Archivio  Musica 2009                     MESI  G F M A M G L S O N D

 

DICEMBRE

Ultime repliche per Serata Béjart alla Scala 

Continuano con successo le repliche di Serata Béjart, il trittico di balletti comprendente L'Oiseau de Feu (foto di M. Brescia- Archivio Scala)e Le Sacre du printemps di Igor Stravinskij e Chant du compagnon errant, di Gustav Mahler. L'interesse per questi lavori coreografati dal grande Maurice Béjart è anche dato dalla presenza di Daniel Harding alla testa dell'orchestra scaligera. Nella quinta rappresentazione di ieri sera protagonista del primo balletto stravinskijano  c'era il bravissimo Antonino Sutera che insieme al sempre perfetto Corpo di ballo del Teatro alla Scala ha donato un'ottima interpretazione. Nel lavoro centrale mahleriano, insieme alla dolce voce solista del baritono Roderick Williams, due i protagonisti: Massimo Murru e Gabriele Corrado. Le movenze poetiche dei due ballerini hanno splendidamente evidenziato la poetica mahleriana. Dopo l'intervallo gran finale con la celebre coreografia Le sacre du printemps, capolavoro di ritmica ed energia di Stravinskij, rese con  coralità e simmetria architettonica esemplari da Bèjart. Bravissimi i due protagonisti, Francesca Podini, l'Elue e Mick Zeni, l'Elu. Ultime repliche questa sera, 30 dicembre, il 31 e il 2-3-5 gennaio. Da non perdere. 

30  dicembre      Cesare  Guzzardella 

La Nona di Beethoven con la  Sinfonica Verdi a  Capodanno 

Anche per quest’anno laVerdi propone quattro appuntamenti per festeggiare l’arrivo del nuovo anno con la Nona Sinfonia di Beethoven diretta dal Maestro Wayne Marshall, Direttore Principale Ospite della Verdi e personaggio molto amato dal pubblico. Ormai da qualche tempo il Concerto di Capodanno è diventato un appuntamento tradizionale anche a Milano, che con grande entusiasmo ha accolto la gioiosa Nona Sinfonia di Beethoven come accade nelle maggiori capitali europee, monumento della storia della musica, forse la composizione più celebre di tutto il repertorio occidentale. Beethoven con la Nona sinfonia presentò un linguaggio musicale fino a quel momento inaudito: l’audacia delle armonie, la complessa struttura formale, e l’inserimento della voce dei solisti e del coro nel quarto movimento della composizione, che, sulle parole dell’inno Alla gioia, confluiscono insieme all’orchestra nel finale in una grande fuga.  Con la Nona Sinfonia si rende esplicito il messaggio ideale di Beethoven: la Gioia illuministicamente sentita quale slancio vitale, impegno ottimistico a superare i propri egoismi in una fratellanza di tutti gli uomini Concerto di capodanno Ludwig van Beethoven: Sinfonia n. 9 in Re minore per soli, coro e orchestra op. 125. Soprano Helena Juntunen ; Mezzosoprano Maria Josè Montiel ; Tenore Kornelius Jan Dusseljee ; Basso Stephen Gadd ; Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi Maestro del Coro Erina Gambarini ; Direttore Wayne Marshall  .

24  dicembre    la redazione  

Concerto di Capodanno con l’Orchestra de I Pomeriggi Musicali 

Al Teatro Dal Verme l’ Orchestra Lirica de I Pomeriggi Musicali terrà il concerto di fine anno. Saranno eseguiti alcuni tra i più famosi valzer di Johann Strauss jr.  Arie da La Traviata di G. Verdi; Arie da La Vedova Allegra di F. Lèhar; Arie da Il Paese del Sorriso di F. Lèhar .Biglietti da 30,00 a 40,00 € più prevendita  Per Informazioni: Teatro Dal Verme – Via San Giovanni Sul Muro, 2 – Tel. 02/87905 www.dalverme.org

24  dicembre   la redazione

Concerto di fine anno al Viotti Festival di Vercelli

Giovedì 31 dicembre 2009 (ore 19.30), presso il Teatro Civico di Vercelli, è in programma il sesto appuntamento del XII Viotti Festival, stagione concertistica 2009-2010, organizzata dal Comune di Vercelli “Istituzione Vercelli e i suoi eventi” in collaborazione con l’Orchestra Camerata Ducale e con il sostegno di Regione Piemonte Assessorati alla Cultura e al Turismo, Provincia di Vercelli, Compagnia di San Paolo e Fondazioni CRT e CRV.Divenuto negli anni un appuntamento irrinunciabile per la città di Vercelli, il Concerto di Capodanno dell’Orchestra Camerata Ducale si presenta anche quest’anno nella consueta formula che tanto successo e apprezzamento ha riscosso nelle scorse stagioni. La Camerata Ducale, diretta per l’occasione dal suo direttore musicale Guido Rimonda, presenterà un divertente programma - rigorosamente a sorpresa - incentrato su due filoni principali: la tradizionale proposta delle più belle pagine composte dalla dinastia Strauss, vera e propria ‘colonna sonora’ del primo giorno dell’anno, si affiancherà all’esecuzione delle più belle pagine musicali che hanno fatto la storia del cinema internazionale e del musical, senza per questo trascurare alcune tra le più celebri opere del repertorio classico. Il pubblico vercellese avrà anche la possibilità di ascoltare al fianco dell’Orchestra Camerata Ducale alcune sue ‘prime parti’ in ruoli solistici e la voce del soprano Evelyne Santana, già apprezzatissima protagonista lo scorso anno del concerto di capodanno del Viotti Festival. Una serata che fa del divertimento la propria linea guida e che non deluderà di certo le aspettative dell’ampio pubblico che ogni anno affolla il teatro. La serata sarà come sempre ad ingresso libero con posto riservato agli abbonati. Per accedere alla sala del Teatro Civico sarà necessario ritirare il tagliando d’ingresso con assegnazione del posto secondo le seguenti modalità: martedì 29 dicembre gli abbonati del Viotti Festival 2009-2010 potranno confermare la propria partecipazione alla serata presso la biglietteria del teatro (dalle 17.00 alle 20.00) ritirando il proprio tagliando d’ingresso. Da mercoledì 30 dicembre (stessi orari) la biglietteria del teatro assegnerà i posti ancora disponibili al resto del pubblico. Gli abbonati che il 29 dicembre non si presenteranno per confermare la propria partecipazione al concerto perderanno il diritto alla conferma del proprio posto.

24 dicembre   la redazione

La Carmen al Teatro alla Scala 

Ultime repliche per Carmen al Teatro alla Scala. L'Opera di Georges Bizet, probabilmente la più rappresentata al mondo, è certamente per la Scala un meritato successo di inizio stagione grazie alla trasparente, approfondita e dettagliata direzione di Daniel Barenboim, grazie all'ottimo cast vocale scelto, con un eccellente Jonas Kaufmann (foto di M. Brescia- Archivio Scala)  nel ruolo di Don José, una rivelazione di qualità come Anita Rachvelishvili dal timbro impeccabile per il ruolo di Carmen; grazie anche alla voce di Erwin Schrott, un Escamillo limpido, rotondo e profondo, ai bravi co-protagonisti e al coro splendidamente preparato da Bruno Casoni. Anche la regia, i costumi e le scene sono da lodare. L'indirizzo tradizionale di scelta della giovane Emma Dante, regista e costumista, ha trovato un'ottima sinergia con la musica del capolavoro di Bizet. Le scene essenziali e geometriche sono completate dai numerosi personaggi che entrano di continuo in scena creando un movimento coreografico vario e in sintonia con l'incredibile varietà musicale. La musica di Bizet sembra costruire l'azione scenica nella forma e nella sostanza dei contenuti. Valide le scelte coloristiche. L'uso delle parti recitate - un plauso a tutti gli attori-cantanti- potenzia la teatralità dell'evento scenico e non interrompe il tutto musicale dell'opera. Dei quattro atti, solo il terzo trova un calo espressivo nella scelta scenografica. Delizioso l'ultimo atto con le nitide Voci bianche del Teatro alla Scala e del Conservatorio milanese preparate da Alfonso Caiani. Uno spettacolo da non perdere! Prossime recite il 20 e il 23 dicembre. 

19  dicembre       Cesare  Guzzardella       

L’Autunno musicale  al Coccia di Novara 

L’Autunno musicale Guido Cantelli  2009  si è concluso ieri sera, 17 dicembre, al Coccia di Novara all’insegna del Romanticismo musicale slavo-russo. In programma due brani popolarissimi, La Moldava di B. Smetana (secondo dei sei poemi sinfonici che compongono il ciclo di Ma Vlast, La mia Patria) e la Quarta sinfonia in Fa minore op.36 di P. I. Ciajkovskij, a incorniciare un’opera di non frequente ascolto e in prima assoluta a Novara: il Concerto in do diesis minore per pianoforte e orchestra op.30  di N. Rimskji- Korsakov  (!884). A eseguire il programma, sul podio e alla tastiera Vittorio Bresciani, alla guida dell’Orchestra sinfonica nazionale ucraina di Kiev, uno dei più prestigiosi e antichi (1918) ensembles dell’Europa orientale, che ha avuto l’onore in passato delle prime esecuzioni di opere di Prokofiev e Sciostakovic. Subito è apparsa la perfetta intesa fra orchestra e direttore nel dare pieno risalto alle caratteristiche dominanti di questa tradizione musicale, il colore, lo slancio lirico, la freschezza vigorosa e malinconica a un tempo delle melodie, spesso tratte dall’immenso patrimonio folklorico di quei popoli. Una compagine orchestrale registrata al meglio in tutte le sezioni (tranne, forse qualche lieve sbavatura timbrica degli ottoni gravi nell’esecuzione della Moldava) e diretta da Bresciani con gesto esatto ed elegante, ha reso magistralmente sia la gioia popolaresca del poema di Smetana, sia il patetismo sconsolato della sinfonia ciajkovskijana. La curiosità maggiore era però per il Concerto di Rimskji: si tratta di un pezzo piuttosto breve, di splendida qualità tecnica, nel gusto tipicamente russo dell’espressività e del colore, ma non senza qualche influenza lisztiana, in certe morbidezze armoniche e passaggi modulanti, e con la particolarità strutturale di procedere senza divisioni in movimenti, in un fluido continuum, che nelle due sezioni esterne varia instancabilmente una melodia di Balakirev e ha il suo momento più bello nella parte intermedia, di intenso lirismo. Bresciani ne ha offerto una lettura riflessiva, senza eccessi virtuosistici, con tecnica rigorosa e fraseggio sicuro e limpido, di mirabile duttilità, da degno allievo di Vincenzo Vitale e Nikita Magaloff. Il pubblico che affollava il Coccia ha sottolineato il pieno successo del concerto con lunghi applausi. 

18  dicembre        Bruno Busca

Salvatore Accardo con l'Orchestra di Stoccarda 

Torna spesso in Conservatorio Salvatore Accardo, il celebre violinista che nel 1958 vinse il Concorso Paganini di Genova e che ieri sera, per la Società dei Concerti ha interpretato una delle pagine maggiori del repertorio solistico romantico, il Concerto in re magg. per violino e orchestra Op. 77 di J.Brahms. Il virtuoso era accompagnato dall'ottima Stuttgarter Philharmoniker per l'occasione diretta dal giovane ma affermato direttore Matthias Foremmy. Avvincente l'interpretazione, specie nell'Allegro non troppo iniziale e nell'Allegro giocoso finale. Il timbro chiaro delle sezioni orchestrali, soprattutto le nitide voci dei  violoncelli e dei violini hanno ben evidenziato la tecnica superlativa di Accardo che con determinazione ha affrontato i passaggi più ardui con estrema padronanza del suo prezioso Stradivari. Bellissimo il bis offerto con un brano solistico probabilmente di  Corelli. Le qualità timbriche dalla formazione tedesca, favorite anche  dall'ottima direzione di Foremmy, sono emerse ancora più nel secondo brano in programma: la Sinfonia in re maggiore di César Franck, musicista francese dai modi compositivi molto tedeschi. Capolavoro del tardo romanticismo, la Sinfonia ciclica di Franck, lavoro tardo (1886-88) del Maestro, è un eccellente esempio di scrittura orchestrale ed è un banco di prova per le migliori orchestre. Il contrasto dei temi con il loro continuo ritorno nel corso dei movimenti, è stato definito dalle valide sezioni della corposa orchestra con una chiara ed energica espressività. Ottima l'interpretazione e alla fine un regalo dell'orchestra tedesca al pubblico italiano con l'Ouverture dalla Forza del destino di Verdi. Grande successo in una Sala Verdi stracolma.  

17  dicembre     Cesare  Guzzardella 

Un Concerto Straordinario di Barenboim alla Scala a favore del Comitato Negri-Weizmann

E’ dal 1990 che il Comitato Negri-Weizmann organizza un evento straordinario al Teatro alla Scala per finanziare le attività di ricerca degli Istituti Mario Negri e Weizmann nel campo dei tumori, dei trapianti d’organo e delle malattie neurodegenerative e ogni anno la capiente Sala del Piermarini trabocca di un pubblico amante della migliore musica e ben disposto a finanziare le importanti attività scientifiche. I più grandi interpreti-Muti, Lupu, Rostropovich, Vengerov, Accardo, Pollini, solo per citarne alcuni - in  questi vent’anni, hanno  aderito a questa importante iniziativa e questa volta, ieri sera, è stato Daniel Baremboin, Maestro scaligero, ad intrattenere il pubblico con un recital pianistico dedicato a Fryderyk Chopin. Il programma, intenso e diversificato, prevedeva pagine celebri ma anche una rarità interpretativa quale le Variazioni Brillanti in si bem. magg. Op.12 sul Rondò “Je vends des scapulaires”, eseguita come primo brano. A seguire il Notturno n.9  Op.27, la Sonata n.2 Op.35 , la Barcarola Op.60, tre Valzer, la Berceuse Op.57 e la Polacca Op.53 "Eroica" . Rilevante l’interpretazione di Barenboim che ha trovato nelle Variazioni Op.12, nel meditato Notturno, nella Barcarola, nei Valzer  e nella Berceuse i momenti di maggiore tensione estetico-espressiva, con fraseggi di profonda bellezza e luminosa espressività. Non privi di squilibrio formale e imprecisioni la  più complessa Sonata, quella della celebre Marcia funebre, e la Polacca. Avvincente il bis: la Mazurca Op. 17. n.4. Una curiosità: presente in un palco Maurizio Pollini, sublime interprete di Chopin, che ha ascoltato attentamente il collega. Quali le sue impressioni? Grande successo di pubblico. Chi volesse sostenere la ricerca degli istituti Negri-Weizmann attraverso donazioni è vivamente pregato di chiedere informazioni al numero 02-6775205 o consultare il sito: www.negriweizmann.org .

15  dicembre       Cesare Guzzardella

Scipione Sangiovanni allo Spazio-teatro89 

Ultimo concerto dell'anno allo Spazio-teatro89 con un giovane pianista leccese, Scipione Sangiovanni, che nel grazioso auditorium milanese di via Fratelli Zoia 89 ha tenuto un recital  molto interessante e con parecchie rarità interpretative presentate come sempre da Luca Schieppati. Il primo Settecento di Haendel, D.Scarlatti, Rameau, Platti e Bach ha evidenziato un notevole contrasto musicale col primo Novecento di Busoni e Prokof'ev, autori eseguiti nella seconda parte del concerto. Sangiovanni, vincitore di numerosi concorsi e finalista anche di un Concorso Busoni, è un virtuoso dello strumento con un ampio repertorio ma ha un debole per la musica settecentesca e soprattutto per le trascrizioni pianistiche dei clavicembalisti. Del bellissimo impaginato abbiamo infatti ascoltato la poco eseguita Suite in re min.n.3 di Haendel, le più note Toccata K141 e Sonata in fa min. di Scarlatti, due rari brani di J.P. Rameau, Les Sauvage e Tambourin, un rarissimo G.B. Platti (1700-1762) con la Sonata in fa maggiore e due più noti Bach-Busoni con i Preludi n.1 e n.4 dai Corali, questa volta, d'organo. Bravissimo  Sangiovanni nel reinterpretare il clavicembalo con le sonorità ben più varie e ricche di colore del pianoforte moderno. Sicurezza, determinazione e soprattutto chiarezza espressiva hanno ben delineato le avvincenti pagine strumentali e l'interpretazione complessiva ci è apparsa di ottimo livello. Valide anche l'esecuzioni della seconda parte con il raro Busoni del Diario indiano- quattro studi su motivi dei pellirossa d'America, omaggio del grande virtuoso-compositore al nuovo continente, e con la celebre Sonata n.6 Op. 82 di S. Prokof'ev. Bellissimo Busoni, poco russo, ma espressivamente valido Prokof'ev. I validi bis, una trascrizione-variazione da Haendel di Sangiovanni e ancora un Bach rivisto dal pianista, hanno inoltre evidenziato  le ottime capacità compositivo-virtuosistiche del bravissimo leccese. Successo meritatissimo con un pubblico numeroso e molto attento.  Prossimo appuntamento il 10 gennaio con il Trio Gagliano. 

14  dicembre      Cesare  Guzzardella 

De Maria e la Camerata Ducale al Viotti Festival di Vercelli

La nuova serata del Viotti Festival, ieri 11 dicembre al Teatro civico di Vercelli, ha offerto al suo numeroso e fedele pubblico un’altra occasione per ascoltare grande musica. Il programma proponeva tre monumenti del classicismo tardo settecentesco: la Sinfonia in re minore op. 12 n. 4  (1771) di L. Boccherini,, il Concerto in re maggiore per pianoforte e orchestra Hob.XVIII:11  (1782 ca.) di F.J.Haydn, e il  Concerto in re minore per pianoforte e orchestra KV 466 (1785) di W. A. Mozart. Chiamati a eseguire questi gioielli erano la Camerata Ducale  diretta da Guido Rimonda e il pianista Pietro De Maria. Davvero singolare la sinfonia di Boccherini, dove la delicata grazia melodica rococò tutta settecentesca  dei primi due tempi  cede alle vibrate linee melodiche degli archi dell’ Allegro finale (una sorta di Ciaccona ispirata al Festin de pierre di Gluck), fremente di una tensione già romantica, di sinistro ‘demonismo’, presente anche nell’inquietante Andante sostenuto che introduce i due tempi esterni. La Camerata Ducale ha una volta di più espresso la sua eccellente sensibilità interpretativa nel cogliere le più segrete sfumature e la varietà di toni di un linguaggio musicale solo apparentemente ‘facile’, rendendolo in tutta la varietà dei suoi toni con precisione  e trasparente pulizia di suono, in ogni  reparto dell’organico. Il clou della serata era naturalmente rappresentato dai due concerti per pianoforte, nei quali De Maria ha confermato (se mai ce ne fosse bisogno) di essere uno dei migliori pianisti italiani, e non solo, della sua generazione. Resta per noi davvero memorabile l’interpretazione del concerto di Haydn,  soprattutto nel meraviglioso tempo lento centrale, di cui il giovane pianista veneziano ha colto con il suo tocco straordinariamente lieve eppure intenso il tono di intimo lirismo, che ci ricorda lo Schubert più grande. La complessa struttura compositiva del KV 466 ha messo in primo piano  un’ altra dote di De Maria, cioè la strepitosa capacità di dare un risalto costante a ciascuna voce del tessuto polifonico, con un lucidissimo controllo anche delle parti  tecnicamente più impervie, che a qualcuno ha ricordato il Pollini più giovane. Il caloroso abbraccio finale tra direttore e pianista ha compendiato simbolicamente la perfetta intesa tra orchestra e strumento solista, che ha toccato il suo vertice espressivo nel concerto mozartiano, in particolare nel dolcissimo dialogo tra  i fiati e il pianoforte. Meritatissimi, dunque gli scroscianti e prolungati applausi seguiti ai due bis, un Notturno di Chopin e una Sonata di D. Scarlatti.  

12  dicembre        Bruno Busca

Stagioni del barocco a Novara

La quarta serata delle novaresi Stagioni del barocco, ieri 8 dicembre nella secentesca chiesa di S. Giovanni Decollato, ha offerto più di un motivo di interesse. Anzitutto per il “tema”, la Triosonata per due flauti e basso continuo, forma musicale in auge nel ‘700 e coltivata da tutti i più grandi compositori dell’epoca, da Bach ed Haendel fino ad Haydn. In secondo luogo per gli esecutori, un trio di recente formazione (2006), il Trio Dornel, composto da elementi legati al Conservatorio G. Verdi di Torino: i due flautisti Maurizio Benedetti (foto- attivo anche sul fronte della sperimentazione e della musica elettronica) e la giovane (1989)  Eleonora Benedetti, cui si aggiunge, col compito di basso continuo,  il violoncellista Filippo Tortìa, a soli 18 anni strumentista già di una certa fama in ambito piemontese. Il trio Dornel ha scelto infatti di realizzare la parte del  basso continuo “senza cembalo” come si legge nel programma di sala “ ma con il solo violoncello per la sua affinità sonora col flauto”, allo scopo di esaltare la peculiarità del Triosonata, cioè  il dialogo e l’intreccio contrappuntistico fra gli strumenti. All’ascolto la scelta ci pare abbia come conseguenza quella di appiattire un po’ la profondità armonica (è evidente che il violoncello per questo aspetto non può competere con uno strumento a tastiera), a vantaggio di una timbrica seducente, molto più ‘morbida’  e calda di quella realizzata dal cembalo. Ottimo il livello esecutivo dei tre musicisti, grazie alla loro intesa ormai collaudata e alla piena padronanza tecnica degli strumenti anche da parte dei più giovani. Il ricco programma, che proponeva brani di Haendel (Sonata in re minore, Telemann (Trietto terzo), Vivaldi (Sonata op.1n.12 La follia), Bach ( Sarabanda dalla suite n.5), Antoine Dornel (Sonate en trio n.3 op.3) e Haydn (Londoner trio n.1), ha offerto al folto pubblico una significativa rassegna di uno dei momenti più alti della nostra civiltà musicale, con le sue incantevoli melodie e i suoi delicati colori.

9  dicembre        Bruno Busca 

Pietro De Maria prossimamente a Vercelli

Venerdì 11 dicembre 2009 (ore 21), presso il Teatro Civico di Vercelli, è in programma il quinto appuntamento del XII Viotti Festival, stagione concertistica 2009-2010, organizzata dal Comune di Vercelli “Istituzione Vercelli e i suoi eventi” in collaborazione con l’Orchestra Camerata Ducale e con il sostegno di Regione Piemonte Assessorati alla Cultura e al Turismo, Provincia di Vercelli, Compagnia di San Paolo e Fondazioni CRT e CRV. Protagonista della serata sarà il giovane pianista veneziano Pietro De Maria, fra i talenti più interessanti della propria generazione. Al suo debutto al Viotti Festival, Pietro De Maria proporrà al pubblico di Vercelli un programma interamente dedicato al repertorio del classicismo viennese, affiancato nell’occasione dall’Orchestra Camerata Ducale diretta da Guido Rimonda. Il programma della serata prevede infatti due pagine che possono essere considerate tra le più significative del repertorio settecentesco per pianoforte e orchestra: il Concerto in re maggiore per pianoforte e orchestra Hob.XVIII:11 di Franz Joseph Haydn (nel 200° anniversario della morte dell’autore) e il celeberrimo Concerto in re minore per pianoforte e orchestra KV 466 di Wolfgang Amadeus Mozart, pagina molto nota e banco di prova tra i più impegnativi per i pianisti di ogni epoca. Alla Camerata Ducale il compito di completare il programma del concerto con un gioiello della scuola sinfonica italiana: la Sinfonia in re minore op. 12 n. 4, pagina tra le più celebri del lucchese Luigi Boccherini. Biglietti da 18 a 7 euro  

4 dicembre         la  redazione

Rudolf  Buchbinder per la Società dei Concerti 

Il pianista viennese Rudolf  Buchbinder è tra i massimi rappresentanti viventi della tradizione d'interpretazione "classica". Torna più volte all’anno a Milano per i concerti organizzati dalla "Società dei Concerti" e ogni volta ottiene un meritatissimo successo di pubblico. Ieri in una  Sala Verdi stracolma ha proposto i classici Mozart e Schumann: del primo la Fantasia in do min.  K475, la Sonata in fa magg. K332 e le Variazioni in do mag. K265, brani dall'apparente facilità che sono invece un banco di prova dei migliori interpreti; di Schumann  è stato eseguito il noto Carnaval Op.9, lavoro con rilevanti difficoltà tecniche. Splendida l'interpretazione di Buchbinder. In Mozart ha mostrato un altissimo livello di penetrazione estetica costruendo le strutture tematiche ed armoniche in modo formalmente impeccabile. Molto valide e diversificate  le scelte di andamento dei brani con una esecuzione lenta ma efficace della nota Fantasia e con un andamento incredibilmente rapido del finale della Sonata. Trasparenti i piani sonori  e gli abbellimenti. Anche nel Carnaval, sorta di collage musicale formato da un gran numero di brevi sezioni, ben 22, Buchbinder   è stato  avvincente e la sua bellissima interpretazione ha rivelato la versatilità di un artista che riesce con facilità  a passare dalle perfette simmetrie formali del classico Mozart ai contrasti mutevoli del romantico Schumann. Al termine due bis beethoveniani: il finale della Sonata Op.31 n.3 e quello della più celebre "Patetica". Da ricordare. 

3 dicembre       Cesare  Guzzardella

Juana Zayas, pianista poco nota ma grande 

Pochi conoscono in Italia la pianista cubana Juana Zayas pur essendo una delle migliori interpreti sulle scene mondiali. Ieri sera è tornata in Conservatorio per le Serate Musicali ed ha entusiasmato il non numeroso pubblico presente in Sala Verdi eseguendo un programma variegato che ha messo in risalto le sue eccellenti qualità. Del repertorio settecentesco ha eseguito J.S.Bach e D.Scarlatti. Prima il Concerto italiano Bwv 971, opera nota del tedesco e poi una selezione delle Sonate di Domenico Scarlatti: ben dieci, molte delle quali di raro ascolto. L'affinità della Zayas  per i due compositori è evidente e il risultato interpretativo di altissimo livello. Tecnica esemplare quella della cubana nella quale la fluidità discorsiva è unita ad una chiarezza di sonorità che ha pochi uguali (il confronto con Horowitz non è azzardato!) e l'espressività è di grande valore estetico. Dopo l'intervallo la Zayas ha interpretato due novità: prima La primavera dai Canti Polacchi di Chopin rivisitati da Hans Fazzari, grande organizzatore dei concerti delle Serate Musicali ma anche ottimo pianista e valente compositore. Di rilievo la trascrizione-invenzione del brano con un contro-canto particolarmente originale; quindi una vera trascrizione di Fazzari di un lied di Schubert, An Die Musik. Il puro Chopin è entrato in scena con la Tarantella Op.43 e con la notissima Barcarola Op. 60. Valida l'interpretazione. Ma è con Paganini-Liszt che l'artista cubana è tornata ai livelli altissimi della prima parte della serata: uno Studio n.4 e il celebre Studio n.3 "La Campanella" . La fluidità discorsiva e il suono cristallino del pianoforte sono stati esemplari e al termine la Zayas ha regalato al pubblico presente ancora una Sonata scarlattiana e un profondo corale di Bach-Busoni che ha commosso l'artista. Non troppi i fortunati che hanno potuto ascoltare un'interprete che doveva riempire la sala e che dovrebbe avere porte spalancate in palcoscenici come quelli della Scala. Da non dimenticare. 

1  dicembre  2009           Cesare  Guzzardella

NOVEMBRE   

All'Auditorium presentazione di un libro di Gossett

Giovedì 3 dicembre alle ore 18.00 all’Auditorium di Milano in  Largo Gustav Mahler, Philip Gossett presenta il libro Dive e maestri. L'opera italiana messa in scena edito da Il Saggiatore. Interverranno Franca Cella e Armando Torno. L’ingresso è libero. Questo libro è il racconto affascinante della rappresentazione dell’opera lirica, attraverso i successi – e talvolta i fallimenti – della carriera di Philip Gossett, massimo esperto di allestimenti dell’opera italiana. Dive e maestri fa luce sui mille intrecci e sugli scandali che di frequente accompagnano quella grande impresa che è la messa in scena. Gossett delinea la storia sociale dei teatri italiani dell’Ottocento, svela il processo creativo – a volte immediato, altre laborioso – dei compositori. Rivela come le trattative dietro le quinte, tra gli studiosi delle opere, i direttori e gli artisti, siano spesso decisive nell’allestimento delle produzioni. Ma per saperne di più intervenite siete invitati in Auditorium.

30 novembre    dalla redazione

Damian Iorio in Malipiero e Mahler all'Auditorium  

È tornato sul podio della Sinfonica Verdi Damian Iorio (foto), il direttore londinese che abbiamo ascoltato la scorsa settimana. Questa volta l'impaginato orchestrale era riferito a due composizioni scritte da due autori dediti soprattutto alla musica strumentale, uno notissimo quale Gustav Mahler, con la Sinfonia n.5, quella del celebre Adagietto, l'altro, immeritatamente poco eseguito, il veneziano Gian Francesco Malipiero. Di quest'ultimo, il primo brano in programma era Pause del silenzio I serie, lavoro per orchestra del 1917. Malipiero appartiene a quella generazione di musicisti nati intorno al 1880 insieme a Respighi, Pizzetti, Casella, Alfano. Come i suoi illustri compagni, anche Malipiero ha incentrato le sue composizioni nella realizzazione strumentale, sia cameristica che orchestrale, cercando nuovi orizzonti compositivi in alternativa alla lirica e con uno sguardo verso l'antica tradizione strumentale italiana. Tra i primi lavori orchestrali, la prima serie di Pause del Silenzio , brano di circa tredici minuti, si pone come essenziale per comprendere la poetica del veneziano. Le rilevanti capacità di orchestrazione di Malipiero e i sette momenti orchestrali che compongono l'opera sono stati  evidenziati con efficacia dall'ottima Verdi e dal bravissimo Iorio il quale ha saputo dirigere con espressività le  luminose timbriche del lavoro. Bravissimi anche gli ottoni e i legni. Dopo il breve intervallo abbiamo ascoltato una valida Quinta Sinfonia  nella quale  tutti i piani sonori che esprimono le linee polifoniche della rilevante opera sono apparsi espressi con nitore.  Molto bello, per luminosità, l'Adagietto eseguito con un'andatura particolarmente rapida (quasi nove minuti) ma con un equilibrio formale impeccabile. Grande successo di pubblico. Prossimo appuntamento il 3-4-6 dicembre con Prokof'ev e Dvorák (Sinfonia dal nuovo mondo).

30 novembre         Cesare  Guzzardella

Un ottimo Bach per Maria Perrotta 

Sono numerosi i giovani pianisti italiani affascinati dalla musica di J.S.Bach (1685-1850) e dalla perfezione delle geometriche polifonie che si avvicendano in quello sterminato territorio musicale che il grande compositore di Eisenach ha costruito in circa cinquant'anni di attività compositiva. Tra le pianiste emergenti,  la Perrotta è considerata tra le migliori interpreti del grande tedesco. Si è diplomata al Conservatorio di Milano nel 1996 , ha vinto numerosi concorsi nazionali e ha preso il  terzo premio all'importante Concorso Internazionale J.S.Bach di Saarbrucken in Germania. Ieri sera nella Sala Puccini del Conservatorio milanese si è tenuto il concerto organizzato da Serate Musicale in collaborazione con Spazio/Teatro89  e la pianista ha interpretato Bach eseguendo il primo volume del Clavicembalo ben Temperato, opera notissima di elevato valore estetico e didattico. Quasi due ore di  musica per 24  preludi e fughe in tutte le tonalità. Ottima l'interpretazione della Perrota che ha mostrato timbro robusto ed energico, molto pianistco e in certi frangenti quasi organistico. Ma la sua capacità di penetrazione e la qualità di evidenziare le linee polifoniche in modo nitido ed espressivo si sono rivelate soprattutto in alcune meditate fughe. Brava!! 

28  novembre          Cesare  Guzzardella  

Un convegno su Giuseppe Martucci a Novara 

Questo 2009 ormai alla  fine è stato, in campo musicale,  l’anniversario non solo di due giganti come Haydn e Mendelssohn, ma anche di un  autore “minore”, ma non privo di interesse come il nostro Giuseppe Martucci (Capua 1856-Napoli 1909- foto). Pianista enfant prodige di fama europea, ammirato da Liszt, grande direttore d’orchestra ( fu il primo direttore italiano a dirigere il Tristano), si dedicò anche ad un’assidua attività compositiva, ignorando il melodramma allora imperante in Italia e concentrandosi esclusivamente sulle varie forme strumentali, prendendo a modello la grande musica tedesca ottocentesca, da Beethoven a Wagner. Appunto a Martucci sono dedicate le due giornate del Convegno Nazionale di Studi Musicali, con la partecipazione dei più autorevoli studiosi italiani, in programma ieri 27 e oggi 28 novembre a Novara, città sede del Centro Studi Martucciani, fondato e diretto dal maestro Folco Perrino. A conclusione della prima giornata del convegno, ieri, 27 novembre, nella sala del Conservatorio Cantelli della città piemontese, è stato proposto agli appassionati un concerto di musica cameristica del compositore napoletano, affidato a un complesso di assoluta affidabilità, l’ottimo Trio Modigliani (foto). Secondo il parere unanime degli studiosi, la produzione cameristica è quella in cui Martucci ha creato le sue cose migliori e in effetti i brani proposti hanno fornito più di un’occasione di piacevole ascolto. In generale è apparsa evidente l’influenza di Brahms, da cui Martucci trae l’intenso lirismo, la propensione alla ripresa dei temi in tempi diversi della composizione, il limitato interesse per lo sviluppo, la scrittura armonicamente densa Dei brani proposti ieri sera ci sono piaciuti soprattutto il  monumentale Trio in mi bemolle maggiore op.62 (1883) e il  Pezzo op.69 n. 3 (1888) per violoncello e pianoforte, resi abbastanza originali dal fresco vigore dei tempi veloci e dalla elaborazione dei temi, nonché da un accenno di cromatismo di stampo wagneriano e soprattutto dal perfetto equilibrio nella dialettica fra le diverse voci strumentali. Meno interessanti gli altri brani, le Due romanze op.72 (1890) per violoncello e pianoforte, la Melodia in sol maggiore op.71 (1890) e il Pezzo op.67 n.3 (1888), entrambi per violino e pianoforte. Un elogio va tributato ai tre solisti del Modigliani (Mauro Loguercio violino, Francesco Pepicelli violoncello, Angelo Pepicelli pianoforte), per la loro intesa perfetta, la precisione rigorosa, la nobile eleganza e la luminosità del suono. Bellissimi i due bis, il secondo e il terzo tempo del Trio op.101 in do min. di Brahms. Una vera ovazione del numeroso pubblico ha salutato la fine del bel concerto. 

28  novembre      Bruno Busca

I Virtuosi italiani al Coccia di Novara 

La seconda serata dell’Autunno musicale Guido Cantelli di Novara, ieri sera 26 novembre al locale Teatro Coccia, proponeva agli appassionati un impaginato tutto mendelssohniano, coerentemente con la volontà, che ha ispirato la programmazione di questo 2009, di celebrare degnamente il bicentenario del grande compositore tedesco: l’Ouverture Le Ebridi, il Concerto per violino in mi minore, la Sinfonia n.4 in la maggiore ‘Italiana’. Sul podio  Massimo Quarta, nella doppia veste di direttore e di solista, alla guida dei Virtuosi italiani un'orchestra da camera che svolge un’intensa attività concertistica in Italia e all'estero, distinguendosi come uno dei complessi più attivi e qualificati nel panorama artistico internazionale. I successi raccolti dall’orchestra in quasi vent’anni sono stati amplificati dalla recente unione con una delle più attive e riconosciute realtà italiane: l’Accademia i Filarmonici di Verona. La collaborazione tra uno dei migliori violinisti italiani del momento e un’ottima compagine orchestrale ha avuto come risultato una serata di musica di eccellente qualità esecutiva. Ancora una volta Quarta ribadisce la sua fama di violinista  completo, rigoroso ed elegante a un tempo La sua cavata calda e luminosa, che punta più al canto che al suono brillante, ha restituito un Mendelssohn di intensa dolcezza melodica e interiormente espressivo, in perfetta intesa con una orchestra a proprio agio sia nella meravigliosa tensione lirica del primo tempo, sia nell’ humour garbato del finale. Veramente splendidi, Quarta e i Virtuosi, nel rendere la tersa leggerezza del gioco tra solo e orchestra, che è la caratteristica di questo Concerto. Incantevole l’interpretazione delle Ebridi, che ha puntato a valorizzare gli impasti sonori più trasognati, nell’evocazione di un’atmosfera di onirica irrealtà, con tempi sapientemente prolungati in una specie di fantastica sospensione e coinvolgente l’esecuzione dell’Italiana, che ha esaltato al meglio la freschezza dei colori strumentali e delle limpide melodie (veramente splendidi i fiati!). Pieno il successo, proclamato dagli scroscianti applausi di un folto pubblico entusiasta.

  27  novembre         Bruno Busca  .

Matthias Goerne per il “Quartetto” 

Non c’era la sala stracolma per il recital canoro di Matthias Goerne, ma sicuramente un pubblico più selezionato, quello amante del canto ed in particolare delle dolci melodie di Franz Schubert. Numerosi comunque gli appassionati accorsi ieri sera in Sala Verdi per il concerto organizzato dalla Società del Quartetto e per ascoltare Heliopolis, raccolta di lieder selezionati dal baritono tedesco Goerne, voce  accompagnata ottimamente al pianoforte da Alexander Schmacz. La scelta dai canti su testi di Schiller, Mayrhofer, Bruchmann, Goethe, Schlegel, Schober, Leitner, ha evidenziato le qualità melodiche del grande viennese e dell’eccellente baritono dalla voce dolce e robusta al tempo stesso. I  tempi particolarmente lenti hanno ancor più messo in rilievo lo spessore poetico e intimista dei brani schubertiani interpretati con dovizia di sfumature dettate da una raro spessore interpretativo. Tra i brani, capolavori come Atys D585 o Der Konig in Thule D367  hanno reso la serata esclusiva. Perfetta l’intesa tra i due interpreti. Grande successo di pubblico.

25  novembre     Cesare   Guzzardella

Il "Quartetto di Tokio" per le Serate Musicali  

Abbiamo la fortuna di poter ascoltare con una certa frequenza una delle più prestigiose formazioni cameristiche: il Quartetto di Tokio. Lo storico gruppo d'archi nato nel 1969, è quanto di meglio si possa ascoltare oggi nel repertorio quartettistico, al pari di poche altre formazioni.  Dell'originario gruppo strumentale rimane ora solo la viola di Kazuhide Isomura, ma anche gli strumentisti subentrati in questi anni e precisamente Martin Beaver e Kikuei Ikeda ai violini e Clive Greensmith al violoncello, sono di un livello interpretativo elevatissimo. Nella splendida serata di ieri sera in Conservatorio sono stati eseguiti due quartetti di Haydn, l'Op.50 n.1 e l'Op. 76 n.4 e uno di Brahms, il N.3 Op.67. La qualità interpretativa ascoltata, di altissimo livello, rivela l'equilibrio formale in Haydn  esaltato da un perfetto equilibrio strumentale che mostra i quattro archi in sintonia e sinergia quasi da farli sembrare un unico strumento. Intonazione, dinamiche e un tocco delicato e raffinato hanno forgiato il genio del padre di questo genere musicale. Avvincente sotto ogni profilo anche Brahms con un tocco magico nell'Allegretto non troppo per la storica viola di Kazuhide Isomura. Grandissimo successo e strepitoso bis con il movimento finale del quartetto haydniano Op76 n.5. Da ricordare. 

24  novembre       Cesare  Guzzardella

All'Auditorium milanese la lezione-concerto di F.M.Colombo su Schönberg 

Continuano gli incontri musicali all'Auditorium milanese dedicati alla musica del Novecento. Ieri mattina, domenica, Francesco Maria Colombo ha diretto la Sinfonica Verdi e tenuto una lezione-concerto. L'incontro, secondo di questa serie, era sul decadentismo-espressionismo di Arnold Schönberg, il grande dodecafonista. In programma Verklärte Nacht op.4 (Notte trasfigurata- 1899) nella versione per orchestra d'archi del 1943, brano fondamentale di transizione tra la cultura tardo-romantica e quella espressionista. Colombo ha prima intrattenuto il numeroso pubblico intervenuto esprimendo in modo  molto chiaro e  preciso le caratteristiche storico-musicali  del grande viennese, inquadrando quindi lo splendido brano nel periodo letterario ed artistico ad esso contemporaneo e facendo ascoltare i principali momenti della complessa partitura. Si è passati poi all'ascolto completo del brano. Avvincente l'interpretazione di Francesco Maria Colombo.  E' riuscito a trasmettere ogni intenzione interpretativa all'Orchestra. La Verdi ha rivelato una qualità coloristica davvero eccellente in ogni sezione orchestrale penetrando con espressività nella poetica musicale di Schönberg. Al termine grande successo in una sala con un pubblico molto attento e desideroso di approfondire la non facile tematica musicale trattata. Prossimo appuntamento con Colombo e la Verdi domenica, 13 dicembre alle ore 11.00 con una lezione-concerto su Alban Berg. Altamente consigliabile. 

23  novembre        Cesare  Guzzardella 

Le Stagioni del Barocco a Novara

Decisamente intrigante il programma proposto  ai musicofili  ieri a Novara, venerdì 21 novembre, dal terzo concerto delle ‘ Stagioni del Barocco’, la serie annuale di concerti di musica barocca  giunta alla sua terza edizione. L’impaginato prevedeva, come suo centro tematico, tre concerti per fagotto, archi e basso continuo di Antonio Vivaldi: in La minore RV 498, in Do maggiore RV 474 e in Si bemolle maggiore RV 501 “La notte”, decisamente il più piacevole all’ascolto per la varietà dei ritmi e l’originalità estrosa dell’invenzione melodica e tematica. I tre concerti erano intervallati da due brevi composizioni di un  autore poco noto dei primi del XVII secolo, Giovanni Battista Buonamente, di scuola bolognese: la Sonata Quinta sopra “Poi che noi rimena” e Ballo del Gran Duca”, entrambe per due violini e continuo, dal fresco e  vigoroso ritmo di danza, di chiara destinazione cortigiana. A eseguire il programma, nella bella sala rococò del settecentesco palazzo oggi sede dell’Associazione industriali novaresi,  l’Orchestra Barocca “Città di Novara” costituitasi nel 2004, ad opera di specialisti locali in musica antica, in sinergia con l’Amministrazione comunale. La formazione, che suona su strumenti dell’epoca (originali o copie), secondo una consuetudine di fedeltà ‘filologica’ oggi diffusa ovunque per la musica antica, esegue senza la guida di un direttore. Solista della serata Leonardo Dosso (nella foto), ‘storico’ primo fagotto per quasi un ventennio all’Orchestra Rai di Milano e attualmente docente presso il Conservatorio Verdi del capoluogo lombardo. La qualità esecutiva è stata davvero ottima, tecnicamente sicura, senza sbavature nella scelta dei tempi: sia l’orchestra, sia il solista hanno saputo interpretare al meglio i ritmi gioiosi dei tempi  veloci, sia la malinconica pensosità dei tempi lenti della musica vivaldiana. Non ci ha tuttavia persuaso del tutto la timbrica strumentale: Dosso suonava un fagotto dell’epoca (una copia), dal suono piuttosto diverso dall’attuale strumento, decisamente più cupo e ’ruvido’, privo delle sfumature e morbidezze dello strumento moderno, che contrastava in modo non sempre gradevole il tessuto sonoro degli archi e del clavicembalo, oltre a essere inadatto a sostenere lunghe arcate melodiche, creando un impasto timbrico un po’ estraneo alle orecchie moderne (crediamo comunque non sia un caso che, dopo i ben 39 concerti vivaldiani, la fortuna solistica del fagotto sia venuta declinando). Pieno successo di pubblico, sottolineato dai prolungati e calorosi applausi seguiti all’unico bis, l’Adagio da un altro concerto per fagotto di Vivaldi, il numero 11 del catalogo. 

22 novembre        Bruno Busca

Damian Iorio e Massimo Quarta con la sinfonica  Verdi 

Ieri sera l'Orchestra Sinfonica G.Verdi è stata diretta da un direttore inglese, Damian Iorio, in un programma che prevedeva pagine di Verdi, Colasanti, Ravel e Prokof'ev. Motivo di ancor più interesse per l'ascolto del concerto sinfonico era la presenza di una nuova composizione della trentaquattrenne romana Silvia Colasanti, compositrice affermata anche internazionalmente. Il brano per violino e orchestra intitolato Il Canto di Atropo, vedeva la presenza di un grande dell'archetto quale Massimo Quarta, vincitore del "Paganini" nel 1991. Dopo l'Ouverture verdiana da I Vespri Siciliani, ottimamente  diretta da Iorio, siamo entrati nel clima intensamente cupo e suggestivo del brano della Colasanti. Ispirata dalla mitologia classica, l'artista romana ha costruito quindici  minuti di ottima musica nei quali sia la parte orchestrale che quella solistica esprimono tensioni emotive definite da una sorta di angosciante malinconia. I primi tre minuti introduttivi, solo orchestrali, preparano all'entrata in scena del preciso e raffinato violino di Quarta che inizia un canto melanconico prima in solitaria e poi dialogando con l'orchestra che si alterna nella tensione drammatica. Gli ultimi minuti musicali trovano il giusto inserimento del solista nel tutto orchestrale definendo una ritrovata stabilità che sfocerà nella cadenza del violino e nel visionario e luminoso finale. Molto brava è stata la Colasanti nel costruire le timbriche del suo lavoro che vedono influenze nelle sonorità di Berg, di Britten e in certa  musica orientale. Il terzo lavoro in programma, la versione per violino e orchestra di Tzigane (1924) di Ravel è stato un successo tutto di Massimo Quarta. Interprete preciso e misurato, ha un'intonazione perfetta anche nei sopracuti. L'incisività del suo tocco e la chiarezza espressiva in perfetta sinergia con i bellissimi colori della Verdi, hanno reso questa interpretazione di altissimo livello. Splendido il bis paganiniano, il Capriccio n.24, quello con le variazioni. Nella seconda parte della serata abbiamo ascoltato la Sinfonia n.5 di S. Prokof'ev, opera monumentale (1944-45) del musicista russo che alterna brevi momenti di classicità ad altri di scultoree e taglienti timbriche. Damian Iorio, giovane direttore londinese, ha mostrato grande penetrazione emotiva dirigendo ottimamente la Verdi e rivelando precisione in ogni dettaglio della maestosa sinfonia. Anche la prossima settimana dirigerà la Verdi in musiche di Malipiero (Pause del silenzio) e Mahler (Sinfonia n. 5). Serata da ricordare. Ultima replica, domenica alle ore 16,00. 

21 novembre '09           Cesare Guzzardella   

Ingrid Fliter per la Società dei concerti 

La pianista argentina Ingrid Fliter ha interpretato Chopin ieri  in Conservatorio alla presenza di un numeroso e attento pubblico. Due Notturni, una Barcarola, una Mazurca, una Polacca e 17 Valzer si sono succeduti rivelando le valide qualità di una pianista che fa del musicista polacco il suo cavallo di battaglia avendo vinto la medaglia d'argento nel 2000 al prestigioso Concorso Internazionale F. Chopin di Varsavia. La Fliter è dotata di un'ottima tecnica e sa valorizzare la musica di Chopin soprattutto laddove la  trama musicale è particolarmente trasparente e nei momenti di maggiore intimità. Il suo tocco particolarmente vellutato ha reso interessante la sua interpretazione dei Notturni, della Mazurca e di alcuni Valzer. Il pubblico ha mostrato di apprezzare la sua performance e la Fliter ha gentilmente concesso due bis: ancora Chopin con tre rare e brevi Scozzesi  e un agile Improvviso di  Schubert.  

19 novembre      C.G.

I Musici di Parma al Teatro Coccia di Novara 

I Musici di Parma e la pianista Sabrina Lanzi (nella foto) hanno inaugurato ieri sera, 17 novembre, al Teatro Coccia di Novara la nuova stagione dell’ Autunno Musicale Guido Cantelli. Il programma proponeva  due classici brani beethoveniani, l’Ouverture Egmont op. 84 e l’ottava Sinfonia in Fa maggiore op.93, cui si aggiungeva il meno noto Concerto per pianoforte e orchestra n.1 op.1 in do diesis minore di Serghjej Rachmaninov (1891, ma revisionato dall’autore nel 1917). La qualità esecutiva degli interpreti è stata nell’insieme convincente: il complesso parmense, nato nel 2002, ci è apparso solida formazione, ben amalgamata nelle varie sezioni, precisa sotto l’aspetto timbrico e dinamico, a proprio agio sia nella fresca e vigorosa letizia della sinfonia beethoveniana, sia nelle note più cupe e frementi dell’Egmont, come nelle sonorità tardoromantiche e un po’ enfatiche del concerto del compositore russo. Per l’occasione i Musici erano diretti da Enrico Bronzi, che già conoscevamo come violoncello dell’ottimo  Trio di Parma, ma avviato da qualche anno anche alla direzione orchestrale, per ora con compagini minori, come l’Orchestra Sinfonica della Valle d’Aosta o i Filarmonici di Verona: ha diretto con mano sicura, facendosi apprezzare nei momenti di maggiore cantabilità melodica, così come nelle pagine di ritmo più intenso, quali il tic-tac da metronomo dell’Allegretto scherzando o il tema frusciante del Finale della sinfonia di Beethoven. Quanto a Sabrina Lanzi, che ascoltavamo per la prima volta, ha affrontato con assoluta sicurezza tecnica l’impegnativo brano affidatole, dando prova di padronanza virtuosistica della tastiera (superba la cadenza del primo tempo) e di un fraseggio capace di cesellare con limpida esattezza le note, con  un tocco che non eccede mai nel reboante, ma appare anzi talvolta persino cameristico. Un Rachmaninov, il suo, decisamente degno di riascolto: come ci informa il programma di sala , la Lanzi è la prima donna italiana impegnata nell’integrale delle opere per pianoforte e orchestra del musicista russo. Gli scroscianti e prolungati applausi del numerosissimo pubblico hanno sottolineato il pieno successo della serata. 

18  novembre     Bruno Busca

Presentato a Milano il concerto di Barenboim a favore del Comitato Negri-Weizmann 

Oggi, 17 novembre, il Maestro Daniel Barenboim, Silvio Garattini, Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Robert Parienti, Delegato Generale per l’Europa dell’Istituto Weizmann, ed Enrico Garattini, Coordinatore di un nuova ricerca sul possibile utilizzo dell’acido retinoico nel contrasto del tumore alla mammella, hanno presentato alla stampa il nuovo Concerto Straordinario (il 14 dicembre) Hommage à Chopin”, organizzato dal Comitato Negri Weizmann, presieduto da Jeanne Nissim, che, come da tradizione si svolgerà al Teatro alla Scala, a sostegno delle ricerche in collaborazione dei due Istituti. Quest’anno, sul prestigioso palco del Teatro alla Scala, si esibirà al pianoforte il Maestro Daniel Barenboim, che eseguirà musiche di Fryderyk Chopin.  Silvio Garattini, Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri ha sottolineato: “La  ricerca biomedica diviene sempre più complessa e puo' essere affrontata solo con alte tecnologie ed attraverso collaborazioni internazionali. “Negri Weizmann” è una collaborazione di lunga tradizione che potrà continuare grazie al contributo dei nostri sostenitori”. I fondi raccolti con questo Concerto Straordinario serviranno a finanziare tre nuovi progetti di ricerca, sviluppata in collaborazione dai ricercatori dei due Istituti. Per informazioni sul Concerto: Claudia Milan (Comitato Negri Weizmann) Tel. 02 6775 724. Per prenotazioni: Comitato Negri Weizmann Tel. 02 6775 409 - info@negriweizmann.org 

17 novembre     dalla   redazione

Marc-André Hamelin alle Serate Musicali 

È tornato in Conservatorio il pianista canadese Marc-André Hamelin per le Serate Musicali. Come sempre accade nei concerti di questo eccellente solista, la scelta dei brani è stata varia e diversificata. Nella serata di ieri si è passati dal classicismo di Haydn con le Variazioni in fa minore  a quello di Mozart con la Sonata in la min. K330, al romanticismo virtuosistico di Liszt con Venezia e Napoli (da Années de Pèlerinage), al più delicato Fauré con il Notturno n.6 in re bem.magg. Op. 63. Il concerto è poi terminato con una rarità esecutiva del francese C.V. Alkan, la Sinfonia per pianoforte solo Op. 39 dai 12 Studi per toni minori. Hamelin è un pianista che definirei razionale. Arriva al dominio tecnico della tastiera e all'espressione artistica attraverso un approccio musicale tipico del  "musicista" in senso ampio (è anche un ottimo compositore). Entra nello spirito del compositore dopo un'attenta analisi dei brani e riesce a dare molto sia nei classici che nei moderni o contemporanei. Dopo le valide interpretazioni di Haydn e Mozart ha raggiunto una vetta interpretativa con i due brani lisztiani rivelando un virtuosismo strumentale ricco di sfumature espessive. Valido anche il Notturno e rilevante sotto ogni profilo l'interpretazione della Sinfonia di Alkan, musicista da lui prediletto ma ben poco conosciuto al grande pubblico. Unica pecca della serata è stata la presenza in Sala Verdi di moltissimi posti liberi per un concerto che doveva riempire ogni poltroncina. Bellissimo il bis haydniano con la Fantasia in Do maggiore. Da ricordare. 

17  novembre          Cesare Guzzardella

Mendelsshon e Beethoven per la UECO 

Doveva esserci il direttore greco-americano Peter Tiboris al concerto di giovedì della UECO, ma non è potuto intervenire. La United Europe Chamber Orchestra è tornata alla bacchetta del suo direttore stabile Massimo Palombo e il programma previsto è stato ridotto: di Felix Mendelsshon è stato eseguito il Concerto per violino e orchestra in la min. Op.64, cavallo di battaglia di tutti i grandi solisti,e di Beethoven la Sinfonia n.7. Molto brava la solista Suela Mullaj - fondatrice insieme a Palombo della UECO - nel concerto mendelsshoniano. Tocco delicato e arcate espressive hanno delineato in modo pertinente la poetica del musicista tedesco. Valida la direzione orchestrale nella notissima Settima. Successo di pubblico in una sala stipata. Prossimo appuntamento martedì 1 dicembre con "Musica & sapori"

14  novembre      C.G.

Le sorelle Labèque in Conservatorio 

Le sorelle Labèque, Katia e Marielle, sono due eccellenti pianiste note internazionalmente e nate nella Costa Basca francese. Con un repertorio pianistico particolarmente esteso, sono da sempre alla ricerca di sonorità legate al folclore della loro terra d'origine. Nel bellissimo impaginato della serata di ieri, organizzata dalla Società del Quartetto, hanno unito l'impressionismo classico di autori come Albéniz, Debussy e Ravel alla tradizione popolare del nord della Spagna scegliendo le pagine più vicine alla tradizione popolare basca. In Iberia, di Isaac Albéniz, dalla Suite per pianoforte in 4 libri, hanno individuato sette brani ricchi di riferimenti popolari e li hanno eseguiti nella trascrizione per due pianoforti di Decaux, Granados e Amargos. Interpretazioni genuine, ricche di suggestive sonorità ed espressività. Anche nella felice trascrizione per due pianoforti di Ravel dei Notturni per orchestra di  Claude Debussy, nei  brani esguiti, Nuages e Fêtes, le sorelle hanno colto l'essenza impressionistica della partitura con un calibrato senso del colore. Pezzo forte della serata è stata l'esecuzione del celeberrimo Boléro di Maurice Ravel. Autore molto legato alla Spagna, Ravel ha scritto il Boléro nel 1928. La celebre pagina orchestrale ha anche una trascrizione meno nota per due pianoforti. Un gruppo di abili percussionisti  - Fred Chambon, Paxkal Indo e Thierry Biscary - ha adattato la versione pianistica alla ritmica delle loro percussioni. Gli strumenti baschi impiegati dai nomi improbabili come il Ttun ttun, il Txepetxa, la Txalaparta -percussioni simili al tamburo o alla grancassa, solo per citarne alcune, -hanno fornito una accentuazione alla ritmica ripetitiva ma coloristicamente molto varia del celebre Boléro. Valida e originale la versione ascoltata. Al termine grande successo per tutti e due bis canori e percussivi. Il primo, un canto del folclore basco, è stato ottimamente intonato da due dei tre percussionisti -limpida la voce di Biscary- con  l'efficace accompagnamento vocale del numeroso pubblico presente in Sala Verdi (ottima l'intonazione!).  Quindi un virtuoso brano percussivo quasi improvvisato e a quattro mani ha concluso la bellissima serata. Da ricordare. 

11  novembre         Cesare  Guzzardella 

Vestard Shimkus allo Spazio/Teatro89 

E sorprendentemente talentuoso Vestard Shimkus venticinquenne pianista lettone per la prima volta in un concerto pubblico in Italia, a Milano allo Spazio/Teatro89. Nello splendido pomeriggio musicale di domenica denominato Universi Paralleli per la varietà e i contrasti dell'impaginato, l'alto, magro, sorridente e sconosciuto  -a noi italiani - Shimkus ha stupito il numeroso pubblico intervenuto all'auditorium di via F.lli Gioia 89 con un programma intelligente ed intenso: le 4 Ballate di F. Chopin, una delle Rhapsodie espagnole di F.Liszt  e dopo il breve intervallo, la Hammerklavier Op.106 di Beethoven e la Rhapsody in Blue di G. Gershwin. Pianista riflessivo, con tecnica di altissimo livello, ha dominato la tastiera con facilità esprimendo qualità musicali rilevanti in tutti i brani. Valido il suo Chopin; ha mostrato particolare sintonia con il difficile Liszt espresso con energia ma anche molta grazia, e penetrazione interiore nel Beethoven più moderno della 106. Peccato la pessima accordatura del sonoro e timbricamente valido pianoforte!!  Vestard Shimkus è anche compositore  e grande improvvisatore amante del jazz. Il suo senso ritmico è emerso in una lettura splendida della Rhapsody in Blue di Gershwin eseguita nella versione originale. Al termine ovazione del pubblico e un bellissimo bis molto scarlattiano con una rara sonata di Soler. Potremo riascoltare Shimkus in gennaio, in Conservatorio per le Serate Musicali: da non perdere!! 

10 novembre         Cesare  Guzzardella

La Turandot al Coccia di Novara 

E’ cominciata con la pucciniana Turandot la  nuova stagione lirica del Teatro Coccia di Novara, sabato 7 novembre, con replica domenica 8. Si tratta di una coproduzione del Coccia, del Sociale di Mantova e del Teatro del Giglio di Lucca, con la regia di Maurizio Scaparro, ripresa da Susanna Attèndoli, che ha scelto –giustamente, secondo noi- la versione  dell’opera quale fu lasciata interrotta dall’autore, a metà del terzo atto, con la morte di Liù., rinunciando alle più o meno improbabili “conclusioni” di Alfano o altri. La scenografia, suggestiva e raffinata, ma non particolarmente originale, è di Enzo Frigerio: singolari, peraltro, i costumi del coro, che rendono i sudditi imperiali cinesi simili a prigionieri dei campi di concentramento. L’esecuzione musicale è affidata all’Orchestra e coro del Festival Puccini di Torre del Lago, diretti per l’occasione da Giuseppe Acquaviva  (attuale segretario artistico  del  Festival pucciniano  e dal 2005 impegnato nell’attività di direzione orchestrale): un’esecuzione collaudata, scrupolosa e inappuntabile, che ha reso adeguatamente l’ inconfondibile impasto melodico e timbrico del ‘suono’ pucciniano, accompagnando efficacemente i cantanti. Il cast canoro, che nella replica dell’8, cui abbiamo assistito, era variato nei ruoli principali rispetto alla sera precedente, ci è parso generalmente di discreto livello: ci è piaciuta  soprattutto la Liù di Mina Yamazaki, soprano  dalla voce  morbida e intensa, capace di impennarsi in momenti di commovente tenerezza e valida interprete del ruolo anche dal punto di vista drammaturgico. Bene, diremmo, anche il tenore Enrico Nenci nella parte di Calaf, applauditissimo, con bis di rito, nel numero più celebre dell’opera, il Nessun dorma all’inizio del terzo atto. Un po’ incolore ci è sembrata invece in questa occasione la Turandot della giovane cantante di origine sarda Nila Masala, talvolta sopraffatta dall’orchestra e drammaturgicamente poco incisiva, ma va riconosciuto che il ruolo della Principessa è tra i più difficili del nostro teatro musicale. Interpreti adeguati delle rispettive parti gli altri cantanti, a cominciare da Luigi Roni, buon basso nel ruolo di Timur e da Leo Han, bella voce baritonale (il Gran Cancelliere Ping). Il pubblico, che ha riempito il Coccia fino all’esaurimento dei posti, ha sottolineato con entusiastici applausi  il pieno successo dello spettacolo. 

9   novembre    Bruno Busca

Jian Wang al Teatro Civico di Vercelli 

Indiscusso protagonista della quarta serata del Viotti Festival di Vercelli, sabato 7 novembre al Teatro Civico, è stato il violoncellista cinese Jian Wang (Shangai 1968), scoperto come “énfant  prodige” da Isaac Stern e dalla metà degli anni ottanta del secolo scorso presente nelle sale da concerto più prestigiose del mondo occidentale (un affascinante mistero costituiscono per noi i suoi studi musicali durante l’infanzia: come avrà fatto a studiare violoncello in Cina, in piena “rivoluzione culturale”?). Il programma gli affidava due rare perle della letteratura violoncellistica , i due concerti di Haydn in re maggiore HobVIIb:2 – il più celebre del maestro di Rohrau dei tre da lui composti per tale strumento (1783)- e in do maggiore HobVIIb:1 (1765 ca.). Si tratta, soprattutto il primo, di due autentici “banchi di prova” per  i solisti, in quanto il violoncello è qui trattato da Haydn come strumento dotato di totale autonomia melodica, dalla scioltezza espressiva e tecnica pari  a quella del violino. Wang ha interpretato stupendamente entrambi i brani, dando spazio sia alle più vellutate morbidezze del canto, con un suono caldo e talvolta teneramente appassionato, specie negli Adagio, sia ad un trascinante virtuosismo, con ardue , continue doppie corde, eseguite con stupefacente disinvoltura, soprattutto nei due tempi finali, l’apice delle difficoltà “tecniche” delle composizioni. Il numeroso pubblico presente ha seguito con entusiasmo l’esecuzione del solista, accompagnato dalla Camerata ducale, come sempre impeccabilmente diretta da Guido Rimonda, nella parte di primo violino. Lunghi e calorosi gli applausi finali, dopo i  due bis concessi dal Maestro.  Poco più che curiosità “filologiche” gli altri due brani in programma, due sinfonie giovanili di Mozart, la n. 1 in mi bem. Maggiore K 16 (1764) e la K A221/45 A in sol maggiore detta Vecchia Lambach, dal nome del monastero benedettino austriaco, ove fu trovato il manoscritto, composta probabilmente nel 1765 all’Aja. Si tratta ovviamente di opere ancora poco originali, sotto la chiara influenza di Johann Christian Bach e dello stile ‘italianeggiante’, con scarso sviluppo tematico e gusto per l’ornamentazione  galante, resa al meglio dalla direzione di Rimonda. Qualcosa della futura genialità del salisburghese si può presentire nella limpida grazia dei due tempi lenti, e l’ascoltatore attento può riconoscere con sorpresa nel tessuto melodico della K16 una sequenza di quattro note che Mozart riprenderà nel fugato finale della Jupiter. 

8   novembre     Bruno Busca

Boris Berezovsky per la Società dei Concerti 

Ha quarant'anni Boris Berezovsky, il pianista russo che da alcuni anni torna in Conservatorio invitato dalla Società dei Concerti. Virtuoso molto affermato, ieri ha impaginato un programma particolarmente intenso e ricco di liriche romantiche: prima Robert Schumann con i Davidsbündlertänze Op.6,  e poi Franz Liszt con 4 tra i più noti Ètudes d'exécution trascendante ( n. 4-5-8-11) e la celebre Sonata in si minore. Berezovsky è  un virtuoso che esprime una padronanza tecnica molto elevata e una sicurezza interpretativa che delinea in modo marcato ogni momento musicale. Nelle più dolci e interiori liriche di Schumann Berezovsky ha mostrato intensità espressiva con capacità di calibrare le sonorità anche nei momenti più intimi e discreti. L'enfasi liztiana, spesso definita da un virtuosismo trascendentale ai limiti del possibile interpretativo, sia negli Studi che nella Sonata, è stata sottolineata con forza e sicurezza,  non sempre però in modo poetico. Validi i due bis chopiniani. Grande successo in una sala Verdi  stracolma. Prossimo concerto mercoledì, 11 novembre con il giovane pianista Stefano Ligoratti. 

5 novembre       Cesare Guzzardella

Roberto Prosseda inaugura la 9° Stagione dello Spazio/Teatro89 

Lo SpazioTeatro89 di via Fratelli Zoia 89 (via Forze Armate) è una realtà periferica culturale (musica, arte, teatro, ecc.) oramai consolidata e l'organizzazione musicale di Luca Schieppati (pianista, didatta e organizzatore musicale) riesce ha reperire artisti ed interpreti  importanti quali Roberto Prosseda (foto). Il noto pianista ha infatti inaugurato la stagione musicale dello Spazio con un bellissimo concerto pianistico incentrato sulla figura di Robert Schumann e su altri compositori a lui molto vicini: Clara Schumann con le 3 Romanze Op. 11 e F. Mendelssohn- Bartoldy con alcune delle più celebri Romanze senza parole. Di Schumann  sono stati eseguiti brani quali quelli le Waldszenen Op.82, i Phantasie-Stuecke Op.111 e la nota Fantasia Op.17. Il bellissimo concerto, sostenuto anche da Serate Musicali,  era anche a sostegno di "Donatori di Musica", rete di musicisti, medici e volontari nata per portare la musica negli ospedali, tra chi vive in un situazioni difficili e spesso critiche ( www.donatoridimusica.it  ). Prosseda ha interpretato i brani ottimamente mostrando ancora una volta la sua alta sensibilità romantica. Il suono delicato e riflessivo delle timbriche è definito da un flusso musicale con andature lente e meditate che trovano nei momenti di maggiore trasparenza strutturale una situazione espressiva altamente poetica. Grande il successo tributato  dal numeroso pubblico che gremiva il piccolo ma confortevole auditorium. Prossimo concerto domenica, 8 novembre alle ore 17.00 con Vestard Shimkus al pianoforte. Ingresso euro 3, ridotto euro 1. Per informazioni: t. 02-40914901. Il 7 novembre alle ore 21.00 "Cabarettando" in lingue diverse. Ingresso euro 5.  

2  novembre       Cesare  Guzzardella

A Vercelli un omaggio ad Angelo Gilardino 

Non finisce di stupirci la Camerata ducale, formazione torinese per origine e vercellese di adozione, per la sua straordinaria capacità di  misurarsi con generi, forme e linguaggi musicali diversi, a un livello sempre molto alto di qualità esecutiva. Ieri, sabato 31 ottobre, abbiamo avuto occasione di ascoltarla in una per noi inedita “versione” quartettistica, con Guido Rimonda (foto a destra) e Marina Martianova violini, Enzo Salzano viola, Daniele Bogni violoncello, nel concerto in omaggio ad una figura storica della vita musicale vercellese (e nazionale!), il grande chitarrista Angelo Gilardino (1941- foto), maestro impareggiabile delle sei corde, il vero erede di Segovia, ritiratosi nell’81 dall’attività concertistica, per dedicarsi esclusivamente all’insegnamento e alla composizione. Il programma di sala. proponeva al numeroso pubblico presente nella suggestiva Sala dugentesca -una delle perle della Vercelli medievale- una recentissima (2008) composizione di Gilardino, il Quintetto di Lucedio per chitarra e quartetto d’archi, nei canonici quattro tempi, dedicato al prediletto allievo Giulio Tampalini (1971), che per l’occasione ha avuto l’onore di eseguire la parte chitarristica dell’opera. Il quintetto era incastonato tra un raro quartetto di L. Boccherini, l’op.VI n.1 in re maggiore, scandito nei due tempi Adagio-Allegro (1769) e quel capolavoro assoluto che è il mozartiano Quartetto in do maggiore “delle dissonanze” KV 465, l’ultimo dei sei quartetti dedicati ad Haydn dal Maestro di Salisburgo (1785). Il programma ci è parso impaginato sul filo conduttore di una ricerca di strutture armoniche ‘sorprendenti’ e ‘misteriose’, evidenti sia nella composizione di Boccherini, in particolare nell’Adagio, percorso da fremiti già romantici nelle inquiete vibrazioni melodiche e negli inconsueti sviluppi armonici, sia nel quartetto mozartiano, tutto percorso da una ardita sperimentazione armonica, dalle dissonanti note iniziali fino al Finale, dalle atmosfere schubertiane. Il quintetto di Gilardino, a sua volta, ci è sembrato ispirato a un linguaggio primo-novecentesco, “al confine fra polimodalità e  atonalità”, come dichiara lo stesso autore: ci sono piaciuti in particolare il primo tempo, “Andantino lirico, un poco mosso”, dalla sonorità misteriosa e avvolgente, generata dal ricorso insistente di una cellula tematica-base, resa splendidamente dalla chitarra di Tampalini, e l’Intermezzo (terzo tempo), sorta di virtuosistico ‘moto perpetuo’. Eccellente l’esecuzione degli strumentisti della Camerata ducale, perfettamente a loro agio anche nella musica cameristica, con una pulizia e limpidezza di suono sempre perfette, unite a  vigore espressivo e precisione tecnica inappuntabile, che ha nel primo violino di Guido Rimonda una guida salda e autorevole. Trionfale il successo di pubblico, che ha tributato a Gilardino, presente in sala, un’entusiastica ovazione, ispirata anche dall’accattivante facondia affabulatoria dell’assessore alla Cultura del Comune di Vercelli, dott. Fossale, che vogliamo qui ricordare con riconoscenza come infaticabile ed efficientissimo promotore della vita culturale della città. 

1  novembre                Bruno Busca

La stagione de I Pomeriggi si apre con la pianista russa Leschenko 

La nuova stagione de I Pomeriggi Musicali è iniziata con un concerto che ha avuto come protagonista una giovane ma molto affermata pianista, la venticinquenne russa Polina Leschenko. In programma, nella prima parte, il noto Concerto per pianoforte e orchestra Op. 54 di Robert Schumann e nella seconda, la Sinfonia n.6 "Pastorale" di L.v.Beethoven. Interessante ed avvincente  l'interpretazione della Leschenko e dell'Orchestra dei Pemeriggi nella replica ascoltata ieri. Il romanticismo schumanniano si è rivelato attraverso il tocco morbido e poetico della solista che attraverso volumi sonori particolarmente delicati e di pacata intensità ha restituito un'interpretazione lontana, nelle scelte stilistiche, da quelle più accentuate ed energiche alle quali siamo abituati - vedi Argerich o Pollini - ma decisamente valida. Eccellente la sinergia con l'orchestra ben diretta da Manacorda. Di livello artistico più basso ci è sembrata invece l'esecuzione "cameristica" della Sinfonia n.6 di Beethoven, poco "pastorale" e spesso mancante di unità timbrica, con violini poco efficaci e qualche fiato troppo in evidenza o isolato dal contesto sonoro. Valide invece le timbriche complessive nella scena de Il temporale.  Grande successo di pubblico in una sala stracolma. Prossimo concerto sabato, 14 novembre con Francesco Colombo alle prese con autori francesi.   

1  novembre        Cesare  Guzzardella 

OTTOBRE 2009

Boulez e Pollini alla  Scala 

Bellissimo il programma scelto per il concerto che ha inaugurato la stagione sinfonica della Scala: tutto Bartók. Dai Quattro pezzi per orchestra Op.12, al Concerto per pianoforte e orchestra n.2 alla suite completa da Il mandarino meraviglioso, tutti brani dal grande impatto timbrico e ritmico. Sul palcoscenico oltre alla Filarmonica scaligera un coppia di grandissimi quali Pierre  Boulez e Maurizio Pollini. La musica di Bartók ha nella tagliente ritmica percussiva una componente vitale e la perfetta forma che attraversa diversi generi musicali, dall'Impressionismo di Debussy, al Neoclassicismo Stravinskijano, all'espressionismo dei viennesi, è stata evidenziata in modo eccellente dalla calibrata, sicura e perfetta direzione di Boulez e nel Concerto, dal sempre profondo Pollini. Buona la prestazione della Filarmonica nei Quattro pezzi, meglio nel Concerto e ottima nel bellissimo Mandarino. Grandissimo il consenso tributato al termine dal numeroso pubblico ai protagonisti nella replica di ieri. Domani sera ultima replica alle ore 20.00. Da non perdere! 

30  ottobre     Cesare  Guzzardella

Quarto Concerto per il  XII° VIOTTI FESTIVAL -CITTÀ DI VERCELLI 

Sabato 7 novembre 2009 (ore 21), presso il Teatro Civico di Vercelli, è in programma il quarto appuntamento del XII Viotti Festival, stagione concertistica 2009-2010, organizzata dal Comune di Vercelli “Istituzione Vercelli e i suoi eventi” in collaborazione con l’Orchestra Camerata Ducale e con il sostegno di Regione Piemonte Assessorati alla Cultura e al Turismo, Provincia di Vercelli, Compagnia di San Paolo e Fondazioni CRT e CRV. Il ritorno del violoncellista cinese Jian Wang (nella foto) a Vercelli a seguito dello strepitoso successo di pubblico e critica ottenuto in occasione della sua precedente esibizione al Viotti Festival coincide con una serata dedicata alla celebrazione del duecentesimo anniversario della morte di Franz Joseph Haydn (1809-2009). Jian Wang offrirà infatti al pubblico vercellese la propria straordinaria interpretazione dei due concerti per violoncello e orchestra (HobVIIb:1 e 2) del compositore austriaco accompagnato dall’Orchestra Camerata Ducale. Il programma della serata sarà completato dall’esecuzione di due rare pagine sinfoniche di Wolfgang Amadeus Mozart. Sotto la direzione del direttore musicale Guido Rimonda l’Orchestra Camerata Ducale proporrà la Sinfonia n. 1 in mi bemolle maggiore KV 16, prima pagina sinfonica del genio salsburghese composta a soli otto anni, e la Sinfonia in sol maggiore «Alte Lambach» KV A221/45a, opera realizzata da Mozart nel 1765 durante il suo primo grande viaggio di istruzione nell’Europa del Nord. Questo concerto è il primo della serie di sette concerti in abbonamento che compongono il XII Viotti Fstival. Gli abbonamenti all’intera stagione concertistica saranno in vendita dal 3 al 7 novembre prossimi presso la biglietteria del Teatro Civico di Vercelli dalle 17.00 alle 20.00. I singoli biglietti saranno invece in vendita un’ora prima di ogni concerto. Per ulteriori informazioni è possibile contattare la Segreteria dell’Orchestra Camerata Ducale (011-755791) o il Comune di Vercelli (0161-596369 // 0161-596277).

30  ottobre       dalla  redazione

Una lunga maratona pianistica per Cristiano Burato 

Era numeroso il pubblico intervenuto ieri sera in Conservatorio alle Serate Musicali  per assistere alla Maratona pianistica dedicata dal pianista Cristiano Burato a F. Chopin. Due ore e tranta minuti di musica, oltre i venti minuti d'intervallo, per ascoltare le Ballate, gli Scherzi, le Polacche, uno Studio  e l'Andante spianato e Grande Polacca Op. 22 del grande compositore polacco. È terminato quasi a mezzanotte il bellissimo e originale concerto dello specialista chopiniano Burato, interprete  che nel 1996 diede una svolta alla sua carriera pianistica vincendo il prestigioso Premio Ciani. Burato è un pianista originale, ha un modo di penetrare la musica di Chopin certamente elevato e trova soluzioni dinamiche, timbriche ed espressive differenti dai canoni classici interpretativi ai quali siamo abituati, quelli di un Cortot, di un Rubinstein, di Magaloff o Pollini. Ma il suo modo esecutivo, pieno di evidenti contrasti, rivela qualità indubbie che mettono in risalto una ricercata modernità interpretativa.  Tra i brani eseguiti, tutti validi, particolare la serie delle Polacche (per ragioni di tempo non ha potuto eseguire l'ultima, l'Op.61) trattate con vigore, ricchezza sonora e personalità. Segnaliamo anche il bellissimo Studio in fa minore op. 25 n. 2 chopiniano reinventato con estro da Hans Fazzari, brano che ha riscosso grande successo di pubblico. Prossimo concerto, lunedì 2 novembre, con il pianista Anderzewski e l'Orchestra di Padova e del Veneto. 

27  ottobre         Cesare Guzzardella  

L'Idomeneo di Mozart torna alla Scala 

E' tornato alla Scala l'Idomeneo mozartiano che aveva inaugurato la stagione scaligera 2005-2006. La riuscita  regia di Luc Bondy con le scarne scene di Erich Wonder e i costumi moderni di Rudi Sabounghi integrano, questa volta, la splendida musica di Mozart diretta dall'ottima bacchetta di Myung-Whun Chung. La non facile partitura rivela un Mozart che, se pure giovane – l’opera venne rappresentata a Monaco per la prima volta il 29 gennaio del 1781- raggiunge vertici assoluti di maturità espressiva.  Il musicista salisburghese aveva rivisitato l’opera seria italiana con importanti innovazioni musicali per quanto concerne l’uso dei recitativi e delle arie. In questa drammatica ma a lieto fine vicenda, costruita su libretto di Giambattista Varesco, i recitativi e le arie si succedono senza soluzione di continuità e anche i primi  raggiungono livelli espressivi particolarmente intensi. Di ottimo livello il cast vocale della quarta rappresentazione, con la voce tenorile di  Idomeneo affidata ad un limpido Richerd Croft, intensamente soave l'Ilia di Patrizia Ciofi (foto di M.Brescia -Archivio Scala), e incisivamente robusta l'Elettra della bravissima Carmela Remigio (a sinistra); molto brava Laura Polverelli nel ruolo di Idamante, interpretazione che ricorda molto nelle timbriche e nell'aspetto quella di Monica Bacelli dell'edizione 2005. Bravi anche gli altri interpreti ed eccellente il coro curato da Bruno Casoni. Direzione avvincente quella di Chung, specie nei momenti più concitati. Grandissimo successo di pubblico. Repliche il 26-28-30 ottobre 

24  ottobre      Cesare  Guzzardella     

Federico Colli per la Società dei Concerti 

Non conoscevo il giovane pianista Federico Colli (Brescia,1988) e devo dire che l'ascolto del bellissimo concerto di ieri in Conservatorio, organizzato dalla Società dei Concerti, mi ha rivelato un eccellente interprete. Il programma presentato, vario e non facile, prevedeva musiche di Haydn, Beethoven, Bach, Chopin e Prokof'ev. Un panorama musicale articolato che alternava la classicità del delizioso brano Andante e variazioni in fa min. del Maestro di Rohrau al Preludio e Fuga in si bem. min. di Bach, la più contrastata e celebre Sonata "Appassionata" di Beethoven e il raffinato Chopin dell'Andante spianato e Polacca Op.22, per terminare con quel monumento di virtuosismo ritmico e percussivo rappresentato dalla Sonata n.7 in si bem. magg. Op.83 di S. Prokof'ev. Colli è un interprete che stupisce per tecnica e soprattutto per maturità espressiva, considerando la giovane età. Ha qualità timbriche limpide e sicure. Pianista riflessivo, è sempre alla ricerca di un'autentica ed equilibrata modalità espressiva che si rivela  con morbidi contrasti sonori. Molto versatile nel suo stile esecutivo, ha interpretato un bellissimo Haydn, un raffinato e molto chopiniano Andante con una brillante e formalmente impeccabile Polacca, di altissimo livello l'Allegro ma non troppo dell'Appassionata e ci ha stupito al termine,  con un Prokof'ev interpretato nella giusta e corretta dimensione ritmico-percussiva. Bravissimo!! Un bis eccellente, una Sonata di Domenico Scarlatti. Grande successo di pubblico. 

22  ottobre       Cesare  Guzzardella

Inaugurazione del XII Viotti  festival a Vercelli 

Venerdì 16 ottobre, nella suggestiva cornice della chiesa di S. Cristoforo, ornata dagli splendidi affreschi di Gaudenzio Ferrari, ha avuto luogo l’inaugurazione della stagione concertistica 2009-10   del Viotti Festival di Vercelli, che, giunto ormai alla XII edizione, si è guadagnato il meritato consenso di un pubblico, in costante aumento, di fedeli appassionati. Il Viotti festival è da sempre associato ad un’orchestra, la Camerata Ducale (creata e diretta dal giovane Maestro e primo violino Guido Rimonda), che per esemplare professionalità e intelligenza esecutiva si è imposta come uno dei complessi sinfonici di assoluto prestigio in Piemonte e non solo: quest’estate ha compiuto una lunga tournée nei Paesi arabi, ove ha riscosso un trionfale successo. Il  ricco e interessante programma, tutto all’insegna del Barocco, italiano e tedesco, presentava composizioni di Vivaldi (due concerti per archi e basso continuo RV 121 in re maggiore e RV 127  in re minore), Albinoni (Sinfonia a cinque per archi e basso continuo op. 2 n. 9), Torelli ( Sinfonia per tromba archi e basso continuo in re maggiore G9), Telemann (Sonata in re maggiore per tromba archi e basso continuo TWV 44:1) e di Johann Sebastian Bach la cantata  Jauchzet Gott in allen Landen per soprano tromba archi e basso continuo BWV 51, eseguita come primo pezzo del concerto. Eccellente come sempre la qualità esecutiva dei brani proposti: il ‘colorismo’caldo e brillante del barocco veneziano, così come la più complessa tessitura contrappuntistica  e l’austera gravità della coeva musica tedesca, soprattutto bachiana, sono stati interpretati al meglio da un’orchestra che ha negli archi uno dei suoi punti di forza, dal suono duttile e vigoroso a un tempo. Abbiamo seguito con particolare interesse due solisti che ascoltavamo per la prima volta dal vivo: la giovane soprano (1983) Francesca Lombardi Mazzulli, diplomata al Conservatorio di Milano, specializzata nel repertorio barocco, ma anche con qualche ruolo mozartiano (Susanna nelle Nozze di Figaro), ha dato prova, nella convincente esecuzione della cantata bachiana, di una belle voce, da soprano brillante di vigorosa forza espressiva e morbida coloritura timbrica, forse da consolidare nei registri bassi, non sempre nitidi. Superba l’esibizione dell’altro solista della serata, Ivano Buat, prima tromba del Regio di Torino e collaboratore stabile dei Pomeriggi musicali di Milano: il pubblico che gremiva la chiesa è stato rapito dalla  raffinatezza incredibile nei colori dei suoni, dall'intonazione perfetta, dal ritmo, capace  come pochi di dare voce all’estrosa contabilità delle composizioni barocche. Gli scroscianti applausi dopo il bis (un arrangiamento dell’adagio di B. Marcello per flicorno) hanno sottolineato il pieno successo di questa bella serata vercellese di musica. 

22   ottobre     B.Busca                       

Gil  Shaham per le Serate  Musicali 

Dopo i recenti virtuosismi di Uto Ughi, è tornato in Conservatorio per le Serate Musicali un altro virtuoso del violino: Gil Shaham. Questa volta in solitaria, Shaham ha deliziato il numeroso pubblico accorso in Sala Verdi con un programma integralmente bachiano: due Partite e una Sonata. Non ha ancora 39 anni ma il violinista statunitense, israeliano di origine, è tra i più acclamati e richiesti  della sua generazione. Le qualità interpretative ascoltate rivelano infatti un approccio musicale di prima categoria: intonazione perfetta, fluidità del fraseggio e alta penetrazione espressiva della musica di Bach. Shaham ha affrontato i brani del grande tedesco con determinazione, anche la  Partita n.2 in re min., quella della celebre Ciaccona, rielaborata in passato da virtuosi quali Busoni. Le varietà timbriche del sonoro violino di Shaham si sono rivelate in ogni dettaglio tecnico-espressivo, e ancor di più nella splendida Fuga della bellissima Sonata n.2 in la min. e negli oltre12 minuti della fluida Ciaccona. Grandissimo il successo ottenuto e bis con una toccante Sarabande- Double ancora di Bach. Da ricordare. Prossimo  appuntamento delle Serate, lunedì 26 ottobre con il pianista Cristiano Burato che interpreta Chopin.

20  ottobre        Cesare  Guzzardella

L’opera al cinema: Simon Boccanegra in diretta da Palermo 

Il 29 Ottobre 2009  alle h.18.30 in diretta via satellite dal Teatro Massimo di Palermo verrà trasmessa l'opera Simon Boccanegra di G.Verdi in oltre cento sale cinema Europee. L'iniziativa è il primo frutto dell'accordo tra Raitrade e Dynamic che intendono offrire una serie di appuntamenti con l'opera lirica dai migliori teatri europei direttamente sul grande schermo. Il cast del "Simone" é di prim’ordine: Amarilli Nizza, Ferruccio Furlanetto -attesissimo nel ruolo di Fiesco che fu il cavallo di battaglia del compianto Nicolai Ghiaurov - Roberto Frontali, Walter Fraccaro, sotto la bacchetta di Philippe Auguin e la regia di Giorgio Gallione.  Ormai l'opera al cinema è una realtà apprezzatissima dal pubblico. Sull'onda del successo delle trasmissioni dal Met e dal Covent Garden, anche l'Italia fa la sua parte e con questo accordo coglie la grande opportunità offerta dalle nuove tecnologie: portare l'opera lirica ad un pubblico più vasto anche dove non esiste un teatro, ridare ossigeno alla musica classica e creare una nuova generazione di appassionati. Il tutto con il dettaglio incredibile dell'alta definizione e l'audio Dolby Surround  Per informazioni sulle sale cinematografiche e per conoscere  i prossimi spettacoli in programma  consultare il sito www.dynamic.it   oppure telefonare al n. 010 272.2884  Vedi il trailer: http://www.dynamic.it/cinema_contents.php 

17   ottobre         dalla   redazione   

Uto Ughi per le Serate Musicali  

Torna puntualmente a Milano in Conservatorio il violinista Uto Ughi. Ieri sera, nel bellissimo concerto organizzato delle Serate Musicali, era accompagnato al pianoforte da Alessandro Specchi per un programma particolarmente vario che prevedeva musiche del francese J.M. Leclair, del norvegese E. Grieg, del violinista - compositore viennese F. Kreisler e del polacco H..Wieniawski. Ughi che ha anche presentato, come è suo solito fare, alcune dei brani eseguiti, ha suonato benissimo mostrando una caratura interpretativa di alto spessore e curando in modo appassionato  il suo riconoscibile vibrato timbrico sempre dolce e intensamente espressivo. Interessante la scelta dei brani, alcuni di rara interpretazione come la folcloristica  e deliziosa Sonata in re magg. "Il Tamburino" di Leclair o l'impegnativa virtuosistica Fantasia su temi dal Faust di Gounod, altri di più immediata presa come quelli di Kreisler, tra cui il celeberrimo e sempre toccante valzer Liebeslied. Un inaspettato cambio di programma ci ha dato la possibilità di ascoltare il bellissimo preludio di Kreisler in stile di Pugnani. Valida anche l'interpretazione della Sonata in Do min.Op.45 di Grieg che ci ha rivelato ancor di più le ottime qualità del pianista Alessandro Specchi, musicista di raffinata eleganza, sempre in perfetta sintonia con il grande Ughi. Grande successo in una colma Sala Verdi. Prossimo concerto per le Serata Musicali, lunedì 19 ottobre con ancora un grande solista del violino, Gil Shaham, impegnato in un programma interamente bachiano.  

16  ottobre      Cesare Guzzardella

 Francesca  Dego  e la Verdi  all'Auditorium 

Ha solo vent'anni  Francesca Dego, talentuosa violinista nata a Lecco con un bagaglio di esperienze importanti e collaborazioni con acclamati virtuosi come Accardo e Mintz. Oggi  l'abbiamo ascoltata all'Auditorium nell'ultima replica del concerto per violino e orchestra, certamente non facile, quello in Re min. Op. 47 di Jean Sibelius, cavallo di battaglia di tutti i virtuosi violinisti. L'ottima Orchestra Sinfonica Verdi era diretta da Weyne Marshall e la bella ed elegante Francesca, come sempre imperturbabile e molto sicura di sé, ha orientato l'andatura del celebre concerto tardoromantico - venne eseguito per la prima volta ad Helsinki nel 1903 - con cavate molto delicate e precise e rivelando un'intonazione perfetta senza alcuna sbavatura. Avvincente la direzione di Marshall che ha saputo nei momenti giusti mettere in rilievo le espressive melodie della solista. La Dego ha una tecnica superlativa mediata da una razionale consapevolezza che la porta a valorizzare ogni dettaglio melodico e ritmico. L'esperienza e un tocco più pennellato e robusto  non potranno che portarla a risultati ancor più rilevanti ma rimane comunque la migliore violinista ventenne italiana.  Due i bis, Paganini e Bach (sarabanda) , e splendido soprattutto  il primo con il Capriccio n. 24 del genovese, quello con le  celebri variazioni.. Bravissima Francesca. Nella seconda parte del concerto abbiamo ascoltato una  Suite dal balletto Romeo e Giulietta di Sergej Prokof'ev a cura del direttore Marshall: una dozzina di brani tratti dalle tre Suite del russo. Interessante l'interpretazione ascoltata che ha messo in risalto tutta la duttilità dell'ottima Verdi e una scelta direttoriale molto occidentale e poco russa ma comunque coerente e di ottimo gusto. Le scultoree sonorità di Prokof'ev sono state addolcite da timbriche meno taglienti e geometriche ma di grande effetto corale. Grande successo di pubblico.  www.francescadego.com

10  ottobre      Cesare  Guzzardella 

TERZO CONCERTO  XII VIOTTI FESTIVAL - CITTÀ DI VERCELLI  

Venerdì 16 ottobre 2009 (ore 21 - ingresso libero), presso la Chiesa di San Cristoforo in Vercelli, è in programma il terzo appuntamento del XII Viotti Festival, stagione concertistica 2009-2010, organizzata dal Comune di Vercelli “Istituzione Vercelli e i suoi eventi” in collaborazione con l’Orchestra Camerata Ducale e con il sostegno di Regione Piemonte Assessorati alla Cultura e al Turismo, Provincia di Vercelli, Compagnia di San Paolo e Fondazioni CRT e CRV. Il programma di questa terza serata del XII Viotti Festival è interamente dedicato alla musica barocca ed in particolare al raro ma interessantissimo repertorio per tromba, archi e basso continuo. Ospite della Camerata Ducale sarà per l’occasione Ivano Buat, prima tromba dell’Orchestra del Teatro Regio di Torino e stabile collaboratore anche dell’orchestra vercellese. Ivano Buat presenterà a Vercelli due pagine di autori che vanno annoverati tra i massimi esponenti del repertorio barocco per tromba: l’italiano Giuseppe Torelli e il tedesco Georg Philipp Telemann. Accanto a queste pagine sarà eseguita la ben più celebre cantata di Johann Sebastian Bach Jauchzet Gott in allen Landen, per soprano, tromba, archi e basso continuo, con la partecipazione del giovane ma già affermato soprano Francesca Lombradi. Completano il programma alcune pagine per archi dei due maggiori compositori veneziani del XVIII secolo: Tomaso Albinoni e Antonio Vivaldi.

9  ottobre     dalla redazione

Leonidas Kavakos inaugura la Stagione del “Quartetto”  

È partita benissimo la Società del Quartetto, storica organizzazione concertistica milanese, con il primo concerto stagionale che ha visto sul palcoscenico uno dei migliori e acclamati violinisti di oggi: Leonidas Kavakos.  Nella veste anche di direttore, il greco Kavakos ha trovato il supporto di una valente compagine strumentale quale la  Camerata Salzburg, orchestra storica austriaca che ha avuto in passato alla guida direttori quali Végh, Norrington, ecc. Il programma tutto beethoveniano prevedeva due capolavori del Maestro di Bonn: il Concerto per Violino e Orchestra Op. 61 e la Quinta Sinfonia Op.67. Kavakos ha mostrato anche di saper  ben dirigere l'eccellente orchestra ma nella parte solistica del concerto ha rivelato tutta la sua maestria di grande interprete. Il suono dolce, spesso energico e determinato del suo violino ci ha trasmesso sensazioni forti per un Beethoven dove ricchi sono i contrasti tra i piani sonori orchestrali e sempre in primo piano è  la voce del solista. Veramente splendida la resa complessiva. Interminabili gli applausi  dell'attento pubblico  che gremiva Sala Verdi. Valida l'interpretazione della Quianta beethoveniana che ha trovato nei movimenti più concitati la migliore resa estetica. Grande successo.  Prossimo concerto martedì 20 ottobre con il gruppo cameristico La Risonanza diretto da Fabio Bonizzoni nelle cantate di Haendel

7  ottobre         Cesare  Guzzardella

Un raro Donizetti alla Scala per il Progetto Accademia  

Sono proprio bravi i cantanti, gli orchestrali e i tecnici dell'Accademia del Teatro alla Scala che si sono cimentati con successo in una rarità buffa di Gaetano Donizetti, Le convenienze ed inconvenienze teatrali. L'atto unico (suddiviso in due parti), dramma giocoso su libretto di Domenico Gilardoni, venne rappresentato per la prima volta a Napoli nel novembre del 1827 e vuole essere una satira teatrale in musica sul mondo del teatro e sui variegati caratteri dei personaggi che si avvicendano sul palcoscenico. Esempio originale di teatro nel teatro, l'opera buffa donizettiana trova nella bellezza di alcune arie e nell'efficace parodia di modi rappresentativi settecenteschi i punti di forza. Bravi tutti i protagonisti- interpreti nella seconda rappresentazione che hanno dimostrato genuina teatralità altre che valida vocalità. Ricordiamo almeno Simge Buyukedes in Daria,  Simon Baylei in Procolo, l'en travesti Davide Pelissero in Agata, Shi Young Jung in Luigia, Filippo Adami, Guglielmo, Filippo Polinelli, Biscroma Strappaviscere. L'Orchestra dell'Accademia è stata ottimamente diretta da Marco Guidarini e l'efficace e divertente regia del notissimo attore comico di cinema-teatro e tv Antonio Albanese, per la prima volta in una regia lirica, ha meritato il successo tributato dal numeroso pubblico presente. Valide le scene e i costumi tradizionali di Leila Fteita e di Elisabetta Gabbioneta. Prossime rappresentazioni il 7-9-11-14 ottobre.     

6  ottobre       Cesare   Guzzardella

La Maratona-Beethoven allo Spazio-Teatro 89 Spazio-Teatro 89  

Lo Spazio-Teatro 89 in collaborazione con Serate musicali ha organizzato una Maratona-Beethoven mettendo in palcoscenico le 32 Sonate di Beethoven. Pianisti quali Cristiano Burato, Rebecca Capova, Luca Schieppati, Natalia Katyukova ed altri ancora, si sono avvicendati in Conservatorio e alla Spazio 89 di via Fratelli Zoia per questa interessante iniziativa che ha avuto il merito di far avvicinare il pubblico al sommo Beethoven attraverso l'ascolto di capolavori indiscussi ma anche alla musica contemporanea con l'esecuzione di brevi "bagatelle" commissionate per l'occasione a 12 compositori italiani quali Boccadoro, Antonioni, Campodonico, Fazzari, ecc.  Nel  pomeriggio di domenica, abbiamo ascoltato la trentenne russa Natalia Katyukova, affermata interprete e vincitrice di imortanti concorsi internazionali. Ha eseguito quattro Sonate beethoveniane e precisamente l'Op. 26, l'Op.27 n.1, la celebre Op.27 n.2 "Al chiaro di luna" e l'Op.28 "Pastorale". I brani sono stati anticipati da una breve ma significativa presentazione di Luca Schieppati, pianista, didatta e organizzatore musicale. Ottima l'interpretazione della Katyukova che ha rivelato chiarezza espressiva, robustezza di tocco e una determinata incisività. Un Beethoven di carattere ed energico. Inserite tra le Sonate abbiamo ascoltato anche due brevi bagatelle composte per l'occasione da due  compositori italiani: una Bagatella sull'Op.26 di Mauro Montalbetti e una Bagatella sulla Sonata "Pastorale" di Giorgio Colombo Taccani. Interessanti i lavori, soprattutto quello di Montalbetti e valide le interpretazioni della Katyukova.  

5 ottobre        Cesare Guzzardella

SETTEMBRE

L'Orfeo di Monteverdi  alla Scala  

Continuano le repliche al Teatro alla Scala de L'Orfeo, opera di Claudio Monteverdi su libretto di Alessandro Striggio in un prologo e cinque atti. La messinscena porta la firma per la regia, le scene e i costumi dello statunitense Robert Wilson ( foto dell'Archivio Scala) e la direzione orchestrale è di Rinaldo Alessandrini. Quello che si apprezza di più nel capolavoro che Monteverdi mise in scena per la prima volta a Palazzo Ducale a Mantova nel febbraio del 1607, è il riuscito connubbio tra l'antica  timbrica musicale, resa ottimamente dal gruppo cameristico  Concerto Italiano e dal suo direttore, e la scelta registica e scenografica di Wilson. La staticità dei personaggi presenti in scena e le scenografie essenziali e pittoriche, ben inquadrate da scelte luminose intense, trovano un equilibrio perfetto soprattutto nelle lunghe declamazioni di Orfeo e degli altri protagonisti. L'originalità dello spettacolo è completata anche dai bellissimi costumi d'epoca di Jacques Reynaud. Avvincente il cast vocale con un acclamato Georg Nigl nel ruolo di Orfeo, una ottima Roberta Invernizzi, Euridice e La Musica, e una incisiva Raffaella Milanesi, Proserpina.  Grande successo di pubblico. Ultime repliche il 30 settembre e il 3 e 6 ottobre.  

29  settembre    Cesare  Guzzardella

42° Concorso Internazionale di Chitarra “Michele Pittaluga” Premio Città di Alessandria e 14a edizione del Convegno di Chitarra -  Alessandria.  

Sabato 26 settembre 2009 si è tenuta la finale del 42° concorso internazionale di chitarra presso il Teatro comunale di Alessandria.  I tre finalisti si sono esibiti in un concerto per chitarra e orchestra, che poteva essere  scelto tra i seguenti: concerto di Heitor Villa-Lobos, Fantasia para un gentilhombre di Joaquin Rodrigo e concerto nr 1 in  La maggiore di Antonio Lauro, accompagnati con l’Orchestra Filarmonica del Conservatorio “A. Vivaldi” di Alessandria. La giuria ( foto) era composta da 7 membri di varia nazionalità, in buona parte chitarristi ma anche altri strumentisti e un architetto, presieduti dal Mo Alirio Diaz, Presidente onorario del concorso: Tania Chagnot, Marcin Dylla, Darko Petrinjak, Micaela Pittaluga, Alberto Ponce, Jukka Savijoki e Elena Zaniboni. È risultato vincitore il ventottenne ungherese Andras Csàki (1° premio- Foto -), che ha eseguito  la “Fantasia para un gentilhombre” di Rodrigo, seguito dalla coreana Kyu-Hee Park (2° premio), che ha suonato  il “concerto” di Villa-Lobos e dal francese Thomas Viloteau (3° premio), esibitosi con la “Fantasia” di Rodrigo. La preparazione  dei finalisti era di altissimo livello, i premi altrettanto elevati.  In attesa delle premiazioni,  il pubblico ha assistito ad un’interessante performance del chitarrista cubano Marco Tamajo, già vincitore della XXXIIa edizione del concorso di Alessandria, che ha eseguito l’inedito  concerto nr 2 per chitarra e orchestra di Lauro.  Nell’ambito del Concorso, prima della finale,  si è svolto il tradizionale convegno di chitarra, nella giornata di sabato 26 settembre.  Sono intervenuti Angelo Gilardino,  Francesco Biraghi,  Ciro Fiorentino, Mario Dell’Ara e Maurizio Mazzoli che hanno esposto argomenti di letteratura chitarristica; Ciro  Fiorentino ha illustrato le recenti normative sui licei musicali che entreranno in vigore nel 2010. Segnaliamo l’intervento di Dell’Ara che ha presentato un suo libro di recente pubblicazione, “Calligrafia secolare della chitarra”, un’analisi sia della diteggiatura che delle forme musicali in uso nella letteratura chitarristica del rinascimento e del barocco. Interessanti anche i contributi di Gilardino e Biraghi rispettivamente sulla forza innovativa (e all’epoca incompresa) delle   composizioni di Villa-Lobos e sugli aspetti biografici meno noti  di Tarrega. Mazzoli ha invece parlato della vita di Francesco Balilla Pratella, un chitarrista vissuto tra Ottocento e Novecento; è seguita un’interpretazione di una composizione di Pratella, “Notturno” interpretata da Marco Battaglia su di una chitarra del 1802. Infine preziosi contributi “sonori” hanno arricchito il convegno: Serena Saloni, un’allieva dodicenne di Bruno Giuffredi, ha debuttato suonando  la Partita di Brescianello, la Tarantella di Mertz e altri brani. Ancora due chitarristi di altissimo livello vincitori di precedenti edizioni del concorso di Alessandria, si sono esibiti: Irina Kulikova, ha interpretato la “Sonata III” di Manuel Ponce, mentre Marcin Dylla ha suonato la “Sonata Romantica” di Ponce e “Variazioni su un tema di Skrjabin” di Alexandre Tansman. Infine c’è stata la premiazione “Chitarre d’oro” 2009 nelle varie sezioni: Premio Speciale “Una vita per la chitarra”: liutaio catanese Antonio Scandurra.  Premio per la didattica: Mario Jalenti . Premio per la Composizione: compositore cubano Leo Brower Premio per il miglio CD: Marcin Dylla, Guitar Recital Naxos 2008. Premio per la promozione: Lena Kokkaliari .Premio giovane promessa: Alberto Mesirca Premio per la ricerca musicologica: Maurizio Mazzoli  

28  settembre        Alberto Cipriani

Il Progetto Pollini alla Scala

Penultimo appuntamento al Teatro alla Scala del Progetto Pollini, rassegna musicale ideata dal grande pianista milanese che accosta la migliore tradizione musicale classica con il periodo moderno del Novecento e i nostri giorni. Nell'entusiasmante concerto di ieri sera, Riccardo Chailly ha diretto la Gewandhausorchester di Lipsia -orchestra che segue stabilmente dal 2005-  in un programma prevalentemente classico che ha avuto come primo brano una composizione giovanile di Luigi Nono del 1951: Composizione per orchestra n.1. Il brano appartiene al periodo nel quale il compositore veneziano seguiva i corsi estivi di Darmstadt e assimilava le modalità compositive della Seconda Scuola di Vienna sperimentando anche l'elettronica. Molto trasparente e formalmente rilevante il brano seriale di Nono  restituito dalla ottima direzione di Chailly. La Sinfonia n.4 Op.90 "Italiana "di F. Mendelssohn-Bartholdy nell'edizione di Bretkopf & Härtel era in prima esecuzione italiana e la direzione quasi "cameristica" di Chailly ci ha rivelato un Mendelssohn essenziale, luminoso e di grande intensità melodica. Eccellente in questo caso l'interpretazione ascoltata con un modo di melodiare molto italiano. Nella seconda parte della serata è salito sul palcoscenico Maurizio Pollini per il Concerto n.4 Op.58 di L.v. Beethoven. Ricordiamo che il programma con gli stessi interpreti e la stessa orchestra ha avuto precedenti a Parigi e a Lipsia. Ottima l'interpretazione pianistica e orchestrale fornite e di rilievo l' integrazione tra le parti solistiche  e quelle dell'orchestra. La cadenza dell'Allegro moderato ci ha rivelato un Beethoven moderno e quasi improvvisatorio  e l'Andante con moto è stato eseguito con profonda intensità espressività. Grandissimo il consenso di pubblico tributato al termine della serata con lunghi e fragorosi  applausi. Nessun bis. Evento da ricordare.  

27  settembre      Cesare  Guzzardella

Viktoria Mullova per il MiTo  

Ultimo appuntamento per la rassegna musicale MiTo. Ieri sera in Conservatorio la violinista Viktoria Mullova, anche in duo con il bravissimo clavicembalista Ottavio Dantone, ha tenuto un concerto in Sala Verdi interamente bachiano culminato con la celebre Ciaccona dalla Partita n.2 in re minore per violino solo BWV 1004 . Dopo la Sonata n.1 in Sol min. Per violino solo BWV 1001 è entrato in scena anche Ottavio Dantone, tra i migliori clavicembalisti italiani e fondatore nel 1996 e direttore dell'Accademia Bizantina, formazione cameristica specializzata nel repertorio barocco. Due i brani proposti in duo, la Sonata n.1 e n.4 per violino e cembalo BWV 1014-1017. Ottime le interpretazioni: la Mullova rimane tra le migliori interpreti violinistiche con una predilizione per il repertorio bachiano dove ha mostrato elevata espressività attraverso un tocco limpido mediato da una solida e precisa tecnica, da una perfetta intonazione priva di sbavature e ricca di timbriche e da un equilibrio formale eccellente. Ottima anche l'intesa tra i due solisti. Grandissimo successo  in una sala con numeroso pubblico. Al termine un bis ancora di Bach.  

25  settembre            Cesare  Guzzardella  

La Gustav Mahler Jugend Orchester per i bambini di Haiti  

Si preannunciava un evento importante quello organizzato dalla Fondazione Rava - N.P.H Onlus al Teatro alla Scala per ottenere fondi per la costruzione di laboratori artigianali, strutture scolastiche, fabbriche di pane, ecc., tutte destinate ai bambini e ai ragazzi di Haiti, e lo è certamente stato. L'orchestra fondata da Abbado nel lontano 1986, formata da giovani strumentisti particolarmente dotati e provenienti da tutte le nazioni è stata diretta per l'occasione dall'eccellente Franz Welser-Möst e ha mostrato delle qualità musicali sorprendenti, degne delle migliori orchestre mondiali. Sia il brano iniziale, il Concerto per violino e orchestra n.1 Op.19 di S. Prokof'ev - solista la giovane e bravissima  Lisa Batiashvili - che la Sinfonia n.5 Op.64 di Čajkovskij hanno riscosso un successo meritatissimo per l'elevato spessore interpretativo che la compagine orchestrale ha rivelato. Ogni sezione strumentale e ogni singolo strumentista hanno dato il massimo in termini di impegno, concentrazione e resa coloristica. Molto caldo, dettagliato e perfettamente intonato lo Stradivarius Engleman  dalla Batiashvili ed energica e ritmicamente avvincente la Sinfonia Čajkovskijana. Al termine un lungo bis ancora di Čajkovskij ha coronato una serata veramente unica. Il 25 maggio 2010 il Teatro alla Scala ospiterà la sua Filarmonica con la direzione di Alexander Loquinch, anche solista al pianoforte, per un altro importante evento benefico a favore della Fondazione Rava. Chi volesse aiutare i bambini di Haiti può seguire queste indicazioni:  Fondazione Francesca Rava - N.P.H. Italia Onlus V.le E. Caldara, 43 - 20122 Milano, Italia Tel. 02/54.12.29.17 - Fax 02/55.19.49.58  e-mail: info@nphitalia.org  www.nphitalia.org  -  www.francisville.org  

21  settembre     Cesare  Guzzardella

Toshio Hosokawa in Conservatorio per il MiTo  

Il concerto serale di venerdì 18 settembre in Conservatorio per il MiTo omaggiava il compositore giapponese Toshio Hosokawa (1955) con tre suoi recenti brani strumentali. Alla guida dell'Orchestra Sinfonica della Rai c'era il direttore tedesco Jonathan Stockhammer che ha ottimamente diretto tre originali lavori. Tabi-bito Wanderer per percussioni e orchestra, lavoro del 2000 in prima esecuzione italiana prevede l'utilizzo di un percussionista che introduce e conduce timbricamente il lungo brano, circa 32 minuti, con rilevanti  interventi solistici, come la lunga, espressiva ed animata cadenza della terza parte. Da rilevare la meditata gestualità dell'eccellente solista, il percussionista Isao Nakamura, che riesce a sorprendere per varietà timbrica dei mezzi impiegati. Anche gli interventi orchestrali - una ampia e ricca orchestra-  che si intervallano o si sovrappongono ai ritmi percussivi sono particolarmente interessanti e il concerto sinfonico è indubbiamente caratterizzato da modalità musicali che si rifanno sia alla tradizione occidentale novecentesca (spesso si riscontrano le timbriche di Varèse), che ad una concezione meditativa molto orientale. Il secondo brano in programma è caratterizzato dalla presenza di uno strumento solista particolare il shõ, una sorta di piccolo organo a bocca che emette suoni particolarmente acuti, incantati e pungenti. Cloud and  Light, per shõ e orchestra da camera, composto nel 2008 (circa 20 minuti la durata) , era in prima esecuzione assoluta e vedeva come solista la giapponese Mayumi Miyata (nella foto) specialista di questo strumento. Molto suggestive le atmosfere timbriche orchestrali rivelate dall'ottima orchestra e ben definito il linguaggio stilistico meditativo e visionario dell'autore. Il concerto è terminato con un lavoro orchestrale del 2005, Circulating Ocean per orchestra. In otto parti più una introduzione, il brano dura circa 22 minuti e vuole rappresentare sonorità legate all'ambiente marino di debussyana ispirazione. Le lunghe note introduttive iniziali ci immergono in un'atmosfera calma e visionaria che nel corso del tempo si carica di tensione come nei brani centrali denominati Tempesta e Onde. Molto efficace l'ochestrazione e la scelta timbrica del bravissimo Hosokawa (nella foto) che, presente in Sala Verdi, al termine del concerto ha ricevuto lunghi e sentiti applausi dal relativamente numeroso (l'ingresso era libero!) e selezionato pubblico presente. Un compositore di qualità da tenere ben presente!  

21  settembre       Cesare  Guzzardella

Un concerto alla Scala per i bambini di Haiti  

Domenica 20 settembre al Teatro alla Scala si esibirà per la prima volta la Gustav Mahler Jugendorchester, l’orchestra giovanile più famosa al mondo, fondata da Claudio Abbado, 110 tra i migliori giovani talenti europei provenienti da 26 paesi, diretti dal Maestro Welser Most. Musiche di Prokofiev e Chajkovsky, con la presenza della solista star internazionale il violino Lisa Batiashvili. Saranno presenti le madrine dei bambini di Haiti: Martina Colombari e Paola Turci. Arriverà per l'occasione Padre Rick Frechette, sacerdote e medico in prima linea, direttore dei progetti NPH in Haiti. I giovani per i giovani: grazie al sostegno di Coccinelle (che in questa occasione lancerà la nuova borsa etica Goodie Bag), l’intero ricavato sarà devoluto alla Fondazione Francesca Rava - N.P.H. Italia Onlus per il progetto Francisville – città dei mestieri, che salverà migliaia di bambini e darà loro un futuro nel paese quarto mondo di Haiti, dove 1 bambino su 3 muore prima dei 5 anni, 1 su 2 non va a scuola, e il 70% della popolazione non ha lavoro. Per donare: c/c bancario Banca Mediolanum SpA - Ag. 1 di Basiglio (MI) IBAN: IT 39 G 03062 34210 000000760000 BIC: MEDBITMM  . Per informazioni: Fondazione Francesca Rava - N.P.H. Italia Onlus V.le E. Caldara, 43 - 20122 Milano, Italia Tel. 02/54.12.29.17 - Fax 02/55.19.49.58  e-mail: info@nphitalia.org  www.nphitalia.org   www.francisville.org

17  settembre       dalla  redazione

Ultime repliche alla Scala per Sogno di una notte di mezza estate  

Il mondo fiabesco e il mondo classico si fondono nel cuore di una magica foresta vicino ad Atene, dove il re e la regina delle fate, Oberon e Titania, litigano per un paggio, rievocando le antiche contese tra Giove e Giunone. Oberon incarica quindi  un folletto, Puck, simbolo della capricciosità dell’amore ma anche del mondo tenebroso e pauroso della superstizione e del mistero profondo della natura, di procurargli un fiore particolare: chi viene a contatto con il suo succo mentre dorme, al risveglio s’invaghisce della prima persona che vede. Oberon vuole che Puck compia l’incantesimo su Titania, perché possa riconciliarsi; e gli ordina anche di far innamorare un giovane, Demetrio, di una fanciulla, Elena, che da tempo spasima invano per lui. Nella foresta si trova anche un’altra coppia, Lisandro ed Ermia: quest’ultima dovrebbe sposare contro la sua volontà proprio Demetrio, scelto dal padre, e il duca di Atene Teseo le ha ordinato di obbedire. Ermia ha invece deciso di fuggire con Lisandro, che ama, riamata. Ma  Puck commette un terribile errore: scambiando Lisandro addormentato per Demetrio, gli versa il succo del fiore magico negli occhi; Lisandro, svegliandosi, vede Elena e inizia a corteggiarla, dimentico di  Ermia, che si dispera. Poco dopo, anche Demetrio cade vittima della magia e s’innamora, naturalmente ricambiato, di Elena. Ma Lisandro e Demetrio sono rivali, si contendono la stessa donna,  e quindi duellano inseguendosi nella foresta. Anche l’incantesimo su Titania sortisce effetti indesiderati: svegliandosi, la regina delle fate vede un uomo con una testa d’asino – è in realtà un artigiano ateniese così trasformato da Puck, e qui si ritrovano tracce de L’asino d’oro di Apuleio– e se ne innamora. Sarà risolutivo l’intervento di Oberon, che, con l’aiuto di Puck, userà i poteri magici del fiore per rimettere tutto a posto: Titania si riconcilierà con lui, Lisandro amerà di nuovo  Ermia. Il duca Teseo, che si sposa con la bella Ippolita, consentirà, insieme alle sue, le nozze delle due coppie di giovani: e l’amore trionfa (A.B.). La commedia di Shakespeare venne coreografata da Gorge Balanchine nel 1962 sulle splendide musiche di Felix Mendelssohn-Bartholdy  e da allora rappresenta uno dei capisaldi del balletto mondiale. Il Teatro alla Scala in questi ultimi anni ha portato la splendida coreografia con le scene e i costumi di Luisa Spinatelli in giro per il mondo. Nella replica di ieri eccellenti le prime parti che hanno visto una superlativa Gilda Gelati nel ruolo di Titania, un dinamico e perfetto Antonino Sutera in Oberon e un elegante  Mick Zeni nel Cavaliere di Titania. Bravissimi anche Maurizio Licita in Puck e tutti gli altri (a destra foto di M. Brescia-Archivio Scala). Ottime la direzione musicale di David Garforth e la parte vocale curata da Alfonso Caiani. Ultima replica il 18 settembre alla ore 20.00  .

16  settembre                Cesare  Guzzardella

Una martona classica per il Mito al Dal Verme

Una domenica molto musicale quella di ieri al Dal Verme per il MiTo-SettembreMusica. Alle 15.00 il pianista finlandese Olli Mustonen(foto), anche direttore dell'Orchestra di Padova e del Veneto, ha interpretato prima un raro P.Hindemith con  I quattro Temperamenti per pianoforte e orchestra d'archi e poi il celeberrimo Concerto n.3 Op.37 di L.v.Beethoven; alle 18.00 un gruppo cameristico di sei strumentisti alternandosi nei brani in programma ha interpretato Debussy: nella Chansons de Bilitis era presente anche una voce recitante inconsueta per il mondo musicale, quella dell'attrice Catherine Spaak. La maratona è terminata con il concerto serale delle 21.00 che proponeva un omaggio al compositore, pianista e didatta Marcello Abbado con ben quattro brani in programma scritti di recente. Dei concerti ascoltati segnaliamo l'ottima interpretazione del brano di Hindemith. Il neoclassicismo hindemithiano dal sapore molto antico, specie nella parte orchestrale, è stato ben rivelato da Mustonen  che  ha centrato il bersaglio sia con un'ottima interpretazione pianistica che con una direzione accurata. Meno convincente l'interpretazione del concerto beethoveniano. Il classicismo del bellissimo concerto ci è sembrato eccessivamente modernizzato dal tocco  marcato e frettoloso del pianista (ma il pianoforte era ben accordato?). Il concerto serale è stato un omaggio all'ottantaduenne compositore Marcello Abbado e i quattro recenti brani proposti ci  hanno particolarmente soddisfatto. Dopo la  Sinfonia degli Arrivi (2006), evocazione della notissima Sinfonia degli Addii haydniana -  qui i musicisti entrano sul palcoscenico uno alla volta ed è il primo violino a emettere le prime semplici note che determinano l'ossatura portante dell'interessante brano- abbiamo ascoltato due rilevanti concerti  per solista e orchestra: il Concerto per arpa e orchestra d'archi (2003) e il Concerto per flauto e orchestra (2002). Bravissime le soliste: l'arpista triestina Maria Gamboz (nella foto) e la flautista croata Dive Franetovic (foto), entrambe dedicatarie dei lavori. Molto valida la ricerca timbrica  operata da Abbado:  i solisti  hanno dialogato con autorevolezza con i validi strumentisti de I Pomeriggi Musicali guidati dal bravissimo Vittorio Parisi. L'ultimo breve e divertente brano in programma ha visto la presenza al pianoforte del compositore stesso: l'Ostinato sopra un ritmo della sinfonia del Signor Bruschino di Rossini, per pianoforte, archi e percussioni (1994) ha concluso giocosamente la bellissima giornata musicale. Pubblico entusiasta ma molti posti liberi .

14  settembre           Cesare  Guzzardella

Murray Perahia per il MiTo in Conservatorio  

Tra i numerosi appuntamenti programmati al MiTo, il concerto tenuto ieri sera in Conservatorio dal pianista Murray Perahia, nelle vesti anche di direttore d'orchestra, e dalla notissima compagine orchestrale inglese Academy of St.Martin in the Fields merita una maggiore attenzione. L'impaginato prevedeva brani di J. Christian Bach, W.A.Mozart e J.S. Bach. Dopo una poco nota Sinfonia concertante di Bach figlio, ben interpretata dalla formazione senza direttore, il livello interpretativo e la qualità musicale sono andate in alto col bellissimo Concerto n.17 in sol maggiore K453 di Mozart. Perahia ci ha rilevato un Mozart classicissimo, di altissimo spessore anche nella parte orchestrale. Il pianista, nato a New York, è uno dei massimi interpreti dei concerti pianistici mozartiani e riesce a rendere ogni dettaglio tecnico-timbrico con semplicitá e nitore espressivo attraverso una evidente leggerezza di tocco ed un fraseggio  raffinato e colorito. Dopo l’intervallo abbiamo ascoltato un ottimo e classico Bach  con il Concerto in re magg.  per pianoforte ed archi Bwv 1054  e al termine ancora Mozart con una stupenda Sinfonia  n.38 “Praga” che ci ha mostrato un Perahia bravissimo anche nella direzione orchestrale. Grandissimo successo in una sala al completo.  

12  settembre  2009          Cesare   Guzzardella

Ultime repliche alla Scala  per il balletto Sogno di una notte di mezza estate 

Lunedi 14 settembre, con repliche il 15 e il 18,  il Corpo di Ballo riprenderà le recite di Sogno di una notte di mezza estate,  che vedrà in scena gli interpreti scaligeri che hanno già  preso parte, con grande riscontro del pubblico, alle prime rappresentazioni. Per informazioni: www.teatroallascala.org

      dalla redazione

Al Parenti Io Hitler di Del Corno per il MiTo  

Ieri sera al Teatro Parenti per il MiTo è stato rappresentato il nuovo lavoro di Filippo Del Corno: Io Hitler. La pièce tetrale, atto unico in 21 brevi scene, è nata dalla collaborazione del trentanovenne musicista milanese Del Corno (foto) con il romanziere Giuseppe Genna, autore del testo. Sul palcoscenico troviamo un unico attore nel ruolo di Adolf Hitler, il bravissimo Fulvio Pepe (nella foto in basso). L'azione teatrale, dalla durata complessiva di circa un'ora, racconta  la vita del dittatore dal 1905 al 1933 e presenta una scena essenziale nella quale su di uno schermo vengono proiettate immagini e sequenze filmiche d'epoca sulle quali si sovrappone la realistica recitazione di Pepe. L'idea scenica, particolarmente originale, realizzata da Giovanni De Francesco e la valida  regia di Francesco Frongia sono integrate in modo unitario dalle musiche gravi, incisive e ritmiche di Del Corno che con abiltà compositiva è riuscito a tradurre musicalmente il linguaggio retorico del dittatore. Molto bravi i musicisti dell'Ensemble Sentieri selvaggi diretti da Carlo Boccadoro nell'interpretare musicalmente l'azione scenica che trova un'avvincente riuscita soprattutto nel complesso del  lavoro collettivo.  Successo di pubblico in una sala al completo con una ampia rappresentanza di musicisti e giornalisti. Questa sera replica alle ore 21,00.

10  settembre     Cesare  Guzzardella

Viotti Festival di Vercelli

Giovedì 10 settembre 2009 (non sabato 12 come precedentemente comunicato) presso il Teatro Civico di Vercelli è in programma il secondo appuntamento del XII Viotti Festival 2009-2010. Protagonisti della serata - interamente dedicata alla musica da film e ai più grandi successi della canzone internazionale - saranno la voce del cantante cileno Oscar Feliu e il violino di Guido Rimonda, accompagnati dalla Camerata Ducale diretta per l'occasione da Luigi Abenante. Durante la serata sarà presentato al pubblico ed alla stampa il programma dei restanti appuntamenti del XII Viotti Festival.

2 settembre        dalla redazione  

Xian Zhang e la Sinfonica G. Verdi alla Scala

Debutta al Teatro alla Scala il nuovo Direttore Musicale della Verdi Xian Zhang, che rinnova il tradizionale appuntamento di inizio stagione della compagine sinfonica.Prima di tale ruolo, Xian Zhang ha ricoperto l’incarico di “Associate Conductor” della New York Philharmonic (prima titolare della “Arturo Toscanini Chair”) per tre anni, dopo essere stata Assistant Conductor per un anno. Domenica 6 settembre alle ore 20.00 la Verdi si esibirà in un concerto dal gusto tradizionale che coniuga Beethoven e il Novecento, dei e marionette sentimentali “raccontate” da Beethoven e Stravinskij. In programma l’ouverture dall’unico balletto di Beethoven, Le creature di Prometeo ; a seguire, Petruška di Stravinskij nell’edizione originaria del 1911 e, ancora di Beethoven, la Sinfonia n. 7, che alla sua prima esecuzione nel 1813 ottenne un enorme successo.  

1  settembre      La redazione

LUGLIO

INAUGURAZIONE DEL XII VIOTTI FESTIVAL - CITTÀ DI VERCELLI 2009-2010

Sabato 1 agosto 2009 (ore 21 - ingresso libero), presso la Basilica di S. Andrea in Vercelli, è in programma l’appuntamento inaugurale del XII Viotti Festival, stagione concertistica 2009-2010, organizzata dal Comune di Vercelli “Istituzione Vercelli e i suoi eventi” in collaborazione con l’Orchestra Camerata Ducale e con il sostegno di Regione Piemonte Assessorati alla Cultura e al Turismo, Provincia di Vercelli, Compagnia di San Paolo e Fondazioni CRT e CRV. La suggestiva cornice della Basilica di S. Andrea ospiterà il tradizionale concerto di S. Eusebio, che quest’anno vedrà affiancarsi all’Orchestra Camerata Ducale (nella foto) diretta da Guido Rimonda il grande baritono Renato Bruson, uno fra i più grandi alfieri del belcanto italiano degli ultimi cinquant'anni. Il pubblico del Viotti Festival avrà così modo di poter apprezzare l'inconfondibile bellezza della voce di Renato Bruson, unita alla sua non comune statura artistica ed interpretativa, in un programma interamente sacro, cha a pagine ben note (Ave verum corpus di Mozart e Panis Angelicus di Franck) accosta alcune gemme della produzione italiana di fine Ottocento (Mascagni e Tosti). Di particolare rarità è il Tantum Ergo di Francesco Paolo Tosti, pagina inedita tornata a nuova vita artistica grazie all'instancabile attività di ricerca e scoperta di Renato Bruson. A questo proposito l'Orchestra Camerata Ducale porge un sentito ringraziamento all'Istituto Nazionale Tostiano di Ortona (CH) per la gentilezza con la quale ha fornito il materiale orchestrale - a tutt'oggi in attesa di pubblicazione - per l'esecuzione del brano. A completamento della serata la Camerata Ducale eseguirà alcune pagine strumentali nelle quali alcune «prime parti» dell'Orchestra saranno impegnate in veste di solisti. Il flauto di Maurizio Saletti sarà l'autentico protagonista della celebre Ouverture in si minore per flauto, archi e b. c. BWV 1067 di Johann Sebastian Bach, mentre Guido Rimonda (violino), Enzo Salzano (viola) e Daniele Bogni (violoncello) eseguiranno la mozartiana Sinfonia concertante in la maggiore per violino, viola, violoncello e orchestra KV Ahn. 104 (320e), pagina di rarissima esecuzione. L'Orchestra Camerata Ducale dà quindi appuntamento al proprio pubblico per il 12 settembre prossimo (ore 21.00 - ingresso libero) presso il Teatro Civico di Vercelli per il secondo concerto della stagione 2009/2010. Nell'occasione sarà presentato a pubblico e stampa l'intero calendario del XII Viotti Festival. I più cordiali saluti e ringraziamenti,  Associazione Camerata Ducale.  Front Office ufficio Cultura Comune di Vercelli Tel. 0161-596369 // 0161-596277
Associazione Camerata Ducale Tel. 011-755791

  20 luglio       la  redazione

Il Teatro Bol'Šoj di Mosca alla Scala  

Grandissimo successo ieri sera al Teatro alla Scala per l'ultima replica e quarta rappresentazione dell'Evgenij Onegin di Čajkovskij con l'Orchestra e il Coro del Teatro Bol'Šoj di Mosca. L'ottima direzione di Alexander Vedernikov (nella foto) ha messo ben in risalto le splendide musiche del Maestro russo sottolineando anche le valide interpretazioni del cast vocale che hanno trovato nella voce di Ekaterina Ščerbačenko, nel ruolo di Tat'jana, il punto di forza. Bravi anche Vjačeslav Sulimskij, Onegin, Margherita Mamsirova, Ol'ga, Roman Šulakov, Lenskij, Makvala Kasrašvili in Larina e gli altri. L'ottima regia di Dmitri Tcherniakov meritava una scenografia forse maggiormente diversificata nelle sette scene che formano il lavoro di taglio tradizionale. Le ottime luci di Gleb Filshtinsky hanno comunque dato spessore coloristico alla scena monotematica incentrata attorno al grande tavolo ovale. Al termine, interminabili applausi in un teatro al completo.  

17  luglio     Cesare Guzzardella  

Pink Floyd Ballet al Teatro alla Scala  

Nei primissimi anni 70' ascoltavo anche la musica "progressiva", soprattutto inglese,  e anche quella più psichedelica e ricca di effetti dei Pink Floyd e non avevo ancora visto una coreografia costruita su quella che per me allora costituiva la musica di riferimento dove le influenze del rock, del jazz e della musica barocca  del '600 e del '700 si intravedevano. E' con un particolare uso della  tecnologia elettrica  che i Pink Floyd sono entrati nella storia del Rock, con quei lunghi suoni riverberati della chitarra di David Gilmour, con quel colorismo dal sapore "sinfonico"  e, con quella ritmica ed espressività tutta inglese,  realizzarono i loro memorabili album che ancora adesso le nuove generazioni ascoltano. Con le formidabili coreografie  del Pink Floyd Ballet ( foto di M. Brescia- Archivio Scala) create da Roland Petite  nel 1972 e poi potenziate nel corso degli anni con l'aggiunta di nuove parti - brani aggiunti nel 1991 e nel 2004, la musica del gruppo  trae un ulteriore vantaggio. E' dalle "spaziali" musiche dei Floyd che le coreografia sono nate e Roland Petit ha interpretato come meglio non poteva le suggestive sonorità. Nella sesta rappresentazione scaligera di ieri sera ancora una volta il teatro era al completo ed è curioso evidenziare che l'età media del pubblico presente fosse almeno di quindici anni più bassa. Non si può che elogiare il Corpo di ballo del Teatro alla Scala che trova una stupefacente coralità espressiva in tutte le 13 sequenze musicali ma che ha avuto anche momenti di singoli trionfi con i solisti presenti in questa rappresentazione: Alessandro Grillo, Marco Agostino, Antonella Albano, Riccardo Massimi, Emanuela Montanari, Antonino Sutera, Mick Zeni, Luana Saullo, Marco Agostini, Maurizio Licitra, Lara Montanaro, Matteo Gavazzi, tutti bravissimi. Splendide le luci di Jean-Michel Désiré e straordinario anche coreograficamente il bis che conclude l'ora e mezza di grande spettacolo con la replica di One Of These Days dall'album Meddle. Grandissimo successo. Repliche il 9 - 10 luglio.  

8 luglio  2009      Cesare  Guzzardella

GIUGNO

L'Aida alla Scala  

Grande successo di pubblico al Teatro alla Scala per l'Aida diretta da Daniel Barenboim, per la regia e le scene di Franco Zeffirelli. La ripresa dell'opera di Verdi che aveva inaugurato la stagione musicale del 1996-97  trova il punto di forza nell'ottima direzione di Barenboim. Il direttore unisce alla visione quasi sinfonica dell'opera una capacità di penetrazione lirica di alto livello, rispettando la vocalità dei singoli artisti e creando una sinergica unità musicale anche con le splendide parti corali preparate dal bravissimo Bruno Casoni. La compagine canora, diversificata nelle differenti recite,  è stata, nella rappresentazione ascoltata ieri, complessivamente solo di buon livello. Ottima  la voce  di Manon Feubel, una Aida  ( Foto dall'Archivio Scala) particolarmente espressiva con bella timbrica, chiara e dettagliata in ogni registro. Brava Anna Smirnova, Amneris; teatralmente e vocalmente incisivo Juan Pons nel ruolo di Amonastro e ottimo anche Carlo Cigni, il Re; valida l'interpretazione di Giorgio Giuseppini, Ramfis, mentre di poco rilievo il Radamès di Walter Fraccaro, una voce mancante di chiarezza e poco voluminosa. Per la regia e le dorate scene di Zeffirelli si è tanto parlato in passato e rivedendo, a otre due anni di distanza, le luminose e sfarzose scene del primo e del secondo atto siamo più tolleranti e comprensivi. Bravissimi i ballerini nelle coreografie di Vassiliev con gli eccellenti Sabrina Brazzo, Andrea Volpintesta e Flavia Vallone.Teatro al completo e pubblico soddisfatto. Ricordiamo il cast delle prossime repliche: Maria José Siri il 27 giugno e il  6 luglio; Anna Smirnova il 27 giugno e il 6 luglio; Luciana D’Intino il 4 e l' 8 luglio; Walter Fraccaro il 6 luglio; Stuart Neill il 27 giugno; Salvatore Licitra il 4 e l'8 luglio.  

26  giugno 2009           Cesare Guzzardella

Rudolf Buchbinder per la Società dei Concerti  

Torna tutti gli anni in Conservatorio il pianista austriaco Rudolf Buchbinder per la Società dei Concerti e anche ieri è stato accolto da un numeroso pubblico a conclusione della bellissima stagione concertistica dell'importante Fondazione musicale milanese. Buchbinder rappresenta uno dei vertici interpretativi del pianismo classico mondiale e nel bellissimo concerto tenuto ieri sera in Sala Verdi ha impaginato un programma alternando Haydn a Beethoven e rivelando ancora le sue eccellenti qualità d'interprete. L'interiorizzazione totale di ogni dettaglio musicale è frutto di un assimilazione straordinaria del mondo musicale classico, soprattutto  tedesco e austriaco. Esaustiva la scelta dei brani presentati: dal primo Beethoven con la Sonata n.1 in fa min. Op.2 n.1, all'ultimo Haydn con la Sonata in mi bem. HobXVI/52, dalla Sonata in fa magg.Hob XVI/23 ancora di Haydn, alla Sonata n.3 in Do magg. Op.2 n.3 del maestro di Bonn, tutti eseguiti con grande espressività, varietà di tocco, sottolineando l'intreccio di tutte le linee melodiche e con una classicità interpretativa tipica dei grandi interpreti austriaci. Grande successo di pubblico al termine e due i bis concessi con il finale della Patetica e lo Scherzo dall'Op.31 n.3, sempre di Beethoven. Da ricordare   

18  giugno     Cesare Guzzardella     

Il pianista Louis Lortie per le Serate Musicali  

Torna puntualmente ogni anno alle Serate Musicali il pianista canadese Louis Lortie. Variegato il programma presentato ieri sera in Sala Verdi con brani di Schumann, Chopin e Ravel. La vittoria nel 1984 del Concorso Internazionale Busoni ha dato l'avvio alla carriera solistica dell'ottimo pianista portandolo nelle sale da concerto più prestigliose. Di Schumann abbiamo  ascoltato i Nachtstüke Op.23 e i Phantasiestüke Op. 111 e di Chopin la nota Sonata n.2 in Si bem. Min. Op.35. Lortie possiede una tecnica perfetta ma a nostro avviso non in completa sintonia con il mondo del primo romanticismo dei due grandi compositori. Ottimo il livello interpretativo ma mancano quelle timbriche piene di passionalità che i grandi interpreti romantici ci hanno rivelato. Di tutt'altro valore il brano che ha concluso il programma: Gaspard de la nuit  di Maurice Ravel. In questo caso abbiamo ascoltato un'interpretazione di eccellente qualità. Le sonorità leggere e misurate e i contrasti timbrici che rimandano ad infinite impressioni e suggestioni musicali, rivelano l'affinità di Lortie con la musica del primo Novecento di Ravel restituita con una  espressiva e raffinata interpretazione. Splendido  l'incisivo e luminoso bis  da Petruska di Igor Stravinskij, anche questo eseguito sull'ottimo Gran coda Fazioli Successo di pubblico.  

16  giugno       Cesare  Guzzardella

A Midsummer Night's Dream alla Scala  

Continuano al Teatro alla Scala le repliche dell'opera di Benjamin Britten A Midsummer Night's Dream, lavoro scritto dal grande compositore inglese nel 1960 e tratto dalla commedia di Shakespeare su libretto di Britten e Pears. Nell'aprile del 1961 l'opera in tre atti ebbe anche  un allestimento nella sala del Piermarini con la direzione di Nino Sanzogno e in quell'occasione  ottenne un grande successo. La valida messinscena (foto da Archivio Scala) di questi giorni vede la regia di Robert Carsen, le scene e i costumi di Mchael Levine e la direzione musicale di Sir Andrew Davis. Carsen aveva già presentato l'opera nel 1991 in occasione del Festival di Aix-en-Provence ma negli ultimi anni ha modificato la messinscena rendendola ancora più fantasiosa e ricca di colori. Valido il cast vocale con una splendida ed espressiva Rosemary Joshua nel ruolo di Tytania, un buon David Daniels con una voce da controtenore poco voluminosa ma chiara nel ruolo di Oberon, un teatrale Emil Wolk, molto divertente nel ruolo del folletto Puck,  molto bravi anche Gordon Giez, David  Adam Moore, Deanne Meek, Erin Wall rispettivamente in Lisander,  Demetrius, Hermia ed Helena. Tra il divertente gruppo degli artigiani segnaliamo almeno la voce piena ed intensamente espressiva di Matthew Rose nel ruolo di Nick Bottom. Un plauso al bravissimo coro di voci bianche della Scala e del Conservatorio preparato da Alfonso Caiani che nell'opera ha un ruolo di primaria importanza. Ottima la direzione  di Sir Andrew Davis che ha ben evidenziato i bellissimi e personali colori musicali di Britten, musicista che in Italia meriterebbe una maggiore frequentazione. Grande successo di pubblico. Prossime repliche il 13-15-17 giugno.  

12  giugno         Cesare Guzzardella

Paul Badura-Skoda per la "Società dei Concerti"  

 Doveva esserci Olga Kern la brava e bella pianista ascoltata spesso alle serate della Società dei Concerti, ma un' improvvisa influenza ha costretto la società concertistica milanese ad una subitanea sostituzione e il cambio fortuito ha dato la possibilità al numerosissimo pubblico intervenuto in Sala Verdi di ascoltare il grandissimo viennese Paul Badura-Skoda. Quasi ottantadue anni portati benissimo per un pianista che segue in modo splendido  la tradizione interpretativa classica che ha in Edwin Fischer il principale riferimento. Oltre sessanta anni di carriera rivelano in modo indelebile la carriere di questo grande artista che ancora oggi mantiene una freschezza interpretativa unica. Il programma riservava tre capolavori, nonché traguardi dell'interpretazione pianistica: l'ultima Sonata composta rispettivamente da F.J. Haydn, da L.v.Beethoven e da F. Schubert, rispettivamente nel 1798, nel 1822 e nel 1828. Mirabili le interpretazioni di Badura-Skoda. La chiarezza melodica definita da un luminoso suono nel complesso intreccio armonico, caratterizza l'avvincente interpretazione del viennese. Anche il Beethoven più difficile e complesso, quello appunto della Sonata in Do min. Op.111, quello più ricco di contrasti armonici e di arditezze timbriche e d'invenzione ,  è stato ottimamente interpretato. Tutto viennese poi l'equilibrio sonoro e l'approccio della bellissima Sonata in Si bem. Magg. D.960 di Schubert: profondamente espressivo l'Andante sostenuto e strepitosi lo Scherzo e l'Allegro vivace finale.  Una esecuzione raffinata e trasparente per un pianista che ci auguriamo tutti superi i cent'anni di vita per poterlo ancora ascoltare ed apprezzare.  Due i bis concessi: alcuni valzer di Schubert e una mazurca di Chopin. Grandissimo successo. Da ricordare  

11  giugno     Cesare Guzzardella

Grande successo per Lang Lang alla Scala 

Lang Lang, pianista cinese tra i più richiesti sulla scena mondiale, ha tenuto ieri sera un recital pianistico al Teatro alla Scala impaginando un programma particolarmente variegato: Schubert, Bartók, Debussy e Chopin. Nella prima parte della serata abbiamo ascoltato la Sonata in la magg. D. 959 di F. Schubert, composta nell'ultimo anno di vita del compositore e autentico capolavoro di equilibrio musicale e di invenzione melodica. Lang Lang è riuscito a penetrare l'anima di Schubert in profondità donandoci una interpretazione di altissima qualità, definita da timbriche  con sfumature coloristiche ben dosate e una chiarezza espressiva avvincente anche nell'uso dei pianissimo. La tendenza riflessiva del pianista si è rivelata anche nel bellissimo Andantino.  Cambio di registro dopo l'intervallo con la Sonata di Béla Bartók, lavoro del 1926 ricco di arditezze ritmiche ed armoniche. Valida l'interpretazione di Lang Lang, capace di variare il flusso sonoro passando dalla viscerale percussività dell'Allegro moderato iniziale al più morbido e pensoso Sostento e pesante centrale, al folcloristico e ritmico Allegro molto, reso particolarmente bene in ogni dettaglio. Ampia la selezione scelta nei successivi  Préludes di C. Debussy con quattro brani dal primo libro e tre dal secondo. Il Debussy di Lang Lang è molto particolare. La dilatazione dei tempi e la sua visione "orientale" ben si addicono alla musica del francese. I suoni diventano molto leggeri, i pianissimo quasi impercettibili, come nelle note della celebre La cathédrale engloutie. Da segnalare l'originale gestualità che completa il suo modo di interpretare Debussy come nel grazioso Minstrels dal sapore un po' americano o nel coloristico ed effetistico  Feux d'artifice. L'originalità dell'interpretazione merità ulteriori approfondimenti di ascolto. Il programma ufficiale terminava con la celebre Polacca Op.53 "Eroica" di F. Chopin. L'interpretazione giocata su una sicurezza esecutiva forse eccessiva non è stata all'altezza degli altri brani ascoltati. Due i bis proposti, un brano popolare cinese, leggero ma intensamente espressivo e il noto Studio Op.25 n.3 di Chopin ben interpretato. Grandissimo successo e strette di mano al pubblico delle prime file in un teatro al completo.   

8  giugno      Cesare  Guzzardella 

Vladimir Ashkenazy e la UECO per la Giornata Mondiale dell'Ambiente  

Ieri sera Vladimir Ashkenazy ha diretto la United Europe Chamber Orchestra in Conservatorio in occasione della "Giornata Mondiale dell'Ambiente". Il programma, introdotto da Joachim Gretz -ingegnere esperto di energia e ambiente- ,  prevedeva musiche di Mendelssohn e Mozart e insieme alla valida Orchestra della UECO sono saliti sul palco i pianisti Massimo Palumbo e Vovka Ashkenazy, primogenito del celebre pianista-direttore, la violinista Suela Mullaj ed il soprano Eun-Hye Shin. Il concerto è stato introdotto dall'Ouverture La bella Melusina Op.32,  pagina sinfonica di estrema freschezza ottimamente interpretata da Ashkenazy senior. Il secondo brano mendelssohniano ha messo  in rilievo le qualità solistiche di Suela Mullaj e di Massimo Palumbo, entrambi fondatori otto anni orsono della UECO. Il Concerto in Re min. per violino e pianoforte e orchestra è infatti una composizione ricca di idee musicali, con un lungo Allegro iniziale, nella quale il duo cameristico ha un ruolo preminente, mentre l'orchestra, dopo una rilevante introduzione, ha una funzione d'appoggio. La secondo parte del concerto ha inizialmente messo in risalto le ottime qualità interpretative del soprano Eun-Hye Shin che si è rivelata attraverso tre splendide arie mozartiane: Vado, ma dove?, Conservati fedele e Chi sa, chi sa, qual sia. Gran finale con il delizioso Concerto per due pianoforti n.10 in Mi bem. Magg. K. 365 del Maestro salisburghese che ha evidenziato la perfetta sintonia dei solisti Vovka Ashkenazy  e Massimo Palumbo, entrambi raffinati e precisi interpreti, e l'equilibrata direzione del grande Ashkenazy. Grandissimo successo di pubblico e omaggi floreali a tutti gli interpreti.  

6  giugno       Cesare  Guzzardella 

Rizzi, Dindo e Ceccato all'Auditorium per il ciclo Brahms  

Questa sera ultimo concerto sinfonico per l'Orchestra Sinfonica Verdi diretta Aldo Ceccato per il ciclo Brahms, uno degli «eventi» della stagione classica di quest'anno che vede sul palco dell'Auditorium alcuni tra i massimi interpreti italiani. Ieri sera nel terzo appuntamento abbiamo ascoltato il Concerto per violino, viloncello e orchestra in La min. Op.102, ultimo lavoro sinfonico del musicista di Amburgo, con due solisti di primo ordine, Marco Rizzi ed Enrico Dindo. Dopo la splendida interpretazione del più noto concerto per violino di alcune sere orsono, ritroviamo Rizzi duettare con Dindo, uno dei più prestigiosi violoncelli della scena internazionale. Ottima la direzione di Ceccato e l'equilibrata intesa con i solisti. Al termine un bis splendido con una trascrizione per violino e violoncello di una Passacaglia di Händel-Halvorsen eseguita in modo superlativo con energia, passione e intesa perfetta. Pubblico entusiasta ed ovazione finale. La Sinfonia n.4 in Mi min. Op.98 concludeva la serata. Ancora una volta Ceccato ci è apparso un direttore che trova in Brahms un sicuro riferimento interpretativo. Attraverso una gestualità essenziale ha trasmesso all'ottima Verdi ogni minimo dettaglio tecnico-espressivo. Grande successo e sala al completo. Questa sera per il Concerto n.2 Op.83 troveremo solista al pianoforte l'ottimo Benedetto Lupo. Seguirà la Sinfonia n.2 Op.73.   

4 giugno   C.G.

MAGGIO  2009                                                                           

Aldo Ceccato e Marco Rizzi con la Verdi all’Auditorium  

Ieri sera all'Auditorium milanese secondo dei quattro concerti previsti per la Sinfonica Verdi diretta da Aldo Ceccato e dedicati all'integrale sinfonica di  J. Brahms. In programma il celebre Concerto in Re magg. per violino e orchestra Op.77 e la Sinfonia N.3 in Fa magg. Op. 90. Violino solista un eccellente Marco Rizzi. Vincitore di alcuni tra i più importanti concorsi internazionali come ad esempio  il Cajkovskij di Mosca, Rizzi, coadiuvato dall’ ottima direzione di Ceccato, ha espresso qualità interpretative di altissimo livello, sia per la sicurezza tecnica ed espressiva dimostrate con il sonoro Guarneri del Gesù, sia per l' approccio estetico scelto, in perfetta sintonia con un Brahms profondo quale quello di Ceccato. Il rigore formale della suo modo espressivo e la perfetta interiorizzazione dello stile brahmsiano hanno reso memorabile questa interpretazione specie nel corposo Allegro non troppo iniziale e nell'Allegro giocoso finale. Perfetta l'intesa con il direttore che ha in Brahms uno dei musicisti prediletti. Bellissimi i due bis concessi da Rizzi, con un Bach di una eleganza stupefacente. Dopo l'intervallo è stata eseguita una delle sinfonie brahmsiane più celebri, la Terza. Interpretazione chiara ed espressiva con una Orchestra Verdi avvincente soprattutto nei due movimemti conclusivi. Bravissimi tutti i solisti che come sempre si esprimono benissimo quando hanno un direttore all’altezza come l’esperto e valente Ceccato. Prossimi concerti brahmsiani il 3 e il 4 giugno  

30  maggio      Cesare  Guzzardella

Assassinio nella cattedrale alla Scala  

Continuano fino al 12 giugno al Teatro alla Scala le repliche dell'opera lirica di Idebrando Pizzetti Assassinio nella cattedrale dal dramma di T.S. Eliot. La messinscena nella nuova produzione scaligera vede la regia, le scene e i costumi di Yannis Kokkos (foto di M. Brescia-Archivio Scala) e la direzione musicale di Donato Renzetti. Pizzetti, nato a Parma nel 1880, appartiene, insieme a Casella, Malipiero, Respighi e non molti altri, alla generazione dell'Ottanta, e insieme agli illustri colleghi ha contribuito ad orientare la cultura musicale della prima metà del Novecento in senso italiano, soprattutto attraverso la sua feconda produzione lirica. Autore di molte opere spesso dimenticate, ha trovato come compagno di lavoro Gianandrea Gavazzeni, grande direttore scaligero che ha creduto molto nelle sue qualità di musicista portando nel teatro di Piermarini, in prima esecuzione, numerosi  suoi lavori e tra questi, nel 1958, Assassinio nella cattedrale. Il Teatro alla Scala nel centenario dalla nascita del Maestro Gavazzeni ha pensato di riportare sulla scena l'opera di Pizzetti che mancava da Milano dal 1969. Le rappresentazioni, fino ad ora hanno ottenuto un grande successo di pubblico. Valide la regia e l'austera scenografia del greco Kokkos unitamente alla equilibrata direzione di Renzetti e alla splendida coralità supportata da Bruno Casoni. L'ottimo cast vocale ha trovato nella espressiva voce di Tommaso Furlanetto, nel ruolo di Tommaso Becket, il suo punto di forza. Interessante la tradizionale ma personale musica pizzettiana che ha  nella evidente teatralità una sua significativa ragione di essere. Prossime repliche il 29 maggio e l'1-5-8-12 giugno.  

28  maggio   C.G.  

TRITTICO NOVECENTO alla Scala

Jiří Kylián, geniale coreografo praghese, vincitore di premi prestigiosi e insignito in questi anni di alte onorificenze in Olanda, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, ideò il balletto Bella Figura, il primo del Trittico, nel 1995, su musiche di Foss, Pergolesi, Marcello, Vivaldi e Torelli. Il titolo, in italiano, richiama il doppio significato dell’espressione: bel corpo, bella “presenza”, oppure capacità di risolvere bene una situazione problematica e di mostrarsiag li altri in modo positivo, vincente. Il balletto è straordinario: i corpi dei ballerini (foto di M.Brescia-Archivio Scala) si muovono utilizzando ogni muscolo e articolazione delle braccia, delle gambe e della schiena con apparente facilità, seguendo la musica in fusione con essa, avvolgendosi nel sipario, richiudendosi tra le membra, in una nascita e rinascita continua. Il balletto inizia nel silenzio e si conclude nello stesso modo, invitando lo spettatore alla meditazione. I corpi sono avvolti da calzamaglie color carne, oppure in bianco, in nero, o in rosso, o a torso nudo – uomini e donne, uguali nella loro sensuale fisicità - con vaporose gonne rosse, colori che ricordano tuniche di monaci e riti religiosi. Lo Stabat Mater accompagna i danzatori come se nuotassero nell’aria, che viene pervasa da un raffinatissimo erotismo. Si deve invece tornare a ottant’anni fa (1928) per la prima assoluta a Parigi del secondo balletto del Trittico, l’Apollo di George Balanchine, che aveva lavorato in stretta collaborazione con Igor’Stravinskij, autore delle musiche. Il coreografo riuscì a interpretare e condividere gli aspetti formali della musica di Stravinskij, creando un balletto “neoclassico” – nel senso datogli dal grande compositore - che ebbe grande successo. Il titolo originario era Apollon musagète: fu lo stesso Balanchine a semplificarlo, cinquant’anni dopo, insieme a una serie di modifiche, sia scenografiche che di costumi, che spogliarono il balletto di alcuni aspetti narrativi rendendolo più astratto. Il mito di Apollo ispira una grande celebrazione della musica e della danza: il bellissimo pas de deux del dio e dell’eletta musa Tersicore ne segna il culmine simbolico. A chiudere il Trittico, Voluntaries, su musica di Francis Poulenc (Concerto per organo, archi e timpani, del 1938) presentato nel 1973 da Glen Tetley, coreografo statunitense scomparso ottantenne due anni fa. E’ un balletto splendido, che segue la struttura del magnifico concerto e porta lo spettatore in una dimensione quasi cosmica, in uno spazio-tempo di luce pura, note musicali e corpi danzanti in sintonia con la creazione dell’universo, con la vita e con la morte. Molto applauditi gli interpreti e tutto il corpo di ballo del Teatro alla Scala, insieme al Direttore Marcello Rota.  Ultima replica sabato 23 maggio.

22 maggio 2009             Anna Busca

Christian Zacharias e la Verdi in Auditorium  

Ieri sera all'Auditorium milanese, sul podio dell'Orchestra Sinfonica Verdi abbiamo trovato Christian Zacharias, eccellente pianista tedesco, vincitore di importanti Concorsi Internazionali: quello di Ginevra nel 1969, il Van Cliburn nel 1973 e il Ravel di Parigi nel 1975. Nel 1992 ha debuttato come direttore d'orchestra e da allora alterna le due attività, spesso espletate contemporaneamente  come nel bellissimo Concerto -il  n.22 in Mi bemolle magg. per pianoforte e orch. K.482 - di W.A. Mozart che ha introdotto la serata. Di grande qualità la resa interpretativa sia pianistica che direttoriale. Zacharias appartiene a quella rara categoria di interpreti, e sono veramente pochi, che eccellono sia come solisti che nella direzione d'orchestra. Nel concerto mazartiano, ma anche nel brano successivo, Sei danze tedesche D820 di F. Schubert, eseguite prima al pianoforte (in fuori programma) poi con la mirabile orchestrazione di Anton Webern, abbiamo ritrovato un pianista-direttore che riporta tutta la bellezza estetica dell'interpretazione solistica  -molto viennese, fatta di tenue e raffinate sfumature - anche nell'orchestra. Dobbiamo pure constatare che la Sinfonica Verdi ha perfettamente acquisito gli insegnamenti di Zacharias suonando benissimo e dimostrando di essere una splendida orchestra, molto duttile che con i grandi direttori alza immediatamente il suo livello interpretativo. Bellissima anche la Sinfonia n. 6 in Do magg. D 589 "La Piccola" di Schubert che ha concluso il concerto. Grandissimo successo di pubblico.  Ultima replica domenica, 24 maggio.

22 maggio       Cesare Guzzardella 

La violinista Shoji in Stravinskji e un raro Respighi all'Auditorium  

L'ultima replica nel concerto domenicale dell'Auditurium ha visto ieri sul podio della Sifonica Verdi il direttore Francesco Maria Colombo. In pragramma brani del primo Novecento di Stravinskij e di Respighi. Il Concerto per Violino e Orchestra in Re maggiore è un lavoro in stile neoclassico del compositore russo scritto nel 1931 e rilevante anche per l'ottima scrittura del violino solista. La violinista giapponese Sayaka Shoji, ottima interprete,  ha espresso determinazione nell'eseguire i notevoli virtuosismi dei quattro movimenti del concerto. Il timbro incisivo ed espressivo del violino è stato sostenuto anche dall'ottima direzione di F.M.Colombo. Ricordiamo che la Shoji è stata l'artista più giovane a vincere nel 1999 il prestigioso Premio Paganini di Genova e vanta collaborazioni con le maggiori orchestre internazionali.  Splendido il brano bachiano proposto come bis. Dopo l'intervallo abbiamo ascoltaro una rarità assoluta di Ottorino Respighi: Belkis Regina di Saba . La coreografia in sette quadri musicata dal compositore romano nel 1931, andò in scena al Teatro alla Scala nel gennaio del '32 e ottenne un grandissimo successo anche per lo sfarzo scenografico della messinscena. Da allora le musiche che accompagnano il lavoro coreografico non sono state più eseguite in modo completo. Gli oltre ottanta minuti di danze prevedono nel primo e quarto quadro l'intervento di una voce narrante, ieri sostenuta dal bravo Roberto Corona, di un coro, e nel sesto quadro di una voce da mezzosoprano. Le bellissime danze, oltre dodici, e gli altri momenti musicali che si succedono nell'interessante lavoro respighiano ci rivelano le caratteristiche peculiari della musica del compositore che oltre ad una capacità di orchestrazione eccellente ha un modo di melodiare e di colorare la musica molto personale e riconoscibile per la sua traparenza, anche se in alcuni frangenti risultano evidenti le influenze di alcuni compositori del passato o a lui contemporanei come Rimskij-Korsakov o Igor Stravinskij. Molto valide la direzione di F.M.Colombo, la parte corale preparata da Erina Gambarini e, per bellezza timbrica, la voce solista della novarese Manuela Custer. Grandissimo successo di pubblico.  

18 maggio      Cesare Guzzardella

Francesco e Vincenzo De Stefano in Conservatorio per le Serate Musicali  

Sono molto bravi i gemelli calabresi Francesco e Vincenzo De Stefano, pianisti da sempre, con un diploma a quindici anni e una serie sterminata di vittorie in decine di concorsi interrnazionali. A soli ventitre anni hanno suonato in mezzo mondo e finalmente abbiamo avuto modo di ascoltarli nel concerto organizzato da Serate Musicali di fronte ad un pubblico non numeroso ma sicuramente preparato. Il programma, molto impegnativo, prevedeva musiche per due pianoforti di Liszt, Rachmaninov, Lutoslawsky e Ravel. Brani noti come le Reminiscenze dal Don Giovanni e la Parafrasi dal Rigoletto di Liszt (nell'ottima trascrizione per due pianoforti di A.Gottlieb), le Suite n.1 Op.5 «Fantasie Tableaux»  -con i movimenti anticipati dalla lettura di brevi poesie di grandi autori russi- e la Suite n.17 Op.2 di Rachmaninov,  La Valse di Ravel;  brani meno frequentati come le bellissime Variazioni su un tema di Paganini di Witold Lutoslawski. Quello che subito stupisce ascoltando i due pianisti, uno con i capelli corti e dalla presenza scenica più estroversa e l'altro con i capelli molto lunghi e con atteggiamento più introverso, è la perfetta intesa musicale  definita da una sincrona scansione ritmica del flusso sonoro che sembra provenire da un unico interprete. Avvincente il modo di melodiare, delicato ed espressivo, e l'evoluzione dinamica e agogica del fraseggio. Ottime tutte le non facili interpretazioni, espressione di quel virtuosismo musicale pianistico che trova in Liszt il primo grande innovatore e in Ravel, grande colorista, e soprattutto in Rachmaninov, degni continuatori. Splendidi i due bis proposti: Fast Lane, un frizzante brano jazz del tedesco Marcel Bergmann e una danza ungherese a quattro mani di Brahms. Grandissimo  successo per i due gemelli-pianisti che speriamo di riascoltare al più presto.  

16  maggio       Cesare  Guzzardella

Massimiliano Ferrati al Teatro Coccia di Novara

Il pubblico, ridotto ma affezionato, della Stagione concertistica da Camera di Novara, ha potuto ascoltare per la prima volta (se non andiamo errati) il pianista Massimiliano Ferrati, nel concerto del 13 maggio, al Teatro Coccia. Trentanovenne di Adria, dopo essersi diplomato presso il Conservatorio della sua città, Ferrati ha proseguito gli studi con Maestri come P.Badura-Skoda e M. Perticaroli, affermandosi in importanti concorsi pianistici internazionali, quali il Busoni e il Rubinstein di Tel Aviv. A  Novara ha presentato un programma accattivante, impaginato come una sorta di esemplificazione dello sviluppo delle forme pianistiche nella musica europea fra ‘700 e ‘800: Haydn  con l’Andante e Variazioni in Fa minore Hob XVII n. 6; Beethoven di cui Ferrati ha suonato la sublime Sonata n. 32 in do minore op.111; Mendelssohn (6 Romanze senza parole op. 19); Chopin con la sempre affascinante Sonata n. 3 in si minore op. 58. Il nostro giudizio sull’esecuzione di Ferrati è di più che convinto apprezzamento: di lui ci sono piaciute molto la musicale fluidità e la nitida pulizia formale nell’approccio alla pagina, unite ad una notevole duttililità interpretativa, capace di adagiarsi nelle aggraziate melodie ancora settecentesche di Haydn, come di dare voce alle ansie romantiche del moto perpetuo di crome della romanza mendelssohniana n. 5 op. 19 o all’intreccio di intensa contabilità e scintillante virtuosismo proprio della scrittura chopiniana, resa con notevole espressione emotiva. Confessiamo che attendevamo con particolare interesse Ferrati al varco dell’op. 111, vero banco di prova per un pianista, per la stupefacente poliedricità del linguaggio musicale, propria del Beethoven del ‘terzo stile’. Qui il pianismo dinamico di Ferrati si è brillantemente confermato, fin dall’apertura quasi rissosa con le continue fratture ritmiche e certe coloriture improvvise di dolcissima musicalità, rese al meglio dall’esecutore. Perfette la padronanza tecnica della complessa scrittura contrappuntistica, la vocalità interiore della pura melodia dell’arietta, la sapienza vellutata del tocco nelle  Variazioni finali, con il loro rutilante gioco di trilli. Chi ha avuto la fortuna, nella vita, di ascoltare un’ esecuzione beethoveniana  di Badura Skoda avrà qui riconosciuto un suo degno allievo! Lunghi e calorosi gli applausi, dopo il bis di rito, un Notturno di Chopin.  

15  maggio        Bruno Busca 

Presentata al Dal Verme  la 65°Stagione  de I Pomeriggi Musicali  

E' stata presentata ieri al Dal Verme la Stagione 2009-2010 dei Pomeriggi Musicali alla presenza di autorità politiche del Comune, della Provincia e della Regione. Il nuovo direttore artistico, M.tro Ivan Fedele, stimato compositore tra i più eseguiti in Europa,  ha illustrato le caratteristiche della nuova stagione musicale che riserva una importante novità per quel che riguarda la musica contemporanea. Una sezione di sei concerti con brani di quasi tutti autori viventi denominata Koiné, curata integralmente da Fedele, viene inserita nel programma di concerti che inizieranno il 29 ottobre e termineranno il 22 maggio. Di primo livello gli interpreti partecipanti con concertisti quali Leshenco, Larsson, Lucchesini, Segre, Zimmermann e molti altri. Nella rassegna di musica contemporanea segnaliamo la presenza di affermati compositori: Boulez, Donatoni, Carter, Adams, Romitelli, Solbiati, Francesconi, Bertrand, Delahoche, Momi, Rivas, Zappa e tanti altri. Direttore stabile il M.tro Antonello Manacorda. Si preannuncia una stagione di grande qualità. Per maggior informazioni: http://www.dalverme.org/pomeriggi.php  

15   maggio      Cesare Guzzardella  

Perényi e Schiff in duo per la Società del Quartetto  

Suonano spesso insieme il violoncellista Miklós Perényi e il pianista András Schiff, entrambi ungheresi di Bedapest. Hanno all'attivo, in duo, importanti incisioni discografiche spesso premiate come le Sonate per violoncello e pianoforte di L.v. Beethoven incise nel 2004 e premiate con il Cannes Classical Award 2005. Ieri sera si sono incontrati per uno splendido concerto organizzato dalla Società del Quartetto proponendo, al numeroso pubblico intervenuto in Sala Verdi, un riuscito programma che alternava tre Sonate per violoncello e pianoforte di J.S. Bach (n.1-3-2) alla Sonata n.1 in Mi min. Op.38 di J. Brahms e a quella n.3 in La magg. Op. 69 di L.v. Beethoven. Di rilievo l'equilibrio che si è sviluppato nel corso delle esecuzioni: ma quando due grandi suonano insieme, spesso il risultato è eccellente. In effetti lo stile  di Schiff che ha nel misurato equilibrio delle parti, nella bellezza melodica e nella riflessiva espressività le migliori qualità, si è ben sposato con il melodioso e dolce violoncello di  Perényi. Insieme hanno realizzato una esecuzione riflessiva, mai frettolosa, della sonata  brahmsiana interpretata con un andatura più lenta di quelle cui siamo abituati. I due artisti ci hanno anche fatto ascoltare un ottimo Bach e una stupenda Sonata di Beethoven resa con stupefacente nitore espressivo da entrambi. Ultimo regalo un super-bis: le Variazioni su un aria dal Flauto Magico di Mozart , ancora di Beethoven. Da manuale. Grandissimo successo.   

13  maggio      Cesare  Guzzardella

Leonard Slatkin all'Auditorium milanese  

Torna spesso il direttore statunitense Leonard Slatkin all'Auditorium milanese alla guida dell Orchestra Sinfonica Verdi e, nella replica di ieri pomeriggio,  ha riproposto l'ottimo impaginato che  nella prima parte  prevedeva autori americani molto vicini alla sua cultura musicale: Bernstein, Corigliano e Barber. Del più noto, musicista e grande direttore d'orchestra, Leonard Bernstein (1918-1990) abbiamo ascoltato la celebre Ouverture dall'opera Candide. Brano spesso inserito autonomamente  nei programmi da concerto, riassume in maniera esemplare i temi principali dello splendido lavoro lirico. Molto rapida e scintillante la direzione di Slatkin. Elegy for Orchestra del newyorkese John Corigliano (1938) è una breve composizione sinfonica - circa sette minuti - scritta nel 1966 che riassume le  modalità compositive di Corigliano. Legato agli insegnamenti di Copland, Barber, Piston, ecc. trova nell'uso della tonalità, nello stile di scrittura neo-romantico e nell'esemplare capacità di orchestrazione, ricca di scintillanti sonorità, alcune caratteristica della personale scrittura. Ricordiamo che Corigliano è un anche un affermato autore di colonne sonore. Ottima la resa interpretativa. Con la Sinfonia n.1 Op.9 di Samuel Barber (1910-1981) siamo arrivati al brano più impegnativo della prima parte del concerto. In un unico movimento, la Sinfonia di Barber, prima delle due composte, è un lavoro del 1936 dedicato a Gian Carlo Menotti, grande amico del compositore. Il brano rivela  abilità orchestrale nel definire la molteplicità dei temi presenti nel lavoro. Ache Barber è importante, insieme a Copland, Bernstein e pochi altri, per avere consolidato un linguaggio che partendo dalla tradizione europea trova caratteri riconoscibili tipicamente americani. Piena di energia l'interpretazione di Slatkin e dell'ottima orchestra. Dopo l'intervallo abbiamo ascoltato una valida interpretazione della Sinfonia n.8 in Sol. Magg. di A. Dvoràk . Grandissimo successo di pubblico.  

11  maggio       C.G.

Shlomo Mintz e la Camerata Ducale di Torino al Teatro Civico di Vercelli

Un grande solista e direttore d’orchestra: Shlomo Mintz; un’ottima orchestra, la Camerata Ducale di Torino, per l’occasione integrata da strumentisti del Regio e dell’Orchestra della Rai; una musica di
intramontabile bellezza, quella di Mendelssohn-Bartholdy. Questi gli ingredienti con i quali la benemerita associazione Festival Viotti di Vercelli, ieri sera 9 maggio al Teatro Civico, ha confezionato il bellissimo concerto conclusivo della stagione 2008-2009, unendosi alle celebrazioni del duecentesimo anniversario mendelssohniano, in corso un po’ ovunque in Italia. Il programma proponeva tre gemme tra le più celebri di quel prezioso tesoro che è l’opera del compositore amburghese:  l’Ouverture “Ein Sommernachtstraum” op. 21, il Concerto in mi minore per violino e orchestra op.61 e infine la Sinfonia n. 3 in la minore “Scozzese”op. 56. L’esecuzione offerta è stata semplicemente esemplare: ci ha, ancora una  volta,  positivamente sorpreso la Camerata Ducale, complesso che meriterebbe di essere conosciuto più di quanto non sia nel nostro distratto Paese. Pur misurandosi con un programma inconsueto nel suo repertorio (che privilegia la musica del ‘700, in particolare italiana, Viotti in primo luogo), la compagine torinese ha saputo sposare perfettamente la limpida grazia del linguaggio musicale a lei più familiare con l’ispirazione romantica delle composizioni mendelssohniane, dall’atmosfera incantata e fiabesca del Sogno shakespeariano alla dolorosa malinconia dell’Allegretto non troppo del Concerto, all’esultante crescendo dello sviluppo del primo tempo della sinfonia. Perfettamente sincronizzata nei diversi reparti,  brillante e vigorosa negli archi, la Camerata ha ieri dimostrato anche tutto il valore della sua sezione fiati, messa alla prova soprattutto dalla partitura della Scozzese, con quel suggestivo “effetto cornamusa” ricorrente nel tessuto timbrico dell’opera, dato dall’impasto di clarinetti, oboi e fagotti. Superlativa l’interpretazione di Mintz, nella doppia veste di direttore e di solista: la tersa, fluente melodiosità dell’orchestra, precisa nei fraseggi, sicura negli ‘stacchi’ dei tempi, pareva irradiarsi, con luminosa continuità, dalle corde del violino del Maestro. Del ‘suono’ di Mintz ci ha affascinato la particolare vibrazione, capace di unire canto e passione, aderendo con pieno abbandono ai continui trapassi dal ‘cantabile riflessivo-malinconico’ alla più arguta briosità, che sono la cifra più caratteristica del concerto di Mendelssohn. Quel “tocco di perpetua giovinezza” che Giorgio Pestelli avverte nella musica del grande compositore romantico, è davvero risuonato ieri grazie al violino di Mintz, che si è anche esibito in due bis, dai Capricci di Paganini. Al termine del concerto, dopo gli scroscianti applausi di una platea, come sempre numerosa e appassionata, ha rivolto il suo ringraziamento ai musicisti e al pubblico l’assessore alla cultura del comune di Vercelli, dott. Fossale, che vogliamo qui additare come rarissimo, luminoso esempio di politico italiano entusiasta e tenace paladino di una politica di sostegno pubblico alla cultura e alla musica. I risultati? Vercelli in cinque anni è passata dal 37° al 15° posto nella graduatoria della qualità della vita culturale nelle città italiane!

10  maggio         Bruno Busca.

All’Auditorium di Milano un concerto  della Filarmonica “Arturo Toscanini” diretta da Tan Dun  

Giovedì, 7 maggio si è tenuto un interessante concerto sinfonico dell’emiliana Filarmonica “Arturo Toscanini” presso l’Auditorium milanese. Sul podio il direttore-compositore cinese Tan Dun, musicista particolarmente affermato nel mondo, autore di valide composizioni sinfoniche, liriche, cameristiche e di originali colonne sonore per importanti film (La tigre e il dragone, ecc.).  In programma la “Danza ritual del fuego” da “El amor brujo” di Manuel De Falla, il Concerto per chitarra e orchestra  di Tan Dun in prima esecuzione italiana, “The Unanswered question” (a Cosmic Landscape) di Charles Ives e per finire “Death and fire. Dialogue with Paul Klee”, ancora del compositore cinese. In apertura abbiamo ascoltato l’opera di Manuel De Falla la “Danza ritual del fuego”, appagante nei suoi ritmi spagnoli ottenuti direttamente dai pizzicati e dai suoni degli strumenti. Clou della serata era il Concerto per chitarra e orchestra di Tan Dun, che l’affermata chitarrista americana Sharon Isbin  ha ben eseguito e interpretato. La parte per chitarra era ricca di tremoli e  glissati, con incisi  che  richiamavano  la tradizione musicale cinese, intercalati da ritmi e battiti di flamenco. La chitarra era necessariamente dotata di amplificazione esterna, data la ricchezza dell’orchestrazione e la presenza di uno svariato numero di percussioni.  D’altra parte le sonorità e i timbri degli strumenti dell’orchestra erano accuratamente “dosati” per creare un dialogo con la chitarra. Al termine dell’esecuzione, Sharon Isbin ha splendidamente  suonato un Valse venezuelano di Antonio Lauro. Molto interessante “The Unanswered question” di Ives, una composizione del 1906; l’equilibrio e la tradizione tonale degli archi si scontravano con l’atonalità della tromba e i cromatismi degli altri fiati, genialmente disposti in posizione contrapposta, in alto, nella galleria dell’Auditorium. Infine nella  “Death and fire. Dialogue with Paul Klee”  l’ascoltatore-spettatore  rimane coinvolto e sorpreso dalle infinite varietà timbriche, espressive, ritmiche e “gestuali”  presenti nell’opera; c’è un formidabile arsenale di strumenti a percussione di ogni genere, dai gong alle campane tubolari, alle campane cinesi fino alle marimba, oltre ai soliti conosciuti; ad essi si aggiungono a volte voci, urla e sibili degli orchestrali.  La sinfonia è composta  di dieci movimenti, dei quali sette sono ispirati ad alcuni dipinti di Paul Klee. Al termine fragorosi sono stati gli  applausi del numeroso pubblico intervenuto.  http://www.fondazionetoscanini.it/index.asp

 9  maggio          Alberto Cipriani

Kit Armstrong per la Società del Quartetto  

E' difficile esprimere delle valutazioni certe quando ci si trova di fronte  interpreti molto giovani. Si rimane spesso condizionati dall'età e si tende ad esprimere pareri che hanno un valore provvisorio. Ma riferendoci al giovanissimo pianista californiano Kit Armstrong, ascoltato martedì sera  per i concerti del Quartetto, alcuni elementi certi ci sono. Ad appena 17 anni suonare Bach o Mozart come Kit ha fatto non lascia alcun dubbio sulle sue qualità. Le 15  Invenzioni a due voci BWV 772-786 del Maestro di Eisenach e la Sonata in Re magg. K.576 di quello di Salisburgo, sono state eseguite, nella prima parte del concerto, splendidamente. Le sonorità pianistiche di Armstrong giocano su un equilibrio formale dove la ricerca della perfezione, riferita anche alla limpidezza  timbrica di ogni singola nota, viene immediatamente evidenziata. Ricordiamo che Armstrong, anche compositore e  prodigio che eccelle nella matematica e nelle lingue - ne conosce almeno cinque- ha come maestro Alfred Brendel (presente in Sala Verdi). Da questo grande pianista eredita modalità interpretative nelle quali l'equilibrio complessivo dei brani e l'attenzione ai particolari, espressi da una classicità oggettiva, stanno  alla base del linguaggio espressivo. Dopo l'intervallo abbiamo  ascoltato come primo brano una sua recente composizione pianistica, Message in a cabbage, nella quale ci sono riferimenti a classici del Primo Novecento come Schönberg o Webern, o del Secondo, come Ligeti. Il modo di presentare il materiale sonoro di  questa interessante composizione è sempre ricco di attenzione al bel suono e ad una perfetta divisione del tempo. Validi anche gli ultimi brani  in programma: il Notturno Op.27 n.2 di Chopin e tre Preludi dal primo libro di Debussy, ma soprattutto le Variations Sérieuses in Re min. Op. 54 di Mendelssohn interpretate con maturità espressiva. Eccellente il bis proposto: di Franz Liszt, da Années de Pèlerinage-terzo anno, " Les jeux d'eaux à la Villa d'Este". Grandissimo successo di pubblico per un concerto da non dimenticare e con un artista da seguire nella sua carriera.  

7  maggio       Cesare Guzzardella

Il Duo Laffranchini-Rebaudengo al Coccia di Novara  

Al Teatro Coccia di Novara si è esibito ieri sera, 5 Maggio, il duo violoncello-pianoforte, formato da Sandro Laffranchini e Andrea Rebaudengo.  Laffranchini (nato nel 1974), allievo di Brunello e Filippini,  è dal 2000 Primo Violoncello solista dell’Orchestra del Teatro e della Filarmonica della Scala, mentre Rebaudengo, pesarese  del 1972, studi con Bordoni, Berman e Lonquich, si è segnalato in numerosi concorsi internazionali, fra i quali va citato almeno il prestigioso R. Schumann di Zwickau del 2000. I due, oltre ad avere alle spalle un ormai nutrito curriculum di prestazioni solistiche, suonano insieme dal 1993, dopo aver studiato entrambi al Conservatorio di Milano. Al pubblico novarese hanno presentato un programma interamente dedicato a Mendellsohn, offrendo così la possibilità di apprezzare pagine non notissime della vasta produzione del grande romantico tedesco: due sonate per Violoncello e pianoforte, l’op. 58 n. 2 in re maggiore (1843) e la op. 45 n. 1 in si bemolle maggiore (1838), insieme con le Variazioni concertanti op.17 (1829)  e la Romanza senza parole op.109 (1845, si badi: anche questo è un brano per violoncello e pianoforte!). Nel complesso si tratta di opere improntate al carattere più tipico della musica di Mendelssohn, cioè quella tensione alle forme trasparenti e perfette, alla serena limpidezza melodica, fatta di costruzione simmetrica della frase e di assoluta chiarezza del tracciato armonico, che raggiunge a nostro avviso l’apice nella meravigliosa melodia della Romanza. Non mancano peraltro momenti pervasi da un brivido d’inquietudine, come il misterioso tema dell’Andante dell’op.45 o i cromatismi della settima Variazione dell’op. 17. L’esecuzione ci è parsa tecnicamente ineccepibile, rispettosa del perfetto equilibrio fra le parti strumentali caratteristico di queste composizioni, ma talvolta priva di vera risonanza interiore, un po’ piatta nel colore, in particolare nel pianoforte, mentre il violoncello ha mostrato qualche difficoltà di resa timbrica nelle note gravi. Il pubblico presente ha comunque espresso un caloroso apprezzamento, salutando i due strumentisti, alla fine del concerto, con un caloroso applauso.

6 maggio 2009      Bruno Busca  

Freddy Kempf per le  Serate Musicali  

Puntualmente torna a Milano per le Serate Musicali il trentaduenne pianista londinese Freddy Kempf. Il concerto del 4 maggio in Sala Verdi ha ancora una volta evidenziato le sorprendenti qualità del pianista e la sua versatilità. I primi settantaquattrominuti di musica della prima parte del concerto ci hanno riservato un capolavoro assoluto di J.S.Bach, le Variazioni Goldberg BWV 988, 30 variazioni su una semplice Aria, ripetuta poi a conclusione. Scritte tra il 1740 e il 1745, rappresentano uno dei momenti più elevati dell'arte contrappuntistica bachiana. Originariamente scritte per clavicembalo, le Goldberg assumono al pianoforte un significato ancor più interessante per le possibilità timbriche che il moderno strumento ci offre. Kempf ha affrontato  in modo ineccepibile gli infiniti contrasti dei brani  attraverso un'interpretazione prettamente pianistica, definita da sonorità vellutate dove i contrasti tra i pianissimi e i forti, tra gli andamenti lenti e le rapide serpintine di note, si succedono con grande equilibrio, grande espressività, raggiungendo quella sublime bellezza estetica che la musica del grande tedesco rappresenta. Dopo l'intervallo cambio di registro e di clima musicale con brani virtuosistici del secondo Ottocento di Liszt. La Parafrasi da concerto sul Rigoletto, La Morte di Isotta, trascrizione lisztiana da Wagner, e un brano interamente di Liszt , la Rapsodia n.6 in Re  bem.magg. Passando da Bach a Liszt, il grande Kempf sembra trasformarsi. Da eccellente ed equilibrato interprete settecentesco  si passa al grande virtuoso che  trova forse nel pianismo di .V.Horowitz un riferimento ideale. Le sue sicure mani hanno espresso grandi momenti musicali, ricchi di contrasti e di raffinata melodicità. Anche i bis proposti, ancora all'insegna del virtuosismo, come una Gavotta di Bach rivisitata da Rachmaninov o la celebre trascrizione di Horowitz della marcia di Sousa, hanno reso questo concerto importante e da mantenere nella memoria. Grande successo di pubblico.

6 maggio         Cesare  Guzzardella

The Rake's Progress alla Scala  

Continuano al Teatro alla Scala  le repliche dell'opera di Igor Stravinskij "The Rake's Progress" su libretto di Auden-Kallman. Scritto alla fine degli anni '40, nel periodo " americano" del compositore, il Rake andò in scena la prima volta a Venezia l'11 settembre 1951 e alla Scala nel dicembre dello stesso anno. Da quasi trent'anni non veniva rappresentato nella sala del Piermarini. Il giudizio della critica di allora non fu entusiastico, ma comunque l'opera ebbe, dal lontano '51, centinaia di rappresentazioni nel mondo. Composta dallo Stravinskij  più neoclassico, l'opera è strutturata secondo una forma tipicamente settecentesca con tanto di recitativi, arie, parti corali, ecc. ma rivela tuttora  una modernità di scrittura, antitetica alla serialità e alla atonalità, che oggi  viene rivalutata e utilizzata, come modalità compositiva, da molti autori contemporanei. In breve : la storia parla di Tom Rakewell, un giovanotto scapestrato, che, ereditata una cospicua somma da un suo zio, su consiglio dell'amico Nick Shadow decide di spassarsela a Londra, lasciando a casa l'amata Anne, sposando, seppur non volendo, la turca Baba, una donna barbuta, ma ricchissima. Anne, arrivata a Londra, scopre tutto e si allontana da Tom, disperata, che, nel giro di pochi mesi, sperpera tutto il patrimonio; Nick, però, vuole la sua ricompensa per il bene che ha procurato a Tom: la sua anima. Il diavolo sfida Tom ad una partita a carte, dove il ragazzo vince, aiutato dall'amore di Anne; Nick sprofonda, ma fa perdere la ragione a Tom. Il ragazzo trascorrerà la fine dei suoi giorni in maniconio, dove morirà senza nemmeno riconoscere l'amata Anne che era venuta a fargli visita. L'opera non stupisce certo per la bellezza melodica delle singole arie, ma va ascoltata su un piano più complesso valutando soprattutto la strumentazione complessiva e l'efficacia dei differenti piani sonori. Non mancano comunque momenti di ottimo lirismo. La capacità di Stravinskij di assorbire i linguaggi musicali del passato e quella di trasformarli nel suo riconoscibile linguaggio musicale, lascia ancora stupefatti. Nella messinscena scaligera, co-prodotta da molti teatri europei, un punto di forza è rappresentato dalla valida regia di Robert Lepage e dalle riuscite scene di Carl Fillion. La visione scenico-cinematografica, quasi di taglio 16:9, rende filmico l'aspetto teatrale. Un ampio schermo, nella parte lontana della scena, infatti ha proiettate immagini in movimento. Unico inconveniente è  che il pubblico dei  settori laterali del teatro non ha la possibilità di godere a pieno della bellezza scenica che invece necessita di una visione prospettica centrale. Valido il cast vocale ascoltato nella terza rappresentazione (foto di M. Brescia-Archivio Scala), che trova in Emma Bell, Anne, in Andrew Kennedy, Tom Rakewell e in William Shimell, Nich Shadow, le voci migliori. Ottima la direzione di David Robertson. Prossime repliche il 12-14-17 maggio  

4  maggio        Cesare  Guzzardella

Daniele Rustioni e Francesca Dego ai Pomeriggi Musicali del  Dal Verme  

Il ventiseienne milanese Daniele Rustioni ha diretto, giovedì 30 aprile, l'orchestra de I Pomeriggi musicali impaginando un programma che oltre a Schubert con l'Ouverture nello stile italiano in Do magg.  e la Sinfonia n.4 in Do min. "Tragica" D417  presentava, come brano centrale, il Concerto per violino e orchestra K.219 di W.A.Mozart, questo al posto del previsto Concerto n.2 di J. Field. Il pianista Nazzareno Carusi purtroppo per un infortunio al polso non ha potuto partecipare alla serata e al suo posto è subentrata l'ottima violinista lecchese Francesca Dego. Dopo un' incisiva interpretazione della giovanile Ouverture di Schubert, brano entrato in repertorio solo nel Novecento, è salita sul palco la bella ventenne  Dego, solista particolarmente attiva  che ha di recente tenuto concerti con interpreti del calibro di Salvatore Accardo e Shlomo Mintz ed è stata finalista al Concorso "Paganini" di Genova nel 2008. Il concerto mozartiano composto alla fine del 1775 conclude il ciclo dei concerti violinistici del salisburghese ed è tra le  pagine musicali più belle del repertorio violinistico. È tra i più popolari lavori di Mozart anche per via del  Rondò finale con il celebre inserto in La minore "alla Turca" come quello ancor più celebre della sonata pianistica. L'ottima interpretazione della giovane violinista ha messo in risalto le peculiarità più melodiche del concerto. La Dego ha un modo di melodiare tipicamente italiano, nel senso che sottolinea in modo chiaro e solare ogni dettaglio coloristico del brano. L'equilibrio dinamico definito da contrasti delicati, è sostenuto da una perfetta intonazione e da una grande determinazione espressiva. Si scorge nel suo modo di suonare una musicalità di elevato livello che deve solo irrobustirsi attraverso l'esperienza concertistica. Ma le qualità dimostrate dalla solista in Mozart, coadiuvate dalla grintosa direzione di Daniele Rustioni, la pongono come una promessa certa del grande concertismo internazionale. Avvincenti i due bis proposti: un virtuosistico Capriccio di Paganini, il n°24, quello delle variazioni, e un buon Bach. Grande successo.  Il giovane direttore milanese- anche pianista-  ha mostrato le sue migliori qualità nell'esecuzione della Sinfonia "Tragica" di Schubert, lavoro scritto a 19 anni ma che ha una profondità compositiva assimilabile, per ricchezza di contrasti, a Beethoven. Molto valida la direzione  che ha messo in risalto i grandi dinamismi sinfonici della "Tragica". Il suo gestuale ma redditizio modo di dirigere  ha portato l'ottima compagine de I Pomeriggi ad una interpretazione rilevante. Al termine del bellissimo concerto intensi gli applausi da parte del numeroso pubblico intervenuto. Replica oggi, sabato 2 maggio alle ore 17.00.  

2 maggio 2009       Cesare  Guzzardella

APRILE

Il pianista Paolo Restani al Coccia di Novara

Uno dei più ammirati  protagonisti della tastiera oggi in Italia, il quarantaduenne Paolo Restani, è stato il solista di turno, ieri sera 29 aprile, della stagione cameristica del Coccia di Novara.Il programma, diversamente da quanto indicato sullo stampato diffuso ad inizio stagione, prevedeva due autori tra i più congeniali alle straordinarie doti tecniche di Restani: in ordine di esecuzione Rachmaninov, con otto Preludi (dall’op. 32 e dall’op. 23, oltre all’op. 3 n. 2) e Liszt, con tre Studi trascendentali (op. 3,9,11) e la Rapsodia Spagnola. Si è trattato, diciamolo subito, di un’esecuzione di altissimo livello: Restani non è solo un ipervirtuoso del pianoforte, dotato di una padronanza tecnica della tastiera fuori del comune (vedendolo suonare, ci veniva in mente un disegno ottocentesco che ritrae Liszt mentre suona il piano con…quattro mani !). A questa dote esecutiva si accompagna in lui un esemplare controllo del materiale sonoro anche più incandescente, come nel caso della Rapsodia lisztiana, grazie ad un suono di pulizia e trasparenza quasi “clavicembalistiche”, tipico di quella scuola napoletana di cui Restani, con Canino, è oggi uno dei più ragguardevoli eredi: l’insegnamento del mitico Vincenzo Vitale, da lui seguito nell’adolescenza, ha lasciato più di un segno. Ma per eseguire al meglio una musica che, affidata a mani meno sapienti, rischia  di risolversi in esibizione di un virtuosismo un po’ esteriore, come quella di Rachmaninov e di Liszt, occorrono ulteriori qualità interpretative, che Restani ha ieri mostrato di possedere in sommo grado: una meravigliosa ricchezza di colore e una finezza timbrica sottilissima, unite ad una severa logica costruttiva che lo porta ad evitare ogni enfasi sentimentale, per aderire con profonda interiorità alle pieghe più segrete della melodia, specie nei momenti di intimo e disteso lirismo, che non mancano anche nei più pirotecnici Preludi di Rachmaninov o nei  più travolgenti Studi di Liszt. (sbaglieremo, ma ci pare che la personalità di questo pianista ne faccia un grande interprete di Chopin, di stampo “horowitziano”: ci auguriamo di ascoltarlo presto nell’esecuzione di questo autore!). Tra tutti i pezzi eseguiti ci hanno esaltato  il magico Preludio op.32 n. 2, dall’armonia ambigua e fluttuante, e il conturbante, funereo Preludio op. 32 n. 10, in un si minore incupito da un ossessivo ritmo puntato e da foschi accordi tenuti, un capolavoro del decadentismo musicale. Dei brani listziani il più emozionante ci è sembrato lo Studio n. 11 Harmonies du Soir, nel suo contrasto tra incantevole melodia e turbolenta passionalità. Dopo un bis ancora all’insegna di Liszt, la memorabile serata è stata conclusa dagli scroscianti, lunghissimi applausi di un numeroso, emozionato pubblico.

30 aprile       Bruno Busca

Brani di Ivan Fedele e Igor Stravinskij  per la Filarmonica scaligera diretta da Robert Robertson  

Ultima replica ieri sera alla Scala del concerto sinfonico diretto dall'americano David Robertson alla testa della Filarmonica scaligera. In programma musiche di Ivan Fedele e Igor Stravinskij. Il brano  sinfonico-corale di Fedele, in prima esecuzione assoluta, è una  commissione del Teatro alla Scala ed è intitolato  33 Nomes, per orchestra e due voci femminili.  È  stato pensato e composto utilizzando una piccola raccolta in versi di  Marguerite Yourcenar intitolata I trentatrè nomi di Dio,  trentadue brevissime poesie e un disegno, scritti intorno al 1982 e pubblicati nel 1986. I 32 brevi testi poetici della scrittrice francese  hanno fornito l'ispirazione al compositore leccese,  milanese d'adozione, per la realizzazione dei 33 brevi brani (uno, il dodicesimo, ispirato da un disegno che rappresenta un cielo stellato, aggiunto da Fedele  anche per una equa ripartizione della composizione in tre parti) utilizzando soprattutto il testo originale in francese ma con qualche parte nella traduzione in italiano.  Un ruolo molto importante è sostenuto dalle due voci soliste femminili. Nella dettagliata e luminosa interpretazione di Robertson, ascoltata ieri nella seconda replica, le voci  dei soprani Julia Henning e Valentina Coladonato ci sono apparse chiare ed espressive e certe soluzioni coloristiche orchestrali di felice ispirazione. I trentatrè brevi momenti musicali trovano validità nelle riuscite ispirazioni degli attacchi di ogni sequenza e nella maestria di Fedele di riunire i singoli brani in modo unitario e coerente. Il riferimento ai Maestri novecenteschi, come ad esempio Luciano Berio per quanto riguarda l'uso della vocalità, ad  Arvo Pärt per alcune  luminose e distensive soluzioni strumentali o a certe trovate d'effetto della musica Ambient, risultano spesso evidenti. L'uso di differenti tecniche espressive e di modalità di scrittura sono una caratteristica della ottima musica di Fedele, artista che ultimamente si è dedicato molto all'uso della voce, dalla sua prima opera lirica, Antigone, a  brani per coro, per coro e oboe, per coro e percussioni, al più recente En Archè( 2008) per soprano, violino e orchestra. Nella seconda parte della serata Robertson e la Filarmonica hanno ottimamente interpretato Petruška di Igor' Stravinskij nella versione originale del 1911. Sonorità particolarmente delicate nell'interpretazione di Robertson per un brano che ha quasi cento anni di vita ma che presenta una modernità ancora attuale. Grande sussesso di pubblico.  

29 aprile      Cesare  Guzzardedlla  

Presentata la Stagione 2009-2010 dell'Orchestra Sinfonica Verdi

Si rinnova quest’anno, innanzitutto, l’ormai tradizionale appuntamento con l’apertura della nuova tagione al Teatro alla Scala; in programma il 6 settembre 3 brani del grande repertorio, Le creature di Prometeo di Beethoven, ouverture dell’omonimo balletto, Petruška di Stravinskij, nell’edizione proposta dai Ballets russes di Diaghilev nel 1911, e ancora una composizione di Beethoven, la Sinfonia n. 7  che inaugura l’intero ciclo delle Sinfonie beethoveniane proposte dalla Verdi durante la prossima stagione. A dirigere, il nuovo Direttore Musicale, la giovane cinese Xian Zhang che si è già esibita con l’Orchestra nell’ottobre dello scorso anno e che dirigerà la Verdi in molti concerti che vanno dai Quattro ultimi lieder di Strauss alla Sinfonia n. 5 di Čajkovskij, a grandi pagine di Wagner (dalle ouverture del Tannhäuser a quelle de L’olandese volante e Walkiria), alla Messa da requiem di Verdi in occasione dei novant’anni di Paolo Grassi, e, ancora, alla Missa solemnis di Beethoven , alla Sinfonia n. 2 di Rachmaninov e all’Amore delle tre melarance di Prokof’ev. .....  continua

Il violinista Ilya Gringolts per le Serate Musicali  

Dovevamo ascoltare il duo Gringolts -Sudbin ma il pianista per problemi di trasporto - forse un guasto all'automobile che doveva portarlo in aereoporto- , non è potuto arrivare  e allora il violinista russo Ilya Gringolts, vincitore nel 1998 del Concorso Internazionale Paganini, ha improvvisato un nuovo programma  che prevedeva brani di Ysaye, Bartók e Paganini.  La straordinaria tecnica di Gringolts, sostenuta da una impeccabile intonazione, anche nei suoni più acuti, e da un approccio coloristico marcatamente viscerale, ha dato a questo recital un senso di unicità ed erano purtroppo in pochi i fortunati che in Sala Verdi  hanno potuto deliziarsi delle splendide pagine musicali proposte. Rilevanti le interpretazioni sia della Sonata n.1 in sol min. di Eugène Ysaye che della  Sonata per violino solo Sz.117 di Bela Bartók. Dopo l'intervallo Gringolts ha eseguito una selezione dai Capricci Op.1 di Niccoló Paganini e precisamente i numeri 1-5-6-13-14-16-18-24. Straordinarii il vigore tecnico musicale espresso da Gringolts e l'apparente facilità interpretativa mostrata nei difficili capricci. Bellissimo il bis con una notevole trascrizione del violinista-compositore Heinrich Wilhelm Ernst del famoso lied di Franz Schubert "Erlkönig". Da ricordare  

28  aprile      Cesare Guzzardella

Oleg Caetani e Simone Pedroni all'Auditorium di Milano  

È tornato alla direzione dell'Orchestra Sinfonica Verdi per un interessante concerto sinfonico il direttore russo Oleg Caetani, noto al pubblico dell'Auditorium per le sue splendide interpretazioni di autori del  Novecento, Šostakoviç prima di tutti.  Il programma ascoltato ieri, in replica oggi e sabato, prevedeva tre brani: di Berio-Boccherini Quattro versioni dalla Ritirata notturna di Madrid, di Giuseppe Martucci il rarissimo Concerto n.1 per pianoforte e orchestra in Re min. Op. 40 e, dopo l'intervallo, la Sinfonia n.7 in La magg.Op.92 di L.v. Beethoven. Il lavoro introduttivo di Luciano Berio (1925-2003), scritto alla metà degli anni '70, fa parte di una serie di trascrizioni con varianti personali su brani dei secoli scorsi, Boccherini in questo caso. Il musicista di Oneglia (oggi Imperia) ha operato una sorta di trascrizione-sovrapposizione di alcune versioni delle Variazioni sulla Ritirata notturna di Madrid, scritte da Boccherini alla fine del '700 e inserite in alcuni dei suoi celebri quintetti. La versione Sinfonica di Berio è ricca di colori ed è perfetta quale brano introduttivo. Molto valida la resa coloristica di Caetani. L'Op. 40, lavoro giovanile del compositore, direttore e pianista napoletano Giuseppe Martucci (1856-1909) rappresenta una recente scoperta e l'interessante lavoro trova influssi romantici che spaziano da Chopin per la semplicità e la bellezza delle melodie espresse, a  Schumann e  Brahms per le modalità architettonico-timbriche e orchestrali. Il pianista novarese Simone Pedroni,  primo premio al Van Cliburn in Texas nel '93, ha fornito una ottima prova interpretativa mettendo a fuoco ogni dettaglio del lavoro con sicurezza e rigore formale. Tra i momenti migliori citiamo  le toccanti e semplici note dell'Andante centrale, caratterizzato da una semplice ma geniale invenzione melodica. Molto bello e ottimamente eseguito il bis proposto da Pedroni, un Notturno di Martucci. La splendida e sicura bacchetta di Caetani ha invece trovato nella celebre Settima Sinfonia di Beethoven la migliore resa interpretativa. L'Orchestra Verdi nelle mani di questo direttore, ancora una volta sembra migliorare drasticamente nell'equilibrio delle sezioni orchestrali e il Beethoven ascoltato, dal Poco sostenuto iniziale al rapidissimo Allegro con brio finale, ci è parso di altissima qualità. Grande successo di pubblico. Repliche: venerdì alle ore 20.00 e sabato alle ore 16.00.  

24  aprile       Cesare  Guzzardella

Il Quartetto di Roma al "Coccia" di Novara

Il pubblico novarese ha potuto ascoltare, ieri sera 22 aprile, al Teatro Coccia, una formazione di punta della musica cameristica italiana, il Quartetto di Roma. Formatosi nel 1995, “foggiato” da Piero Farulli (indimenticabile viola del sommo Quartetto italiano) ai corsi di perfezionamento della Chigiana, ha ormai al suo attivo numerose tournée di successo in Italia e all’estero. Il programma, impaginato ancora una volta sui due grandi centenari di questo 2009 (Haydn e Mendelssohn), ha proposto uno stimolante confronto fra due caposaldi della letteratura sette-ottocentesca per quartetto d’archi: una delle gemme più preziose degli haydniani Quartetti Erdody op. 76, il n. 2 in re minore”Le Quinte” e il Quartetto op. 13 in la minore di Mendelssohn. Tra i due, il meno noto Fuga e capriccio op. 81, sempre di Mendelssohn.Nell’esecuzione il Quartetto di Roma ha espresso al meglio le sue doti più caratteristiche, la nitida trasparenza del fraseggio e l’intensità espressiva, evidente, in particolare, nell’ottimo primo violino Marco Fiorini, dalla cavata sempre energica e coinvolgente, adeguatamente sostenuto dagli altri strumentisti, fra i quali ci è piaciuto sopra tutti il  colore caldo e profondo del  violoncello di Alessandra Montani. Vero banco di prova di tali qualità esecutive sono stati senz’altro i due brani tecnicamente più complessi della serata, vale a dire la densa fuga dell’Adagio del quartetto op. 13 e la Fuga op. 81 del maestro di Amburgo: in entrambi i casi l’ardua struttura contrappuntistica dei pezzi è stata resa al meglio, col limpido risalto delle varie linee strumentali, nel vario intreccio di soggetti e controsoggetti, con un equilibrato, asciutto e severo impasto timbrico. Convincente anche l’esecuzione delle Quinte, di cui il complesso romano è riuscito a esprimere coerentemente l’ispirazione essenziale, nell’inquieto alternarsi, decisamente preromantico, di atmosfere cupe e angosciose, (preannunciate dal tema iniziale su due quinte discendenti che dà il titolo all’opera), e di momenti più distesi e sereni, sino alla gioiosa conclusione in un rassicurante re maggiore. Dopo il bis, una rara Fuga per quartetto d’archi di G. Puccini, il caloroso applauso del pubblico ha concluso la serata.

23 aprile     Bruno Busca 

Nikolay Luganski per le Serate Musicali  

Torna di frequente in Conservatorio per le Serate Musicali il trentasettenne pianista moscovita Nikolay Luganski, vincitore di importanti concorsi internazionali come il Rachmaninov nel 1990 e il Čaikovskij nel 1994. Ieri in una Sala Verdi non al completo, e questo è davvero un peccato, ha tenuto un recital pianistico impegnativo e ben articolato. Di Rachmaninov-Bach dalla Partita in mi magg. Bwv 1006 abbiamo ascoltato  Prelude, Gavotte e Gigua, una rarità compositiva ideatà dal  virtuoso Rachmaninov che partendo da movimenti bachiani particolarmente noti modifica stilisticamente i temi potenziandone le qualità. Impeccabile l'interpretazione di Luganski espressa con colori particolarmente raffinati. Da Bach, mediato però da Rak, il salto è breve e il pianista ci ha donato un ottimo Chopin con la Sonata n.3 in si min. Op.58 eseguita bene e con precisione nei dettagli. Colori particolarmente russi per uno Chopin polacco, specie nel movimento Finale-Presto non tanto, eseguito in modo particolarmente espressivo. Nella seconda parte del bellissimo concerto abbiamo ascoltato tutto Rachmaninov: da quattro Preludi (Op.23 n.1, Op.32 n. 12, Op.32.n.5 e Op. 23 n. 7) a Etudes Tableaux Op.33. Con Rachmaninov, il livello interpretativo di Lunganski si è alzato ancora di più in termini di perfezione tecnica e soprattuto di resa coloristica ed espressiva. La capacità virtuosistica del pianistica è potenziata da una bellezza melodica evidente. Basta citare come esempio il geniale Preludio Op.35 n.5 definito da un semplice e limpido canto evidenziato in modo esemplare.  Grande successo e due bis: un Intermezzo di Schumann e uno Studio di Chopin. Da ricordare.  

21  aprile    Cesare  Guzzardella

Patricia Kopatchinskaja all'Auditorium

Protagonista indiscussa del concerto settimanale dell'Auditorium di l.go Mahler è stata la violinista moldava Patricia Kopatchinskaja, giovane e con talento da vendere. Il programma prevedeva l'esecuzione del Concerto per Violino e Orchestra in Re magg. Op.35 di Pëtr Il'ič Čajikovskij, uno dei brani più celebri ed eseguiti del musicista russo. Sul podio della Verdi il direttore Wayne Marshall. L'estrosa violinista, sul palco con un abito lungo verde luccicante e scalza, ha all'attivo la vittoria di importanti concorsi violinistici internazionali come l'International Szerying Competition in Messico nel 2000. L'interpretazione ascoltata, impeccabile dal punto di vista tecnico con intonazione perfetta anche nei registri più alti, ha messo in rilievo tutte le caratteristiche popolari del concerto,  spesso definite da accentuazioni timbriche molto marcate che hanno trovato nella splendida violinista, nata tra la Romania e l'Ucraina, una interprete ideale. Rilevante la cadenza dell'Allegro moderato iniziale e particolarmente espressivo l'Andante centrale con l'intensa melodia esaltata dalla timbrica calda del suo violino Pressenda 1834.  All'altezza l'Orchestra Verdi diretta con energia da Marshall. Successo strepitoso nella sala gremita nella replica domenicale di oggi e un particolare  bis della Kopatchinskaja con un breve brano ritmico di folclore dalla durata di 35 secondi, nella quale i suoni del violino si alternano o sovrappongono ad effetti vocali particolarmente divertenti. Ricordiamo che la violinista, anche compositrice,  è interprete ricercata di brani contemporanei e prossimamente inciderà il prossimo concerto per violino di Fazil Say.  Il concerto era stato anticipato dalla nota Ouverture da Il principe Igor' di Alexsandr Borodin (completata e orchestra da Glazunov) e nella seconda parte del pomeriggio è stata eseguita la Sinfonia n.2 in Si min. dello stesso Borodin. Valide le interpretazioni di Marshall. Ricordiamo il prossimo concerto della Verdi (il  23-24 e 25 aprile) che vedrà il ritorno sul podio del M.tro Oleg Caetani con brani di Berio-Boccherini, Martucci e Beethoven.  

19  aprile          Cesare  Guzzardella 

Il viaggio a Reims al Teatro alla Scala  

Sono passati quasi ventiquattro anni dalla messinscena scaligera, ora riproposta, de Il viaggio a Reims di Gioachino Rossini. Allora sul podio dell'Orchestra del Teatro alla Scala c'era Claudio Abbado e la compagnia di canto trovava talenti quali la Cuberti, Valentini Terrani, la Gasdia e la Ricciarelli e le ottime voci maschili di Merritt, Ramey, Raimondi, Gimenez, De Corato, Surjan, ecc. La ripresa attuale della geniale e divertente opera ha il merito di aver riportato sulla scena uno spettacolo di grande successo che allora, oltra alla grande scoperta del capolavoro rossiniano, rappresentava una originale ed innovativa messinscena di Luca Ronconi e Gae Aulenti. Ancora oggi Il viaggio è uno spettacolo moderno, divertente e avvincente, come è anche dimostrato dal grande successo di pubblico ottenuto in questi giorni. Valida la direzione del barocchista Ottavio Dantone, qui in un lavoro però più classico e forse non perfettamente in sintonia con le sue specificità di splendido interprete del Seicento e del Settecento. Valida anche la compagnia di canto con le bravissime Patrizia Ciofi e  Annick Massis (foto di M. Brescia- Archivio Scala) rispettivamente nei ruoli di Corinna e della Contessa di Folleville, brave anche Daniela  Barcellona, la Contessa Melibea e Carmela Remigio, Madame Cortese; nei ruoli maschili, bravissimi Juan F. Gatell Abre, Il cavalier Belfiore, Alastair Miles, Lord Sidney e Nicola Ulivieri, Don Profondo e bravi gli altri. Un plauso ai solisti, il flautista Davide Formisano e l'arpista Luisa Prandina e all' eccellente  parte corale curata da Bruno Casoni. Prossime repliche il 19-23-30 aprile e il 3-6-8-10 maggio. Assolutamente da non perdere.  

17  aprile        Cesare Guzzardella

Tatiana Larionova per la Società dei Concerti  

Ha trent'anni Tatiana Larionova, brava pianista russa che ha tenuto un concerto ieri per la Società dei concerti  per il ciclo "Per amore", rassegna dedicata a giovani talentuosi concertisti. Variegato il programma con una Sonata di F.J. Haydn, la n. 53 in mi min., la Wanderer Fantasia di F. Schubert, i Momenti Musicali Op.16 di S. Rachmaninov e il virtuosistico Mephisto Waltz I di F. Liszt. Ottime le interpretazioni della pianista che ha rilevato tecnica chiara, precisa e luminosa nella Sonata haydniana, sicurezza  e rilevanza espressiva nella difficile Op.16 di Rachmaninov e nel  Mephisto Waltz. Grande il successo di pubblico ottenuto in una sala stracolma di appassionati. Bellissimo il bis di Paganini-Liszt proposto dalla bella pianista, in dolce attesa, che speriamo di riascoltare presto.  

16  aprile      C.G.

Il pianista Roberto Giordano al Coccia di Novara  

Di scena ieri sera, 8 aprile, al Teatro Coccia di Novara, per la Stagione Concertistica da Camera, il giovane (1981) pianista Roberto Giordano, che vanta un curriculum di studi di tutto rispetto, con diplomi all’Ecole Normale A. Cortot di Parigi e al Conservatorio di Pesaro e l’affermazione in numerosi e prestigiosi concorsi internazionali, fra cui ci limitiamo a ricordare l’edizione 2003 del Reine Elisabeth de Belgique a Bruxelles. Due gli autori in programma: Mendelssohn, con il secondo (op.30) e il quarto (op.53) libro delle Romanze senza parole e Mussorgskij con il capolavoro dei Quadri di un’esposizione. Ha incantato il pubblico presente (in verità piuttosto scarso!) la tecnica impeccabile del giovane esecutore, dal tocco sempre chiaro, elegante, vellutato, capace di esprimersi  al meglio tanto nell’atmosfera meditativa della Romanza n.1 op.30, quanto negli ardui ribattuti della Romanza n. 4 op.30 The Wanderer o nella difficile scrittura accordale con doppie terze della n. 5 op. 30. A nostro parere, Giordano ha raggiunto il momento più alto di intensità interpretativa e di profondità “interiore” del suono nella terzultima e penultima delle Romanze op. 53, vale a dire nell’incantevole Adagio dell’Abenlied (canto della sera) in Fa maggiore, uno dei vertici del romanticismo musicale, e nell’infuocato Volkslied in La minore, dalla vigorosa freschezza un po’ naif, d’ispirazione “viennese”. Decisamente convincente anche l’interpretazione di un brano molto lontano, per concezione e linguaggio musicale, dal mondo di Mendellsohn, come il capolavoro mussorgskiano. Qui  il pianista di Tropea ha saputo dar sfoggio di un’altra risorsa esecutiva che lo contraddistingue, la smagliante ricchezza di colori e di timbri, in grado di aderire, nella piena fedeltà ad ogni dettaglio melodico e armonico, al ritmo festoso della Promenade, così come alle lugubri cadenze di Bydlo o al registro freddo e “lunare” di Cum mortuis in lingua mortua, sino all’apoteosi finale della Grande porta di Kiev. Dopo i bis di rito (parafrasi da opere liriche italiane e un brano forse ancora di Mendellsohn), scroscianti applausi hanno meritatamente sottolineato l’apprezzamento del pubblico.

9  aprile     Bruno Busca  

Sergey e Lusine  Khachatryan in Conservatorio  

Un programma importante quello ascoltato lunedì scorso in Conservatorio  per le Serate  Musicali. Un violinista di altissimo livello, il ventiquatrenne Sergey Khachatryan e un'ottima pianista, la sorella ventiseienne Lusine, hanno eseguito tre notissimi brani. La più rilevante delle partite di J.S.Bach, quella in re min. Bwv 1004 per violino solo con la celebre  Ciaccona ha introdotto il concerto. La prima delle Sonate Op.78 di J. Brahms ha introdotto il duo cameristico e la Sonata n.9 in la magg. Op.47 "Kreutzer" di  L.v.Beethoven ha concluso il programma ufficiale. Splendida la serata, ma il momento più alto, dal punto di vista interpretativo, è stato l'intervento solistico del giovane ma affermatissimo violinista armeno con una Partita bachiana superlativa. Il tocco equilibrato, perfettamente intonato e pieno di sonorità di Khachatryan ha espresso ogni angolo nascosto del brano. Anche i momenti più virtuosistici con quei difficili sopracuti della Ciaccona sono stati resi con grande nitore espressivo. Lui è un fuoriclasse dell'archetto e ha pochissimi rivali della sua età. Valida l'interpretazione di Brahms e decisamente meglio la Kreutzer di Beethoven (peccato la rottura di una corda del violino che ha interrotto per qualche minuto il concerto) con un violino perfetto ed incisivo e un pianoforte di ottimo livello, in accordo con il solista, ma con una timbrica  che a volte non ha completamente  soddisfatto. Grandissimo successo e un bellissimo bis  del compositore  armeno Sogomonjan Gomidas. Da ricordare   

8  aprile      Cesare  Guzzardella

Il pianista Olli Mustonen all'Auditorium  

Programma particolarmente interessante quello ascoltato ieri, nella replica domenicale, all'Auditorium di Milano, con una rarità strumentale nella prima parte del  concerto rappresentata dal Concerto in modo misolidio per pianoforte e orchestra di Ottorino Respighi. Autore rilevante della generazione degli anni Ottanta (insieme a Casella, Malipiero, Pizzetti, ecc.), Respighi (1879-1936)  ha portato la forma strumentale italiana ad alti livelli musicali esprimendo qualità nell'uso virtuosistico dell'orchestra e ritornando spesso a modalità compositive tipiche della musica antica. Anche nel felice concerto pianistico ascoltato, composto nel 1925, la parte orchestrale risulta spesso rilevante unitamente al pianoforte che da protagonista  ha trovato un grande e affermato virtuoso quale Olli Mustonen, quarantaduenne finlandese. Il brano, molto vario e complesso di Respighi, risente l'influsso di autori quali Musorgskij, Ravel, Hindemith, Rachmaninov e Gershwin, ma  lo stile del compositore delle più celebri Fontane di Roma è facilmente riconoscibile. Mustonen, anche compositore e direttore d'orchestra, si trova  perfettamente a proprio agio in autori come quelli citati, che richiedono forza timbrica, sicurezza interpretativa, virtuosismo trascendentale e chiarezza espressiva. Della sua evidente gestualità avevamo già parlato nella recensione del bellissimo recital tenuto in Conservatorio l'autunno scorso. Molto belli tutti i  momenti nei quali il pianoforte è in evidenza. Ottima la direzione orchestrale della Verdi di Moshe Atzmon il quale  ha anche diretto con passione, dopo l'intervallo, la Settima sinfonia di G. Mahler. Grande successo e molto valido il bis pianistico, un  brano composto e interpretato da Mustonen dalle sonorità molto nordiche.  

6  aprile      Cesare  Guzzardella

Uto Ughi al “Viotti festival” di Vercelli  

Il Viotti festival di Vercelli, sabato 4 aprile, presso il Teatro Civico, ha avuto come prestigioso protagonista il grande Uto Ughi, accompagnato dall’orchestra Camerata Ducale, diretta da Guido Rimonda. Nutrito il programma, che ha peraltro subito qualche variazione rispetto a quanto previsto. Ha aperto la serata una sinfonia di Haydn, di ascolto non molto frequente, la n. 61 in re maggiore Hob I: 61. Risalente al 1776, appartiene alla “prima maniera” del Maestro di Rohrau, caratterizzata da una limpida vena melodica, quasi mozartiana, pur non mancando momenti già caratteristici dell’Haydn più personale, come quella fresca rusticità di melodie da danza popolare, che zampillano nel Prestissimo Finale, a nostro avviso il tempo più bello dell’opera. Convincente l’esecuzione della Camerata Ducale, a suo agio nell’interpretare ogni dettaglio della composizione, ammirevole nell’equilibrato impasto dei fiati e degli archi, reso con delicata trasparenza. All’insegna del più scintillante virtuosismo i brani eseguiti da un Ughi in forma smagliante, cui Rimonda ha ceduto la guida dell’orchestra. Il primo pezzo presentato al pubblico è stato il Preludium und Allegro del violinista e compositore Fritz Kreisler  (!875-1962), una composizione del 1905, che l’autore presentò come brano inedito, da lui stesso riscoperto, del musicista piemontese del XVIII sec. Gaetano Pugnani: si tratta in sostanza di un pezzo solistico, in cui domina incontrastato il violino, mentre l’orchestra ha una pura funzione di accompagnamento e notevole per la bella, malinconica melodia del preludio, mentre nella seconda sezione si alternano.  virtuosismo e cantabilità. E’ stata poi la volta delle due celeberrime Romanze per violino di Beethoven (il programma di sala prevedeva solo la n. 2 in Fa maggiore), seguite dall’altrettanto famosa Introduction et Rondo capriccioso per violino e orchestra di C. Saint- Saens e infine dalla Abanera, tratta  dalla Carmen Concert Fantasy di Sarasate, di cui peraltro il programma prevedeva l’esecuzione integrale. Ughi ha incantato il pubblico con la sua straordinaria tecnica esecutiva, fatta di precisione assoluta, di brillante virtuosismo e soprattutto di un suono che sa essere, a un tempo, energicamente appassionato e morbido, caldo e scuro, magicamente evocato dalle corde del Guarneri del Gesù del 1744, lo strumento prediletto dal Maestro. I travolgenti applausi dopo il bis (una serie di capricci di Paganini), da parte del folto pubblico e un ringraziamento ufficiale a Uto Ughi a nome della città, da parte del sindaco di Vercelli, hanno degnamente concluso questa bella serata musicale.  

5  aprile           Bruno Busca

Argerich e  Zilberstein per le Serate Musicali  

Viene tutti gli anni in Conservatorio Martha Argerich e ultimamente sempre in coppia con altri eccellenti interpreti. L'abbiamo ascoltata con Rabinovitch, con Freire, con Goerner e Hubert. Ieri, per il bellissimo concerto organizzato dalle Serate Musicali, è stata la volta della pianista moscovita Lilya Zilberstein. Ricordiamo almeno la sua vittoria, tra le tante, al Concorso Busoni di Bolzano nel 1987. Il programma variegato, come accade sempre per l'Argerich, prevedeva brani per due pianoforti di Mozart, Schumann, Shostakovich, Brahms, Rachmaninov. Primo della serie un raro Mozart rivisitato da F.Busoni: la Fantasia in fa minore K608 per organo meccanico. Alla Fantasia dal sapore bachiano per l'evidente scrittura contrappuntistica della fuga iniziale, ha fatto seguito, sempre del salisburghese, la Sonata in re magg. K 448. Interpretazioni molto equilibrate con intrecci sonori e scambio delle parti solistiche che evidenziano alcune delle specificità virtuosistiche delle due interpreti, per altro spesso in perfetta simbiosi. Nella Argerich, si rileva una maggiori quantità di contrasti dinamici dettati da una interiorizzazione della materia sonora sorprendente; ma anche la  Zilberstein è stata  all'altezza della situazione . Con il romantico Schumann dell'Andante e Variazioni Op.46  (1841) siamo entrati in un altro ambito musicale. Bellissima e dettagliata la resa interpretativa delle due artiste. La Argerich, da quel momento seduta di fronte al pianoforte di sinistra - quello con i bassi meglio risonanti per via della presenza del copripiano- ha tra le sue peculiarità quella di adattarsi con facilità all'autore fornendo sempre prestazioni di alto livello, ma  per i romantici e per Schumann, prima di tutti, il livello cresce. Una rarità di Shostakovich ha incrementato la varietà del  programma: il Concertino in la min. Op.94. (1953). Il brano per due pianoforti trova un colore sinfonico rivelato dalle sonorità crescenti e ricche di contrasti dei due strumenti e ci mostra uno Shostakovich rilevante  anche nella sua produzione pianistica. Un altro brano sinfonico-pianistico ha introdotto la seconda parte del concerto, le celebri Variazioni su un tema di Haydn Op.56 b -8 variazioni più un Finale sul Corale di S.Antonio di Haydn - scritte da Brahms nel 1873 nella versione ascoltata che anticipa quella per orchestra. Ottima la resa ma ancora meglio il brano conclusivo di S. Rachmaninov: la  Suite n.1 in sol min. Op.5 " Fantasie-Tableaux" . La  Zilberstein intona con grande espressività la solitaria e semplice melodia della Barcarola iniziale mentre la Argerich, al pianoforte di destra, ci delizia con le minuziose, rapide e ornamentali sonorità delle note più alti della tastiera. Un capolavoro di colore scritto nel 1893 che solo un grande interprete-compositore  come Rachmaninov poteva creare. Splendido concerto. Due i bis, forse Brahms e sicuramente la smagliante samba di Brazileira di Darius Milhaud dalla suite Scaramouche. Sala Verdi stracolma, coro compreso, e grande entusiasmo per tutti. Naturalmente da ricordare.  

3  aprile        Cesare  Guzzardella     

Fabio Vacchi e Salvatore Accardo  all'Auditorium per LILT  

Grande presenza di pubblico ieri sera  all'Auditorium  di Milano per il Concerto Speciale  "Elegia tra sentimento e speranza" dell'Orchestra da Camera Italiana diretta da Salvatore Accardo, naturalmente anche in veste di solista.  Il programma prevedeva la prima assoluta  del brano "Elegia" composto per l'occasione da Fabio Vacchi e "Le Quattro Stagioni" di Antonio Vivaldi. Questa iniziativa di carattere benefico è nata dall'esperienza della dottoressa Franca Fossati Bellani, in ricordo di tutti i bambini e ragazzi incontrati in 40 anni di lavoro presso la Struttura Complessa di Pediatria della Fondazione IRCCS- Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Molto toccante il brano scritto per l'occasione dal compositore bolognese Fabio Vacchi. Elegia, per violino e orchestra da camera, è ispirato dal Concerto per violino e orchestra di Alban Berg e trova nella sofferente melodia del violino, intonato da Accardo con grande espressività e partecipazione emotiva, un motivo di lunga riflessione sulla sofferenza, in memoria dei bambini che non ce l'hanno fatta, che hanno perso la battaglia contro il cancro, come scrive Fabio Vacchi nel libretto di presentazione. Il canto cromatico e teso del violino intonato nei registri gravi, segnano in modo profondo l'animo dell'ascoltatore nei ventidue minuti circa di musica. La serata si è conclusa con una splendida interpretazione delle Quattro Stagioni di A. Vivaldi. Naturalmente un bis con una pennellata di colori caldi di Astor Piazzolla. Chi volesse sostenere l'attività di ricerca, cura e assistenza dei bambini LILT può telefonare al numero  02 26662771  Per maggiori informazioni  www.legatumori.mi.it  

2  aprile        C.G.

MARZO  

Hilary Hahn per le Serate musicali  

Hilary Hahn, violinista statunitense ventinovenne, è tornata a Milano per un concerto organizzato dalle Serate Musicali. Accompagnata al pianoforte dall'ottima pianista  Valentina Lisitsa, ha presentato un programma vario che prevedeva brani di Ysaye, Brahms, Bartók e Ives. Di Ysaye ha interpretato in solitaria le Sonate per violino solo n.4 e n.6  rivelando delle qualità tecnico espressive di alto livello. Si rimane particolarmente stupiti della perfetta intonazione del violino della Hahn, anche nei registri più alti, nei sopracuti e nei chiarissimi pizzicati. Le sonate di Ysaye, che certamente stilisticamente rimandano a J.S.Bach, hanno destato stupore per la bellezza delle sonorità espresse. Rilevante anche il brano, sempre di Ysaye,  Rêve d'enfant op.14 eseguito insieme all'eccelente Valentina Lisitsa che ha mostrato di essere perfettamente in sinergia con la solista. Tra i brani più noti eseguiti ricordiamo le Danze popolari romene di B. Bartók, recentemente ascoltate in un'altrettanto valida interpretazione di Uto Ughi e una selezione dalle Danze ungheresi di J. Brahms. Una parte poderosa dell'impaginato è stato occupato da una autore importante ma ancora poco eseguito quale lo statunitense Charles Edward Ives (1874-1954). Tre le Sonate per violino e pianoforte in programma: la n.4, la n.2 e la n.1. Bravissime le interpreti che hanno messo in rilievo il particolare stile compositivo dell'autore che condensa l'anima occidentale di autori come Brahms o Berg a sapori tipicamente americani. Due i bis: un luminoso Andante amoroso di Paganini e un movimento della Sonata n.3 di Ives. Grande successo in una sala con molti posti liberi. Da ricordare.  

31  marzo    Cesare  Guzzardella  

Radu Lupu e la Filarmonica G. Enescu per il "Quartetto"  

Crea ogni volta grande attesa il ritorno nelle sale da concerto milanesi del grande pianista rumeno Radu Lupu e, a dimostrazione di questo, le platee sono sempre al completo. Sabato 28 marzo, nella splendida serata organizzata dalla Società del Quartetto, la Sala Verdi del Conservatorio era stipata e la novità dell'evento era anche nella presenza dell'Orchestra Filarmonica George Enescu, formazione rumena diretta da Cristian Mandeal. Il programma prevedeva Beethoven nella prima parte con l'Ouverture Op.84 "Egmont" e il Concerto per pianoforte e orch. in do min. n.3 Op.37 e, dopo l'intervallo, il lavoro sinfonico più celebre di L.Hector Berlioz: la Symphonie fantastique Op.14. L'anticipazione orchestrale dell'Egmont, celebre pagina beethoveniana, è stata ben interpretata dall'orchestra che ha evidenziato sia la drammaticità delle battute iniziali, sia la serena luminosità del finale ben rilevata dagli ottimi ottoni. Con l'Op. 37 l'attenzione si è immediatamente concentrata sulla figura oramai mitica di Radu Lupu, pianista dalla presenza austera e severa che trova in contrapposizione al suo aspetto corpulento, una leggerezza di tocco ineguagliabile che rende trasparenti e piene di luce le sonorità del pianoforte. Lupu ha il raro dono di penetrare e ricreare la musica concentrandosi solo sull'interpretazione. Le rare imprecisioni tecniche che saltano all'orecchio nulla sono rispetto all'alto valore espressivo della sua interpretazione. Pur avendo sul podio un ottimo direttore, e Cristian Mandeal ha dimostrato di esserlo nella bellissima conclusiva Fantastica di Berlioz, l'indirizzo interpretativo del noto concerto era dettato da Lupu, specie nel poetico largo centrale con  l'orchestra che ha seguito in modo perfetto le indicazioni temporali del pianista. Strepitoso e chiarissimo il rondò finale. Pubblico entusiasta e due intimi bis tutti per Lupu: una memorabile pagina di Schumann e un prezioso Schubert.  Nella seconda parte della serata è risultata di qualità l'interpretazione nitida e dettagliata dell Sinfonia Fantastica, capolavoro di virtuosismo orchestrale di Berlioz. Specie gli ultimi movimenti, Marche au supplice e Songe d'un nuit de sabbath, hanno messo in luce l'eccellenti qualità delle sezioni orchestrali e del loro direttore. Ma il concerto non è finito qui perché Mandeal ha regalato al pubblico una rarità di Enescu, la Rapsodia n.2, lavoro di alto valore sinfonico-popolare. Un concerto da ricordare.  

30  marzo     Cesare Guzzardella  

I due Foscari alla Scala  

È tornata in scena al Teatro alla Scala l'opera verdiana I due Foscari. L'allestimento del 2003, per la regia di Cesare Lievi, le scene e i costumi di Maurizio Balò e le luci di Luigi Saccomandi ritrova il grande protagonista di questo giovane lavoro di Verdi nella voce di Leo Nucci (foto di M. Brescia dall'Archivio Scala), Francesco Foscari. Nella seconda rappresentazione Nucci ha mostrato una vitalità vocale  integra ed una timbrica ricca di espressività in un ruolo più che mai a lui consono. Anche gli altri interpreti del cast vocale hanno ottimamente interpretato i loro ruoli: Fabio Sartori in Jacopo Foscari, Manon Feubel in Lucrezia Contarini, Marco Spotti in Jacopo Loredano e gli altri. Perfette le numerose parti corali preparate de Bruno Casoni. Si rimane invece perplessi sul valore artistico complessivo dell'opera  che  risulta essere monocorde e definito da una trama davvero esigua. La regia, le scene e i costumi non hanno contrastato i limiti teatrali di questo lavoro dell'allora trentenne Verdi che invece trova splendida musicalità in alcune arie e nei corali, specie nel più riuscito terzo atto. La scenografia è tradizionale, con esigue idee innovative, e i costumi  d'epoca risultano in sintonia con i caratteri cupi e monotoni dell'opera. Il terzo atto risulta essere anche scenograficamente più vario. Il pubblico ha gradito il lavoro e gli applausi più calorosi sono stati per Leo Nucci. Prossime repliche il 29-31 marzo e il 2-4 aprile.  

28  marzo      Cesare  Guzzardella  

Il pianista Gianluca Cascioli in Auditorium per Beethoven  

Martedì 24 marzo, all’Auditorium il pianista torinese Gianluca Cascioli ha presentato il suo nuovo Cd dedicato interamente a L.v. Beethoven tenendo un concerto che aveva in programma le Variazioni Op. 35 sull'Eroica , la Sonata in do diesis min. “Al chiaro di Luna” op. 27 n. 2 , la rara Fantasia in sol minore op. 77   e le due Sonate in fa diesis magg. op. 78 e quella in re minore op. 31 n. 2 “La Tempesta”.  Questi brani furono composti dal grande tedesco tra il 1801 e il 1809. Molto bello e personale il Beethoven analitico e riflessivo di Cascioli che utilizzando tempi piuttosto lunghi trova nella bellezza delle sonorità, nell'attenzione per i particolari e nella perfetta divisione del tempo alcune delle sue peculiarità. Il suo modo di "ascoltarsi", come si evince dalla sua discreta gestualità, porta a delle escuzioni molto espressive e autenticamente classiche. Ricordiamo che la carriera pianistica del trent'enne Gianluca Cascioli  è iniziata nel 1994. La vittoria del Concorso pianistico internazionale “Umberto Micheli”, la cui giuria, presieduta da Luciano Berio, era composta anche da eminenti personalità del mondo della musica, tra cui Elliott Carter, Maurizio Pollini e Charles Rosen, ha segnato un percorso importante che ha portato Cascioli, anche compositore e direttore, a collaborare con i massimi direttori d'orchestra e con le migliori orchestre del mondo. Bravissimo. Peccato che il pubblico presente nel bellissimo auditorio milanese fosse veramente poco. Da ricordare  

26  marzo           Cesare  Guzzardella  

Uto Ughi e I Filarmonici di Roma alle Serate Musicali  

Torna costantemente in Conservatorio il violinista Uto Ughi e puntualmente ottiene un grandissimo successo di pubblico. Nel concerto di ieri per le Serate Musicali  in una Sala Verdi stipata anche nel coro, si è presentato sul palco insieme ai Filarmonici di Roma interpretando un programma vario che prevedeva musiche di Kreisler, Mozart, Boccherini, Bartok, Ravel. Ogni brano è stato presentato da Ughi stesso. Ottimo l'inizio con il Preludio e Allegro nello stile di Pugnani del viennese Fritz Kreisler, violinista-compositore notissimo sia per le sue qualità virtuosistiche che per le sue mirabili trascrizioni. Il Concerto per violino e orchestra n.7 in re magg. K271a  di W.A.Mozart è tra i meno popolari e forse non completamente del salisburghese. Non entusiasmante l'esecuzione. Dopo l'intervallo i Filarmonici, senza direttore, hanno ben interpretato un raro ma significativo brano di Luigi Boccherini, la Sinfonia in re min. Op. 12 n.4 "La casa del diavolo"  con un originale e concitato Finale di ispirazione vivaldiana. Con la versione per violino e orchestra delle celebri Danze popolari rumene Sz.68 (1915) di Bela Bartók il concerto ha cambiato aspetto e Uto Ughi ha da qui in poi evidenziato le sue migliori qualità di grande interprete. La bellissima versione orchestrale ha messo in risalto il sicuro, melodioso e raffinato tocco di Ughi e anche l'armoniosa musicalità, tutta italiana, dell’ottima formazione cameristica. Con la celeberrima Tzigane (1924) di Maurice Ravel, nella trascrizione con orchestra di Angela Montemurro Lentini, siamo saliti molto in alto nella scala dei valori interpretativi. Il carattere popolare zingaresco della composizione, definito splendidamente da Ughi con quelle improvvise accelerazioni di tempo o con quei precisi effetti coloristici, nulla toglie all’alto valore estetico del brano che rimane una delle migliori composizioni dell’autore. Bellissima la trascrizione. La voglia di suonare e la sentita soddisfazione di Ughi ci ha permesso l’ascolto di ben tre avvincenti bis: del lombardo Antonio Bazzini, violinista-compositore, la paganiniana Ridda dei folletti (1852), una pregnante e romantica aria daThaïs di Jules Massenet e a conclusione Humoresque Op. 101 No.7 (1896) di Antonin Dvorák. Da ricordare  

24  marzo         Cesare   Guzzardella    

Un'anteprima entusiasmante con Chailly e Vacchi alla Scala   

Ieri sera un'anteprima entusiasmante al Teatro alla Scala ha anticipato il concerto che il milanese direttore d'orchestra Riccardo Chailly  terrà questa sera. Il programma, ascoltato integralmente, emozionante come una vera prima con lunghi applausi al termine, prevedeva la nuova composizione di Fabio Vacchi «Prospero o dell' Armonia» su testi di Shakespeare tratti dal finale della Tempesta, tradotti e riorganizzati dall'attore-regista  Ferdinando Bruni e due capolavori di F. Mendelssohn quali l'Ouverture "Le Ebridi" e la  Sinfonia n.5 della "Riforma". L'esecuzione di queste ultime due opere, nelle versioni ascoltate ieri, rappresenta una novità assoluta in quanto Chailly, grande amante della musica di Mendelssohn e direttore stabile di quell'orchestra, il Gewandhaus di Lipsia, - il grande compositore tedesco è stato tra i più illustri direttori - ha scelto le edizioni più complete con decine di battute musicali fino ad ora mai ascoltate. Ma tutto questo l'ha ben spiegato Chailly nell'interessante incontro che ha preceduto la prova generale e che ha visto come protagonisti anche Vacchi e Bruni. Molto valido il brano (circa 40 minuti) di Vacchi con parecchie inserzioni parlate, ottimamente recitate da Bruni. Lo stile espressivo  del compositore bolognese è ricercato ma particolarmente riconoscibile ed è improntato sulla ricerca di nuove sonorità altamente evocative mediate da un  profondo interesse per le musiche extra europee con ritmiche atipiche spesso molto irregolari. Ottima l'interpretazione di Chailly. Avvincenti sotto ogni aspetto i capolavori di Mendelssohn e bravissima la Filarmonica della Scala.  Questa sera alla 20.00 di nuovo alla Scala.  

23  marzo    C.G.

  Il pianista Giuseppe Albanese al Dal Verme  

Doveva essere un pomeriggio musicale caratterizzato dalla prima esecuzione assoluta di una recentissima composizione di Alessandro Solbiati, Nora - per cymbalom e orchestra, ma a causa di un'improvvisa indisposizione del bravissimo cymbalista Luigi Gaggero - di recente  alla Scala - il brano verrà riproposto nella prossima Stagione e allora l’attenzione si è integralmente riversata verso l'ottimo pianista calabrese Giuseppe Albanese (nella foto) che ha eseguito  il poco noto ma efficace Concerto per pianoforte e orchestra n.3 Op. 58 di Ignaz Moshelles (1794-1870). Compositore, grande pianista e didatta  tedesco, Moshelles appartiene a quella categoria di artisti inquadrabili storicamente tra Beethoven e i grandi romantici del secondo Ottocento ed è, insieme a Hummel e a non pochi altri, esponente dello stile Biedermeier. L’Op.58 riserva al solista un ruolo primario di grande virtuosismo che solo pianisti capaci come il nostro Albanese possono sostenere con eccellenti risultati. Questi, nella replica ascoltata sabato 21 marzo, ha dimostrato sicurezza esprimendo con solidità,  precisione tecnica e nitore espressivo i difficili e contrastati passaggi e i continui cambiamenti tematici anche quando la bellezza della semplice e romantica melodia viene espressa. Coadivato dall'ottima direzione di Julien Salemkour, Albanese è stato grande protagonista della prima parte del pomeriggio musicale e al termine il pubblico ha espresso entusiasmo per la sua esibizione. Due i bis concessi: il primo, ancora in stile  Biedermeier, era l' ultimo movimento della Sonata n.1 Op.24 di C.M.v.Weber, il rondò denominato anche Moto perpetuo o l'infaticabile  per via del suo andamento veloce e ostinato reso mirabilmente dal solista; il secondo bis era un interessante Studio di un pianista-compositore americano sul noto brano The Men I Love di George Gershwin, reso con elegante espressività. Nella seconda parte del concerto abbiamo ascoltato un raro Antonio Salieri con le 26 Variazioni su la Follia di Spagna. Il brano strutturalmente è semplice e ricorda la facilità strutturale dei nostri minimalisti, e rivela interventi brevi e continui dei bravi solisti dell'orchestra de I Pomeriggi, primi fra tutti il primo violino e l'arpista ma anche alcuni fiati come il fagotto o il flauto. Queste riuscite variazioni di Salieri risultano rilevanti didatticamente. L'ultimo brano in programma, in sostituzione di Nora è stato un omaggio a F.Mendelssohn con l'Ouverture “ Ruy Blas”, interpretata con rigore formale dall’orchestra. Grande successo.  

23  marzo          Cesare  Guzzardella

Il duo Nicolai-Zdorenko  al Coccia di Novara

E’ proseguita ieri, 20 marzo,  al Teatro Coccia, la rassegna della musica cameristica di Mendelssohn proposta dalla novarese Associazione amici della Musica, in occasione del bicentenario della nascita del grande compositore tedesco. Il programma della serata prevedeva due sonate per violino e pianoforte: la n.1 in Fa maggiore, un’opera precocissima (l’autore la scrisse a soli 11 anni!), evidentemente ancora immatura nel linguaggio musicale, ma non priva di spunti interessanti, specie nel tempo finale, dalle spumeggianti quartine di sedicesimi ; la n. 3, anch’essa in Fa maggiore, del periodo della piena maturità creativa di Mendelssohn, che alterna sapientemente momenti distesamente lirici a parti ritmicamente impetuose, sostenute da una struttura armonica chiaramente influenzata dal contrappunto bachiano. Tra le due sonate, la Fantasia op. 28  per solo pianoforte, dalle cupe sonorità, ispirate al culto della poesia “ossianica” di gran moda nell’età romantica e che nell’opera dello stesso Mendelssohn trova espressioni somme nell’Ouverture “Ebridi” e nella sinfonia “Scozzese" . Protagoniste del concerto sono state due giovani strumentiste, alla loro prima esibizione nella città piemontese: la violinista Valentina Nicolai, diplomatasi nel 2000 presso il Conservatorio di Firenze, membro stabile del quartetto d’archi Art Music di Roma e la pianista ucraina Olga Zdorenko, diplomata al Conservatorio di Mosca nel 1994 e all’ Accademia di S. Cecilia a Roma, di casa nel nostro Paese, dove ha partecipato a numerosi concorsi e tournée. Non possiamo tacere che la prova delle due esecutrici ci ha lasciato insoddisfatti: ci è sembrato che la Zdorenko cercasse eccessivamente l’’effetto’, con un tocco troppo greve, privo di sfumature, specie nelle note basse, “sferragliate” con una pesantezza, che, unita ad un uso  un po’ approssimativo del pedale, appiattiva il suono, togliendo precisione al disegno melodico e all’armonia. Nelle due sonate il pianoforte ha troppo spesso prevaricato sul violino, a sua volta eccessivamente monocorde e fragile nel timbro. L’incanto della musica mendelssohniana, che sta tutto nella limpida cantabilità delle melodie e nella ricchezza contrappuntistica dell’armonia, è andato irrimediabilmente perduto. Di pura cortesia il breve applauso del non  numeroso pubblico, dopo l’unico bis, la Meditation di Massenet.

21  marzo     Bruno Busca

Il violista russo Yuri Bashmet per le Serate Musicali  

Il violista ucraino Yuri Bashmet costituiva nel 1984 la formazione cameristica I solisti di Mosca e da allora ha portato l'ottima orchestra in ogni parte del mondo con il suo vasto repertorio che da Bach o Telemann arriva sino ai nostri giorni. Bashmet  è considerato tra i massimi virtuosi della viola e molti compositori contemporanei gli hanno dedicato  loro lavori, primo fra tutti Alfred Schnitcke,  compositore russo da alcuni anni scomparso che ha scritto per lui il Concerto per viola e orchestra. L'interessante e variegato programma presentato ieri sera in Conservatorio per le Serate Musicali era incentrato su brani di autori classici inframezzati da una composizione del Novecento poco frequentata che ha nella musica settecentesca evidenti richiami stilistici e costruttivi: il Tema con quattro variazioni per pianoforte e orchestra (1946) del tedesco Paul Hindemith. Al pianoforte solista la bravissima e determinata figlia d'arte Ksenia Bashmet. Il brano in perfetto stile hindemithiano, dal sapore bachiano e neoclassico con influssi anche tardo romantici, è stato ottimamente interpretato dalla giovane pianista in perfetta sinergia con l'orchestra diretta dallo stesso Bashmet con dovizia coloristica e raffinata espressività. Ancora splendidi  i colori orchestrali nei brani classici che hanno preceduto o seguito il lavoro di Hindemith, soprattutto la Sinfonia in fa min. n.49 "La Passione" di F.J.Haydn e  la notissima Serenata mozartiana "Heine Kleine Nachtmusic", meno il Concerto per due viole di G.P. Telemann che ha introdotto la serata. Bashmet ha mostrato la sua meravigliosa qualità solistica nel raro ma efficace brano dal titolo Grave per viola e archi di J.A. Benda - compositore boemo vissuto tra Bach e Mozart - ma anche nel ruolo di direttore  sa essere particolarmente espressivo e avvincente. La gestualità discreta ma incisiva della sua direzione determina un equilibrio delle timbriche orchestrali che rivelano pastosità dei colori e trasparenza musicale. Tutti bravi i professori d'orchestra e in particolar modo il primo violino, in evidenza nel brano di Hindemith. Due i bis proposti dal carattere popolare e tzigano, entrambi interpretati in modo eccellente. Successo meritatissimo in una Sala Verdi purtroppo con numerosi posti liberi.  

20 marzo     Cesare  Guzzardella  

Il Trio di Parma al Coccia di Novara  

Di scena ieri sera, 18 marzo, al teatro Coccia di Novara, uno dei migliori ensembles cameristici italiani del momento, il Trio di Parma. Il programma ha reso omaggio ai due grandi musicisti di cui ricorre quest’anno il bicentenario, rispettivamente, della morte, F. J. Haydn, e della nascita, F. Mendelssohn: di Haydn è stato eseguito il Trio in la maggiore Hob. XV:18, di Mendelssohn quell’autentico gioiello che è il Trio n. 1 op. 49 in re minore e il Trio n. 2 op. 66 in do minore. Anche in questo appuntamento novarese la formazione parmense ha pienamente confermato le sue eccellenti qualità: affiatamento e compattezza semplicemente perfetti, trascinante vigore esecutivo, precisione assoluta nella resa timbrica ed armonica, capacità di dare pieno risalto alle singole linee strumentali, ciascuna dotata di una sua autonoma “personalità”, dalla voce limpida e intensa del violino di Ivan Rabaglia, a quella appassionata del violoncello di Enrico Bronzi al nitido pianoforte  di  Alberto Miodini. I brani proposti sono tra i migliori della letteratura per trio della tradizione sette-ottocentesca; il trio haydniano ha a nostro avviso il suo momento migliore nel finale, dal robusto vigore di vivace danza popolaresca, con un curioso  sincopato nella sezione centrale, mentre il trio mendelssohniano op. 66 affascina l’ascoltatore per le ardite escursioni armoniche del primo tempo e il meraviglioso tema dal corale cinquecentesco Vor deinem Thron (sfruttato anche da Bach), incastonato a mo’ di inno nel finale, quasi un lontano precorrimento degli “appelli” mahleriani. Ma il clou della serata è stato l’op. 49 del maestro amburghese, capolavoro di appassionata cantabilità romantica (indimenticabile il primo tema del primo tempo, affidato al violoncello) e di brillante varietà melodica ed armonica. Il pubblico abbastanza numeroso, dopo i due bis da Schumann ( il secondo tempo del Trio n. 3) e Sciostakovic (il secondo tempo del Trio n. 2), ha salutato i giovani concertisti con una vera, meritatissima ovazione.  

19  marzo          Bruno Busca

Il sublime Quartetto di Tokio per "La Società del Quartetto"  

Nulla di più prezioso era stato ancora fatto per commemorare il bicentenario dalla morte di J.Haydn (1732-1809)  ed il concerto tenuto ieri sera in Conservatorio dall'esemplare Quartetto di Tokio ha stupito per bellezza ogni ascoltatore che ama in profondità la musica. La celebre formazione cameristica, forse la migliore al mondo, si è cimentata nell'integrale dell'Op. 76 (1797) eseguendo i quartetti d'archi tra i più noti del Maestro di Rohrau. Una maratona di oltre tre ore e mezza, considerando i due  intervalli, ha intrattenuto il numeroso pubblico - una curiosità: in sala anche Alfred Brendel, presente anche al concerto scaligero di Pollini della sera prima - che in assoluto silenzio ha ascoltato i sei capolavori haydniani. Sembra di ascoltare un unico strumento Stradivari anche se i piani sonori e le timbriche più alte dei violini o più gravi del violoncello erano ben definiti e chiaramente riconoscibili. La perfezione formale di Haydn, il piu importante riferimento in questo genere musicale, è espressa dal Quartetto con qualità interpretativa eccelsa in tutta la gamma delle possibili combinazioni tecnico-espressive. Mai un eccesso, mai una sbavatura ma solo raffinata bellezza estetica. Nato nel 1969, il Quartetto di Tokio ha ancora dalla formazione originaria il violista Kazuhide Isomura (nella foto) e dal 1974 il violinista Kikuei Ikeda mentre nel 1999 è subrentato il violoncellista Clive Greensmith e nel 2002 il primo violino Martin Beaver. La qualità complessiva è rimasta inalterata e i suoni dei quattro Stradivari impiegati (a disposizione dei solisti dal 1995 dalla Nippon Foundation)  hanno raggiunto ancora il sublime nelle sei pagine che rammentiamo essere state eseguite secondo quest' ordine: n.4 "l'Aurora", n.1, n.2 "delle Quinte", n.3 "Imperatore", n.6 e n.5. Ricordiamo che il quartetto "Imperatore" contiene nel secondo movimento il tema e le splendide variazioni del bellissimo Inno nazionale austriaco scritto da Haydn negli stessi anni. Ovazione del pubblico al termine e un inaspettato bis con l'ultimo movimento del Quartetto Op.50 n.1 Memorabile.  

18   marzo        Cesare  Guzzardella  

Il Progetto Pollini al Teatro alla Scala  

Lunedì scorso al Teatro alla Scala si è tenuto il secondo incontro musicale del Progetto Pollini, manifestazione  ideata da Maurizio Pollini con lo scopo di diffondere maggiormente la musica del Novecento e dei giorni nostri. Il grande pianista milanese si è alternato sul palcoscenico scaligero con una esemplare formazione cameristica, il Klangforum  Wien diretta dal rumeno Peter Eötvös, uno dei più noti e migliori interpreti della musica del Novecento. Nella prima parte del concerto  abbiamo ascoltato alcuni lavori di Karlheinz Stockhausen composti tra il 1951 e il 1961, mentre dopo l'intervallo, Pollini in solitaria ha eseguito prima Schönberg e poi Schumann.  Il pianista ha introdotto Stockhausen  con tre Klavierstücke panistici, i numeri 7, 8 e 9. Il non facile approccio esecutivo dei brani di Stockhausen trova in Pollini un interprete ideali per rigore stilistico e interpretativo che si esprime nella sua  capacità di pesare in modo preciso tutte le indicazioni della partitura: quelle relative alle altezze, alle durata, alla timbrica, all'intensità sonora e  soprattutto alle pause che nella musica del tedesco hanno un ruolo essenziale. Di grande qualità la resa musicale epressa. La formazione austriaca ha continuato il concerto con tre fondamentali composizioni del Maestro tedesco quali Kreuzspiel  per oboe, clarinetto basso, pianoforte e percussioni, Zeitmasse per cinque legni e Kontra-Punkte per dieci strumenti. L'attenta e precisa direzione di Eötvös e la bellezza timbrica degli strumenti solisti hanno rinnovato l'eccellente qualità interpretativa. Nella seconda parte del concerto, dopo il sofferto e profondo Schönberg dei 3 Klavierstüke op. 11, lavori pervasi di  reminescenze brahmsiane, Pollini ci ha donato un classico del suo repertorio quale la celebre Fantasia in do magg. Op.17  di Robert Schumann. Sul versante della musica romantica Pollini ha pochi rivali e la sua capacità di sintesi espressiva  dovuta ad una totale interiorizzazione degli elementi musicali e ad una profondità di pensiero musicale di altissimo livello ha determinato una intensa interpretazione. Grandissimo successo di pubblico e due indimenticabili bis chopiniani: un Notturno e uno Studio. Da ricordare.  

18  marzo           Cesare  Guzzardella

Successo alla Scala per l'Alcina di Händel  

Per la prima volta il Teatro alla Scala ha accolto la versione scenica completa dell'opera in tre atti Alcina di Georg Friedrich Händel. Un'esecuzione in forma di concerto era stata data nel teatro del Piermarini nell'aprile del 1985 e in quell'occasione il ruolo di Alcina venne interpretato da Luciana Serra. Questo capolavoro del teatro musicale settecentesco venne scritto nel 1734-35 su libretto anonimo tratto dall'Orlando Furioso dell'Ariosto. Il contenuto è una variante del mito di Circe, incantatrice fatale che attrae gli uomini col canto su di un’isola paradisiaca e, dopo averli sedotti, li trasforma in rocce, animali o piante. Alcina  è un susseguirsi di splendide Arie col da capo che mettono in risalto la struttura psicologica dei  protagonisti: non solo l'incantatrice Alcina e il paladino Ruggiero ma anche Morgana, Bradamante, Melisso, Oronte, ecc. hanno un ruolo di rilievo. L'allestimento scenico deve essere funzionale alla continua entrata in scena dei protagonisti, spesso soli o in coppia e raramente in gruppo. Per oltre venti volte devono intonare le arie, alcune di queste autentici capolavori. Tutto questo è ben spiegato nelle note di regia del canadese Robert Carsen, artefice della messinscena (l'allestimento di Carsen è apparso nel 1999 all'Opéra di Parigi). Anticipiamo subito che la seconda rappresentazione ha riscosso un meritato successo. Il cast vocale, di ottimo livello, ha avuto come punto di forza il soprano  Anja Harteros, Alcina, che specie nelle arie più rilevanti come Ah mio cor! Schernito sei, Ombre pallide e Mi restano le lagrime, raggiunge livelli interpretativi eccellenti. Ma anche Monica Bacelli nel ruolo di Ruggiero è stata una degna interprete: la sua splendida timbrica, sfaccettata e ricca di contrasti, e la sua capacità di stare in scena hanno sopperito alla mancanza di voluminosità vocale in un ruolo però che nelle rappresentazioni settecentesche era sostenuto da un castrato. Splendide le arie Verdi prati, selve amene e Sta nell'ircana. Al termine della rappresentazione la Bocelli è stata tra le più applaudite. Molto bravi anche Patricia Petibon, Morgana, Kristina Hammarström, Bradamante, Jeremj Ovenden, Oronte, Alastair Miles, Melisso. La regia di Robert Carsen e le scene e i costumi di Tobias Hoheisel non sono straordinari ma hanno il merito di mettere in risalto la musica di Händel, vera protagonista, evidenziando gli interventi vocali. Anche nelle situazioni sceniche più affollate la discreta presenza delle comparse - molte di queste sono corpi maschili statuari nudi o seminudi, ha un ruolo di sottolineatura paesaggistica che vuole rappresentare il dominio dell'incantatrice Alcina. L'unico contrasto visivo, antiestetico e poco riuscito, è quello tra i costumi moderni impiegati e la scenografia  neoclassica. Una maggiore linearità e modernità scenica e una maggiore trasparenza scenografica avrebbe migliorato il tutto. La direzione di Giovanni Antonini, attenta ai dettagli e rispettosa delle voci, ci è apparsa timbricamente un po' asciutta, ma la qualità interpretativa  è decisamente accettabile anche grazie ai rilevanti interventi solistici degi ottimi orchestrali. Nel complesso un lavoro ottimo.  Prossime repliche il 15, 17, 20, 25, 27 marzo.  

15 marzo          Cesare Guzzardella    

Andrea Lucchesini al Teatro Civico di Vercelli

Siamo grati alla bella città di Vercelli, per averci offerto la  prova, se mai ce ne fosse bisogno, che anche in provincia è possibile abbandonarsi al piacere di ascoltare ottima musica, di eccellente livello esecutivo. Il concerto di Venerdì sera 13 marzo, presso il Teatro civico, nell'ambito  della locale XI Stagione concertistica,  ha avuto come protagonisti il pianista Andrea Lucchesini e l'Orchestra Camerata Ducale, sotto la guida del suo fondatore( insieme con la pianista Cristina Canziani) e direttore stabile, il violinista Guido Rimonda, con un programma impaginato sui maestri del classicismo viennese, F.J.Haydn e W.A. Mozart. Era la prima volta che ascoltavamo dal vivo la  Camerata Ducale, attualmente una delle più interessanti compagini orchestrali piemontesi (e italiane!), nata a Torino nel 1992, specializzata nella musica a cavallo tra XVIII e XIX sec. E in particolare nelle opere di G. B Viotti, oggetto di amorosa ricerca di Canziani e Rimonda: è stata una vera gioia ascoltare un  organico giovane, diretto magistralmente, affiatatissimo, dal suono sempre caldo e morbido, capace di trascorrere, negli archi come nei fiati, dalla più delicata grazia settecentesca a certi inquietanti fremiti "sturmer" presenti nelle opere in programma. La  prima delle tre composizioni proposte è una rara  chicca haydniana (1775 ca.), la Sinfonia in do maggiore n. 60 "Il Distratto", così intitolata perché ricavata dalle musiche di scena per una omonima commedia francese. In effetti, più che una sinfonia vera e propria si tratta di una suite in sei tempi, piacevolissima,  di notevole ricchezza e varietà tematica;  la sua originalità più appariscente sta nel fatto che l'orchestra deve  spesso distrarsi, commettendo grossolani errori di esecuzione, peraltro subito corretti. L'episodio più divertente si ha nel Finale, quando gli archi sbagliano accordatura e l'orchestra è costretta a fermarsi per riaccordare gli  strumenti. Partecipa a questa deliziosa commedia sinfonica anche il direttore, che spesso abbandona il podio e si mette a vagolare trasognato tra gli orchestrali, perde la bacchetta, si volge al pubblico cercando chissà che... . E' stata quindi la volta di Mozart, con i due concerti per pianoforte KV 488 e KV 271, due autentiche gemme del catalogo del grande salisburghese, eseguiti e diretti da Lucchesini (mentre Rimonda prendeva posto come primo violino). Crediamo non si cada nella retorica definendo memorabile l'interpretazione mozartiana del quarantenne pianista toscano: il suo tocco sempre sobrio, leggero, di soave eleganza, di tersa e luminosa chiarezza, ma capace anche di velarsi di quella indicibile, soffusa malinconia che pervade la siciliana del KV 488, ci ha innalzato in quelle indicibili regioni dello spirito che solo la musica ( e soprattutto la musica apollinea di Mozart !) è capace di schiudere. Due bis, l'Impromptus op. 90 n. 2  di Schubert e una sonata di Scarlatti, hanno degnamente chiuso questa festa vercellese della musica, tra gli scroscianti applausi di un pubblico numeroso e riconoscente.

14  marzo 2009           Bruno Busca

Il pianista Igor Levit per la Società dei concerti  

Torna spesso l'ottima Stuttgarter Philharmoniker con il suo direttore Gabriel Feltz nella Sala Verdi del Conservatorio milanese. Nel bel concerto di ieri i brani in programma erano importanti e conosciuti: il Concerto per pianoforte e orchestra n.1 in re min. Op.15 di J. Brahms e Quadri di un'esposizione di M. P. Musorgskij  nella notissima orchestrazione di Maurice Ravel. Solista nel concerto al pianoforte  il ventunenne pianista russo Igor Levit (nella foto). La direzione orchestrale, energica e determinata di Feltz, in tutti e due i celebri brani, è stata aiutata dal dolce, leggero ma sicuro tocco del giovane pianista che ha mostrato qualità interpretative rilevanti e una  interiorizzazione completa della poetica brahmsiana.  Nel brano pianistico di Musorgskij  reso celebre dalla stupenda orchestrazione di Ravel l'orchestra di Stoccarda ha mostrato ancora di più le sue eccellenti qualità coloristiche. Valide tutte le sezioni strumentali e in particolar modo quella dei fiati con ottoni- mirabile la tromba solista-  e legni timbricamente perfetti. La direzione energica e ricca di contrasti timbrici dell'ultimo brano ha completato la serata ed il pubblico che riempiva la sala ha decretato il successo  con accalorati e lunghi applausi.

12  marzo    Cesare Guzzardella

Il pianoforte di Andrea Bacchetti al “Coccia” di Novara  

Ricco e articolato il programma proposto martedì 10 marzo al Teatro Coccia di Novara da  Andrea Bacchetti, nell'ambito dell'annuale stagione concertistica da camera: da Bach (la Suite inglese n.6 e non la n.5, come erroneamente riportato dal programma di sala), a Mendelssohn (otto romanze senza parole), a Debussy (Clair de lune, dalla Suite bergamasca; The snow is dancing da Children's corner; tre Preludi) a Chopin (Notturno op.9 n.2 e Fantasia Improvviso op.66). Ci è dispiaciuto notare larghi vuoti in sala: il concerto  del  giovane pianista genovese avrebbe  infatti meritato ben altra presenza di pubblico. Dell'esecuzione di Bacchetti ci ha colpito la capacità di interpretare con  uguale sensibilità e profondità mondi musicali e spirituali così diversi. Il suo Bach è bellissimo nel nitore esatto del suono, nel dinamismo quasi da 'perpetuum mobile' del Preludio e, soprattutto, nella soave malinconia barocca dell'Allemanda e nella grazia già quasi viennese del Passepied (il pezzo in assoluto migliore della composizione). Pianista dal suono sempre pulitissimo e brillante, Bacchetti ci ha proposto un Mendelssohn  in perfetto equilibrio tra le due qualità della sua arte, al tempo stesso dolcemente sognante e rigorosamente accordale e polifonica, mentre per Debussy il vertice esecutivo è stato a nostro avviso raggiunto dal terzo Preludio, La Cathedrale engloutie: qui Bacchetti ha saputo restituire con rara finezza quel magico alone di impalpabile, evanescente morbidezza che avvolge il suono del maestro di Saint Germaine. Ulteriore banco di prova dell'eccellente tecnica del giovane esecutore, infine, la Fantasia chopiniana, in cui la rapidità impetuosa del pezzo non ha mai offuscato la chiarezza  cristallina del suono (è esagerato un paragone con Martha Argerich?). Ben cinque (!) bis (Bach e Galuppi) hanno suggellato una serata di buona musica, apprezzata dai sinceri applausi dei fortunati presenti.

11  marzo       Bruno Busca

Il "Progetto Mozart" di Andras Schiff per le Serate Musicali  

Con il terzo concerto mozartiano si è concluso il ciclo pianistico dedicato al grande salisburghese. Nella serata di ieri il pubblico ha riempito completamente la Sala Verdi del Conservatorio milanese e ha salutato con entusismo il pianista ungherese tributandogli al termine del concerto, lunghi e calorosi applausi. Schiff ha impaginato un programma che prevedeva come introduzione la Fantasia in do minore K475,  le Sonate K533 ( Allegro e Andante), la K576 in re maggiore e la  K457 in do minore, quest’ultima preceduta dal Rondò in la minore K511. Ancora una volta il livello interpretativo espresso è stato di rilievo specie nell'ultima sonata eseguita. Tre i bis concessi con uno splendido ed intenso Andante per organo meccanico, la Marcia Turca, movimento finale della Sonata K 331, e le semplici ma geniali note dell'Allegro dalla Sonata K.545 , sonate  ascoltate nelle serate precedenti. Da ricordare .  

10  marzo     C.G.

Leonidas Kavakos e la Filarmonica scaligera a sostegno dell'Ospedale dei Bambini  "Vittore Buzzi"  

Una prova aperta della Filarmonica della Scala diretta dal violinista Leonidas Kavakos a favore dell'Ospedale dei Bambini  "Vittore Buzzi" ha anticipato il concerto sinfonico  che la Filarmonica e il violinista greco terranno questa sera. Il programma, molto interessante, ha visto Kavakos in uno dei più rilevanti concerti per violino e orchestra del romanticismo musicale: l'opera 64 in mi minore di Felix Mendelssohn-Bartoldy. Il nitido, leggero violino Stradivari " Falmouth" del 1692 di Kavakos ha espresso con intensità solare il concerto che Mendelssohn compose nel 1844 e che rivela un equilibrio compositivo  mozartiano. La parte orchestrale definita da  sonorità morbide e quasi cameristiche,  ha sottolineato senza invadenza le incantevoli melodie del solista. In programma anche l'Ouverture dall'Oberon di Carlo Maria von Weber e nella seconda parte della serata, la  Sinfonia n.4 in re min Op.120 di Robert Schumann. Un teatro al completo ha seguito attentamente l'efficace ed interessantissima  prova musicale. Questa sera si può seguire il concerto in diretta su Rai radio3. Il ricavato della Prova Aperta sarà devoluto al progetto di umanizzazione del Buzzi "Un ospedale a colori" che si prefigge di rendere i reparti dell'ospedale a misura di mamme e bambini. Chi volesse sostenere l'associazione OBM, Ospedale dei Bambini Milano-Buzzi Onlus può telefonare al numero  02-57995359  o consultare il sito www.ospedaledeibambini.it

9  marzo    C.G.

Pierre-Laurent Aimard ai Pomeriggi Musicali  

Il pianista francese Pierre-Laurent Aimard è particolarmante affermato internazionalmente anche per il suo impegno nella diffusione della musica del  Novecento e contemporanea. Vincitore nel 1973 del Concorso Messiaen, perfezionatosi con Yvonne Loriod, ha in repertorio la musica di Messiaen ma anche di artisti come Boulez, Ligeti, Carter, ecc., insomma i grandi della seconda metà del secolo scorso. Le profonde radici classiche che legano il passato con il presente si sono evidenziate al Teatro dal Verme nel concerto de I Pomeriggi Musicali, per i quali Aimard ha diretto l’Orchestra medesima interpretando al pianoforte il Concerto n.1 Op.15 e il Concerto n.3 Op.37 di L.v. Beethoven. Bellissime le interpretazioni espresse, nella replica di ieri, con determinazione ed equilibrio sia dall’ottima orchestra che dal pianista. Grande successo in una sala stracolma di pubblico. Peccato la mancanza di un brano recente, anche breve!  

8  marzo        Cesare Guzzardella

Il pianista Scipione Sangiovanni alla Società del Giardino  

La Società del Giardino e le Serate Musicali hanno giustamente pensato di ricordare l’anniversario della morte di Haendel (250 anni) e Haydn (200 anni) con un concerto commemorativo che si è svolto nel Salone d’oro della storica Società. Una novità per  il sottoscritto è stata la presenza del ventunenne pianista Scipione Sangiovanni. Sangiovanni ha all’attivo primi premi in numerosi concorsi pianistici nazionali ed internazionali ed è stato ammesso alla finalissima del Concorso Internazionale “Ferruccio Busoni” di Bolzano. Non avevo mai ascoltato il giovane Scipione ma devo dire che la stoffa del virtuoso è risultata dalle prime note del variegato programma. Bellissime e ricche di  contrasti le interpretazioni di Bach (un Preludio e fuga dal Cl.b.Tem.), Scarlatti (la Sonata K 247 e la Toccata K141) ed Haendel (la Suite in re minore e la Suite in si bem. maggiore). Per la musica del primo Settecento - Bach, Scarlatti ed Haendel sono tutti nati nel 1685 – Scipione dimostra grandi affinità, ma di rilevante qualità è risultato anche il brano del contemporaneo Salvatore Sciarrino denominato “Anamorfosi” che risulta essere una mediazione tra antico e colori debussyniani. Ottimi, nella seconda parte del bellissimo concerto, i brani di Haydn, la Sonata in mi bem.magg. n.52, e di Liszt, la Polacca n.2 in mi magg.  e l’altrettanto celebre Parafrasi dal Don Giovanni di Mozart, questi ultimi purtroppo non ben rilevati dall’acustica poco felice, ridondante e riverberata, dello splendido - dal punto di vista architettonico - Salone d’Oro. Due i bellissimi bis proposti: ancora Bach in una trascrizione pianistica di Sangiovanni ed Haendel. Un concerto da ricordare.  

7   marzo 2009      Cesare   Guzzardella

Ancora Andras Schiff per il "Progetto Mozart"  

Ieri in Conservatorio si è tenuto il secondo incontro musicale  con Andras Schiff per "Progetto Mozart", tre serate mozartiane che il pianista ungherese ha impaginato selezionando alcuni dei bellissimi brani che il grande salisburghese ci ha lasciato. Sonate, Variazioni, Fantasie e brevi ma altrettanto significativi brani, si sono succeduti nella splendida serata organizzata dalle Serate Musicali. Le Sonate K332 e K570, le Variazioni K500 e K455 e la Fantasia in re min. K397 eseguita insieme e unitariamente ai rari ma deliziosi Minuetto in re magg. K355 e  Piccola Giga in sol magg. K574, come fosse un'unica sonata, hanno mostrato ancora una volta le profonde e riconoscibili qualità del grande Schiff, prodigio di memoria, di raffinatezza virtuosistica centellinata in modo velato, nascosto ma anche estroverso e deciso per eprimere l'infinito musicale di Mozart. Grandissimo successo di pubblico e un bis ancora mozartiano, un Adagio  splendido nella sua semplicità.  

3 marzo        Cesare  Guzzardella

Il pianista Luca Buratto per l’Associazione Amici della Musica  

Programma impegnativo quello sostenuto dal sedicenne pianista milanese Luca Buratto nel concerto di ieri al Teatro Edi di Milano. Anticipando il concerto che si terrà questa sera in Conservatorio (sala Puccini, medesimo programma), il giovane concertista ha interpretato brani di Robert Schumann intervallati da uno studio di Liszt, lo Studio Trascendentale n.11 “Armonie della sera”. La Fantasiestüke op.12 e la Fantasia in do magg. Op.17, due importanti e tra i più noti lavori schumanniani, hanno rivelato le ottime qualità musicali di Buratto. Non è facile non essere condizionati dalla giovane età dell’interprete, ma ascoltandolo ad occhi chiusi risultano emergere qualità tecniche che fanno invidia a pianisti maturi e una leggerezza di tocco che ben si addice al musicista romantico. Specie nell’ancor più celebre Fantasia op.17, Buratto ha dato il meglio dimostrando di avere una visione dell’opera completa ed espressa con sicure qualità. Un pianoforte meno ridondante timbricamente, soprattutto nei registri medio-bassi, avrebbe reso le interpretazioni più avvincenti. Ma la stoffa dell’ottimo pianista è comunque emersa e ci aspettiamo da Luca grandi successi per i prossimi anni. Valido il bis con un Improvviso di Schubert. Un plauso all’attività del Teatro Edi di via Barona per la quale segnaliamo il sito: www.amicidellamusicamilano.it/stagioni_CL0809.html  

2  marzo      Cesare  Guzzardella  

FEBBRAIO  

COPPELIA alla Scala  

Il balletto in tre atti Coppélia, su musica di Léo Delibes e con la coreografia di Derek Deane, una nuova produzione del Teatro alla Scala in prima rappresentazione assoluta, è in scena fino al 5 marzo, sotto la direzione di David Coleman. Gli artisti ospiti, presenti nelle recite fino al 24 febbraio, sono stati l’étoile argentina Paloma Herrera (Swanilda) e il tedesco Friedemann Vogel (Frantz). Deane, per diversi anni direttore dell’English National Ballet, ha voluto riprendere Coppélia nel segno della tradizione inglese - che si riallaccia a quella russa di Petipa e Enrico Cecchetti - dichiarandosi profondamente legato al linguaggio e allo stile del balletto classico. Coppélia ou la Fille aux Yeux d’Email fu rappresentata per la prima volta all’Opéra di Parigi il 25 maggio 1870 ed ebbe subito grande successo. Il libretto era tratto da un racconto di Hoffmann del 1815, Der Sandmann, “L’uomo di sabbia”. La vicenda si svolge in un piccolo villaggio della Galizia, tra Polonia e Ucraina, dove Frantz, fidanzato della bella Swanilda, resta attratto dalla figura di una giovane donna al balcone della casa del misterioso Coppelius. In realtà si tratta di un automa, e Coppelius è una specie di mago che vuole dare vita alle sue creature, un Victor von Frankenstein in versione grottesca (il capolavoro di Mary Shelley era stato pubblicato molti anni prima, nel 1818). Approfitterà quindi dell’incauto Frantz, introdottosi nel suo laboratorio e successivamente narcotizzato con l’inganno, per cercare di animare il manichino, con strani marchingegni elettrici; ma nel frattempo Swanilda, gelosa, si è sostituita alla bambola, e  salva il fidanzato. Il lieto fine prevede i festeggiamenti per le nozze dei due giovani, che si riconciliano con un rassegnato Coppelius. Danze scozzesi, spagnole, valzer e gavotte si alternano rendendo il balletto giocoso e molto piacevole. Bravissimo Vogel, molto applaudito, un po’ meno convincente l’Herrera, apparsa a volte perfino incerta sulle punte. Impeccabile il corpo di ballo, ottima, come sempre, la direzione di Coleman. 

25  febbraio      Anna  Busca

Andras Schiff per le Serate Musicali  

"Progetto Mozart", così è  denominata la serie di concerti che il pianista ungherese Andras Schiff affronta nella Sala Verdi del Conservatorio milanese per le Serate Musicali, concerti dedicati naturalmente al grande salisburghese.  Ieri il primo incontro è stato sicuramente  un successo di pubblico. Conosciamo bene Schiff per la sua costante presenza a Milano e ci siamo abituati ai suoi lunghi programmi monografici che vogliono far risaltare le qualità di un grande compositore ma anche quelle sue, di un prodigio di memoria musicale che ogni volta ci stupisce per la raffinatezza interpretativa e per il suo stile facilmente riconoscibile. Non sono un amante dei concerti monografici, mi divertono meno, spesso per la mancanza dei contrasti che gli autori diversi ci offrono. Ma il grande Schiff ci riserva questo e noi lo ascoltiamo sempre con l'attenzione dovuta. Il Mozart di ieri prevedeva tre importanti sonate, -ma quali non lo sono!- come la K 331, la più celebre per via della  "Marcia Turca" , la più "facile" - ma nella semplicità si nasconde la grande arte-  K 545 e la più drammatica  K 310. Incastonate tra queste  il Rondò K 485, l'Adagio K 540 e le deliziose Nove variazioni in re magg. su un Minuetto di Duport K 573 interpretate senza soluzione di continuità. La classe interpretativa di Schiff non si discute. La sua leggerezza ed eleganza nell'esprimere le sfaccettate timbriche mozartiane fa emergere in modo superlativo la leggera soavità settecentesca, forse meno la drammatizzazione mozartiana che anticipa di parecchio il romanticismo ottocentesco. Ma l'equilibrio formale di Schiff è esemplare anche con quelle numerose aggiunte di note o quei ritocchi nei trilli e nelle acciaccature ben evidenziati nei ritornelli. Al termine del programma finalmente un grande contrasto con un memorabile bis dedicato a  Mendelssohn per i duecento anni dalla nascita: le Variations serieuse. Qui il dramma romantico è stato espresso al massimo grado da un interprete veramente grande. Lunghi e calorosi applausi.  Prossimi appuntamenti con Schiff il 2 e il 9 marzo.

24 febbraio    Cesare Guzzardella  

La Messa da requiem di Verdi all'Auditorium

Grandissimo successo quello di ieri all'Auditorium di largo Mahler per l'ultima replica della Messa da requiem di Giuseppe Verdi. L'Orchestra Sinfonica e il Coro Giuseppe Verdi erano diretti per l'occasione da Wayne Marshall e l'ottimo quartetto vocale era formato dal soprano romano Chiara Taigi, dal mezzosoprano spagnolo Maria Josè Montiel, dal tenore domenicano Francisco Casanova e dal basso istriano Giorgio Surian. La direzione energica ma anche delicata e attenta alla vocalità di Wayne Marshall è stata impeccabile in tutti i quasi ottantadue minuti, questa la durata del Requiem, e tutte le voci hanno espresso qualità evidenti. Particolarmente intensa la prestazione del mezzosoprano spagnolo Montiel (foto), dal bellissimo timbro, chiaro e pieno di calore. Un plauso all'impeccabile Coro Verdi preparato da Erina Gambarini e a tutti gli orchestrali.

23  febbraio    Cesare  Guzzardella

Il pianoforte di Simon Trpceski per le Serate Musicali  

E' macedone il ventinovenne pianista Simon Trpceski, per la prima volta a Milano e nuova "scoperta" delle Serate Musicali. Ancora una volta l'organizzazione concertistica milanese di Fazzari ha fatto centro: il pianista in questione ha tutte le qualità per essere considerato un eccellente interprete di Chopin. Il programma di ieri prevedeva infatti soprattutto Chopin inframezzato dalla deliziosa serie di brani dedicati ai giovani pianisti di Claude Debussy denominata "Children's Corner Suite " . Inizio smagliante con le due Polacche dell'Op.26 seguite da una delle più celebri mazurche chopiniane, quella in la min Op.17 n.4. Trpceski ha mostrato un tocco deciso e funzionale ad un idea interpretativa analitica che riesce a  controllare in modo consapevole la bellezza delle sonorità. Gli andamenti, in genere più lenti del solito, presentano un equilibrio complessivo impeccabile e il suo Chopin appare personale e molto bello. Anche nella Suite di Debussy la ricerca del bel suono ha dato sorprendenti risultati. Nella seconda parte ancora Chopin con le quattro mazurche dell'Op.24 e la più celebre delle sonate, quella n.2 in si bemolle min. Op.35. Ottima l'interpretazione specie nella Marcia funebre e nel funambolico Finale. Tre i bis proposti, uno splendido brano di un compositore macedone, un superlativo Prokof'ev con la Toccata op. 11 e ancora Chopin. Un concerto da ricordare e un pianista da riascoltare al più presto.  Successo di pubblico.  

21  febbraio    Cesare Guzzardella

Boris Berezovsky per "La Società dei Concerti"  

Il pianista moscovita Boris Berezovsky ha scelto un programma coraggioso per il concerto di ieri del Conservatorio milanese interpretando tre tra le più note sonate pianistiche: la Sonata in do magg. Op.53 di L.v.Beethoven, la Sonata in si min. Op. 58 di F. Chopin e la Sonata in si minore di F. Liszt. Vincitore nel 1990 del Concorso Internazionale Ciaikovskij, il qarantenne Berezovsky ha affrontato i tre impegnativi brani con deciso virtuosismo mostrando qualità tecniche eccellenti e dando il meglio, dal punto di vista della resa espressiva e stilistica, nella Sonata lisztiana, lavoro del 1851-52 che ha occupato la seconda parte del concerto. Qui Berezovsky ha mostrato di cogliere pienamente le caratteristiche del romanticismo di Lizst esprimendo, nella completa interiorizzazione del materiale sonoro, ogni dettaglio del brano e tutte le sue complesse sfaccettature. Grande successo di pubblico e due ottimi bis chopiniani.  

19  febbraio      Cesare Guzzardella

Tristan und  Isolde al Teatro alla Scala  

E' ancora in scena al Teatro alla Scala Tristan und  Isolde, capolavoro wagneriano che inaugurò la stagione scaligera 2007-2008. La ripresa del Tristano con tale fattura musicale e teatrale è la dimostrazione che quando uno spettacolo nasce bene è giusto che venga riproposto e nella fattispecie i miglioramenti apportati dal direttore Daniel Barenboim in ambito musicale, possibili grazie all' enormi potenzialità interpretative dell'orchestra scaligera, hanno reso la messinscena di qualità unica. Riconfermiamo anche il valore dell'ottima regia di Patrice Chéreau che ha saputo ben interpretare le avvincenti qualità sia musicali che attoriali del cast. Waltraud Meier (foto di M.Brescia dall'Archivio della Scala) ha mostrato qualità superlative ma anche gli altri protagonisti, come l’ottimo Robert Gambill convincente Tristan e Liobam Braun nel ruolo di Brangäne - ascoltati nella quarta rappresentazione-  hanno espresso grande valore. Perfetta la parte corale preparata da Bruno Casoni. Grande successo di pubblico per uno spettacolo straordinario. Ultime repliche il 21 e il 25 febbraio.  

18  febbraio        Cesare Guzzardella

Piotr Anderszewski per le Serate Musicali  

Torna spesso il pianista Piotr Anderszewski in Conservatorio per le Serate Musicali e anche ieri ci ha stupito per le sue eccellenti qualità interpretative che uniscono alla tecnica minuziosa e precisa qualità espressive di alto livello. Nella prima parte del concerto incentrata su J.S.Bach, abbiamo ascoltato prima la Partita n.2 in do min. BWV 826 e poi la Suite inglese n.6 in re min. BWV 811 e bisogna constatare che l’interpretazione di Anderszewski del grande tedesco è mirabile sotto ogni profilo. Una grande riflessione giocata su una semplicità di emissione sonora ricca di sfumature ha reso questo Bach intensamente espressivo. Molto valido timbricamente il pianoforte Fazioli utilizzato per l’occasione, strumento scelto oramai da numerosi pianisti bachiani. Dopo l’intervallo una  rarità di Leos Jánaček, Dans les Brumes (Nella nebbia, 1912), quattro brani di origine popolare ricchi di contrastate atmosfere e quindi la più eseguita Sonata n.31 in la bem. Magg. Op. 110 di L.v. Beethoven interpretata ottimamente da Anderszewski soprattutto nella Fuga finale. Al termine un eccellente bis di Bartòk.  Grande successo di pubblico.  

17 febbraio      Cesare  Guzzardella

La Nona Sinfonia di Beethoven all'Auditorium  

Giovedì 12 febbraio all'Auditorium di L.go Mahler si è tenuto un Concerto Straordinario nel quale l'Orchestra Sinfonica ed il Coro Giuseppe Verdi di Milano hanno eseguito la  Sinfonia n. 9 in Re minore op 125 di L.v.Beethoven. Sul podio, il trentaseienne affermato direttore viennese Christian Arming ha mostrato grinta e determinazione facendoci ascoltare un buon Beethoven, energico e ricco di contrasti  soprattutto nei momenti in cui l'orchestra emerge unitariamente. Valido il cast vocale nelle voci del soprano Anna-Katharina Behnke,  del  mezzosoprano Annely Peebo, del tenore Jon Ketilsson e del bravissimo basso Peter Mikulas. Ottimo il coro preparato da Erina Gambarini. Grandissimo successo di pubblico in una sala al completo dove abbiamo notato un'ampia presenza di pubblico giovane.  

14    febbraio  C.G.

Il pianoforte di Emanuel Ax per la  Società del quartetto  

Emanuel Ax, pianista polacco naturalizzato statunitense, ha tenuto un bellissimo concerto per la Società del Quartetto nel quale ha alternato brani di F. Schubert ad altri di F. Liszt. Nei 4 Impromptus op.142 che hanno introdotto la serata, Ax ha mostrato la sua raffinata cifra stilistica evidenziando in modo delicato, sfumato ed espressivo il mondo più interiore del grande compositore viennese. Ottima l'interpretazione della virtuosistica Vallée d'Obermann da Année de Pélerinage -Suisse di Liszt che ha concluso la prima parte della serata. Nitida e ben evidenziata la componente melodiche del brano.  Dopo l'intervallo abbiamo ancora ascoltato Schubert con la Sonata n.15 in la magg.  Op. 120 D 664  l'ultimo dei suoi brani giovanili, interpretato con luminosità ed equilibrio specie nelle bellissime variazioni dell'Allegro moderato iniziale. Gran finale all'insegna del virtuosismo lisztiano con il Sonetto 123 del Petrarca  e soprattutto nel difficile ma efficace Mephisto Walzer n.1 che ha ancora di più sottolineato lo spessore interpretativo di Ax, pianista di grande classe e tra i migliori della sua generazione. Successo di pubblico e due magnifici bis di Chopin. Da ricordare.  

11  febbraio      Cesare  Guzzardella

Un concerto per i Futuristi al Dal Verme

Cento anni sono passati dal famoso Manifesto Futurista di Filippo Tommaso Marinetti e Milano ricorda in questi giorni l'importante movimento italiano attraverso mostre, incontri di poesia, danze e concerti. Anche nella musica troviamo validi musicisti che aderirono al Futurismo e tra questi il romagnolo  Francesco Balilla Pratella (1880-1955), autore di un proclama per la musica futurista nel 1910 e di un Manifesto Futurista l'anno seguente."Disertate i conservatori, i licei e le accademie, e determinatene la chiusura; si vorrà certamente provvedere alle necessità dell'esperienza, col dare agli studi musicali un carattere di liberta` assoluta".... , questo scriveva nel suo manifesto Pratella. Altri  musicisti che aderirono al futurismo in musica furono il pugliese Franco Casavola (1891-1955), autore di musiche per gli  intonarumori (apparecchio che simula ululati, rombi, stropiccii, gorgoglii, sibili e ronzii) di Luigi Russolo (pittore e musicista) e il più giovane triestino Silvio Mix (1900- 1927), forse musicalmente il più personale fra tutti i colleghi. Ricordiamo che tutta la musica concreta degli anni 60, (John Cage,  ecc.) deve molto alla sperimentazione futurista e ai "rumori trovati" degli spettacoli radiofonici di Marinetti. Domenica, per celebrare il futurismo in musica, si è tenuto un interessante è riuscito concerto al Teatro Dal Verme. Progettato dal compositore e recente direttore artistico de I Pomeriggi Musicali Ivan Fedele, l'iniziativa è stata patrocinata dalla Regione Lombardia. L'orchestra  dei Pomeriggi  è stata diretta per l'occasione dal valente compositore Carlo Boccadoro (nella foto) che ha interpretato brani di Casavola, Pratella e Mix davanti ad una platea numerosa e selezionata. Dopo un intervento introduttivo nel quale Ivan Fedele ha presentato il programma e spiegato le ragioni della serata, abbiamo avuto per la prima volta l'opportunità di ascoltare i brani in programma, per lo più musiche di scena su testi di Prampolini, Marinetti e Vasari. Si rimane sbalorditi per l'ottima qualità delle composizioni che rifacendosi a musicisti come Debussy, Stravinskij, ma anche Mascagni o Pizzetti, mostrano un'evidente orecchiabilità.  I brani futuristi fecero invece scalpore nei primi decenni del '900 soprattutto per l'audacia dei modi compositivi. Tra i lavori maggiormente riusciti e  più personali ricordiamo almento Angoscia delle macchine e Cocktail di Silvio Mix. Splendida questa iniziativa che ha fatto rivivere anche in musica il futurismo. Da ricordare.  

10 febbraio       Cesare Guzzardella 

Han-Na Chang  e John Axelrold all'Auditorium con la  "Verdi"

Il direttore texano John Axelrod ha diretto l'Orchestra Sinfonica Verdi impaginando un programma particolarmente vario ed interessante che prevedeva brani di Schubert-Berio, Elgar e Brahms. Ospite d'eccezione la violinista coreana Han-Na Chang, vincitrice a soli 11 anni del prestigioso Concorso Internazionale Rostropovich. Allieva di Mischa Maisky e del grande Rostropovich, la Chang ha interpretato in modo mirabile per determinazione, espressività e bellezza timbrica il Concerto per violoncello e orchestra in Mi min. op. 85  di Edward Elgar, opera tardo-romantica ma di profondo significato estetico composta dall'inglese nel 1918-19.  Prima del concerto abbiamo ascoltato un luminoso lavoro di Schubert-Berio: Rendering. Nato da un abbozzo di sinfonia pensata da Schubert nel 1828, il suo ultimo anno di vita, Rendering è anche opera di Luciano Berio, compositore amante delle trascrizioni, rielaborazioni e trasformazioni di brani dei grandi del passato come Monteverdi, Boccherini, Mozart, Schubert, Mahler, ecc. Il brano dalla durata di oltre trenta minuti è stato scritto alla fine degli anni ottanta ed è uno splendido collage di frammenti sinfonici di Schubert ricreati e/o completati da Berio e collegati in modo unitario da splendidi diminuendo interamente del Maestro ligure.  Avvincente sotto ogni profilo la delicata interpretazione di Axelrod, direttore spesso presente a Milano ed interprete di un bellissimo Candide di Bernstein alla Scala. Particolarmente felice la trascrizione orchestrale che  Arnold Schönberg fece nel 1937 del Quartetto per pianoforte ed archi n.1 in Sol min. Op.25  di Johannes Brahms, opera ascoltata dopo l'intervallo. Anche in questo lavoro cameristico in quattro movimenti, trasformato quasi in sinfonia da Schönberg, il direttore statunitense ha mostrato una sorprendente e gioiosa musicalità. L'interpretazione particolarmente attenta di tutte le sezioni orchestrali e i dettagli coloristici espressi sono apparsi di ottima qualità. La Sinfonica Verdi ha trovato in Axelrod un direttore ideale. Grande successo di pubblico. Ultima replica domenica alle ore 16.00.   per i prossimi concerti: www.laverdi.org  tel. 02.83389.401/2/3

7  febbraio    Cesare  Guzzardella

La GEWANDHAUSORCHESTER di Lipsia per Progetto Itaca  

Importante concerto benefico quello di ieri sera al Teatro alla Scala per raccogliere fondi a favore di Clab Itaca, organizzazione che si occupa di riabilitazione e inserimento lavorativo di persone che soffrono di disturbi mentali. La splendida serata che ha visto la collaborazione anche delle Serate Musicali,  è stata commemorativa del compositore tedesco Felix Mendelssohn-Bartholdy del quale ricorre il bicentenario dalla nascita e ha visto sul palco scaligero una formazione storica (la più antica orchestra al mondo) e prestigiosa quale la GEWANDHAUSORCHESTER di Lipsia. Sul podio il suo attale direttore, il milanese Riccardo Chailly e al pianoforte un virtuoso tra i più celebrati della scena mondiale: il cinese Lang Lang (foto). Naturalmente tutto mendelssohniano il programma con una rara Trompetenouverture op. 101 che ha introdotto la serata e alla quale ha fatto seguito il Concerto n.1 in sol min. Op.25 per pianoforte e orchestra. L'energica direzione di Chailly già rivelata nella notevole Ouverture, ha avuto modo di esprimersi in tutta la sua tensione ritmica anche nel bellissimo e poco eseguito concerto. Impeccabile l'intesa tra Lang Lang e Chailly, intesa che ha rivelato una modalità comune d'intendere il concerto. La rapidità dell'esecuzione del Molto allegro con fuoco iniziale favorità da una sintesi espressiva tutta interiore ha trovato poi un Andante centrale giocato su un'ampia riflessione espressiva e  un fraseggio delicato ed etereo reso con nitidezza anche dagli splendidi colori  che la magnifica orchestra di Lipsia ha proposto. All'interpretazione impeccabile del lavoro si è aggiunto un bellissimo bis pianistico: il celeberrimo Studio n.3 op. 10 di F. Chopin. Dopo l'intervallo atmosfera più pacata e melodica con la Sinfonia n.3 in la min. Op. 56  "Scozzese" . Eccellente la direzione e due i bis orchestrali: l'intenso movimento centrale dalla Sinfonia n.5  e, sempre di Mendelssohn, la celebre Marcia nuziale  dalle musiche di scena del  Sogno di una notte di mezza estate. Grandissimo successo. Chi volesse sostenere l'attività di Progetto Itaca può telefonare al numero  02-62695235  o consultare il sito www.progettoitaca.org  

5 febbraio        Cesare  Guzzardella

La GEWANDHAUSORCHESTER di Lipsia,R. Chailly e Lang Lang per Progetto Itaca

Progetto Itaca, in collaborazione con Serate Musicali Milano, organizza un concerto straordinario al Teatro alla Scala per mercoledi 4 febbraio 2009 alle ore 20:00 per raccogliere fondi per CLUB ITACA, progetto per la riabilitazione e l’inserimento lavorativo di persone che soffrono di disturbi mentali. La GEWANDHAUSORCHESTER di LIPSIA diretta da Riccardo Chailly con Lang Lang come solista presenta un concerto straordinario in occasione del bicentenario della nascita di Felix Mendelssohn Bartholdy. Per conoscere dettagli sul programma, sui costi e per prenotare i biglietti: Tel.  02- 62695235  - Fax. 02 6552205 segreteria@progettoitaca.org

I concerti della "Verdi" all'Auditorium

Grande successo di pubblico all'Auditorium nella replica del concerto domenicale. Una sala stracolma ha accolto il direttore Vladimir Fedoseyev e l'Orchestra Sinfonica Verdi per l'esecuzione della celebre Sinfonia n.40 in sol min.K.550 di W.A.Mozart e per la Sinfonia n.10 in mi min. op.93 di D. Sostakovic. Ottima l'interpretazione. Giovedì 5 febbraio, venerdì  6 e domenica 8 il direttore John Axelrod dirigerà la "Verdi" in un concerto sinfonico particolarmente vario. In programma Rendering di Schubert-Berio, il Concerto per violoncello e orch. op.85 di Elgar e il Quartetto per pianoforte e archi op.25 di Brahms (trascrizione orchestrale di Schonberg). Al violoncello Han-na Chang.   www.orchestrasinfonica.milano.it/

2 febbraio   la redazione

Un concerto Futurista per i Pomeriggi Musicali  

Nell’ambito delle numerose iniziative intese alla celebrazione del Manifesto Futurista, l’Assessorato alle Culture, Identità e Autonomie della Regione Lombardia, in stretta collaborazione con la Fondazione I Pomeriggi Musicali, propone un raffinato concerto diretto dal Maestro Carlo Boccadoro (nella foto). L’evento testimonia concretamente l’impegno del mio Assessorato per la diffusione e la valorizzazione della cultura musicale contemporanea. Nel corso di questi ultimi anni, infatti, non sono mancati i favorevoli riscontri alle numerose iniziative realizzate dall’Assessorato regionale, intese soprattutto a promuovere la conoscenza del linguaggio artistico e musicale delle grandi personalità artistiche del XX e XXI secolo. Così ne ha tratto giovamento il dibattito sui differenti linguaggi della contemporaneità, ravvivato – in particolare – da una serie di eventi che non poco hanno contribuito a migliorare la realtà culturale milanese e lombarda. Sullo sfondo di questa virtuosa continuità, il Concerto Futurista offre l’opportunità di conoscere e confrontarsi con le esperienze di Franco Casavola, Francesco Balilla Pratella e Silvio Mix, che fin dal 1927 si spesero a favore di un teatro “anticlassico” del tutto aperto a innovative forme di espressione artistica. Credo sia inoltre necessario evidenziare un altro elemento di grande novità. L’incontro di oggi è anche l’occasione per presentare la nuova direzione artistica de I Pomeriggi Musicali che è stata affidata al Maestro Ivan Fedele. Ai migliori auspici, associo quindi il mio plauso verso tutti coloro che hanno collaborato alla nascita di questo significativo evento che sintetizza, certamente in maniera paradigmatica, la vivacità culturale di Milano e della Lombardia.  

 2 febbraio 2009     Massimo Zanello     Assessore alle Culture, Identità e Autonomie della Lombardia

Il violino di Midori ai Pomeriggi Musicali  

La violinista giapponese Midori, trentotto anni di Osaka, ha replicato domenica il noto Concerto per violino e orchestra in mi min. Op.64 di F. Mendelssohn-Bartholdy insieme all'orchestra de I Pomeriggi Musicali diretta da Antonello Manacorda. Il suono, raffinato ed esile come la violinista ma intensamente espressivo, ha sottolineato le splendide melodie solistiche di questo  capolovoro della musica romantica ottocentesca. Unico neo l'evidente squilibrio tra il basso volume sonoro del violino  rispetto alla voluminosa massa orchestrale che pur nell'ottima direzione di Manacorda, spesso copriva la timbrica dell'eccellente solista. Peccato, nessun bis! Dopo l'intervallo abbiamo ascoltato una  valida ed energica interpretazione della Settima Sinfonia di L.v.Beethoven anche se si sono presentate forzature ritmiche e timbriche (non troppo belle timbricamente le percussioni) che hanno esasperato forse in modo eccessivo il capolavoro beethoveniano. Grande successo di pubblico in una sala quasi al completo.  

2 febbraio      Cesare Guzzardella  

Il Viotti-Festival 2008-2009 di Vercelli  

Continua a Vercelli la rassegna musicale concertistica. L’undicesima stagione del Viotti-Festival ha visto il 31 gennaio sul palcoscenico del Teatro Civico il duo strumentale Igudesman & Joo (nella foto) -Aleksey Igudesman al violino e Richard Hyung-Ki Joo al pianoforte- al fianco della Camerata Ducale  nello spettacolo da loro ideato intitolato «A little nightmare music». Sabato 21 febbraio 2009 torna la grande musica di Viotti interpretata da Guido Rimonda. Il concerto prevede infatti l’esecuzione del Concerto n. 25 in la minore per violino e orchestra, pagina della maturità viottiana, accostata ad una inedita opera di Paganini, scoperta dallo stesso Rimonda negli archivi di una biblioteca romana, e al raro Concerto n. 5 in la minore «Le Grétry» per violino e orchestra del virtuoso belga Henri Vieuxtemps. Un concerto che «racconta» l’evoluzione della tecnica violinistica nella prima metà del XIX secolo. Il mese di marzo vedrà un altro atteso debutto al Viotti Festival, quello del pianista Andrea Lucchesini, che si esibirà al fianco della Camerata Ducale in due celeberrimi concerti per pianoforte e orchestra di Mozart: il giovanile Concerto n. 9 in mi bemolle maggiore «Jeunehomme Konzert» KV 271 e il più maturo Concerto n. 23 in la maggiore per pianoforte e orchestra KV 488. Completa il programma della serata (venerdì 13 marzo 2009) una tra le più «strane» e divertenti sinfonie di Haydn: la Sinfonia n. 60 in do maggiore «Il distratto». Due significativi ritorni a Vercelli segnano i due ultimi appuntamenti della stagione. Sulla scorta dell’entusiasmante successo dello scorso anno, sabato 4 aprile 2009 torna a Vercelli Uto Ughi. Il programma proposto è quanto di più adatto a sottolineare le straordinarie doti musicali e virtuosistiche di questo violinista tanto amato dal suo pubblico: Preludium und Allegro di Pugnani/Kreisler, la Romanza n. 2 in fa maggiore di Beethoven, l’Introduction et Rondo capriccioso di Camille Saint-Saëns e la Carmen Concert Fantasy di Pablo de Sarasate si susseguiranno in un crescendo di virtuosismo ed emozione. A completamento del programma la Camerata Ducale proporrà un’altra sinfonia di Haydn: la Sinfonia n. 61 in re maggiore. Conclude il Viotti Festival 2008 un grande concerto interamente dedicato all’opera di Felix Mendelssohn Bartholdy, in occasione del 200° anniversario della nascita. Protagonista di questa serata di sabato 9 maggio 2009 sarà il violinista Shlomo Mintz, che ritorna al Viotti Festival nella duplice veste di solista e direttore. Come solista si cimenterà nel celebre Concerto in mi minore per violino e orchestra op. 61, pagina dall’indubbio fascino poetico, mentre come direttore guiderà la Camerata Ducale in due pagine tra le più importanti dell’intero repertorio romantico austro-tedesco: l’Ouverture «Ein Sommernachtstraum» op. 21 e la Sinfonia n. 3 in la minore «Scozzese» op. 56. Per informazioni su Abbonamenti e biglietti: Comune di Vercelli: tel.  0161-596369  / 596277 Associazione Camerata Ducale: tel.  011-755791  E-mail: orchestra@camerataducale.it  

1  febbraio      la Redazione  

GENNAIO

Fazil Say e l'Orchestra del Festival Pianistico A.B.Michelangeli  

Torna spesso in Conservatorio il pianista turco Fazil Say per la  Fondazione Società dei Concerti e ieri ha tenuto il secondo concerto della settimana ancora nella Sala Verdi e questa volta con l'Orchestra del Festival Pianistico A.B.Michelangeli e con il direttore Pier Carlo Orizio. Il programma variegato prevedeva una prima  parte solo orchestrale con la  Suite n.3 in re magg. BWV1068 di J.S.Bach (quella della famosa Aria)  e la Sinfonia n.44 in mi min. Hob.I/44 di F.J.Haydn e  una seconda parte con opere per pianoforte e orchestra: il Concerto n.12 in la magg. K414  di W. A. Mozart e una interessante composizione di Say, il Concerto n.2 per pf. e orch. “Silk road". Avvincenti la direzione orchestrale di Orizio e luminosi i timbri della formazione strumentale lombarda con sonorità molto settecentesche. Bravo il direttore nel far risaltare ogni particolare sia in Bach che in Haydn, con un sapiente equilibrio delle sezioni orchestrali. Il pianista turco Fazil Say ha introdotto la seconda parte della serata con il concerto mozartiano penetrando la  partitura con raffinata musicalità. Indicativa la componente gestuale dell'eclettico e geniale interprete e compositore che ha il suo punto di forza nella capacità di misurare le intensità sonore con gradualità acustiche sorprendenti. La totale interiorizzazione della partitura e la sua creatività hanno evidenziato un Mozart molto personale e nell'Andante centrale  particolarmente poetico. Ma Say è anche compositore e di rilevanza espressiva è stato il  brano presentato a conclusione di programma. "Silk road", il suo secondo concerto per pianoforte,  rivela un forte  legame con la tradizione folcloristica dell'Asia minore. Il pianoforte sfrutta in modo inconsueto le risonanze timbriche e armoniche della cassa: queste vengono amplificate da un uso percussivo delle note basse e modificando la timbrica delle corde con l'ausilio di materiali inseriti tra esse. Molto bella l'armonizzazione orchestrale dei temi evidenziati da Say e avvincente la componente ritmica e percussiva del lavoro che ricorda Bartok. Al termine dei brani in programma due bis: un brano ancora di Say dal sapore, nella parte centrale, quasi francese  e quindi un espressivo ed intenso Bach. Grande successo di pubblico in una sala quasi al completo.  Da ricordare.  

31  gennaio       Cesare Guzzardella  

Il Quartetto Bernini al Coccia di Novara  

Un'altra serata di buona musica al teatro Coccia di Novara, giovedì 29 gennaio,  nell'ambito della stagione cameristica 2009 . L'associazione V.Cocito ha proposto,  al folto pubblico di appassionati, un programma tutto mozartiano: in cartellone  i due quartetti per pianoforte e archi KV478 in Sol min.e KV 493 in Mi bem.maggiore. L'esecuzione era affidata al Quartetto Bernini, con Ettore Borri, attuale direttore del Conservatorio Guido Cantelli di Novara, al pianoforte. Complessivamente la linea interpretativa scelta dagli esecutori è parsa riportare i due capolavori ad una misura di equilibrato classicismo viennese, stemperando quelle punte di innovazione preromantica che, pure, soprattutto nel  primo tempo del quartetto in Sol minore, non di rado affiorano dalla partitura. Per questo, mentre non abbiamo riconosciuto nel motivo iniziale all'unisono del KV 478 quella 'confessione di un Mozart demoniaco e appassionato', che Abert vi ravvisava, ci ha invece incantato il luminoso rondò finale, reso al meglio dagli interpreti, nella sua gioiosa, fresca energia ritmica, con cadenze da danza popolare, tipicamente viennese. Perfetta, a nostro avviso, l'esecuzione del quartetto in Mi bem. maggiore, la cui limpida armonia formale è stata resa al meglio dagli esecutori, grazie anche ad una perfetta intesa fra il pianoforte e il trio,capace di dare efficace risalto sia alla dimensione 'concertante ' della parte pianistica, sia alle linee strumentali autonome degli archi, molto attente a quegli echi delicati di cui è intessuta soprattutto la magica melodia del Larghetto centrale, riproposta come bis. Prolungati  e meritati applausi della platea, quasi al completo, hanno sottolineato al termine il pieno successo della serata.

31  gennaio        Bruno Busca

I pianisti russi Volodin e Leschenko per le Serate Musicali  

Sono sempre più numerosi i pianisti russi presenti sui palcoscenici milanesi. Due, entrambi nati a San Pietroburgo, quelli presentati dalle Serate Musicali nei giorni scorsi:  il trentaduenne Alexei Volodin, ottimo interprete del concerto di lunedì 26 e la ventottenne Polina Leschenko, ascoltata il 27 al Dal Verme e artista  che sbalordisce per perfezione di stile.  Programmi diversificati per i due pianisti che, come accade oggi frequentemente, includono nell'impaginato brani spesso particolarmente diversi per modalità compositive. La Partita n. 6 in mi min. di J.S.Bach ha iniziato il concerto di Volodin e la Sonata im mi bem. N. 52 di F.J.Haydn quello della Leschenko. Bellissimo per entrambi l'avvio del concerto. Tra i brani più meritevoli di Volodin segnaliamo le raffinate Variazioni su un tema di Corelli op.42 di Rachmaninov, interpretate con profonda intensità espressiva.  La Leschenko ha continuato la serata con una rarità del compositore russo Nikolaj Medtner, la Sonata-Reminescenza n.1 op. 38. Il suo timbro delicato, definito da un tocco preciso, studiato e luminoso ha ben evidenziato il lavoro particolarmente introspettivo del russo. Anche le virtuosistiche Variazioni su un tema di Paganini (vol.2) di J. Brahms sono state affrontate abilmente dalla brava e  bella Leschenko. Dopo due Valzer di Çaikovskij interpretati  con profondità di pensiero, La Leschenko ha concluso la serata con una splendida opera di Schumann: il Carnaval op.9. Precisione, chiarezza espressiva e nitore timbrico hanno messo in rilievo  un'interprete fuoriclasse che per l'occasione ha utilizzato un inconsueto ma timbricamente efficace  pianoforte Fazioli.  Successo caloroso per entrambi gli interpreti in sale purtroppo al 40% di pubblico. Bravissimo Volodin, eccellente la Lescenko.  

29 gennaio    Cesare Guzzardella   

La Virsaladze e Fedoseyev  all'Auditorium  

Oggi ultima replica all'Auditorium di l.go Mahler per l'Orchestra Sinfonica Verdi che diretta dall'ottimo Vladimir Fedoseyev ha interpretato prima Beethoven e poi Mendelssohn-Bartholdy. Il celebre Concerto n.5 in mi bem.magg. per pianoforte e orchestra op.73 "Imperatore", ultimo del Maestro di Bonn, ha avuto un'eccellente interprete solista: la georgiana Elisso Virsaladze. Pianista particolarmente esuberante, spesso presente nella sale da concerto milanesi, ha dato un'interpretazione del concerto  particolarmente energica con momenti di sublime e pacato nitore espressivo come nell'Adagio poco mosso centrale interpretato con maestria di colore e definito anche da una bellissima timbrica orchestrale. La  Virsaladze, una delle massime pianiste della sua generazione, ha dimostrato di calibrare con sapiente dosaggio di colori i contrastati momenti del capolavoro beethoveniano attraverso un'interiorizzazione del materiale sonoro assoluto. Grandissimo successo e splendido il bis pianistico di non facile attribuzione  (forse un moderno suonato alla maniera di Scarlatti o un antico reinterpretato pianisticamente?). Ottimo il  Mendelssohn della Sinfonia n. 3 in la.min. Op.56" Scozzese" nella seconda parte del pomeriggio. Auditorium stracolmo per un concerto doc.   Prossimo concerto il 29-30 gennaio e 1 febbraio con Fedoseyev e  la "Verdi" che interpretano Mozart (Sinfonia n.40) e Sostakovic (Sinfonia n.10).

25  gennaio         Cesare Guzzardella

L’affare Makropulos alla Scala

Successo alla Scala per l’opera di Leoš Janáček L’affare Makropulos  tratto dalla commedia di Capek. La messinscena nell’allestimento del Teatro Regio di Torino, ha  avuto nelle prime rappresentazioni scaligere un  riscontro di pubblico positivo dovuto sia alla riuscita regia di Luca Ronconi, sia alla particolare scenografia di Margherita Palli per i costumi di Carlo Diappi, che all’ottima direzione orchestrale di Marko Letonja. Questi ha trovato al suo fianco un valente cast di voci soliste  illuminate dalla bravissima Angela Denoke, (foto di M.Brescia-Archivio Scala) spendida anche attorialmente, nel ruolo della protagonista Emilia Marty alias Elina Makropulos. Ricordiamo che l’opera di Janácek (autore anche del libretto) in tre brevi atti di circa trenta minuti, ruota attorno alla figura della cantante lirica che si adopera per trovare una segreta formula alchimistica che le garantirebbe un’ulteriore longevità. Emilia Marty, cantante dell’Opera di Vienna, già una volta ha potuto avvalersi degli effetti della pozione: nel 1922, all’epoca di svolgimento della vicenda, ha 337 anni, nel corso dei quali ha assunto via via pseudonimi come Eugenia Montez, Ekaterina Myshkin e Elian McGregor. Penultima opera di Leoš Janáček, L’affare Makropulos  ha nella teatralità dell’impianto recitativo e nella splendida musica la sua rilevante forza espressiva. Prossime repliche il 27-29 gennaio e l'1 e 3 febbraio.

23  gennaio      C.G.  

Un incontro con Filippo Del Corno sulla TV classica di  SKI

Venerdì, 23 gennaio 2009 alle ore  21.30 il Canale Classica SKY-TV (canale 728) per la serie di musica Contemporanea e del  Novecento, trasmetterà un incontro con Filippo Del Corno nel quale il noto compositore milanese racconterà in video la produzione dell'allestimento dell'opera Non guardate al domani presentata da Sentieri selvaggi nella stagione 2008. Da non perdere.

23  gennaio    la redazione  

Andrea Lucchesini  per il  "Quartetto"  

È tornato in Conservatorio per la Società del Quartetto Andrea Lucchesini. Pianista tra i migliori della sua generazione, Lucchesini acquistò notorietà vincendo nel 1983 il primo premio al Concorso Internazionale Dino Ciani  e da allora ha continuato la sua brillante carriera d'interprete accostando ai classici, musicisti contemporanei, Berio prima di tutti. Programma all'insegna della musica romantica quello proposto ieri in Sala Verdi con Schubert e Brahms protagonisti. I 6 Momenti Musicali op.94 e i 4 Improvvisi op. 90 eseguiti nella prima parte dello splendido concerto hanno rivelato un Lucchesini particolarmente riflessivo e attento ad ogni dettaglio coloristico. Perfetto l'equilibrio formale con andamenti più lenti che hanno evidenziato maggiormente la liricità del viennese. Nella seconda parte del concerto avvincente l'interpretazione dei più contrastati 6 Klavierstüke op.118 e dei 4 Klavierstüke op.119 . Con un netto cambiamento di stile, Lucchesini ha dimostrato di essere anche un valente interprete brahmsiano. Due i bis, ancora romantici, con due noti preludi di Chopin. Grandissimo successo di pubblico.  

21 gennaio    C. G.

Il Trio di clarone di Sabine Meyer in Conservatorio per le Serate Musicali  

Sono passati venticinque anni da quando la grande clarinettista Sabine Meyer, il fratello Wolfgang e Reiner Wehle fondarono un trio solisico  molto esclusivo "il Trio di clarone", formazione che esprimeva musicalmente  le elganti sonorità dei clarinetti in tutta la gamma delle varianti, tra i quali il corno di bassetto. Scopo della formazione era anche quello di avvicinare il pubblico ai  differenti generi musicali partendo dalle sonorità dei classici, Mozart prima di tutti, e arrivando ai contemporanei, blues e jazz compreso. Nel bellissimo concerto organizzato dalle “Serate Musicali” intitolato "Paris Mécanique" abbiamo trovato l'estroso trio affiancato da due valenti musicisti quali il tedesco Michael Riessler, anche compositore  e strumentista jazz, e Pierre Charial, eclettico artista esperto di organi meccanici e in questo concerto ispiratore del gruppo. Inconsueto ma efficace il repertorio scelto, con trascrizioni per clarinetti e organo di brani di Satie, Poulenc, Milhaud, Stravinskji, Francaix, Joplin, e contemporanei quali Anderson, Morricone e lo stesso Riessler, presente con numerosi brani. Il concerto, intelligente e divertente, in un unico tempo di oltre ottanta minuti,  ha ottenuto un successo pienamente meritato. Tutti i protagonisti hanno mostrato straordinarie doti strumentali e Riessler anche compositive ed improvvisatorie. La commistione di generi apparentementi diversi  si è dimostrata vincente soprattutto per la strategica scelta dell'impaginato e per l'unità timbrica dei clarinetti ben armonizzata dalle sonorità dell'organo meccanico. Da ricordare.   

20  gennaio       Cesare  Guzzardella 

La Hewitt e Müller -Schott per il “Quartetto” in Conservatorio  

La pianista canadese Angela Hewitt è spesso presente nelle sale da concerto milanesi ed è artista particolarmente apprezzata soprattutto nel repertorio di Bach. Ieri è tornata in Conservatorio per la “Società del Quartetto” insieme al meno noto ma bravissimo violoncellista tedesco Daniel Müller-Schott con il quale ha tenuto un riuscito concerto che prevedeva brani di Beethoven e Šostakovič. Del musicista tedesco sono state eseguite la Sonata n.4 in do magg. Op 102 n.1 e n.5 in re magg. Op.102 n.2 e due serie di 12 variazioni per pianoforte e violoncello su brani di Haendel e Mozart. Di Šostakovič un’opera di rara esecuzione scritta nel 1934: la Sonata per pianoforte e cello in re minore op.40. Questo lavoro risente dell’influenza tardo romantica e neoclassica ma definisce in modo evidente lo stile particolare del compositore russo. Ottima l’intesa del duo che discograficamente ha già prodotto l’incisione di tutte le Sonate per pianoforte e cello di Beethoven e una bellissima incisione delle Sonate per viola da gamba di Bach, quest’ultima premiata dalla critica. Il violoncello del trentaduenne Müller-Schott, un Matteo Goffriller del 1727, si è mostrato subito nel suo splendore elargendo una timbrica particolarmente calda e dolce soprattutto nei toni bassi che hanno ben evidenziato le peculiarità sia delle sonate beethoveniane che quella di Šostakovič. La perfezione stilistica della Hewitt ha trovato nel giovane solista un punto di forza e di miglioramento della qualità complessiva. Stupende per grazia e nitore espressivo le due serie di variazioni: la prima dal Judas Maccabaeus di Händel e la seconda dalla celebre aria “Ein Madchen oder Weibchen” dal Flauto magico di Mozart. Grandissimo successo di pubblico e uno splendido bis con lo Scherzo dalla Sonata n. 3 di Beethoven.  

14 gennaio        Cesare  Guzzardella

Nicholas Angelich per le Serate Musicali al Dal Verme  

Il pianista trentott'enne statunitense Nicholas Angelich ha tenuto un concerto al Dal Verme di Milano interpretando prima Haydn e Bach, poi Beethoven. Le Variazioni in fa minore Hob XVII n.6 sono una splendida e matura composizione di Haydn del 1793 - non c'era più Mozart e il terzo grande classico, Beethoven, aveva 23 anni- che richiede una qualità coloristica esecutiva di primo livello. Le abbiamo di recente ascoltate  da Brendel alla Scala nel suo ultimo e memorabile concerto italiano e devo amettere che anche Angelich ha colto nel segno, donandoci una limpida ed equilibrata resa timbrica evidenziata anche nei bellissimi trilli. Il senso del colore e la leggerezza di tocco  forse acquisiti in Francia studiando con i suoi primi maestri, da  Aldo Ciccolini a Yvonne Loriod e  Michel Beroff, si sono rivelati nella luminosa interpretazione. Valido anche il secondo brano bachiano, la Suite Inglese n.2 in la min. BWV 807 anche se i sei movimenti che formano la suite non sono sempre stati definiti da una costante interiorizzazione.  Dopo l'intervallo Angelich ha affrontato quel monumento pianistico beethoveniano rappresentato dalle Diabelli Variazioni: trentatatrè variazioni su un semplice tema di Diabelli completate dal Maestro di Bonn nel 1823 che da sempre rappresentano un importante traguardo pianistico per le difficoltà tecnico-esecutive presenti. Interpretazione nel complesso soddisfacente, qualitativamente in crescendo nelle ultime variazioni. Successo di pubblico in una sala purtroppo con molti posti liberi.  

11  gennaio      Cesare  Guzzardella

Peter Orth al Teatro Coccia di Novara inaugura la Stagione cameristica

Buon inizio, quello della stagione concertistica da camera 2009 dell'Associazione novarese Amici della musica, al teatro Coccia, venerdì 9 gennaio.  Programma di sala interamente impaginato su Mendelssohn (di cui ricorre quest'anno il duecentesimo anniversario della nascita), protagonista il pianista americano -ma da anni trasferitosi  a Colonia- Peter Orth, per la prima volta a Novara: solista di solida professionalità, ha suonato con prestigiose orchestre americane (Philarmonica di New York, Chicago, Philadelphia) e sotto la direzione di bacchette del calibro di Conlon, Mehta,Slatkin, Dutoit.E' il pianista del Quintetto Auryn, di cui si ricordano ottime esecuzioni da Fauré e Brahms. Il programma prevedeva il Preludio e Fuga op. 35 n.1 in mi minore, la Sonata in Si bem. maggiore Op. postuma n. 106, le tre Fantasie op. 16, le Variationen Serieuses op. 54, il Rondò Capriccioso op.14. Un programma che ci è parso intelligentemente impostato, capace di gettare luce sulla cruciale posizione del maestro di Amburgo nello sviluppo della civiltà musicale del primo '800: fra tradizione contrappuntistica bachiana, nel Preludio e Fuga, lezione beethoveniana (soprattutto nello sviluppo del primo tempo e nello scherzo della Sonata) e nuovi fermenti romantici, s.t. Schubert e Chopin, qualche cadenza del quale ci è parso di udire nel Rondò. Il clou della serata è stata senz'altro la Sonata op. 106, un gioiello della letteratura pianistica ottocentesca, per straordinaria intensità di ritmi e ricchezza tematica. Orth è stato un interprete all'altezza: appartiene alla razza dei pianisti in possesso di tecnica smagliante, a proprio agio con partiture 'virtuosistiche', dal suono pulito (tranne un paio di note non proprio limpide nel Preludio), anche se talora un po' piatto. Dopo l'unico bis, probabilmente ancora da Mendelssohn, ha ricevuto un lungo, meritato applauso da parte del non folto pubblico che ha sfidato i rigori di un inclemente inverno, per concedersi una serata di buona musica.

10  gennaio        Bruno Busca