Archivio  Musica 2007                      MESI  G F M A M G L S O N D

DICEMBRE

Tristan Und Isolde alla Scala

Non poteva iniziare meglio la Stagione 2007-2008 del Teatro alla Scala con un’interpretazione del Tristan Und Isolde avvincente sotto ogni profilo. Daniel Barenboim, con la sua prodigiosa capacità di penetrazione musicale delle non facili sonorità wagneriane, è il principale protagonista di questo successo, ma anche il cast vocale è rilevante e trova nella straordinaria voce di Waltraud Meier (le foto sono di M.Brescia, Archivio del Teatro alla Scala), Isolde, il secondo eccellente interprete sia per qualità timbrica che per spessore scenico. Ma sono da ricordare anche le altre voci e tra queste un incantevole Matti Salminem, König Marke, una bravissima ed intensa Michelle Deyoung, Brangäne, un valido Ian Storey, Tristan, e molto bravi gli altri. Equilibrata e appropriata la regia di Patrice Chéreau e sempre impeccabile il coro di Bruno Casoni. Abbiamo letto nelle critiche di questi giorni parziali insoddisfazioni per le scene di Richard Peduzzi e i costumi di Moidele Bickel che invece troviamo nel complesso più che adeguati. Le tre scene, nella loro essenzialità architettonica definita soprattutto dalla parte muraria e nelle colorazioni cupe e notturne, sono in sintonia con il significato filosofico dell’opera wagneriana e riescono, anche nella loro motivata staticità, ad evidenziare quello che più che negli altri lavori wagneriani è l’elemento principe, la musica. Rilevante l’elemento scenico del primo atto con quello spaccato di nave e con quel riuscito movimento nel finale, ma evidente pecca, nella seconda scena, quel volume cubico centrale, la stanza di Isolde e quella piccola scala laterale che porta ad una torcia. Questa per essere spenta dovrà essere violentemente gettata per terra dalla protagonista. Maggiore è il respiro scenico quando questa parte verrà tolta. Un plauso infine all’Orchestra della Scala che diretta da Barenboim, potrebbe in poco tempo diventare autenticamente wagneriana. Ultime repliche il 28 dicembre e il 2 gennaio. Per altre splendide immagini: www.teatroallascala.org/it/stagioni/2007_2008/opera-e-balletto/01_Tristano_cnt_2651.html

24 dicembre    Cesare Guzzardella

IL LAGO DEI CIGNI alla Scala

Nell’antichità il cigno divenne il simbolo della purezza, per il suo piumaggio candido e il portamento elegante: raro nell’area mediterranea, viene tuttavia citato già da Omero, e nella mitologia greca perfino Zeus assume le sue sembianze per avvicinare l’innocente Leda. Un cigno assiste alla nascita di Apollo e lo trasporta in volo; anche Afrodite e Artemide vengono spesso rappresentate accanto a un cigno. Secondo le credenze germaniche, le vergini possono trasformarsi in cigni in grado di predire il futuro. Nei bestiari medievali, invece, l’immagine di questo uccello diviene negativa, perché si sottolinea che sotto le bianche piume cela una carne nera: è quindi il simbolo dell’ipocrisia, del peccato. E’ a questa remota contrapposizione simbolica che si richiama il tema centrale, squisitamente romantico, di uno dei balletti più famosi, Il lago dei cigni, su musica di Petr Il’ic Čajkovskij. Il grande compositore russo vi lavorò nel 1876, anno in cui si recò ad assistere al festival di Bayreuth, meta obbligatoria dei musicisti dell’epoca, la città dove Wagner, che vi risiedeva da quattro anni, aveva da poco compiuto la stesura de Il crepuscolo degli dei. Il balletto fu messo in scena per la prima volta l’anno seguente – senza successo, a causa di una coreografia scadente - al Teatro Bol’šoj di Mosca. Rimaneggiato successivamente sia dal punto di vista coreografico che musicale, grazie a Marius Petipa, che aveva già curato la coreografia de La bella addormentata nel bosco e de Lo Schiaccianoci, a Riccardo Drigo e al fratello di Čajkovskij, Modest, il balletto fu nuovamente rappresentato al Teatro Mariinskij nel 1895, due anni dopo la scomparsa di Čajkovskij, e fu un trionfo. Nel 1937 il finale tragico, che prevedeva la morte degli innamorati nel lago, fu sostituito da Asaf Messerer con un lieto fine più piacevole per lo spettatore: il principe lotta contro il malvagio mago Rothbart, lo sconfigge e libera la bellissima Odette dal crudele sortilegio che l’aveva trasformata in cigno. L’amore puro vince dunque sul male e sulla morte. L’allestimento del Teatro alla Scala dalla stagione 2003-2004 segue la coreografia e la regia del russo Vladimir Bourmeister (1953), con la coreografia del II atto di Lev Ivanov. Le scene suggestive e i preziosi costumi sono di Roberta Guidi di Bagno. Roberto Bolle è un magnifico Siegfried, la cui bellezza apollinea è di certo in sintonia con il personaggio, in attesa dell’amore sublime. La ballerina ucraina Svetlana Zacharova, étoile del Bol’soj (foto del Teatro alla Scala), nella duplice parte di Odette e di Odile, il cigno nero, è semplicemente meravigliosa. Leggera e flessuosa, danza con perfetta armonia e sembra che ogni passo, ogni gesto, le siano assolutamente naturali. Diventa realmente un cigno, per chi la guarda incantato. Nella parte del buffone di corte, un godibilissimo Antonino Sutera. Il corpo di ballo del Teatro alla Scala è all’altezza delle aspettative. David Coleman dirige l’orchestra in modo convincente, senza sbavature. Applausi, applausi, e ancora applausi. Ultima replica il 21 dicembre; sarà ripreso nell’aprile 2008 con altre otto rappresentazioni.

20 dicembre        Anna Busca

Un Concerto Straordinario alla Scala a favore del Comitato Negri-Weizman

Il Concerto Straordinario a favore della collaborazione scientifica tra l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e l’Istituto Weizman di Scienze ha avuto come ospite il direttore d’orchestra Kurt Masur (nella foto) che alla testa della Filarmonica e del Coro della Scala ha splendidamente interpretato la Sinfonia n°9 in Re min.op.125 di L.v. Beethoven. Il concerto di quest’anno celebra anche il 50° anniversario dell’Unione Europea ed il completamento del nuovo Istituto Mario Negri. Il lunghissimo applauso finale del numeroso pubblico intervenuto è stato anche rivolto al Coro  preparato dal M.tro B.Casoni e all’eccellente cast vocale che ha visto il soprano Malin Bystrom, il mezzosoprano Mihoko Fujimura, il tenore Will Hartmann ed il basso Georg Zeppenfeld (nella foto) interpretare in modo impeccabile i movimenti finali della sinfonia ed il celebre “Inno alla gioia” . Ricordiamo ancora che questo concerto finanzia le attività di ricerca degli istituti Negri-Weizmann che, come evidenziato nell’elegante libretto di sala, prestano particolare attenzione, oltre che alla cura dei tumori e ai trapianti di organi, alle neuroscienze e alle malattie neurodegenerative progressive come quella di Alzhaimer. Per informazioni o donazioni si può consultare il sito www.marionegri.it/mn/it/index.html

12  dicembre       Cesare Guzzardella

All’Auditorium un concerto diretto da Francesco Maria Colombo

L’Orchestra Sinfonica G.Verdi ha tenuto un concerto diretto da Francesco Maria Colombo. In programma i Tre Poemi per canto e Orchestra “Shéhérazade” (1903) di Maurice Ravel, un recente lavoro di Salvatore Sciarrino, Storie di altre storie (2004) e la più nota Suite sinfonica op.35 “Shéhérazade” (1888) di N.Rimskij-Korsakov. Il bravissimo soprano Kate Aldrich (nella foto) ha mostrato spessore interpretativo nei tre Poemi di Ravel, opera giovanile  dal sapore orientale, intonando correttamente e con timbro caldo ed espressivo le liriche di Tristan Klingsor. Il brano di Sciarrino, di stampo neoclassico e costruito su melodie di Mozart, Machaut e D.Scarlatti ci è sembrato insipido, con una trasposizione timbrica delle melodie classiche spesso poco riuscita e addirittura intervallata o compensata da atmosfere sonore di solo effetto che a volte sminuivano i contenuti musicali originari. Eccellente comunque il fisarmonicista solista Davide Vendramin che ha superato se stesso nel bellissimo bis, molto gradito dal pubblico. Nella seconda parte del concerto direzione poco “russa” e molto occidentalizzata per “Shéhérazade” di Korsakov con forzature timbriche evidenti, specie nei fiati. Bravissima il primo violino. Successo di pubblico.

10 dicembre      C.G.

Marc-Andrè Hamelin per le Serate Musicali

Il pianista franco-canadese Marc-Andrè Hamelin (nella foto), particolarmente conosciuto nel nord-Europa, ha tenuto un concerto per le Serate Musicali impaginando un programma molto vario, ma questo costituisce una sua peculiarità avendo un repertorio talmente vasto e diversificato che spazia dalla musica del Settecento sino ai giorni nostri. Non bisogna stupirsi se, con un coraggio poco consueto, si ascolti prima l’Haydn delle Sonate n°23 e 41, poi una Sonata in quattro tempi di stampo jazzistico di Alexis Weissenberg, si proprio il famoso pianista, dal titolo Sonate en Etat de Jazz (1982) per passare poi a due classici di Frederic Chopin come la Barcarola in fa magg. Op.60 e la Ballata n°3 in la bem. Magg. Op.47 e continuare con due Studi , il n°8 e il n°7 dello stesso Hamelin, quest’ultimo per la sola mano sinistra e terminare con un tocco di virtuosismo nel brano di Strauss-Godowsky “Wein,Weib und Gesang“. Anche i due convincenti bis sono poco consueti: due arrangiamenti di Weissenberg su due canzoni di Charles Trenet (1913-2001), autore ed interprete della canzone francese. Certo il contrasto di stili tra autori così diversi richiede la capacità di saper dimenticare il brano appena ascoltato, anche se è stato avvincente come le due Sonate di Haydn rese da Hamelin in modo mirabile, con tocco e qualità espressiva ad alto livello. In contrasto, il particolare brano jazzistico di Weissenberg con giochi di improvvisazioni ben trascritti sul pentagramma su ritmi di tango, charleston (bella questa reminescenza!), blues e samba, ci lascia stupiti se pensiamo al pianista bulgaro che esegue un grande Bach, ma alcuni spunti risultano validi e meriterebbero un riascolto. Il passaggio al grande Chopin della Barcarola e della Ballata n°3 ci lascia un po’ perplessi (e la scarsa qualità del pianoforte utilizzato ha un suo peso!), anche perché il grande polacco meriterebbe una contestualizzazione più consona e un’interpretazione più meditata e "chopiniana". Non male gli Studi dello stesso Hamelin, specie il secondo per la mano sinistra molto meditato e toccante e avvincente il brano ultimo in programma di Johann Strauss rivisitato da Godowsky, il grandissimo pianista, che trova nel canadese un talentuoso collega ed interprete. Successo di pubblico.

4 dicembre    Cesare Guzzardella

Serata Straordinaria a sostegno di “Casa Vidas” con Stanislav Bunin

L’ Associazione Vidas nasce a Milano nel 1982 e da subito si é impegnata a curare in questi venticique anni ben 19.000 malati di cancro e attualmente assiste anche 220  pazienti ogni giorno con oltre cento generosi volontari che operano attivamente sia domiciliarmente che, dal luglio del 2006, nell’hospice “Casa Vidas”. Questa struttura polifunzionale milanese, privata e gratuita, dispone di 20 camere di degenza, bagni assistiti, ambulatori, studi medici, ampi spazi per consulenze psicologiche ecc. La Serata Straordinaria tenuta in Conservatorio per finanziare l’importante attività della Vidas e organizzata in collaborazione con  "Serate Musicali", ha visto la partecipazione del pianista russo Stanislav Bunin. Il noto interprete ha tenuto un concerto che ha riscosso grande successo di pubblico e nel quale ha interpretato musiche di Bach-Kempff, Beethoven, Schumann e Chopin. Tra i brani eseguiti rilevanti l’esecuzione del Preludio Corale BWV 645 “Wachet aut, ruft uns die Stimme” di J.S.Bach nella trascrizione di W.Kempff dove l’approccio pianistico di Bunin ha messo in risalto le caratteristiche organistiche del brano e la celeberrima Sonata in do min. op.13 “Patetica” . Al termine del concerto è stata consegnata una medaglia al Maestro Bunin ed è stata ricordata Ida Etro du Chène de Vère alla quale il concerto è stato dedicato. Per donazioni ed informazioni: tel. 02 -72 511.203/204/205 - www.vidas.it

 1 dicembre    Cesare Guzzardella

NOVEMBRE

Andràs Schiff alle Serate Musicali

Torna puntualmente ogni anno il raffinato Andràs Schiff (nella foto) ospite delle Serate Musicali per deliziare il pubblico sempre numeroso che arriva anche in anticipo per trovare posto nella Sala Verdi del Conservatorio e ogni volta l'ungherese impagina un programma dedicato ad un grande compositore tra quelli che lui predilige. Questa volta il programma prevedeva musiche  di F.J. Haydn, uno dei grandi classici, autore di una feconda produzione non sempre nota ai più,  specie nei generi minori come quelli ascoltati nello splendido concerto, insieme alle più note Sonate, : un Capriccio in sol minore, una Fantasia in do maggiore e delle Variazioni in fa minore inserite insieme alla più conosciute Sonate in sol min. N.44, in mi min. N.34 e in mi bem. Magg. N.52, la più imponente. La cifra stilistica di Schiff è sempre ad altissimi livelli: sonorità limpide, controllo dei tempi rigoroso e uso del pedale ridotto all'essenziale. Il suono corposo del Bösendorfer ha definito sonorità molto diversificate, dai timbri quasi clavicembalistici dei primi brani a quelli più propriamente pianistici dell'ultima sonata e questo grazie all'abilità di Schiff di "pesare" il suono in modo da ottenere effetti diversi. La sua memoria prodigiosa rivela sempre un'intensa capacità di comprendere lo spirito del compositore. Avvincente l'interpretazione sotto ogni profilo e grande il successo ottenuto. Splendidi i due bis beethoveniani: il celebre Adagio della Sonata "Patetica" e il movimento finale della Sonata op.10 n°2. 

29  novembre C.G.

Alfred Brendel per la Società del Quartetto

Lo stile e la classe di un grande pianista si riconoscono dalle prime note, soprattutto in chi allo studio dei classici ha dedicato una vita ed ha inventato modi espressivi personali e inconfondibili. Queste caratteristiche si ritrovano puntualmente in Alfred Brendel, tornato nella Sala Verdi del Conservatorio, anche questa volta per la Società del Quartetto, davanti ad un pubblico che riempie completamente ogni spazio e in rigoroso silenzio ascolta le note che scorrono, a volte molto lentamente e a volte rapidamente, per delineare brani noti di autori immortali quali Haydn, Beethoven, Schubert e Mozart, i compositori a lui più cari. La capacità riflessiva nel centellinare le note dei movimenti centrali delle sonate proposte, quella in Do minore n.20 di F.J. Haydn o la più celebre in La bem. Maggiore op.110 di L.v.Beethoven e ancor di più in quella in Do minore K457 di W.A.Mozart, e la partecipazione totale dell’interprete ri-creatore con quella personale mimica facciale, sono indicative di grande intensità artistica. E Brendel è travolgente nei momenti di maggiore intimità musicale, quando pesa le note e le pause una ad una, trasformando il pensiero in candide sonorità ed esprimendo un canto interiore profondo come quello ascoltato nell' Impromptu in Si bem. Maggiore Op. 142 n.3 di F. Schubert. Un successo obbligato per uno dei massimi artisti viventi.

28 novembre       Cesare Guzzardella

Il pianista Pietro De Maria all’Auditorium

Musiche di F. Chopin nel Concerto Straordinario che il pianista veneziano Pietro De Maria ha tenuto all’Auditorium di fl.go Malher. L’intesa che il De Maria ha con il grande polacco è evidente tanto che la casa discografica Decca ha appena pubblicato il secondo Cd del pianista dedicato a Chopin, dopo gli Studi ora le Ballate e gli Improvvisi e il concerto in questione voleva anche essere una presentazione dei brani presenti nei dischi. L’impaginazione prevista vedeva quindi due Improvvisi, l’Op.36 e l’Op.51, i 12 Studi Op.10 ed infine le quattro celebri Ballate; un programma impegnativo che De Maria ha portato a termine riscuotendo grande successo in una sala piena a metà. E’ veramente bravo De Maria e i numerosi concorsi internazionali vinti, i Cortot, Dino Ciani e Gèza Anda, sono pienamente meritati anche se la notorietà dell’interprete è ancora lontana, almeno in Italia, e il quarantenne, ma sempra decisamente più giovane, meriterebbe un riscontro ancora più favorevole da parte della critica italiana. Splendidi per nitore timbrico, intreccio dei piani sonori e scelta dei giusti tempi, soprattutto alcuni Studi tra quelli eseguiti, almeno tre delle Ballate e insuperabili i tre bis proposti: una Sonata di Scarlatti, la Campanella di Liszt e una celebre aria dall’Orfeo di Gluck. Grandissimo successo. Da ricordare.

26 novembre      Cesare Guzzardella

Lo Studio da Concerto di Giacomo Manzoni in prima esecuzione alla Verdi

Dopo il Messiah di Haendel, la Verdi ha proposto la prima esecuzione nella città di Milano dello Studio da Concerto per violino, 24 fiati e percussioni di Giacomo Manzoni (nella foto).  Composto nel 2005 su commissione dell'Orchestra Sinfonica di Palermo che l'ha anche eseguito, innovativo nella strumentazione e nella forma compositiva, lo Studio costruisce un dialogo tra il violino solista con un organico strumentale costituito dai soli fiati, peraltro in numero ampliato rispetto alla tradizione delle opere concertanti di questo tipo, e percussioni. Un dialogo tesissimo e impegnativo da sostenere, una continua sfida tra il solista e il "tutti", in una continua ricerca di equilibri sonori. Bravissimo il solista, l'affermato violinista Domenico Nordio, che ha dato prova di una grande capacità interpretativa, di bravura tecnica, richiesta soprattutto nella parte finale dello Studio, e notevoli capacità sonore. Altrettanto notevole è stata la sua esecuzione del primo brano dell'avvenimento sinfonico, il Concerto gregoriano per violino e orchestra di Ottorino Respighi. Anche questa composizione richiede grande impegno da parte degli esecutori soprattutto nella differenziazione dei vari piani sonori, che vanno dai pianissimi con tre p dell'introduzione orchestrale dall'atmosfera arcana al forte ed energico del secondo e terzo tempo. Dopo l'intervallo l'orchestra si è cimentata in Jeux, un Poème dansé di Claude Debussy, ovvero la sua ultima composizione per orchestra. A dir la verità un Debussy un po' insolito che propone continui giochi ritmici e sonori. Infine il brillantissimo La Valse di Maurice Ravel, che con il suo ritmo vorticoso, in climax crescente fino al tripudio finale ha esaltato il pubblico a tal punto, che l'applauso è scaturito quando l'ultimo accordo risuonava ancora. Con un programma simile, l'orchestra della Verdi si è potuta esprimere al meglio, eseguendo con carattere giusto e con notevoli effetti sonori i brani previsti. Parimenti, il direttore d'orchestra, il giapponese Lü Jia (nella foto), ha saputo dare una propria impronta interpretativa, garantendo gli effetti timbrici e, allo stesso tempo, l'energia giusta propria di una programma particolarmente brillante come quello che abbiamo avuto l'onore di ascoltare in questa occasione.

 26 novembre    Selene Pallotta

Un Trio d'eccezione per le Goldberg alle "Serate Musicali"

Quello che abbiamo avuto la fortuna di ascoltare ieri in Conservatorio è da annoverarsi tra i migliori concerti della Stagione delle "Serate Musicali": un trio d'archi di valore formato da due giovani ma affermati interpreti quali il violinista Julian Rachlin e il violista Maxim Rysanov e il non più giovane, anagraficamente, Misha Maisky (1948), uno dei maggiori violoncellisti viventi. In programma un'opera di J.S.Bach fra le più note quale le Variazioni Goldberg, rese mitiche dall'interpretazione di Gould ed eseguite nella Sala Verdi nella rara versione per trio d'archi trascritta dal compositore Dmitrij Sitkovetskij nel 1985 in occasione dei trecento anni dalla nascita di Bach e dedicate al grande Glenn Gould. E notorio come la musica di Bach forgiata su architetture solidissime abbia la possibilità di essere trascritta per strumenti diversi senza perdere di efficacia. Così avviene anche per questa splendida trascrizione che grazie ad interpreti di valore come quelli ascoltati, rende in modo completo l'alto livello estetico-costruttivo del grande tedesco. Dall'aria iniziale e per tutte e trenta le variazioni sino a l'aria da Capo, siamo rimasti inchiodati sulle scomode poltrone della Sala Verdi estasiati dal nitore espressivo dei tre splendidi strumenti d'epoca, probabilmente almeno un Guarneri del Gesù e un Giuseppe Guadagnini. L'alternanza dei tre strumenti nello svolgimento delle note melodie ci ha fatto cogliere la particolare bellezza timbrica dei tre strumentisti che hanno concluso il concerto meritando pienamente i lunghissimi applausi. Da ricordare.

24 novembre      Cesare Guzzardella

Il Messiah di Haendel con Marriner e la Verdi

 La stagione sinfonica della Verdi di quest’anno ha accolto il Messiah di Haendel. Un capolavoro di tre ore, per orchestra, coro e soli. Alla bacchetta Sir Neville Marriner (nella foto), uno dei più importanti direttori d’orchestra al mondo. Gli spettacoli hanno avuto luogo nell’Auditorium della Verdi nei giorni 15, 16 e 18 Novembre. Nella sala gremita dell’Auditorium le note del Messiah hanno risuonato diffondendo il messaggio religioso raccontato in quest’opera, raccogliendo un sentito consenso del pubblico, che a fine concerto ha richiamato sul palco tutti gli artisti e il direttore d’orchestra per ben tre volte. I solisti hanno eseguito il capolavoro haendelliano in modo appropriato, anche se non hanno lasciato tracce indelebili: il contralto aveva una voce calda ma un po’ piccola, così come il tenore; il baritono un po’ spinto nelle arditezze vocali mentre il soprano, l’inglese Elisabeth Atherton (nella foto),  ha comunque espresso con giustizia il significato musicale dell’opera. Il coro, a sua volta, si è dimostrato decisamente all’altezza nelle difficoltà vocali che il Messiah propone: come l'Amen finale (veramente impegnativo da sostenere vocalmente!), i fugati o anche nello “sgranato” dei sedicesimi, secondo un’espressione tanto cara al maestro preparatore del coro, la direttrice Erina Gambarini, dei quali le pagine del Messiah sono veramente ricche. Il celeberrimo Allelujah è stato apprezzato dalla platea tanto che, dopo la sua esecuzione, i musicisti sono stati interrotti da un sentito applauso, anche grazie agli acuti dei soprani e dei tenori non troppo spinti. L’orchestra ha saputo accompagnare e sostenere le parti vocali con maestria e accuratezza. Il direttore, infine, è stato semplicemente favoloso: alla veneranda età di 83 anni ha dimostrato un lucidità incredibile. Non ha tralasciato nemmeno un attacco nè dell'orchestra nè del coro: preciso, chiaro e sicuro il suo gesto…un gesto proprio di chi è talmente dentro l’opera da essere in grado di condurla con assoluta padronanza. A volte i tempi troppo veloci, qualche staccato troppo secco, qualche rallentando non rispettato (come ad esempio quello finale), qualche taglio qua e là: ma questa è una questione di interpretazione!

21 novembre     Selene Pallotta

Alexei Volodin al Conservatorio per le Serate Musicali

Il pianista russo Alexei Volodin (nella foto), per la prima volta in Conservatorio, ha tenuto un recital per le "Serate Musicali" dimostrando notevoli qualità interpretative. Il trentenne di San Pietroburgo vincitore nel 2003 del Concorso Internazionale Géza Anda di Zurigo, ha scelto un programma impegnativo: dall'Improvviso n°1 in fa min. D 935 di F. Schubert, all'ultima Sonata di L.v. Beethoven, l'op.111 in do min. , dai Sei Momenti Musicali op.16 di S. Rachmaninov alla Sonata n°7 in si bem.magg. op.83 di S. Prokofiev. Lavori maturi, virtuosistici, di non facile esecuzione e rischiosi per un giovane pianista. Ma Volodin malgrado avesse a disposizione un pianoforte quanto meno indecoroso per qualità timbrica (si sentiva spesso anche il cigolio della pedaliera) ha superato la prova brillantemente dimostrando una padronanza tecnica trascendentale e una visione unitaria dei brani. A parte la buona interpretazione dell'Improvviso schubertiano, avvincente è stato l'approccio esecutivo della Sonata beethoveniana specie nella prima parte. Deciso salto di qualità dopo l'intervallo sia per i difficili e introspettivi Momenti Musicali di Rachmaninov che per la percussiva Sonata op.83 di S. Prokofiev - con quello splendido Precipitato finale - che ebbe nel lontano 1943 il privilegio di essere suonata da S. Richter. Volodin ha dimostrato grinta, sicurezza e una cantabilità non pienamente rilevata dallo scadente pianoforte. Al termine tre ottimi bis di Chopin. Un pianista che andrebbe attentamente riascoltato in una situazione diversa. Successo di pubblico nella Sala Verdi con molti posti liberi.

20 novembre       Cesare Guzzardella

Tugan Sokhiev dirige la Filarmonica della Scala in Debussy, Fauré e Korsakov

Un programma particolarmente unitario legava i brani scelti dal giovane direttore Tugan Sokhiev (nella foto), allievo a San Pietroburgo di Musin e Temirkanov e vincitore nell'anno 2000 del Concorso Internazionale Prokof'ev. Iniziando con il celebre Prélude à l'après-midi d'un faune manifesto dell'impressionismo  Debussyniano, Sokhiev non è riuscito, in questo brano, a rendere particolarmente contrastanti gli elementi chiaroscurali che il breve preludio impone, mentre nella Suite op.80 dal Pellèas et Mélisande di Gabriel Fauré ha  plasmato la Filarmonica scaligera con un soave e altamente espressivo modo interpretativo che è in perfetta consonanza con la vellutata e profonda poetica musicale del secondo francese. Dopo l'intervallo ha ancora convinto nella direzione della Suite Sinfonica op.35 "Shérazade" di N. Rimskij-Korsakov attraverso una lettura poco russa ma particolarmente nitida, delicata, luminosa grazie anche all'apporto dell'eccellente primo violino, quì con ruolo solistico privilegiato, Francesco Manara (nella foto). Il numeroso pubblico  intervenuto, dopo una tiepida accoglienza nella prima parte della serata, ha al termine decretato un caloroso applauso per questa avvincente interpretazione. Repliche il 18 e il 20 novembre.

17 novembre            Cesare Guzzardella

Cascioli diretto da Honeck con la "Verdi" all'Auditorium

Era il 1994 quando l'allora quindicenne Gianluca Cascioli vinceva a Milano il primo premio del Concorso pianistico internazionale "Umberto Micheli" nella cui giuria, presieduta da Luciano Berio, presenziavano anche Maurizio Pollini, Elliott Carten, Charles Rosen, tutti musicisti di fama mondiale. Dopo quella importante vittoria l'ancora giovane Cascioli ha percorso una strada in salita collaborando con i più grandi direttori e le maggiori orchestre. Nella serata con la Sinfonica Verdi, per l'occasione diretta da Manfred Honeck, abbiamo avuto il privilegio di ascoltare uno dei più celebri concerti beethoveniani, L'Imperatore ovvero il Concerto n°5 in mi bem. magg. per pianoforte e orchestra op. 73. L'ultimo dei concerti pianistici del maestro tedesco è noto sia per la cantabilità dei temi presenti che per il preminente ruolo dello strumento solista il quale deve sostenere situazioni di alto virtuosismo e di apparente semplice lirismo, come nello splendido intenso Adagio centrale. Cascioli ha mostrato grinta e liricità interpretando ottimamente il ruolo pianistico. Il suo tocco leggero, morbido e ricco di sfumature ed accenti ha fatto trasparire sia l'elemento eroico che le anticipazioni stilistiche romantiche, specie nell'Adagio, che verranno poi sviluppate nei decenni successivi l'anno di composizione del lavoro e cioè il 1809-10. Valida l'intesa con la Verdi. Al termine un prezioso bis solistico dalla Sonata "Appassionata" di L.v. Beethoven. Nella seconda parte della serata abbiamo ascoltato la Sinfonia n°7 in mi.magg. di Anton Bruckner opera eseguita per la prima volta a Lipsia nel 1884, omaggio del compositore al venerato Wagner e dedicata a Luigi II di Baviera. Ottima la direzione di Honeck che ha saputo cogliere il delicato equilibrio tra le parti orchestrali.  Successo di pubblico.

10 novembre      Cesare Guzzardella

Così fan tutte alla Scala diretta da Ottavio Dantone

E' tornata alla Scala "Così fan tutte", l'ultima opera di W. A. Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte nella storica edizione Hampe-Pagano del 1983. Allora sul podio alla direzione dell'orchestra scaligera c'era Riccardo Muti, oggi a dirigere i bravissimi giovani dell'Orchestra e del Coro dell'Accademia del Teatro alla Scala troviamo Ottavio Dantone (nella foto) un validissimo giovane direttore,  esperto di musica antica e fondatore della rinomata Accademia Bizantina. In quest'opera mozartiana si è dimostrato un raffinato e convincente interprete vivacizzando la musica con modalità interpretative dal sapore settecentesco. Brave tutte le voci del cast scelto per la terza rappresentazione, con un occhio di riguardo per Teresa Romano ( foto), convincente Fiordilisi dal timbro chiaro  e grintoso nell'aria "Come scoglio immoto resta", e Leonardo Cortellazzi, voce candida con splendida intonazione per Ferrando (amante di Dorabella); bravissimo anche Fabio Capitanucci, Ferrando, e bravi gli altri: Nino Machaidze, Despina, Francesca Ruospo, Dorabella ed Elia Fabbian, Don Alonso. Sempre validi la regia di Michael Hampe ripresa da Caroline Lang e le tradizionali scene e i costumi d'epoca di Mauro Pagano. Grandissimo successo di pubblico in una sala stracolma. Prossime repliche il 6-8-11-13-15-17-19-21 novembre.

5 novembre       Cesare Guzzardella

Shiokawa-Schiff, un duo eccellente per le "Serate Musicali"

Compagni nella vita e spesso insieme sul palcoscenico, la violinista giapponese Yuuko Shiokawa (nella foto) ed il consorte-pianista Andras Schiff  hanno tenuto un concerto nella Sala Verdi del Conservatorio milanese per le Serate Musicali. Il programma, particolarmente accattivante, prevedeva brani di Schumann e di  Brahms nella prima parte e di Mozart dopo l'intervallo. E' superfluo sottolineare come la presenza del sommo Schiff porti sempre ad un'affluenza di pubblico tale da riempire completamene le sale da concerto. Ieri abbiamo avuto l'occasione, per la prima volta, di ascoltare una violinista poco conosciuta in Italia ma con precedenti musicali molto importanti avendo suonato nei massimi luoghi deputati alla musica ed essendo stata diretta in passato da direttori quali Kubelik, Blomstedt e perfino Karajan. Le Sonate in La min. op.105 di Schumann e quella in Sol magg. op.78 di Brahms, due pezzi da novanta, sono state interpretate dalla coppia con un'intesa musicale sorprendente: suono romanticamente deciso per Schiff e timbrica luminosa e corposa quella della violinista che accompagnata da tanto pianista ha mostrato di esserne all'altezza rivelando ottime qualità d'interprete. Cambio di registro nella seconda parte della serata con due sonate mozartiane particolarmente felici: quella in mi min. KV 304 e la più grandiosa Sonata in la magg. KV 526. Nelle due opere mozartiane l'ottima interpretazione della Shiokawa è stata sostenuta da una qualità interpretativa, quella di Schiff, sorprendente sotto ogni profilo. E' ancora superfluo sottolineare l'evidente musicalità di Schiff che mette in risalto ogni aspetto del linguaggio mozartiano a lui molto vicino. Grandissimo successo e un intenso bis beethoveniano, il movimento centrale della Sonata op.30 n°1. Prossimo appuntamento per lunedì 5 novembre con il duo per violino e pianoforte Braconi-Fazzari.

2 novembre      Cesare   Guzzardella

OTTOBRE 

Dmitri Alexeev per la "Società del Quartetto" in Conservatorio

Il pianista moscovita Dmitri Alexeev è stato per la prima volta ospite del "Quartetto per Milano" con un programma impegnativo che ha previsto musiche di R.Schumann, Blumenstuck op.19 e la nota Kreisleriana op.16, e nella seconda parte di S. Prokof'ev, Quattro pezzi op.32, di F.Chopin, il Rondo op.1, quattro Mazurche, il Notturno op.32 n°2 e la Polacca op.53. L'ottimo Alexeev, primo premio al Concorso Internazionale di Leeds nel 1975, ha mostrato qualità interpretative di spessore soprattutto in Chopin: prima nella rarissima opera prima del quindicenne polacco, un Rondò che mostra la grande inventiva tematica del giovanissimo Chopin, poi nelle Mazurche(dalle op.17-7-50-63), nel Notturno in la bem.magg. e soprattutto nell'entusiasmante esecuzione della famosa Polacca in la bem. maggiore "Eroica". Particolare il suono tondo e scavato di Alexeev, che privilegia alle più legate note chopiniane a cui siamo abituati, sonorità ricche di contrasti timbrici. Esecuzione piana e precisa nei pezzi di Prokof'ev. Al termine due bis ancora di Chopin. Successo di pubblico in una sala con posti liberi. Prossimo appuntamento per il 6 novembre con l'ensemble inglese "London Baroque". www.quartettomilano.it

31  ottobre    Cesare  Guzzardella

Rozdestvenskij e la Postnikova alla Scala

Grande successo anche all'ultima replica del concerto sinfonico di fine ottobre della Filarmonica della Scala. Sul palcoscenico una coppia russa moscovita di primo ordine: il direttore d'orchestra Gennadij Rozdestvenskij (1931) e la pianista Viktoria Postnikova. Nella prima parte della serata dopo una piacevolissima e luminosissima ouverture dal carattere marcatamente marziale di Georges Bizet, Patrie (1873), è entrata in scena la Postnikova per interpretare il raro Concerto n°2 in sol min. op.22 (1868) per pianoforte e orchestra di Camille Sain-Saëns. Dalle prime note del pianoforte solo che introducono il primo movimento si è evidenziata da subito la chiarezza espressiva e la capacità altamente riflessiva dell'eccellente pianista. La Postnikova, stranamente poco nota in Italia ma molto in russia e vincitrice di importantissimi concorsi pianistici quali il Chopin di Varsavia, il Cajkovskij di Mosca e il Leeds d'Inghilterra, è riuscita a mostrarci in modo efficace ed avvincente le atipicità di questo fantasioso ed insidioso lavoro di Sain-Saens donandoci un'interpretazione superlativa. Incantevole poi il bis concesso. Dopo l'intervallo abbiamo ascoltato la Sinfonia n°5 in mi min. op.64 (1888) di Pëtr Il’ic Cajkovskij e anche i questo caso impeccabile l'interpretazione di Rozdestvenskij e della Filarmonica scaligera. Successo evidente in una sala stracolma.

27 ottobre      C.G.

Le Parc di Angelin Preljocaj alla Scala

Continuano con successo di pubblico al Teatro alla Scala le repliche del balletto di Angelin Preljocaj (nella foto di M.Brescia) Le Parc. Nella terza rappresentazione la coppia protagonista è stata ancora, come nella prima, quella formata della francese Aurélie Dupont e da Massimo Murru. Ma la coralità della coreografia, sapientemente costruita su una sequenza di sublimi brani mozartiani, mette sulla scena ancora una ventina di ballerini dando a tutti l'opportunità di mostrare al pubblico le loro qualità di ottimi danzatori. Decisamente avvincente lo spettacolo che diviso in tre parti legate tra loro senza soluzione di continuità, è ambientato nel '700 francese. Il tema di Le Parc è quello dell'amore nelle sue molteplici sfaccettature e dell'arte d'amare. I 14 brani più una ouverture iniziale, portano un sottotitolo che da un'idea precisa degli approcci amorosi che si susseguono sul palcoscenico: giochi d'approccio, incontro, tenere attrattive, desiderio, conquista, resistenza, sogno, lamento, ardore, estasi, abbandono. Gli incontri si succedono in una riuscitissima scenografia, quella di Thierry Leproust, che rappresenta un grande giardino a volte ricco di alberi stilizzati. I danzatori si muovono armonicamente formando geometriche simmetrie e spesso si mostrano in coppia.  Avvincenti i tre pas de deux danzati dai due bravissimi protagonisti al termine di ogni atto e legati musicalmente ai tre temi centrali dei rispettivi concerti mozartiani: il K449 in mi bem. maggiore, il K450 in si bem. maggiore, e per ultimo un indimenticabile K488 il la maggiore dove la coppia di amanti finalmente cede alle passioni con uno stravolgente bacio aereo in cui Murru alza da terra la Dupont e la fa girare vorticosalmente. Molto riuscite anche le inserzioni sonore di Goran Vejvoda che introducono ogni atto e che rendono il balletto, soprattutto neoclassico nello stile, più contemporaneo. Preljocaj riesce a coniugare in modo esemplare la tradizione classica con i modi più attuali della danza contemporanea. Costumi in stile settecentesco e moderni di Hervè Pierre. Ottima la direzione orchestrale di Marcello Rota e bravissimo il pianista solista Takahiro Yoshikawa. Prossime repliche il 25 (due rappresentazioni) e il 27 ottobre e il 7, il 10  e il 14 novembre. Da non perdere.

24 ottobre   Cesare Guzzardella

Sergey Khachatryan al Teatro alla Scala per "Progetto Itaca"

Il giovane talentuoso violinista armeno Sergey Khachatryan ha sostituito all'ultimo momento Maxim Vengerov nel concerto scaligero organizzato dall'associazione benefica Progetto Itaca Onlus in collaborazione con le "Serate Musicali". Una variazione del programma di sala ha rivelato tutta la bravura di Khachatryan (nella foto), accompagnato dalla Prague Philharmonie ben diretta da Kaspar Zehnder, nel notissimo Concerto in mi mnore op.64 di F. Mendelssohn Bartholdy. Il ventiduenne violinista, venuto alla ribalta all'età di 15 anni vincendo il "concorso internazionale Jean Sibelius" ha rivelato indubbie qualità espressive con un'interpretazione di evidente equilibrio timbrico, lontano da quelle accentuazioni di contrasto che rendono il concerto ancor più virtuosistico. Il fraseggio morbido, con suono ben legato ha evidenziato le caratteristiche piú liriche dell'opera 64. Il numeroso pubblico pervenuto a sostegno di Progetto Itaca ha saputo apprezzare il concerto proposto elargendo al termine entusiastici applausi tanto da far riproporre l' Allegro molto vivace del terzo movimento. Dopo l'intervallo abbiamo ascoltato una buona interpretazione della Prague Philharmonie e del suo direttore Zehnder  nell'altrettanto nota Sinfonia n°9 in mi min. op.95 "dal Nuovo Mondo" di A. Dvorak. Ricordiamo che chi volesse aiutare con un sostegno economico l'attività di prevenzione, solidarietà e assistenza di Progetto Itaca può rivolgersi al Club Itaca milanese di via Magolfa 15 t. 02-83242158. E' attiva anche una linea d'ascolto al numero verde 800.274.274 ( dal cellulare al numero 02-29007166). e-mail: segreteria@progettoitaca.org

20 ottobre    Cesare Guzzardella

Koopman inaugura la Stagione del "Quartetto"

Al Conservatorio G. Verdi si è tenuto il concerto inaugurale della Stagione 2007-08 per la "Società del quartetto" con l'olandese Ton Koopman ( nella foto) che ha diretto la sua "Amsterdam Baroque Orchestra" in un programma bachiano imperniato sulle quattro Suites-Ouvertures. Koopman, artista da parecchi anni presente nel cartellone del Quartetto, è noto per il suo rigore filologico nelle esecuzioni barocche che utilizzano strumenti originali. L'interpretazione delle splendide Suites che J.S.Bach scrisse tra il 1718 e il 1723 è stata impeccabile per bellezza timbrica dal sapore di "antico" e nitore espressivo.  L'alto livello esecutivo è stato determinato oltre che dall'attenta direzione di Koopman, anche perfetto clavicembalista, dalla qualità dei bravissimi strumentisti che è emersa in modo evidente nella Suite n° 3 Bwv 1067 nella quale un cameristico gruppo di 7 orchestrali -clavicembalo compreso- con lo splendido flauto traverso barocco di Wilbert Hazelzet (nella foto), ha dato sfoggio di raffinato virtuosismo in un'interpretazione memorabile conclusasi con la notissima Badinerie. Una Sala Verdi stracolma di pubblico ha mostrato al termine del concerto grande entusiasmo tributando calorosi applausi.

17 ottobre      Cesare  Guzzardella

Il San Carlo di Napoli alla Scala

L'Orchestra, il Coro, il Corpo di ballo e le Voci bianche del Teatro San Carlo di Napoli sono a Milano al Teatro alla Scala per rappresentare l'opera comica di Giovanni Paisiello "Socrate immaginario" su libretto di Galliani e Lorenzi, per la regia di Roberto de Simone (nella foto) e la direzione musicale di Antonino Fogliani. Grande il successo ottenuto alla prima rappresentazione milanese di questo lavoro che Paisiello mise in scena per la prima volta a Napoli nel 1775. Capolavoro di satira e costume, la rielaborazione scenica di De  Simone viene presentata da un primo gruppo di pochi attori che anticipano, di volta in volta, l'evolversi della parodia sull'intellighentia napoletana del '700. Il nutrito cast vocale  nello svolgersi dei due lunghi atti riesce a delineare efficacemente la vicenda mettendo bene in risalto la folle figura  del protagonista Don Tammaro alias Socrate. La storia, al limite dell'assurdo ma con un lieto fine di stampo goldoniano, risulta sempre divertente e trova alti momenti espressivi in alcune arie. Queste vengono splendidamente interpretate dai  cantanti e in primo luogo  dalla  superlativa voce di Monica Bacelli, Donna Rosa e da quella di Simon Orfila, Don Tammaro-Socrate. Bravissimi anche gli altri interpreti, soprattutto nei formidabili quartetti. All'altezza anche gli attori tra cui Antonella Morea, Franco Javarone e il noto televisivo Antonio Lubrano. Si replica il 12 ottobre, mentre questa sera l' Orchestra del San Carlo diretta da J.Tate eseguirà musiche di Haydn, Britten e Sibelius.

11 ottobre    C.G.

Recital entusiasmante di Diana Damrau alla Scala

Un programma variegato che ha ripercorso tre secoli di musica quello scelto da Diana Damrau  nell'avvincente recital del Teatro alla Scala: da Salieri a Beethoven, da Schubert a Verdi nella prima parte del concerto, da Brahms a Mendelssohn, da Zemlinsky a Richard Strauss nella seconda, senza contare i cinque splendidi bis che hanno concluso la serata scaligera con un pubblico entusiasta che proprio non ne voleva sapere di lasciare il teatro. Successo pienamente meritato per la giovane soprano venuta alla ribalta sulle scene italiane grazie all'interpretazione come protagonista de l'Europa riconosciuta, opera di Antonio Salieri che ha inaugurato nel 2004 la Scala rinnovata. La versatilità della Damrau è le sue qualità sia vocali che sceniche si sono evidenziate nei vari brani, trenta più i cinque bis, i primi, quelli di Salieri, Beethoven e Schubert accomunati dai versi del poeta cesareo Pietro Metastasio che con quelli di Verdi hanno messo in rilievo un modo di melodiare tipicamente italiano; i rimanenti, quelli di Brahms, Mendelssohn, Zemlinsky e Strauss con caratteristiche  del repertorio tedesco romantico e tardo. Interessante notare come i quattro canti beethoveniani ci mostrino un autore proiettato ad una scrittura particolarmente melodica più vicina all'Italia o tutt'al più al Mozart più italiano. La Damrau dotata d'intonazione perfetta, è stata accompagnata al pianoforte dall'eccellente Stephan Matthias Lademann. Questi ha rivelato qualità indubbie, specie negli splendidi Valzer cantati op.6 di Zemlinsky dove la parte pianistica risulta fondamentale: incredibile la capacità di imitazione sonora-descrittiva del volo delle rondini nelle prime note di Liebe Schwalbe, Cara rondine. Finale alla grande con cinque arie e tra queste Wolff, Strauss ed in conclusione la celebre e soave Ninna nanna di Johannes Brahms. Successo calorosissimo.

8 ottobre     Cesare Guzzardella

Shlomo Mintz e i Capricci di Paganini alla Scala per i bambini di Haiti

Splendido concerto quello organizzato dalla Fondazione Francesca Rava - N.P.H.Italia Onlus per finanziare un importante intervento costruttivo per i bambini di Haiti. Il violinista russo-israeliano Shlomo Mintz (nella foto)  ha intrattenuto il pubblico del Teatro alla Scala con i noti 24 Capricci per violino solo che Niccolò Paganini scrisse tra il 1802 e il 1817. Raramente si possono ascoltare tutti e 24 i Capricci, spesso invece vengono inseriti nei programmi da concerto solo alcuni numeri, i più noti, come il Capriccio n°24 Tema con variazioni in la min. che conclude il ciclo lasciando in genere il pubblico esterefatto per la quantità di effetti sonori che solo un virtuoso dell'altezza interpretativa di Mintz - e sono veramente pochi!- può eseguire in modo avvincente: pizzicati con la mano sinistra, bicordi, trilli doppi all'unisono, ampi accordi e suoni in sopracuto, una cascata di note che lasciano impietriti anche chi non è del mestiere. Certo, un programma non facile che richiede concentrazione non solo per chi interpreta ma anche per chi ascolta. Mintz ne ha dimostrata parecchia intervallando i brani con brevi pause nelle quali veloci frulli delle mani, quasi da sembrare un atleta in attesa di un'importante prestazione, distendevano la muscolatura e la tensione nervosa accumulata. Livello esecutivo molto alto quello di Mintz, che sembra in molti frangenti piegare il suono attraverso una fisicità nel rapporto con il violino che dimostra identificazione totale con il suo strumento, in questo caso probabilmente un Guarneri del Gesù. Al termine dei diavoleschi Capricci, una dedica da parte di Mintz a tutti i bambini che soffrono e due memorabili bis: un più disteso Bach e un quasi "moto perpetuo" paganiniano interpretato ad una sorprendente velocità. Chi volesse fare una donazione per la "Casa dei piccoli angeli", progetto di costruzione  di un centro di riabilitazione per bambini disabili di Haiti, può telefonare al numero 02-54122917  o consultare il sito www.nphitalia.org

6 ottobre      Cesare Guzzardella

Un grande Jeffrey Tate dirige Elgar alla Scala 

“L’idea di accostare la prima Sinfonia di Mendelssohn e di Elgar nasce dal bisogno di avere l’Inghilterra come linea di unione. Mendelssohn infatti è considerato in Inghilterra uno dei musicisti di riferimento per la musica dell’800. Sono due prime Sinfonie: Mendelssohn aveva solo 15 anni quando la compose mentre Elgar ebbe  il grande problema di trovare un linguaggio valido per la sua Sinfonia che compose in età matura, quando era già considerato il massimo compositore inglese vivente.” Così inizia l’intervista radiofonica a Jeffrey Tate, trasmessa da Rai Radio3 nell’intervallo tra le due Sinfonie ed  interpretate dalla Filarmonica della Scala in modo avvincente. Nella replica del 30 settembre un numeroso pubblico ha accolto con grande entusiasmo J.Tate. L’Op.11 in do minore di Felix Mendelssohn-Bartholy nasce dopo che il giovane prodigio aveva al suo attivo, come esercizi di studio compositivo, dodici Sinfonie per archi e ci mostra un musicista pieno di entusiasmo, vigore ed estroversione, caratteristiche che rimarranno una peculiarità di tutta la produzione più matura. Entusiasmante e vigorosa è stata anche la lettura di Tate che, specie in alcuni frangenti, ha rivelato timbriche di stampo inglese. Ma è con la Sinfonia n°1 in la bem. magg. op.55 (1907/8) di Edward Elgar, musicista raramente eseguito in Italia,  che Tate ha dato il meglio. Si è sentito  chiaramente nella sala del Piermarini come la Filarmonica scaligera sia entrata all’improvviso in sintonia con la direzione dell’Inglese. Nitori sonori qualitativamente alti, con legati e staccati perfettamente dosati e rapporti tra le sezioni orchestrali impeccabili, hanno messo in rilievo la grande affinità di Tate con il suo Elgar, autore che anche se lontano dalle avanguardie contemporanee, rimane probabilmente il migliore inglese dei suoi tempi, con capacità di orchestrazione esemplari. La dimensione narrativa della lunga sinfonia - quasi 60 minuti di durata - alterna momenti di grande spiritualità melodica ad altri di vigore strumentale nel quale la sezione degli ottoni ha un  ruolo preponderante, ma notevoli sono anche le incursioni individuali come quella rilevante del bravissimo primo violino. Successo di pubblico. Ultima replica: martedì 2 ottobre. 

1 ottobre        Cesare  Guzzardella

SETTEMBRE

Crescendo in musica all’Auditorium con Azio Corghi e Dario Moretti 

E’ iniziata all’Auditorium di l.go Mahler la Stagione dedicata ai più piccoli con spettacoli di musica, recitazione ed immagini (10 appuntamenti). Quello di sabato 29 settembre era un spettacolo composito, una fiaba raccontata e cantata dalla brava Virginie Lutz (foto in basso) dal titolo “Le due regine” nata da un’idea di Dario Moretti su testi suoi e di Azio Corghi (nella foto), il noto compositore. In breve: "La Regina Rossa e la Regina Blu litigano sempre sui gusti musicali: una  preferisce il ritmo, l'altra la melodia. Il loro litigio porta alla fine di ogni festa e di ogni divertimento.Il regno piomba nella tristezza. L'arrivo di un simpatico folletto vestito di giallo riporterà la gioia e l'armonia mescolando colori e forme musicali" . Corghi ha costruito per l’occasione la parte musicale partendo da celebri temi mozartiani per adattarli al ritmo del racconto e alle semplici ma  riuscite istantanee rappresentazioni pittoriche operate da Moretti a da Cinzia Barrese e proiettate su uno schermo luminoso situato nella parte centrale del palcoscenico in modo da creare un tutt’uno con il canto e il recitato dell’attrice.  Molto originale l’idea realizzata,  soprattutto quella di unire sulla scena  in modo nuovo musica, pittura e teatro. Sul palco un gruppo di ottimi musicisti,  parecchi percussionisti e un bravissimo flautista -Luca Bossi-  hanno eseguito molto bene le parti musicali. La platea, formata da numerosissime famiglie con bambini di età compresa tra i tre e gli undici anni ha particolarmente apprezzato lo spettacolo. Peccato che sia durato troppo poco! Prossimo appuntamento sabato 27 ottobre con “Il Coro e la voce”. Per informazioni: www.laverdi.org/italian/index.php

30 settembre      C.G. 

"Milano Musica" omaggia John Cage 

E’ iniziata la 16.ma  rassegna di musica contemporanea “Milano Musica “ dedicata quest’anno a John Cage. Amold Schoenberg, che di John Cage fu uno dei maestri, disse del suo particolare allievo "non è un compositore, ma un geniale inventore". A sua volta, un musicista acuto come Bruno Madema disse "dopo Cage saremo tutti cageani". Queste dichiarazioni sottolineano l'importante contributo dato allo sviluppo della musica d'oggi da questo singolare, originalissimo musicista, nato a Los Angeles nel 1912 e scomparso a New York nel 1992 (dal sito di Milano Musica). I concerti avranno sedi differenti e si svolgeranno tra il 28 settembre ed il 4 novembre. Nel concerto del 28 settembre in Conservatorio, in diretta su radio3, sono stati interpretati  brani di Charles Ives , Central Park in the Dark (1906),  Arnold Schoenberg , Chamber Symphony n. 2 op. 38 (1906-39), John Cage  Concerto for Prepared Piano and Chamber Orchestra (1951) Edgard Varèse, Déserts (1950-54). L’Orchestra Nazionale della Rai è stata diretta da Lothar Koenigs e il brano di Cage interpretato da Giancarlo Cardini. Per informazioni: www.milanomusica.org/index.html

29 settembre  C.G.

Teneke: una nuova opera di Fabio Vacchi per il Teatro alla Scala 

Il compositore bolognese Fabio Vacchi (1949, nella foto)) è giunto alla sua settima opera teatrale e Teneke, tre atti dal romanzo omonimo del turco Yaşàr Kemal, sta riscuotendo in questi giorni un più che meritato successo di pubblico. Coadiuvato nella realizzazione da Franco Marcoaldi che ha ridotto il romanzo originario in libretto d’opera, Vacchi ha realizzato un lavoro che per varietà d’intenzioni e resa musicale rappresenta una ulteriore conferma di come la musica operistica non sia affatto in crisi ma stia godendo in questi ultimi anni di ottima salute. La messinscena vede anche la collaborazione di due noti artisti: Ermanno Olmi per la regia e Arnaldo Pomodoro per le scene ed i costumi. Teneke è ambientato negli anni ’50 in un mondo contadino, quello dell’Anatolia, dove lo sfruttamento da parte dei grandi proprietari terrieri, con l’avvallo delle autorità dello Stato, viene costantemente perpetuato nei confronti dei più deboli, i lavoratori dei campi.  Questi vengono costretti a lavorare le terre producendo solamente riso, risorsa che secondo i proprietari è l’unica che può produrre ricchezza ma che è la causa anche di epidemie di malaria. L'allestimento scenico è notevole con un grande palco-scultura definito da un’ampia area monolitica in salita che vuole rappresentare le grandi terre e  si riconosce bene, nella sua realizzazione, lo stile scultoreo di Pomodoro. Unico punto carente rilevato è la rappresentazione degli allagamenti delle terre: questi non vengono ben evidenziati dagli effetti luminosi utilizzati.  La musica risponde in modo convincente allo scorrere del testo e rivela una varietà di scelte compositive e di rese sonore e timbriche che dimostrano come Vacchi, con grande coerenza espressiva, riesca a fondere antico e contemporaneo senza cadere mai nell’inutile o nell’inespressivo.  La varietà musicale trova richiami stilistici che vanno da Monteverdi a Rossini, da Berg a Varèse, alla musica etnica sia occidentale che orientale, a quella folcloristica con evidenti  richiami  alla contestazione studentesca del ’68. Molto espressive le sequenze "cameristiche" affidate al violino, al violoncello o alle singole voci soliste e rilevante è l'uso di contrastanti piani sonori sovrapposti che sottolineano i differenti ruoli sociali, il mondo dei lavoratori-contadini e la proprietà terriera. Abbondante l’uso  delle percussioni – sbalorditivo nel finale con i teneke o tamburi di latta– che  rappresenta la rivoluzione e la volontà  di cambiamento contro il potere costituito: metafora politica di una realtà che è ancora più preoccupante nel mondo presente.  Avvincenti la direzione di Roberto Abbado (foto) e gli splendidi Cori preparati da Bruno Casoni. Nella terza rappresentazione ottimo il secondo cast vocale con voci eccellenti per Bruno Taddia (nella foto) nel ruolo di Okçuoglu ed Ernesto Panariello in Meme Ali il Curdo; bravissimi anche Anna Chierichetti (nella foto) in Nermin, Gianluca Pisolini, Fikret Irmakli il Kaymakam, Davide Pelissero, Resul Efendi, Gianfranco Montresor, il Medico e Irina Iordachescu, Zeyno Kari e tutti gli altri. Grande successo. Repliche il 29 settembre e l’1-3-4 ottobre.  www.teatroallascala.org

28  settembre    Cesare   Guzzardella

Berio e Pergolesi nella Basilica di San Marco per il MiTo 

Una Basilica di San Marco stracolma di appassionati di musica ha accolto con entusiasmo l’Orchestra “I pomeriggi Musicali” ed il suo direttore Antonello Manacorda. Nel concerto n°58 del MiTo SettembreMusica il programma previsto vedeva due autori del Novecento quali Stravinsky e Berio precedere un capolavoro assoluto del primo Settecento quale lo Stabat Mater di  Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736). Il neoclassico Concerto in mi bem. per piccola orchestra “Dumbarton Oaks” ha introdotto il pomeriggio musicale: valida la direzione, ma un’acustica con troppo riverbero non ha favorito la resa musicale che ha invece bisogno di una timbrica secca per i numerosi contrasti timbrici dei differenti piani sonori presenti. Tutt’altra impressione abbiamo avuto con il secondo brano presentato, il Requies per orchestra da camera di Luciano Berio, opera del 1984 scritta in memoria di Cathy Berberian. In questo caso l’acustica della Basilica rilevava in modo chiaro e netto il tessuto musicale del  Requies, intensa composizione dal carattere evocativo nella quale la “spazialità” dei timbri, definiti da lunghe note che si alternano e sovrappongono nella lenta descrizione melodica, sono in sinergia con l’ampio spazio di San Marco. Esecuzione di spessore per il bravissimo Manacorda. Con lo Stabat Mater di Pergolesi e l’interpretazione resa dalle due eccellenti voci quali quella del soprano Antonella De Chiara (nella foto) e del contralto Romina Boscolo (foto) abbiamo raggiunto il top. Impeccabile l’equilibrio tra gli interventi vocali singoli e di coppia con l’Orchestra dei Pomeriggi e regia direttoriale valida sotto ogni profilo. Grandissimo successo! 

22  settembre      Cesare Guzzardella

Sarah Chang e l’Orchestra di Padova e del Veneto nella Maratona Classica del MiTo

Domenica 16 per il MiTo una “Maratona Classica” ha occupato il Teatro Dal Verme il pomeriggio e la sera con una serie di concerti di grande qualità che hanno avuto come protagonisti solisti del calibro di Uto Ughi alle prese con il Concerto per violino op.47 di Sibelius, Sarah Chang con il Concerto per violino op.64 di Mendelssohn-Bartholdy e il pianista Nikolai Demidenko con il Concerto pianistico op.18 n°2 di Rachmaninov. Tre ottime orchestre si sono alternate: quella del Teatro Regio di Torino, quella di Padova e del Veneto e quindi l’Orchestra della Svizzera Italiana. Noi abbiamo ascoltato l’Orchestra di Padova e del Veneto ben diretta da Giordano Bellincampi che ha introdotto il concerto con l’Ouverture da Le Nozze di Figaro di W.A. Mozart. Si è presentata poi sul palco la giovane violinista statunitense, da genitori coreani, Sarah Chang. Quello che sorprende nel modo interpretativo della Chang, violinista di grandissimo successo internazionale, è la sua evidente musicalità espressa con grande incisività ma anche con nitore e leggerezza espressiva. Il noto concerto mendelssohniano, una delle pagine più estroverse della musica romantica,  è stato da lei impeccabilmente interpretato. Interessante osservare il coinvolgimento corporeo della violinista, specie nell’ultimo movimento, che tende ad accompagnare con movenze sinuose le sequenze sonore. Una curiosità: era presente in platea il violinista Uto Ughi – aveva suonato due ore prima Sibelius- che al termine, insieme al pubblico, ha mostrato un evidente entusiasmo per la classe della Chang. Paccato, nessun bis. Il concerto è terminato con un'avvincente interpretazione della giovanile e fresca Sinfonia n°3  D.200 di Franz Schubert. Grande successo. 

17 settembre     Cesare  Guzzardella

Vladimir Jurowski apre la Stagione della Sinfonica Verdi 

Il concerto d’inaugurazione della Stagione dell’Orchestra Sinfonica di Milano G. Verdi ha visto sul podio Vladimir Jurowski. Il giovane direttore moscovita  ha ottimamente interpretato musiche di autori del Novecento particolarmente differenti per concezione musicale e modi espressivi. Le Danze di Galánta ( 1933) di Zoltán Kodály sono un valido esempio di come la musica colta possa sposare il folklore ed il maestro ungherese, che ha studiato per anni la musica popolare magiara insieme al connazionale Bártok, ha reso omaggio al suo Paese con una suite musicale di grande spessore inventivo. L’argentino Astor Piazzolla (1921-1992) è noto soprattutto per il tango e l’uso del bandoneón, variante della fisarmonica dal timbro incisivo e pregnante. In realtà meno note sono le sue composizioni per orchestra e tra queste Aconcagua, Concerto per bandoneón , orchestra d’archi e percussioni (1979). L’abilissimo Per Arne Glorvigen (nella foto), strumentista norvegese di bandoneón, ha interpretato Aconcagua in modo esemplare ed in perfetta sinergia con Jurowski e la Verdi. Al termine ha concesso due bis e nel secondo si è profuso in variazioni, quasi improvvisate, su una Suite di J.S.Bach ben eseguita da un violoncello dell’orchestra. Nella seconda parte del concerto sono state eseguite le rare Danze sinfoniche op.45 (1941) di S. Rachmaninov, una fra le ultime composizioni del russo. Al termine grande successo per la Verdi e Jurowski in una sala, nella replica di sabato pomeriggio, purtroppo con poco pubblico. Ma in questi giorni c’è il MiTo e l’offerta musicale è abbondante! 

16  settembre     Cesare Guzzardella

Temirkanov e Belkin con l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo per il MiTo 

Nella rassegna musicale MiTo che sta interessando le città di Milano e Torino, un ruolo primario per qualità interpretativa spetta all’Orchestra Filarmonica di Pietroburgo e al suo direttore stabile  Yuri Temirkanov (nella foto). Nel secondo concerto tenuto ieri al Conservatorio milanese abbiamo ascoltato ancora musiche dei due russi Caikovskij e Stravinsky. In programma  prima  il celebre Concerto in re maggiore per violino e orchestra op.35 nell’interpretazione solistica di Boris Belkin ( nella foto) e poi un caposaldo del Novecento quale Le Sacre du Printemps. Non ci sono parole sufficienti ad esaltare l’altissimo livello interpretativo raggiunto dal grande direttore russo con la sua orchestra. Emerge dalle prime note una chiarezza espressiva che ha per nitore timbrico, controllo dinamico e qualità individuale e d’insieme, pochi rivali. Specie nel Sacre, dove pochi momenti di quiete sono intervallati da ridondanti e stupefacenti frastuoni  sonori, troviamo nella chiarezza espressiva e nella qualità timbrica di ogni solista e di ogni gruppo di strumenti gli elementi base che rendono questi storici “Quadri” un capolavoro assoluto. Ad altissimo livello, senza sbavature, anche l’interpretazione che ha dato Belkin del concerto op.35, con un accelerazione inconsueta, ma particolarmente ricca di significato, del movimento finale Allegro vivacissimo e una cadenza impeccabile nell’Allegro moderato impeccabile. Al termine dei due brani, in una sala Verdi stracolma e con raro entusiasmo sono stati concessi due strepitosi bis: prima una pagina di Elgar  e poi un rapidissimo movimento dallo Schiaccianoci. Una serata doc.  

13  settembre    Cesare  Guzzardella   

Un raro Castiglioni per il pianista Pompili per il MiTo 

Il grande spazio concesso dal MiTo alla musica del Secondo Novecento o contemporanea, trova nel concerto tenuta alla Sala Puccini del Conservatorio un ampio ed interessante esempio. Il pianista  Enrico Pompili ( nella foto) ha infatti eseguito ottimamente brani di Niccolò Castiglioni (1932-1996). Abbiamo  ascoltato  otto brani - singoli o in raccolta -  composti dal musicista in un arco di tempo che spazia dal 1958-59 con Inizio di movimento e Cangianti  al 1990-94 con He e Preludio, corale e fuga. La prima cosa che si evidenzia ascoltando  le composizioni pianistiche di Castiglioni è  la sua conoscenza dello strumento in tutte le possibili sonorità.. Castiglioni infatti è stato raffinato pianista nonché didatta.  I modi compositivi espressi nell’intelligente esecuzione di Pompili rimandano a certe composizioni riferibili a Bartok, a Messien e a certa scuola tedesca con evidenti capacità d’invenzione e varietà espressive. Notevole anche la raccolta di 10 brani denominata Come io passo l’estate(1983) - destinata anche a pianisti non professionisti - all’interno del quale c’è un brano, Il fantasma del castello di Presule, che prevede tassativamente l’uso di un pianoforte verticale con la sordina di feltro abbassata.  Successo di pubblico 

13  settembre    Cesare Guzzardella

Il Don Chisciotte di Nureyev alla Scala 

E’ tornato alla Scala il balletto Don Chisciotte con le celebri coreografie di Rudolf Nureyev dopo i recenti trionfi di Tokio. Ricordiamo che lo stesso Nureyev lo interpretò  alla Scala con Carla Fracci nel 1980. Il successo ottenuto  è dovuto sia all’avvincente qualità coreografica con le belle scene di Raffaele Del Savio e i colorati costumi di Anna Anni, che ai due strepitosi  interpreti delle prime rappresentazioni: Svetlana Zakharova ( foto di M. Brescia), Kitri e Denis Matvienko, il barbiere Basilio. I due grandi ballerini russi hanno sicuramente primeggiato danzando splendidamente le belle e varie musiche di Ludwig Minkus  ottimamente dirette da Paul Connelly. Sottoliniamo l’importanza delle scelte musicali operate dal viennese Minkus, importante musicista e collaboratore del celebre coreografo Petipa, primo ideatore del Don Chisciotte. Nella sua musica si sente Vienna, la Spagna, l’Italia e la Russia in un intreccio di melodie che ben si adattano alla varietà coreografica presente. Eccellente tutto il corpo di ballo con Antonino Sutera in prima linea nella parte dello zingaro. Bravissimo, con una  mimica quasi surreale, Nedo Zingoni nel ruolo del cavaliere errante. Nelle ultime repliche cambiano i protagonisti: l’11 settembre ancora la Zakharova e  Matvienko, il 12 Sabina Brazzo e  Leonid Sarafanov, il 13 Marta Romagna e Mick Zeni, il 14 ancora la Brazzo e Sarafanov e nell'ultima replica del 15 ancora la Romagna e Zeni. Grande successo per uno spettacolo da non perdere. 

 11 settembre      Cesare Guzzardella 

La London Sinfonietta e le musica coreana per il MiTo 

Il MITO  SettembreMusica  ha portato alla ribalta un musicista da noi in Italia poco conosciuto ma particolarmente rilevante per spessore compositivo: Isang Yun (nella foto). Nato nel 1917,Yun rappresenta un punto d’incontro tra la musica occidentale e quella orientale. Si nota chiaramente, ascoltando i brani eseguiti al Teatro Dal Verme dall’eccellente ensemble " London Sinfonietta ",  formazione specializzata nel repertorio del ‘900 e contemporaneo, che l’influenza occidentale ( soprattutto l’espressionismo tedesco) è determinante nel modo di comporre di Yun. Infatti dopo i primi studi compiuti nel suo paese d’origine ed in Giappone, studiò a Parigi e soprattutto a Berlino, dove peraltro morì nel 1995. Al Dal Verme, con la direzione di un ottimo direttore quale  Baldur Brönnimann, abbiamo ascoltato quattro brani che ripercorrono un vasto periodo compositivo del Maestro coreano: dal 1962, l’anno in cui scrisse Loyang, per complesso da camera, al 1988, la data di pubblicazione di Distanzen, per quartetto di fiati ed archi. Il concerto è iniziato splendidamente con Teile dich Nacht. Drei Gedichte von Nelly Sachs ( su testi della poetessa Nelly Sachs) per soprano e complesso da camera (1980). Qui la voce dell’ottimo soprano coreano Yeree Suh (nella foto), giovane interprete dal timbro morbido, delicato e con una sorprendente intonazione in perfetta sincronia con la London Sinfonietta, è stata determinante nel caratterizzare tutta l’espressività e l’incisività musicale di Yun. Momenti particolarmente vocali si alternano ad altri in cui l’elemento di recitato ha il sopravvento. A seguire il sopra citato Loyang(1962), dove è ancor più evidente l’influsso della scuola tedesca. In Distanzen (1988) il complesso cameristico è stato diviso in due sezioni, sul palco tre archi - viola, violoncello e contrabbasso -  in alto, nel centro della sala, i fiati e i violini. L’effetto stereo ottenuto dagli ascoltatori posti tra le due formazioni ha messo in risalto la struttura del brano definito da un alternanza di entrate sonore più incisive, quelle degli archi più gravi, e quindi da timbri più morbidi e attenuati, quelli dei fiati. Un’atmosfera più esotica caratterizza questa composizione che ha nella contemplazione delle sonorità una sua peculiarità.  Il concerto è terminato con il brano del 1976 Pièce concertante, per complesso da camera. La presenza del pianoforte e di rilevanti elementi percussivi, completano l’ensemble costituita da un certo numero di fiati e di archi. La composizione, particolarmente complessa, ha una  varietà timbrica che nel rapporto di alternanza tra gli strumenti ricorda il Settecento musicale. Al termine grandi applausi per tutti. Ricordiamo che due giorni prima, sempre al Dal Verme  sono stati eseguiti dalla medesima formazione – direttore compreso- brani di una giovane compositrice coreana: Unsuk Chin (nella foto). L’artista era presente in sala e  al termine è stata molto applaudita. Sono stati eseguiti tre brani, alcuni molto recenti e tra questi ricordiamo almeno il semiserio Cantatrix sopranica (2005), dove tre eccellenti voci quali la già citata soprano Yeree Suh, il soprano Claire Debono e l’eccellente controtenore Adrew Watts hanno dato ottima prova di abilità vocale in una composizione di rilevante fattura costruita sul gioco delle voci e dei timbri.  Grandissimo successo. 

9   settembre  2007    Cesare   Guzzardella

La scomparsa di Luciano Pavarotti

Il tenore Luciano Pavarotti è morto questa mattina all'età di 71 anni nella sua casa di Modena, la città dove era nato il 12 ottobre 1935. Nel luglio 2006 era stato operato d’urgenza in un ospedale di New York per l’asportazione di un tumore maligno al pancreas. "Big Luciano" , con quarantacinque anni di carriera internazionale, lascia tutto il mondo della lirica in lutto. Dopo i debutti dei primi anni ’60, acquisì immediatamente fama internazionale per le sue qualità vocali. Il suo inequivocabile timbro nitido, dolce e possente lo portò da subito tra i grandissimi della lirica. Riportiamo le parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: "Luciano Pavarotti ha saputo farsi ambasciatore fra i più amati della tradizione musicale del nostro Paese, trasmettendo alle più vaste e popolari platee non solo la voce ineguagliata del nostro patrimonio musicale ma l'immagine del nostro temperamento e calore umano". Il celebre tenore con la sua inimitabile arte vocale è entrato nella storia.

6 settembre      C.G.

MITO SettembreMusica 

Martedì 4 settembre inaugura a Milano la prima edizione di “MITO SettembreMusica”, il nuovo Festival Internazionale della Musica che, dal 3 al 27 settembre, unisce Milano e Torino in un fitto calendario di concerti ed eventi. Solo a Milano sono previsti 101 appuntamenti, tra concerti di musica classica, jazz, rock, pop ed etnica, incontri, maratone musicali, rassegne dedicate e proiezioni di film, di cui 61 gratuiti e 40 a pagamento, a prezzi popolari. Per quanto riguarda la musica sinfonica, dopo l’inaugurazione con la Israel Philharmonic Orchestra guidata da Zubin Mehta, al Teatro alla Scala, ogni giorno saranno proposti appuntamenti con grandi orchestre e solisti di fama internazionale, tra cui il 7 settembre Martha Argerich con la Philharmonia Orchestra, il17 la Bayerisches Staatsorchester e Kent Nagano, l’11 e 12 l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo diretta da Yuri Temirkanov, il 18 l’Orchestra Filarmonica di Praga sotto la guida di George Pehlivanian e il 5 l’Orchestra del Settecento diretta dal suo fondatore Frans Brüggen. Tra gli appuntamenti più suggestivi quello del 9 con la Filarmonica della Scala diretta Daniele Gatti, che eseguirà, per la prima volta al Palasharp, le Sinfonie nn. 3 e 5 di Beethoven. Da citare inoltre la presenza di Salvatore Accardo, il 13 settembre, nella doppia veste di solista e direttore del Orchestra da camera italiana. Tra i solisti del Festival anche Uto Ughi, Sarah Chang, Boris Belkin, Nicolai Demidenko e Maxim Vengerov. In collaborazione con le Serate Musicali - Milano verrà realizzato uno degli appuntamenti più interessanti della musica contemporanea da camera, il concerto del pianista Enrico Pompili che propone l’integrale delle composizioni per pianoforte di Niccolò Castiglioni. Per la musica da camera vanno segnalati due concerti interamente dedicati a Čajkovskij: quello del 13 settembre con il Trio Čajkovskij e l’Atrium String Quartet e il recital del pianista Boris Petrushansky dell’11 settembre. Di grande interesse anche il concerto del Quartetto di Cremona, il 25 settembre, con un programma tutto beethoveniano, accanto a concerti con giovani talenti come Saskia Giorgini (8/9) e Severin von Eckardtstein (7/9). Grande attenzione anche alla musica antica e sacra: da Josquin Deprez a Monteverdi, da Vivaldi a Bach, il Festival propone una grande varietà di appuntamenti, che coinvolgono non solo le sale da concerto ma anche le chiese più belle di Milano, valorizzando in modo particolare il legame tra la musica e il contesto storico in cui è inserita. Tra le presenze più significative il 24 settembre la Bachakademie con Helmuth Rilling, il 25 Jordi Savall con l’Orfeo di Monteverdi, il 18 il concerto del Clemencic Consort con l’introduzione di Vittorio Sgarbi, il 26 Il complesso barocco diretto da Alan Curtis con l’esecuzione in forma di concerto dell’opera Alcina di Händel e, il 27, per la Grande Festa di Chiusura al Parco del Castello Sforzesco, un concerto con fuochi d’artificio barocchi del King’s Consort. Il programma completo del Festival può essere consultato sul sito www.mitosettembremusica.it  I biglietti sono in vendita presso la biglietteria MITO all’Urban Center, sul sito del Festival www.mitosettembremusica.it e presso le sedi dei concerti un’ora prima dell’orario d’inizio. I biglietti per i concerti a ingresso gratuito possono essere ritirati un’ora prima dell’inizio del concerti presso la rispettiva sede. Per informazioni:t el. 02.36508343

     la  redazione

Tornano i  balletti al Teatro alla Scala 

Dopo le tournée estive, tutte all’insegna di Rudolf Nureyev (Don Chisciotte a Tokyo e La Bella a Londra), riprenderanno a settembre le rappresentazioni al Teatro alla Scala, proprio con Don Chisciotte, (foto di M.Brescia)che vedrà in scena, accanto ai primi ballerini scaligeri Marta Romagna e Mick Zeni, il debutto di  Svetlana Zakharova e Denis Matvienko, applauditi insieme a maggio in La Bella addormentata; mai visti alla Scala in  Don Chisciotte se non  nel Gran Pas de deux, all’interno del Gala des Étoiles. Per altre recite tornerà in scena Leonid Sarafanov, già applaudito nel corso della tournée a Tokyo, dove ha debuttato al fianco di Mizuka Ueno e che ora presenta alla Scala la sua interpretazione del personaggio di Basilio, accanto alla prima ballerina Sabrina Brazzo. Brillantezza, smalto, scintillìo tecnico sono infatti le peculiarità del Don Chisciotte di Nureyev, che segue la storia d’amore della giovane Kitri e del barbiere Basilio nel suo incrociarsi con le avventure cavalleresche di Don Chisciotte e del fido scudiero Sancho Panza.  Nureyev ha cercato di riportare i personaggi principali del balletto alle maschere della commedia dell'arte; ed ecco allora che Don Chisciotte somiglia a Pantalone, Kitri a Colombina, Basilio a Pierrot. Verve ma anche superba tecnica nell’affrontare le variazioni dei due protagonisti, fino al  gran pas de deux finale che celebra il trionfo dell’amore fra Kitri e Basilio: una vera palestra, un termine di paragone per la bravura di ogni étoile. La seconda novità della Stagione in corso (dopo La Dame aux camélias) sarà in scena tra ottobre e novembre e porterà la firma di Angelin Preljocaj(foto di M.Brescia): dopo aver interpretato nelle passate stagioni i due brevi ma assolutamente intensi lavori Annonciation e La Stravaganza, ora il Balletto della Scala  per la prima volta presenterà Le Parc, spettacolo a serata intera creato per l’Opéra di Parigi nel 1994 e mai interpretato prima d’ora da una compagnia italiana. Salutato alla sua nascita parigina come una produzione splendida e strutturalmente perfetta, per aver saputo valorizzare la tecnica di una compagnia classica, sviluppandone la drammaticità interpretativa e dall’altra parte modernizzandone lo stile, “Le Parc” traccia il cammino dei giochi amorosi, dove due cuori si cercano,  si desiderano, si rifiutano o liberano la passionalità più profonda, scanditi dalle partiture di Mozart (i tre grandi passi a due su tre splendidi andanti dai concerti per piano e orchestra n. 14, 15 e 23) in cui si integrano perfettamente le creazioni sonore di Goran Vejvoda. Moderni Cupido in occhiali scuri, i quattro giardinieri di un giardino per nulla oleografico accompagnano e fanno da contraltare meccanico e geometrico alla passionalità degli altri quadri, alla ricerca di ciò che resta dell’ars amatoria, che Preljocaj ha cercato nella letteratura francese del 17° e 18°  secolo,  dal pudore di “la princesse de Cléves” di Mme de la Fayette, all’audacia calcolatrice di “Liaisons dangereuses “di Choderlos de Laclos, alla “Carte du tendre” di M.elle de Scudéry. In scena per alcune recite, la étoile scaligera Massimo Murru e Aurélie Dupont, étoile dell’Opera di Parigi, per la prima volta insieme alla Scala.  

Vladimir Jurowski, Salvatore Accardo e la Verdi al Teatro alla Scala

Anche quest’anno nuovo appuntamento della Verdi al Teatro alla Scala: domenica 9 settembre alle ore 20.00 la Verdi diretta da Vladimir Jurowski (che la settimana successiva inaugurerà anche la Stagione sinfonica all’Auditorium di Milano), sarà ospite al Teatro alla Scala, nel segno di una consolidata collaborazione tra la più giovane orchestra sinfonica milanese e la storica istituzione musicale della nostra città. Il programma è dedicato interamente a Johannes Brahms, l’espressione del Romanticismo, e vede protagonista Salvatore Accardo, con un vero gioiello della letteratura violinistica, il Concerto in Re maggiore  per violino e orchestra op. 77. Sul programma, inoltre, la Sinfonia n. 1 in Do minore op. 68, a suo tempo indicata come legittima continuatrice del sinfonismo beethoveniano. La collaborazione tra la Verdi e il Teatro alla Scala si è andata consolidando lo scorso anno, con il primo concerto sinfonico della Verdi alla Scala e due produzioni ballettistiche al Teatro degli Arcimboldi ( La Fille du Pharaon e Il limpido ruscello), con il Corpo di Ballo del Teatro Bol’šoj di Mosca e del Teatro alla Scala. Già nel 1996 la Verdi era stata impegnata in alcune produzioni ballettistiche (Coppelia e Il Gattopardo), accompagnando il corpo di ballo del prestigioso teatro milanese, e, sotto la direzione di Paul Connelly, in una produzione de La vedova allegra. 

la redazione

LUGLIO

Finalmente il successo per La Traviata alla Scala 

E’ tornata alla Scala La traviata, l’opera verdiana più rappresentata sui palcoscenici mondiali. La consolidata messinscena con la regia di Liliana Cavani, ripresa da Marina Bianchi, e le tradizionali ma splendide scene di Dante Ferretti, unitamente ai costumi  di Gabriella Pescucci e le coreografie di Micha Van Hoecke, sono per l’ottava volta, la prima nel 1990, tornati nel teatro del Piermarini (nel 2002 agli Arcimboldi). Il marcato dissenso alla prima rappresentazione per il direttore americano Lorin Maazel e, in parte, per la protagonista Angela Gheorghiu (Violetta) è, nella terza rappresentazione, - seconda per la Gheorgheu (nelle foto di M.Brescia)– cosa da dimenticare. E’ vero, questa Traviata  è all’insegna della tradizione e non emergono novità dal punto di vista interpretativo, registico e scenografico, ma il bisogno di riempire il teatro (molti gli spettatori giapponesi, tedeschi, inglesi, francesi)  nelle numerose  repliche in programma, ben dodici, è in luglio per il Teatro alla Scala una necessità e solo il “tradizionale di qualità” può assolvere a questo compito.  Questa volta Maazel è riuscito a mettersi in ottima sintonia con il cast vocale dando  spazio alle voci e dimostrando ai “loggionisti”  che quando i tempi di preparazione sono brevi e affrettati bisogna saper attendere. Questi avranno da ridire, non a torto, che non si fa una “prima” senza un adeguato numero di prove e andando quindi allo sbaraglio, ma… tutto è bene quel che ben finisce. Nella seconda serata della Gheorghiu, al termine la cantante più applaudita e acclamata, sono emerse le sue migliori qualità interpretative e sceniche,  con i suoi ottimi legati e la sua perfetta intonazione  anche se, in alcuni frangenti, deve migliorare una timbrica con vocali troppo aperte. Ottime e incisive le  voci di Ramón Vargas, Alfredo Germont e Roberto Frontali, Germont padre, bene le altre. Applausi per tutti, pienamente meritati anche per Maazel. Successo di pubblico e nessun dissenso. Prossime repliche il 9-11-12-14-16-17-19-20-21  luglio. 

9  luglio       Cesare  Guzzardella 

GIUGNO

Candide di Leonard Bernstein alla Scala

Dopo il successo ottenuto lo scorso anno al Théatre du Châtelet di Parigi, è arrivato al Teatro alla Scala Candide, forma di teatro musicale che riassume in sé elementi legati all’operetta, al musical, al melodramma, al cabaret, alla parodia ecc, e che ha in Leonard Bernstein il più illustre rappresentante. Composto nel 1956 e  tratto dal celebre romanzo satirico  di Voltaire del 1759 Candide o l’Ottimismo, è un alto  esempio di teatro musicale nel quale, con modalità realizzative ironiche e di apparente leggerezza, si celano idee filosofiche  e politiche di spessore. La filosofia ottimistica di Leibniz- Dio ha creato il migliore dei mondi possibili-  ripresa da Voltaire – Tutto va per il meglio – è stata riletta e riassunta dalla scrittrice Lillian Hellman che rielaborò ed adattò il testo di Voltaire alle musiche di Bernstein. Il compositore soprattutto in alcune arie e in tutti i quartetti e i quintetti vocali presenta un livello di altissimo valore espressivo. Tutta la “filosofia” del lavoro teatrale, dal paradossale ottimismo iniziale al più sano realismo finale riassunto nella ripetuta frase "dobbiamo cercare di coltivare il nostro giardino", viene splendidamente  presentata in scena da Lambert Wilson (le foto sono di M. Brescia - Teatro alla Scala), straordinario attore e cantante impegnato in ben tre differenti ruoli: Voltaire, Pangloss e Martin. Candide è ottimamente interpretato da William Burden e Cunegonde dall’eccellente Anna Christy, soprano dal timbro leggero che assolve il suo difficile ruolo interpretativo ricco di sorprendenti sovracuti, picchettati e volatine, in modo impeccabile sotto ogni profilo. Bravissimi tutti i cantanti del nutrito cast vocale: Kim Criswell, The old Lady, Jeni Bern, Paquette, David Adam Moore, Maximillian e gli altri. Un plauso alla sicura e dettagliata direzione musicale di John Axelrod  e soprattutto all’efficace regia di Robert Carsen e  alle originali scene di Michael Levine. Grandi apprezzamenti dal pubblico. Prossime repliche il 26- 28 giugno e il 4-6-10-13-18 luglio.

23  giugno   Cesare  Guzzardella

La Conversione di Sant'Agostino di Hasse a San Simpliciano

Lunedì 25 giugno, ore 21  si terrà il concerto di chiusura del 61°ciclo  nella Basilica di San Simpliciano. In collaborazione con l’Associazione Il Canto d’Orfeo, direttore Gianluca  Capuano, verrà eseguita di J. A. Hasse - La conversione di Sant’Agostino. Per la chiusura del ciclo è stata scelta una cosa nello stesso tempo grande e nuova. L’oratorio La conversione di Sant’Agostino di Johann Adolf Hasse è infatti uno dei più importanti lavori di questo autore, tedesco di nascita e italiano di arte e davvero europeo di vita e cultura. Penultimo di una serie di dieci, composto nel 1750 per Dresda, l’oratorio  è un perfetto esempio di quella fusione fra musica e poesia, fra melodia italiana e costruzione tedesca che diede a Hasse la fama di maggiore autore del suo tempo. Una curiosità: Riccardo Muti eseguirà al prossimo Festival di Pentecoste di Salisburgo (2008) un altro oratorio di Hasse, nato otto anni prima nelle medesime circostanze, I Pellegrini al Sepolcro di Nostro Signore. Per informazioni  Società del quartetto 02 76005500   

22 giugno  la redazione

Presentata la Stagione di concerti 2007-2008 del “Quartetto”

Al Museo Poldi Pezzoli il 20 giugno è stata presentata la stagione di concerti 2007-08 del Quartetto, la 143ma della sua lunga storia.  La stagione prossima si snoda in 23 concerti, nella tradizionale serata settimanale del martedì alle ore 20.30, dal 16 ottobre 2007 al 20 maggio 2008. Si contano due appuntamenti in più rispetto alla passata stagione ai quali si aggiungerà un prolungamento festoso alla fine della programmazione istituzionale: giovedì 22 maggio 2008 sarà offerto a tutti gli abbonati un concerto di canzoni del Novecento italiano, protagonisti due beniamini del pubblico milanese, Antonio Ballista e l’Orchestra I Pomeriggi Musicali. In tutto sono dunque 24 appuntamenti che prevedono la presenza di: 6 pianisti (Dmitri Alexeev, Alfred Brendel, Richard Goode, Leif Ove Andsnes, András Schiff, Murray Perahia), 2 violinisti (Renaud Capuçon, Julian Rachlin), 1 violista (Kim Kashkashian), 4 quartetti d’archi (Belcea, Alban Berg, Rosamunde, Cremona), 5 formazioni da camera (Lucchesini-Brunello-Rizzi-Widmann-Allegrini, Janine Jansen-Max Rysanov-Torleif Thedeen, Klezmerata Fiorentina, London Baroque, Ensemble Nuovo Contrappunto), 2 soliste di canto (Roberta Invernizzi con La Risonanza, Gemma Bertagnolli), 2 orchestre (Amsterdam Baroque Orchestra, Pomeriggi Musicali), 2 complessi sinfonico corali (Academy of Ancient Music, Orchestre des Champs-Élysées, Pomeriggi Musicali). Integrato nella stagione è il ciclo delle Settimane Bach, che comprende 6 concerti (ABO con Koopman, London Baroque, La Risonanza con Fabio Bonizzoni, Academy of Ancient Music con Richard Egarr, Trio Jansen-Rysanov-Thedeen, András Schiff). Debuttano al Quartetto: Dmitri Alexeev, Trio Jansen, Rosamunde Quartett, Capuçon-Angelich, Nuovo Contrappunto, Quartetto di Cremona, Julian Rachlin, Klezmerata fiorentina. Quartetto per Milano Via Durini, 24 Tel. 02 76005500  

21 giugno     la redazione

Il Balletto della Scala conquista Tokyo con Don Chisciotte 

Oltre dieci minuti di applausi al debutto, e anche più in alcune repliche nel Teatro Bunka Kaikan  gremito nei suoi 2300 posti, hanno salutato con eccezionale entusiasmo il Balletto della Scala, in Don Chisciotte, il balletto di  Rudolf  Nureyev scelto per la sesta presenza in Giappone del Teatro alla Scala  e terza per il balletto (la precedente risale al 2000). Per l’occasione un cast d’eccezione si è affiancato agli artisti scaligeri, un firmamento di stelle ( foto del Teatro alla Scala) del calibro di Tamara Rojo, José Manuel Carreño, Mizuka Ueno, Leonid Sarafanov. La tournée si è svolta all’insegna dell’emozione: altissima partecipazione del pubblico  - oltre undicimila persone hanno assistito ai cinque  spettacoli  dal 7 al 10 giugno - e  applausi a scena aperta per  tutti gli artisti della compagnia, a partire dagli ospiti  Tamara Rojo , principal del Royal Ballet e José Manuel Carreno, star dell’American Ballet, che hanno aperto le rappresentazioni, a Mizuka Ueno, artista di punta del Tokyo Ballet, e Leonid Sarafanov, principal del Kirov, insieme per la prima volta nei ruoli principali di Kitri e Basilio, e al cast scaligero dei primi ballerini Marta Romagna e Mick Zeni. All’uscita, lunghe file composte e pazienti di fan a caccia di autografi hanno ogni sera atteso gli artisti. A settembre, per sette recite, dal 7 al 15, Don Chisciotte tornerà in scena al Piermarini:  accanto ai primi ballerini scaligeri, Svetlana Zakharova e Denis Matvienko, applauditi a maggio in La Bella addormentata, torneranno insieme e ancora faranno coppia come già nel solo Gran Pas de deux all’interno del Gala des Étoiles. Per altre recite tornerà alla Scala José Manuel Carreño, già  applaudito nelle precedenti rappresentazioni al Teatro degli Arcimboldi e reduce dalle ovazioni nel corso della tournée a Tokyo. 

18  giugno      la redazione 

“Yale a Milano”, una  rassegna musicale all’Auditorium di l.go Mahler  

Anche quest’anno e per il quarto anno consecutivo, l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi ospita la rassegna dei concerti estivi che vede protagonisti i giovani cantanti della School of Music della Yale University. Nel corso della rassegna, organizzata con il patrocinio del Consolato Generale degli Stati Uniti a Milano, saranno presentate in 4 serate, dal 21 giugno al 9 luglio all’Auditorium di Milano, 4 proposte: si parte da rarità come Mosca, quartiere Čerëmuški di Dmitrij Šostakovič, in prima esecuzione italiana, a Orphée aux enfers di Jacques Offenbach, nella sua prima presentazione in Italia nell’orchestrazione da camera; seguirà La vedova allegra di Franz Lehár, la più famosa operetta dei primi del ‘900; infine, La Rondine di Giacomo Puccini, commedia lirica in tre atti. Direttori d’orchestra saranno: Oleg Caetani (nella foto), Giuseppe Grazioli e Keiko Mitshuashi.  Per informazioni rivolgersi all’ Auditorium t. 02.83389.401/2/3. Posto unico 15,00 euro (ridotto 10,00 euro). 

18   giugno      la redazione

A Palazzo Marino presentato Il "MITO SettembreMusica"

E’ stato presentato il Mito, prima edizione della rassegna musicale settembrina che unisce la storica manifestazione di settembre di Torino  con la città di Milano. Alla presenza del Sindaco di Milano Letizia Moratti, del Sindaco di Torino  Sergio Chiamparino, degli Assessori alla Cultura per Torino e Milano, Fiorenzo Alfieri e Vittorio Sgarbi, del Presidente del Festival Francesco Micheli e del Direttore Artistico Enzo Restagno, sono  state illustrate le modalità della manifestazione che mettono insieme  le due città  con una iniziativa unica per quantità e qualità dell’offerta musicale. Il Festival “MiTo SettembreMusica” pone gli eventi musicali, quasi duecento, in un ottica di distribuzione territoriale che unisce le più importanti istituzioni musicali torinesi e milanesi in modo sinergico. Musiche classica, contemporanea, jazz, ecc. verranno eseguite in differenti luoghi musicali: nei maggiori teatri o nelle sale da  concerto, nelle chiese,  nelle  piazze e nei circoli. Molti concerti, la maggior parte, saranno ad ingresso libero. Tra i numerosi protagonisti del grande evento settembrino ricordiamo solo alcuni nomi da un elenco vastissimo: Metha, Bruggen, Argerich, Chailly, Ughi, Accardo, Temirkanov, Sarah Chang, Daniele Gatti,ecc. Per la programmazione: www.comune.torino.it/settembremusica/

15  giugno   la redazione

Piotr Anderszewski per le Serate Musicali 

Si è conclusa la stagione ufficiale delle Serate Musicali in Conservatorio con il giovane e talentuoso pianista polacco-ungherese Piotr Anderszewski. In programma due importanti capolavori pianistici dell’’800: di Robert Schumann la Grande Humoresque in si bem. magg.op. 20 e di L.v. Beethoven, le 33 variazioni in do magg. su un Valzer di Diabelli op. 120. Anderszewski ha affrontato le due composizioni con sicurezza e qualità interpretativa di spessore. Le Diabelli Variazioni, opera tarda di Beethoven, impongono per le difficoltà tecniche presenti ma soprattutto per la straordinaria profondità di pensiero musicale, un equilibrio interpretativo non indifferente ed il pianista  ha mostrato una capacità di penetrazione ineccepibile passando da una variazione all’altra senza  alcun cedimento e mantenendo un costante ed alto  livello musicale. L’approccio pianistico è definito sempre da un suono chiaro e luminoso. In Beethoven privilegia una timbrica asciutta, con pause e ritmi ben accentuati. I tempi lenti sono  molto meditati ed interiorizzati e portano la già lunga composizione ad  oltre 59 minuti di durata complessiva. Ottima anche la Grande Humoresque schumaniana. Anderszewski si è rivelato ancora una volta uno dei massimi pianisti della sua generazione. Grande successo di pubblico e al termine un bis beethoveniano. Da ricordare. 

12   giugno   Cesare  Guzzardella

“Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk” di Šostakovič alla Scala 

Pienamente meritato il successo ottenuto al Teatro alla Scala  per Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk, opera di  Dmitrij Šostakovič tratta dall’omonima novella di Nikolaj Leskov su libretto dello stesso compositore russo e di Alexandr  Prejs. Oltre tre ore di intensa musica e di grande teatro per sottolineare la forza drammaticamente espressiva di un lavoro che si può considerare tra i migliori del Novecento e che è tra quelli più belli visti in quest’anno scaligero. Seconda e ultima opera completa di Šostakovič, venne portata a termine nel 1932 quando l’autore aveva solo ventisei anni e quindi rappresentata nel 1934 sia a Mosca che a Leningrado con prime recensioni entusiastiche. L’immediato successo  portò ad un numero spropositato di repliche, circa 180 nelle sole due città, e programmazioni anche  in città europee, negli Stati Uniti e in sud America.  Ma quando Stalin vide il lavoro nel dicembre del 1935, lo giudicò inopportuno per il popolo russo ed allora per oltre un quarto di secolo, fino al 1963, venne tolto da ogni teatro. Incredibile l’articolo del gennaio del 1936 comparso sulla  Pravda che stroncò in modo perentorio l’opera,soprattutto dal punto di vista musicale, giudicandola “un torrente di suoni volutamente caotici e privi di armonia”. In realtà nella musica, c’è già tutto il ricco linguaggio di Šostakovič. Dal punto di vista strumentale troviamo decise  anticipazioni delle migliori opere sinfoniche dell’autore. Unitamente all’alta qualità musicale presente nel capolavoro del grande russo, bisogna evidenziare le sue immense capacità di  trattare il testo, sottolineando musicalmente ogni inflessione verbale e ogni carattere dei personaggi. Grande lezione quindi non solo di musica ma anche di teatro che nella fattispecie della messinscena scaligera è stata dispensata da un eccellente cast vocale, da un’avvincente direzione, quella di Kazushi Ono, da una  regia teatrale rilevante, quella di Richard Jones, dalle semplici, realistiche e appropriate scene di John MacFarlane unitamente ai costumi di Nicki Gillibrand. Ma tornando alle voci: tutti bravi, ma ancor più bravi la protagonista Evelyn Herlitzius ( foto del Teatro alla Scala), Katerina, e Anatolij Kotscherga, Boris, il mercante, ma anche Christopher Ventris, Sergej, il servo. Tutti con eccellenti qualità recitative. Impeccabile, come sempre, il Coro del Maestro Bruno Casoni. Assolutamente da sentire e soprattutto vedere. Prossime repliche il 9-11-13-15-19-21 giugno. 

7  giugno      Cesare   Guzzardella

Prêtre e la Filarmonica della Scala in piazza Duomo per la Festa della Repubblica 

“Tu sarai sempre felice alla Scala” disse Maria Callas a Georges Prêtre che stava per debuttare nella Sala del Piermarini: da allora sono passati 41 anni ed il maestro francese è diventato di casa a Milano dirigendo numerose opere e tornando spesso sul podio della Filarmonica… ( dal programma del concerto). Infatti l’ottantaduenne direttore francese è tornato nuovamente sul podio della Filarmonica scaligera, questa volta in Piazza Duomo, per commemorare la Festa della Repubblica.  Davanti un pubblico non numeroso  probabilmente a causa del tempo, circa un migliaio di spettatori complessivi  che una fitta pioggia ha costretto sotto l’ombrello nella parte finale del programma, Prêtre ha introdotto la serata con l’Inno Nazionale Fratelli d’Italia di Mameli-Novaro per poi interpretare ottimamente celebri Ouverture e Intermezzi operistici: dalla Carmen di Bizet, alla Cavalleria Rusticana di Mascagni, dall’Italiana in Algeri di Rossini alla Manon Lescaut di Puccini e la Forza del destino di Verdi. La parte finale del programma ha visto la Filarmonica impegnata in due brani sinfonici molto cari a Prêtre e splendidamente interpretati dall’Orchestra: An American in Paris di G.Gershwin e il Boléro di M. Ravel. Buona l’acustica se pure nello spazio aperto ma peccato i numerosi disturbi esterni: un elicottero passato sulla piazza  durante l’Intermezzo di Mascagni, i fischi dei tram sui vicini binari in curva e per ultimo il frastuono dei tifosi che seguivano la partita dell’Italia nelle vicinanze e che hanno costretto il Maestro a interrompere per poi riprendere il celebre Bolero. 

   3  giugno         Cesare Guzzardella

IL BALLETTO DELLA SCALA  IN PARTENZA PER TOKYO 

Sotto il segno di Nureyev proseguono gli impegni internazionali del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala: con Don Chisciotte ( foto di M.Brescia) il Balletto della Scala tornerà in Giappone per cinque recite a Tokyo, dal 7 al 10 giugno, all’interno delle manifestazioni culturali della “Primavera Italiana in Giappone”.  Per l’occasione la compagnia scaligera sarà attorniata da un firmamento di stelle internazionali del calibro di Tamara Rojo , José Manuel Carreño, Mizuka Ueno, Leonid Sarafanov, che danzeranno i ruoli principali di Kitri e Basilio accanto ai primi ballerini del Teatro alla Scala   Marta Romagna e Mick Zeni.  Sul podio del Teatro Bunka Kaikan sarà David Garforth a dirigere la Tokyo City Philharmonic Orchestra. Terza presenza del Balletto della Scala in Giappone - le precedenti tournée si svolsero nel 1995 e nel 2000 - questa importante trasferta è attesa con grande entusiasmo, come uno dei principali eventi culturali in Giappone per quest’anno. L’appuntamento è reso possibile dal sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dell’Ambasciata d’Italia a Tokyo e dalla collaborazione con NBS  Japan Performing Arts Foundation, partner storico del Teatro alla Scala. Una nuova tournée che ha il sostegno di Freddy, già fornitore ufficiale e sponsor del Corpo di Ballo e di Ferrarelle, partner ufficiale e fornitore del Teatro alla Scala. Proseguiranno anche nel mese di luglio, e sempre nel segno di Nureyev, le tournée internazionali: dopo Don Chisciotte sarà La Bella addormentata nel bosco ad essere protagonista, dal 25 al 29 luglio, del grande ritorno alla Royal Opera House -  Covent Garden di Londra, dopo sei anni di assenza. A Londra il Corpo di Ballo della Scala sarà  accompagnato dai guest Leonid Sarafanov e Guillaume Côté, già applauditi nel corso delle recite scaligere. 

1 giugno   dalla redazione

MAGGIO

José Enrique Bagaría Villazán al Teatro dal Verme  

Lunedì 4 giugno 2007 al  Teatro Dal Verme alle ore 20 , il pianista José Enrique Bagaría Villazán vincitore del 52° Concorso Internazionale Maria Canals , per la rassegna “Giovane Europa in Musica”, ideata dalla Società del Quartetto e in collaborazione con l’ Istituto Cervantes di Milano terrà un concerto dedicato alla musica spagnola da "Albéniz a Brotons" con il seguente programma: Cervelló - Preludiando y Arabesca ; Albéniz - El Corpus Christi en Sevilla da Iberia (I quaderno) ; De Falla - Serenata andaluza - Fantasia Baltica; Mompou - Canción y Danza, n. 6 ;  Montsalvatge - Sonatine pour Ivette ;  Brotons - Impromptu Op. 37  ; Granados - Allegro de Concierto . Dice il pianista : “Ho scelto un programma che vorrebbe tradurre il senso di una passeggiata nella musica spagnola per pianoforte. Pensando ad un repertorio che non includa soltanto i nostri tre compositori classici (Albéniz, Granados e De Falla), ma che lasci spazio anche a musicisti più vicini ai giorni nostri, come l’ormai classico Montsalvatge, scomparso pochi anni fa, e due contemporanei (Cervelló e Brotons) che godono di tanti riconoscimenti, e che ho avuto la fortuna di conoscere di persona. Non seguo qui un criterio strettamente cronologico, ma che, a partire da impulsi vitali, possa riuscire a mantenere tesa l’attenzione di chi ascolta: è un programma fatto di sorprese e contrasti”.  L'Instituto Cervantes ha segnalato il giovane musicista catalano quale vincitore dell'ultima edizione (2006) del prestigioso Concorso Internazionale Maria Canals che si svolge a Barcellona e che da oltre 40 anni non veniva assegnato a un interprete spagnolo. Per informazioni: Telefono: 02-795.393 www.quartettomilano.it

31 maggio       dalla redazione

Presentata la  Stagione 2007-2008 del Teatro alla Scala 

Si aprirà con il wagneriano  Tristan und Isolde  la nuova stagione scaligera il prossimo 7 dicembre con la direzione di Daniel Barenboim e la regia di Patrice Chéreau. Ma il cartellone presentato dal sovrintendente Stéphane Lissner alla presenza del Sindaco Letizia Moratti, presidente del consiglio di amministrazione e del Vice Presidente del C.d.A. Bruno Ermolli, si annuncia particolarmente ricco e  interessante, con un numero potenziato di rappresentazioni. Bene sta andando quest’anno e ancora meglio andrà il prossimo anno con un pubblico  sempre in aumento e una programmazione che si presenta migliore e maggiormente innovativa - dieci sono le nuove produzioni-  rispetto a quella  attuale. Direttori come Barenboim, Gatti, Chailly, Ono, Maazel, Harding, Oren, Dudamel, Fisch, Fourmillier, Marin Alsop (primo direttore donna presente) ecc e registi del massimo calibro come Pizzi, Flimm, Vick, Stein, Zeffirelli, Tscherniakov, Strehler, ecc. si alterneranno per mettere in scena capolavori più o meno frequenti  come Maria Stuarda, Cyrano de Bergerac, il Trittico pucciniano, Machbet, 1984, Il prigioniero, Andrea Chénier, Il giocatore, la Bohème, Le nozze di Figaro, Die lustige Witwe, Didone, La vedova allegra ecc. e non dimentichiamo la fitta stagione sinfonica, di canto ed i concerti, tra i cui protagonisti, lo stesso Barenboim, direttore privilegiato,  eseguirà il ciclo sonatistico di Beethoven. Il numero di rappresentazioni in programma arriverà a circa 260. Lissner ha tenuto a sottolineare che anche se gli incassi quest’anno sono andati bene e le risorse dei privati anche ( il bilancio ha un attivo di 1.500.000 euro e Banca Intesa-San Paolo sarà ancora il più importante sponsor), è necessario un maggior impegno da parte dello Stato, con incrementi di fondi pubblici, per essere all’altezza dei migliori teatri europei. Per la Stagione  2007-2008: www.teatroallascala.org/public/LaScala/IT/stagioni/index.html

31  maggio            C.G.

Alla Scala Daniel Barenboim in un omaggio all’Italia 

Grande successo al Teatro alla Scala per il recital di Daniel Barenboim, direttore d’orchestra argentino che abbiamo  ascoltato ieri nel ruolo altrettanto valido di pianista. Impaginando un programma particolarmente impegnativo nel quale  ha interpretato Franz Liszt, Barenboim ha dedicato il concerto all’Italia, con composizioni legate alla nostra nazione come la seconda serie di brani denominati "Italie" da Années de pèlerinage, quindi dai brani  Légendes, St.Francescod’Assisi. La predication aux oiseaux, per terminare, nella seconda parte della serata, con alcune tre le più note Parafrasi su opere di G.Verdi: dall’Aida al Trovatore e il Rigoletto. Barenboim ha dato prova di grande talento interpretativo affrontando gli spartiti  in modo particolarmente “direttoriale”. Le sonorità espresse, soprattutto nei brani interamente lisztiani, e in particolar modo in Années de pèlerinage con Après une lecture de Dante “Fantasia quasi Sonata”, ci rivelano una cifra stilistica legata ad una lettura  in cui i complessi e armonici piani sonori delle trascendentali composizioni si intersecano in modo esemplare, con effetti di colore e volumi tonanti molto “orchestrali”. Barenboim privilegia la visione d’insieme del divenire sonoro, con un uso frequente del pedale di risonanza, piuttosto che  il singolo particolare. Il carattere interpretativo è legato a tempi meno rapidi del consueto e a contrasti dinamici molto accentuati tra le parti che rendono l'idea musicale particolarmente plastica e d’intenso spessore interpretativo. Si intravede dalla postura di fronte al pianoforte e dall’espressione del viso – il sudore gronda in continuo dal volto – come tutto il corpo partecipi all’evento musicale per ottenere, dopo intensa fatica,  un grande risultato artistico. Grande è stato il  successo tributato dal pubblico che riempiva completamente il teatro del Piermarini. Con l'esecuzione delle parafrasi verdiane, dopo l'intervallo, la tensione iniziale si è alleggerita specie con l'esecuzione dell'ultimo brano e con quella meravigliosa e più melodica  “Bella figlia dell’amore” dal Rigoletto. Programma intenso, nessun bis  ma un concerto splendido. 

29  maggio          Cesare  Guzzardella  

La Bella addormentata  nel bosco alla Scala 

E’ tornato al Teatro alla  Scala il balletto La Bella addormentata nel bosco con  la coreografia e la regia di Rudolf Nureyev e le scene e i costumi di Franca Squarciapino.  La coreografia originaria di Marius Petipa nella rielaborazione di Nureyev  venne rappresentata nel teatro milanese per la prima volta nel 1966. Musicato da Čajkovskij, il balletto appartiene alla produzione degli anni ’60 del celebre ballerino e coreografo russo e rappresenta il suo quinto lavoro. Nureyev ripropose la celebre coreografia apportando modifiche ma  nel rispetto della tradizione classica di fine Ottocento. Il Corpo di ballo del Teatro alla Scala, nella quarta rappresentazione, ha visto la presenza di due grandi del Bol’šoj di Mosca: Svetlana Zakharova (foto di Damir Yusupov), La principessa Aurora, e Denis Matvienko, Desiré. Le raffinate scenografie e i coloratissimi costumi di scena della Squarciapino, hanno messo in risalto tutte le qualità artistiche dei due protagonisti. Il modo di esprimersi nei movimenti, con grazia e classe superlativa per entrambi i ballerini, hanno dato slancio ad una produzione artistica che pur avendo circa cinquant’anni d’età, rimane di straordinario interesse soprattutto per chi vuole accostarsi al balletto classico. La presenza degli artisti di Mosca fa parte di un accordo culturale siglato tra il Teatro alla Scala e il Teatro Bol’šoj di Mosca che prevede lunghi e articolati scambi. Questi coinvolgeranno le due istituzioni dal 2007 al 2010 con ospitalità incrociate dei complessi artistici del Bol’šoj alla Scala e scaligeri al Bol’šoj. Grande successo si è rivelata la serie di balletti del Corpo di Ballo del Bol’šoj, tornato a Milano dopo trent’anni e recentemente conclusasi al  Teatro degli Arcimboldi. Ma tornando alla serata scaligera abbiamo trovato ottima la direzione di David Coleman e bravissima anche la Filarmonica con gli avvincenti primo violino e  primo violoncello. Evidenziamo anche la presenza di numerosi bambini in un teatro stracolmo di pubblico. Grande successo. Prossime repliche il 19, 20, 22, 23, 24 maggio. 

  19  maggio     Cesare  Guzzardella

La Argerich e Freire per le Serate Musicali 

E’ tornata a Milano per uno splendido concerto la pianista Martha Argerich, questa volta accompagnata da un altro eccellente pianista, il brasiliano Nelson Freire. La Sala Verdi del Conservatorio milanese, per quello che è diventato un “evento” annuale, era stracolma fino all’ultima  poltrona, anzi sono stati riempiti gli spazi del “coro”. I due artisti hanno suonato da soli e insieme impaginando un programma variegato ed impegnativo dalla durata inconsueta, oltre cento minuti di musica effettiva. Prima la Argerich ha mostrato il suo tocco deciso e poetico nelle Kinderszenen op.15 di Robert Schumann facendo emergere tutte le peculiarità del romanticismo tedesco, nel quale l’elemento compositivo improvvisatorio risulta evidenziato da un modo di suonare autenticamente pianistico, con accentuazione dei caratteri musicali e dei contrasti dinamici.  Maggiore classicismo nel secondo brano eseguito, la Sonata in re magg. k.381 per pianoforte a 4 mani di W.A. Mozart. Intesa perfettamente equilibrata per i due pianisti- la Argerich nei toni medio bassi e Freire in quelli più alti -  che hanno in comune un approccio allo strumento molto simile. Ottima l’interpretazione. Con la Suite n°2 per due pianoforti op.17 di Serghei Rachmaninov  si è raggiunto il momento più intenso della serata. Splendida l’intesa tra i pianisti e luminose le sonorità trovate in un brano di rara esecuzione ma di una modernità  sorprendente specie nel secondo movimento, Valse. L’alternanza delle parti melodiche ci ha rivelato anche un Freire particolarmente “poetico”. La seconda parte della serata è iniziata con un assolo di Freire che ha eseguito  Children’s Corner di Claude Debussy, interessantissimo brano in sei parti dedicato, come le Kinderszenen, al mondo dell’infanzia, ma, come i tredici brani della raccolta di Schumann, di altissima maturità e di intenso spessore creativo. Ottima l’interpretazione ascoltata. Con il Grand Rondeau op.107, fra le ultime opere di Franz Schubert, siamo tornati alle “quattro mani” in uguale distribuzione sulla tastiera e ad  un’intesa ancora di  valore. Il programma è terminato con un capolavoro coloristico quale La Valse per due pianoforti di Maurice Ravel, apoteosi del valzer viennese e vorticosa composizione nella quale i due grandi pianisti si sono espressi in perfetta sintonia armonica. Al termine il pubblico era quasi in delirio e i protagonisti hanno concesso due splendidi bis a quattro mani, il primo di Debussy e il secondo di un autore francese. Da ricordare. 

18  maggio        Cesare Guzzardella

Il duo Hahn-Lisitsa per le Serate Musicali 

Duo d’eccezione per le Serate Musicali al Dal Verme. La violinista statunitense Hilary Hahn e la pianista russa Valentina  Lisitsa hanno tenuto uno splendido concerto interpretando diversi autori in un programma decisamente variegato. Brani di rara esecuzione come la Sonata per violino e pianoforte di Leos Janacek e la Sonata in la min. per violino solo di Eugéne Ysaye si sono alternati a pezzi più frequentati come la Sonata in sol min. “il Trillo del Diavolo”  di Giuseppe Tartini e la Sonata in la magg. k.305 di W.A. Mozart per terminare  con la celebre Sonata op. 47 “Kreutzer” di L.v. Beethoven. Le due giovani protagoniste hanno mostrato un’intesa perfetta ed un senso di classicismo di altissimo livello. La Hahn, violinista molto popolare negli Stati Uniti, ha dato prova d’intenso lirismo anche nel bellissimo brano solistico di  Ysaye, ma ha trovato negli altri brani il sostegno perfetto della pianista russa che soprattutto nella celebre sonata beethoveniana ha mostrato una nitidezza interpretativa stupefacente. Grandissimo successo di pubblico e due avvincenti bis con Paganini ed un brano più folkloristico nella versione del grande Haifetz 

16   maggio      C.G. 

Un grande Schiff in Conservatorio per la Società del Quartetto 

E’ tornato in Conservatorio András Schiff: il pianista ungherese, molto amato dal pubblico milanese, oramai ci ha abituato a maratone pianistiche sempre convincenti per intelligenza interpretativa. Dopo il ciclo completo delle sonate di Beethoven terminate lo scorso anno, sonate che ci hanno rivelato un nuovo modo di avvicinarsi al grande musicista di Bonn, e dopo le recenti rilevanti interpretazioni del connazionale Béla Bartók, abbiamo ieri riascoltato Schiff nel suo amatissimo Bach, quello delle Sei Suites inglesi, brani di rara esecuzione nelle  sale da concerto ma diffusissime nella didattica pianistica e clavicembalistica. Il nitore espressivo di Schiff, uno dei più grandi  pianisti bachiani viventi, si è evidenziato con raffinatezze sonore caratterizzate da un tocco composto e delicato, ma  questi capolavori, di apparente media difficoltà tecnica, hanno avuti momenti di intense, meditate e incisive  cifre sonore. Profonde le sarabande e ricche di energia le gighe.Di una bellezza scultorea la giga finale della Suite n°6 in re minore. Oltre due ore di musica che hanno creato grande entusiasmo tra il numeroso pubblico che gremiva  la Sala Verdi del  Conservatorio milanese. Splendido!

9  maggio    Cesare Guzzardella 

Grande successo per Jenůfa  di Leoš Janáček al Teatro alla Scala 

Era dall’aprile del1974, anno del primo e unico allestimento, che il Teatro alla Scala non metteva in scena la più importante opera di Leoš Janáček, Jenůfa. Il dramma realista, però a lieto fine, andò in scena per la prima volta a Brno nel 1904 con il titolo Její pastorkyňa (La sua figliastra)  e il grande musicista moravo trasse il soggetto dal lavoro teatrale naturalista omonimo di Gabriela Preissová utilizzando quasi completamente l’originale testo in prosa e componendo una musica particolarmente espressiva che parte dalle caratteristiche musicali della parole stessa e dalle inflessioni, a volte molto incisive, del linguaggio parlato. Questo particolare modo compositivo operato da Janáček, rivaluta maggiormente il linguaggio parlato e cantato sulla scena, potenziando lo spessore drammaturgico della triste vicenda e penetra con maggiore profondità ed introspezione psicologica il carattere dei personaggi. Nel nuovo allestimento scaligero,  in coproduzione col Teatro Real di Madrid, per la regia e la sobria ma efficace scenografia di Stéphane Braunschweig, la figura con più valenza drammaturgica è quella di Kostelnička, la sagrestana Buryja, interpretata magistralmente da Anja Silja (foto del Teatro alla Scala), che riesce, specie nel pregnante monologo del secondo atto, a caratterizzare il suo personaggio con una espressività recitativo-musicale particolarmente rilevante. Nell’ottimo cast vocale, bravissimi anche gli altri protagonisti: da Emily Magee, un’intensa Jenůfa a Miro Dvorsky, Laca, ma anche Ian Storey, Števa, Mette Ejsing, la vecchia Buryja, e tutti gli altri. Avvincente anche la direzione musicale di Lothar Koenigs, chiara e lucida in ogni dettaglio. Al termine della terza rappresentazione lunghissimi ed intensi applausi. Repliche il 6-9-11-13-15 maggio. 

5  maggio            Cesare  Guzzardella

Riccardo Muti ricorda il grande Mstislav Rostropovič al Maggio Musicale Fiorentino 

 In occasione della prima esecuzione dell’Orfeo ed Euridice di C.Gluck, il 28 aprile, al Teatro Comunale di Firenze per il Maggio Musicale Fiorentino, il Maestro Riccardo Muti ha commemorato la recente scomparsa del grande violoncellista Mstislav Rostropovič, al quale la rappresentazione è stata dedicata,  con un discorso che riportiamo integralmente.- Noi desideriamo dedicare l’esecuzione di questo Orfeo alla memoria del grandissimo Rostropovič. Vorrei sottolineare quanto Rostropovič fosse legato a questa città che gli conferì la cittadinanza onoraria, quindi si sentiva figlio adottivo della città di Firenze, ma in questa città, è bene ricordare, Rostropovič nel 1951 fece il suo debutto come violoncellista e vi ritornò diverse volte e io ricordo ancora nel 1980, anni in cui io ero ancora direttore musicale di questo teatro, lui in un Maggio eseguì, come direttore, l’Eugenio Onieghin, diresse alcuni concerti con l’Orchestra del Maggio e come pianista accompagnò in un memorabile recital la moglie Galina Višnevskaja. Quindi siamo di fronte ad un musicista strepitoso, straordinario una delle colonne del ‘900. Quello che vorrei sottolineare oggi è l’impegno umano, civile, sociale, etico di questo fantastico personaggio. Tutti sappiamo delle sue lotte in favore di Solženicyn , di Šostakovič, pochi ricordano anche il fatto che il giovane Rostropovič si adoperò in maniera tenacissima ad aiutare e difendere Prokof’ev che passò gli ultimi anni quasi in miseria sotto l’ostracismo e l’ oppressione del regime. Anzi mi raccontò una volta che lui pianse quando seppe della morte di Prokof’ev che avvenne, per coincidenza strana, nello stesso giorno della morte di Stalin per cui non fu data notizia della morte di Prokof’ev e i funerali di Stalin portarono un tale afflusso di folla e di pubblico con fiori, per cui alla fine non c’erano più fiori per la bara di Prokofiev il cui  funerali avvenne alcuni giorni dopo. Lui raccontava che l’altro suo grande amico e grande gigante della musica Sviatoslav Richter, non trovando più fiori portò sulla bara di Prokof’ev un ramo di pino. Questa poesia di questa artisti deve essere ricordata oggi e ricordata dagli artisti del futuro. Il pubblico ha visto Rostropovič eseguire straordinariamente le musiche come cellista, come direttore, come pianista, i critici hanno esaltato le sue capacità, ma noi, i musicisti che hanno avuto la possibilità e l’onore di lavorare con lui hanno imparato una lezione profonda cioè quella che  la musica non è una cosa semplice, non è un intrattenimento, è per i musicisti un tormento. Si passavano anche ore per raggiungere la sottolineatura di un timbro, di una modulazione, di un colore, di un fraseggio, fino alla ricerca dell’imprevedibile, dell’imprevisto che loro, sia Rostropovič che Richter, chiamavano con termine italiano la "sorpresa in musica". Noi stasera dedichiamo a lui questa esecuzione e vorrei che tutti noi alla fine della prima parte della serata, alla conclusione del secondo atto, quando il coro intona le parole “vieni ai regni del riposo grande eroe  e poi  …raro esempio in ogni età”,  che voi pubblico e noi esecutori pensassimo e dedicassimo a lui queste parole. Intanto prima di iniziare vorrei che tutti ci alzassimo per un attimo pensando a lui.- Per informazioni: www.maggiofiorentino.com/index_ita.shtml 

1  maggio        C. G.   

APRILE 

Lutto nella mondo della musica per la morte di Mstislav Rostropovich 

Mstislav Rostropovich, uno dei maggiori violoncellisti del ventesimo secolo, si è spento dopo una lunga malattia in Russa all’età di 80 anni. Era nato nel 1927 a Baku, allora Unione Sovietica e attuale Azerbaijan da una famiglia di musicisti ebrei. L’11 novembre del 1989 l’artista suonò il violoncello davanti al Muro di Berlino eseguendo alcune Suite di J.S.Bach per festeggiare, insieme ad un'immensa folla presente  e a tutto il mondo intero, la fine della guerra fredda. Chiamato con affetto Slava, personalità d’eccezione, ispirò i più grandi compositori del ‘900, fra cui Prokof'ev, Sostakovic, Khachaturian, Bernstein, Lutoslavski, Britten, Schnittk, ecc.Di questi grandi della musica, Rostropovich interpretò importanti prime esecuzioni di opere a lui stesso dedicate. Grande amico dello scrittore Solzhenitsyn, abbandonò nel 1974 l’URSS per le persecuzioni del regime. Si dedicò in seguito con grande successo anche alla direzione d’orchestra interpretando in modo eccelso i russi e tra questi soprattutto Sostakovic e Prokof'ev.

28 aprile      C.G. 

Concerto della Sinfonica G. Verdi diretto da Helmuth Rilling 

Giovedì 3 maggio 2007 ore 20.30, venerdì 4 maggio 2007 ore 19.30 e domenica 6 maggio 2007 ore 16.00 si terrà il concerto dell’ Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi diretto da Helmuth Rilling. Programma: Johann Sebastian Bach:  Suite per orchestra n. 2 in Si minore BWV 1067; Concerto in Re maggiore per tre violini BWV 1064; Cantata “Weichet nur, betrübte Schatten” BWV 202; Concerto in Re minore per due violini BWV 1043; Cantata “Jauchzet Gott in allen Landen” BWV 51. Solisti della Verdi: violino Luca Santaniello, Eriko Tsuchihashi, Ana Liz Ojeda flauto Frederik Ghijselinck ;Soprano:Carolina Ullrich. Per informazioni: 02.83389.401/2/3

28 aprile     la redazione

Strepitoso successo per Mariella Devia al Teatro alla Scala 

Mariella Devia, soprano di fama mondiale, considerata una delle massime interpreti nella donizettiana  Lucia di Lammermoor, ha tenuto uno splendido recital accompagnata dalla pesarese Rosetta Cucchi, valente pianista nota anche per le sue regie teatrali. Il soprano ligure ha costruito un programma piuttosto eterogeneo ed impegnativo: una parte più “leggera” con celebri brani cameristici  rossiniani  tratti da Soirées musicales e Album italiano e quindi l’aria “Occhi miei piangeste assai” dal melodramma Adelaide di Borgogna, e una parte di più rara esecuzione, con toni più drammatici ed impegnati, nella quale abbiamo ascoltato brani di Bellini dalle Sei ariette, due brani di Donizetti, cinque di Verdi e tra questi “Non so le tetre immagini” dall’opera Il corsaro. La Devia ha mostrato qualità di altissimo livello con una voce integra, intonazione perfetta ed escursioni dinamiche particolarmente accentuate e spettacolari nei crescendi vocali. Il discreto e raffinato accompagnamento pianistico della Cucchi ha messo in risalto le espressive e virtuose  qualità vocali della Devia. Il pubblico nel teatro al completo, cosa non sempre frequente per un concerto di canto,  al termine del programma ha acclamato l’artista con fragorosi e continuativi applausi. La Devia ha concesso tre memorabili bis: Casta diva dalla Norma di Bellini, Al dolce guidami dalla Anna Bolena di Donizetti e  Addio del passato dalla Traviata di Verdi. Memorabile!

24 aprile  Cesare  Guzzardella

Giuseppe Andaloro dalla Cappella Paolina del Quirinale per Radio3 

Ottima iniziativa radiofonica quella di trasmettere i concerti in diretta dalla Cappella Paolina del Palazzo del Quirinale. Domenica abbiamo ascoltato uno splendido concerto del pianista siciliano Giuseppe Andaloro (1982), nostra recente conoscenza avendolo sentito a fine marzo al Conservatorio di Milano per la “Società dei Concerti”. Già nel concerto milanese il pianista, vincitore del premio Busoni nel 2005,  aveva dato prova delle sue indubbie e  rilevanti qualità interpretative. Nel concerto trasmesso in diretta da Radio3, il programma scelto è in gran parte cambiato e la resa stilistica ci è apparsa ancora migliore, grazie anche all’utilizzo, questa volta, di un eccellente pianoforte, un Grancoda Fazioli che rientra nei gusti del pianista. Andaloro, come già detto nella recensione del 22 marzo,  possiede abilità tecniche da gran virtuoso e riesce ad impaginare programmi molto vari che coprono anche tre secoli musicali passando da J.S Bach ai giorni nostri. Per la Cappella Paolina il concerto ha previsto come brano d’apertura il celebre Rondò in re magg. K 485 di W.A.Mozart. L’esecuzione è stata decisamente valida, con nitore timbrico ed espressività dal sapore molto classico. Il secondo brano, le Trentadue variazioni in do minore di L.v. Beethoven, ascoltate anche a Milano, sono state questa volta decisamente più beethoveniane e analiticamente più profonde, con contrasti timbrici e dinamici marcati ma estremamente equilibrati. Il terzo brano, originariamente per organo, Prélude, fugue et variation in si minore di César Franck, è uno splendido esempio di intensa “riflessione sonora” . Avvincente la delicata interpretazione di Andaloro. La Sonata in sol diesis min n. 2 op. 19 di Aleksandr Skrjabin proposta come penultimo brano ci è apparsa di qualità ma con un Presto finale un po’ frettoloso.  Splendido invece l’ultimo brano in programma di Olivier Messiaen, Prélude n.8 per pianoforteUn reflet dans le vent” scritto dal compositore francese in giovane età  nel 1929. L’ottimo bis scelto da Andaloro,  uno Studio jazz del compositore russo Nikolaj Kasputin, ci dimostra ancora una volta la grande attitudine al “contemporaneo” del pianista. Grande successo di pubblico. 

23  aprile  2007     Cesare  Guzzardella

SI E' SPENTO CARLO MARIA BADINI

Carlo  Maria Badini è morto a Bologna,  dov’era nato il 2 giugno del 1915. La Scala perde uno dei suoi grandi sovrintendenti e tutto il teatro ricorda con affetto l’ uomo che con rigore e onestà lo ha guidato per 13 anni. Badini era arrivato alla Scala il 18 febbario 1977, e diventava sovrintendente dopo Paolo Grassi, del quale raccoglieva l’eredità con una sua personale vena umana e pragmatica. Alla Scala e a Milano ha lasciato un segno indimenticabile. Questa sera, poco prima della recita di “Adriana Lecouvreur”, il pubblico in sala si è unito al sovrintendente Stéphane Lissner nel ricordare Carlo Maria Badini in un commosso minuto di silenzio.

Milano   19 aprile 2007 

Il mondo dell’infanzia con Maurizio Zanini  in Conservatorio 

Intelligente il programma proposto dal pianista Maurizio Zanini per il concerto del Conservatorio milanese organizzato dalla “Società del Quartetto”: i brani ascoltati di Mendelssohn, Corea, Schumann e Debussy avevano come tema unitario il mondo dell’infanzia ma sono stati scritti da compositori in età matura, in momenti creativi estemporanei nei quali gli autori cercavano di esprimere stati d’animo legati  ai loro primi anni di vita. L’apparente semplicità di scrittura musicale è invece un difficile banco di prova interpretativa nel quale i più grandi pianisti del passato, Arrau o Horowitz solo per citarne alcuni, si sono  cimentati soprattutto in tarda età. Il pianista milanese Zanini, vincitore nel 1986 del Concorso “Dino Ciani”, ha dato un’ottima prova interpretativa rivelando intelligenza musicale e capacità di approfondimento stilistico attraverso sonorità ricche di colori e sfumature. Ottimo l’inizio con i 6 Kinderstűke op.72 di F. Mendelssohn e quindi intensamente espressivi i Children’s Songs del noto jazzista sessantenne Chick Corea (nella foto),  assai apprezzato anche come autore ed interprete di brani legati al mondo “colto” con riferimenti stilistici - nei 20 brani che compongono la raccolta ascoltata - che vanno da Schumann a  Bartok, da Satie a Bill Evans. Molto interessante in Corea, la ricerca ritmica, tipica del jazz, nell’esplicare la linea melodica dei brevi ma ricercati brani. La seconda parte del concerto è iniziata con un classico della letteratura d’infanzia, Kinderszenen op.15 di Robert Schumann. Avvincente la scelta interpretativa operata da Zanini. Il programma ufficiale è terminato con i brevi ma colorati Children’s Corner di Claude Debussy . Grande successo di pubblico e ben tre bis: un Preludio di  Mendelssohn, l’ Improvviso in mi bem.magg.  di Schubert e per finire Clair de lune  dalla Suite bergamasque di Debussy,  eseguita in modo mirabile. 

18  aprile          Cesare Guzzardella

Ennio Morricone al Teatro alla Scala per l’Associazione don Giuseppe Zilli-Onlus  

La Scala ha festeggiato Ennio Morricone, il celebre compositore noto soprattutto per le sue colonne sonore di film che  hanno fatto la storia del cinema (ma è anche un prolifico autore di composizioni di musica non legata al cinema), con un Concerto Sinfonico da lui diretto che ha visto sul palco l’Orchestra e il Coro della Filarmonica della Scala. La serata benefica era a sostegno dell’Associazione don Giuseppe Zilli-Onlus. Morricone, romano del 1928, ha recentemente vinto l’Oscar alla carriera a Los Angeles e nel Teatro del  Piermarini ha interpretato brani tratti da celebri film come C’era una volta l’America, Metti una sera a Cena, I promessi sposi, Mission e soprattutto le musiche legate al cinema di Sergio Leone da  Il buono, il brutto e il cattivo, a C’era una volta il West e Giù la testa, questi ultimi brani con l'avvincente ed elegante partecipazione del soprano Susanna Rigacci (nella foto). Successo di pubblico in una sala stracolma e al termine del programma ufficiale ben tre bis. Chi volesse sostenere l’Associazione don Giuseppe Zilli, Onlus che si occupa di problematiche legate alla famiglia e alla comunicazione sociale, può contattare la sede milanese di via Giotto 36 t.02-48012040 o il sito  www.stpauls.it/cisf/chisiamo.htm  

17 aprile   Cesare Guzzardella

Presenta la nuova Stagione di Musica e Poesia a San Maurizio 

E’ stato presentato oggi a Palazzo Marino il ciclo primaverile di Musica e Poesia a San Maurizio. Dopo la pausa dello scorso autunno, l’assessore Vittorio Sgarbi (nella foto) ha assicurato la ripresa dei due cicli (di primavera e autunno) della storica rassegna del Comune di Milano che in sei lustri ha esplorato il mondo affascinante della musica antica dal Medioevo al primo Classicismo. Questo ciclo primaverile di ri-avvio della storica rassegna del Comune di Milano prevede 11 appuntamenti concertistici, 4 dei quali ideati - nello spirito di collaborazione emerso dal convegno del 2 dicembre dello scorso anno - con l’Associazione Canto d’Orfeo e con le Fondazioni Marco Fodella e Arcadia. Gli Incontri con i poeti sono 5 e precedono di poche ore i concerti.L’arco temporale va dal 20 aprile al 25 giugno.  I primi due concerti sono nella sede storica di S. Maurizio. I restauri degli affreschi della volta del Coro costringono la rassegna a cercare per le successive esecuzioni ospitalità altrove: nella Sacrestia Bramantesca di Santa Maria delle Grazie e in quella di S. Marco, in S. Antonio Abate e nella Basilica di S. Simpliciano. Il programma è coerente con le tradizionali scelte artistiche che hanno dato carattere e successo alla iniziativa nel corso degli anni. Si ripercorre l’evoluzione del rapporto fra musica e poesia, fra note e parole nei cruciali cinquecento anni che ci portano dal Medioevo all’Illuminismo. L’intento è quello di evidenziare quanto nei primi secoli la musica dipendesse dalla poesia e di quanto il rapporto si sia modificato, in parallelo con il miglioramento delle tecniche costruttive degli strumenti, con il formarsi di un autonomo linguaggio musicale e il raggiungimento di una reale parità di espressione e di arte.  Risalta il ruolo dell’Italia, in particolare di Venezia e di Milano, nei passaggi critici che hanno segnato la storia del bellissimo rapporto fra musica e poesia.Troviamo dunque nel Rinascimento la simpatica ironia di Orazio Vecchi e dei contemporanei suoi e nostri per la polifonia aulica di quei tempi (18 maggio). Accanto ci sarà una scelta di versi di Petrarca (4 maggio) messi in musica da tanti autori di diverso stile e stagione. Dopo una serata dedicata al perfetto madrigalismo profano di Monteverdi (27 aprile), passeremo a uno degli ultimi e più raffinati esempi di combinazione fra voce e strumenti al servizio del sacro: l’oratorio La conversione di S. Agostino dell’italo-sassone J. A. Hasse (25 giugno).Il progredire della musica strumentale solistica, nel pieno dell’età barocca, con i primi trionfi degli archi moderni, con l’imporsi del violino e la nascita della sonata interamente strumentale, da chiesa e da camera, si scopre con Arcangelo Corelli (29 maggio). A complemento, ecco una serata di tutto liuto, fra Rinascimento e Barocco (10 maggio). Ampio spazio viene dedicato in questo ciclo alla rivoluzione che, nel primo Settecento, vede l’affermarsi della musica da concerto, per soli strumenti, in costante competizione fra loro e con un linguaggio ormai del tutto staccato dalla parola, anche se non dalla poesia. Ascolteremo (18 giugno) la prima parte dell’integrale dell’Estro Armonico di Vivaldi, la raccolta a stampa di concerti che ha cambiato la storia della musica. Ne coglieremo l’impatto su Johann Sebastian Bach, che molte di quelle musiche trascrisse per clavicembalo e comunque fu sempre affascinato dal gusto strumentale italiano (14 giugno). Non manca (20 aprile) una serata dedicata all’altro genio della musica per tastiera, Domenico Scarlatti, le cui sonate hanno chiuso la stagione antica e aperto quella moderna. Assieme a lui, Carl Philip Emanuel Bach, il figlio di Johann Sebastian, il vero iniziatore della sonata classica per tastiera, quella portata alla perfezione da Haydn e da Mozart. Pure proiettato verso il classicismo, con attenzione alle sue origini italiane, è il programma con musiche vocali e strumentali di Farina, Alessandro Scarlatti, Vivaldi e Durante (8 giugno).Il rapporto con la poesia resta vivo, pur spesso sottinteso, se non proprio criptato, anche in lavori in apparenza solo strumentali, come si scopre nel serata bachiana intitolata Morimur, in cui la più virtuale fra la composizioni strumentali (la Ciaccona per violino solo) scopre inattesi complementi in una cantata sacra (30 maggio). Per valorizzare e capire il ruolo della poesia, sono stati programmati cinque Incontri specifici, alle ore 18, nei luoghi in cui si svolgerà il concerto della serata. Per la giornata inaugurale avremo il fondatore di Musica e Poesia a S. Maurizio, Sandro Boccardi che ci racconterà della sua esperienza poetica, in dialogo con la viola da gamba di Vittorio Ghielmi. Seguiranno altri 4 incontri con testi poetici - editi e inediti - interpretati dagli stessi autori e da una prestigiosa attrice: Giancarlo Majorino, Valentina Cortese per Alda Merini, Maurizio Cucchi, Patrizia Valduga per Giovanni Raboni. Una sorta di prologo alla musica che verrà eseguita la sera stessa alle ore 21. Per informazioni : Società del Quartetto tel. 02 76005500

16 aprile        la redazione 

Una collaudata Adriana Lecouvreur alla Scala 

Per la quarta volta - la prima nel maggio-giugno del 1989 - è stata proposta al Teatro alla Scala l’opera di Cilea Adriana Lecouvreur nel tradizionale ma significativo allestimento con la regia di Lamberto Puggelli, le scene di Paolo Bregni  e i costumi di Luisa Spinelli. Sono passati quasi vent'anni dalla direzione orchestrale di Gianandrea Gavazzeni e siamo arrivati a quella di Stefano Ranzani, valida ma non sorprendente. Avvincente il cast vocale in una messinscena che, in un periodo storico come quello presente nel quale tutto tende ad invecchiare in fretta,  risulta essere datata. Bravissime Daniela Dessì ( foto di Marco Brescia), Adriana e Luciana D’Intino, la principessa di Bouillon, bravi Fabio Armiliato, Maurizio  e Carlo Guelfi  Michonnet, insieme a tutti gli altri.  Ma soprattutto bravo Francesco Cilea, nato a Palmi in Calabria nel 1866, autore non fecondo ma che con l’Adriana ebbe notorietà internazionale. Questi ha il merito di aver composto un’opera ricca di momenti melodici felici, un passo avanti rispetto al Verismo, con reminiscenze dal sapore settecentesco, con  sonorità a volte decadenti spesso vicine a Richerd Strauss e a Wagner ma soprattutto pucciniane e massenetiane, sonorità che andrebbero rivisitate con allestimenti più attuali. Successo di pubblico. Prossime repliche il 15-17-19-21-22 aprile. 

14  aprile       Cesare  Guzzardella

Elisabetta Terabust nuova direttrice del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala  

Frédéric Olivieri, attuale direttore del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, dal mese di settembre assumerà a tempo pieno la direzione della Scuola di Ballo, già parzialmente assunta negli ultimi mesi. La delicatezza e la responsabilità dei due incarichi congiunti, constatate in questi ultimi mesi, ha condotto Frédéric Olivieri a scegliere di dedicarsi esclusivamente alla formazione di nuove leve del Ballo, in vista del potenziamento della Scuola progettato dal Sovrintendente Stéphane Lissner. Dallo stesso mese di settembre, Elisabetta Terabust assumerà la direzione artistica della Compagnia.  

    4 aprile  la redazione

Il violinista Kavakos per le Serate Musicali 

Il violinista greco Leonidas Kavakos ed il pianista ungherese Peter Nagy hanno tenuto un  concerto nella Sala Verdi del Conservatorio milanese impaginando un programma particolarmente impegnativo e diversificato che prevedeva nella prima parte brani di musicisti nati nell’ultimo quarto di secolo dell’Ottocento: Maurice Ravel con la Sonata postuma per violino e pianoforte, Karol Szymanowski con Mythes op.30  e Igor Stravinskij con il Divertimento per violino e pianoforte. Dopo l'intervallo abbiamo ascoltato L.van Beethoven con la Sonata n°10 in sol magg. op.96. I due eccellenti solisti hanno mostrato intensità interpretativa con momenti di alta qualità specie nel trittico dell’op.30 del polacco Szymanowski, soprattutto nella terza parte Driadi e Pan, ricca di effetti sonori con sopracuti, trilli e quarti di tono eseguiti al violino in modo impeccabile con chiarezza coloristica e senza una minima sbavatura d’intonazione. Bravissimi e perfettamente in sincronia  nel Divertimento stravinskiano, capolavoro che spazia da atmosfere romantiche alla Ciaikovskij a modi tipici del neoclassicismo più autentico. Nella seconda parte avvincente anche l’ultima Sonata per violino e pianoforte del Maestro tedesco e al termine ancora due bis beethoveniani. Successo di pubblico in una sala però non al completo. 

3 aprile     Cesare Guzzardella

MARZO

 Un Crescendo in musica per i più piccoli all’Auditorium con la Verdi 

Continua la rassegna musicale per i più piccoli denominata “Crescendo in musica” all’Auditorium di l.go Mahler. L’intelligente iniziativa mira a far conoscere la musica classica ai più giovani attraverso un percorso di ascolto nel quale l’esecuzione di brani musicali è sempre legata a situazioni visive, come filmati animati, o a personaggi-attori  che entrano in scena per guidare la musica attraverso il loro intrattenimento. Nel programma di questa domenica, il giovane direttore svizzero Matthieu Mantanus ha diretto la Sinfonica Verdi in una sala stracolma di giovanissimi – dai tre ai dodici-tredici anni al massimo- coadiuvato da un simpatico personaggio da cartoon quale Musico de Musicis, che colloquiando con un divertente camaleonte di nome Amadeus, presentava i sette brani che si succedevano dando indicazioni storico-geografiche e musicali. Con un intelligente “viaggio” nella musica si è passati dalla Primavera di Vivaldi alla Badinerie del sassone Bach, dalla Piccola serenata notturna del salisburghese  Mozart ad alcune Danze ungheresi di Brahms per poi arrivare in Russia da Caikovskij con il Valzer dei fiori sino al Nord America con Gershwin in Summertime, terminando quindi in Argentina con il celebre Libertango di Piazzolla. Il pubblico ha mostrato di gradire con calorosi applausi.                       

31  marzo  2007       C.G.    

Le sorelle Labèque e Semyon Bychkov alla Scala 

Successo della Filarmonica del Teatro alla Scala diretta da Semyon Bychkov  in un programma che nella prima parte ha visto sulla scena Katia e Marielle Labèque, pianiste note sia per le loro indubbie qualità artistiche che per la loro ricerca costante in repertori  vasti che spaziano dal classico al contemporaneo. In questo caso le abbiamo ascoltate in un brano amabile di un compositore boemo, Bohuslav Martinu, molto trascurato da noi in Italia. Il suo Concerto per due pianoforti e orchestra del 1943 rappresenta un valido esempio nel quale l’influenze della scuola neoclassica, Hindemith in primo luogo, si unisce ad una specificità di linguaggio molto personale nel quale non mancano elementi legati alla musica popolare ceca. Martinu, lontano dal nazismo tedesco, ha trascorso gran parte della sua vita negli Stati Uniti ed ha composto oltre che  una sterminata quantità di lavori cameristici  anche numerose opere sinfoniche e liriche. Per le sue indubbie specificità artistiche meriterebbe una maggiore attenzione. Avvincente l’interpretazione eterea delle sorelle Labèque. Nella seconda parte della serata abbiamo ascoltato uno dei più noti lavori a programma del primo novecento, Eine Alpensinfonie op. 64 (1915) di Richard Strauss. Partitura molto complessa, di lunga durata e  senza soluzione di continuità, presenta caratteristiche rilevanti per varietà timbrica evidenziata da una formidabile orchestrazione. Ottima la direzione di Semion Bychkov e bravissima la Filarmonica. Ultima replica il 28 marzo. 

28 marzo    Cesare Guzzardella

Freddy Kempf per la Serate Musicali 

Il trentenne pianista londinese Freddy Kempf è tornato in Conservatorio per le Serate Musicali con un programma particolarmente impegnativo: nella prima parte ha eseguito di J.S. Bach la Partita n°6 in mi min. e poi la celebre Ciaccona dalla Partita n°2 in re min. nella trascrizione di Ferruccio Busoni; dopo l’intervallo di F.Chopin la Sonata n°2 in si bem. min.  op. 35 e di S.Rachmaninov la Sonata n°2 in si bem. min. op.36. Kempf è un artista con grande talento che attraverso una tecnica trascendentale riesce a delineare scelte interpretative coraggiose e innovative, lontane dalla tradizione stilistica alla quale siamo abituati. Il suo Bach estroverso, ricco di contrasti timbrici con alti volumi sonori determinati da un uso che può sembrare eccessivo del pedale di risonanza, è di tipo “organistico”. Non mancano comunque momenti di delicato ed intenso lirismo. Soprattutto nella Ciaccona di Bach-Busoni ha mostrato varietà di contrasti timbrici e dinamici non sostenuti dalle qualità incerte dello strumento musicale che ha trovato a disposizione. Particolarmente inusuali ma rilevanti nell’esecuzione le interpretazioni delle due Sonate in si bemolle. Il pubblico della Sala Verdi, purtroppo non al completo e con immeritati posti liberi, ha apprezzato il pianista che al termine del programma stabilito ha concesso due bis: un più tradizionale Studio chopiniano e uno splendida interpretazione di una nota marcia americana nella sorprendente trascrizione di V. Horowitz . 

27  marzo 2007      Cesare  Guzzardella

Grande successo per La dame aux camélias alla Scala 

 Successo  pienamente meritato al Teatro alla Scala per La dame aux camélias, balletto in un prologo e tre atti dal romanzo di Alexandre Dumas fils  rivisitato dal coreografo statunitense John Neumeier (foto di M.Brescia) e sapientemente costruito sulle  musiche di Fryderyk Chopin. Protagonisti assoluti dell’avvincente coreografia Alessandra Ferri, Margherite, all’ultima sua interpretazione e Roberto Bolle, Armand Duval. La rappresentazione  creata da Neumeier nel 1978 per il Balletto di Amburgo è perfetta se si considerano anche le scene essenziali e gli eleganti costumi di Jürgen Rose, le luci dello stesso Neumeier  e la splendida scelta operata  sulle musiche chopiniane che  hanno avuto il privilegio interpretativo della direzione calibrata e delicata di Kevin Rhodes e dell’eccellente  pianista Roberto Cominati. Quest’ultimo in alcuni brani per pianoforte solo ha dato un contributo altissimo alla riuscita complessiva del lavoro, cito come esempio la Ballata in sol min.op.23  del terzo atto in cui la Ferri e Bolle, in uno dei molti pas de deux presenti nel balletto, raggiungono livelli sorprendenti in qualità interpretativa. Un plauso va riconosciuto a tutto il Corpo di Ballo scaligero citando almeno Gilda Gelati, una splendida Manon, Andrea Volpintesta, Des Grieux e Gianni Ghisleni, Monsieur Duval. Al termine lunghe ovazioni per tutti e una Ferri  con le lacrime agli occhi. Prossime rappresentazioni il 25-29-30 e 31 marzo. 

24 marzo     Cesare  Guzzardella

Giuseppe Andaloro per la Società dei Concerti 

Giuseppe Andaloro, giovane pianista palermitano, vincitore nel 2005 del Concorso pianistico Ferruccio Busoni, ha suonato in Conservatorio per la Società dei Concerti. Il programma variegato prevedeva di L.v. Beethoven le 32 Variazioni in do minore, di C.Franck il Preludio, Corale e Fuga, di F. Liszt  Weinen, Klagen, Sorgen, Zagen e di M. Ravel Gaspard de la Nuit. Artista tecnicamente superlativo, ha mostrato rilevanza estetica soprattutto in Franck ed in Ravel. Beethoven ci è apparso eccessivamente grintoso e molto contrastato dinamicamente. Qualità elevate nei tre bis proposti, due studi jazzistici di un compositore russo  ed una novità del palermitano Giovanni Sollima, un bel brano nel quale le influenze mediterranee si fondono con sonorità tonali che ricordano Ludovico Einaudi. Andaloro è un pianista che merita un ascolto più attento  soprattutto nel repertorio contemporaneo, repertorio nel quale l’elemento di “novità” può stimolare l’interesse musicale di un pubblico spesso troppo legato alla tradizione. Il successo riscontrato in Sala Verdi, anche per gli avvincenti bis, ne è la prova. 

22  marzo  2007       Cesare Guzzardella

Uno splendido recital della Polaski alla Scala 

E’ tornata sul palco del Teatro alla Scala Deborah Polaski, la cantante statunitense che abbiamo ascoltato meno di due anni or sono nel ruolo di Elektra. Il programma, ottimamente impaginato e particolarmente impegnativo,  ha previsto venti brani e si sono quindi alternati lieder di Brahms, Liszt e Mahler e al temine anche due di Richard Strauss proposti come bis. Accompagnata splendidamente dal pianista inglese Charles Spencer, la Polaski ha dimostrato qualità interpretative molto alte, con una coloristica luminosa carica di espressività. Soprattutto negli ultimi quattro lieder in programma dal ciclo mahleriano “Canti di un lavorante girovago” il celebre soprano ha dato il meglio. Il numeroso pubblico presente nella sala del Piermarini ha dimostrato di apprezzare la cantante chiamandola ripetutamente sul palco. Prossimo appuntamento canoro il 23 aprile con il soprano Mariella Devia  ed il mezzosoprano Sonia Ganassi.

20 marzo      Cesare  Guzzardella

Ramin Bahrami e L’arte della fuga di J.S.Bach

 Il pianista iraniano Ramin Bahrami, classe 1976, ha affrontato con il pianoforte presso l'Auditorium di l.go Mahler  una pagina musicale tra le più importanti composte da Bach: L’arte della fuga. Ultimo capolavoro del genio di Eisenach, venne pensato e trascritto  sul pentagramma tra il 1749 e il 1750 e rimase incompiuto e mai eseguito per la morte dell’autore. Solo dopo molti decenni venne riscoperto lo spartito  ed seguito  in una prima trascrizione pianistica di Carl Czerny. Raramente quest'opera viene interpretata pubblicamente e ci voleva il bravissimo Ramin Bahrami, già splendido interprete delle Variazioni Goldberg, per avere un ascolto di grande qualità. Gli oltre settanta minuti delle venti parti che compongono l’opera sono stati interpretati con grande chiarezza espressiva: dai momenti in cui il gesto pianistico si fa deciso e il suono corposo, ad altri in cui la dolcezza timbrica e la chiarezza delle quattro voci musicali risulta di un nitore evidente. La nota finale che improvvisamente interrompe l’ultima fuga ci rimanda ad un altro capolavoro artistico, la Pietà Rondinini di Michelangelo. Sembra quasi che Bach, con quell’ultima nota, abbia voluto dire: la musica non può terminare, deve continuare… Splendidi anche i due bis, uno di Rameau in stile quasi orientale  e l’altro ancora di Bach , il sublime tema iniziale delle Goldberg. Recentemente è uscito il CD della Decca con L'arte della fuga di Bahrami . Grande successo in una sala colma di un pubblico più giovane del solito e sicuramente appassionato di Bach. 

15  marzo      Cesare Guzzardella     

Un documentario sul celebre "Quartetto italiano"

Per la  Società del Quartetto di Milano in collaborazione con Milano Musica, Musica d’Insieme, il Conservatorio di Milano e Amadeus, mercoledì 21 marzo, ore 18.30 e 21.00  si terrà nella  Sala Puccini del Conservatorio  un film-documentario scritto e diretto da Nino Crescenti sul celebre “Quartetto Italiano” (nella foto). Prodotto da Land Comunicazioni e Istituto Luce  durata: 1.20 . Nell’estate del 1945 tre ragazzi e una ragazza s’incontrano per formare il Quartetto Italiano: Paolo Borciani (primo violino) vive a Reggio Emilia, Elisa Pegreffi (secondo violino) viene da Genova, Piero Farulli (la viola) è fiorentino, Franco Rossi (il violoncello) veneziano. Si sono conosciuti a Siena nell’estate del 1942, ai corsi dell’Accademia Chigiana, e hanno suonato insieme, nel saggio finale, il quartetto di Debussy. La guerra li disperde, ma quando finisce, si cercano e si ritrovano. Il 20 agosto del ‘45 sono tutti e quattro a casa di Paolo. È un sogno che si avvera: fare musica insieme in un quartetto che intitolano all’Italia che rinasce.I quattro diventeranno famosi, saranno acclamati come “Il più bel quartetto del secolo”, daranno tremila concerti e lasceranno su disco memorabili interpretazioni, da Beethoven a Webern. Ma tutto questo, la loro grandezza, il loro successo, è il dopo. Noi ci fermiamo a vedere quattro ragazzi che fanno musica tra le macerie, a Reggio Emilia nel 1945, in un’Italia da ricostruire. Nel racconto degli stessi protagonisti rivive un’emozionante pagina di storia della musica, che attraversa l’Europa e incrocia grandi figure, da Arturo Toscanini a Wilhelm Furtwängler a Maurizio Pollini. Al termine della proiezione delle ore 18.30, Enzo Beacco con Oreste Bossini, Duilio Courir e Nino Criscenti raccoglieranno testimonianze, ricordi, esperienze di quella straordinaria stagione artistica. 

13   marzo  dalla redazione

Successo per la Salome di Strauss con Nadja Michael e Daniel Harding 

E’ tornato sul podio del Teatro alla Scala, alla testa della Filarmonica, Daniel Harding con i suoi recenti compagni di lavoro e cioè il regista Luc Bondy e lo scenografo Erich Wonder. Anche questa volta, dopo l’importante Idomeneo mozartiano, per una messincena teatralmente valida: l’opera in un unico atto Salome di Richard Strauss. Quello che convince in questa rappresentazione è la totale sinergia tra teatro e musica . Scritta da Strauss nei primissimi anni del Novecento e tratta dal celebre poema di Oscar Wilde  nella riduzione letteraria di Hedwig Lachmann, Salome venne rappresentata per la prima volta con grande successo a Dresda nel 1905.  Questo capolavoro anticipa in modo travolgente l'espressionismo musicale ed è  sia un grande poema sinfonico che un grande esempio di teatro in musica nel quale i cantanti-attori devono sostenere ruoli in cui le abilità recitative sono essenziali. Splendida e bravissima la protagonista, Nadia Michael (foto di M.Brescia), Salome,  (la più applaudita) che oltre alle rilevanti arditezze vocali ha mostrato notevoli qualità di attrice, in grado anche di mostrare grande sensualità nella sublime danza dei sette veli. Avvincente la possente voce baritonale di Falk Struckmann, Jochanaan, e ottima la presenza scenica e vocale di Peter Bronder, Herodes. Bravi anche Iris Vermillion, Herodias, Matthias Klink, Narraboht e gli altri. La regia di  Bondy è stata  all’altezza specie con l’entrata in scena di Herodes,  e la scena sobria, austera e decadente di Wonder ha messo in rilievo il “folle” aspetto caratteriale dei personaggi. Consoni anche i costumi di Susanne Raschig. L’energica e trasparente direzione di Harding  ha fatto emergere le forti tinte timbriche dell’orchestra che, soprattutto ma non solo in quest’opera, sono dense di significato simbolico. Grande successo di pubblico. Prossime repliche l’11-13-15 e 18 marzo 

11 marzo       Cesare  Guzzardella 

Viktoria Mullova e Ottavio Dantone per le “Serate Musicali” 

E’ tornata in Conservatorio Viktoria Mullova per una serata interamente dedicata a J.S.Bach. Il suono deciso, raffinato e corposo del suo violino è risuonato nella Sala Verdi del Conservatorio milanese colma di appassionati   nella Partita n.3 in mi magg. BWV 1006 e nella celebre “Ciaccona” dalla Partita n.2 in re min. BWV 1004 e, insieme al clavicembalo  dell’eccellente Ottavio Dantone, nella Sonata n.1 in si min. BWV 1014 e nella Sonata n.5 in re min. BWV 1018 . Splendide le esecuzioni bachiane con una Mullova in stato di grazia che ha mostrato un’altissima qualità interpretativa caratterizzata da nitore coloristico e perfezione del dettaglio. Al termine due bis di Bach per violino e clavicembalo. La Mullova e Dantone incideranno tutte le Sonate per violino e clavicembalo di Bach che saranno pubblicate da ONYX nel maggio del 2007. Successo di pubblico. 

3 marzo      C. G.  

FEBBRAIO

András Schiff e il Quartetto Mikrokosmos per la Società del Quartetto 

Serata interamente dedicata a Béla Bartók in Conservatorio. Il pianista ungherese András Schiff e il quartetto d’archi ungherese Mikrokosmos hanno interpretato Béla Bartók con un programma di particolare interesse. Schiff, frequente ospite della Sala Verdi, ha suonato in modo raffinato il compositore ungherese eseguendo le Sei danze da Mikrokosmos Sz 107, la Suite op.14 Sz.62 e la Sonata Sz.80. Emerge nell’interpretazione di Schiff la sua capacità di cogliere in modo chiaro  il complesso pensiero bartókiano in tutte le sue sfaccettature ritmiche, melodiche e armoniche che trovano come modello sia l’espressionismo della scuola di Vienna che il neoclassicismo di Stravinskij. Al termine dei brani in programma due intensi bis con un’atmosferica  e magica Musica della notte e un più folcloristico Rondò. Grande interpretazione anche per il Quartetto Mikrokosmos ( per la prima volta ospite del “Quartetto” ) che ha scelto come brano di apertura alla serata un espressivo Quartetto per archi n°3 Sz. 85  e poi, dopo l’intervallo, il Quartetto per archi n°6 Sz. 114. I quattro ungheresi hanno mostrato un livello musicale di alta qualità tecnico-espressiva con raffinatezze timbriche non comuni. Grande successo di pubblico. 

28 febbraio       Cesare Guzzardella

La fille du régiment al Teatro alla Scala 

E’ dal 1996 che mancava alla Scala La fille du régiment, l’opera che Gaetano Donizetti compose in tempi rapidissimi e rappresentò a Parigi nel 1840 all’Opéra Comique. Ancora prima, nel 1969, venne rappresentata nel teatro del Piermarini con libretto in italiano. Nella messinscena scaligera, secondo l’originale libretto francese di Jean François-Alfred Bayard e Jules Henrie Vernoy de Sain-Georges, e nell’allestimento del Teatro Massimo di Palermo del 1959, abbiamo trovato la valida regia di Filippo Crivelli e le scene e i costumi, questa volta ad hoc, di Franco Zeffirelli. Punti di forza della rappresentazione sono stati l’acclamato tenore Juan  Diego Floréz (foto di Marco Brescia) un Tonio con voce unica per bellezza timbrica e qualità espressiva, e il soprano Désirée Rancatore, una Marie perfettamente consona al suo ruolo e con voce  capace di adattarsi in modo mirabile alle differenti modalità canore che la sua parte impone. Dai più leggeri ma difficili “giochi” vocali, alle arie più serie che richiedono una trasformazione caratteriale nell’interprete. Ottimo tutto il cast vocale con Francesca Franci, la Marquise de Berkenfield, avvincente non solo vocalmente ma anche nelle non poche parti recitate; pregnante ed intenso Alessandro Corbelli, Sulpice  e bravi tutti gli altri. Coinvolgente la non breve parte recitata di Anna Proclemer, la Duchesse de Crakentorp. La direzione orchestrale di Yves Abel è stata all’altezza della situazione e le parti corali preparate da Bruno Casoni, come sempre splendide. Questa rappresentazione, anche se di fattura tradizionale,  per le qualità complessive rimane un imperdibile capolavoro. Grande successo di pubblico. Prossime rappresentazioni l’1-3-7-9-14-16 marzo. 

26  febbraio    Cesare Guzzardella

David Garrett per I Pomeriggi Musicali 

  Il violinista ventisettenne di origine tedesco-americana David Garrett ha splendidamente  eseguito il Concerto in Re magg. Op.77 di J. Brahms insieme all’Orchestra I Pomeriggi Musicali diretta dall’ungherese Gabor Ötvös. L’eclettico violinista ha mostrato un alto livello interpretativo caratterizzato da evidente scorrevolezza melodica ed eleganza musicale  insieme ad una padronanza tecnica impeccabile. Più che valida l’interpretazione del direttore Ötvös anche se rimane un certo disequilibrio tra l’orchestra e il solista specie nell’Adagio. Al termine grande successo di pubblico e quindi un breve ma intenso bis paganiniano. Il celebre concerto è stato preceduto da un brano del giovane compositore  Alberto Cara, in prima esecuzione assoluta, dal titolo Fabula. La  composizione  dalle caratteristiche tradizionali nella fattura melodica e armonica,  ha uno stile musicale nel quale l’elemento narrativo-evocativo è di immediata evidenza. La piacevolezza del brano ha avuto un naturale riscontro di pubblico che al termine ha applaudito a lungo il compositore presente in sala. Nella seconda parte del concerto ottima l’interpretazione della Sinfonia n° 1 in Si bem.magg. Op. 38 di Robert Schumann. 

24 febbraio     Cesare  Guzzardella

Edoardo Zosi e la Nordwestdeutsche Philharmonie per la Società dei Concerti 

Un programma interamente beethoveniano quello proposto nella Sala Verdi del Conservatorio milanese dalla Nordwestdeutsche Philharmonie con il suo direttore Frank Beermann. Il giovane violinista milanese Edoardo Zosi - è nato nel 1988- ha interpretato il più noto dei concerti  per violino e orchestra, l’Op. 61 in Re maggiore. La celebre introduzione dell’Allegro ma non troppo iniziale ha messo subito in risalto l’ottimo livello interpretativo dell’orchestra tedesca con suono deciso e corposo in tutte le sezioni. In contrasto, l’attacco iniziale solistico e la prima esposizione del tema hanno rivelato un violino particolarmente lirico, dal suono morbido molto italiano, che ha nella perfetta intonazione del “bel canto” la sua peculiarità. Zosi si palesa  avvincente interprete, di grande talento e con rilevanti potenzialità. Gli manca, a volte, una maggiore determinazione negli attacchi iniziali e nei suoni più acuti. Incisività e determinazione si sono invece riscontrate nel rondò-allegro  del finale. Splendidi i due bis concessi di Ysaye e di Bach. Nella seconda parte ottima l’interpretazione della Sinfonia n°7 in La magg. op.92. Successo di pubblico in una sala colma. 

17  febbraio 2007      Cesare Guzzardella

Grande successo per la Madama Butterfly alla Scala 

E’ tornata al Teatro alla Scala Madama Butterfly, una delle opere pucciniane più rappresentate sulle scene liriche mondiali. L’allestimento è quello che ebbe la sua prima apparizione nella sala del Piermarini nel 1985 con la regia di Keita Asari, le scene di Ichiro Takada, i costumi di Hanae Mori e le importanti luci di Sumio Yoshii. Dopo sette anni di rappresentazioni scaligere per un totale di 56 repliche, ritorna in palcoscenico con la direzione di Myung-Whun Chung. Splendido il risultato complessivo su tutti i fronti. La direzione di Chung, incisiva, espressivamente  penetrante e rispettosa della compagine canora, ha sottolineato l’aspetto strumentale di una partitura che per molti aspetti è equiparabile a un grande poema sinfonico con i temi principali che ritornano puntualmente nel corso della drammatica vicenda. Il cast vocale ha avuto come punto di forza la protagonista, il soprano friulano  Fiorenza Cedolins (nelle foto di Marco Brescia), Cio-cio-San - Butterfly, che al termine della rappresentazione è stata partecipe di una lunga ed intensa ovazione. Una voce, la sua, che presenta oltre che bellezza timbrica, anche capacità di graduare le sonorità e di adattarle ai differenti momenti, spesso drammatici della vicenda. Intensa la forza espressiva nel dolcissimo Un bel dì, vedremo, nella prima parte del secondo atto, e particolarmente pregnante e voluminosa la voce nella drammatica scena finale Tu?Tu?tu?.. piccolo Iddio! Ottima la resa vocale del venezuelano Aquiles Machado, F.B. Pinkerton,  ancora più valida quella di Gabriele Viviani, Sharpless  Console degli U.S.A., e intensamente espressiva  Mihoko Fujimura, Suzuki, buone le altre voci. Avvincente il coro preparato da Bruno Casoni. La regia, le scene, i costume e le luci sono un esempio di come si possa realizzare una messinscena di alto livello con mezzi minimali, ma in piena sinergia con i cantanti e la superlativa musica di Puccini. Repliche il 15, 16, 21, 22, 24 e 27 febbraio.   

14  febbraio          Cesare  Guzzardella

Comunicato dal Conservatorio di Milano 

 In data 12 febbraio 2007 il Presidente del Conservatorio “G. Verdi” di Milano, Dott. Francesco Micheli (nella foto), ha rassegnato le dimissioni rimettendo il suo mandato nelle mani del Ministro dell’Università e della Ricerca. In segno di solidarietà hanno rassegnato le dimissioni dal Consiglio di Amministrazione il rappresentante del Ministero Dott. Paolo Martelli e il rappresentante dei Docenti M° Paolo Arcà . Esprimo al Dott. Micheli il mio rammarico per la situazione che l’ha indotto a tale decisione, e il più vivo ringraziamento per la passione, le energie e le risorse che ha profuso in questi anni per la vita del Conservatorio.                         Il Direttore del Conservatorio :  M°Leonardo Taschera

 14 febbraio     la redazione 

Il ritorno di Murray Perahia per la “Società del Quartetto” 

Dopo alcuni anni di assenza dai palcoscenici  è tornato a Milano il pianista newyorkese Murray Perahia con un concerto organizzato dalla “Società del Quartetto”. Una Sala Verdi colma di appassionati ha accolto calorosamente in Conservatorio il grande pianista che per l’occasione ha impaginato un programma particolarmente vario ed impegnativo. Con le prime note della Partita n°2 in do min. di J.S.Bach si è rilevato un suono grintoso, ben marcato e colorito. Il tocco quasi clavicembalistico a volte ricordava Gould con un’architettura polifonica ben evidenziata nelle linee melodiche ed una resa sonora complessiva impeccabile. Da Bach si è passati a Beethoven con la più agreste delle sonate, la n° 15 in re magg. op. 28 “Pastorale”. Il salto interpretativo, reso evidente dai differenti e contrastanti brani, è stato ben fronteggiato con una resa chiara e luminosa. La seconda parte della serata ha dato spazio, bis compresi, al romanticismo ottocentesco. Prima abbiamo ascoltato la Phantasiestűcke op.12 di Robert Schumann, resa, in tutte le otto parti che la compongono, in modo intenso ed espressivo, poi la Ballata n°3 in la bem.magg. op.47 di F.Chopin. L’alto livello interpretativo del pianista, tornato alla ribalta dopo i rilevanti problemi della mano destra, hanno entusiasmato il pubblico e Perahia ha concesso tre bis: l' Improvviso op.90 n°2 di Schubert, una splendida interpretazione del Notturno op.15 n°1 e uno Studio, il quarto, dall’op.10 di Chopin. Da ricordare. 

12 febbraio          Cesare  Guzzardella

Rudolf Barshai e l’Orchestra Sinfonica Verdi all’Auditorium 

E’ tornato il direttore d’orchestra russo Rudolf Barshai  all’Auditorium di Milano per dirigere la Verdi in un concerto sinfonico che ha visto prima l’esecuzione della Sinfonia n°103 in mi bem. magg. (col rullo dei timpani) (1791) di Franz Joseph Haydn e poi della Sinfonia n°4 in mi min. op.98 (1884-85)di Johannes Brahms. La qualità direttoriale si è manifestata subito con il pregnante rullo di timpani che introduce solennemente la Sinfonia haydniana e l’orchestra, da tempo abituata al continuo cambiamento direzionale, ha mostrato immediatamente un'intesa perfetta col direttore evidenziata da un equilibrio sonoro  veramente sorprendente. Barshai ha un approccio musicale nel quale l’elemento formale è definito dalla massima chiarezza coloristica e strutturale sia nei singoli strumenti che nelle sezioni orchestrali,  e l’estremo equilibrio che l’architettura musicale sia del classicissimo di Haydn che del romanticismo di Brahms impone- quasi un secolo separa le due composizioni- , è stato evidenziato in modo impeccabile. Il gesto di Barshai nella sua essenzialità ed eleganza lascia intendere una grandissima esperienza  direttoriale e una sensibilità musicale che ha pochi uguali. Successo di pubblico. Ultima replica domenica  11 febbraio.  www.laverdi.org/italian/index.php

10 febbraio     Cesare Guzzardella

Jeffrey Swann e il Quartetto d’Archi della Scala 

Il pianista statunitense Jeffrey Swann(nella foto) ha tenuto un concerto pomeridiano al Teatro alla Scala insieme all’eccellente Quartetto d’Archi scaligero formato da Francesco Manara, violino, Pierangelo Negri, violino, Simonide Barconi, viola, Massimo Polidori, violoncello. Il programma particolarmente impegnativo ha previsto nella prima parte brani di Liszt-Wagner e Liszt e dopo l’intervallo, il Quintetto in fa minore di César Franck. Jeffrey Swann, noto per il suo repertorio lisztiano, ha introdotto il concerto con una simpatica presentazione ed eseguendo prima due brani dal Lohengrin wagneriano nella trascrizione di Liszt, Sogno di Elsa e Festa e canto nuziale, e al termine la trascrizione per pianoforte dall’Ouverture dal Tannhäuser;  nella parte centrale, sempre di Liszt, prima, Due elegie, la prima col violino e la seconda col violoncello, e poi l’intenso brano per quartetto e pianoforte composto da Liszt in memoria di Wagner, Am Grabe Richard Wagners. Ottima l’interpretazione di Swann  che ha egregiamente superato le difficoltà trascendentali che  le celebri trascrizioni lisztiane comportano. Il Quintetto in fa minore di César Franck è stato esemplare per nitore espressivo e qualità d’insieme. I quattro archi scaligeri, in perfetta sinergia col pianoforte, hanno mostrato di penetrare in profondità questo capolavoro che Franck scrisse  mettendo in musica i migliori insegnamenti di Liszt e di Wagner. Successo di pubblico e uno splendido bis: lo Scherzo dal Quintetto di Dvořák. 

5 febbraio     Cesare Guzzardella

Un DVD e un libro:L'altra voce della musica

Veramente interessante “L’altra voce della musica”, filmato-reportage  in DVD di Helmut Failoni e Francesco Merini edito da “il Saggiatore”, con annesso un libro dello stesso  Failoni che ha per sottotitolo In viaggio con Claudio Abbado tra Caracas e  l’Avana....per la recensione completa 

 

Sarah Chang, la Melbourne Symphony Orchestra e Caetani all’Auditorium 

La Melbourne Symphony Orchestra (MSO) festeggia quest’anno il centenario dalla nascita. La più antica formazione orchestrale australiana è stata diretta dai più grandi direttori ed è attualmente per la prima volta in Italia con il suo Direttore Principale e Artistico Oleg Caetani (nella foto). E’ importante che Caetani sia tornato in un luogo a lui caro, l’Auditorium di L.go Mahler, dove abbiamo avuto la possibilità di vederlo e ascoltarlo moltissime volte alla testa della nostra “Verdi” soprattutto nel repertorio del musicista da lui mirabilmente interpretato,  Dmitrij Šostakovič. Il programma impaginato per la serata milanese dell’Auditorium ha visto prima l’esecuzione del Concerto n°1 in la min. per violino e orchestra op.77 di  Šostakovič e poi la Sinfonia n°1 in re magg. “Titano” di Gustav Mahler. Violino solista nella prima parte della serata, Sarah Chang (nella foto). L’op.77 (1947), capolavoro del repertorio violinistico novecentesco, venne eseguito per la prima volta a Leningrado nel 1955 ed ebbe David Oistrach, al quale il concerto era dedicato, come violino solista. Eccellente l’interpretazione della Chang e di Caetani. La violinista, una delle migliori nella scena mondiale, ha una tecnica di spiccato virtuosismo che può permetterle di gestire la timbrica dello strumento in modo estremamente delicato se pur con incisività nei momenti opportuni. L’equilibrio tra l’orchestra e il violino solista è impeccabile sotto ogni profilo, con la direzione molto “russa” nella timbrica di Caetani  molto rispettosa della lieve ma intensamente espressiva sonorità della solista. Paccato, al termine dell’esecuzione, la mancanza di un aspettato bis per la Chang. Splendida la direzione della Sinfonia “Titano” (1884) che nella direzione di Caetani valorizza ogni dettaglio timbrico della  compagine orchestrale: la MSO. Il concerto è stato anche trasmesso in diretta da Rai Radio3. Grande successo di pubblico. Da ricordare. 

3  febbraio    2007         Cesare Guzzardella

Sogno di una notte di mezza estate alla Scala 

Intorno al 1595 William Shakespeare scrisse una commedia in cinque atti, in versi e prosa, A Midsummer- night’s dream, ispirata in particolare ad un’opera di una decina d’anni prima, La scoperta della stregoneria (The discovery of witchcraft) di Reginald Scot. Il mondo fiabesco e il mondo classico si fondono nel cuore di una magica foresta vicino ad Atene, dove il re e la regina delle fate, Oberon e Titania, litigano per un paggio, rievocando le antiche contese tra Giove e Giunone. Oberon incarica quindi  un folletto, Puck, simbolo della capricciosità dell’amore ma anche del mondo tenebroso e pauroso della superstizione e del mistero profondo della natura, di procurargli un fiore particolare: chi viene a contatto con il suo succo mentre dorme, al risveglio s’invaghisce della prima persona che vede. Oberon vuole che Puck compia l’incantesimo su Titania, perché possa riconciliarsi; e gli ordina anche di far innamorare un giovane, Demetrio, di una fanciulla, Elena, che da tempo spasima invano per lui. Nella foresta si trova anche un’altra coppia, Lisandro ed Ermia: quest’ultima dovrebbe sposare contro la sua volontà proprio Demetrio, scelto dal padre, e il duca di Atene Teseo le ha ordinato di obbedire. Ermia ha invece deciso di fuggire con Lisandro, che ama, riamata. Ma  Puck commette un terribile errore: scambiando Lisandro addormentato per Demetrio, gli versa il succo del fiore magico negli occhi; Lisandro, svegliandosi, vede Elena e inizia a corteggiarla, dimentico di  Ermia, che si dispera. Poco dopo, anche Demetrio cade vittima della magia e s’innamora, naturalmente ricambiato, di Elena. Ma Lisandro e Demetrio sono rivali, si contendono la stessa donna,  e quindi duellano inseguendosi nella foresta. Anche l’incantesimo su Titania sortisce effetti indesiderati: svegliandosi, la regina delle fate vede un uomo con una testa d’asino – è in realtà un artigiano ateniese così trasformato da Puck, e qui si ritrovano tracce de L’asino d’oro di Apuleio– e se ne innamora. Sarà risolutivo l’intervento di Oberon, che, con l’aiuto di Puck, userà i poteri magici del fiore per rimettere tutto a posto: Titania si riconcilierà con lui, Lisandro amerà di nuovo  Ermia. Il duca Teseo, che si sposa con la bella Ippolita, consentirà, insieme alle sue, le nozze delle due coppie di giovani: e l’amore trionfa. Il Sogno shakespeariano ebbe grande influsso sul romanticismo tedesco. Anche la pittura subì il fascino del mondo incantato delle fate e dei folletti: William Blake dipinse uno splendido Oberon e Titania, conservato al British Museum. Il testo fu musicato più volte o ridotto a libretto d’opera: si devono ricordare almeno The fairy queen di Purcell, Oberon di Weber e A Midsummer Night’s Dream di Britten. E degnissime del capolavoro shakespeariano sono le musiche di scena composte da Felix Mendelssohn-Bartholdy che comprendono un’Ouverture, da lui scritta nel 1826, a soli diciassette anni, uno Scherzo, un Intermezzo, un Notturno, la celeberrima Marcia nuziale e alcuni pezzi cantati e sinfonici di minore importanza.  Le musiche rievocano l’atmosfera magica della foresta, la levità dell’aria e delle brezze che sollevano tra le foglie fate ed elfi, insieme a farfalle e a profumi di fiori. La stessa atmosfera è evocata dallo splendido balletto in scena in questi giorni alla Scala, su coreografia del russo George Balanchine. Nel 1962 Balanchine, con i ballerini della School of  American Ballet, portò il suo lavoro in due atti, inserendo inoltre altri brani di Mendelssohn e creando così un originale e composito mosaico musicale, sicuramente di grande fascino. Bravissimi, nella terza rappresentazione, quella pomeridiana di giovedì 1 febbraio, Gilda Gelati (foto del Teatro alla Scala), Titania, Antonino Sutera, Oberon, Alessandro Grillo, Cavaliere di Titania, Salvatore Perdichizzi, Puck e tutto il corpo di ballo del Teatro alla Scala. Impeccabile la direzione d’orchestra di Nir Kabaretti, il Coro di Bruno Casoni e avvincenti le scene e i costumi di Luisa Spinelli. Repliche l’8 (Marta Romagna-Titania) e il 10 (due rappresentazioni: Romagna e Gelati, Titania) febbraio. Grande successo di pubblico. 

2 febbraio      A.B.

Olga Kern per la Società dei Concerti 

E’ tornata in Conservatorio per la “Società dei Concerti” la pianista russa Olga Kern, vincitrice nel 2001 del prestigioso concorso internazionale “Van Cliburn”. La Kern, pianista di rilevanti qualità, ha impaginato un programma che ha previsto nella prima parte della serata musiche di Domenico Scarlatti, le Sonate K.24, K 9 e K 159, e  di L.v. Beethoven, la Sonata in fa min. op.57 “Appassionata”. Dopo l’intervallo abbiamo ascoltato prima di F. Chopin un raro Bolero op.193 e la notissima Ballata n°1 in sol min op.23 e poi di S. Rachmaninov la Sonata n°2 in si bem. min. op. 36. Pianista di evidente virtuosismo, mostra un approccio musicalmente spontaneo e particolarmente grintoso alla tastiera  con rilevante espressività soprattutto nel repertorio romantico. Grande successo di pubblico e al termine quattro splendidi bis. 

1 febbraio      Cesare Guzzardella

La Melbourne Symphony Orchestra all’Auditorium il 2 febbraio

Venerdì 2 febbraio, alle ore 20.30 all’Auditorium di Largo Mahler, La Verdi ospiterà la Melbourne Symphony Orchestra(nella foto) per il suo ultimo concerto del tour europeo del 2007, che partirà dalla Spagna il 22 gennaio, facendo tappa nei più importanti teatri delle città di Castiglia, Barcellona, Saragozza, Pamplona, Madrid, toccherà la Francia (il 30 gennaio a Parigi) e la Germania (il 31 gennaio a Berlino).  Questa tournée sarà l’occasione per presentare la MSO al pubblico europeo, in occasione del secondo tour dell’orchestra, che nel 2007 celebra il suo centesimo anniversario. La MSO è l’orchestra con la storia più lunga e continuativa tra le varie orchestre di Melbourne, di cui è anche la più antica. Il primo concerto ebbe luogo l’11 dicembre 1906 sotto la direzione di Alberto Zelman, fondatore della MSO, in seguito primo direttore australiano della London Philarmonic Orchestra e della Berlin Philarmonic Orchestra. Il concerto milanese vedrà sul podio il Maestro Oleg Caetani, che dirigerà l’orchestra in questo importante appuntamento, dopo che nel gennaio 2005 ha assunto il ruolo di Direttore Principale e Direttore Artistico della Melbourne Symphony Orchestra. Sarà la violinista Sarah Chang, uno dei solisti più apprezzati in tutto il mondo, la protagonista del programma dedicato a Šostakovič. In programma: di Dmitrij Šostakovič il Concerto n. 1 in La minore per violino e orchestra op. 77 e di Gustav Mahler la  Sinfonia n. 1 in Re maggiore “Titano” 

1 febbraio    la redazione

GENNAIO