle copie del libretto  uscito nel 2002 sulla mia scultura del quale era autore del racconto critico. Gian Alberto Dell'Acqua non mi voleva quasi ricevere, ormai bloccato nel suo studio, mostrò però contentezza nel vedermi e io lo ringraziai  ancora per il suo scritto. In quella occasione gli feci dono di una mia scultura bronzea, un crocifisso che gli misi nelle mani, lo strinse e mi guardò commosso.

27 ottobre 2004    achille guzzardella    achi.guzz@tiscali.it 

SCULTURA ETNICA E FOTOGRAFIA RAZIONALISTA 

Inaugurata la mostra d'arte etnica in abbinamento a fotografie della Bauhaus alla Galleria AB Origina di Milano. Mostra che rimane visibile fino 10 dicembre. Un connubio dal titolo "Bauhaus e primitivismo" che risulta essere positivo e di stimolo per i cultori attenti delle arti meno ufficiali. Un esposizione veramente interessante dove sono presenti opere ben scelte e selezionate delle culture di popoli che vanno dalla Papua Nuova Guinea indonesiana, al Borneo fino alle coste del Perù. Di notevole interesse il tamburo SepiK di legno e pelle di lucertola con le sue figurine di antenati. L'antenato di pietra dell' isola di Flores dell'arcipelago della Sonda Minore dell' Indonesia oppure la splendida maschera sciamanica di legno policromo dell' Huttar Pradesh Himalaya dell'India della seconda metà del  XIX sec. per non parlare dell'antenato di legno TauTau di legno dell' inizio del XIX sec., dell'etnia Toraja Sulawesi dell' Indonesia o del bellissimo scudo del Borneo Indonesiano etnia  Dayak della seconda metà del XIX sec. Ben articolata anche l'esposizione fotografica dove la razionalità e il costruttivismo formale mettono in evidenza, con esempi notevoli il linguaggio fotografico degli anni '30. Esempi sono le foto di Franz Ehrlich, di Georg Muche, David Seist, Herbert Schuermann e altri in dialogo con le opere e le culture provenienti dalla Oceania, dall'Africa e dall'Asia. Mostra originale dove la visione delle opere scultoree più remote sono in armonia con la parte più razionalista della nuova arte fotografica.

26 ottobre  2004           

achille guzzardella     achi.guzz@tiscali.it 

 

LA  PITTURA DELL' ITALIA  DEL  NORD  DEL '500  A  PALAZZO  TE

Una mostra di notevole interesse quella allestita a Palazzo Te a Mantova dal 5 settembre al 9 gennaio 2005 che porta il titolo "Natura e Maniera tra Tiziano e Caravaggio, le ceneri violette di Giorgione". Titolo questo azzeccato che mira a valorizzare il magico influsso di Giorgione nelle ben centotrenta opere esposte provenienti dalle più importanti collezioni private, da musei italiani ed esteri e da molte cattedrali. Giorgione con le sue invenzioni cromatiche e i suoi armoniosi paesaggi figurativi è eredità fondamentale per i fermenti manieristi che sfoceranno in una rivoluzionaria rappresentazione della realtà fino ad arrivare alla straordinaria personalità del Caravaggio. In mostra del Divin Pittore è presente "La conversione di Saulo" proveniente dalla collezione dei Principi Odescalchi di Roma e tra le tante opere possiamo  ammirare anche "La Trinità" di Tintoretto proveniente dalla Galleria Sabauda di Torino, una bella "Annunciazione" di Giovanni Gerolamo Savoldo proveniente dal Museo Civico di Pordenone  e un bel ritratto di Lorenzo Lotto del Museo Statale di Berlino.

22 ottobre 2004     achille guzzardella     achi.guzz@tiscali.it 

FENICI

E’ stata inaugurata ieri presso la Biblioteca di Via Senato 14 a Milano, un’interessante e ben studiata mostra sui Fenici. Con il patrocinio del Comune di Milano, Settore Cultura e Musei, e il sostegno di Publitalia ’80, Fondazione Cariplo e Ras, la mostra sarà aperta dal 21 ottobre 2004 al 17 aprile 2005, tutti i  giorni dalle 10 alle 18, giovedì dalle 14  alle 21, chiuso il lunedì.I Fenici visti, studiati e apprezzati come declinazione dell’Oriente in Occidente; 150 reperti provenienti dai più importanti musei italiani presentano il ruolo che i Fenici ebbero nella trasmissione della cultura orientale in Occidente attraverso il commercio e la fondazione di colonie. Intorno al 1000 a.C. le città fenicie furono infatti protagoniste di un’ampia attività legata al commercio e all’espansione coloniale in molte regioni del Mediterraneo occidentale: Grecia, Sicilia, Egitto, Nord Africa, Spagna. Nella prima sezione della mostra sono esposti modelli iconografici egiziani, assiri ed egei, espressioni di attività nobili ed eroiche del re, quali caccia, guerra e banchetti. A seguire, una sezione propone alcuni dei temi che più connotano la civlità fenicio-punica nell’immaginario collettivo, la perizia nautica attraverso modelli di navi onerarie e da guerra e la lavorazione della porpora. La sezione successiva è dedicata all’esposizione di bassorilievi assiri (originali e copie in gesso) dei palazzi di Ninive. Nella sala dedicata all’artigianato sono esposti gioielli in oro, scarabei in pietra dura semipreziosa, testine in vetro e amuleti. Infine, tra i diversi documenti esposti per illustrare il tema della religione, è particolarmente suggestiva l’esposizione  di stele dai tofet, che richiamano nella decorazione i naòi egiziani e ricostruiscono un angolo di questi santuari a cielo aperto. Per informazioni potete chiamare il n. 02/76215314-318 o scrivere a: segreteria@bibliotecadiviasenato.it

21 ottobre 2004     Valeria Pezza

ARTE  ANTICA A MILANO

E' senz'altro l'esposizione più classica e densa di significati antichi di questi ultimi decenni quella dei Miti Greci, aperta a Palazzo Reale di Milano dal 6 ottobre al 23 gennaio 2005. Occasione  per chiarire anche i processi della ricerca archeologica e riflettere su come gli antichi documenti figurati possono  oggi parlare all'uomo contemporaneo. Un percorso espositivo coerente dove l'impatto visivo è di stimolo e alta emozione sia per il singolo piccolo reperto che per la tanagra o dei grandi vasi.. ,per non parlare degli splendidi affreschi o mosaici Pompeiani. La mostra si offre in tutta la sua ricchezza e splendore delle ben trecento opere esposte provenienti dai più importanti musei e dalle più ricche collezioni private. Il visitatore rimarrà senz'altro stupito, arricchito e contento. Di ben altre ragioni espositive la mostra aperta dal 21 ottobre alla Biblioteca di via Senato a Milano e visibile fino al 17 aprile 2005 dal titolo " I Fenici l'Oriente e Occidente ". Il tema dell'esposizione è quello della trasmissione della cultura orientale in occidente attraverso opere artigianali Fenice di alto livello formale,opere provenienti dal vicino oriente e che illustrano il trasferimento in occidente di modelli iconografici egiziani,assisi, egei, carichi di tematiche religiose. Gli oggetti provengono dai più importanti musei italiani: l'archeologico di Cagliari, l'etrusco di Villa Giulia, le raccolte Civiche Archeologiche e Numismatiche di Milano, l'Archeologico di Napoli e la Biblioteca Apostolica Vaticana per citarne alcune. Apre la mostra lo splendido Skyphos in bronzo della Tomba Barberini di Palestrina del Museo etrusco di Villa Giulia a Roma. Insomma un'altra mostra da non perdere che testimonia ancora la ricchezza infinita dell'antico e l'altezza delle iniziative culturali a Milano.

Milano  21-ottobre- 2004  

achille guzzardella    achi.guzz@tiscali.it 

 

LA CATTURA DI CRISTO DEL CARAVAGGIO AL MUSEO DIOCESANO

Nel Cristo del Caravaggio della National Gallery di Dublino e precisamente "La  cattura di Cristo" del1602 esposta fino al nove gennaio 2005 al Museo Diocesano  di Milano, c'è tutta la consapevolezza del proprio futuro destino, quello di agnello sacrificale per il bene dell'umanità tutta. L'espressione del volto, le mani protese e giunte in atto di preghiera e nello stesso tempo di abbandono del Cristo, sono le parti centrali del dipinto. E' l'ennesima riflessione del Caravaggio, l'ennesima presa di coscienza. L'artista cerca e prega il Creatore. Dio lo appaga donandogli queste capacità pittoriche, questi alti equilibri. Per i molti visitatori sarà occasione unica d'incontro con questa opera del Divin Pittore.

14 ottobre 2004     achille guzzardellla   achi.guzz@tiscali.it 

 

MITI GRECI :  Archeologia e pittura dalla Magna Grecia al collezionismo

Più di 300 opere, tra affreschi, vasi dipinti, antichi e moderni, sculture, reperti archeologici, alcuni dei quali restaurati per l'occasione e per la prima volta presentati al pubblico - come la ricomposta Tomba delle Danzatrici, portano a Milano il grande fascino del "Mito Classico". Anche la "grande pittura", purtroppo quasi del tutto perduta, è documentata in mostra attraverso le pareti delle tombe dipinte dell'Italia meridionale,gli affreschi da Pompei ed Ercolano, repliche di età romana di capolavori greci,e la straordinaria stele proveniente dal grande tumulo di Vergina in Macedonia.La mostra si apre con una introduzione dedicata al valore culturale del mito dall'età classica a oggi. A incarnarlo uno straordinario modello originale in gesso di Canova e la raffigurazione del Mito di Medea dai vasi greci alle pitture romane, alla rappresentazione cinematografica di Pasolini.        Milano - Palazzo Reale dal 6ottobre 2004 al 23 gennaio 2005 www.tichet.it/miti  

Milano  5 ottobre    redazione@corrierebit.com 

 

SETTEMBRE

Andy Warhol alla Triennale di Milano

E' la più grande mostra allestita in Italia dell'artista americano capostipite della Pop Art. Titolo specifico della mostra è "The Andy Warhol Show". Aperta al pubblico dal 22 settembre al 9 gennaio 2005. Wharol, personaggio eclettico e rivoluzionario  soprattutto nell'ambito della grafica,della comunicazione e della moda, tanto da costituire ed essere considerato un emblema della cultura americana degli anni '60 e '70 e rappresentato alla mostra, voluta dalla Chrysler, da tutte le opere  sui temi fondanti l'estetica dell'artista.  In mostra i ritratti di Marilyn, Liz Taylor, Elvis Presley, Jaqueline Kennedy, insomma tutti i miti americani. Tutte le icone del consumismo (le Coumpbell'Soup, la Brillo Box, la Dollar Sign)e i volti noti di Leo Castelli, Ileana Sonnabend e Keith Haring, per non parlare di Yves Saint-Laurent, Giorgio Armani, Carolina di Monaco, Gianni Agnelli, Jan Fonda e Grace Jones e tanti altri. Esposte anche" The last Decade", l'ultima serie di opere della sua vita realizzate negli anni '80. Completa l'esposizione delle opere l'ampia rassegna fotografica che raccoglie immagini di Peter Berg, Maria Mulas, Mario Schifano, Victor Bokris, Gerard Malanga, ecc. Non mancano inoltre foto realizzate dallo stesso Warhol. Insomma senza dilungarmi una mostra che va vista e che ben fa capire le poetiche visive dell'arte americana del dopo guerra. arricchisce la mostra un voluminoso catalogo edito da Schira.

Milano 21 settembre   achille guzzardella          

 

POTIENTIA

Piacevole la visita agi scavi di Potientia il 20 agosto scorso e il dialogo avuto con il giovane archeologo. Qua e la cocci, piccole schegge dall'aspetto di reperti, anse e colli di vasi, e tegole romane. Molti i percorsi coperti e le asciutte tracce di colonne completate a calce, i mosaici nascosti da teli in attesa di colti ricercatori. Andiam via contenti della sosta fatta e per un momento c'è parso in quei canali, su quei muretti ricostruiti di vivere ai tempi dell'antico sito.       Milano 8 settembre    achille guzzardella     achi.guzz@tiscali.it 

SEPIK - LA VALLE DEGLI SPIRITI

Così titola la mostra allestita presso Palazzo Volpi di Como. Mostra inaugurata il 28 febbraio 20004 e prorogata per tutti i mesi estivi dato anche il successo e l'interesse destato, ovviamente agli addetti ai lavori e ai sempre più numerosi appassionati. L'esposizione mette in risalto con buon allestimento una parte dell'arte della popolazione della Nuova Guinea. Sculture policrome, maschere a gancio, maschere a cranio colorate, strumenti, flauti cerimoniali in bambù, suppellettili e monili caratterizzano la mostra; tutte opere colorate con terre naturali. Ma entrando nel vivo dell'esposizione che si apre con una scultura yina, colpisce per la sua essenzialità il grande tamburo a fessura proveniente dal Museo Etnico di Rimini, e la grande tavola di legno per il culto, traforata e dipinta della collezione dei Musei Civici di Como. Di squisita singolarità la scultura a gancio raffigurante un piccolo antenato Medio Sepik, sempre dei Musei Civici di Como. E di grande impatto visivo e di essenzialità nelle forme, sono le due sculture yipwon, la grande di cm 420 di altezza la piccola di cm 16. Ma di grande  pregnanza espressiva sono le sculture a tuttotondo come: "Grande figura ancestrale femminile etnia Nukuma, Medio Sepik" e "Grande figura ancestrale adoperata per il rito Nokwi "e "Grande figuraancestrale femminile che sormanta un coccodrillo e un'uccello-medio Sepik".  La mostra, allestita in maniera razionale e composta, presenta le sculture nella gran parte di casi, sospese nel vuoto tenute da fili quasi invisibili riuscendo a coinvolgere lo spettatore e a farlo calare nel mondo aborigeno, dei suoi idoli, delle sue forme poetiche e  fantastica ma sempre riconducibile all'espressione vitale dell'uomo.

 2 settembre       achille guzzardella    achi.guzz@tiscali.it 

 

VISITA ALLA  BASILICA A SAN NICOLA A TOLENTINO

Tolentino 18 agosto 2004 - ci accoglie l' Agostiniano Frate Mario in quel di San Nicola a Tolentino, cuore delle Marche, dove l'ingresso di Nanni Bartolo detto Il Rosso ci consente il passaggio. Una ideale porta diretta al Cappellone e agli affreschi di scuola giottesca. Ecco, nella mia mente rimane soprattutto questo connubio, le sculture di Nanni e gli affreschi con le storie del Santo, unione tra scultura architettura e pittura, magica visione. Gli affreschi di gentilezza squisita di mirabil mano dove la soavità  delle espressione e la delicatezza coloristica si sposano con l'architettura del Cappellone. Ci sembra di entrare e di essere nella pittura. E i gesti e i volti la dicon tutta. Beato chi entra nel Cappellone e sa vedere, in un certo senso e già in Paradiso.

3 settembre   achille guzzardella       achi.guzz@tiscali.it 

LUGLIO

Per le Olimpiadi di  Atene  2004

"Da Olimpia ad Atene 776 a.c.-2004" Questo è il titolo della mostra allestita al Museo Archeologico di Milano, aperta al pubblico dal 23 giugno e destinata ad essere visitabile fino al 31 maggio 2005. Se pur di piccole dimensioni l'esposizione fatta perlopiù da cartelli illustrativi e pochi oggetti è veramente interessante; situata all'interno della parte inferiore del museo e attorniata da un'infinità di anfore a figure a fondo nero, ricostruisce i temi più salienti dei giochi olimpici dell'antichità e descrive la nascita decubertiana dei giochi dell'era moderna (data di inizio 1896 ad Atene). Una presentazione culturale di buon auspicio per i milanesi e ben augurante per l'imminente raduno ateniese. Di gran utilità per i visitatori e in particolar modo per i ragazzi delle scuole la ricca e ben articolata guida che accompagna la mostra e che è da richiedersi ai custodi gratuitamente, ( bella iniziativa finalmente). Un plauso da parte di chi scrive al museo, ai curatori e al Comune di Milano.  

  28-7-2004    Achille Guzzardella      achi.guzz@tiscali.it           

I due Michelangelo 

La mattina del 15 giugno, a pochi giorni dall'inaugurazione della "Rondanini Ripulita" al Castello Sforzesco, sono corso a rimirarla. Al momento rimango perplesso, poi Michelangelo provoca sempre l'eterna emozione. L'otto luglio porto il mio unigenito Amedeo, fresco di licenza elementare a vederla. Alla vista della "Pietà" esclama: "Troppo bianca!" La stessa mia sensazione e quella di molti visitatori. Senza dubbio i restauratori (pulitori solo, per l'occasione) hanno fatto un buon lavoro, anche se  ho sempre saputo che alla scultura un po' di polvere del tempo non ha mai fatto male, tra l'altro il marmo rimasto sempre al chiuso non ha certo sofferto. La patina gialla del tempo forse disturbava, ma la forma, le luci, le ombre, non sono migliorate. Era necessario l'intervento? Chissà, l'importante è che gli addetti pulitori non abbiano insistito troppo con bisturi e abrasivi; nel marmo, sappiamo, è facile togliere ma non si può certo aggiungere. Comunque sia se è solo pulitura, rimango contento del fatto che sia tramontata l'idea ventilata in molti articoli del Corriere della sera e di altre testate in questi ultimi anni, di spostare l'ultima opera del sommo Michelangelo addirittura all'aperto. L'attuale e prima collocazione al Castello va benissimo, la Rondanini è talmente grande che è giusto che stia sola e che il visitatore non sia distratto e possa avere l' intimo colloquio con questo capolavoro di essenzialità espressiva,  che descrive il rapporto più importante per la storia dell'umanità. 

Di altro spessore l'intervento sull'altro Michelangelo, il Pittore, il Merisi. Gli addetti ai lavori hanno portato alla luce una mano nell'ultimo quadro di Caravaggio: "Il Martirio di Sant' Orsola", esposto all'Ambrosiana e visto da me ieri il 16 luglio. La mano è risultata fondamentale per una rilettura dell'opera, infatti rende il gioco prospettico ancora più avvincente oltre a dare al dipinto un tono di vera modernità. La posizione della mano fa rimarcare quell'essenzialità di forma e persino  di espressioni delle figure. L'uomo della mano emersa dal restauro sembra tentare invano di voler fermare il dardo scagliato,  che ormai è penetrato nel petto della Santa. La mano diventa il centro della composizione, Sant'Orsola è attonita, china, stupita quasi del fatto. La vera contrapposizione nel dipinto è costituita dall' espressione dei volti: quella del vile re, lanciatore del dardo, e quella della figura della mano, che se pure in ombra è di grande e mirabile  espressività, esprimendo pietà per l'ormai accaduto destino. Con questa opera Caravaggio ci lascia forse il suo testamento spirituale. Calza il paragone con l'altro Michelangelo, quello della scultura. I due capolavori: La Rondanini e Il Martirio di Sant'Orsola sono le due opere ultime e ultimo immenso atto di due dei più grandi geni artistici dell'umanità. Il Martirio di Sant'Orsola a suo modo è una Pietà come quella del sommo Buonarroti. L'uomo della mano nasconde nell'intima espressione del viso una pietas per la Santa trafitta.  Nella contrazione del viso e nell'occhio si legge il dramma avvenuto. In egual misura nella Pietà Rondanini, la Madonna cela nel viso la stessa pietà per il figlio morto.

Milano 17 -7- 2004    Achille Guzzardella  mailto:aci.guzz@tiscali.it      

Giugno

Giuliano Vangi alla Rotonda della Besana

Ho rivisto lo scultore Giuliano Vangi! L'ultima volta era stato alla sua personale a Milano nel 2003 in Foro Bonaparte. Oggi alla Besana, sculture di grandi dimensioni e svariati disegni vecchi e nuovi, di vibrante impronta esistenziale . L'impronta di Vangi c'è sempre, questo ho avuto modo di dirgli oggi. Per la Rotonda della Besana rinnovata, è una specie di inaugurazione della scultura che torna in loco dopo anni ad essere esposta. Finalmente un luogo espositivo, speriamo che le mostre degli scultori lombardi  e non si susseguino a ritmo incalzante;ci sia un ritorno per Milano alla scultura, la vera scultura quella della forma, quella che rimane, non l'effimera, la concettuale (quella delle installazioni) . Quella di oggi pone le basi e fa sperar bene. Ritornando a Vangi, notevole il gruppo scultoreo di marmo dal titolo "Il grande racconto" del 2004 che andrà a stare in Giappone. Più languide le composizioni eriecheggianti motivi compositivi riconducibili a maestri quali Marino e Manzù, vedasi le opere "Uomo e animale" del 2004 e "Donna con ampio vestito" del 1987; comunque sia lavori encomiabili che esprimono la natura di Vangi leggibile nella sua forma anche nei lavori recenti come "Uomo e caprone" del 2003 e "Ares" del 2004. Di pregevole fattura il catalogo edito dalla Silvana Editoriale con scritti di Renato Barilli, Mario Bocca( allestitore della mostra) Francesco Puranelli e Marco Vallora. Le opere saranno in mostra fino al 25 luglio. 

Achille Guzzardella  24 giugno   achi.guzz@tiscali.it         

 

I Grandi Cartoni di Sironi alla Triennale

Inaugurata alla Triennale di Milano l'interessante mostra : "Sironi-la Grande Decorazione"  nell'ambito delle manifestazioni La festa per l'architettura), che rimarrà aperta al pubblico dal 10 giugno al 18 luglio 2004. Questa esposizione proveniente dalla grande mostra tenuta tra l'autunno 2003 e la primavera 2004 a Bologna è dedicata alle opere monumentali, ai bozzetti e ai cartoni preparatori per le vetrate, le ceramiche e ai rilievi dell'artista che fu l'artefice massimo di quella più famosa Quinta Triennale, prima mostra tenuta nel Palazzo dell'Arte di via Alemagna. (Ricordiamo che in quella occasione Sironi si interessò in maniera completa della mostra, dall'allestimento, alla realizzazione  dei distintivi, delle targhe, dei manifesti e perfino della bella medaglia commemorativa rappresentante da un verso una forma  V, simbolo della quinta Triennale e dall'altro il rilievo : il vasaio). Per le imprese monumentali, Sironi dipinse un numero svariato di grandi cartoni a tempera e una quantità impressionante di studi e schizzi di piccolo formato. Una selezione di ben 38 opere di grande dimensione e di oltre 150 disegni costituiscono il nucleo centrale della mostra. Esempi di essenzialità suggestiva Sironiana sono a mio giudizio : il bel cartone "Madre con bambino" (cartone per il mosaico l'Italia corporativa) del 1936-37,  e pure "Adamo ed Eva"; il grande cartone preparatorio per l'affresco " L'Italia tra le arti e le scienze dell'Aula Magna dell'Università degli Studi di Roma . Suggestivo e pieno di carattere anche il frammento del bozzetto del rilievo per la facciata  del Palazzo del Popolo d'Italia di Milano del 1938-41; il grande cartone  "La geografia - L'impero" del 1935. Una mostra da non perdere anche per l'oppurtunità unica di vedere raccolte tante opere di Sironi e capire il carattere dell'artista netto, forte ed essenziale pervaso d un'atmoosfera unica e che pone l'artista come fondamentale nel percorso dell'arte del secolo scorso.

Achille Guzzardella  9 giugno               

 

Due Mostre a Milano del milanese Francesco Ros

Si sono inaugurate a Milano due personali dell'amico pittore Francesco Ros, la prima nel mese di Maggio al Circolo della Stampa, la seconda il primo Giugno all'Arengario. Per l'occasione è uscito il bel catalogo edito dalla Lalli di Firenze che illustra l'attività pittorica dell'artista dal 1962 al 2003. I testi in catalogo sono di: Carlo Mola, Dino Villani, Dario Recubini, Carlo Franza, Pedro Fiori, Giuseppe Martucci, Ignazio Mormino, Annamaura Malatesta, Alberto Mirarci, Achille Guzzardella, Luciano Imbriani, Enotrio Mastrolonardo, Antonino De Bono, Vincenzo Castelli, Roberto Moroni, Ery Vigorelli, Antonio Tomarchio, Silvia Spiccia, Giovanni Grisà e Mario Monteverdi. Dal saggio in catalogo del sottoscritto   "La tradizione della pittura lombarda continua con il milanese Francesco Ros. Ultimo dei romantici pittori di paesaggio, Ros ama dipingere all'aperto; con il suo cavalletto s'immerge nella campagna ed immortala scenari veri. Ros non emula un Lilloni, un Del Bon, un De Rocchi, uno Spilimbergo, Ros va oltre, è consapevole della lezione dei suoi predecessori e proprio perchè è solo e vivendo in un certo senso fuori dal tempo, in un mondo distratto dai veri valori della vita, lotta e fa quel che sa fare, è spontaneo, istintivo, genuino e fermo con se stesso, non tradisce la sua natura. Quello che ci entusiasma è il suo equilibrio di toni e di colori e la sua pennellata è un tocco di delicatezza. Questa delicatezza è l'espressione dell'animo di Francesco. Si il nostro Francesco, umile e composto, consapevole del suo valore, dipinge con amore alla ricerca sempre di una natura, per molti perduta, e la fa sua. Nei suoi quadri si vede la nebbia tipicamente lombarda, la brezza mattutina, il muoversi dell'erba, il casolare lontano, si leggono i colori dell'autunno. Ros ci sa incantare e va lontano."     

Achille Guzzardella  1 giugno     achi.guzz@tiscali.it

MAGGIO

ANDRE' DERAIN ALLA PERMANENTE

Accompagna un bel catalogo della Silvana Editoriale, la bella mostra inaugurata alla Permanente di Milano il 25 maggio, dal titolo "Andrè Derain la forma classica" . Classe 1880, nato in Francia a Chaton, Derain è esponente di spicco del gruppo dei Fauves con Braque e Picasso. L'artista francese e da considerarsi un protagonista della fase primitivistica del cubismo e con sorprendente anticipo sulla crisi delle avanguardie mostra  già alla fine della Prima Guerra Mondiale un cambiamento, e volge la propria indagine al passato,in particolare all'arte classica italiana. La mostra vuole mettere in luce questo aspetto. Sono d' esempio i quadri come: "Grand nu" del 1935 impareggiabile  la sua austera essenzialità, dove le forme emergono compatte dal fondo scuro; o  "Deux figures de la Grande Baccanale Noire" del 1939-41 mettente in luce una giocosità ardita; o "Nu deboit et Nature Morte" del 1936-1940. Suscitano interesse anche la grande tela dal titolo " La chasse" del1930 e " Repas aux chiens". Mi piace menzionare le sculture  per la loro essenzialità melanconica di forte ispirazione africana e richiamante l'arte del Benin  "Femme au collier à deux rangs" o "Femme du mistere" o le più classiche "Femme au Menton rod" o "L'enigme" o "Pipe immaginaire", opere tutte degli anni '40. Sono esposti anche una  serie di delicati disegni. Sono esposte anche opere Italiane di quegli anni tra i quali segnalo una di Funi e un autoritratto di Giorgio De Chirico,il bel "Nudo rosso" di Francesco Menzio e l'intenso paesaggio di Carlo Carrà: "Il meriggio" del 1927.  Una mostra da non perdere.

Achille Guzzardella  26 maggio   achi.guzz@tiscali.it     

ARTE  dell' AFRICA NERA

E' ancora allestita al Museo di Storia Naturale di Milano la bella mostra "E'vhè-Quatchi, un'estetica del disordine, sculture e oggetti rituali dal Togo". Inaugurata il 25 febbraio del 2004. Se pur di modeste dimensioni, l'allestimento è per il visitatore di impatto felice e suggestivo. Sculture lignee in vetrina, feticci e antenati raccolti e illuminati in spazi nascosti quasi a consentire allo spettatore di spiare ed entrare in un mondo antico e di sogno. Emergono le essenzialità espressive degli idoli, gli oggetti rituali. Di sapiente effetto le proiezioni filmiche facenti parte della mostra che descrivono la vita e i rituali odierni della popolazione del Togo. Arricchisce l'esposizione il bel libro-catalogo edito dal Centro Studi Archeologia Africana che analizza in particolare le caratteristiche puntuali (pali figurati) di queste opere apparse per la prima volta sui mercati antiquari di Lomè. Interessante l'analisi compiuta sul mondo dei Vudu   " gli dei oggetto"  e il mondo degli antenati.  Una mostra senza dubbio per gli appassionati da non perdere. 

Achille Guzzardella  23 maggio  achi.guzz@tiscali.it           

"Dalla Resurrezione all'Ascensione", mostra nella Basilica di Santa Maria in San Satiro  a Milano

Sabato, 22 maggio, è stata inaugurata la mostra "Dalla Resurrezione alla Ascensione" con sette artisti dell'U.C.A.I. ( associazione cattolica artisti italiani). Mons. Luigi Crivelli e il prof. F.DE Faveri hanno presentato la mostra che raccoglie opere di Cattaneo, Lazzari, Guzzardella (opera nella foto),Corneo,Schiavi,Barbagallo e Venditti. La  mostra resterà aperta fino al 3 giugno.       

FRANCO LODATO:  BIONICS in ACTION

Motorola ha annunciato oggi 20 maggio, la pubblicazione  di "Bionics in Action: TheDesign Work ofFranco Lodato",un libro sul designer capo dell'iDEN Subscriber Group della società e sull'applicazione della bionica, scienza che studia la relazione tradesign e natura.Illibro è stato scritto da Jenes Bernsen scrittore e stratega del designdi fama internazionale. Ripercorre la carriera di Franco Lodato, i prodotti di consumo da lui ideati che spaziano dai rasoi alle piccozze, dalle padelle ai telefoni cellulari, restando sempre fedeli a un'unica filosofia di design, nonostante i campi di applicazione siano i più disparati.               

redazione@corrierebit.com

TRAVERSI A PARMA

Una mostra da non perdere quella titolata "Luce sul '700 - Gaspare Traversi e l'arte del suo tempo in Emilia", ben allestita a Palazzo della Pilotta a Parma, visibile dal 4 aprile al 4 luglio 2004. Sono esposte le 24 tele del Traversi, napoletano verace, eseguite tra Piacenza e Parma per la chiesa del convento di Santa Maria di Monte Oliveto a Castell' Arquato. E sempre del Traversi collocate nello splendido retropalcoscenico del Teatro Farnese ricostruito, un discreto numero di dipinti appartenenti a musei e collezioni private italiane e estere, altro esempio della sua maestria nel descrivere ed interpretare la grazia e il diletto della società borghese del tempo. Pittura per un certo verso assimilabile a quella del Longhi a Venezia e per certi altri in conseguenza con la pittura di Hogarth in Inghilterra. Fanno da contorno altri dipinti precedenti a questi arrivati da contesti italiani sempre in Emilia, opere del Piazzetta del Crespi, di Francesco Solimena e del Tiepolo. Di minore interesse e impatto visivo sono esposte anche sculture policrome e non e argenti e sete che, comunque sia , contribuiscono a ricostruire un mondo di eleganza e ricchezza la cui crisi il Traversi sembra quasi precognizzare. Con le sue scene di carattere  analitico e psicologicamente indagatrici spingendosi anche in particolari descrittivi alquanto soddisfacenti.

Achille Guzzardella   20 Maggio   achi.guzz@tiscali.it   

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GIUSEPPE VIOLA

L'Archivio di Stato di Milano, in via Senato 10, ospita la mostra "Confini e percorsi del segno e del colore". La mostra, promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ha per protagonisti Luciana Gallo e Giuseppe Viola. Viola è uno tra i più significativi maestri milanesi del dopoguerra, capofila della corrente artistica dello "Imagismo". Nelle opere si nota il suo grande amore per la natura, per le  figure, per la vita quotidiana, per il paesaggio.   Nella prima foto: il curatore della mostra Giuseppe Lippoli con i Maestri Giuseppe Viola e Achille Guzzardella. Nella seconda ritratto di Pino Lippoli. Nella terza gli scultori Robaudi e Guzzardella          Palazzo del Senato, via Senato 10  Milano  dal 4 al 31 Maggio       redazione@corrierebit.com 

 

UKIYOE A MILANO

A Palazzo Reale di Milano dopo il grande successo della mostra  dedicata nel 1999 a Hokusai una nuova grande esposizione curata da G.Carlo Calza e dal titolo:"Ukiyoe il mondo fluttuante"  è stata inaugurata il 7 febbraio e chiuderà i battenti il 30 Maggio 2004. Sono esposte piu' di 500 opere in due tempi diversi, esse mettono in luce il teatro, la natura, il paesaggio, la tradizione, i piaceri della vita, il poetico mondo femminile  nella storia giapponese. Le opere esposte provengono dalle collezioni pubbliche e private da un po tutte le parti del mondo e illustrano le trasformazioni tra il XVII e la metà del XIX secolo della società e della cultura giapponese che si formò intorno alla città di Edo divenuta poi Tokyo.Immagini realizzate da tanti artisti( Ukiyoe, immagini del mondo fluttuante, fluttuare e perdersi nel piacere, abbandonare la malinconia della realtà e del dolore). le cortigiane di allora creavano nuovi gesti, comportamenti diversi, eleganza vistosa, ruotavano intorno al teatro kabuki  nei quartieri del piaceri. Oggi le immagini di importanti artisti contemporanei e tra i tanti spiccano le opere di  Hiroshige, di Hokusai, di Utamaro sanno coinvolgere in quel mondo di piacere e di beltà".         

Achille Guzzardella     achiguzz@tiscali.it   

FIUME METAFISICO: Opere di Salvatore Fiume dal 1947 al 1989

Roma - Museo Nazionale degli Strumenti Musicali

23 aprile 23 maggio 2004 

Con questa mostra di Salvatore Fiume, il Museo Nazionale degli Strumenti Musicali – tra i più rilevanti d’Europa per la rarità e il pregio degli strumenti della sua ricchissima collezione – sviluppa ulteriormente le proprie attività culturali, mettendo a disposizione i suoi splendidi spazi espositivi al secondo piano dello storico edificio di Piazza Santa Croce in Gerusalemme a Roma. Per la prima volta i figli di Salvatore Fiume curano insieme una mostra dedicata esclusivamente alla componente metafisica dell’opera del grande maestro. Un aspetto, non ancora approfondito, che caratterizza quasi per intero la sua lunga vita artistica fortemente influenzata dall’incontro con Carlo Carrà, a Milano, nel 1936, e con Alberto Savinio e Giorgio de Chirico, nel primo dopoguerra. Furono essi i primi, insieme al poeta e critico Raffaele Carrieri, a riconoscerne il talento e a seguirlo nei primi anni della sua attività di giovane artista. Anche il grande architetto Gio Ponti ebbe un ruolo importante nella carriera artistica di Fiume, introducendolo nei circoli culturali milanesi, dedicando molto spazio alla sua opera sulla rivista Domus, da lui diretta, e commissionandogli diversi lavori fra cui, nel 1952, un enorme dipinto per il famoso transatlantico Andrea Doria.  Fra coloro che ebbero grande stima dell’opera di Fiume, non solo come pittore, ma anche come scrittore, non va dimenticato Dino Buzzati, il quale scrisse molto su di lui e gli commissionò svariati disegni e molti racconti per La Lettura, il famoso supplemento letterario del Corriere della Sera. Commissario della mostra: Claudio Strinati, Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Romano  Curatori: Laura e Luciano Fiume Collaborazione: Paolo Ruocco e Galleria Artesanterasmo Milano.  Per saperne di più consultare il sito http://www.fiume.org/   

VAN DYCK A MILANO

Di grande respiro poetico la mostra aperta a Palazzo Reale a Milano "Van Dyck riflessi italiani" dal 19 Febbraio al 20 Giugno 2004. La mostra è da considerarsi straordinaria per la qualità dei dipinti esposti. Di particolare rilievo la tela acquisita dallo Stato  "Compianto di Cristo". Dipinta intorno al 1630 e in deposito a Roma presso il Museo di Palazzo Venezia. La bella esposizione mette in luce in particolar modo il rapporto del pittore fiammingo con la cultura italiana. Spiccano per intensità espressiva nella serie degli splendidi ritratti quello di Luigia Cattaneo gentile dipinto nel 1622 e quello di Alessandro Giustiniani in veste di senatore sempre del 1622-23. Mentre di notevole delicatezza sono le composizioni con Madonna e Bambino, una per tutte " La Vergine offre il Bambino a Sant' Antonio" del 1628-32 conservata alla Pinacoteca di Brera di Milano, dove la grazia del Bambin Gesu' rappresenta la consapevolezza divina. Troneggia infine l'esuberante ritratto equestre: " Tommaso Francesco di Carignano Principe di Savoia" del 1634 conservato alla Galleria Sabaudia di Torino. Una mostra da vedere, arricchita da un bel catalogo edito da Skira e dal positivo allestimento di Luca Ronconi.

Achille Guzzardella   5 Maggio    achiguzz@tiscali.it   

TESORI AZTECHI A ROMA 

A Roma a Palazzo Ruspoli la bella mostra sulla Civiltà Azteca inaugurata il 20 Marzo e aperta fino il 18 Luglio 2004, presenta opere provenienti in massima parte dal Museo Antropologico di Città del Messico e dal Museo del sito del Tempio Mayor. Circa 350 capolavori, parte fondamentale del patrimonio artistico messicano. Encomiabile il bel allestimento, dove il visitatore riesce a riporre la dovuta attenzione al periodo artistico trattato. Il bel catalogo edito Skirà non riesce a dar giustizia alle opere così ben esposte. E' una mostra che va proprio vista, le opere sono collocate nella giusta illuminazione e godono dell'atmosfera appropriata. Di trascinante emozione sono le grandi statue di pietra, gli dei in terracotta policroma, le superbe maschere,  le decorazioni in mosaico turchese e i raffinati gioielli. Sono opere  per la prima volta in Italia. I capolavori in mostra sono tra i piu' importanti di tutta la cultura azteca sopravvissuta alle distruzioni e raccontano per temi il loro mondo fino alla conquista di Cortes. 

Achille Guzzardella   5 Maggio    achiguzz@tiscali.it 

 

MILANO- MUSEO DIOCESANO 2004  AGOSTINO-AMBROGIO

Encomiabile mostra quella voluta da un insieme di storici, proposta dalla Regione Lombardia e dalla fondazione Sant' Ambrogio e dal suo presidente Monsignor Luigi Crivelli (consulente ecclesiastico dell'U.C.A.I. di Milano) che titola: " 387 d.C. Ambrogio e Agostino le sorgenti d'Europa ". Inaugurata alla presenza di Sua Eminenza Dionigi Tettamanzi e sotto l'alto patrocinio del presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi nel dicembre 2003, chiudera' i battenti nel Maggio 2004. La mostra, divisa in due sedi espositive, quella delle opere figurative presso il giovane Museo Diocesano e quella dei manoscritti esposti al Palazzo delle Stelline di corso Magenta, sottolinea e analizza quello che fu il rapporto tra i due Santi. L'incontro avvenuto nell'Ottobre 384 tra il già affermato Vescovo di Milano e il Rettore Africano ancora in carriera si concluse con il Battesimo la notte del Sabato Santo del 387. Agostino si consegna quindi per mano di Ambrogio definitivamente a Cristo e al servizio della Chiesa. L'alta qualità delle opere esposte, molte delle quali provenienti dai musei Romani e dalle collezioni Vaticane, una per tutte: " Battesimo di Sant' Agostino" splendida tempera e oro su tavola di Nicolo' di Pietro, contribuisce a rilevare l'indubbio carattere Europeo ante litteram dei due grandi Dottori Padri della Chiesa. Felice anche l'esposizione riguardante l'attribuzione pittorica : "Cristo nel Sepolcro"! attribuita allo Zenale esposta dal 25 Marzo al 30 Maggio 2004.        

Achille Guzzardella    achi.guzz@tiscali.it 

 

 

ARTICOLI  CORRIEREBIT-TEATRO   2004

DICEMBRE

TEATRO MANZONI:  IL MEDICO DEI PAZZI

Quest’anno metterò in scena un’altra commedia di Eduardo Scarpetta “Il Medico dei Pazzi” e certamente ci sarà ancora qualcuno che mi domanderà perché non recito teatro italiano e io naturalmente risponderò che lo faccio ormai da trenta anni. Come, Scarpetta teatro italiano? Certo perché il teatro di Scarpetta fa parte della grande commedia dell’arte che è stata fonte del teatro universale; proviene dalle atellane: dalla fabula ridens, antica farsa di origine osca che fiorisce nel II secolo a.c. ad Atella, piccolo centro fra Capua e Caserta. Poi c’è la commedia plautina e via via nasce la commedia dell’arte, nascono quei grandi comici che fecero dire a Molière “devo tutto ai commedianti italiani” quando nel Seicento quei comici andavano a recitare alla corte francese. C’era Silvio Fiorillo grande Pulcinella; suo figlio Giovanni Battista che ebbe grande successo come Primo Zanni con la maschera di Trappolino; Tiberio Fiorilli che interpretava Scaramuccia. Questo e tanto altro era la commedia dell’arte che si svolgeva soprattutto fra la Campania e il Veneto (Pulcinella e Arlecchino). Questo nostro grande teatro a metà del Settecento fu bloccato dall’avvento del melodramma, dell’opera buffa prima con Paisiello, Cimarosa, Mercadante e poi tutti gli altri che si affermavano a discapito del teatro di prosa. Queste sono le due nostre grandi realtà: la commedia dell’arte e il melodramma. Più tardi dalla metà del Settecento non ci furono più autori, non c’è più drammaturgia. L’Ottocento, come dice Silvio D’Amico, è un secolo buio. Da Goldoni a Pirandello passano due secoli e Pirandello era un novelliere, un filosofo, non un autore di teatro.Furono Capuana e Martoglio che lo convinsero a scrivere qualcosa per un bravissimo attore siciliano, Angelo Musco e Pirandello scrive per lui alcune commedie in dialetto siciliano. Poi in seguito rinnoverà il teatro di prosa italiano specialmente dopo l’incontro con Marta Abba per la quale scriverà quasi tutte le commedie perché vide in lei l’attrice ideale per il suo teatro. Scriverà una lingua squisitamente teatrale, una lingua che comunque contiene radici siciliane.Insomma questo è il teatro italiano, sempre e solo il dialetto, il napoletano di Altavilla, Petito, Scarpetta, De Filippo ecc.; il veneto di Ruzzante e di Goldoni; il toscano di Machiavelli, di Bibbiena e Pietro l’Aretino. Quei pochi autori come Rovetta, Giacosa, D’Annunzio e poi De Benedetti, Fabbri o Patroni Griffi, anche se hanno scritto qualche pregevole commedia non hanno certo fornito una drammaturgia universale da esportazione. Il teatro che si recita in lingua italiana è teatro tradotto da altre culture e quindi non ci appartiene completamente. È un teatro meraviglioso quello di Shakespeare, di Molière ed altri, ma noi da quasi tre secoli importiamo teatro d’altri. Gli inglesi che non hanno avuto musica, hanno dagli elisabettiani in poi, ogni secolo ricco di grandi autori, da Shakespeare a Pinter, Ayckbourn, Stoppard, Shaffer, Frayn, autori moderni e quindi continuano ad esportare teatro per tutti. Così come i francesi, da Racine a Molière, Corneille e tutti i boulevardier: Courteline, Feydeau, Labiche, teatro tradotto in tutte le lingue. Perfino Scarpetta, dato il vuoto che c’era da noi, ha usato pochade francesi che traduceva e riduceva in napoletano ed era l’unico teatro che resisteva allo strapotere del melodramma. Petito, ultimo grande Pulcinella maestro di Scarpetta, apre un teatro a Napoli e lo chiama San Carlino per parodiare il San Carlo, teatro del potere. Noi non abbiamo teatro da esportare tranne Pirandello e qualche commedia di Eduardo. Recitiamo teatro straniero, provate a leggere in qualsiasi teatro italiano, l’elenco delle commedie in programma, su dieci titoli, otto sono di autori stranieri e solo due italiani (Goldoni o Pirandello). È questa la ragione della crisi del nostro teatro. Se gli inglesi avessero dovuto come noi importare l’ottanta per cento di autori stranieri, avrebbero la stessa nostra crisi e non avrebbero come hanno teatri pieni e tanti autori che continuano a raccontare la loro storia, quella dei loro re e delle loro regine. Certo si confrontano anche con Molière, Pirandello, Cechov, ma hanno soprattutto una loro identità drammaturgica. È una questione di cultura autoctona. È bello, interessante lo scambio culturale… ma noi traduciamo e recitiamo anche testi con tematiche spesso lontane da noi che non ci trasmettono emozioni. E al contrario accade all’estero anche con una grande commedia italiana, come “Natale in casa Cupiello” la più bella commedia di Eduardo è quella meno rappresentata all’estero, la meno tradotta: perché quella magnifica metafora rappresentata dal presepe (l’utopia, la fuga dalla realtà, un mondo buono e pulito), a loro non arriva perché non conoscono il presepe. A proposito invece, non vi pare che il dramma dei figli di Luca Cupiello o di Filomena Marturano a noi ci tocca e ci commuove molto più del dramma delle figlie di Re Lear? Io da tanti anni sto riesumando testi che riguardano la cultura italiana. Si perché le disgrazie, le avventura di Arlecchino sono le stesse di Pulcinella, di Pantalone, di Gianduia, Tartaglia… tutta la straordinaria, drammatica comicità degli Zanni, delle maschere è rimasta miracolosamente nel D.N.A. degli italiani e riaffiora quando dopo aver subito le storie di Charlie, di Peter, di Mary, arrivano in scena personaggi che si chiamano Luca Cupiello, Concetta, Gennaro, Amalia e Sciosciammocca (maschera inventata da Scarpetta per umanizzare Pulcinella). Credetemi il pubblico è più coinvolto, riceve emozioni più forti, si crea davvero un’osmosi fra platea e palcoscenico e questo vi assicuro non accade sempre quando si recitano commedie tradotte in “lingua italiana”, io lo so bene perché nella mia lunga carriera ho frequentato l’uno e l’altro teatro. Sapete qual è la commedia italiana che da mezzo secolo gira il mondo, la più vista di tutte? “Arlecchino servitore di due padroni” di Goldoni in stretto dialetto Veneto, così la volle Strehler, non tradotta in italiano. Io da trent’anni sto “restaurando un repertorio otto-novecentesco non accantonabile, da Petito a Curcio e a mantenerlo vivo nella coscienza e nel cuore degli spettatori, con un’identificazione e una dedizione crescenti e al tempo stesso con un marchio costante e inconfondibile di intelligenza critico-storica e di severa, misuratissima originalità espressiva”. Il virgolettato è tratto dalla motivazione del premio “Renato Simoni” che ho ricevuto dalla critica nel 1999. Scusate la vanità, ma di questo premio sono orgoglioso perché io recito teatro italiano. E quindi posso assicurarvi che il “Medico dei Pazzi” sarà un altro spettacolo da non accantonare, ma da restaurare e divulgare. Anche quest’anno vi racconterò le divertenti e folli avventure di don Felice Sciosciammocca, un’altra commedia che spero resterà viva nella coscienza e nel cuore degli spettatori.            Carlo Giuffrè  

Al TEATRO MANZONI dal 30 novembre 2004 al 9 gennaio 2005

 

NOVEMBRE

TEATRO FILODRAMMATICI:  TANGASOS

Tangasos, spettacolo che unisce in una sintesi perfetta melodia, danza e poesia, i tre elementi divenuti, nella vita ultrasecolare del tango, l'essenza della sua estetica. Lo spettacolo si presenta come un caleidoscopio di sensazioni che dalla drammaticità di un tango nostalgico. Passano alla leggerezza del vals, al divertimento della milonga, alla comicità di un tango antico, al furore del tango passionale: un viaggio ideale tra le calles di Buenos Aires,per cogliere tutte le sfumature emotive evocate da questa musica, anche quelle meno conosciute che riprendono la forma gioiosa e solare del tango dei primi anni del secolo scorso. Il tango diventa così "Tangasos" ovvero tango stupefacente. 

Regia di Kuniaki Ida. Ballerini: Luis Castro, Claudia Mendoza.   Voce: Paola Ferrnandez dell' Erba. Costumi: Viviana Scoppeno. 

Lo spettacolo é in scena dal 16 al 28 novembre  redazione@corrierebit.com 

 

TEATRO NUOVO:   SERVO DI SCENA                                                   

La commedia racconta la giornata “finale” di un attore. Uno di quei geni della mimesi istrionica, potente interprete di Re Lear, ma nella vita seduttore invecchiato, grande narciso ripiegato malinconicamente su se stesso, tutto egoismo e languore, fascino e miseria, immagine degli ultimi mostri sacri. Per il nostro progetto di messa in scena l’ATTORE  è NANDO GAZZOLO,  ideale interprete di “quel grande avvenire dietro le spalle” caro a Vittorio Gassman. Nando Gazzolo, nella sua maturità di interprete per i colori e lo spessore della sua recitazione, è capace di cogliere con la stessa qualità il comico e il drammatico. Gazzolo è oggi un  “sir Ronald” perfetto. Lo stesso Harwood in una intervista diceva “ …voglio che la gente senta che la vita è terribilmente buffa e terribilmente triste”.Ecco Nando Gazzolo può farci sentire questa grande intuizione dell’autore e raccontare la fine di un mattatore con tenerezza e ironia.Splendori e miserie. L’attore muore quasi insieme a quel tipo di teatro che rappresenta il repertorio, le compagnie girovaghe che “battevano” la provincia, le crisi di memoria, gli smarrimenti. C’e’ un altro elemento che affascina nella commedia di Harwood ed è l’irrazionalità dell’amore, della gelosia, della tenacia, della servitù rappresentata dal personaggio di “Norman”, il servo di scena. PIETRO LONGHI si misura con questo straordinario ruolo al termine di un percorso d’attore svolto spesso in coppia con attrici di valore (Pamela Villoresi ne “Il Gufo e la Gattina”, Ivana Monti, “La Villa” e “Non era la quinta era la nona” e Paola Quattrini “L’ex donna della mia vita”). Personaggio della maturità e della consapevolezza, Norman è una sfida per qualunque attore degno di questo nome. “Qui c’è la bellezza (dice lo stesso Norman riferendosi al teatro) qui c’è la primavera e l’estate. Qui il dolore è tollerabile e non si è mai soli, mai disperati. Beh forse, qualche volta, di notte o a Natale quando non si riesce a trovare una scrittura. Ma sul lavoro, disperati mai”. Perché un servo di scena dovrebbe servire il suo padrone mentre stanno cadendo le bombe? Già, le bombe. La guerra è intorno al teatro dove si recita e le bombe sono quelle tedesche del ’42    Ed è un irrinunciabile legame tra teatro, civiltà e storia! E’ una cantata, un inno al sogno e all’illusione di spazzare via con la civiltà le forze oscure della guerra che incombe tutt’intorno……oggi come ieri. E per questo teatro, baluardo e confine ultimo come la fortezza Bastiani di fronte al deserto dei tartari, siamo tutti disposti come il grande attore di Harwood a donare la vita.                                                                     Silvio Giordani                              

TEATRO SAN BABILA:   IL POSTINO DELL'ARCOBALENO  (con Enrico Beruschi) 

Buganville è un paese in provincia della nostra fantasia! Il suo sindaco Aguleio, uomo antipatico, autoritario e avaro, che per fortuna ha una figlia, Ariella, giovane, vivace, bella e molto sentimentale. Altre figure caratteristiche abitano il paese come Cleofe, una lattaia bella, desiderabile e molto civetta e Sibilla, la sarta bisbetica, nevrotica e sessualmente insoddisfatta. Ad animare la vita un pò piatta e monotona del paese, a Bugaville è tornato Daimon, un giovane seminarsita, nipote di Sibilla,che per amore rinuncierà ai voti, passando però un sacco di guai, ma soprattutto c'è Enea a sua volta, il postino del paese, un uomo buono, remissivo,soave e sempre coccolato dalle donne. Tra le furiose litigate di Aguleio con la sua inquilina Sibilla, a sua volta innamorata di Enea, La storia d'amore di Daimon e Ariella, osteggiata dal padre di lei, nella migliore tradizione manzoniana, tra i tentativi di Sibilla di sposare Enea e i goffi approcci del sindaco Aguleio alla bella Cleofe, si dipana la nostra storia: una favola senza luogo e tempo che però potrebbe tranquillamente vivere ai nostri giorni in qualsiasi paese del mondo. Una favola con tutti gli elementi in regola: il cattivo sarà punito, i buoni che trionferanno, la virtù premiata e così via...Interpretata da ottimi attori e soprattutto l'intramontabile Enrico Beruschi nel ruolo del protagonista Enea, IL POSTINO DELL'ARCOBALENO è una gustosissima "commedia con musiche" nata dalle penne straordinarie dei mitici AMENDOLA E CORBUCCI e adattata da Sergio Cosentino, con le musiche di Sellani.  mailto:Libano.redazione@corrierebit.com 

TEATRO NUOVO:   NAPOLI HOTEL EXCELSIOR 

È una città assolutamente vitale quella che Tato Russo presenta in NAPOLI HOTEL EXCELSIOR: dopo quattordici anni il Maestro napoletano ritorna sul “suo” Viviani per rimettere in gioco la sua voglia di fare l’attore, avendo attraversato tanto teatro di regia e diverse personali avventure di scrittura. “Di Viviani prediligo l’atto unico. La zampata. La graffiata improvvisa. Lui, il poeta gatto, non ama le complicanze in tre atti. Mette poco a disegnare un mondo. Trenta minuti per un capolavoro del teatro di tutti i tempi qual è la grande “Musica” e “Via Partenope”. Lui, l’aristocratico passeggiatore notturno, cannocchiale della miseria della città in cui vive, ci conduce con la sua macchina da presa a far da osservatori di cose e di mondi quotidiani e lui, il poeta, li commenta con voce da finissimo doppiatore.” Allora, il ritratto di una società in piena decadenza si carica, tuttavia, di una sua nobiltà interiore. Il cantore di Partenope infatti, quel Don Raffaele della grande tradizione napoletana, sapeva affrescare con pochi tocchi l’immagine di una Napoli degli inizi del ‘900, sempre duplice, doppia, ma in nessun aspetto falsa, raccontata attraverso specchi che non rifrangono ricordi ma li catturano per conservarli. Scegliendo una scenografia imponente - linee sghembe ed essenziali, grandi finestre ed arcate solenni – lo spettacolo si sdoppia nel contrasto con la schiettezza dei vicoli che entrano nella vita con le loro piccole voci, subito prepotenti come quelle della gente comune: i vetturini, gli scugnizzi, i posteggiatori e i pescatori del porto.  

PREMIO DUSE a MADDALENA CRIPPA

Il XIX Premio Eleonora Duse, promosso dalla Banca Popolare Commercio e Industria S.P.A. è un riconoscimento che dal 1986 viene consegnato all'attrice italiana che più si è distinta nel  corso della scorsa stagione teatrale in uno o più spettacoli in Italia e all'Estero. Il Premio è uno dei pochi e più alti riconoscimenti teatrali  al merito e alla carriera.Vincitrice per della XIX edizione è stata Maddalena Crippa,attrice che nell'arco della carriera ha dato prova di un talento eclettico. Il suo nome si aggiunge a quelli di Giulia Lazzarini, PamelaVilloresi, Alida Valli, Lucilla Morlacchi, Anna Proclemer, Franca Nuti, Adriana Asati, Annamaria Guarnieri, Valeria Moriconi, Rossella Falck, Andrea Jonasson, Isa Danieli, Mariangela Melato, Stefania Felicioli, Piera Degli Esposti, Milena Vukotic e Franca Valeri.

18 attobre   Agostino Guzzardella   redazione@corrierebit.com 

TEATRO NUOVO:  IL BUGIARDO (con Glauco Mauri)

È la prima volta, dopo 23 anni di attività, che la Compagnia di Glauco Mauri  affronta Goldoni. Un appuntamento a lungo meditato e al quale, dopo aver portato sulla scena tanti dei più grandi classici del lontano e recente passato, non poteva mancare: Goldoni rappresenta una delle più gloriose realtà del teatro (non solo italiano) di tutti i tempi e “Il Bugiardo” è tutt’ora una delle sue opere più amate dalle platee di tutto il mondo. Dopo il successo del “Volpone” di Ben Jonson, accolto come uno dei  più riusciti spettacoli, Glauco Mauri (Pantalone) e Roberto Sturno (Lelio), in un contesto completamente diverso, daranno vita a due personaggi di popolare comicità e Goldoni, come sempre, ci parlerà con la sua sorridente ironia dell’uomo con le sue luci e le sue ombre, i suoi errori e la sua gioia di vivere. La scelta de “Il Bugiardo” ha una meditata motivazione. Oltre all’indiscusso valore teatrale, “Il Bugiardo” offre la possibilità di inventare uno spettacolo vivo e divertente e di poter illuminare il testo di una sua particolare “poetica”. Le “spiritose invenzioni” di Lelio, vissute con l’ironia a volte amara di Goldoni, aprono un colorito interrogativo sul fascino ambiguo, ma non privo di poesia, che può nascondersi nella “bugia”. In un mondo impigrito dalle consuetudini e da polverose regole, l’affascinante poesia de “Il Bugiardo” porta un bagliore di vita e di allegria che diverte, ma fa anche riflettere sulle nostre debolezze e i nostri difetti. Nell'anno ‘81 Glauco Mauri, attore e regista affermato ricercato da ogni teatro, decise di percorrere una strada propria ed autonoma. Mauri si avvia a raggiungere il traguardo dei due decenni di capocomico, al fianco di Roberto Sturno che lungo tutto questo periodo è stato il suo prezioso collaboratore sia sul palcoscenico sia negli ardui problemi dell'organizzazione; e la sua Compagnia ha definitivamente affermato una peculiare capacità di affrontare i testi sommi della storia del teatro con una propria sigla interpretativa. La scrupolosa competenza della fase propriamente drammaturgica, la raffinata elaborazione degli apparati scenici e visivi, l'intensità del segno registico dove si contemperano le esigenze dell'intelletto e dell'emozione, e soprattutto la creatività sempre nuova e ponderata della recitazione: a tutti questi valori si raccomanda il comune riconoscimento di una sostanziale eccellenza, che è il contrassegno d'onore della Compagnia e del suo artefice. Nel problematico corso del teatro di oggi, logorato dall'invecchiamento del repertorio di media qualità e dalla povertà di nove proposte, l'attenzione di Glauco Mauri per i grandi gesti del passato classico e delle epoche più recenti indica una strada maestra per la vitalità del teatro, o per la sua stessa sopravvivenza.

 

TEATRO MANZONI:   A PIEDI NUDI NEL PARCO

La Versiliana Festival Comune di Pietrasanta, Salieri Entertainment, The Blu Apple, Giorgetti Arredamento Contemporaneo presentano GIANLUCA GUIDI, ANNA FALCHI in A PIEDI NUDI NEL PARCO di Neil Simon, con GIANNI FENZI nel ruolo di Victor Velasco, e con SIMONE REPETTO, con la partecipazione straordinaria di ERICA BLANC. Regia GIANLUCA GUIDI. Scene Alessandro Chiti, musiche Riccardo Biseo, costumi Giulia Gastoni.  

Treno Eurostar Roma-Trieste venerdì 5 marzo 2004 ore 20.32. In treno si pensa meglio. Soprattutto passata Bologna. Sull' ultimo tratto fino a Venezia il treno si svuota lentamente passata la stazione di Santa Lucia, ci si dirige verso Trieste in un'atmosfera da film russo degli anni trenta...persino il Capotreno è atterrito...sta timbrando il biglietto a se stesso.E così mentre il traffico e lo stress romano si allontanano sempre di più, si comincia a respirare con regolarità e a riflettere. Sono passati undici anni da quando ho cominciato a lavorare in teatro. Nove sono gli spettacoli che ho fatto, "A piedi nudi nel parco" sarà il decimo, e ben tre su dieci sono firmati Neil Simon. Il primo, sotto la direzione di Gigi Proietti, fu "Stanno suonando la nostra canzone", poi "Promesse Promesse" (tratto dal film "L'appartamento" di Billy Wilder) di cui ha firmato la regia mio padre, anche se poi finii per farla io a causa di un tendine della spalla schiacciato che lo costrinse a dare forfait, ed ora "A piedi nudi nel parco". Se le commedie di Simon fossero "catalogate" (come successe con suoi illustri predecessori come Shakespeare o G.B. Shaw) potremmo definire "A piedi nudi nel parco" una commedia "gentile". Che strana definizione dirà il lettore, eppure è così. La storia di Corie e Paul Bratter, freschi di matrimonio ma soprattutto di una focosa luna di miele passata al Plaza di New York, comincia con l'entrata della giovane, sensuale, sana, e gioiosa (già, proprio gioiosa di vivere quel gioco che si chiama vita) neosignora Bratter in quella casa che lei ha cercato, e voluto con tanta avidità. Quale avidità? La vita per Corie è come un'immensa vetrina di pasticceria con esposte ogni tipo di meravigliose leccornie e perché doverne scegliere tre o quattro….tutte, le vuole tutte e basta (e ha ragione lei comunque). Simon conosce bene l'universo femminile. Le protagoniste che ho incontrato nelle sue storie sono mirabilmente definite, diverse tra loro, ma allo stesso modo il centro del mondo di cui scrive. Tutto gravita attorno a loro. Se le avessi incontrate nella vita, quella di cui mi sarei innamorato sarebbe stata Fran Kubelik di "Promesse Promesse". Quella con cui mi sarei divertito di più (con l'ausilio di qualche calmante molto potente), Sonia Walsk di "Stanno suonando la nostra canzone" e quella con cui dovrei seriamente pensare a mettere su famiglia sarebbe senz'altro Corie di "A piedi nudi…". O ancor meglio se fossi una donna vorrei essere Corie. Sana, vera, normale. Ecco la parola normale forse si gemella bene con i due sposini. Lui avvocato da poco tempo, e marito responsabile, lei prima di tutto moglie. Una coppia normale. E' straordinario come l'ambizione di Corie sia riposta interamente nella riuscita del suo matrimonio…suo, ho detto proprio suo e sottolineo suo!!!… Lo vive come una missione, e lo vuole nutrire più che può. Cercando di vivere qualsiasi cosa esso offra. E' la vera donna in carriera, la Bill Gates del matrimonio. L'esagerazione con cui fa tutto questo è solo dovuta alla sua giovinezza. Come spesso accade nella drammaturgia di Simon, il protagonista maschile gioca, in palcoscenico, un ruolo di rimbalzo. Subisce il pugile fuoriclasse decidendo di essere un buon incassatore e pensando "...come si stanca lo metto KO..." solo che l'altro non si stanca. E l'epilogo è facilmente prevedibile. Ma non finisce qui. In Neil Simon il pugile fuoriclasse, quando si accorge che l'altro è tramortito, di colpo smette di picchiare e consola il rivale magari consigliandolo sul miglior modo di come colpirlo. Così Corie, alla fine della commedia, cerca di salvare il suo Paul (ormai inesorabilmente alle corde) e il loro rapporto dal KO alla 3° ripresa (tanti sono gli atti della commedia nella sua stesura originale). Accanto ai due sposini, navigano altri due straordinari personaggi a tutto tondo coprotagnisti della commedia: la signora Ethel Banks, mamma di Corie , e il signor Velasco, eccentrico e vulcanico affittuario della mansarda sovrastante l'appartamento. (Già "l'appartamento" così presente nella socialità americana così importante per Simon: "Promesse, Promesse", "A piedi nudi...", "The Goodbye Giri", persino "La strana coppia" ecc.). Ora cominciano le alleanze drammaturgiche: Corie e Velasco si nutrono vicendevolmente di una follia che ha diverse radici, la mamma di Corie e Paul sono gli "incassatori" che attoniti subiscono la follia sana degli antagonisti. E come sempre accade in drammaturghi eccelsi come Simon, i folli e gli incassatori finiscono per compensarsi l'un l'altro e rimettere il bilancio della vita in pari. I due freschi sposini, Velasco e signora Banks si incontrano con implicazioni diverse ma s'incontrano. L'incontro è alla base dell'evoluzione umana. Lo si pratica sempre di meno. Forse è per questo che le commedie di Simon sono affascinanti. Tralasciando le situazioni di straordinario umorismo (ben note al pubblico teatrale) che caratterizzano le sue commedie, se analizziamo attentamente la drammaturgia di Simon, ci rendiamo conto che i personaggi da lui descritti sono esempi di vita vissuta, se non da lui in prima persona, da persone a lui vicine. L'incontro è l'arte della vita e la vita è l'arte dell' incontro. Simon ama gli incontri tra esseri umani e li descrive con dovizia e amore senza tralasciare, in alcuni casi, una buone dose di critica verso la specie umana. La nostra commedia finisce con la normalizzazione del rapporto tra Corie e Paul, e tra Ethel e Velasco, chiudendo il sipario su un ubriaco Paul che canta in albanese. (normale?) Devo dire che non è difficile scegliere Neil Simon come autore da rappresentare. Non risulta nemmeno difficile scegliere A piedi nudi nel parco come titolo per cercare i favori del pubblico o dei gestori dei teatri. Va detto però che è altresì molto difficile trovare autori o testi della stessa levatura o abilità drammaturgica, soprattutto contemporanei. Soffro un po' quando sento persone dell'ambiente dire “…si però basta con il solito stereotipato Neil Simon…” oppure "…Simon si bravo ma così commerciale…". Magari ce ne fossero!! Nell'attesa di trovarne altri così, io continuo a recitare e produrre Simon. Piccole polemiche a parte veniamo alla nostra commedia: Andata in scena al Biltmore Theatre di New York il 23 ottobre 1963 A piedi nudi nel parco (Barefoot in the park) fu la seconda commedia di Neil Simon a venir rappresentata a Broadway e il suo primo straordinario successo: 1530 repliche, con un incasso di nove milioni di dollari.Il regista Mike Nichols e la protagonista femminile Elisabeth Ashley (Corie) ottennero il Tony Award; mentre Simon e il produttore Saint Subber dovettero accontentarsi della nomination. Gli atri interpreti erano: Robert Redford, Mildred Natwick e Kurt Kasznar.Nel giro di pochi anni la commedia era stata tradotta e rappresentata in 14 lingue, più un adattamento televisivo, oltre al famoso film del 1967 diretto da Gene Saks, con Jane Fonda, Robert Redford, Charles Boyer e Mildred Natwick, che conquistò la nomination per l'oscar. In Italia, prodotta da Lucio Ardenzi nel 1992, ricordiamo la fortunata versione con Sergio Castellitto, Margaret Mazzantini, Luigi Pistilli e la partecipazione straordinaria di Lauretta Masiero, per la regia di Ennio Coltorti. Interpreti di questa nuova edizione saranno Anna Falchi nel ruolo di Corie, Erika Blanc la signora Ethel Banks mamma di Corie, Gianni Fenzi Victor Velasco e il sottoscritto come Paul Bratter nonché regista.          Non resta che augurare a tutti buon divertimento…magari incontrando qualcuno che vi accompagni a teatro.                                       Note di regia di  Gianluca Guidi

 

TEATRO CARCANO: COSI' E' (se vi pare) 

Così è (se vi pare), che debuttò nel 1917 al Teatro Olympia di Milano per l’interpretazione di Maria Melato, Annibale Betrone e Ruggero Lupi diretti da Virgilio Talli, è considerato uno dei capolavori di Pirandello. Come per la maggior parte del suo teatro, l’autore ha sviluppato una precedente novella – La signora Frola e il signor Ponza, suo genero – e non è eccessivo affermare che la sua rivoluzione teatrale cominci a realizzarsi proprio da qui, con l’invenzione del personaggio di Lamberto Laudisi, spettatore, commentatore, raisonneur, demiurgo dell’intera azione, e con l’adozione di una struttura teatrale basata sulla contrapposizione non tanto di singole individualità quanto di gruppi di personaggi: da un lato il trio tragico dei Ponza-Frola, chiuso nel proprio mondo delirante e circonfuso di mistero, dall’altro la società della cittadina di provincia, la folla dei curiosi, composta di figure ritratte comicamente e in qualche caso farsescamente. Alcuni tra i più grandi attori italiani hanno nel corso degli anni impersonato quel trio inquietante e Laudisi in questa enigmatica “parabola” che non ha mai mancato di lasciare una profonda impressione negli spettatori. Tra gli altri si ricordano Marta Abba e Lamberto Picasso, Emma Gramatica e Memo Benassi, Ruggero Ruggeri e Irma Gramatica, Paola Borboni e Luigi Pavese, e ancora Evi Maltagliati, Tino Carraro, Tino Buazzelli, Alda Borelli, Paolo Stoppa, Rina Morelli, Romolo Valli, Rossella Falk.Giulio Bosetti, grande frequentatore del teatro pirandelliano fin dal 1949, prima come attore poi, dalla metà degli anni ’70 anche come regista, ha riservato per sé il ruolo di Laudisi assegnando i ruoli della Signora Frola e del Signor Ponza a Marina Bonfigli e Luciano Roman.     

 

TEATRO PARENTI:  Stagione 2004-2005

    La stagione 2004-2005 comincerà programmando gli spettacoli in un capannone industriale periferico in via Tertulliano, che ha la peculiarità di contenere un certo numero di spazi utilizzabili in vario modo, cos' da affiancare al cartellone teatrale  una serie di iniziative, tese soprattutto all'aggregazione, formazione e rinnovamento del pubblico ma anche allo studio delle arti sceniche. Una volta avviata la Cittadella dello Spettacolo nella sede storica in via Pier Lombardo, prevista per la stagione 2005-2006, lo spazio in via Tertulliano continuerà a vivere.                                                                                                        Il programma è stato composto riproponendo alcuni dei titoli più collaudati delle ultime dieci stagioni , piaciuti tanto agli spettatori che ai critici, nella convinzione che questi spettacoli abbiano ancora da dare. Apre Licia Maglietta  con "Delirio Amoroso" sui testi di Alda Merini dal 3 all'11 e dal 16al 18 novembre.  Per informazioni: http://www.teatrofrancoparenti.com/ 

   

TEATRO SAN BABILA:  "NON E' VERO MA CI CREDO"  di Peppino De Filippo

Nel 2003 ricorre il centenario della nascita di Peppino De Filippo. Con la riproposta di questa commedia Luigi intende rendere omaggio a quel grande artista che è stato suo padre rappresentando una delle più conosciute e divertenti di Peppino De Filippo. Il tema della superstizione è attualissimo tutt'oggi a Napoli come nel resto d'Italia. Gli oroscopi, alcune manie, "fissazioni", suggestioni, accompagnano e condizionano la vita di tutti noi. E' appunto ciò che accade al commendatore Gervasio Savastano, ricco industriale napoletano, prigioniero del demone della superstizione e che regola la sua giornata a seconda degli incontri o degli avvenimenti fausti o infausti che gli si presentano. A suo dire un suo dipendente è malaugurio? Ed allora cerca di allontanarlo. Un altro gli porta fortuna? Ed allora cerca di farne un suo prezioso collaboratore. Il tutto, naturalmente, è solo frutto delle sue ossessive suggestioni. Un bel giorno gli capita di assumere nella sua azienda un simpatico giovane molto preparato ma gobbo; questo rappresenta il massimo della fortuna. Invece, proprio da quel momento, cominceranno per il povero commendatore una serie di comiche disavventure che termineranno in un finale a sorpresa...Questa bella commedia andò in scena per la prima volta nel 1941 e fu uno dei più grandi successi dei fratelli De Filippo, Eduardo, Peppino e Titina che lo interpretarono insieme. Luigi De Filippo, figlio del grande Peppino e oggi considerato uno dei massimi esponenti del Teatro napoletano di grande tradizione, ripropone con la sua compagnia questa divertente commedia in un momento in cui il Teatro cosiddetto Defilippiano e cioè ricco di una comicità amara e di riflessione, è sempre accolto dal pubblico con grande favore. Un teatro divertentissimo e di qualità attraverso il quale Luigi con la sua grande personalità e comicità è capace di trasmettere agli spettatori emozioni autentiche.     redazione@corrierebit.com     

 

TEATRO MANZONI:  MOULIN ROUGE 

Teatro Filodrammatici – Compagnia del Teatro Moderno – Compagnia Maura Catalan presentano CARLO DELLE PIANE in AL MOULIN ROUGE CON TOULOUSE-LAUTREC di Sabina Negri con MILVIA MARIGLIANO e ANTONIO CONTE. Regia WALTER MANFRE’.       Lo spettacolo AL MOULIN ROUGE CON TOULOUSE–LAUTREC nasce dalla collaborazione di realtà produttive che si sono incontrate per affinità progettuali ed obiettivi condivisi. Teatro Filodrammatici, Teatro Moderno, Compagnia Maura Catalan da tempo sono impegnati nella valorizzazione della drammaturgia contemporanea, ed in particolare nell’incontro con interpreti prestigiosi in grado di garantire sia il giusto valore artistico, sia il necessario volano per una distribuzione nel territorio nazionale, nella maniera più ampia ed articolata possibile, di operazioni spesso molto coraggiose, inconsuete ed originali che sono riuscite comunque ad imporsi nonostante le difficoltà odierne di un mercato teatrale sempre più asfittico. Così è stato quindi per AL MOULIN ROUGE CON TOULOUSE–LAUTREC: un’occasione per il ritorno al teatro di uno straordinario attore come Carlo Delle Piane, un incontro con un’autrice emergente come Sabina Negri per uno spettacolo realizzato attraverso la contaminazione tra parola, musica e danza per ricostruire l’ambiente parigino di fine secolo, ma anche per cercare una chiave di lettura contemporanea che riesca a scavare sotto la superficie di un mondo ed un epoca all’apparenza scintillanti per tirare fuori i sintomi di una decadenza polverosa ed imbellettata, ma anche la ricchezza di uno straordinario ambiente artistico e culturale. Lo sguardo lucido e delirante nello stesso tempo sarà quello di TOULOUSE–LAUTREC, feroce indagatore e testimone di un’epoca e delle sue contraddizioni, raccontato e fatto proprio da un Carlo Delle Piane, dalla sua maschera e dalla sua sensibilità di attore, la cui aderenza anche fisica all’icona del personaggio rappresenta un segno di eccezionale suggestione ed efficacia.La musica  e le canzoni di Alessandro Nidi, eseguite dal vivo, si inseriscono nel tessuto drammaturgico come elementi narrativi, così come le non oleografiche coreografie di Sabrina Camera affidate ad un gruppo di ballerine, pensate dal regista Walter Manfrè anche come personaggi della vita del Moulin Rouge e dell’immaginario di Toulouse. A fare da contrappeso ideologico e sentimentale al protagonista la figura femminile di Lily, amante tradita e traditrice interpretata da Milvia Marigliano e l’amico Aristide, saggio e superficiale, ruolo affidato ad Antonio Conte. In scena tra balli e canzoni è sempre presente “quella” Parigi, la città dei bordelli e dei cabaret, dei borghesi e degli artisti, percorsa dai fremiti della nuova era che si annuncia. Un luogo immaginario ed ideale ricostruito dalla scenografia di Nicolas Bovey e dalle luci di Mario Loprevite. Dopo la tappa milanese lo spettacolo sarà in tournée in diverse regioni italiane (Lombardia, Piemonte, Trentino, Friuli, Toscana, Puglia e Sicilia). Il cospicuo impegno produttivo, date le dimensioni e le ambizioni del progetto, viene sostenuto in parti eguali dai co-produttori ed è prevista una ripresa di tournée per la stagione teatrale 2005/2006. 

Al TEATRO MANZONI dal 5 al 31 ottobre 2004     ORARI: feriali ore 20,45 – domenica ore 15,30

BIGLIETTO: Poltrona € 28,00 da martedì a venerdì - € 30,00 sabato e domenica  

 

TEATRO CARCANO : DON CHISCIOTTE  con ANDRE' DE LA ROCHE   

 Per inaugurare la stagione:  2004/2005 del Teatro Carcano di Milano è stato scelto uno spettacolo di danza, DON CHISCIOTTE Ovvero Storia del Cavaliere della Fantasia, coreografia di Milena Zullo, interprete principale Andrè De La Roche; nel ruolo di Sancio Hektor Budlla, in quello di Dulcinea Erica Crupi. Nello spettacolo, liberamente tratto dal romanzo di Cervantes, la psicologia dell’eroe viene elaborata e arricchita rispetto a quanto ci racconta la tradizione del balletto classico: da personaggio eminentemente grottesco egli diventa qui il Cavaliere della Fantasia, un uomo-bambino a 360 gradi, un poeta del vivere. I grandi valori cavallereschi, la celebrazione in Dulcinea di un ideale di femminilità da proteggere e innalzare ispirano le sue gesta., ma la realtà degenerata del suo tempo entrata in contatto con quella forza immaginifica si difende deridendola. A Don Chisciotte, ebbro di fantasia, folle per il popolo, viene in soccorso, tra gli altri ma sempre inadeguatamente, Sancio, uomo semplice e concreto, l’alter ego del Cavaliere, cui fornisce, per farlo “contento”, una finta Dulcinea. Con questo gesto lo tradisce, così muore Don Chisciotte, si spegne il dolore, si accende il mito.Lo spettacolo è prodotto dal Balletto di Roma, compagnia nella quale sono confluite due delle più rappresentative realtà della danza nel nostro paese: lo storico Balletto di Roma e il Balletto di Toscana. La direzione è affidata congiuntamente a Franca Bartolomei e Cristina Bozzolini.Andrè De La Roche, di origine corso-vietnamita e americano di adozione, inizia l’attività a soli 8 anni. Studia danza classica all’American School of Dance di Los Angeles e nel 1978 viene scritturato da Bob Fosse per Dancing.La sua intensa attività internazionale lo porta anche in Italia dove è ospite, coreografo e ballerino in molti spettacoli televisivi di successo. Giudicato da importanti esponenti della critica “uno dei migliori ballerini jazz del mondo”, è protagonista e spesso anche coreografo in numerose produzioni, tra le quali Zingari, Faust, Omaggio a Béjart, Excelsior (per il San Carlo di Napoli). Tra i premi e riconoscimenti ottenuti: Premio Postano 86 come miglior ballerino; Premio Agis 92; Premio Vignale Danza 93; Premio Bob Fosse 94 come miglior coreografo televisivo; Premio Postano 95; Premio Acqui Danza 96.Milena Zullo ha ottenuto il primo premio al concorso coreografico internazionale di Parigi Prix Volinine con Capriccio su musiche di Paganini  e all’Infiorata d’oro di Genzano con Due su musiche di Richard Strauss. Le sue creazioni sono nel repertorio delle più importanti compagnie italiane quali Balletto di Toscana, Aterballetto e Balletto di Roma. Oltre a dirigere il Centro di Formazione Danza Classica e Contemporanea, ha insegnato presso la Scuola di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma. 

Da giovedì 14 a domenica 24 ottobre 2004 al Teatro Carcano di Milano

Ente Nazionale del Balletto – Balletto di Roma

 

MAGGIO   

“Alla ricerca del Piccolo Principe”  - Istituto Penale C. Beccaria 

Il 07 e l’ 08 di giugno i minori dell’Istituto Penale C. Beccaria di Milano recitano liberamente il Piccolo Principe come saggio finale del laboratorio teatrale in cui hanno lavorato un anno intero. Lo spettacolo è stato prodotto da Puntozero, che promuove la divulgazione dell’arte e dello spettacolo come strumenti di intervento sociale con particolare attenzione a luoghi e soggetti particolarmente svantaggiati, e dal Ministero della Giustizia Dipartimento Giustizia Minorile, con il patrocinio della Regione Lombardia, Provincia e Comune di Milano. L’apporto più suggestivo rimane tuttavia quello degli studenti di alcune scuole di Milano tra cui il Ctp Cavalieri e il Manzoni che hanno lavorato e recitato insieme ai ragazzi del Beccaria, condividendo un’esperienza creativa e di crescita personale. “Non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi” dice la volpe al Piccolo Principe. E’ una lezione universale che con tanto impegno e umiltà i ragazzi del carcere cercano quotidianamente di fare loro e di farne fonte di speranza per la vita futura. Oltre che laboratori di falegnameria, disegno, pasticceria e diverse arti e mestieri, con l’aiuto di Puntozero l’Istituto Beccaria vanta anche il laboratorio teatrale che insegna non solo recitazione vera e propria, ma scenografia, montaggio, illuminazione e qualsivoglia attività relativa allo spettacolo. Tanta tenacia nonostante i numerosi problemi pratici: l’inagibilità del teatro e la sola possibilità quindi di mettere in scena lo spettacolo nella palestra. I ridotti finanziamenti al corso. L’Eti (Ente Teatrale Italiano) infatti ha dovuto tagliare i fondi che non riceve più dal Ministero dei Beni Culturali. L’unico esiguo finanziamento ricevuto quest’anno è stato quello del Ministero di Grazia e Giustizia che risulta del tutto insufficiente. Il Teatro alla Scala ha gentilmente prestato le attrezzature e la generosità dei collaboratori di Puntozero ha fatto il resto.                      In dieci anni di attività, il regista Giuseppe Scutellà, i suoi collaboratori e gli studenti hanno realizzato con passione e sensibilità progetti artistici di vario genere permettendo ai giovani del Beccaria di potersi esprimere in modo libero e creativo, di imparare a fidarsi reciprocamente, di oltrepassare idealmente le mura dell’emarginazione, del disadattamento, della sfiducia, della paura del futuro, alla ricerca di sé e degli altri.         La volpe chiese al Piccolo Principe “cosa cerchi” e lui rispose “cerco gli uomini”.               Il contatto con gli altri e con il mondo esterno infatti risulta essere il vero obiettivo: il carcere si apre alla città il 7 e 8 giugno ma si spera che la città si apra al carcere per il resto dell’anno. “Non si conoscono che le cose che si addomesticano”, disse la volpe. “Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami”.  “Ma se io parto, tu cosa ci guadagni?” “Ci guadagno il colore del grano”.                                                                                                                                             Se vi interessa conoscere le diverse iniziative promosse da Puntozero in ambito sociale e culturale potete telefonare al n. 02/39310868 oppure 340/8036703 o visitare il sito http://www.puntozero.info/

Valeria Pezza        8 giugno           valpezza@tin.it

 

TEATRO CIAK:  MAIONESE

Una commedia brillante, ma anche intrigante, e a suo modo classica, viene rappresentata al Teatro Ciak di Milano dal 18 al 30 maggio. Un labirinto di situazioni strampalate, talvolta surreali, divertenti equivoci e sane risate, si intrecciano in un tessuto molto semplice e genuino: l’antica amicizia dei sei personaggi protagonisti della vicenda che riaffiora intorno a un barattolo di maionese. L’amicizia quindi al banco di prova. Fino a che punto può e deve spingersi un amico? E’ lecito tramare un omicidio per salvare un amico in pericolo di vita? In un’epoca come la nostra, sapere di poter contare su degli amici è forse un privilegio. L’appartenenza ad un gruppo con il quale condividere ricordi ed emozioni, è forse ancora più raro. In “Maionese”invece il punto è proprio l’amalgama che unisce amarerning Mrs. Willms, e recitativa ione hanno dato vita al progetto Maionese e alla Maio Srl che l'le Burro Fuso. lo.li port sei amici, diversi in gusti e stili di vita, tramite un legame emotivo che trascende ogni differenza e li porta a coalizzarsi per un obiettivo comune: salvare uno dei sei. Angelo, così si chiama, si è sfortunatamente innamorato della donna di un pregiudicato albanese appena uscito di prigione che lo cerca per ucciderlo. Attanagliato dal terrore non gli resta che convocare i suoi amici ed escogitare il modo migliore per “eliminarlo”. Arriva Tere (Ussi Alzati), la “precisina” padrona di casa, tornata di corsa da Cuba, che trova i due suoi amici inquilini, Nello (Alessandro Betti) e Franco (Alessandro Bontempi) in compagnia del vecchio amico Riccardino (Alfredo Colina) e Lilli (Geppi Cucciari) con le sue “auliche elucubrazioni”. Tutti insieme, tra divagazioni e bambinate, escogitano il piano che poi… Maionese nasce dalla collaborazione di Paola Galassi e Alberto di Risio con la vecchia compagnia teatrale Burro Fuso. Nato inizialmente “a tavolino”, lo spettacolo ha preso forma definita con le prove sul palco, arricchendosi di improvvisazioni e gag pazientemente limate e valorizzate da una regia che in questo lavoro svolge il doppio ruolo di autore e regista. La ripresa di questo spettacolo a distanza di anni è stata fortemente voluta da Alberto Di Risio, Ussi Alzati, Ottavio Bordone e Alfredo Colina, che con molta convinzione hanno dato vita al progetto Maionese e alla Maio Srl che l’ha prodotto. Le numerose esperienze teatrali, televisive e cabarettistiche aiutano l’ottima performance degli attori che sono davvero bravi.

Valeria Pezza   valpezza@tin.it 

Teatro MANZONI:  ZIO VANJIA  di  Anton Cechov  (dall'11 maggio al 6 giugno)

con Andrea Giordana, Ivo Garrani. Regia di Sergio Fantoni 

Note di regia di Sergio Fantoni

L'intrusione di "due corpi estranei" di città, nel tessuto, operoso e consolidato, di una famiglia impegnata nel mantenere in vita una malandata proprietà terriera, sconvolge la vita di tutti, residenti e intrusi. Esalta le contraddizioni personali che sonnecchiavano sotto pelle, esaspera le diversità caratteriali e culturali; ma soprattutto provoca un rigurgito di autocoscienza. E’ questo a costringere tutti, nella stretta dei propri sentimenti offesi, avviliti, ad un rendiconto: come sono arrivati a quel punto?… Cosa li attende da lì in poi?… L'apparente quiete è rotta, gli equilibri saltano, i rinfacci, le recriminazioni, gli insulti, fino a una violenza più che verbale - due colpi di pistola! - si susseguono senza sosta. E c'è chi sostiene che nelle opere di Cechov non succede niente! - alla fine, esasperati, tutti riconoscono che solo l'espulsione dei "due corpi estranei" può restaurare una vita appena vivibile. Quale sarà il  futuro di questi esseri umani non lo sappiamo. Cechov non ce lo dice. Lascia a noi immaginarlo. Ottimismo, pessimismo? Quanto se ne è discusso. Quanti pronunciamenti estremi e inutili. Della vita e dei suoi abitanti Cechov sembra conoscere i sentimenti più contraddittori, gli impulsi, le ansie… per questo, forse, i soliti eccessi di determinismo moralistico vengono evitati mentre, con un sentimento di laica pietas, Cechov lascia nelle mani dei suoi personaggi e al nostro cuore il loro futuro. Credo sia impossibile oggi, almeno per me, avvicinare Cechov con l'idea di cercare una "nuova" interpretazione delle sue opere dopo le proposte dell'ultimo mezzo secolo. Ma la scrittura del suo teatro è così provocatoria  che prima o poi si è costretti ad accettarne il confronto, si è spinti, come dire, da una "necessità", sconosciuta ma irrinunciabile, a testimoniare l'esperienza di un viaggio nel suo mondo. E questo vale soprattutto per gli attori. Perché per Cechov, più che per altri, è vero ciò che è vero per tutto il grande teatro: le sue parole trovano la giusta eco solo se pronunciate - solo se pronunciate bene - dall'unico e insostituibile intermediario: l'attore. Da qui parte il nostro lavoro: dall'appropriazione del personaggio cecoviano, dei suoi conflitti, cancellando il suo essere russo, come categoria umana restrittiva, assumendolo come "uno di noi", confrontandoci con lui, oggi, come uomini di oggi, e affrontando la sua complessa e contraddittoria umanità. Vorremmo portare questi personaggi ancora più "dentro" al nostro mondo, al nostro pubblico. Credo non sarà difficile  riconoscere nelle loro parole, nella loro condizione, il nostro stesso disagio per una condizione esistenziale seminata di insoddisfazioni, di ingiustizie, di infiniti, piccoli e grandi fallimenti, dislocamenti fisici e culturali  invivibili, pressati dal dover apparire, fare, guadagnare, lasciati, alla fine, soli, con un pugno di mosche in mano e, per i più fortunati, con una unica ancora di salvezza: la fede. Ma questo Cechov, almeno esplicitamente, non lo dice. Tocca a noi, come sempre, deciderlo e assumercene la responsabilità.   

 

 

ARTICOLI  CORRIEREBIT-FOTOGRAFIA  2004

DICEMBRE

NEXT STOP fotografie di Michele Alassio 

 Sarà visibile dal 1° Dicembre 2004 sino al 1° Febbraio 2005, nella sala espositiva della Libreria Sovilla a Cortina D’Ampezzo, la personale di fotografia “Next Stop”- Tredici fotografie di Michele Alassio. L’artista inaugurerà la mostra il 26 dicembre 2004.

 L’intera esposizione è il frutto dell’esplorazione dei padiglioni dell’ultima Esposizione Internazionale d’Arte Contemporanea della Biennale di Venezia da parte dell’artista, che ha cercato di condensare in un’unica immagine il senso degli allestimenti di alcuni tra gli artisti esposti. L’intero lavoro, presentato in prima a Venezia, presso la Bugno Art Gallery, nei mesi di Novembre-Dicembre 2003, si compone di 13 fotografie originali formato 50x60 stampate e virate selettivamente su carta baritata dallo stesso autore, prodotte in copia unica, e di alcune stampe di grande formato ricavate da scansioni degli originali stampate digitalmente su carta KODAK, che verranno esposte nella galleria esterna alla libreria. Nel contempo, la libreria Sovilla ospiterà una selezione di opere dell’artista tratte dai lavori precedenti (quali “Sacks”, esposto nel corso dell’estate con notevole successo, o la serie di immagini dedicate a Venezia, che saranno oggetto di una monografia in uscita per l’estate del 2005) in edizione limitata e numerata. Proseguendo nella strada intrapresa con “Sacks”, tredici immagini realizzate nel tentativo di rappresentare altrettanti racconti del famoso neuropsichiatria americano, l’artista continua a dedicare la propria intenzione non al mondo del visibile ma dell’invisibile, utilizzando la fotografia, le sue doti ed i suoi difetti, per dare un’immagine a tutto ciò che non ne possiede alcuna. In “Sacks” era l’invisibilità delle patologie neurologiche a fornire lo spunto per un tentativo di rappresentazione squisitamente e motiva delle medesime, in “Next Stop” , per analogia, è il rifiuto da parte degli artisti contemporanei di utilizzare una sola, singola immagine, per esprimere il proprio sentimento del mondo, e l’affidarsi invece ad allestimenti, installazioni, video. Tutto ciò che gli artisti hanno volutamente collegato al tempo della fruizione, ad un’esplorazione da viandante, allo scorrere dei video, Alassio ha ricondotto nel lampo di una sola chanches, di un’affermazione formale ed estetica unica. Alassio ha attraversato i padiglioni dell’esposizione Internazionale ai giardini, e le altre sedi di “Sogni e Conflitti” cercando di ricostruire, nella bidimensionalità della fotografia, l’assieme di sensazioni suggerite dagli allestimenti, utilizzando per lo scopo tutto il campionario tecnico della fotografia tout-court. I lavori presentati sono frutto di doppie o triple esposizioni sullo stesso negativo, scatti singoli, elaborazioni chimiche a stampa, viraggi, intonazioni parziali, sviluppi e bruciature dei negativi, il tutto per conferire unicità all’opera ma soprattutto intensità e profondità nella visione.

Sarà disponibile in galleria il catalogo bilingue edito dalla Bugno Art Gallery. 

Ho realizzato le fotografie esposte in questa personale esplorando i padiglioni della 50^ Biennale d'arte contemporanea, senza alcun progetto o intenzione preesistente. L'attraversamento delle sale, la continuità della visione e la concentrazione necessaria ad una sintesi sono state le cifre del mio intervento, e l'obbligo connaturato alla fotografia, le sue due sole dimensioni, hanno avuto il peso ed il sollievo di una costrizione all'ordine e alla ricerca di una efficacia immediatamente emotiva in luoghi dove, per converso, i video rimandano al loro svolgersi, le istallazioni alla loro percorribilità, gli schermi televisivi alla loro superficie instabile un senso dilatato dove tutto tende al racconto, alla letteratura. Queste arti visive non sono più visive, niente si dà più da sé ed all'artista, ed allo spettatore, sono indispensabili ed essenziali tempo e movimento quanto a un compositore l'ascolto e l'attenzione. E' un'elegia del presente, del momentaneo, del qui e ora e della rappresentazione perché in quest'arte di entra, si prende posto ed, essenzialmente, si assiste. Ho semplicemente cercato di afferrare le diverse intenzioni, conferendo ad ogni immagine la tensione indispensabile a reggersi indipendentemente dal tempo, dal luogo, dalla totalità dello spazio cui apparteneva, e questo perché le fotografie hanno una sola forma, emettono una sola nota, vivono il tempo di uno sguardo e sono evanescenti quanto un fantasma, un'apparizione.” Michele Alassio  (dall’invito alla mostra)

IL TEMPO DELLA NATURA 

E' il rispetto dell'uomo nei confronti della natura o meglio è il legame tra la rappresentazione della natura e la creazione artistica e al tempo, alla dimensione temporale cui si riferisce l'uomo nel rapportarsi alla natura. Del resto la fotografia è figlia della natura ed i suoi stessi processi produttivi sono legati alla chimica, in un'alchimia che ogni volta permette di catturare i fenomeni naturali della rifrazione, del riflesso, tutti legati alla luce ed al tempo. Il tempo non è altro se non se stesso, procedendo invariato lungo i suoi percorsi, nel suo svolgersi, incontra la natura: un concetto lineare come lo scorrere della stessa vita in continuo divenire, il filo conduttore su cui la fotografia costruisce la propria supremazia espressiva. L'equivalenza su cui si fonda questo principio è data dagli effetti che il tempo produce sulla natura, sia che si tratti di un attimo o di un secolo, una creatura appena nata al pari di una intera civiltà ne portano gli esiti e definiscono la loro esistenza in funzione del trascorrere del tempo. Di conseguenza all'assenza temporale corrisponderebbe la negazione dell'esistenza e quindi della vita stessa: perciò la fotografia rappresenta il più importante segnale di vita mai esistito nella storia dell'umanità. L'identità cronologica fornita dalla testimonianza fotografica è contemporanea, diversamente da un fossile o da un reperto archeologico ripropone in tempo reale lo stato dell'esistenza del soggetto riprodotto. Le divagazioni intorno al nucleo tempo-natura-fotografia proseguono anche in senso linguistico grazie al duplice utilizzo che nella lingua italiana permette di indicare tanto il concetto di kronos quanto quello meteorologico, a sottolineare come l'identità di base della natura si manifesti nel suo svolgersi modificando l'atmosfera, la luce e stagioni. E' cosi che la fotografia registra e tramanda sia i fenomeni di tempi passati quanto gli eventi quotidiani, quelli legati allo scorrere dei giorni in cui i paesaggi e le persone variano e modificano le loro morfologie in base all'orario e clima. In questo e complesso ed articolato alternarsi dei fenomeni la fotografia opera da sempre con l'intelligenza di uomini capaci di registrare attimi dell'esistenza e di tradurli in brani di storia. Queste note introduttive ci permettono di collegare questa edizione di Fotografia in Puglia ad una dimensione di riflessione e di ricerca intorno ad una serie di segnali che la fotografia d'autore ci offre: la metamorfosi della natura attraverso il tempo. Alla condizione umana apparentemente dominata dalla tecnologia si contrappone un interesse degli autori verso quanto di più arcaicamente naturale sia disponibile, il mondo vegetale e la botanica, l'organizzazione del territorio per mano dell'uomo, la vita quotidiana e la gente, tutto scandito dallo scorrere dei giorni e dalle forzature talvolte imposte dall'uomo ai ritmi biologici. 

Antonella Pierno    (Ass.Cult.Nicéphore Niépce)

NOVEMBRE

MOSTRA FOTOGRAFICA DELLA MILANO DELLA SECONDA META' DEL '900

Sono fotografie degli anni cinquanta e sessanta quelle in mostra al Centro Culturale di Milano di via Zebedia 2. Quattro bravi fotografi raccolgono la migliore loro produzione di allora, un contributo  di rilievo per illustrare l'ambiente milanese. E' giusto citare questi maestri dell'obbiettivo: Gianni Berengo Gordin, Cesare Colombo, Paolo Monti e Toni Nicolini che hanno effettivamente avuto un peso decisivo per Milano e l'intera storia della fotografia italiana. L'immagine di spicco é senza dubbio quella diventata simbolo della realtà di quegli anni,scattata nel 1967 da Gianni Berengo Gordin e dal titolo:" Giovani in piazza Duomo".  Al centro della foto il giovane suonatore di chitarra che intona melodie a carattere esistenziale ai giovani presenti é Geri Palamara a quel tempo cantastorie siciliano liparota divenuto poi artista pittore, di storie di pupi e isole melanconiche. Il     vecchio Geri, cantore di Gea era una figura caratteristica dei locali della Milano notturna. ricordo quando Palamara veniva a casa e ci dilettava con le sue musiche, e ci parlava d'arte; eravamo nel '68 negli anni della contestazione,malgrado qualche fermento di troppo era un'altra Milano. La foto in questione mi é cara per questo, oltre ad essere azzeccata. Ma torniamo alla mostra, cito per equilibri formali e contenuti visivi in merito alla ricerca psicologica di immagine di vita le foto: "Milano, prove per un ritratto" del 1961 di Cesare Colombo, "Limbiate, migrazione dal Sud al Nord Italia negli anni '60" del 1961 di Toni Nicolini, e "La Domenica dei milanesi" del 1954di Paolo Monti. La mostra inaugurata il 10 novembre  sarà visibile fino il 15 gennaio2005.       

      Milano  25-11-2004      achille guzzardella   

Festival FOTO&PHOTO  a Cesano Maderno

Prosegue fino al 21 novembre 2004 il Festival della Fotografia di Cesano Maderno; giunto alla quarta edizione, a cura di Enrica Viganò, rappresenta ormai un momento culturale di riferimento per la fotografia internazionale. La piccola cittadina alle porte di Milano offre palazzi, chiese, teatri e biblioteche all’avvenimento che la pone al centro delle attenzioni di tutti gli appassionati di fotografia. Eventi collaterali della manifestazione coinvolgono anche gli abitanti e gli esercenti di Cesano dove in bar, ristoranti e negozi sono esposte opere che spaziano dal reportage, al sociale, alla ricerca fino alla fine-art photografy. Quest’anno la fotografia internazionale è ben rappresentata da Duane Michals, un maestro della fotografia d’avanguardia americana che ha anche firmato la foto-manifesto di questa rassegna con Joel Grey;  Chema Madoz è presente con le sue immagini surrealiste; Pedro Almodovar, si proprio il regista spagnolo, ci magnifica con splendide immagini tratte dal set del film “Parla con Lei”; Anna Halm Schudel presenta una ricerca floreale ricca di colore e suggestioni. La fotografia italiana è degnamente rappresentata da Ferdinando Scianna con la sua Sicilia immortalata in un impeccabile bianco e nero e Maurizio Galimberti presenta le sue Polaroids. Una gran bella manifestazione la cui vicinanza a Milano invoglia i milanesi a dedicare una gita fuori porta a Cesano Maderno per poter ammirare le opere di questi grandi maestri della fotografia. Le mostre sono ad ingresso libero. Per programma e informazioni http://www.cesanofotoephoto.it/ per altre manifestazioni a Cesano Maderno http://www.cesano.com/. 

Copyright Armando Melocchi 30-10-2004  armando.melocchi@tin.it 

ARTE & NEWS ANTIQUARIA.

Arte, antiquariato, cultura, collezionismo, turismo d’arte. 

Negli ultimi anni la tecnologia e l’elettronica hanno invaso le nostre case: elettrodomestici sofisticati, computer, videogiochi, home cinema, televisori a cristalli liquidi o al plasma stanno modificando la nostra vita, il nostro tempo libero ma, soprattutto, l’ambiente domestico. Le nostre case sono sempre più tecnologiche e l’arredamento si è adeguato in conseguenza di questa trasformazione. Con questa premessa sembra anacronistico parlare arte ed antiquariato. Invece proprio a chi vuole recuperare o mantenere il gusto per l’arte e l’arredo antico è rivolta la nuova rivista “ARTE & NEW ANTIQUARIA”, il cui primo numero è in edicola questo novembre. Non solo antiquariato, dunque, ma anche cultura dell’arredo, oggettistica, filatelia e numismatica, viaggi alla scoperta di mercatini e musei. Come dice la premessa dell’Editore Roberto Sangalli, la rivista ci guiderà ad “ammirare ed acquistare il bello, delle epoche trascorse, per arredare o collezionare pezzi unici che potranno fare bella mostra nelle nostre case ormai invase dalla tecnologia più avanzata”. Una particolare rubrica si occuperà proprio di come inserire, con l’ausilio di un architetto, l’arredamento antico nelle case moderne, razionalizzandone gli accostamenti.

ARTE & NEWS ANTIQUARIA N.1 NOVEMBRE 2004

Periodico mensile  Prezzo di copertina Euro 4,70

Abbonamento semestrale Euro 20,00  Abbonamento annuale Euro 40,00

Per informazioni tel.0270636808 – e-mail  sangalli.roberto@fastwebnet.it 

Un’ottima rivista, ben curata, da leggere e conservare. Un mensile che mancava nel panorama editoriale italiano di divulgazione dell’arte e dell’antiquariato. 

Armando Melocchi 30-10-2004 armando.melocchi@tin.it

  ALENDARIO MAX:    ROBERTO FARNESI 

Dopo il successo del calendario di Alena Seredova, allegato al numero di ottobre di Max, periodico diretto da Giuseppe Di Piazza, dodici mesi al maschile con Roberto Farnesi,il re della fiction italiana. Cento Vetrine e Carabinieri lo hanno reso popolare,grazie alle emozioni trasmesse al pubblico. Ora sta girando la nuova serie di Carabinieri ma sogna un film in costume.  Roberto é stato fotografato da Julian Hargreaves in una affascinante tenuta della campagna di Bolgheri. Julian,30 anni, madre italiana e padre inglese,economista mancato,lascia l'università per dedicarsi alla fotografia. Appassionato per i ritratti di personaggi dello spettacolo ha ripreso, tra gli altri, Richard Gere, Francesca Neri, Mariagrazia Cucinotta, Inès Sastre, Zucchero, Giorgia. Predilige leambientazioni "reali", le location vere e proprie, ai troppo asettici studi fotografici così da decontestualizzare i personaggi e raccontare ogni volta una storia quasi cinematografica.    Farnesi si aggiunge ad altri belli italiani che hanno posato per il calendario al maschile di Max: , Raoul Bova, Alessandro Gassman, Gabriel Garko, Kledii Kadiu e Luca Argentero .  Rivista + calendario sono in vendita al prezzo di 6 euro.

        Agostino Guzzardella agostinoguzz@tiscali.it 

OTTOBRE

BOMBAY SLUM   Texte de Dominique Lapierre  pour l’album de photos d’Albertina d’Urso

L’Inde est, pour moi, le pays du sourire.  Nulle part au monde ai-je vu autant de visages illuminés par la magie d’autant de sourires.  Même au fond de la Cité de la Joie, ce bidonville de Calcutta où j’ai planté le décor d’un de mes livres les plus célèbres, j’ai découvert plus de sourires que dans la plupart de nos riches cités d’Occident.  Au-delà de la gravité lisible sur certains visages, les photos de cet album témoignent superbement de cette capacité des hommes, des femmes et des enfants de l’Inde à exprimer leur joie en toutes circonstances, malgré les difficultés de leur quotidien.  Joie pour la Vie avec un V majuscule, joie pour la fête, joie pour le bonheur du partage, joie pour l’accomplissement des rites et des traditions d’un peuple capable de surmonter toutes les adversités.  Debout et avec le sourire.Oui, les photos de cet album sont un hommage à cette Inde du sourire, cette Inde qui m’a appris que « Tout ce qui n’est pas donné est perdu ».        

                                        Dominique Lapierre   ( Auteur de « La Cité de la joie »)

SGUARDI E SEGRETI SUL MONDO di Anna Toscano.

  Esposte alla Galleria Ca’ Bianca Arte, in Via Lodovico il Moro 117 a Milano, fotografie della scrittrice e poetessa Anna Toscano. Anna, nata nel 1970, si è laureata in letteratura con una tesi sul poeta Attilio Bertolucci, lavora e vive a Venezia, sua città prediletta, compone brevi ma intensi versi poetici ma, soprattutto, ama girare per le città del mondo che fotografa in immagini affascinanti e poetiche. Una selezione è esposta sino al 30 ottobre in una mostra dal titolo “Sguardi segreti sul Mondo”. Interessanti punti vista, sguardi appunto, che inquadrano particolari di monumenti, arredo urbano, situazioni che al viaggiatore meno attento sfuggono. Non sono sfuggiti, invece, all’obiettivo d’Anna Toscano che con senso artistico e un pizzico di glamour ci svela piccoli segreti.

Per informazioni: Ca’ Bianca- Corte del Naviglio tel.0289125777. 

Armando Melocchi 09-09-2004  armando.melocchi@tin.it

OMAGGIO A RICHARD AVEDON.

La fotografia è disegnare con la luce. Un’arte, erroneamente definita minore, dove la moda ha attinto a piene mani per magnificare se stessa. Grazie alla moda, molti fotografi sono diventati personaggi famosi, con la diffusione delle loro immagini sulle riviste e nelle campagne pubblicitarie dei più grandi stilisti. E’ però merito d’alcuni fotografi e alle immagini che hanno saputo realizzare, se la moda si è elevata ad arte. Uno di questi, forse il più importante, è recentemente scomparso: Richard Avedon. Nato a New York il 15 maggio 1923, dopo aver abbandonato gli studi per arruolarsi, inizia a fotografare per la Marina Militare Americana. Lasciata la Marina s’iscrive alla New School for Social Research di Alexy Brodovitch che, nel 1944, lo introdurrà come fotografo nello staff di Harper’s Bazar. In quegli anni la fotografia di moda era essenzialmente documentaristica, ovvero le foto riproducevano semplicemente il vestito indossato dalla modella come un manichino. Il giovane Avedon adottò un nuovo di interpretare la moda, nelle sue immagini le modelle non erano più semplici manichini ma personaggi che recitavano in storie il cui finale era lasciato all’interpretazione dell’osservatore. Si può ben dire che Richard Avedon ha rivoluzionato la foto di moda e al suo stile si sono ispirate generazioni di fotografi dagli anni ’50 ad oggi. Da allora centinaia le copertine di Harper’s Bazar, Life, Look, Vogue che portano la sua firma. Hanno posato per lui i personaggi più famosi del ventesimo secolo, attori e attrici, presidenti degli Stati Uniti e anche gente comune. Avedon è stato un grande artista che ha dato alla moda, e non solo ad essa, notorietà. Meno note, ma non per questo meno importanti, le sue fotografie di reportage o i ritratti intimistici dell’anziano padre malato e morente, oppure le immagini sulle vittime del napalm o d’anziani con i volti segnati dal tempo. Certo lo ricorderemo per le splendide modelle che ha ritratto in oltre cinquant’anni di carriera, per le foto a Marilyn Monroe, Twiggy, Verushka, Naomi Campbell e Monica Bellucci  e per il bellissimo Calendario Pirelli del 1997.              Ci mancherai molto Richard e ci mancherà la tua visione del mondo. 

Armando Melocchi 02-10-2004  armando.melocchi@tin.it

FROZEN. Retrospettiva del fotografo Albert Watson.       

Alla Rotonda di Via Besana a Milano è stata inaugurata il 27 settembre un’ampia retrospettiva sul lavoro del fotografo scozzese Albert Watson dall’emblematico titolo FROZEN (Congelato).Sponsorizzata da Sony, sotto l’alto patrocinio di Sua Maestà Mohammed VI Re del Marocco e del Comune di Milano, la rassegna vuole essere un doveroso omaggio all’attività di uno dei più apprezzati fotografi contemporanei. In mostra circa 250 opere di grandi dimensioni che rappresentano la creatività e l’estro d’Albert Watson sviluppatisi in quarant’anni di carriera. Splendidi ritratti di personaggi dello star system fanno da contrappunto alle foto surreali di Las Vegas o agli incisivi ritratti dei carcerati della Louisiana. Sorprendenti e affascinanti le immagini sul Marocco, paese del quale Watson è innamorato, e sul quale  ha pubblicato uno splendido volume intitolato “Maroc”. Una passione nata tanti anni fa come da tanti anni l’artista è legato da profonda amicizia con la famiglia reale del Marocco.   Watson è un amante dell’estetica e quest’amore si legge nelle sue fotografie che spaziano dalla moda al reportage, dai ritratti alla pubblicità fino a temi più trasgressivi dove le sue immagini giocano in maniera raffinata con il glamour e la seduzione. Tutto sempre seguendo un filo conduttore tra eleganza ed estetica. Anche nelle riprese fatte con i mezzi tecnici più moderni, digitali, le composizioni sono una perfetta simbiosi d’arte e tecnologia. A rendergli omaggio, nella cornice dell’ex lazzaretto di Via Besana, sono intervenuti, oltre all’affascinante Principessa del Marocco Lalla Hasna, personaggi della politica, della moda e dello spettacolo. Tra i tanti si sono distinti Adriano Galliani, Marta Marzotto, Randy Ingermann, Valerio Staffelli, Franca e Carla Sozzani, Simon Le Bon con la compagna Yasmine e gli altri componenti del gruppo rock Duran Duran, Nick Rhodes e John Taylor, attento partecipe della serata l’attore David Hopper. La mostra, organizzata dallo Studio FP, rimarrà aperta fino al 16 ottobre, da non perdere. 

Copyright Armando Melocchi 2004-09-24 armando.melocchi@tin.it

 

CALENDARIO MAX 2005 – ALENA SEREDOVA 

Ancora una volta MAX, la rivista giovane e glamour del gruppo RCS, ha colpito nel segno. Presentato a Milano il Calendario 2005 allegato al numero di Ottobre con protagonista una splendida Alena Sederova ritratta senza  veli da Giovanni Cozzi. Come sempre impeccabile l’impaginazione del servizio sulla rivista diretta dal vulcanico Giuseppe di Piazza. Raffinate le immagini e le situazioni del Calendario 2005.    Alena Sederova, nata a Praga nel 1978, dopo aver lavorato come modella ha vinto nel 1998 l’elezione di Miss Repubblica Ceca ed è arrivata fino alla finale di Miss Mondo. Arrivata in Italia, il successo arriva nel 2001 con il programma TV del sabato sera “Torno Sabato” dove, al fianco di Panariello, si fa apprezzare per la sua statuaria bellezza. Approda ora sul mitico calendario di MAX e la vedremo presto nel film di Neri Parenti “Christmas in Love” al fianco di due pigmalioni come Christian De Sica e Massimo Boldi, con la partecipazione, inoltre, del simpatico Danny DeVito. Sarà un sicuro successo.

Copyright Armando Melocchi 30-09-2004  armando.melocchi@tin.it

SETTEMBRE

KARAT, SOTTO IL CIELO DI SAN PIETROBURGO.

Fotografie di Wolfgang Muller. 

Sotto il cielo di San Pietroburgo non vi sono solo l’Ermitage o il Palazzo D’Inverno e la Cattedrale dei SS Pietro e Paolo, mete del turismo internazionale risvegliatosi dopo il torpore del comunismo sovietico. Sotto il cielo di San Pietroburgo vi sono anche migliaia d’adolescenti e bambini che vivono, ma è meglio dire sopravvivono, in condizioni disperate. L’alcol, la prostituzione e droghe “casalinghe” come il lucido da scarpe “KARAT” sono i soli compagni di vita di questi ragazzi abbandonati ai margini della società. Wolfgang Muller, tedesco, classe 1958, dopo essersi interessato di teatro, pittura e aver fatto parte di gruppi d’assistenza sociale, ha scoperto la fotografia solo in questi ultimi anni. La sua vocazione ai temi della solidarietà lo ha ispirato per un reportage su questi giovani disperati e dimenticati. Ultimamente molte testimonianze ci sono giunte sulle condizioni della società post-sovietica ma il linguaggio di Wolfgang è più immediato, sincero, senza retorica. Muller ha seguito quotidianamente, per nove mesi, otto ragazzi e li ha ritratti non come spettatore,  ma come loro compagno di sventure e di vita. Situazioni dove non traspare solo il dramma della loro condizione, ma anche momenti di tenerezza e la gioia di questi ragazzi che si ritagliano momenti di libertà dalla loro triste condizione. Le immagini, in mostra alla Galleria Grazia Neri di Via Maroncelli 14 a Milano, rappresentano i più significativi instanti ritagliati dalla quotidianità di questi ragazzi ripresi nelle cantine e nei sottotetti dove vivono. L’esposizione rientra nel programma della “Settimana della Cultura Tedesca in Italia” ed è stata prodotta in collaborazione con il “Goethe-Institut Mailand” con il sostegno di “Bayer per la cultura”.                 La mostra rimarrà aperta fino al 30 ottobre 2004. 

copyright Armando Melocchi 23-09-2003 armando.melocchi@tin.it

 

ANDY WARHOL, THE SILVER FACTORY AND THE SIXTIES.

Fotografie di David McCabe e Billy Name.

In occasione della grande mostra dedicata ad Andy Warhol, in corso alla Triennale di Milano, alla Galleria Carla Sozzani si è aperta un’interessante mostra fotografica che ripercorre in immagini la vita di Warhol. I due fotografi, David McCabe e Billy Name, hanno documentato i momenti rappresentativi della vita del personaggio più significativo della pop-art e dello stile degli anni ’60 e 70 in migliaia di fotografie; un’ampia selezione è esposta in Corso Como 10 mostrandoci un  Andy Warhol inedito ritratto nei momenti di studio e lavoro, oltre ad una serie di ritratti dei personaggi più in vista di quegli anni e dei quali Andy Warhol amava circondarsi.     McCabe, nato a Leicester in Gran Bretagna nel 1940, dopo studi di graphic design e fotografia, nel 1960 si trasferisce a New York. Lavora dapprima come assistente e poi come fotografo di moda per Condè Nast. Nel 1964 un suo servizio di moda stupisce a tal punto Andy Warhol che lo invita a realizzare il progetto di documentare ogni momento della sua vita per intero anno. Nasce così una raccolta di più di duemila fotografie che per volere dello stesso Warhol non saranno mai pubblicate. Riscoperte nel 1995 dai curatori del museo Andy Warhol di Pittsburg  e sono ora esposte. Lo stile semplice e documentario delle immagini di McCabe ci raccontano il quotidiano dell’artista più stravagante ed eclettico del XX secolo, tanto da essere egli stesso un’opera d’arte. Diverso l’incontro tra Warhol e Billy Name, che lavorava come cameriere in un ristorante frequentato dall’artista. Billy, quando non serviva al ristorante, era un apprezzato parrucchiere maschile che esercitava nel proprio appartamento singolarmente dipinto e completamente rivestito di fogli d’argento. Warhol volle girare un film su Billy mentre tagliava i capelli (Haircut del 1963), e rimase incantato dal suo appartamento a tal punto che gli chiese di realizzare lo stesso allestimento nel suo loft. Nacque così la famosa Silver Factory, l’appartamento-studio di Warhol che divenne “la culla” della pop-art e il fulcro attorno al quale girava il mondo della cultura e del jet-set di quegli anni. Billy Name, diventato fotografo “di corte”alla Factory, ebbe così l’occasione di frequentare quel mondo fino al 1970 e immortalò lo spirito dell’epoca e dei sui protagonisti.       In mostra dal 23 settembre al 31 ottobre 2004 alla Galleria Carla Sozzani di Corso Como 10, Milano.

Per informazioni: http://www.galleriacarlasozzani.org/

copyright Armando Melocchi 23-09-2003    armando.melocchi@tin.it

FESTIVAL FOTO E PORTFOLIO IN PIAZZA 2004. 

A Savignano sul Rubicone la fotografia è un’arte da tempo apprezzata e, grazie alla caparbietà del Circolo Fotografico Associazione Cultura e Immagine e alle autorità locali, nel 1992 nasce “Portfolio in Piazza” e il “Festival Foto” giunto oggi alla XIII° edizione. La ridente cittadina romagnola si è trasformata anche quest’anno in un palcoscenico dove mostre, conferenze ed in particolare la visione di Portfoli dei giovani fotografi da parte di critici ed esperti delle maggiori agenzie, hanno animato la manifestazione. Sabato 11 e Domenica 12 settembre sono state dedicate alla lettura dei portfoli da parte di esperti quali: Giovanna Calvenzi e Tiziana Jelo, photo editor di SPORTWEEK; Fulvio Merlak, presidente F.I.A.F.; Paola Riccardi dell’Agenzia GRAZIA NERI; Nino Migliori fotografo di fama internazionale; Barbara Hichcock, direttrice affari culturali POLAROID e curatrice della POLAROD COLLECTIN di Boston; Lanfranco Colombo, critico, gallerista e redattore di PHOTO, e molti altri.Presenti Grazia Neri dell’omonima agenzia, Dennis Curti dell’agenzia CONTRASTO e Roberto Kock, hanno tenuto un’interessante conferenza/dibattito sul presente e il futuro della fotografia in Italia e nel Mondo. Interessante il cambiamento culturale in atto alla luce delle nuove tecnologie digitali a confronto con le tecniche tradizionali. Di spessore le mostre fotografiche, sul tema “LA FOTOGRAFIA PER LA SOLIDARIETA’”, distribuite nel centro storico del paese a pochi chilometri da Rimini e Sant’Arcangelo di Romagna. Nella sala civica la mostra di Sebastiaò Salgado, uno dei più famosi fotografi al Mondo, ci guida attraverso il faticoso cammino verso LA FINE DELLA POLIO. Toccanti immagini in bianco e nero documentano la campagna che UNICEF e l’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno intrapreso per debellare una delle malattie più diffuse e che colpisce sin dalla più tenera età. Altri quattro grandi fotografi si sono confrontati sui temi dei disabili, della malattia e della vecchiaia. Debora Sinai ci mostra il mondo dei non vedenti e il loro vivere quotidiano. Maurizio Galimberti fotografa gli anziani affetti da Alzheimer in bianco e nero e le residenze che li ospitano a colori, a significare la distanza e lo smarrimento tra le persone malate e l’ambiente che le circonda. Marina Gavazzi tratta il tema dei bimbi colpiti da sindrome di Down con molta poesia. Paolo Liaci ha documentato il lungo percorso di ritorno alla vita dei trapiantati di midollo osseo. In Piazza Borghesi possiamo ammirare le foto dei FOTOGRAFI SENZA FRONTIERE Giorgio Palmera e Emiliano Scatarzi, un reportage svolto nei campi profughi in Algeria. Esposte,  inoltre, le immagini dei vincitori di Portolio 2003: Alessandra Benedetti, Dario de Dominicis e Antonella Monzoni. In mostra anche i lavori dei vincitori del Premio Canon Giovani Fotografi: con foto di Cristian Cantori, Mattia Insolera, Paola Fiore, Maurizio Dongiovanni e Cristina Canepari. Interessante il lavoro del riminese Paolo Donati con un reportage sul vivere quotidiano in India. Una bella manifestazione e punto di riflessione per tutto il mondo della fotografia in Italia. Arrivederci all’edizione 2005.                                           Per informazioni http://www.portfolioinpiazza.it/info@portfolioinpiazza.it

Armando Melocchi 15-09-2004  armando.melocchi@tin.it

  NOVEGRO PHOTOvideoCINE 2004 

Riceviamo dal gentilissimo Emilio De Tullio il seguente comunicato  che volentieri pubblichiamo. 

Sabato 2 e Domenica 3 ottobre 2004 si svolgerà, presso il Parco Esposizioni Novegro, la 9a edizione di NOVEGRO PHOTOvideoCine, Mostra-Mercato di apparecchi fotografici e cinematografici usati, da collezione e nuovi… comprendente fotocamere, obiettivi, cineprese, proiettori, editoria specializzata ed accessori.Gli organizzatori, con la collaborazione dell’Arch. Emilio De Tullio, consulente culturale anche di questa edizione, propongono: + la seconda Mostra Internazionale di “Photo-MailArt by_edt” con Convegno   + una evoluzione del tema “Fotografia: da chimica a  digitale” + una serie di video proiezioni riguardanti la cultura e la didattica fotografica  + le realtà virtuali di fotografia nel Web                                                          La Manifestazione si articolerà in due giorni ed in concomitanza con la nota manifestazione <<RADIANT & Silicon>> consentendo rimandi tecnologici e culturali con la fotografia ed il video digitale.                              Oltre settanta gli operatori che espongono fotocamere e obiettivi, cineprese, video-telecamere, proiettori… oltre all’editoria specializzata ed agli accessori di tutti i tipi, anche i più introvabili, coprendo un arco temporale che rasenta il secolo, a soddisfare ogni aspettativa dei visitatori più appassionati come dei curiosi.                   Se siete appassionati di apparecchi fotografici usati, nuovi o da collezione, se vi piace rovistare nei banchi apparentemente tutti uguali, ma che, ad un esame approfondito, rivelano tesori che mai avreste potuto immaginare, se volete integrare la vostra collezione o se semplicemente cercate un vecchio accessorio od una fotocamera usata da poco prezzo, NOVEGRO PHOTOVideoCINE è la Vostra Manifestazione, la Mostra-Mercato che, in pochi anni, è divenuta una tra le più importanti  del settore che, attualmente, si svolgono in Italia. La manifestazione di quest’anno vedrà un comparto culturale ed informativo con: Mostre, la terza edizione della mostra-convegno internazionale di Photo-Mailart, ‘pedane’ di critica sulla fotografia chimica e digitale, editoria teorica e concettuale sull’immagine a tutto campo, proposte didattiche… con proiezioni su esperienze di Workshop.

Orario per il pubblico: dalle 9 alle 18 - costo cumulativo ed unico € 8,00.

Ente Organizzatore COMIS LOMBARDIA - Coordinatore Giorgio Gavazzi

Per informazioni: INFO/CULTURA-PHOTOvideoCine Arch. Emilio De Tullio    art.photo@flashnet.it 

GIUGNO

AFP: IL MONDO IN CONFLITTO.  

L’Agence France Presse, AFP, è diventata una delle maggiori agenzie mondiali d’informazione e annovera tra i suoi 2000 collaboratori molti tra i migliori giornalisti e fotografi internazionali. Gli articoli e le fotografie coprono tutta l’attualità dei cinque continenti e sono distribuite in tempo reale in tutto il mondo. Una parte di rilievo della produzione dei fotografi AFP è dedicata ai servizi sulle guerre che costantemente sono in atto in ogni parte del pianeta. La qualità e la tempestività dei fotografi AFP hanno reso l’Agenzia e i fotografi stessi famosi e apprezzati in tutto il mondo e non c’è conflitto sulla terra che non è documentato. L’Agenzia Grazia Neri, che rappresenta AFP in Italia, ha inaugurato una mostra dal titolo IL MONDO IN CONFLITTO dove una selezione di un’ottantina d’immagini, tratte dal lavoro di cinquanta fotografi, ci mostra gli ultimi dieci anni di guerre e atti di terrorismo che hanno sconvolto la Terra. Sono rappresentati molti dei conflitti che hanno cambiato l’assetto politico dei cinque continenti, dal Kosovo al Congo, dal sud-america ad Israele, dall’11 settembre 2001 fino alla recente guerra in Irak. La mostra, inaugurata il 23 giugno 2004, rimarrà aperta fino al 24 luglio alla Galleria Grazia Neri via Maroncelli 14, Milano. Le ottime immagini sono un documento validissimo sulla storia dell’ultimo decennio, anche se qualche ripresa sembra troppo “costruita” o ricercata. La mostra è un omaggio alla professionalità e all’audacia dei corrispondenti di guerra che sono in grado, con le loro immagini, di farci vivere i conflitti rappresentati in prima persona.

La mostra è sponsorizzata da FujiFilm.L’Agenzia AFP è rappresentata in Italia da Grazia Neri.   Per info:  http://www.grazianeri.com/    http://www.afp.com/ 

Armando Melocchi 25-6-2004 armando.melocchi@tin.it

PICASSO & DOMINGUIN  Un’Amicizia raccontata ad Arte da Lucia Bosè                                                                                                                                          

Sul finire degli anni ’50 Pablo Picasso, da tempo già apprezzato come l’artista più importante e rappresentativo del XX° secolo, aveva la sua residenza nel sud della Francia. E’ qui che avvenne l’incontro con il più bravo e famoso torero vivente, Luis Miguel  Dominguìn, conosciuto internazionalmente, sia per la sua bravura nell’arena, che per la sua brillante vita sociale e mondana. Il torero e la bellissima moglie Lucia Bosè, nota attrice italiana, furono ospitati nella residenza “La Californie” che Picasso aveva a Cannes. Nacque così una straordinaria amicizia e un’intensa e originale forza seduttiva artistica tra il pittore, il torero e l’affascinante attrice. Dopo cinquant’anni abbiamo l’occasione d’essere partecipi di quest’unione grazie ai ricordi di Lucia Bosè che, con la collaborazione di Provincia di Milano e “Comedia”, ha messo a disposizione per la mostra allestita allo Spazio Oberdan di Milano. Presente all’inaugurazione avvenuta il 15 giugno, Lucia Bosè ha raccontato alcuni aneddoti riguardanti l’amicizia che ha legato la famiglia Bosè-Dominguìn con Picasso e ci ha presentato le opere messe in mostra, ovvero i regali e gli omaggi che l’artista ha donato alla coppia e ai figli. La collezione esposta è formata da disegni originali, litografie, collage e ceramiche tra cui piatti decorati con simboli che richiamano la tauromachia. A proposito di questi piatti, Lucia ci ha raccontato come li usava abitualmente a Natale per servire il Panettone Milanese, dolce al quale è sempre stata legata perché le ricordava le sue origini. Le opere esposte rappresentano un esempio della naturalezza e libertà d’espressione raggiunta da Picasso nel suo ultimo periodo. Spiccano capolavori come “La Tauromachia”, “Il Pittore e la Modella”, “Le Baccanali” e “La Festa di Fauna”. Nel percorso espositivo sono presenti anche numerose fotografie che ripercorrono, oltre che la vita della coppia Bosè-Dominguìn, lo splendido rapporto d’amicizia familiare con Picasso.

Armando Melocchi 16-6-2004 armando.melocchi@tin.it

ESTATE FOTOGRAFIA MILANO 2004

EUROGENERATION Viaggio nella giovane Europa del futuro

FRANCO FONTANA  Ombre e colori   

Negli ultimi anni la fotografia ha ripreso maggior vigore e i giovani hanno dimostrato un interesse per questa forma espressiva che era stata da loro abbandonata dopo i fasti degli  anni ‘70/’80. L’avvento della fotografia digitale e la facilità di riprendere immagini ovunque e comunque con le microcamere o i telefonini, ha fatto sì che i giovani riscoprissero l’immagine fotografica e con essa il gusto estetico e la ricerca di nuove forme espressive. Il mercato ha ripreso vigore con la vendita d’apparecchi più sofisticati, segnale che, dopo aver appreso i primi rudimenti, i nuovi utenti desiderano migliorare qualitativamente le loro riprese. Milano non è rimasta indifferente a questo nuovo desiderio e ha dato l’avvio ad un nuovo evento, a cadenza annuale, che s’inserisce degnamente ai vertici del panorama delle iniziative dedicate in tutta Europa alla fotografia. L’Assessorato alla Cultura e Musei del Comune di Milano ha organizzato ESTATE FOTOGRAFIA 2004,  manifestazione a cui è stata degnamente dedicata l’area espositiva del Palazzo Reale e caratterizzata da due grandi mostre. Con la collaborazione dell’Agenzia Contrasto è stata allestita l’esposizione EUROGENERATION e, grazie a Federico Motta Editore, è stata organizzata una grande retrospettiva sulle opere di Franco Fontana dal titolo: OMBRE E COLORI.

Eurogeneration è un reportage eseguito da 14 fotografi tra le giovani generazioni della nuova Europa allargata a 25 paesi. Esposte immagini a grandi dimensioni che ci mostrano ritratti e situazioni dove i protagonisti sono i ragazzi ventenni che saranno chiamati nei prossimi anni ad essere i protagonisti dello sviluppo di questa nuova entità geo-politica. Ombre e Colori è un omaggio ad uno dei più eclettici e rappresentativi fotografi italiani, conosciuto in tutto il mondo per la sua personale interpretazione del colore nella fotografia. Lucio Fontana, modenese, oggi settantenne, inizia a fotografare come dilettante negli anni sessanta e, in un periodo dove la foto artistica era rigorosamente in bianco e nero, è uscito dagli schemi e si è affermato con scatti dove il colore è assoluto protagonista. L’uso personale delle forme e dei colori, le composizioni surrealiste, l’immediatezza del messaggio hanno caratterizzato la sua produzione e lo hanno subito contraddistinto e reso famoso in tutto il mondo. Innumerevoli sono le mostre internazionali che lo hanno visto protagonista e sue opere sono permanentemente esposte al Museum of Modern Art di New York, al Museè d’Art Moderne di Parigi, ad Amsterdam, a Tokyo, Pechino e Melbourne. La retrospettiva milanese raccoglie circa centosettanta fotografie e un’ottantina di “polaroids”. In questa esposizione è rievocato tutto il percorso creativo che ha fatto di Fontana un vero artista. Ottima l’impostazione scenografica della mostra dove, in sale opportunamente buie, spiccano i contrasti e  i colori delle opere del fotografo. All’inaugurazione erano presenti, tra gli altri, Gianni Berengo Gardin e Mario De Biasi che si sono intrattenuti con Lucio Fontana; Denis Curti dell’Agenzia Contrasto e Grazia Neri dell’omonima Agenzia. Entrambe le mostre saranno aperte fino al 5 settembre a Milano, Palazzo Reale, Piazza Duomo 12.

Info: http://www.eurogeneration.info/  http://www.comune.milano.it/     http://www.mottaeditore.it/  

Armando Melocchi 18-6-2004     armando.melocchi@tin.it 

FRAUKE - EIGEN:  PAESAGGI E RITRATTI

E’ stata inaugurata il 2 giugno, e rimarrà in visione fino al 27 giugno 2004, alla Galleria Sozzani di Corso Como 10 la mostra di Frauke Eigen, fotografa rivelazione della “nuova fotografia” europea. Nata in Germania ad Aurich nel 1969, si diploma in Inghilterra al Bournemouth & Poole College of Art & Design nel 1993. Dal 1994 ha esposto le sue opere in vari Paesi Europei. Ha ottenuto riconoscimenti in Inghilterra dove insegna al Queen’s Gate College di Londra e dove tiene diverse conferenze in istituzioni inglesi.  A Milano presenta in anteprima paesaggi e ritratti in bianco e nero di grande formato che si discostano dai canoni della ritrattistica convenzionale. I personaggi ripresi non guardano mai l’obiettivo, e quindi l’osservatore, ma ci parlano, ad occhi quasi sempre chiusi, dei  loro pensieri più intimi, dei loro sogni e dei loro desideri. Dove il volto non è rappresentato, come in “Ginocchio nella sabbia”, si sente viva la presenza e l’intimo raccoglimento della giovane rappresentata. La foto della stessa “Ragazza sulla sabbia”, ripresa ad occhi chiusi, sembra guardarci attraverso i suoi pensieri con cenno di sfida. L’artista, inoltre, compone le sue opere in dittici e trittici fondendo immagini di paesaggi e di oggetti e scorci di quotidianità dove il ritratto riassume il racconto visivo e stimola l’osservazione. Il formato veramente imponente delle opere, esalta la presenza e coinvolge l’osservatore nel racconto.In altre fotografie, Frauke Eigen, ha rappresentato tutta la naturale armonia di un volo d’uccelli o d’alberi fioriti in primavera.    Alla presentazione erano presenti Grazia Neri dell’omonima Agenzia e Denis Curti dell’AgenziaContrasto.      Per informazioni http://www.galleriacarlasozzani.org/.                        

Armando Melocchi 3-6-2004 armando.melocchi@tin.it

ARTICOLI  FOTOGRAFIA

DICEMBRE

NEXT STOP fotografie di Michele Alassio 

 Sarà visibile dal 1° Dicembre 2004 sino al 1° Febbraio 2005, nella sala espositiva della Libreria Sovilla a Cortina D’Ampezzo, la personale di fotografia “Next Stop”- Tredici fotografie di Michele Alassio. L’artista inaugurerà la mostra il 26 dicembre 2004.

 L’intera esposizione è il frutto dell’esplorazione dei padiglioni dell’ultima Esposizione Internazionale d’Arte Contemporanea della Biennale di Venezia da parte dell’artista, che ha cercato di condensare in un’unica immagine il senso degli allestimenti di alcuni tra gli artisti esposti. L’intero lavoro, presentato in prima a Venezia, presso la Bugno Art Gallery, nei mesi di Novembre-Dicembre 2003, si compone di 13 fotografie originali formato 50x60 stampate e virate selettivamente su carta baritata dallo stesso autore, prodotte in copia unica, e di alcune stampe di grande formato ricavate da scansioni degli originali stampate digitalmente su carta KODAK, che verranno esposte nella galleria esterna alla libreria. Nel contempo, la libreria Sovilla ospiterà una selezione di opere dell’artista tratte dai lavori precedenti (quali “Sacks”, esposto nel corso dell’estate con notevole successo, o la serie di immagini dedicate a Venezia, che saranno oggetto di una monografia in uscita per l’estate del 2005) in edizione limitata e numerata. Proseguendo nella strada intrapresa con “Sacks”, tredici immagini realizzate nel tentativo di rappresentare altrettanti racconti del famoso neuropsichiatria americano, l’artista continua a dedicare la propria intenzione non al mondo del visibile ma dell’invisibile, utilizzando la fotografia, le sue doti ed i suoi difetti, per dare un’immagine a tutto ciò che non ne possiede alcuna. In “Sacks” era l’invisibilità delle patologie neurologiche a fornire lo spunto per un tentativo di rappresentazione squisitamente e motiva delle medesime, in “Next Stop” , per analogia, è il rifiuto da parte degli artisti contemporanei di utilizzare una sola, singola immagine, per esprimere il proprio sentimento del mondo, e l’affidarsi invece ad allestimenti, installazioni, video. Tutto ciò che gli artisti hanno volutamente collegato al tempo della fruizione, ad un’esplorazione da viandante, allo scorrere dei video, Alassio ha ricondotto nel lampo di una sola chanches, di un’affermazione formale ed estetica unica. Alassio ha attraversato i padiglioni dell’esposizione Internazionale ai giardini, e le altre sedi di “Sogni e Conflitti” cercando di ricostruire, nella bidimensionalità della fotografia, l’assieme di sensazioni suggerite dagli allestimenti, utilizzando per lo scopo tutto il campionario tecnico della fotografia tout-court. I lavori presentati sono frutto di doppie o triple esposizioni sullo stesso negativo, scatti singoli, elaborazioni chimiche a stampa, viraggi, intonazioni parziali, sviluppi e bruciature dei negativi, il tutto per conferire unicità all’opera ma soprattutto intensità e profondità nella visione.

Sarà disponibile in galleria il catalogo bilingue edito dalla Bugno Art Gallery. 

Ho realizzato le fotografie esposte in questa personale esplorando i padiglioni della 50^ Biennale d'arte contemporanea, senza alcun progetto o intenzione preesistente. L'attraversamento delle sale, la continuità della visione e la concentrazione necessaria ad una sintesi sono state le cifre del mio intervento, e l'obbligo connaturato alla fotografia, le sue due sole dimensioni, hanno avuto il peso ed il sollievo di una costrizione all'ordine e alla ricerca di una efficacia immediatamente emotiva in luoghi dove, per converso, i video rimandano al loro svolgersi, le istallazioni alla loro percorribilità, gli schermi televisivi alla loro superficie instabile un senso dilatato dove tutto tende al racconto, alla letteratura. Queste arti visive non sono più visive, niente si dà più da sé ed all'artista, ed allo spettatore, sono indispensabili ed essenziali tempo e movimento quanto a un compositore l'ascolto e l'attenzione. E' un'elegia del presente, del momentaneo, del qui e ora e della rappresentazione perché in quest'arte di entra, si prende posto ed, essenzialmente, si assiste. Ho semplicemente cercato di afferrare le diverse intenzioni, conferendo ad ogni immagine la tensione indispensabile a reggersi indipendentemente dal tempo, dal luogo, dalla totalità dello spazio cui apparteneva, e questo perché le fotografie hanno una sola forma, emettono una sola nota, vivono il tempo di uno sguardo e sono evanescenti quanto un fantasma, un'apparizione.” Michele Alassio  (dall’invito alla mostra)

IL TEMPO DELLA NATURA 

E' il rispetto dell'uomo nei confronti della natura o meglio è il legame tra la rappresentazione della natura e la creazione artistica e al tempo, alla dimensione temporale cui si riferisce l'uomo nel rapportarsi alla natura. Del resto la fotografia è figlia della natura ed i suoi stessi processi produttivi sono legati alla chimica, in un'alchimia che ogni volta permette di catturare i fenomeni naturali della rifrazione, del riflesso, tutti legati alla luce ed al tempo. Il tempo non è altro se non se stesso, procedendo invariato lungo i suoi percorsi, nel suo svolgersi, incontra la natura: un concetto lineare come lo scorrere della stessa vita in continuo divenire, il filo conduttore su cui la fotografia costruisce la propria supremazia espressiva. L'equivalenza su cui si fonda questo principio è data dagli effetti che il tempo produce sulla natura, sia che si tratti di un attimo o di un secolo, una creatura appena nata al pari di una intera civiltà ne portano gli esiti e definiscono la loro esistenza in funzione del trascorrere del tempo. Di conseguenza all'assenza temporale corrisponderebbe la negazione dell'esistenza e quindi della vita stessa: perciò la fotografia rappresenta il più importante segnale di vita mai esistito nella storia dell'umanità. L'identità cronologica fornita dalla testimonianza fotografica è contemporanea, diversamente da un fossile o da un reperto archeologico ripropone in tempo reale lo stato dell'esistenza del soggetto riprodotto. Le divagazioni intorno al nucleo tempo-natura-fotografia proseguono anche in senso linguistico grazie al duplice utilizzo che nella lingua italiana permette di indicare tanto il concetto di kronos quanto quello meteorologico, a sottolineare come l'identità di base della natura si manifesti nel suo svolgersi modificando l'atmosfera, la luce e stagioni. E' cosi che la fotografia registra e tramanda sia i fenomeni di tempi passati quanto gli eventi quotidiani, quelli legati allo scorrere dei giorni in cui i paesaggi e le persone variano e modificano le loro morfologie in base all'orario e clima. In questo e complesso ed articolato alternarsi dei fenomeni la fotografia opera da sempre con l'intelligenza di uomini capaci di registrare attimi dell'esistenza e di tradurli in brani di storia. Queste note introduttive ci permettono di collegare questa edizione di Fotografia in Puglia ad una dimensione di riflessione e di ricerca intorno ad una serie di segnali che la fotografia d'autore ci offre: la metamorfosi della natura attraverso il tempo. Alla condizione umana apparentemente dominata dalla tecnologia si contrappone un interesse degli autori verso quanto di più arcaicamente naturale sia disponibile, il mondo vegetale e la botanica, l'organizzazione del territorio per mano dell'uomo, la vita quotidiana e la gente, tutto scandito dallo scorrere dei giorni e dalle forzature talvolte imposte dall'uomo ai ritmi biologici. 

Antonella Pierno    (Ass.Cult.Nicéphore Niépce)

NOVEMBRE

MOSTRA FOTOGRAFICA DELLA MILANO DELLA SECONDA META' DEL '900

Sono fotografie degli anni cinquanta e sessanta quelle in mostra al Centro Culturale di Milano di via Zebedia 2. Quattro bravi fotografi raccolgono la migliore loro produzione di allora, un contributo  di rilievo per illustrare l'ambiente milanese. E' giusto citare questi maestri dell'obbiettivo: Gianni Berengo Gordin, Cesare Colombo, Paolo Monti e Toni Nicolini che hanno effettivamente avuto un peso decisivo per Milano e l'intera storia della fotografia italiana. L'immagine di spicco é senza dubbio quella diventata simbolo della realtà di quegli anni,scattata nel 1967 da Gianni Berengo Gordin e dal titolo:" Giovani in piazza Duomo".  Al centro della foto il giovane suonatore di chitarra che intona melodie a carattere esistenziale ai giovani presenti é Geri Palamara a quel tempo cantastorie siciliano liparota divenuto poi artista pittore, di storie di pupi e isole melanconiche. Il     vecchio Geri, cantore di Gea era una figura caratteristica dei locali della Milano notturna. ricordo quando Palamara veniva a casa e ci dilettava con le sue musiche, e ci parlava d'arte; eravamo nel '68 negli anni della contestazione,malgrado qualche fermento di troppo era un'altra Milano. La foto in questione mi é cara per questo, oltre ad essere azzeccata. Ma torniamo alla mostra, cito per equilibri formali e contenuti visivi in merito alla ricerca psicologica di immagine di vita le foto: "Milano, prove per un ritratto" del 1961 di Cesare Colombo, "Limbiate, migrazione dal Sud al Nord Italia negli anni '60" del 1961 di Toni Nicolini, e "La Domenica dei milanesi" del 1954di Paolo Monti. La mostra inaugurata il 10 novembre  sarà visibile fino il 15 gennaio2005.       

      Milano  25-11-2004      achille guzzardella   

Festival FOTO&PHOTO  a Cesano Maderno

Prosegue fino al 21 novembre 2004 il Festival della Fotografia di Cesano Maderno; giunto alla quarta edizione, a cura di Enrica Viganò, rappresenta ormai un momento culturale di riferimento per la fotografia internazionale. La piccola cittadina alle porte di Milano offre palazzi, chiese, teatri e biblioteche all’avvenimento che la pone al centro delle attenzioni di tutti gli appassionati di fotografia. Eventi collaterali della manifestazione coinvolgono anche gli abitanti e gli esercenti di Cesano dove in bar, ristoranti e negozi sono esposte opere che spaziano dal reportage, al sociale, alla ricerca fino alla fine-art photografy. Quest’anno la fotografia internazionale è ben rappresentata da Duane Michals, un maestro della fotografia d’avanguardia americana che ha anche firmato la foto-manifesto di questa rassegna con Joel Grey;  Chema Madoz è presente con le sue immagini surrealiste; Pedro Almodovar, si proprio il regista spagnolo, ci magnifica con splendide immagini tratte dal set del film “Parla con Lei”; Anna Halm Schudel presenta una ricerca floreale ricca di colore e suggestioni. La fotografia italiana è degnamente rappresentata da Ferdinando Scianna con la sua Sicilia immortalata in un impeccabile bianco e nero e Maurizio Galimberti presenta le sue Polaroids. Una gran bella manifestazione la cui vicinanza a Milano invoglia i milanesi a dedicare una gita fuori porta a Cesano Maderno per poter ammirare le opere di questi grandi maestri della fotografia. Le mostre sono ad ingresso libero. Per programma e informazioni http://www.cesanofotoephoto.it/ per altre manifestazioni a Cesano Maderno http://www.cesano.com/. 

Copyright Armando Melocchi 30-10-2004  armando.melocchi@tin.it 

ARTE & NEWS ANTIQUARIA.

Arte, antiquariato, cultura, collezionismo, turismo d’arte. 

Negli ultimi anni la tecnologia e l’elettronica hanno invaso le nostre case: elettrodomestici sofisticati, computer, videogiochi, home cinema, televisori a cristalli liquidi o al plasma stanno modificando la nostra vita, il nostro tempo libero ma, soprattutto, l’ambiente domestico. Le nostre case sono sempre più tecnologiche e l’arredamento si è adeguato in conseguenza di questa trasformazione. Con questa premessa sembra anacronistico parlare arte ed antiquariato. Invece proprio a chi vuole recuperare o mantenere il gusto per l’arte e l’arredo antico è rivolta la nuova rivista “ARTE & NEW ANTIQUARIA”, il cui primo numero è in edicola questo novembre. Non solo antiquariato, dunque, ma anche cultura dell’arredo, oggettistica, filatelia e numismatica, viaggi alla scoperta di mercatini e musei. Come dice la premessa dell’Editore Roberto Sangalli, la rivista ci guiderà ad “ammirare ed acquistare il bello, delle epoche trascorse, per arredare o collezionare pezzi unici che potranno fare bella mostra nelle nostre case ormai invase dalla tecnologia più avanzata”. Una particolare rubrica si occuperà proprio di come inserire, con l’ausilio di un architetto, l’arredamento antico nelle case moderne, razionalizzandone gli accostamenti.

ARTE & NEWS ANTIQUARIA N.1 NOVEMBRE 2004

Periodico mensile  Prezzo di copertina Euro 4,70

Abbonamento semestrale Euro 20,00  Abbonamento annuale Euro 40,00

Per informazioni tel.0270636808 – e-mail  sangalli.roberto@fastwebnet.it 

Un’ottima rivista, ben curata, da leggere e conservare. Un mensile che mancava nel panorama editoriale italiano di divulgazione dell’arte e dell’antiquariato. 

Armando Melocchi 30-10-2004 armando.melocchi@tin.it

  ALENDARIO MAX:    ROBERTO FARNESI 

Dopo il successo del calendario di Alena Seredova, allegato al numero di ottobre di Max, periodico diretto da Giuseppe Di Piazza, dodici mesi al maschile con Roberto Farnesi,il re della fiction italiana. Cento Vetrine e Carabinieri lo hanno reso popolare,grazie alle emozioni trasmesse al pubblico. Ora sta girando la nuova serie di Carabinieri ma sogna un film in costume.  Roberto é stato fotografato da Julian Hargreaves in una affascinante tenuta della campagna di Bolgheri. Julian,30 anni, madre italiana e padre inglese,economista mancato,lascia l'università per dedicarsi alla fotografia. Appassionato per i ritratti di personaggi dello spettacolo ha ripreso, tra gli altri, Richard Gere, Francesca Neri, Mariagrazia Cucinotta, Inès Sastre, Zucchero, Giorgia. Predilige leambientazioni "reali", le location vere e proprie, ai troppo asettici studi fotografici così da decontestualizzare i personaggi e raccontare ogni volta una storia quasi cinematografica.    Farnesi si aggiunge ad altri belli italiani che hanno posato per il calendario al maschile di Max: , Raoul Bova, Alessandro Gassman, Gabriel Garko, Kledii Kadiu e Luca Argentero .  Rivista + calendario sono in vendita al prezzo di 6 euro.

        Agostino Guzzardella agostinoguzz@tiscali.it 

OTTOBRE

BOMBAY SLUM   Texte de Dominique Lapierre  pour l’album de photos d’Albertina d’Urso

L’Inde est, pour moi, le pays du sourire.  Nulle part au monde ai-je vu autant de visages illuminés par la magie d’autant de sourires.  Même au fond de la Cité de la Joie, ce bidonville de Calcutta où j’ai planté le décor d’un de mes livres les plus célèbres, j’ai découvert plus de sourires que dans la plupart de nos riches cités d’Occident.  Au-delà de la gravité lisible sur certains visages, les photos de cet album témoignent superbement de cette capacité des hommes, des femmes et des enfants de l’Inde à exprimer leur joie en toutes circonstances, malgré les difficultés de leur quotidien.  Joie pour la Vie avec un V majuscule, joie pour la fête, joie pour le bonheur du partage, joie pour l’accomplissement des rites et des traditions d’un peuple capable de surmonter toutes les adversités.  Debout et avec le sourire.Oui, les photos de cet album sont un hommage à cette Inde du sourire, cette Inde qui m’a appris que « Tout ce qui n’est pas donné est perdu ».        

                                        Dominique Lapierre   ( Auteur de « La Cité de la joie »)

SGUARDI E SEGRETI SUL MONDO di Anna Toscano.

  Esposte alla Galleria Ca’ Bianca Arte, in Via Lodovico il Moro 117 a Milano, fotografie della scrittrice e poetessa Anna Toscano. Anna, nata nel 1970, si è laureata in letteratura con una tesi sul poeta Attilio Bertolucci, lavora e vive a Venezia, sua città prediletta, compone brevi ma intensi versi poetici ma, soprattutto, ama girare per le città del mondo che fotografa in immagini affascinanti e poetiche. Una selezione è esposta sino al 30 ottobre in una mostra dal titolo “Sguardi segreti sul Mondo”. Interessanti punti vista, sguardi appunto, che inquadrano particolari di monumenti, arredo urbano, situazioni che al viaggiatore meno attento sfuggono. Non sono sfuggiti, invece, all’obiettivo d’Anna Toscano che con senso artistico e un pizzico di glamour ci svela piccoli segreti.

Per informazioni: Ca’ Bianca- Corte del Naviglio tel.0289125777. 

Armando Melocchi 09-09-2004  armando.melocchi@tin.it

OMAGGIO A RICHARD AVEDON.

La fotografia è disegnare con la luce. Un’arte, erroneamente definita minore, dove la moda ha attinto a piene mani per magnificare se stessa. Grazie alla moda, molti fotografi sono diventati personaggi famosi, con la diffusione delle loro immagini sulle riviste e nelle campagne pubblicitarie dei più grandi stilisti. E’ però merito d’alcuni fotografi e alle immagini che hanno saputo realizzare, se la moda si è elevata ad arte. Uno di questi, forse il più importante, è recentemente scomparso: Richard Avedon. Nato a New York il 15 maggio 1923, dopo aver abbandonato gli studi per arruolarsi, inizia a fotografare per la Marina Militare Americana. Lasciata la Marina s’iscrive alla New School for Social Research di Alexy Brodovitch che, nel 1944, lo introdurrà come fotografo nello staff di Harper’s Bazar. In quegli anni la fotografia di moda era essenzialmente documentaristica, ovvero le foto riproducevano semplicemente il vestito indossato dalla modella come un manichino. Il giovane Avedon adottò un nuovo di interpretare la moda, nelle sue immagini le modelle non erano più semplici manichini ma personaggi che recitavano in storie il cui finale era lasciato all’interpretazione dell’osservatore. Si può ben dire che Richard Avedon ha rivoluzionato la foto di moda e al suo stile si sono ispirate generazioni di fotografi dagli anni ’50 ad oggi. Da allora centinaia le copertine di Harper’s Bazar, Life, Look, Vogue che portano la sua firma. Hanno posato per lui i personaggi più famosi del ventesimo secolo, attori e attrici, presidenti degli Stati Uniti e anche gente comune. Avedon è stato un grande artista che ha dato alla moda, e non solo ad essa, notorietà. Meno note, ma non per questo meno importanti, le sue fotografie di reportage o i ritratti intimistici dell’anziano padre malato e morente, oppure le immagini sulle vittime del napalm o d’anziani con i volti segnati dal tempo. Certo lo ricorderemo per le splendide modelle che ha ritratto in oltre cinquant’anni di carriera, per le foto a Marilyn Monroe, Twiggy, Verushka, Naomi Campbell e Monica Bellucci  e per il bellissimo Calendario Pirelli del 1997.              Ci mancherai molto Richard e ci mancherà la tua visione del mondo. 

Armando Melocchi 02-10-2004  armando.melocchi@tin.it

FROZEN. Retrospettiva del fotografo Albert Watson.       

Alla Rotonda di Via Besana a Milano è stata inaugurata il 27 settembre un’ampia retrospettiva sul lavoro del fotografo scozzese Albert Watson dall’emblematico titolo FROZEN (Congelato).Sponsorizzata da Sony, sotto l’alto patrocinio di Sua Maestà Mohammed VI Re del Marocco e del Comune di Milano, la rassegna vuole essere un doveroso omaggio all’attività di uno dei più apprezzati fotografi contemporanei. In mostra circa 250 opere di grandi dimensioni che rappresentano la creatività e l’estro d’Albert Watson sviluppatisi in quarant’anni di carriera. Splendidi ritratti di personaggi dello star system fanno da contrappunto alle foto surreali di Las Vegas o agli incisivi ritratti dei carcerati della Louisiana. Sorprendenti e affascinanti le immagini sul Marocco, paese del quale Watson è innamorato, e sul quale  ha pubblicato uno splendido volume intitolato “Maroc”. Una passione nata tanti anni fa come da tanti anni l’artista è legato da profonda amicizia con la famiglia reale del Marocco.   Watson è un amante dell’estetica e quest’amore si legge nelle sue fotografie che spaziano dalla moda al reportage, dai ritratti alla pubblicità fino a temi più trasgressivi dove le sue immagini giocano in maniera raffinata con il glamour e la seduzione. Tutto sempre seguendo un filo conduttore tra eleganza ed estetica. Anche nelle riprese fatte con i mezzi tecnici più moderni, digitali, le composizioni sono una perfetta simbiosi d’arte e tecnologia. A rendergli omaggio, nella cornice dell’ex lazzaretto di Via Besana, sono intervenuti, oltre all’affascinante Principessa del Marocco Lalla Hasna, personaggi della politica, della moda e dello spettacolo. Tra i tanti si sono distinti Adriano Galliani, Marta Marzotto, Randy Ingermann, Valerio Staffelli, Franca e Carla Sozzani, Simon Le Bon con la compagna Yasmine e gli altri componenti del gruppo rock Duran Duran, Nick Rhodes e John Taylor, attento partecipe della serata l’attore David Hopper. La mostra, organizzata dallo Studio FP, rimarrà aperta fino al 16 ottobre, da non perdere. 

Copyright Armando Melocchi 2004-09-24 armando.melocchi@tin.it

 

CALENDARIO MAX 2005 – ALENA SEREDOVA 

Ancora una volta MAX, la rivista giovane e glamour del gruppo RCS, ha colpito nel segno. Presentato a Milano il Calendario 2005 allegato al numero di Ottobre con protagonista una splendida Alena Sederova ritratta senza  veli da Giovanni Cozzi. Come sempre impeccabile l’impaginazione del servizio sulla rivista diretta dal vulcanico Giuseppe di Piazza. Raffinate le immagini e le situazioni del Calendario 2005.    Alena Sederova, nata a Praga nel 1978, dopo aver lavorato come modella ha vinto nel 1998 l’elezione di Miss Repubblica Ceca ed è arrivata fino alla finale di Miss Mondo. Arrivata in Italia, il successo arriva nel 2001 con il programma TV del sabato sera “Torno Sabato” dove, al fianco di Panariello, si fa apprezzare per la sua statuaria bellezza. Approda ora sul mitico calendario di MAX e la vedremo presto nel film di Neri Parenti “Christmas in Love” al fianco di due pigmalioni come Christian De Sica e Massimo Boldi, con la partecipazione, inoltre, del simpatico Danny DeVito. Sarà un sicuro successo.

Copyright Armando Melocchi 30-09-2004  armando.melocchi@tin.it

SETTEMBRE

KARAT, SOTTO IL CIELO DI SAN PIETROBURGO.

Fotografie di Wolfgang Muller. 

Sotto il cielo di San Pietroburgo non vi sono solo l’Ermitage o il Palazzo D’Inverno e la Cattedrale dei SS Pietro e Paolo, mete del turismo internazionale risvegliatosi dopo il torpore del comunismo sovietico. Sotto il cielo di San Pietroburgo vi sono anche migliaia d’adolescenti e bambini che vivono, ma è meglio dire sopravvivono, in condizioni disperate. L’alcol, la prostituzione e droghe “casalinghe” come il lucido da scarpe “KARAT” sono i soli compagni di vita di questi ragazzi abbandonati ai margini della società. Wolfgang Muller, tedesco, classe 1958, dopo essersi interessato di teatro, pittura e aver fatto parte di gruppi d’assistenza sociale, ha scoperto la fotografia solo in questi ultimi anni. La sua vocazione ai temi della solidarietà lo ha ispirato per un reportage su questi giovani disperati e dimenticati. Ultimamente molte testimonianze ci sono giunte sulle condizioni della società post-sovietica ma il linguaggio di Wolfgang è più immediato, sincero, senza retorica. Muller ha seguito quotidianamente, per nove mesi, otto ragazzi e li ha ritratti non come spettatore,  ma come loro compagno di sventure e di vita. Situazioni dove non traspare solo il dramma della loro condizione, ma anche momenti di tenerezza e la gioia di questi ragazzi che si ritagliano momenti di libertà dalla loro triste condizione. Le immagini, in mostra alla Galleria Grazia Neri di Via Maroncelli 14 a Milano, rappresentano i più significativi instanti ritagliati dalla quotidianità di questi ragazzi ripresi nelle cantine e nei sottotetti dove vivono. L’esposizione rientra nel programma della “Settimana della Cultura Tedesca in Italia” ed è stata prodotta in collaborazione con il “Goethe-Institut Mailand” con il sostegno di “Bayer per la cultura”.                 La mostra rimarrà aperta fino al 30 ottobre 2004. 

copyright Armando Melocchi 23-09-2003 armando.melocchi@tin.it

 

ANDY WARHOL, THE SILVER FACTORY AND THE SIXTIES.

Fotografie di David McCabe e Billy Name.

In occasione della grande mostra dedicata ad Andy Warhol, in corso alla Triennale di Milano, alla Galleria Carla Sozzani si è aperta un’interessante mostra fotografica che ripercorre in immagini la vita di Warhol. I due fotografi, David McCabe e Billy Name, hanno documentato i momenti rappresentativi della vita del personaggio più significativo della pop-art e dello stile degli anni ’60 e 70 in migliaia di fotografie; un’ampia selezione è esposta in Corso Como 10 mostrandoci un  Andy Warhol inedito ritratto nei momenti di studio e lavoro, oltre ad una serie di ritratti dei personaggi più in vista di quegli anni e dei quali Andy Warhol amava circondarsi.     McCabe, nato a Leicester in Gran Bretagna nel 1940, dopo studi di graphic design e fotografia, nel 1960 si trasferisce a New York. Lavora dapprima come assistente e poi come fotografo di moda per Condè Nast. Nel 1964 un suo servizio di moda stupisce a tal punto Andy Warhol che lo invita a realizzare il progetto di documentare ogni momento della sua vita per intero anno. Nasce così una raccolta di più di duemila fotografie che per volere dello stesso Warhol non saranno mai pubblicate. Riscoperte nel 1995 dai curatori del museo Andy Warhol di Pittsburg  e sono ora esposte. Lo stile semplice e documentario delle immagini di McCabe ci raccontano il quotidiano dell’artista più stravagante ed eclettico del XX secolo, tanto da essere egli stesso un’opera d’arte. Diverso l’incontro tra Warhol e Billy Name, che lavorava come cameriere in un ristorante frequentato dall’artista. Billy, quando non serviva al ristorante, era un apprezzato parrucchiere maschile che esercitava nel proprio appartamento singolarmente dipinto e completamente rivestito di fogli d’argento. Warhol volle girare un film su Billy mentre tagliava i capelli (Haircut del 1963), e rimase incantato dal suo appartamento a tal punto che gli chiese di realizzare lo stesso allestimento nel suo loft. Nacque così la famosa Silver Factory, l’appartamento-studio di Warhol che divenne “la culla” della pop-art e il fulcro attorno al quale girava il mondo della cultura e del jet-set di quegli anni. Billy Name, diventato fotografo “di corte”alla Factory, ebbe così l’occasione di frequentare quel mondo fino al 1970 e immortalò lo spirito dell’epoca e dei sui protagonisti.       In mostra dal 23 settembre al 31 ottobre 2004 alla Galleria Carla Sozzani di Corso Como 10, Milano.

Per informazioni: http://www.galleriacarlasozzani.org/

copyright Armando Melocchi 23-09-2003    armando.melocchi@tin.it

FESTIVAL FOTO E PORTFOLIO IN PIAZZA 2004. 

A Savignano sul Rubicone la fotografia è un’arte da tempo apprezzata e, grazie alla caparbietà del Circolo Fotografico Associazione Cultura e Immagine e alle autorità locali, nel 1992 nasce “Portfolio in Piazza” e il “Festival Foto” giunto oggi alla XIII° edizione. La ridente cittadina romagnola si è trasformata anche quest’anno in un palcoscenico dove mostre, conferenze ed in particolare la visione di Portfoli dei giovani fotografi da parte di critici ed esperti delle maggiori agenzie, hanno animato la manifestazione. Sabato 11 e Domenica 12 settembre sono state dedicate alla lettura dei portfoli da parte di esperti quali: Giovanna Calvenzi e Tiziana Jelo, photo editor di SPORTWEEK; Fulvio Merlak, presidente F.I.A.F.; Paola Riccardi dell’Agenzia GRAZIA NERI; Nino Migliori fotografo di fama internazionale; Barbara Hichcock, direttrice affari culturali POLAROID e curatrice della POLAROD COLLECTIN di Boston; Lanfranco Colombo, critico, gallerista e redattore di PHOTO, e molti altri.Presenti Grazia Neri dell’omonima agenzia, Dennis Curti dell’agenzia CONTRASTO e Roberto Kock, hanno tenuto un’interessante conferenza/dibattito sul presente e il futuro della fotografia in Italia e nel Mondo. Interessante il cambiamento culturale in atto alla luce delle nuove tecnologie digitali a confronto con le tecniche tradizionali. Di spessore le mostre fotografiche, sul tema “LA FOTOGRAFIA PER LA SOLIDARIETA’”, distribuite nel centro storico del paese a pochi chilometri da Rimini e Sant’Arcangelo di Romagna. Nella sala civica la mostra di Sebastiaò Salgado, uno dei più famosi fotografi al Mondo, ci guida attraverso il faticoso cammino verso LA FINE DELLA POLIO. Toccanti immagini in bianco e nero documentano la campagna che UNICEF e l’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno intrapreso per debellare una delle malattie più diffuse e che colpisce sin dalla più tenera età. Altri quattro grandi fotografi si sono confrontati sui temi dei disabili, della malattia e della vecchiaia. Debora Sinai ci mostra il mondo dei non vedenti e il loro vivere quotidiano. Maurizio Galimberti fotografa gli anziani affetti da Alzheimer in bianco e nero e le residenze che li ospitano a colori, a significare la distanza e lo smarrimento tra le persone malate e l’ambiente che le circonda. Marina Gavazzi tratta il tema dei bimbi colpiti da sindrome di Down con molta poesia. Paolo Liaci ha documentato il lungo percorso di ritorno alla vita dei trapiantati di midollo osseo. In Piazza Borghesi possiamo ammirare le foto dei FOTOGRAFI SENZA FRONTIERE Giorgio Palmera e Emiliano Scatarzi, un reportage svolto nei campi profughi in Algeria. Esposte,  inoltre, le immagini dei vincitori di Portolio 2003: Alessandra Benedetti, Dario de Dominicis e Antonella Monzoni. In mostra anche i lavori dei vincitori del Premio Canon Giovani Fotografi: con foto di Cristian Cantori, Mattia Insolera, Paola Fiore, Maurizio Dongiovanni e Cristina Canepari. Interessante il lavoro del riminese Paolo Donati con un reportage sul vivere quotidiano in India. Una bella manifestazione e punto di riflessione per tutto il mondo della fotografia in Italia. Arrivederci all’edizione 2005.                                           Per informazioni http://www.portfolioinpiazza.it/info@portfolioinpiazza.it

Armando Melocchi 15-09-2004  armando.melocchi@tin.it

  NOVEGRO PHOTOvideoCINE 2004 

Riceviamo dal gentilissimo Emilio De Tullio il seguente comunicato  che volentieri pubblichiamo. 

Sabato 2 e Domenica 3 ottobre 2004 si svolgerà, presso il Parco Esposizioni Novegro, la 9a edizione di NOVEGRO PHOTOvideoCine, Mostra-Mercato di apparecchi fotografici e cinematografici usati, da collezione e nuovi… comprendente fotocamere, obiettivi, cineprese, proiettori, editoria specializzata ed accessori.Gli organizzatori, con la collaborazione dell’Arch. Emilio De Tullio, consulente culturale anche di questa edizione, propongono: + la seconda Mostra Internazionale di “Photo-MailArt by_edt” con Convegno   + una evoluzione del tema “Fotografia: da chimica a  digitale” + una serie di video proiezioni riguardanti la cultura e la didattica fotografica  + le realtà virtuali di fotografia nel Web                                                          La Manifestazione si articolerà in due giorni ed in concomitanza con la nota manifestazione <<RADIANT & Silicon>> consentendo rimandi tecnologici e culturali con la fotografia ed il video digitale.                              Oltre settanta gli operatori che espongono fotocamere e obiettivi, cineprese, video-telecamere, proiettori… oltre all’editoria specializzata ed agli accessori di tutti i tipi, anche i più introvabili, coprendo un arco temporale che rasenta il secolo, a soddisfare ogni aspettativa dei visitatori più appassionati come dei curiosi.                   Se siete appassionati di apparecchi fotografici usati, nuovi o da collezione, se vi piace rovistare nei banchi apparentemente tutti uguali, ma che, ad un esame approfondito, rivelano tesori che mai avreste potuto immaginare, se volete integrare la vostra collezione o se semplicemente cercate un vecchio accessorio od una fotocamera usata da poco prezzo, NOVEGRO PHOTOVideoCINE è la Vostra Manifestazione, la Mostra-Mercato che, in pochi anni, è divenuta una tra le più importanti  del settore che, attualmente, si svolgono in Italia. La manifestazione di quest’anno vedrà un comparto culturale ed informativo con: Mostre, la terza edizione della mostra-convegno internazionale di Photo-Mailart, ‘pedane’ di critica sulla fotografia chimica e digitale, editoria teorica e concettuale sull’immagine a tutto campo, proposte didattiche… con proiezioni su esperienze di Workshop.

Orario per il pubblico: dalle 9 alle 18 - costo cumulativo ed unico € 8,00.

Ente Organizzatore COMIS LOMBARDIA - Coordinatore Giorgio Gavazzi

Per informazioni: INFO/CULTURA-PHOTOvideoCine Arch. Emilio De Tullio    art.photo@flashnet.it 

GIUGNO

AFP: IL MONDO IN CONFLITTO.  

L’Agence France Presse, AFP, è diventata una delle maggiori agenzie mondiali d’informazione e annovera tra i suoi 2000 collaboratori molti tra i migliori giornalisti e fotografi internazionali. Gli articoli e le fotografie coprono tutta l’attualità dei cinque continenti e sono distribuite in tempo reale in tutto il mondo. Una parte di rilievo della produzione dei fotografi AFP è dedicata ai servizi sulle guerre che costantemente sono in atto in ogni parte del pianeta. La qualità e la tempestività dei fotografi AFP hanno reso l’Agenzia e i fotografi stessi famosi e apprezzati in tutto il mondo e non c’è conflitto sulla terra che non è documentato. L’Agenzia Grazia Neri, che rappresenta AFP in Italia, ha inaugurato una mostra dal titolo IL MONDO IN CONFLITTO dove una selezione di un’ottantina d’immagini, tratte dal lavoro di cinquanta fotografi, ci mostra gli ultimi dieci anni di guerre e atti di terrorismo che hanno sconvolto la Terra. Sono rappresentati molti dei conflitti che hanno cambiato l’assetto politico dei cinque continenti, dal Kosovo al Congo, dal sud-america ad Israele, dall’11 settembre 2001 fino alla recente guerra in Irak. La mostra, inaugurata il 23 giugno 2004, rimarrà aperta fino al 24 luglio alla Galleria Grazia Neri via Maroncelli 14, Milano. Le ottime immagini sono un documento validissimo sulla storia dell’ultimo decennio, anche se qualche ripresa sembra troppo “costruita” o ricercata. La mostra è un omaggio alla professionalità e all’audacia dei corrispondenti di guerra che sono in grado, con le loro immagini, di farci vivere i conflitti rappresentati in prima persona.

La mostra è sponsorizzata da FujiFilm.L’Agenzia AFP è rappresentata in Italia da Grazia Neri.   Per info:  http://www.grazianeri.com/    http://www.afp.com/ 

Armando Melocchi 25-6-2004 armando.melocchi@tin.it

PICASSO & DOMINGUIN  Un’Amicizia raccontata ad Arte da Lucia Bosè                                                                                                                                          

Sul finire degli anni ’50 Pablo Picasso, da tempo già apprezzato come l’artista più importante e rappresentativo del XX° secolo, aveva la sua residenza nel sud della Francia. E’ qui che avvenne l’incontro con il più bravo e famoso torero vivente, Luis Miguel  Dominguìn, conosciuto internazionalmente, sia per la sua bravura nell’arena, che per la sua brillante vita sociale e mondana. Il torero e la bellissima moglie Lucia Bosè, nota attrice italiana, furono ospitati nella residenza “La Californie” che Picasso aveva a Cannes. Nacque così una straordinaria amicizia e un’intensa e originale forza seduttiva artistica tra il pittore, il torero e l’affascinante attrice. Dopo cinquant’anni abbiamo l’occasione d’essere partecipi di quest’unione grazie ai ricordi di Lucia Bosè che, con la collaborazione di Provincia di Milano e “Comedia”, ha messo a disposizione per la mostra allestita allo Spazio Oberdan di Milano. Presente all’inaugurazione avvenuta il 15 giugno, Lucia Bosè ha raccontato alcuni aneddoti riguardanti l’amicizia che ha legato la famiglia Bosè-Dominguìn con Picasso e ci ha presentato le opere messe in mostra, ovvero i regali e gli omaggi che l’artista ha donato alla coppia e ai figli. La collezione esposta è formata da disegni originali, litografie, collage e ceramiche tra cui piatti decorati con simboli che richiamano la tauromachia. A proposito di questi piatti, Lucia ci ha raccontato come li usava abitualmente a Natale per servire il Panettone Milanese, dolce al quale è sempre stata legata perché le ricordava le sue origini. Le opere esposte rappresentano un esempio della naturalezza e libertà d’espressione raggiunta da Picasso nel suo ultimo periodo. Spiccano capolavori come “La Tauromachia”, “Il Pittore e la Modella”, “Le Baccanali” e “La Festa di Fauna”. Nel percorso espositivo sono presenti anche numerose fotografie che ripercorrono, oltre che la vita della coppia Bosè-Dominguìn, lo splendido rapporto d’amicizia familiare con Picasso.

Armando Melocchi 16-6-2004 armando.melocchi@tin.it

ESTATE FOTOGRAFIA MILANO 2004

EUROGENERATION Viaggio nella giovane Europa del futuro

FRANCO FONTANA  Ombre e colori   

Negli ultimi anni la fotografia ha ripreso maggior vigore e i giovani hanno dimostrato un interesse per questa forma espressiva che era stata da loro abbandonata dopo i fasti degli  anni ‘70/’80. L’avvento della fotografia digitale e la facilità di riprendere immagini ovunque e comunque con le microcamere o i telefonini, ha fatto sì che i giovani riscoprissero l’immagine fotografica e con essa il gusto estetico e la ricerca di nuove forme espressive. Il mercato ha ripreso vigore con la vendita d’apparecchi più sofisticati, segnale che, dopo aver appreso i primi rudimenti, i nuovi utenti desiderano migliorare qualitativamente le loro riprese. Milano non è rimasta indifferente a questo nuovo desiderio e ha dato l’avvio ad un nuovo evento, a cadenza annuale, che s’inserisce degnamente ai vertici del panorama delle iniziative dedicate in tutta Europa alla fotografia. L’Assessorato alla Cultura e Musei del Comune di Milano ha organizzato ESTATE FOTOGRAFIA 2004,  manifestazione a cui è stata degnamente dedicata l’area espositiva del Palazzo Reale e caratterizzata da due grandi mostre. Con la collaborazione dell’Agenzia Contrasto è stata allestita l’esposizione EUROGENERATION e, grazie a Federico Motta Editore, è stata organizzata una grande retrospettiva sulle opere di Franco Fontana dal titolo: OMBRE E COLORI.

Eurogeneration è un reportage eseguito da 14 fotografi tra le giovani generazioni della nuova Europa allargata a 25 paesi. Esposte immagini a grandi dimensioni che ci mostrano ritratti e situazioni dove i protagonisti sono i ragazzi ventenni che saranno chiamati nei prossimi anni ad essere i protagonisti dello sviluppo di questa nuova entità geo-politica. Ombre e Colori è un omaggio ad uno dei più eclettici e rappresentativi fotografi italiani, conosciuto in tutto il mondo per la sua personale interpretazione del colore nella fotografia. Lucio Fontana, modenese, oggi settantenne, inizia a fotografare come dilettante negli anni sessanta e, in un periodo dove la foto artistica era rigorosamente in bianco e nero, è uscito dagli schemi e si è affermato con scatti dove il colore è assoluto protagonista. L’uso personale delle forme e dei colori, le composizioni surrealiste, l’immediatezza del messaggio hanno caratterizzato la sua produzione e lo hanno subito contraddistinto e reso famoso in tutto il mondo. Innumerevoli sono le mostre internazionali che lo hanno visto protagonista e sue opere sono permanentemente esposte al Museum of Modern Art di New York, al Museè d’Art Moderne di Parigi, ad Amsterdam, a Tokyo, Pechino e Melbourne. La retrospettiva milanese raccoglie circa centosettanta fotografie e un’ottantina di “polaroids”. In questa esposizione è rievocato tutto il percorso creativo che ha fatto di Fontana un vero artista. Ottima l’impostazione scenografica della mostra dove, in sale opportunamente buie, spiccano i contrasti e  i colori delle opere del fotografo. All’inaugurazione erano presenti, tra gli altri, Gianni Berengo Gardin e Mario De Biasi che si sono intrattenuti con Lucio Fontana; Denis Curti dell’Agenzia Contrasto e Grazia Neri dell’omonima Agenzia. Entrambe le mostre saranno aperte fino al 5 settembre a Milano, Palazzo Reale, Piazza Duomo 12.

Info: http://www.eurogeneration.info/  http://www.comune.milano.it/     http://www.mottaeditore.it/  

Armando Melocchi 18-6-2004     armando.melocchi@tin.it 

FRAUKE - EIGEN:  PAESAGGI E RITRATTI

E’ stata inaugurata il 2 giugno, e rimarrà in visione fino al 27 giugno 2004, alla Galleria Sozzani di Corso Como 10 la mostra di Frauke Eigen, fotografa rivelazione della “nuova fotografia” europea. Nata in Germania ad Aurich nel 1969, si diploma in Inghilterra al Bournemouth & Poole College of Art & Design nel 1993. Dal 1994 ha esposto le sue opere in vari Paesi Europei. Ha ottenuto riconoscimenti in Inghilterra dove insegna al Queen’s Gate College di Londra e dove tiene diverse conferenze in istituzioni inglesi.  A Milano presenta in anteprima paesaggi e ritratti in bianco e nero di grande formato che si discostano dai canoni della ritrattistica convenzionale. I personaggi ripresi non guardano mai l’obiettivo, e quindi l’osservatore, ma ci parlano, ad occhi quasi sempre chiusi, dei  loro pensieri più intimi, dei loro sogni e dei loro desideri. Dove il volto non è rappresentato, come in “Ginocchio nella sabbia”, si sente viva la presenza e l’intimo raccoglimento della giovane rappresentata. La foto della stessa “Ragazza sulla sabbia”, ripresa ad occhi chiusi, sembra guardarci attraverso i suoi pensieri con cenno di sfida. L’artista, inoltre, compone le sue opere in dittici e trittici fondendo immagini di paesaggi e di oggetti e scorci di quotidianità dove il ritratto riassume il racconto visivo e stimola l’osservazione. Il formato veramente imponente delle opere, esalta la presenza e coinvolge l’osservatore nel racconto.In altre fotografie, Frauke Eigen, ha rappresentato tutta la naturale armonia di un volo d’uccelli o d’alberi fioriti in primavera.    Alla presentazione erano presenti Grazia Neri dell’omonima Agenzia e Denis Curti dell’AgenziaContrasto.      Per informazioni http://www.galleriacarlasozzani.org/.                        

Armando Melocchi 3-6-2004 armando.melocchi@tin.it