ARCHIVIO MUSICA     2010

Dicembre 2010

La coppia  Somova e Sarafanov alla Scala per il Lago dei Cigni

Mancava dal 2001 alla Scala la coreografia di Rudolf Nureyev  del “Lago dei cigni” di Ciaikovski e la ripresa curata da Charles Jude è stata accolta con entusiasmo dal pubblico scaligero. Si tratta di un titolo importante, uno di quelli che tradizionalmente riempie i teatri in tutto il mondo e la Sala del Piermarini ancora una volta al completo, testimonia come il balletto con le  musiche del grande russo, le coreografie di un altro russo, Nureyev, e la presenza di due stelle danzanti quali Leonid Saranov, Sigfrido, e Alina Somova, Odette-Odile ( foto Brescia-Amisano, archivio Scala) sia tra gli spettacoli più amati. Ieri sera non c’era Daniel Barenboim alla direzione orchestrale – la differenza si sente- ma  il solo bravo Julien Salemkour. Nel ruolo di  Rothbart un eccellente Antonino Sutera da poco primo ballerino scaligero. Ma è la coppia formata dalla russa Somova, di San Pietroburgo, e dall’ucraino Saranov, di Kiev, quella che ha entusiasmato il pubblico per classe, rigore stilistico e presenza scenica. Certo, la faccia da bambino del giovane Saranov non è molto romantica, ma le movenze eleganti e piene di grazia sono al top. Alina Somova è insuperabile. Bravissimo Sutera, molto applaudito e nel pieno della sua maturità artistica e tecnica. Nelle prossime repliche il cast principale si alternerà con quello formato da Antonino Sutera e Mariafrancesca Garritano, Francesca Podini, Gabriele Corrado e Eris Nezha e da Marta Romagna, Eiris Nezha e Alessandro Grillo. Da non perdere, ma trovare un posto libero è quasi impossibile. Repliche il 31 dicembre, 4-5-7-gennaio. 

30  dicembre     Cesare  Guzzardella

Continuano le repliche de  Il Lago dei cigni 

Dopo la pausa natalizia riprendono alla Scala le repliche di Il lago dei cigni che accompagnerà gli appassionati di balletto fino al Nuovo Anno: le recite infatti - tutte esaurite - proseguiranno fino al 7 gennaio. Le prime repliche (29 e 30 dicembre) vedranno ancora in scena, nei ruoli principali,  gli artisti a cui è stata affidata l’apertura delle rappresentazioni: Alina Somova, Leonid Sarafanov e Antonino Sutera, sul podio sarà   Julien Salemkour, stretto collaboratore di Daniel Barenboim. Ma le repliche del Lago  sono anche l’occasione per applaudire, nei ruoli principali, molti noti artisti scaligeri: la recita del 31 dicembre (poi anche il 7 gennaio) , vedrà protagonista Marta Romagna, che saluterà l’anno nuovo accanto a Eris Nezha in debutto nel ruolo di Siegfried, e Alessandro Grillo nel ruolo di Rothbart. Il 4 gennaio, nuovamente in scena Francesca Podini, Gabriele Corrado e Eris Nezha (nel ruolo di Rothbarth) mentre il 5 gennaio sarà la volta di Mariafrancesca Garritano( foto archivio Scala), Antonino Sutera e Massimo Garon: già impegnati in ruoli importanti nelle rappresentazioni di dicembre, per loro è il momento  di un nuovo debutto, questa volta nei ruoli di Odette/Odile (Garritano) , Siegfried (Sutera) e Rothbart (Garon).

 

29   dicembre      dalla redazione

 

András Schiff e le Variazioni Goldberg per la Societá del Quartetto 

Il celebre pianista ungherese, spesso presente ai concerti milanesi, è tornato martedí in Conservatorio per la Societá del Quartetto. In programma le note Variazioni Goldberg di J.S. Bach, monumento d'intelligenza musicale. Schiff ha interpretato con equilibrio, garbo ed espressività le trenta variazione sulla semplice aria iniziale. La composizione, tra le più amate ed eseguite, è stata scritta dal grande Maestro tedesco nel 1741 e ancor oggi appare una valida e insuperata architettura polifonica moderna. Schiff ha restituito un'eccellente interpretazione sottolineando con chiarezza le linee polifoniche pur non eccedendo nei contrasti dinamici. L'interprete ungherese non usa mai i pedali (eccezione per la sordina nella variazione n.26) e utilizza il pianoforte in modo quasi clavicembalistico anche se le sonorità dell'ottimo Steinway hanno evidenziato una luminosità timbrica che la più antica tastiera non può avere. Splendido l'equilibrio formale complessivo e ben evidenziato ogni dettaglio.  Grande il successo tributato al termine dei settantacinque minuti di musica ininterrotta in una Sala Verdi al completo. Nessun bis, ma dopo le Goldberg è comprensibile. 

23 dicembre         Cesare Guzzardella

Die Walküre alla Scala  

Continuano con successo le repliche alla Scala dell'opera di Richard Wagner Die Walküre, prima giornata del Ring. La quarta rappresentazione di ieri sera ha ancora trovato un teatro al completo e un pubblico particolarmente soddisfatto. Il Maestro Daniel Barenboim, esperto nel repertorio wagneriano, è stato meritatamente tra i più applauditi ma anche l'ottimo cast vocale ha entusiasmato la sala soprattutto per le avvincenti voci di Nina Stemme, una solida e sicura Brünnhilde ( foto dall'Archivio Scala), e per quella della fuoriclasse Waltraud Meier, ottima interprete, anche teatralmente, di Sieglinde. Valida anche Ekaterina Gubanova nel ruolo di Fricka. Nel settore maschile segnaliamo la bella voce di Simon O'Neill, Siegmund, i validi Vitalij Kowaliow e JohnTomlinson, rispettivamente Wotan e Hunding. Compllessivamente positive ła regia e le scene di Guy Cassiers, coadiuvato per le scene da Enrico bagnoli, anche autore delle importanti luci. Adeguati i costumi di Tim Van Steenberger. L' impatto scenico che introduce il primo atto gioca sulla semplicità geometrica e sull'inserzione di elementi luminosi che rimandano ad una modernità ancora molto indietro rispetto alle esperienze cinematografiche di questi ultimi anni. Anche il secondo e il terzo atto  hanno ingegnose ma forse datate trovate luminose nel quale la proiezione di immagini in movimento integra la semplice ma efficace scena. L'unico elemento scenico poco riuscito è nel finale: Brünnhilde viene raggiunta dalle fiamme  rappresentate da pessime lampadine rosse che come un'astronave  scendono verso una Stemme che nel frattempo in posizione sdraiata sale verso l'alto.  Prossime repliche il 21 e 28 dicembre e il 2 gennaio. Da non peredere. 

 

18 dicembre      Cesare Guzzardella

L’Autunno musicale al Coccia di Novara 

La quarta e ultima serata dell’Autunno musicale Cantelli 2010, al Coccia di Novara, ieri 14 dicembre, aveva in cartellone due gemme della musica di ogni tempo: il Concerto per violino in Re magg. op.35  di P. I. Cjaikovskij e la Sinfonia n. 7 in La magg. di L. van Beethoven. A eseguire questi due monumenti la Stuttgarter Philarmoniker, una di quelle realtà orchestrali ‘minori’, ma di solida e antica esperienza (fu fondata nel 1894), che costituiscono il tessuto vitale di quell’inimitabile patrimonio dell’umanità che è la cultura musicale del mondo germanico. A dirigerla Muhai Tang, cinese, ma di formazione tedesca, ‘pupillo’ di Karajan, formatosi nell’ambiente dei Berliner, coi quali ha esordito nel 1982, attuale direttore stabile della Finnish National Opera. A raccogliere come solista la sfida della  temibile partitura  cjaikovskijana era chiamato il ventenne milanese Edoardo Zosi, allievo di Krylov e, attualmente, di Accardo. Zosi ha mostrato i pregi e i limiti abbastanza tipici dei migliori giovani musicisti italiani di oggi: una padronanza tecnica delle quattro corde da applauso, che gli ha consentito di superare in scioltezza le difficoltà trascendentali del concerto in Re maggiore, specie nel terzo tempo, sfoggiando una cavata di sostenuta sonorità, di buon volume e di trasparente esattezza. Dove però si richieda intensità di espressione, cioè nell’idea melodica della Canzonetta del secondo tempo, il suono di Zosi si mostra ancora  alquanto “immaturo”, piuttosto piatto e anonimo, freddamente metallico, poco consonante con l’impasto delicato dell’accompagnamento orchestrale. Impressione confermata dal bis, uno dei più ‘misteriosi’ Capricci di Paganini, il n.6, che al nostro orecchio è risultato povero di quelle ipnotiche suggestioni oniriche che ne formano il segreto fascino. Il giudizio è invece positivo senza riserve per la Stuttgarter e la direzione di Tang: confessiamo che l’esecuzione della Settima ci ha entusiasmato. Tang ha sfruttato al meglio, “alla Karajan”, le ottime qualità dell’orchestra, per esaltare le componenti più affascinanti di questo capolavoro: dal ritmo rimbalzante  e puntato del primo movimento, all’incalzante vortice sonoro degli ultimi due tempi. Su tutti svetta l’incantevole Allegretto in La min: ricorderemo a lungo l’attacco degli archi bassi, di trascendentale dolcezza e pulizia di suono, che Tang conduce superbamente nel suo moto incessante fino a farlo sfumare magicamente  nell’elegia dei flauti. Di rado abbiamo sentito applausi così prolungati e calorosi al Coccia di Novara, meritatissimi da un direttore e da un’orchestra che hanno offerto un bella serata di grande musica. 

15  dicembre        Bruno Busca

 

Mehta e Zukerman per il Comitato Negri-Weizmann alla Scala 

E' da vent'anni che il Comitato Negri-Weizmann organizza concerti nella prestigiosa sede scaligera per finanziare la sua importante attività di ricerca nel campo delle malattie neurodegenerative come l'Alzheimer, dei trapianti d'organo e dei tumori. Il concerto di ieri sera, tenuto in una teatro stracolmo di pubblico, prevedeva l'impiego di due formazioni: l'Israel Philharmonic Orchestra e la Filarmonica della Scala. Sul podio il direttore indiano Zubin Mehta ha prima diretto l'orchestra israeliana nel noto Concerto in re maggiore Op.61 di L.v.Beethoven, violino solista l'israeliano Pinkas Zukerman, e poi le due compagini orchestrali nell'altrettanto celebre Sinfonia n.1 in re maggiore "Titano" di Gustav Mahler. Interpretazione di alto livello quella di Zukerman, definita da sonorità precise, raffinate ed espressive. La novità della Prima Sinfonia di Mahler consistevà nell'inserimento di un movimento - cinque invece dei noti quattro - che il compositore e direttore austriaco aveva previsto inizialmente come secondo e che poi aveva tolto dalla composizione. Valida l'interpretazione di Mehta. Grande successo di pubblico. Per sostenere l'attività del Comitato Negri-Weizmann e per informazioni si può telefonare al numero 02-6775409 o consultare il sito: www.negriweizmann.org 

14   dicembre      Cesare   Guzzardella

 

Aldo Ceccato e Luca Buratto per il Festival Chopin-Schumann 

E' stata la serata più importante tra quelle organizzate dal Conservatorio milanese quella di sabato 11 dicembre in Sala Verdi per il Festival Chopin-Schumann 200 anni. L'Orchestra Sinfonica del Conservatorio “G.Verdi”, compagine formata da giovanissimi degli ultimi anni di corso o neodiplomati, era diretta dal noto Aldo Ceccato in un programma schumanniano nel quale spiccavano il Concerto in la min. Op.54 per pianoforte e orchestra, tra le più note pagine del romanticismo tedesco e la Sinfonia n.4 in re minore. Dopo l'Ouverture, Scherzo e Finale op.52 che ha introdotto il concerto, è salito sul palcoscenico il diciottenne pianista Luca Buratto, giovane promessa del concertismo milanese. Eccellente l'interpretazione dell'op. 52. Buratto ha espresso una tecnica precisa, sicura e soprattutto un livello espressivo di alto valore musicale coadiuvato dall'ottima direzione di Ceccato e da una giovanile orchestra con splendide potenzialità. Scroscianti applausi al termine dell'esibizione pianistica. Nella seconda parte del concerto sinfonico, dopo il breve e originale Intermezzo per orchestra del compositore Seeichi Schimura (1919), Ceccato ha forgiato l'orchestra del Conservatorio con una ottima interpretazione della Quarta Sinfonia di Schumann. Ricordiamo che il concerto benefico era a favore dell'associazione di Don Gino Rigoldi “Bambini in Romania”, iniziativa operante dal 1999 che ha come obiettivo il miglioramento delle condizioni di vita dei bambini romeni orfani e abbandonati. Per donazioni e informazioni www.bambiniinromania.it  

14 dicembre        Cesare Guzzardella 

Composizioni romantiche  con  Maurizio Zanini al Teatro Coccia  di Novara

Tre composizioni tra le più rappresentative del Romanticismo musicale europeo nel programma proposto ieri, 2 dicembre, al Teatro Coccia di Novara, nella terza serata dell’Autunno musicale Guido Cantelli 2010: il Concerto n. 2 in Fa min. per pianoforte e orchestra di F. Chopin, l’Ouverture op. 32 ‘La favola della bella Melusina’ di F. Mendelssohn-Bartholdy e infine di R. Schumann la Sinfonia n. 4 in Re min.op.120. Ad eseguire il tutto erano chiamati la "Sinfonica " Orchestra giovanile della Valle d’Aosta e, nella veste, ormai sempre più diffusa, di direttore e solista, il pianista milanese (ma con significativa esperienza direttoriale) Maurizio Zanini, premio Ciani 1986 e con un curriculum di formazione che vanta studi con M. Pollini.Dobbiamo confessare sinceramente che Zanini ci è piaciuto di più come direttore che come solista: il suo tocco è certo tecnicamente impeccabile, di suono esatto e limpido, di perlacea trasparenza (e qui si sente indubbiamente il magistero polliniano), ma ci pare che gli sia mancata la tensione espressiva indispensabile per affrontare una scrittura pianistica come quella chopiniana. Per fare solo un esempio, lo stupendo episodio a recitativo del pianoforte nel Larghetto centrale del Concerto ha perso irrimediabilmente quel carattere"appassionato" che prescrive l’autore stesso nell’interpretazione di Zanini, troppo asciutta nella timbrica e algida nella dinamica.Molto più convincente, si diceva, lo Zanini sul podio, cui va il merito di aver valorizzato al meglio le risorse della "Sinfonica", un organico giovanile, nato nel 2000, ma già sufficientemente maturo, ben affiatato nelle varie sezioni strumentali, con una personalità di rilievo negli archi, dal suono robusto ed intenso. Zanini ha sapientemente guidato i giovani ‘valdostani’ in un efficace percorso interpretativo, capace di misurarsi validamente con un capolavoro come la "quarta" di Schumann: davvero ottimi il primo tempo nel suo fremente slancio romantico e la Romanza successiva, resa benissimo nella sua nobile cantabilità. Bene anche il brano di Mendelssohn, di cui l’interpretazione di Zanini ha messo adeguatamente in rilievo sia la fiabesca atmosfera pastorale, sia i momenti drammatici dell’episodio in Fa minore, rappresentativo del doloroso destino di Melusina, la donna-serpente. Una piccola curiosità: Zanini, nella disposizione dei gruppi strumentali, ha invertito la posizione consueta di viole e violoncelli, ottenendo un bell’impasto sonoro, nel chiaroscuro violini-violoncelli. Prolungato e convinto l’applauso del numeroso (con qualche vuoto in platea) pubblico presente.

3 dicembre     Bruno Busca

Presentato a Vercelli il XIII Viotti Festival - Stagione 2011-2012

"Un Viotti Festival sempre più ricco". E’ quello che promette per la nuova stagione concertistica Cristina Canziani, direttore artistico e motore infaticabile del festival vercellese che ogni anno conquista un maggior numero di pubblico e di critica. Gli undici appuntamenti dell’edizione precedente hanno registrato un afflusso di oltre 7000 presenze, con la platea del Teatro Civico quasi sempre esaurita. Per questo motivo gli organizzatori del Viotti Festival nella veste dell’Associazione Camerata Ducale, l’Assessorato alla cultura di Vercelli e l’Istituzione Vercelli e i suoi Eventi aumentano l’offerta, incrementando il cartellone con un numero maggiore di concerti e proponendo una nuova iniziativa extra-festival. Un impegno in crescita, nonostante i tagli che da quest’anno colpiscono nel vivo anche questa manifestazione che contribuisce non poco a far sempre più grande la città di Vercelli e il Piemonte. Comunque, tralasciando gli investimenti economici più esigui, la direzione artistica va contro corrente, presentando un’edizione tra le più significative per qualità del repertorio e per i nomi che impreziosiscono la stagione concertistica. Una scelta che sicuramente sarà premiata dal pubblico, grazie anche ad una serie di serate che affiancano ai tradizionali concerti autentici ‘spettacoli musicali’, creati appositamente per l’Orchestra Camerata Ducale e i solisti ospiti. Inoltre una ventata di novità dettata dalla presenza di artisti più giovani e un maggior spazio dedicato a strumenti solitamente relegati ad un ruolo marginale, come il corno francese, la fisarmonica e le percussioni. Una stagione avvincente sotto ogni aspetto, che svela la complessità artistica soprattutto attraverso il programma musicale e i suoi illustri interpreti. La tredicesima edizione riserva un’attenzione particolare al repertorio violinistico dei secoli XVIII e XIX. Scorrendo idealmente l’elenco delle composizioni per violino ed orchestra che saranno eseguite nel corso della stagione, appare chiaro come siano presenti tutti i maggiori autori di musica violinistica di quel periodo. Se a Uto Ughi spetterà il compito di far rivivere la spettacolarità e la spregiudicatezza della letteratura violinistica degli anni centrali del XVIII secolo (Tartini, Haydn), a Salvatore Accardo sarà riservato il ruolo di autentico protagonista in un concerto che accosterà la pagina più celebre di Giovanni Battista Viotti (il Concerto n. 22 in la minore per violino ed orchestra) alle due Romanze beethoveniane. Un’occasione unica per confrontare da vicino gli straordinari talenti di questi due grandi autori. Non mancherà quindi un omaggio all’immortale ed imprescindibile produzione violinistica mozartiana (Concerti per violino ed orchestra KV 216 e 219), affidato allo straordinario talento musicale e all’estroversa personalità di Isabelle Faust. La conclusione di questo ‘viaggio musicale’ nella letteratura violinistica sette-ottocentesca sarà affidata a Guido Rimonda che proporrà al pubblico vercellese un concerto che metterà a confronto l’opera e il talento di due fra i maggiori violinisti-compositori dell’Ottocento italiano: Nicolò Paganini e Alessandro Rolla. Accanto ai quattro appuntamenti dedicati al violino, il Viotti continuerà nel solco della sua più che decennale tradizione, riservando due concerti all’approfondimento e alla scoperta dei repertori non violinistici. Il 2011 sarà così dedicato al pianoforte ed al corno francese. Per far rivivere a Vercelli il mito del grande pianista di fine Settecento, la direzione artistica del Festival ha scelto la cinese Sa Chen, che sarà impegnata in una tra le pagine meno note ma più impervie del repertorio concertistico classico: il Concerto n. 2 in si bemolle maggiore di Ludwig van Beethoven. Ad un altrettanto importante solista, Radovan Vlatkovic, spetterà invece il compito di far conoscere la dolcezza e la nobiltà del corno francese, strumento che fin dall’epoca barocca ha affascinato i maggiori compositori di tutti i tempi. Al fianco dell’Orchestra Camerata Ducale, Radovan Vlatkovic affronterà un programma che accosterà al mozartiano Concerto in mi bemolle maggiore KV 417 il Concertino op. 45 n°5 del norvegese Lars-Erik Larsson, pietra miliare del repertorio per corno del XX secolo…..Ulteriori informazioni sui siti www.viottifestival.it e www.camerataducale.it.

3 dicembre      dalla redazione

La pianista cinese Yaja Wang per la Societá del Quartetto 

Per la prima volta a Milano, la pianista cinese Yuja Wang è particolarmente affermata all'estero ed è un esempio, come il connazionale Lang Lang, di virtuosismo spettacolare a volte utile per restituire  ottime interpretazioni, a volte non sufficiente  alla definizione della poetica del compositore. Il programma sostenuto nel concerto di martedì sera in Sala Vardi per la Società del Quartetto prevedeva nella prima parte Rachmaninov con le Variazioni Corelli Op.42 e Schubert con la Sonata in do min. D958 e, dopo l'intervallo, con un cambiamento di programma, brani di Skrjabin, Musorgskij, Mendelssohn e Saint-Saëns. Si rimane a volte stupiti delle sorprendenti qualità tecniche esplicitate che superano con facilità i passaggi più impervi, a volte delusi per la linea interpretativa adottata o per l'insufficienza di contrasti dinamici e di espressività. Il brano che ci è apparso di eccellente livello è lo Scherzo dal Sogno di una notte di mezza estate di F. Mendelssohon nella stupenda trascrizione di Rachmaninov. Ottime le Variazioni op.42. di Rachmaninov. Lontana dalle vette dei grandi interpreti ( Brendel, Lupu), la celebre sonata di Schubert è stata eseguita con brillantezza tecnica ma con  espressività relativa. Validi i  tre bis concessi, soprattutto Etincelles op.36 n.6  di Moszkowski.Ovazioni dal pubblico presente in sala. 

2 dicembre     Cesare  Guzzardella 

NOVEMBRE    

Zimerman e Kremer per le Serate Musicali 

Era particolarmente atteso il concerto tenuto ieri sera in Sala Verdi dal violinista lettone Gidon Kremer e dal pianista polacco Krystian Zimerman. Una Sala Verdi al completo ha accolto con entusiasmo il duo e un inaspettato cambiamento di programma - dovevano esserci le tre ultime sonate per violino e pianoforte di Beethoven - è stato ben accettato: sono stati eseguiti oltre alla prevista Kreutzer beethoveniana,  introdotta da un breve brano del compositore lettone Alvo Part, la Sonata per violino e pianoforte op. 100 di Johannes Brahms e quella in la maggiore di César Franck. L’eccellente livello interpretativo del duo si è subito delineato con il breve ed intenso brano di Part, ma è emerso con chiarezza nella celebre Sonata op. 47 in la magg "Kreutzer". L'intesa stupefacente tra il violino Amati di Kremer e il pianoforte di Zimerman si è rivelata in tutto il suo splendore sia nell'Adagio introduttivo e il  Presto del primo movimento eseguito con determinazione e marcata espressività, che nelle bellissime variazioni dell'Andante centrale e nel virtuosistico Presto finale. Rimarrà a lungo nella memoria di ogni attento ascoltatore la bellezza del luminoso e delicato tocco di Zimerman nelle splendide variazioni. Dopo l'intervallo abbiamo ascoltato un ottimo Brahms e ancor più un coinvolgente Franck. La nota Sonata in la maggiore (1886), l'unica composta dal francese , è in forma ciclica con un tema principale che ritorna in modo variato e più incisivo nel corso del brano. Ci ha stupito la chiarezza espositiva del violino di Kremer e la sicurezza espressiva del pianoforte di Zimerman e soprattutto l'eccellente intesa del duo nel definire il capolavoro di Franck. Scroscianti gli applausi tributati ai due protagonisti al termine e un pacato bis: il movimento centrale di una sonata beethoveniana. Indimenticabile. 

29 Novembre      Cesare Guzzardella

Juana Zayas alle Serate Musicali 

Torna tutti gli anni  alle Serate Musicali la pianista di origine cubana Juana Zayas, un'interprete di alto livello che meriterebbe una maggiore attenzione da parte delle organizzazioni concertistiche italiane, Serate Musicali a parte. Giovedì 25  in Sala Verdi ha impaginato un programma romantico incentrato su Schumann e Chopin. Del primo sono stati eseguiti  una selezione dai 12 pezzi dell'Op.85 per pianoforte a quattro mani - al pianoforte anche Hans Fazzari- e la Phantasiestücke op.12. Del polacco dopo i notturni Op.15 n.1 e op.48 n.1, la Sonata in si min. Op. 58. E' molto preciso, luminoso e controllato il tocco della pianista. Specie in Schumann e nella sua nota Phatasiestücke ha mostrato di penetrare con grande efficacia la poetica del grande romantico in tutti gli otto movimenti che compongono il bellissimo lavoro, non eccedendo mai nelle contrastate sequenze musicali ma trovando un equilibrio perfetto tra le linee melodiche, armoniche e ritmiche. Impeccabili i movimenti riflessivi come Des Abends o Warum? o quelli movimentati come In der Nacht o Traumes Wirren. Eccellente l'Arabesque eseguita come bis. Di rilievo anche i cinque brani  tratti dalla rara Op. 85 con un Fazzari in gran forma ed in ottima sintonia con la Zayas. Ci è piaciuto anche Chopin, specie nella non facile Sonata op.58 eseguita con sicurezza ed espressività. Tre i bis concessi: l'Arabesque già citata e, di F.Chopin, lo Studio rivoluzionario e il Valzer Op.34 n.2  di toccante resa espressiva. Peccato che la sala avesse moltissimi posti liberi!! La Zayas certamente meritava una Sala Verdi al completo. Da ricordare. Prossimo appuntamento domenica 28 c.m. con i grandi Zimerman e Kremer per un tutto Beethoven, anche la "Kreutzer". 

27  novembre        Cesare Guzzardella

L’Orchestra Filarmonica Italiana al Teatro Coccia di Novara 

Una sinfonia di immensa popolarità, la n. 5 in do min. di Beethoven  e un concerto meno noto presso il c.d. “grande pubblico”, pur essendo uno dei capolavori nel suo genere, il Concerto per violoncello e orchestra in la min. op. 129 di Schumann: questo il programma proposto ieri, 25 novembre, al Teatro Coccia di Novara, in occasione del secondo appuntamento con l’ Autunno musicale G. Cantelli.. A misurarsi con questo non ampio, ma intenso impaginato erano chiamati l’Orchestra Filarmonica Italiana, diretta per l’occasione dal Maestro Giancarlo De Lorenzo  (attuale Direttore Artistico e Principale dell’Orchestra dell’Olimpico di Vicenza) e il solista Sandro Laffranchini, Primo violoncello dell’Orchestra Filarmonica della Scala e già noto al pubblico novarese. Il concerto schumanniano, che ha aperto la serata, è tra le pagine tecnicamente più ardue nell’intera letteratura violoncellistica, tanto che all’epoca della sua prima esecuzione (postuma, nel 1860), si faticò a trovare uno strumentista che accettasse di eseguirlo! La scrittura armonicamente molto densa con soluzioni accordali talvolta sorprendenti, i continui salti di ottava, le intense accelerazioni ritmiche della dinamica, impongono all’esecutore vere acrobazie nella diteggiatura. Alle prese con una pagina così difficile Laffranchini ha dato, se mai ce ne fosse bisogno, una prova ulteriore della sua ottima tecnica, dominando con  la scioltezza del virtuoso i passaggi più impervi, salvo un breve istante di stanchezza in una delle battute finali. Di questa esecuzione ci resterà però soprattutto il ricordo del primo tempo, il Nicht zu schnell, con le sue appassionate idee melodiche, che il pregevole Francesco Ruggeri del 1690 di Laffranchini ha espresso con limpida cantabilità, dal bel suono morbido, ben cesellato e sapientemente chiaroscurato. Molto valida anche l’interpretazione del pezzo proposto come bis, la Sarabanda dalla Suite n. 6 per violoncello di J. S. Bach, salutata dagli scroscianti applausi del pubblico. Il banco di prova per la Filarmonica e il Direttore, più che il concerto di Schumann, in cui l’orchestra svolge una funzione prevalentemente di accompagnamento, era naturalmente il capolavoro beethoveniano. L’interpretazione ascoltata ieri sera ci ha un po’ sorpreso: dopo un inizio piuttosto “sottotono”, con il famosissimo Sol-Sol-Sol-Mi di attacco mai sentito così timido e sommesso, uno Scherzo francamente fiacco, finalmente orchestra e bacchetta hanno avuto il giusto scatto di energia con l’Allegro finale, suonato con intensità e dinamica degni delle migliori esecuzioni. Nel complesso l’OFI ci è parsa. un buon organico, con archi e legni dal suono pulito ed esatto, da registrare nella sezione degli ottoni, non sempre, a nostro avviso, all’altezza dei compiti loro richiesti. Il prolungato applauso finale ha espresso il pieno gradimento del folto pubblico novarese. 

26  Novembre       Bruno Busca

Una Guida alla musica sinfonica  presentata alla Scala 

Lunedì 29 novembre 2010 - ore 18.00 presso La Scala Shop - Teatro alla Scala  Paolo Petazzi presenterà la  GUIDA ALLA MUSICA SINFONICA a cura di Ettore Napoli. Il volume è edito dalla Zecchini Editore. Da Bach a Beethoven, da Mahler ai contemporanei: una Guida all’ascolto attivo e critico delle pagine sinfoniche che hanno fatto, e fanno, la storia della musica, inquadrate nella loro epoca e presentate da un punto di vista stilistico e formale. Inoltre, in questa Guida, organizzata in ordine alfabetico per autore, trovano posto il Poema sinfonico, gli Intermezzi orchestrali, le ouverture d’opera e le suite di balletti spesso eseguiti in concerto come brani autonomi (si pensi all’ouverture de Il barbiere di Siviglia di Rossini, al preludio della Traviata di Verdi, allIntermezzo di Manon Lescaut di Puccini, alle suite di Romeo e Giulietta di Prokof’ev). Dei musicisti più importanti (settanta) ci sono le composizioni che concorrono a formare il repertorio orchestrale internazionale; di ognuna c’è una scheda con organico, divisione in tempi, genesi compositiva, caratteristiche artistiche e incisioni di riferimento. Completano la Guida le schede sulla produzione sinfonica di altri centodue compositori. Ogni scheda è corredata da consigli discografici, frutto di oltre un trentennio di esperienza critica dell’autorevole rivista MUSICA 

26    novembre        dalla redazione

Daniel Barenboim dirige la Filarmonica e il Coro della Scala 

Questa sera ultima replica alla Scala del concerto della Filarmonica diretta da Daniel Barenboim. In programma due lavori corali, il primo di F. Schubert, Gesang der Geister über den Wasser, il secondo di A. Bruckner, Te Deum,  e tra i due brani il  Concerto per pianoforte e orchestra in do min. K 491 di W.A. Mozart. Ieri sera il numeroso pubblico presente nella sala del Piermarini ha tributato un caloroso applauso a Barenboim e all'orchestra scaligera per l'alto livello interpretativo. Dopo uno struggente Schubert di austera bellezza nel quale le voci maschili del Coro si sono perfettamente integrate all'orchestra d'archi definendo sonorità equilibrate e ricche di sfumature, Barenboim  ha interpretato al pianoforte il celebre concerto mozartiano dirigendo in modo accurato l'orchestra. Il Maestro scaligero è tra i pochi a sostenere ottimamente il doppio ruolo di solista e direttore e nel concerto ha diretto con pregnante gestualità sottolineando maggiormente la drammaticità delle timbriche orchestrali ed interpretando la parte pianistica con solare leggerezza.  Dopo l’intervallo, ottima l’esecuzione del Te Deum per soli, coro e orchestra: valide le quattro voci soliste con il soprano Dorothea Roschmann, il mezzosoprano Ekaterina Gubanova, il tenore Joseph Kaiser e il basso Kwangchul Youn. Un plauso al Coro preparato da Bruno Casoni. Da non perdere. 

24   novembre       Cesare  Guzzardella 

“Autunno musicale G. Cantelli” 2010 al Coccia di Novara 

Al Coccia di Novara ha preso avvio, ieri 18 Novembre, l”Autunno musicale G. Cantelli” 2010, l’annuale appuntamento della città piemontese con la musica sinfonica  otto-novecentesca. Il bel programma prevedeva due “pezzi forti”: il Concerto per pianoforte n. 3 in do maggiore di Prokofiev e la celeberrima Incompiuta schubertiana, accanto a due brani minori, ma di vasta notorietà, quali le due Ouverture Oberon di Weber e Ruslan e Ljudmila di Glinka. A interpretare il ricco impaginato l’orchestra Sinfonietta di Losanna guidata dal suo direttore stabile, Jean Marc Grob e al pianoforte un giovanissimo (1991) virgulto di quella inesauribile fucina di talenti che continua ad essere la scuola pianistica russa, Daniil Trifonov. Trifonov è pianista dotato di un bagaglio tecnico agguerritissimo, che lo mette già in condizione di scalare  con scioltezza le vette impervie di una scrittura pianistica come quella prokofieviana o listziana ( la famosa Campanella è stata il suo primo bis). La sua esecuzione è stata pienamente convincente, a tratti trascinante, nelle sezioni più tipicamente percussive del brano, dove la forza impetuosa ed elettrizzante del ritmo, esaltata dal timbro secco della tastiera, è stata resa ottimamente dall’interprete. Al nostro orecchio Trifonov è parso leggermente inferiore nell’evocazione delle atmosfere liriche e quasi sognanti, da Amore delle tre melarance, presenti in questo concerto, soprattutto nella quinta variazione del movimento centrale, il fiabesco Andante meditativo. Molto valida anche la prova dell’orchestra, perfettamente registrata nelle diverse sezioni strumentali, in particolare gli archi, di rara pulizia, con una lode particolare ai primi violini e ai primi violoncelli: da brivido la melodia d’attacco dell’Incompiuta, che i violoncelli della Sinfonietta sembrano evocare da qualche misteriosa, insondabile lontananza. Ottima davvero la direzione di Grob, che a questa orchestra ha dedicato gran parte della sua vita professionale: capace di penetrare nelle sfumature più profonde del testo musicale, scavandone le zone d’ombra, come nel capolavoro di Schubert, ma anche di farne sentire i colori timbrici in tutta la loro smagliante ricchezza, come nel Ruslan e Ljudmila, o la limpida purezza della linea melodica, come nell’Oberon weberiano, interpretato in chiave molto ‘viennese’. Il pubblico, molto numeroso, ha tributato al Maestro, al solista e agli orchestrali un applauso di durata superiore al consueto per le abitudini dei frequentatori del Coccia, a riprova dell’alta qualità del concerto.

19 novembre      Bruno Busca

Dudamel e Aimard al Teatro alla Scala

Questa sera ultima replica per il concerto sinfonico della Filarmonica della Scala diretta da Gustavo Dudamel (foto Archivio Scala). Il giovane ed affermato direttore venezuelano ha impaginato un programma particolarmente impegnativo nel quale all'ultimo concerto pianistico di L.v.Beethoven, il n.5 in mi bem. Maggiore Op. 73 "Imperatore", ha opposto la munumentale Sinfonia n.7 in mi.maggiore di Anton Bruckner. Due lavori che rappresentano, in modi per alcuni versi simili, due vette compositive. L'eroicità dell'"Imperatore" costruita attorno alla sublime estasi dal sapore romantico dell'Adagio centrale trova una corrispondenza con i movimenti ridondanti costruiti attorno al grande Adagio della Settima. Nel concerto beethoveniano di ieri sera la presenza di un eccellente solista quale Pierre-Laurent Aimard, tra i massimi pianisti della sua generazione, ha reso di alta qualità l'interpretazione ascoltata in una sala colma di pubblico. Aimard, rilevante specialista anche del repertorio contemporaneo, ha mostrata una elevata penetrazione dei canoni estetici beethoveniani esprimendo un fraseggio limpido e impeccabile. Peccato, nessun bis pianistico! Valida, dopo l'intervallo, la resa orchestrale della nota sinfonia bruckneriana, la più eseguita insieme alla Quarta la  “Romantica” Grande successo. Ricordiamo il concerto sinfonico scaligero del 21 novembre con repliche per il 23 e il 24: la Filarmonica della Scala diretta da Daniel Barenboim eseguirà musiche di Schubert, Mozart e Bruckner. Da non perdere.   

17 Ottobre            Cesare Guzzardella

Musiche di Paganini  per violino e chitarra a  Vercelli 

Una deliziosa chicca per ogni appassionato di musica, quella offerta ieri sera 13 novembre nella Sala  Dugentesca di Vercelli dal Viotti Festival, nell’ambito del (purtroppo !) breve ciclo di concerti cameristici: le sei Sonate di N. Paganini  per violino e chitarra del III Volume del famoso Centone, composto negli anni più sfolgoranti della carriera concertistica del sommo genovese. Si tratta di pezzi piuttosto brevi, di impianto diverso rispetto alla tipica sonata romantica: generalmente di struttura bipartita, in qualche caso (la I e la III sonata) con brevissima Introduzione Maestoso, presentano sempre, dopo un primo tempo Cantabile, di affabile melodicità, un secondo movimento conclusivo di danza, in genere in forma di Rondò, adatta a  dar voce allo slancio spumeggiante e alla  ricchezza inventiva dello stile compositivo  di Paganini. Tra i due strumenti non c’è dialogo o contrasto di sorta: protagonista assoluto di queste composizioni è il violino, mentre alla chitarra è riservato un ruolo di puro accompagnamento, di tipo “clavicembalistico”, sia pure con qualche audacia ritmica e armonica, che richiede tecnica scaltrita. Mattatore della serata è stato dunque il violino di Guido Rimonda (Direttore, primo violino e solista della Camerata Ducale di Torino, da quest’anno riconosciuta  ufficialmente come “Orchestra d’eccellenza” a livello nazionale), accompagnato dal chitarrista Maurizio Preda. L’interpretazione di Rimonda è stata bellissima, trascinante: il suo magnifico Stradivari, con una cavata sempre esatta e potente, di calda e morbida sonorità, ha espresso al meglio i due momenti essenziali della musicalità paganiniana, la chiara ed equilibrata cantabilità “italiana” e l’acrobatico virtuosismo tecnico. Semplicemente perfetti il Minuetto a Valtz che chiude la IV Sonata, con le sue divertenti acciaccature in dissonanza, e l’ Andante Cantabile (ripetuto nell’unico bis) della V, di solare limpidezza “vocale”. Le sei corde di  Preda hanno accompagnato i voli del violino con un suono discreto, quasi sommesso, ma sempre rigoroso e preciso.Il trionfale applauso del folto pubblico ha salutato il pieno successo di questa bella serata di musica a Vercelli, che si viene sempre più affermando in questi anni come uno dei centri vitali della cultura musicale piemontese. 

14   novembre      Bruno  Busca

Il quartetto d’archi di Salvatore Accardo per un nuovo lavoro di Fabio Vacchi

Ieri sera nella Sala Verdi del Conservatorio milanese per la Società del Quartetto di fronte ad una numerosa platea il quartetto d’archi del violinista Salvatore Accardo, completato da Laura Gorna, secondo violino, Francesco Fiore alla viola e Rocco Filippini al violoncello, ha tenuto un concerto con musiche di Mendelssohn, Vacchi e Schubert. Dopo il Capriccio dall’Op.81 di Mendelssohn si è passati ad un lavoro importante commissionato dalla Società del Quartetto al noto compositore bolognese Fabio Vacchi eseguito in prima esecuzione assoluta.  Il Quartetto per archi n.5 rappresenta quindi il più recente lavoro del genere del compositore e quello più complesso ed impegnativo per dimensione (dura circa 40 minuti)  con cinque movimenti separati e strutturati simmetricamente intorno all’Adagio centrale, l’unico con titolazione espressiva. L’eccellente  equilibrio formale è ben ripartito in tutti i movimenti del quartetto e una introduzione pacata sostenuta da linee musicali che sembrano sorgere da lontano in una visione quasi cosmica del materiale sonoro, rivela  una cultura molto attenta al mondo medio-orientale, non priva però di riferimenti a compositori come Messiaen, per citarne uno. Il secondo e il quarto movimento presentano una situazione ritmicamente più contrastante: due scherzi che mostrano ancor più la visione unitaria dell'organico quartettistico con un incalzare anche virtuosistico. Nel quarto movimento, lo scherzo è diviso in più sezioni e certi modi compositivi ricordano non solo il medio-oriente ma anche certa musica legata alla cultura del migliore rock-jazz degli anni ’70. L’Adagio centrale di profonda pacatezza riflessiva, è una coerente ricerca di melodiche e timbriche dal sapore mistico nelle quali sembra di scorgere un passato lontano. Molto bella la voce del violoncello immersa nei glissandi degli altri archi. L’ultimo movimento conclude il quartetto egregiamente con elementi armonici unitari dei quattro archi. I riferimenti alla seconda scuola di Vienna non mancano ma il linguaggio musicale  di Vacchi, molto personale, rimane tra i migliori nella produzione di questi ultimi due decenni. Di grande rilevanza estetica l’interpretazione del gruppo cameristico. Dopo l’intervallo ottima l’esecuzione del celebre quartetto in re minore  di F.Schubert La morte e la fanciulla. Un bis: un Adagio da un altro quartetto di Mendelssohn. Grande successo in una sala con molti compositore venuti ad ascoltare il brano di Vacchi ed un pubblico mediamente più giovane.  

10  novembre       Cesare  Guzzardella

Ilya Gringolts alle Serate Musicali 

Vincendo il Concorso Internazionale Paganini nel 1998 il violinista Ilya Gringolts, allora giovanissimo, ha iniziato una carriera solistica di elevato livello artistico che lo ha portato nelle maggiori sale da concerto mondiali. Ieri lo abbiamo ascoltato in Sala Verdi, ospite delle Serate Musicali, in un programma non facile che prevedeva di J.S.Bach la Sonata n.1 e la Partita n.3 e, di Eugène Ysaye, le Sonate n. 1-2-3 op.27. La perfezione tecnica di Gringolts ha trovato modo di esprimersi nelle musiche dei due compositori definendo  espressività melodica, polifonica e timbrica. Specie nelle Sonate di Ysaye, grande violinista e compositore belga, Gringolts ha dato prova di grande spessore interpretativo. Le tre Sonate, parte del corpus di sei, sono un alto esempio di come si possa sviluppare gli insegnamenti del passato, Bach prima di tutti, per procedere in un linguaggio ancora più evoluto e complesso. Le Sei Sonate op.27 di Ysaye sono dedicate a grandi violinisti quali Szigeti, Thibaud, Enescu, ecc., e trovano soprattutto in Bach, ma anche in Paganini i principali riferimenti. Splendide le letture fornite da Gringolts. Successo di pubblico in una sala purtroppo non completa.  

9  novembre      Cesare Guzzardella

Il Don Giovanni al Teatro Coccia di Novara 

Inaugurata sabato 6 novembre, con replica oggi, domenica 7, la Stagione lirica di Novara, 2010-11, presso la consueta sede del cittadino Teatro Coccia. Il cartellone proponeva al folto pubblico di affezionati, affluiti da tutta la provincia, uno dei capolavori più affascinanti del teatro musicale, il Don Giovanni mozartiano, in un allestimento coprodotto dalla Fondazione Coccia, dalla Fondazione Donizetti di Bergamo e dal Teatro del Giglio di Lucca . Nella buca la ORT Orchestra della Toscana, duttile formazione d’impianto cameristico, di solido mestiere, diretta  per l’occasione da Jari Hämäläinen (nella foto), giovane, ma già collaudata bacchetta finlandese, specializzato nel repertorio operistico, nel quale svaria da Mozart a Hindemith. Già affermato in area tedesca, ci risulta abbia cominciato solo quest’anno a dirigere in Italia (Genova e Roma):  nell’esecuzione del 7/11, cui abbiamo assistito,ci è piaciuta la sciolta sicurezza del gesto, sempre esatto negli stacchi e attento alle sfumature, come ha subito rivelato fin dal primo tema dell’Allegro dell’ Ouverture, banco di prova della sensibilità dell’interprete con le sue sensuali salite cromatiche e i suoi vitali scatti sincopati, in cui è l’essenza musicale del personaggio di Don Giovanni. Naturalmente, un’opera  di teatro per musica nasce dall’incontro tra una ‘regia musicale’ e una ‘regia teatrale’, affidata, quest’ultima, a Bruno Berger-Gorskj, viennese con all’attivo già un’ottantina di titoli d’opera. Ci è parso che del Don Giovanni Berger-Gorskj abbia dato un’interpretazione tesa a far prevalere sugli elementi giocosi il tema “tragico” della condanna e del misterioso destino di morte che incombe sul sensuale eroe libertino, sottolineato da una scenografia sobria, firmata dal ceco Daniel Dvorak, che alternava uno sfondo di palazzo, da tragedia rinascimentale, a fondali astratti, “metafisici”, avvolti da una tenebra dal chiaro significato simbolico, con tocchi di realismo “cinematografico”, come la macchia di sangue sul cadavere del Commendatore nella scena iniziale  e nel finale le  immancabili, nubi svaporanti e fiamme  d’inferno che inghiottono il protagonista,. Per quanto riguarda il libretto, la scelta (che condividiamo) è stata quella di attenersi alla versione praghese del testo, tagliando quasi tutte le scene ed arie aggiunte per la ‘prima’ viennese, salvo l’aria di don Ottavio Dalla sua pace dell’Atto I., con l’effetto di più serrata concentrazione d’intreccio. Infine, i cantanti: nella rappresentazione del 7 il ruolo di Don Giovanni era ricoperto dal russo Abdrazakov, baritono di duttile e solido impasto vocale, ma che a nostro avviso non è andato oltre una diligente interpretazione della parte, senza dare voce alla insondabile ambiguità dell’eroe mozartiano, tra sensualità pura e luciferina sfida al trascendente. Non ci è dispiaciuta la romena Nicoleta Ardelean, nella parte di Donna Anna, patetica senza eccessi, da applausi nell’aria Or sai chi l’onore, mentre ci pare ancora bisognosa di maturare la giovane soprano armena Arpine Rahdjian, una Donna Elvira un po’ impacciata, specie nei registri più bassi. Apprezzabile, infine, la prestazione di Pietro Toscano, a suo agio nel ruolo di “buffo” con Leporello e quella dei personaggi “minori”, da L. Ferrando (don Ottavio) a L. Leoni (Masetto) ed Ewa Majcherczyk, simpatica e briosa Zerlina.Un prolungato applauso ha salutato cantanti e orchestra alla fine dello spettacolo, a prova del suo pieno successo.  

8   novembre        Bruno Busca

Musiche di Paganini al XIII Viotti Festival di Vercelli 

Con lo spettacolo Niccolò Paganini volge al suo termine la rassegna dedicata alla musica cameristica I tre concerti fuori abbonamento del XIII Viotti Festival. Una manifestazione extra festival che ha avuto un seguito inaspettato, soprattutto tra i giovani che hanno risposto solerti a questo nuovo progetto ideato e organizzato dall’Associazione Camerata Ducale e dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Vercelli. L’ultimo appuntamento è previsto per sabato 13 novembre 2010 alle ore 21.00 presso il Salone Dugentesco di Vercelli, con Guido Rimonda/violino e Maurizio Preda/chitarra impegnati nelle sei composizioni che costituiscono il terzo volume del Centone di Sonate di Paganini. Una serata incentrata sul genio musicale del maestro genovese e sugli strumenti che più amava. Infatti, non tutti sanno che Paganini, oltre ad essere un grande violinista, era anche un eccelso chitarrista.  Da non perdere 

8  novembre    dalla redazione

Il pianista Maurizio Baglini all’Auditorium milanese 

Continua la rassegna cameristica all'Auditorium di l.go Mahler con la presenza di ottimi pianisti. Ieri Maurizio Baglini ha ottenuto grande successo di pubblico eseguendo i 12 Studi di esecuzione trascendentale di Franz Liszt. I bellissimi studi lisztiani noti per la difficile possibilità di esecuzione  prerogativa dei pianisti più coraggiosi, raramente vengono eseguiti integralmente e solo pochi interpreti riescono a rendere tangibile la poetica dell'ungherese. Baglini è uno di questi. La sua mirabile capacità tecnica è superata dai modi espressivi equilibrati che mettono in risalto le linee melodiche, le armonie e i continui contrasti di questi incredibili studi.Il pianista trentacinquenne, dopo avere avuto importanti riscontri al Concorso Chopin di Varsavia e al Busoni di Bolzano, ha vinto il Word Music Piano Master di Montecarlo. Da oltre dieci anni è ospite delle più prestigiose sale da concerto internazionali. Ieri i 12 Studi sono stati anticipati da quattro Sonate di Scarlatti e da due brani di Chopin: la Barcarola op.60 e la Ballata n.1 in sol minore. Bellissimo Scarlatti eseguito in modo vellutato e trasparente, bene Chopin. Ricordiamo l'ultima incisione per la Decca di Baglini con i 12 Studi di Liszt. Lunghi applausi anche per il bis: di Rossini-Liszt la celebre  cavalcata dal  Guglielmo Tell del pesarese.  Da ricordare.

7  novembre      Cesare Guzzardella

Il balletto Onegin alla Scala

Ultima replica il 13 novembre alla Scala per Onegin, il balletto in tre atti ispirato al poema di Puškin su musiche di Caikovskij. La rappresentazione di ieri ha ottenuto un meritato successo in una sala colma di pubblico. Le romantiche coreografie di John Cranko nella ripresa di Agneta e Victor Valcu e le scene e i costumi di Pierluigi Sammaritani (i costumi anche di R.Guidi di Bagno) splendidamente illuminati da Steen Bjarke lasciano un segno indelebile nel panorama del balletto più classico. Ieri abbiamo trovato il protagonista Onegin nell'interpretazione di Massimo Murru, Tat'jana splendidamente danzante con Emanuela Montanari, Ol'ga nelle movenze di Deborah Gismondi, Lenskij con Eris Nezha,  la Vedova Larin con Sabina Galasso e il Principe Gremin nella persona di Matteo Buongiorno. Corpo di ballo (foto Archivio Scala) eccellente e ottima la direzione musicale di Ermanno Florio. Un bellissimo balletto all'insegna della grande tradizione classica. Da non perdere. 

6 novembre      C G.

 

Grande successo di Carmen alla Scala

E' tornata alla Scala Carmen, l’opera di Georges Bizet più rappresentata al mondo. E’ tornata nella riuscita regia di Emma Dante, autrice anche dei bellissimi costumi. Dopo l’ottima direzione di Barenboim del dicembre scorso troviamo ora un grande della bacchetta quale Gustavo Dudamel, la giovane “scoperta” di Abbado che ci ha stupito ieri sera in un teatro al completo per la sua musicalità stravolgente: una direzione energica, ricca d’espressività in ogni dettaglio e attenta alle voci soliste. L’opera del francese, su libretto di Meilhac e Halévy, è splendida anche per la grande teatralità che impone un notevole grado di abilità recitativa degli interpreti e anche in questo i protagonisti della seconda recita di ieri sera sono stati all’altezza. La musica di Bizet costruisce l'azione scenica nella forma e nella sostanza dei contenuti. Ottime le voci con Don José nella morbida voce - bellissima nei toni alti - di Bryan Hymel, Carmen nella sensuale voce di Elena Maximova, Escamillo nella corposa e lucente voce del bravissimo Alexander Vinogradov( foto). Bravi anche Alexia Voulgaridou in Micaela, Adriana Kucerova in Mércèdes, Tara Venditti in Frasquita e gli altri. Un plauso al coro preparato da Bruno Casoni. Valide le scene di Bruno Pedruzzi illuminate da Dominique Bruguière. Le scene, essenziali e geometriche, sono completate dai numerosi personaggi che entrano di continuo in scena creando un movimento coreografico vario e in sintonia con l'incredibile varietà musicale. Dei quattro atti, solo il terzo trova un calo espressivo nella scelta scenografica. Grandissimo successo. Da non perdere. Prossime recite il 2-4-6-9-14-18-novembre. Nelle  recite del 2-6-9-18 n. il ruolo di Carmen sarà sostenuto da Anita Rachvelishvil (nella foto- Archivio Scala)

1 novembre        Cesare  Guzzardella

XXV Concorso Lirico  Internazionale “Iris Adami Corradetti”


E’ croato  il vincitore della XXV Concorso Lirico  Internazionale Iris Adami Corradetti.
Goran Juric,  
basso, ha vinto il  primo premio per il “Corradetti” di Padova.Era ormai mezzanotte passata quando la giuria del XXV Concorso Lirico Internazionale Iris Adami Corradetti  presieduta da Mara Zampieri comunicava le sue decisioni -   dopo l’esibizione in concerto dei dodici  finalisti al Teatro Verdi  di Padova - dei tre candidati  giunti in finale.Per i cantanti si è  trattata di una prova pubblica in concerto  accompagnati dall’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta diretta da Francesco Rosa presentando due arie scelte dalla Commissione.  
La giuria ha scelto la voce del basso Goran Juric ( foto)croato,  27 anni  che ha già ottenuto un riconoscimento dell’Opera Nazionale di Bratislava e di Praga. Il concorso “ Iris Adami Corradetti”  è sostenuto dall’amministrazione comunale di Padova ed il numero di giovani artisti che vi partecipano é notevolmente cresciuto (una media di 150 ogni anno), alimentando di conseguenza le aspettative di una futura carriera. Altri classificati il soprano Elisabeth Stevens e  Romina Tomasoni , mezzosoprano.(foto).

 1 novembre   dalla redazione

OTTOBRE

Cristiano Burato alle Serate Musicali 

Il pianista Cristiano Burato ha tenuto venerdì scorso un concerto al Dal Verme per le Serate Musicali. Il programma prevedeva una “Maratona Chopin” nella quale del celebre polacco sono state eseguite tutte le Polacche, compreso l’Andante spianato e Grande Polacca brillante op.22 e 4 Notturni. Due ore di musica ininterrotta per una eccellente interpretazione. Burato, affermato pianista, vincitore tra i tanti del prestigioso Premio Ciani nel 1996 (giuria presieduta da Riccardo Muti) ha un modo molto personale di intendere il grande polacco. I tempi, a volte dilatati, sono ricchi di contrasti dinamici e ci rivelano uno Chopin introspettivo, espressivo anche nei dettagli ben rilevati dal pianista. La completa interiorizzazione di ogni elemento strutturale pone l’interprete nella completa restituzione di ogni frase sempre ricca di chiarezza melodica in un contesto di elevata coerenza formale. Tra i Notturni e le Polacche abbiamo ascoltato una valida  e originale reinterpretazione di Hans Fazzari di uno dei Canti polacchi chopiniani e precisamente Wiosna- La primavera. Grande successo di pubblico. Prossimo concerto lunedì 8 novembre con il violinista Ilya Gringolts. Da non perdere. 

31 ottobre     C. Guzzardella

Prossimamente Don Giovanni al Coccia di Novara 

Sabato 6 novembre 2010 alle ore 20.30 e domenica 7 novembre 2010 alle ore 16.00 per la Stagione Lirica 2010-2011 presso il Teatro Coccia di Novara avverrà la messinscena di Don Giovanni di W.A.Mozart. Maestro Concertatore e Direttore Jari Hämäläinen, regia di Bruno Berger-Gorski e scene-costumi  di Daniel Dvorák. Orchestra e Coro ORT Orchestra della Toscana.

30 ottobre     dalla redazione

Mirco Ceci per La Società dei Concerti 

La Società dei Concerti ha ospitato ieri in Conservatorio il giovane pianista Mirco Ceci. Ha ventidue anni e ha vinto numerosi conconcorsi internazionali  e tra questi il Premio Venezia nel 2007. Sostenuto da una solida tecnica pianistica, Ceci ha mostrato equilibrio formale e chiarezza espressiva nei brani eseguiti. Ottimo l'Haydn della Sonata in mi bem. Maggiore Hob.XVI/52, brano che ha introdotto il concerto. Molto bene Chopin nello Scherzo n.2. Ha conclusione della serata abbiamo ascoltato ancora Chopin con l'impegnativa Sonata n.3 in si minore Op.58. Ceci ha fornito una buona interpretazione ma ancora lontana dai livelli che un lavoro di grande difficoltà espressiva e di difficile equilibrio formale come la terza sonata chopiniana impone. Validi i tre bis, soprattutto i due Studi di Chopin.  

28 ottobre     C.G.

Michail Lifits per la Società del Quartetto 

 E' nato in Uzbekistan e ha ventotto anni il pianista Michail Lifits. Ha suonato ieri in Conservatorio per la Società del Quartetto dando prova di virtuosismo e musicalità. Tra i numerosi concorsi internazionali vinti certamente il Busoni di Bolzano è quello più prestigioso e anche il più recente. Interessante il programma presentato in Sala Verdi con Schumann nella prima parte del recital e Liszt nella seconda. Dopo le brevi e virtuosistiche Variazioni sul nome Abegg  op.1 abbiamo ascoltato Carnaval op.9 lavoro di Schumann tra i più celebri e significativi. Ottima l'interpretazione fornita: grande virtuosismo con una tecnica sicura ed estroversa che a volte si fa notare più della poesia schumanniana. Più intensamente espressivo il capolavoro di Liszt ascoltato dopo l'intervallo. Nella  Sonata in si minore Lifits ha centrato la poesia lisztiana specie nei momenti più pacati e riflessivi del brano. Ottimo il rapporto tra i differenti e contrastanti piani sonori e spessore interpretativo di alto livello. Due i bis e tra questi un Notturno di Chopin particolarmente meditato e genuino. Grande successo di pubblico. 

27 ottobre        Cesare Guzzardella

Simon Trpceski alle Serate Musicali  

Per la seconda volta presente alle Stagioni delle Serate Musicali, il pianista macedone Simon Trpceski ha tenuto ieri sera un concerto in Conservatorio impaginando un programma incentrato su Chopin e presentando anche un brano in prima esecuzione italiana di Pande Shahov intitolato Songs and Whispers (Canzoni e sussurri). Suona bene Chopin Trpceski, con andamenti lenti e meditati che mettono in risalto il suo suono luminoso e riflessivo. In programma le 4 Mazurche op. 24, la celebre Mazurca op. 17 n.4 e 4 Notturni (op.32 n.1 e 2 e op. 48 n.1 e 2) del grande polacco. Dopo il breve brano dalle Stagioni op.37 -ottobre- di Ciaikovski, Trpceski ha presentato la Suite in 6 movimenti del macedone  Pande Shahov. Il lavoro trae spunto da alcuni frammenti di brani di Chopin e da motivi tradizionali del folclore macedone. Ben scritto, il lavoro trova riferimenti in Bartòk, certo minimalismo e il jazz. Ottima l'interpretazione di Trpceski. A conclusione della serata abbiamo ascoltato una eccellente esecuzione della Toccata di S. Prokof’ev che ha rivelato tutte le doti virtuosistiche del pianista. Grande successo di pubblico e due bis: ancora Chopin e una romanza senza parole di F.Mendelsshon.  

26  ottobre       Cesare Guzzardella  

Prossimo appuntamento al Viotti Festival di Vercelli

Dopo il bel riscontro di pubblico avuto al concerto dei Pentabrass, continuano gli appuntamenti dedicati ai gruppi cameristici inseriti nella rassegna I tre concerti fuori abbonamento del XIII Viotti Festival. Sabato 30 Ottobre alle ore 21.00, presso il Salone Dugentesco di Vercelli, il quartetto di percussioni Catubam presenterà lo spettacolo Otium et negotium. Il titolo, tratto dal detto latino “tempo libero e lavoro”, pone l’accento su i due momenti opposti ma integranti della vita. Ma non solo, perché il concerto dei Catubam è un viaggio nei continenti e i loro ritmi più segreti, attraverso l’utilizzo di strumenti dalle varie coloriture e provenienze come la marimba, vibrafono, xilofono, congas, bongos, timbales, glockenspiel e batteria jazz. Per ulteriori informazioni: Da lunedì a venerdì orario ufficio Comune di Vercelli: 0161 596277 – 0161 596369  Associazione Camerata Ducale: 011 755791 www.viottifestival.it             www.camerataducale.it

Grande successo per L'elisir d'amore scaligero  

Ultime due repliche alla Scala per l'opera di Gaetano Donizetti L'elisir d'amore. Grandissimo il successo tributato dal pubblico che ha affollato la sala del Piermarini sino alla replica di ieri sera. Le ragioni sono evidenti. Come primo elemento troviamo la bellezza dell'opera donizettiana, tra le più gradevoli, divertenti e ricche di arie della lirica ottocentesca. Il genio  bergamasco in pochissimo tempo, qualche settimana, ha costruito sul libretto di Felice Romani, dal francese Eugène Scribe, una musica che spesso ricordando Rossini contiene una serie di bellissime arie e qualche capolavoro come la celebre Una furtiva lacrima. La valida regia di   Laurent Pelly, anche costumista, e le garbate scene nella tradizione di Chantal Thomas costituiscono un secondo fattore sinergico. L'elemento forse più rilevante è la qualtà del cast vocale che trova in Rolando Villanzon ( foto di M. Brescia-Archivio Scala) e il suo Nemorino il punto di forza: una voce splendida e una recitazione perfetta anche nella sua divertente mimica. Ma anche gli altri sono stati all'altezza: bravissima Irina Lungu, Adina, il superlativo Ambrogio Maestri, il dottore Dulcamara, bravo Gabriele Viviani, Belcore e anche Barbara Bargnesi, Gianneta. Non dimentichiamo il meraviglioso coro, importantissimo in Donizetti, preparato da Bruno Casoni. Direzione ottima quella di Donato Renzetti. Ultime  repliche il 25 e il 27 ottobre.  

23 ottobre         Cesare Guzzardella 

Il XII°  Concorso Internazionale di Violino"Città di Brescia"


I nuovi paganini: oggi violinisti sconosciuti, saranno forse i grandi di domani. In scena a Brescia il violino torna protagonista fino al 30 ottobre prossimi. Porte aperte alla città dalle 18 di giovedì 21 all’ AuditoriumSan Barnaba di Brescia fino a domenica 24 per le prove eliminatorie dei migliori giovani talentuosi strumentisti provenienti da tutto il mondo: 64 violinisti da 25 paesi, tra cui: Stati Uniti, Giappone, Australia, Cina, Corea del Sud, Russia e numerosi paesi europei. Giovedì infatti dopo il saluto dell'Assessore alla Cultura del Comune Avv. Arcai e del Direttore Artistico Domenico Nordio seguirà l'appello dei candidati e l'estrazione della lettera che segnerà l'ordine di esecuzione per tutte le prove. I giovani strumentisti saranno esaminati da una giuria internazionale di grande prestigio, formata da famosi violinisti, quali Suna Kan violinista turca (insignita dal governo francese dell’onorificenza “Chevalier dans l’ordre National du Merit), Sonig Tchakerian violinista italiana di origini armene, vincitrice del Concorso Internazionale di Musica da Camera "Gui" di Firenze, Mihaela Martin violinista rumena (vincitrice del primo premio di indianapolis USA), Marco Rizzi violinista italiano (su segnalazione di Claudio Abbado ha ricevuto l’Europaische Musickforderpreis come uno dei più interessanti violinisti della sua generazione), Dora Schwarzberg (vincitrice della prima edizione del Concorso “Città di Brescia”), Kyoko Takezawa una delle più straordinarie e ricercate violiniste del nostro tempo (ha recentemente ricevuto il prestigioso Idemitsu Award), e da Filippo Juvarra, direttore artistico dell’Orchestra di Padova e del Veneto. Il concorso Città di Brescia nasce nel 1979, per volontà di Mario Conter, con lo scopo di valorizzare i grandi talenti e dare loro la possibilità di entrare nel mondo concertistico. Organizzato dalla Fondazione Romano Romanini, con la direzione artistica di Domenico Nordio, il concorso “Città di Brescia” dal 2005 è stato ammesso alla Federation Mondiale des Concours di Ginevra che riunisce le massime competizioni musicali mondiali, un riconoscimento di altissimo prestigio che lo ha reso ancora più ambito. Membro della WFIMC di Ginevra e patrocinato dall'Unesco, ha ricevuto nel 2009 il Premio di rappresentanza del Presidente della Repubblica Italiana.
Quattro le selezioni in programma: prova eliminatoria, semifinale, finale I (recital) finale II (concerto con l’Orchestra dell’Accademia di Musica di Schio, diretta dal M. Carlo Boccadoro), che si svolgeranno all’Auditorium San Barnaba e al Teatro Sociale.

21 ottobre        dalla redazione

Szczepan Konczal alle Serate Musicali

Ha venticinque anni il pianista polacco Szczepan Konczal e quest'anno è risultato vincitore del Concorso pianistico internazionale milanese SpazioTeatro89 , manifestazione rivolta alle giovani promesse del pianoforte. Suona bene il polacco e ieri al Dal Verme, davanti ad un folto pubblico, ha impaginato un programma incentrato su Chopin ma con un inizio di rarissima esecuzione: quattro brani di Ignacy Jan Paderewski, valente pianista, ottimo compositore ed affermato politico polacco vissuto tra il 1860 e il 1941. Diventato celebre per il Minuetto op. 14 n.2, eseguito molto bene da Konczal, Paderewski è autore anche di parecchia musica sinfonica e cameristica dimenticata. Valido ed eseguito benissimo il suo Notturno op.16 n.4 . Espressivo, meditato e trasparente anche il Chopin interpretato da Konczal, soprattutto nelle brevi ed intense Mazurche Op. 24 e nell'Andante spianato e Grande polacca op.22 eseguito con grinta e chiarezza timbrica. Unica pecca, imperdonabile!!, il pianoforte utilizzato: mancava l'accordatura e il timbro era di bassa qualità. Un bis di Chopin. Successo di pubblico.

20 ottobre. Cesare Guzzardella

Inaugurata a Vercelli la Stagione “2010-11” del Viotti Festival

All’insegna della gradevole estrosità l’inaugurazione, ieri sera 16 ottobre, della stagione 2010/11 (la tredicesima) del vercellese Viotti Festival, nel bel Salone dugentesco, per l’occasione restaurato in una parte della decorazione ad affresco. Come ha spiegato nel breve discorso introduttivo Cristina Canziani, infaticabile ed efficientissima responsabile organizzativa del Festival, nonché ottima pianista della Camerata Ducale, il clou sinfonico-concertistico della stagione, che “decollerà” a Dicembre, è preceduto, fra Ottobre e Novembre, da un breve ciclo cameristico, che intende offrire programmi capaci di unire qualità esecutiva e proposte inconsuete di ascolto. Il programma della serata ha visto protagonista una formazione che crediamo unica in Italia, il Pentabrass, un quintetto di ottoni, costituito nell’ormai lontano 1998 dalle prime parti dell’Orchestra del Regio e della Camerata Ducale di Torino: I. Buat e M. Rigoletti (tromba), Vincent Lepape (trombone), U. Favaro (corno), R. Colusso (basso tuba). L’impaginato, presentato con simpaticissima verve dal cornista Favaro, svariava dalla trascrizione di brani “classici”, come la Fuga in sol minore BWV 578 di J. S. Bach, o pot-pourri tratti dai balletti di Ciajkovskij o dalla Carmen di Bizet , fino a composizioni originali, come una Polka e un Tango di David Short (trombettista americano, da anni residente in Italia), dal divertente andamento parodistico, o Dances d’ailleurs dello svedese Anders Soldh (n. 1955). Naturalmente il rischio di un simile programma, per un tale insieme strumentale, è quello di scadere nel ‘bandistico’ (sia detto con tutto il rispetto per le bande musicali!), ma , altrettanto naturalmente, da questo rischio professionisti del calibro di un Buat e compagni si sono tenuti ben lontani: guidati dalle due magnifiche trombe, cui spetta la guida melodica dei brani, impeccabilmente sostenute negli intrecci accordali dalle altre voci strumentali, i musicisti del Pentabrass hanno fornito un’esecuzione di eccellente livello qualitativo, per pulizia di suono (davvero ammirevole la sontuosità ‘barocca’ della tromba di Buat), esattezza tecnica dei tempi e dei ritmi, dosaggio delle sfumature timbriche, nei limiti consentiti da questo tipo di strumenti. Tra tutti i brani in programma ci hanno particolarmente colpito la fuga di Bach, per la limpida resa nel fluire dei soggetti e dei controsoggetti, e lo scintillante bis, il famoso Harlem rag (1897), di T.Turpin. Scroscianti applausi da parte del folto pubblico presente hanno salutato la formazione al termine del concerto. Ci piace qui segnalare la durissima polemica contro le recenti battute sulla “cultura-panino” del ministro Tremonti, da parte dell’Assessore dott. Fossale, che, pur appartenendo allo stesso schieramento politico del ministro, in un intervento prima del concerto ha espresso con toni veementi la propria indignazione di ‘liberale e moderato’ per una “politica economica” dissennata e miope, che rischia di soffocare la più prestigiosa risorsa del nostro Paese, la cultura. Grazie, Assessore!

18 ottobre      Bruno Busca

Piotr Anderszewski alle Serate Musicali

Il pianista polacco P. Anderszewski da alcuni anni è ospite delle Serate Musicali, spesso come solista, a volte in formazioni cameristiche o orchestrali. Particolarmente noto anche all'estero, merita pienamente il successo che sta ottenendo dimostrando ogni volta, e ieri sera ancor di più, di essere tra i migliori pianisti quarantenni. L'impaginato diviso tra Bach e Schumann è stato scelto con intelligenza in quanto di quest'ultimo sono state scelte opere molto vicine al grande di Eisenach e in prima italiana abbiamo avuto il piacere di ascoltare una efficace trascrizione pianistica dello stesso Anderszewski dei Sei Studi in forma di canone op.56. Brevi brani che certamente rimandano ai modi costruttivi di Bach. Conoscevamo bene il Bach preciso, trasparente e scorrevole di Anderszewski e nei due splendidi brani scelti, le Suite inglesi n. 5 e n.6 abbiamo trovato una resa musicale ancora più espressiva. Di Schumann, oltre il brano citato, è stata eseguita l'op. 133, Gesaenge der Frühe (Canti del mattino), lavoro tardo del musicista particolarmente suggestivo. Valida sotto ogni profilo l'interpretazione dei brani di Schumann, fecondo autore che ci auguriamo ancora di ascoltare presto dal polacco. Bellissimo il bis di Bela Bartòk. Da ricordare.

16 ottobre         Cesare Guzzardella

Natalia Gutman ed Elisso Virsaladze inaugurano le Serate Musicali

E' iniziata alla grande la Stagione concertistica delle Serate musicali. Una programmazione con cadenza settimanale (alcune settimane con due concerti) che prevede la presenza di grandi solisti e di alcune fra le migliori formazioni cameristiche. Ieri sera in una Sala Verdi colma di pubblico - abbonati e non e una certa componente di giovani - Natalia Gutman ed Elisso Virsalazde hanno entusiasmato gli ascoltatori con tre brani per violoncello e pianoforte: i Phantasiestuke op.73 di R. Schumann, la Sonata n.2 op.99 di J. Brahms e la meno frequente Sonata op. 65 i F. Chopin. Senza ombra di dubbio ci siamo trovati davanti ad una coppia di interpreti russi eccellenti, provenienti da scuole musicali legate ai grandissimi Rostropovich e Neuhaus. I colori tersi del Guarneri del Gesù datato 1731della Gutman e le armonie precise e delicate della Virsalazde hanno sinergicamente trasmesso grande espressività alle tre fantasie di Schumann e alla celebre, incisiva e profonda sonata di Brhams. Meno pregnante, ma non per colpa del duo, la Sonata di Chopin che trova comunque splendida interpretazione  nel pacato e luminoso Largo.  Da manuale i bis con delle bellissime variazioni di L.v.Beethoven. Da ricordare.

12 Ottobre       Cesare Guzzardella

Appuntamenti del Festival Viotti di Vercelli

Sabato 16 Ottobre alle ore 21.00 presso il Salone Dugentesco di Vercelli prende il via la rassegna I tre concerti fuori abbonamento del XIII Viotti Festival. Tre appuntamenti previsti tra ottobre e novembre dedicati alla musica cameristica, in cui si esibiranno gruppi dalle caratteristiche veramente singolari. Il primo concerto vede protagonista il quintetto d’ottoni Pentabrass, fondato in Italia nel 1998 con l’intento di far conoscere al grande pubblico, nazionale ed internazionale, le potenzialità degli strumenti a fiato. Il cartellone dei tre concerti prosegue con i Catubam in Otium et Negotium – sabato 30 ottobre 2010 / ore 21.00 – e con Guido Rimonda e Maurizio Preda in Niccolò Paganini – sabato 13 novembre 2010 / ore 21.00 –. La sede dei concerti e il costo dei biglietti rimane invariato rispetto al primo appuntamento in programmazione. Posto unico 8.00 euro

La redazione

Ramin Bahrami inaugura la Stagione da Camera dell'Auditorium di Milano

E' iniziata la Stagione da camera all'Auditorium di l.go Mahler che prevede la presenza di giovani interpreti, soprattutto pianisti, esibirsi il primo sabato di ogni mese alle ore 18.00. Alcuni di questi come l'iraniano Ramin Bahrami -ascoltato ieri in una sala con un pubblico inaspettatamente giovane- sono già affermati a livello internazionale. Esperto di J.S.Bach, Bahrami ha in attivo una sua notevole produzione discografica : dalle Suite Francesi alle Partite, dall'Arte della fuga alle Variazioni Goldberg e alle Sonate. E' bravo Bahrami, e il suo Bach certamente eccelle per equilibrio formale, coerenza e soprattutto per stile facilmente riconoscibile. Ieri nell'impaginato le monumentali Variazioni Goldberg sono state precedute dalla Suite Francese n. 5 in sol maggiore. Stupisce Barhami per la velocizzazione di alcune variazioni che lo portano a rendere accordi alcune repentine successioni di note, ma la qualità timbrica nei movimenti più pacati è sostenuta da una eccellente espressività. Splendido il concerto d'inaugurazione e nei bis ancora Bach. Prossimo appuntamento: sabato 6 novembre, alle ore 18.00 con il pianista Maurizio Baglini.

10 settembre       Cesare Guzzardella

Rudolf Buchbinder inaugura la Stagione della Società dei Concerti

Inizio di Stagione brillante per La Società dei Concerti con un pianista di classe quale il viennese Rudolf Buchbindere e l'Orchestra della Svizzera italiana. Buchbinder, in veste anche di direttore, ha interpretato tre concerti pianistici. Il primo è tra i più celebri di Haydn, quello in re maggiore, il secondo una rarità quale il Konzertstück in fa min. Op.79 di Carl Maria von Weber e il terzo è il celeberrimo Concerto n.1 in mi min. Op.11 di Chopin. La vena classica interpretativa del pianista è stata evidenziata nel bellissimo concerto haydniano. La parte solistica, sempre sostenuta con eleganza, leggerezza e nitore coloristico, ha sottolineato le sorprendenti qualità interpretative di Buchbinder per i classici. Anche il romanticismo di Weber e soprattutto del grande polacco ha avuto un notevole risalto nei due concerti successivi. L'ottima intesa con l'orchestra svizzera, una formazione che da molti anni è apprezzata in tutta Europa, ha sinergicamente fatto risaltare i brani, specie quello di Chopin eseguito con una incisiva energia musicale nel primo e terzo movimento e con soave leggerezza nella celebre Romance centrale. Grande successo di pubblico in una Sala Verdi al completo.

7 ottobre    Cesare Guzzardella

Inaugurato alla Scala il 19° Festival di Milano Musica

Il 19° Festival di Milano Musica è dedicato quest’anno al compositore francese Hugues Dufourt. La personalità poliedrica di Dufourt, anche filosofo, saggista e amante delle arti fugurative, verrà inquadrata presentando numerosi suoi lavori in ben sei concerti dei dieci previsti dalla rassegna Percorsi di musica d’oggi 2010. Nel corso della rassegna si terranno incontri, dibattiti, presentazioni di libri, e in quattro incontri - il 18, il 20 e il 27 ottobre al Centre culturel francais e il 23 ottobre al Teatro dell’arte- interverrà il musicista per proporre relazioni della musica con il mondo scientifico, filosofico e pittorico. Ieri sera al Teatro alla Scala, alla presenza di numerose personalità delle istituzioni e della cultura - nel teatro presenti molti musicisti- si è tenuto il concerto d’inaugurazione (in diretta su radio3). L’impaginato prevedeva tre brani: del norvegese Fartein Valen Le cimitière marin op.20 (1934), di Dufourt, in prima esecuzione italiana un brano del 2004, Le cyprès blanc per viola solista e grande orchestra; ultimo brano in programma la Sinfonia n.5 in mi bem. maggiore( 1915) del finlandese Jean Sibelius. Sul podio il  parigino Frédéric Chaslin ha diretto con determinazione la Filarmonica della Scala mentre nel brano di Dufourt alla viola solista c’era il francese Gérard Caussé. Valido il brano di Valen eseguito con nitore coloristico dalla Filarmonica scaligera. Il brano di Dufourt, di non facile esecuzione anche per il contrasto netto tra le dinamiche aspre e voluminose dell’orchestra e il più tenue melodiare della viola solista (l’amplificazione utilizzata per l’occasione non era gran cosa!), al primo ascolto ci è apparso di poca trasparenza espressiva. Andrebbe riascoltato. Successo di pubblico e applausi al compositore salito sul palco. Avvincente l’interpretazione della Quinta sinfonia di Sibelius con eccellenti sezioni di fiati e archi sempre all’altezza. Peccato, nessun bis! Prossimo appuntamento per mercoledì 6 ottobre con il Quintetto Bibiena (Conservatorio, Sala Puccini ore 20,30) che eseguirà musiche di Cassinelli, Corrado, Ligeti, Francesconi e Berio.

4 ottobre        Cesare Guzzardella

Buchbinder inaugura la Stagione 2010-11 della Società dei Concerti

Mercoledì 6 ottobre serata di inaugurazione della Stagione 2010-2011 per La Società dei Concerti. In programma musiche di Haydn, Weber e  Chopin. Direttore dell’Orchestra della Svizzera italiana e solista al pianoforte Rudolf Buchbinder. Per informazioni: tel. 02 - 66986956 - 66984134 www.soconcerti.it

4 ottobre     dalla redazione

CONVEGNO E CONCORSO INTERNAZIONALE DI CHITARRA CLASSICA “MICHELE PITTALUGA” – CITTÁ DI ALESSANDRIA

 Sabato 2 ottobre ’10 si è tenuto presso l’Auditorium “Michele Pittaluga” del Conservatorio di Alessandria la 15a edizione del Convegno Internazionale di Chitarra. Come nelle precedenti edizioni del Convegno, anche quest’anno vi sono stati contributi da parte di musicologi e docenti di conservatori riguardanti il mondo della chitarra classica; tra gli altri è intervenuto il Mo Angelo Gilardino, con un’interessante relazione sul suo lavoro di ricostruzione e ricomposizione di un concerto per chitarra e orchestra di Alexandre Tansman, l’”Hommage a Manuel de Falla” , scoperto nel 2001. La partitura era stata scritta originariamente per chitarra e pianoforte ed è stata necessaria una sapiente trascrizione per orchestra, con chitarra concertante, come era nelle intenzioni del compositore. Tansman aveva proposto la sua composizione a Segovia, ma per vari motivi il grande chitarrista spagnolo non eseguì mai il concerto. Il risultato di tale lavoro, svolto in collaborazione con Frédéric Zigante, è un concerto che abbiamo potuto ascoltare in una versione eseguita dal computer, composto da cinque movimenti di carattere diverso, contenenti riferimenti al cante Jondo, ad alcuni elementi stilistici tipici del de Falla di “El Amor Brujo” e “El sombrero de tres picos”; nel quinto movimento si possono riscontrare anche chiari riferimenti a Stravinskij e persino a Gerschwin. Un altro grande compositore al centro della relazione del musicologo Danilo Prefumo, Direttore artistico della casa discografica “Dynamic”, è Nicolò Paganini, noto al grande pubblico soprattutto per il suo talento di virtuoso del violino. Prefumo ha posto il problema della scarsa conoscenza da parte degli interpreti chitarristi e dei musicisti relativamente alle composizioni per chitarra di Paganini. Per quasi due secoli di Paganini si conoscevano solamente le “26 composizioni per chitarra” e la “Grande sonata per chitarra con accompagnamento di violino”. Solo verso la fine degli anni ’70 Ruggero Chiesa curò un’edizione delle numerose Sonate e Ghiribizzi pubblicati con la casa editrice Suvini Zerboni. Nonostante ciò, ancora molto rimane da fare per riscoprire tutto il repertorio paganiniano per chitarra sola, e cameristico in quartetto con violino, viola e violoncello, e in trio con viola e violoncello. Molto appassionato è stato invece l’intervento di Gianni Nuti, Docente universitario, per la presentazione del nuovo Manuale di storia moderna della chitarra, ed. Berben 2009, che andrà ad integrare il già esistente volume primo relativo alla storia dello strumento dalle origini fino alla fine del 1800. Al di là dei criteri scelti per elaborare un manuale di storia moderna della chitarra dal ‘900 ai giorni nostri, che portano inevitabilmente a discriminare un compositore contemporaneo rispetto ad un altro, o addirittura a tralasciarne alcuni, Nuti pone l’accento sulla necessità che il nuovo manuale sia “aperto” a continue integrazioni, con contributi da parte di tutto il mondo chitarristico. Termina l’intervento con una apologia dell’insegnamento della chitarra classica alle nuove generazioni, frequentemente sviate dall’apprendimento dello strumento a causa delle nuove tecnologie.Vi sono poi stati nel corso della giornata brevi interventi musicali: Isabel Siewers, chitarrista argentina, membro della giuria 2010 del Concorso di Alessandria, ha eseguito brani di compositori del suo paese; Martha Masters, chitarrista americana, General Manager della Guitar Foundation of America (GFA), altro membro della giuria 2010, ha interpretato con un bel suono brani di Scarlatti, Piazzolla e Ponce. Anche András Csáki, vincitore della precedente edizione del concorso (2009), ha suonato impeccabilmente il preludio della suite per liuto in Mi maggiore di J.S. Bach e una roboante Rossiniana nr 3 di M. Giuliani. Al termine del convegno sono avvenute le premiazioni; il premio per la didattica è andato a Paola Coppi (docente di chitarra all’Accademia Internazionale di Musica di Milano); il premio per miglior CD a Tilman Hoppstock, chitarrista tedesco; il premio per la promozione dello strumento nel mondo alla già citata Martha Masters; premio per la “giovane promessa” a Riccardo Calogiuri; premio per la ricerca musicologica a Michael Macmeeken; infine il premio “una vita per la chitarra” al Maestro Alvaro Company. Alla sera si è svolta presso il Duomo di Alessandria (invece che al Teatro Comunale, a causa di problemi di inagibilità), la finale della 43° edizione del concorso di chitarra “Michele Pittaluga”.Due dei tre finalisti hanno suonato il concerto nr. 1 op.99 per chitarra e orchestra di Mario Castelnuovo Tedesco; il terzo finalista ha invece eseguito il concerto di H. Villa Lobos. Il primo premio (13.000 euro) è andato alla chitarrista spagnola Anabel Montesinos (foto), con il concerto nr. 1 di Castelnuovo Tedesco, eseguito con molta attenzione per il fraseggio, l’agogica e in buona sintonia con l’orchestra. Molto bene anche il suono.Ha avuto il secondo premio il chitarrista croato Bulat Srdjan (foto a destra), che ha suonato ancora il concerto nr. 1 di Castelnuovo Tedesco; tecnica impeccabile, un bel suono, ma meno presente per l’aspetto musicale.Infine il terzo premio alla chitarrista coreana Park Kyuhee (foto), che si è cimentata col concerto di Villa Lobos, totalmente diverso dal punto di vista stilistico da quello di Castelnuovo Tedesco, ma l’idea musicale si è un po’ persa per strada nella complessità dell’esecuzione.

4 ottobre        Alberto   Cipriani

SETTEMBRE

L'occasione fa il ladro alla Scala

Continuano le repliche al Teatro alla Scala dell'opera buffa di Gioachino Rossini “L'occasione fa il ladro”. La farsa in un unico atto, una delle numerose composte dal pesarese, andò in scena per la prima volta nel 1812 al Teatro San Moisè di Venezia ottenendo un immediato successo sia per la freschezza e l'immediatezza delle musiche - alcune arie sono autentici capolavori melodici- sia per la divertente vicenda a lieto fine narrata dal librettista Luigi Prividali. La divertente piece teatrale, vista nella quinta rappresentazione di ieri, si è avvalsa di un valido cast vocale composto da alcuni solisti dell'Accademia di perfezionamento del teatro e precisamente di Jaeheui Kwon nel ruolo di Don Eusebio, Marika Gulordava in Berenice, Ji Han Shin nel Conte Alberto, Filippo Polinelli in Don Parmenione, Evis Mula in Ernestina e Valeri Turmanov in Martino. L'allestimento storico di Jean-Pierre Ponnelle, ripreso per la regia da Sonja Frisell, è stato sostenuto dall'ottima direzione musicale del giovane Daniele Rustioni ( foto Archivio Teatro alla Scala) che ha con efficacia diretto l'orchestra dell'Accademia del Teatro  mostrando sensibilità artistica e affinità con la musica rossiniana. Meritato il successo ottenuto per un lavoro divertente e di ottima fattura. Prossime repliche il 27-28 settembre e l'1-4-7 ottobre.

27 settembre    Cesare Guzzardella

Un grande Kissin conclude il ciclo Chopin-Schumann alla Scala

Non poteva concludersi meglio il ciclo di concerti organizzati dal Teatro alla Scala per commemorare i duecento anni dalla nascita dei due grandi romantici Fryderyk Chopin e Robert Schumann. Ieri sera infatti un grande pianista quale Evgenij Kissin e uno splendido direttore come il polacco Antoni Wit hanno terminato la rassegna che ha avuto anche come protagonisti nei mesi scorsi Zimerman, Pollini, Barenboim e Lang Lang. Nella prima parte della serata Kissin accompagnato dalla Filarmonica scaligera ha eseguito il Concerto n.2 in fa minore op. 21 del polacco, composizione meno presente nelle sale da concerto rispetto al più celebre primo concerto e caratterizzato da un Larghetto centrale da considerarsi tra le pagine più felici di Chopin. La parte pianistica, quasi sempre in primo piano, è stata interpretata con grande intensità emotiva dal russo. Il tocco energico, luminoso e ricco di sfumature ha fatto risaltare ogni dettaglio discorsivo. I meritatissimi e scroscianti applausi conclusivi hanno indotto Kissin ha ben tre bis - ma se gli orchestrali non si alzavano ne avrebbe fatti altri- e precisamente lo Scherzo n. 2 op.31 e i Valzer op. 64 n.1 e 2. Con questi celebri brani Kissin ha reso evidente la cifra eccellente del suo pianismo che lo pongono tra i pochissimi trenta-quarantenni grandi interpreti. Nella seconda parte del concerto un’ottima esecuzione della Sinfonia n.4 in re min. op.120 di Schumann diretta con profondità espressiva da Wit ha concluso con successo la splendida serata. Da ricordare.

26 settembre Cesare Guzzardella

Federico Colli alla Galleria d’Arte Moderna

Continuano i concerti pianistici di MiTo con giovani interpreti dedicati a Chopin e Schumann. Nella bella cornice di Villa Reale in via Palestro ieri è stata la volta del ventiduenne bresciano Federico Colli. L’estroso pianista ha proposto di Schumann il Carnaval op.9 e di Chopin la Fantasia op. 49, la Ballata n.2 op.38 e lo Scherzo n.3 op. 39. Sostenuto da una tecnica solida e brillante, Colli ha dato il meglio nel bellissimo Carnaval schumanniano, composizione particolarmente articolata che trova nei spiccati contrasti tra i brevi movimenti -circa venti e ognuno con un sottotitolo - la sua originalità. Il bresciano è riuscito a cogliere lo spirito della composizione ottenendo una unità discorsiva di altissimo livello espressivo. Validi ma non allo stesso livello interpretativo, i brani di Chopin. Grande successo di pubblico.

22 settembre        Cesare Guzzardella

Il giovane pianista Antonio Di Dedda per MITO

E' nato Milano nel 1992 Antonio Di Dedda e si è diplomato a soli 16 anni. Vive in provincia di Foggia. La vittoria del Premio Venezia 2009 sta dando una certa notorietà al giovane che ieri si è presentato nella Sala da ballo di Villa Reale, in via Palestro, presentando un impaginato che prevedeva la celebre Sonata op.35 di F.Chopin, la nota Fantasia op.17 e la Toccata op.7 di R. Schumann. Dotato di una sicura tecnica pianistica, Di Dedda ha affrontato con sorprendente facilità i brani proposti mostrando di penetrare maggiormente lo spirito romantico nella Fantasia schumanniana. Un ottimo pianista che certamente troverà nei prossimi anni una linea interpretativa più autentica. Successo di pubblico e un bel bis di Schumann con la prima delle Scene fanciullesche op.15.

19 settembre Cesare Guzzardella

Serata Forsythe alla Scala

Ultime repliche per Serata Forsythe, tre balletti ideati da William Forsythe, coreografo statunitense ma anche scenografo, costumista e autore delle luci. Meritato il successo di pubblico ottenuto nelle otto rappresentazioni già effettuate ( le prossime sono il 21 e il 23 settembre), segno che la danza moderna, quando è valida e ottimamente interpretata, arriva con immediatezza al pubblico. Artifact Suite è un omaggio alla danza classica rivisitata in modo molto personale da Forsythe. Dalle magnifiche note della Ciaccona per violino solo di J.S. Bach si dipana il geometrico balletto che ritorna con efficacia sulle note delle musiche per pianoforte di Eva Crossmann-Hecht. Le geometrie ben cadenzata del corpo di ballo scaligero trovano sostegno dalla valida ricerca musicale della Crossmann sospesa tra minimalismo e neoclassicismo dal sapore strawinskijano. Herman Schmerman, il secondo balletto visto, è ancora strutturato in due parti. Nella prima, Quintetto, un gruppo di cinque ballerini si alternano o danzano assieme definendo con chiarezza espressiva le graffianti note e le taglienti sonorità della musica di Thom Willems. Il successivo Passo a due, sempre su musiche di Willems, ha visto sulla scena due protagonisti quali Roberto Bolle e Marta Romagna (foto di M.Brescia -Archivio Scala). Si rimane stupiti della incredibile creatività gestuale impiegata dai due splendidi ballerini: lo statuario Bolle è perfetto nella danza moderna, ma anche la Romagna ha mostrato qualità coreutiche degne dei massimi interpreti elargendo una leggerezza gestuale senza uguali. Grandissimo successo. L'ultima parte della serata prevedeva In the middle, somewhat elevated, coreografia ripresa da Laura Graham. La musica di Willems, questa volta dal sapore ambient, è stata espressa con coralità e forte personalità dai nove ballerini presenti sulla scena. Al termine lunghi e fragorosi applausi. Da non perdere.

16 settembre              Cesare Guzzardella

Alberto Nosé  per MiTo

Tra i validi pianisti impegnati in questi giorni nelle serate dedicate a Chopin e Schumann segnaliamo certamente il trentunenne Alberto Nosé, pianista spesso presente sulle scene concertistiche internazionali e valente interprete dei romantici. L'impaginato presentato ieri nella bella Sala da Ballo della Galleria d'Arte Moderna era sicuramente impegnativo e di grande interesse: i 24 Preludi op.28 di F.Chopin e i 12 Studi Sinfonici op. 13 di R. Schumann. Stupisce la gestualità composta e riflessiva di Nosé che ci ha restituito uno Chopin di alto livello interpretativo. Il grado emotivo ed estetico di ogni preludio, quasi tutti suonati senza soluzione di continuità, è emerso in ogni dettaglio discorsivo e il dominio razionale dei brani ha reso l'esecuzione unitaria pur nei variegati contrasti che i brevi capolavori ci offrono. Splendido il risultato complessivo potenziato anche dallo strepitoso bis regalato al termine: un’intensa mazurca chopiniana. Ottima l'esecuzione delle Variazioni Sinfoniche di Schumann eseguite nella versione completa con le cinque variazioni postume: sonorità particolarmente orchestrali arricchite dall'eccessivo riverbero della sala. Splendido concerto e grandissimo successo di pubblico.

16 settembre           Cesare Guzzardella

Romain Descharmes alla Galleria d'Arte Moderna

Continua per MITO la rassegna pianistica dedicata a Chopin e Schumann e questa volta con un trentenne pianista francese: Romain Descharmes. E' veramente bravo Descharmes, soprattutto perché ha rivelato una genuina personalità nel suo modo di affrontare i due grandi romantici. Le interpretazioni, iniziate con quattro notissimi Valzer chopiniani eseguiti in modo riflessivo e con una timbrica calda ben sostenuta dall'ottimo pianoforte Fazioli, sono proseguite con due Ballate, l'op.23 e l'op.38. Anche in questi celebri brani i tempi meditati e dilatati, hanno riempito l'elegante Sala da Ballo della Villa Reale con altrettanto eleganti sonorità ben evidenziate dal tocco personale ed espressivo del pianista. Anche con Schumann e precisamente con il Carnaval op.9, Descharmes ha mostrato intelligenza nel riempire di contrasti i numerosi movimenti del brano. Grande successo per un pianista che speriamo risentire al più presto a Milano. Prezioso il bis con un eccellente Scarlatti.

13 settembre      Cesare Guzzardella

Mariangela Vacatello per MITO Settembremusica

Continua la rassegna pianistica che MITO Settembremusica ha voluto dedicare a F.Chopin e R.Schumann e che vede giovani pianisti, alcuni già molto affermati, interpretare l’opera pianistica dei due grandi compositori. Nella Sala da Ballo di Villa Reale, alla Galleria d’Arte Moderna di via Palestro, ieri abbiamo ascoltato una delle più validi interpreti presenti sulla scena concertistica italiana. La ventottenne napoletana Mariangela Vacatello infatti è già nota al pubblico di appassionati per le sue invidiabili qualità interpretative che le hanno permesso di vincere alcuni noti concorsi internazionali ed ottenere piazzamenti importanti al Van Cliburn nel 2009 ed al Busoni nel 2005.(secondo posto) Tecnicamente impeccabile, ha dominato la tastiera con grintosa maestria eseguendo con espressività e sicurezza la Sonata n.2 in sol min. op.22 di Schumann, il Rondo’ op.16, la Polacca op.53 e l’Andante spianato e Grande polacca brillante op.22 di F. Chopin e trascrizioni lisztiane su lieder di Schumann tra cui il noto Widmung. Un programma che ha esaltato la musicalità della Vacatello e il suo tocco raffinato. Unico neo della serata era la pessima acustica della bellissima Sala da Ballo che certo non favorisce l’artista e  non esalta tutti i dettagli timbrici espressi. Peccato! Questa sera alle 18.00 un’altra interprete: Albertina Dalla Chiara.

10 settembre        Cesare Guzzardella

LUGLIO

Bormio: festival-masterclass "Le altre note 2010"

Il Trio Albatros Ensemble e l’Associazione Musica Viva sono lieti di presentare la prossima edizione della Masterclass LeAltreNote che si svolgerà a Bormio dal 27 agosto al 5 settembre 2010 negli spazi gentilmente concessi dall’amministrazione comunale. Si tratta di un’iniziativa di formazione musicale tenuta da docenti di fama internazionale con una solida carriera sia come solisti che in formazioni da camera, una visibilità costante nei media e una discografia numerosa. Parallelamente alla masterclass e come naturale complemento del corso si realizza un Festival di concerti gratuiti aperti al pubblico con l'obiettivo di creare un'offerta d'intrattenimento culturale per la cittadinanza e i turisti dell'Alta Valtellina: un evento diffuso che si lega al territorio e avvicina l'emozione della musica ai paesaggi delle montagne lombarde. Tutta la manifestazione sarà supportata da un'adeguata visibilità attraverso brochuere informative, articoli su riviste di musica, di turismo culturale e generaliste, quotidiani locali e nazionale, segnalazioni radiofoniche e servizi televisivi; parte della promozione avverrà inoltre via web con un sito dedicato e un blog-forum di discussione. Il 31 agosto e il 6 settembre ci saranno due concerti saranno all'Auditorium delle Terme di Bormio, importante realtà di sostegno al Festival che oltre ad ospitare le esibizioni trasmetterà i concerti in streaming. Speaker di tutte le serate darà Silvio Mevio. Per informazioni: Associazione Musicale LeAltreNote Milano tel. 3474491686

27 luglio     dalla redazione

Grande successo per il Barbiere di Siviglia alla Scala

Quarta rappresentazione ieri sera alla Scala, con una prima mancante per lo sciopero contro i tagli governativi. Grandissimo successo quello tributato dal folto pubblico presente in sala. Abiti leggeri e chiari, camice spesso senza cravatta e pubblico mediamente più giovane hanno accolto il Barbiere di Siviglia, capolavoro di Gioachino Rossini e opera tra le più eseguite nella sala del Piermarini (foto Archivio Scala) e in tutti i teatri del mondo. La messinscena, per la regia, le scene e i costumi di Jean-Pierre Ponnelle -ripresa da Lorenza Cantini- è quella classica, sul palcoscenico scaligero dal 1969 ed è ancora la migliore. Valida la direzione rossiniana del giovane pesarese Michele Mariotti, maestro con già all'attivo un vasto repertorio lirico italiano. Cast vocale decisamente di alto livello: eccellente la voce di Joyce Didonato, Rosina, ottime quelle di Lawrence Brownlee, Conte di Almaviva, Giorgio Caoduro, Figaro, Bruno De Simone, Bartolo, Gabor Bretz, Basilio, Giovanna Donadini, Berta. Segnaliamo al fortepiano il bravissimo James Vaughan. Ancora sei le repliche: il 15,  17,  19, 20 ( con J.D. Flòrez) , 23 (J.D. Flòrez) e 24 luglio. Da non perdere.

14 luglio     C. G.

Il Faust di Gounod al Teatro alla Scala

Sette le rappresentazioni programmate alla Scala per il Faust di Gounod e ben tre quelle saltate per colpa dei tagli alla cultura che hanno trovato nelle rappresentanze sindacali del teatro scaligero i più agguerriti oppositori. Ieri si è svolta senza particolari stravolgimenti - un comunicato e un lieve ritardo d'inizio del quinto atto- la penultima replica del capolavoro del francese. Alla testa dell'Orchestra del Teatro il parigino Stéphane Denève ha diretto con dovizia di dettagli e timbrica francese l'eterogenea musica del Faust che alterna dolcissime melodie spesso sottolineate dal prezioso coro preparato da Casoni, a momenti d' intense e sonore dinamiche orchestrali. Valido complessivamente il cast vocale cha ha nella chiara ed espressiva voce, anche se non voluminosa, di Irina Lungu, Marguerite, il punto di forza (foto di M.Brescia- Archivio Scala). Altrettanto intenso Roberto Scandiuzzi, Méphistophélès: voce luminosa e voluminosa, e scenicamente molto presente. Bravi gli altri: Marcello Giordani, un Faust dalla bella timbrica, Dalibor Jenis, Valentin, Nino Surguladze, Siébel, Sylvie Brunet, Marthe e Olivier Lallouette in Wagner. Originale per leggerezza e prospettica profonda la scenografia studiata da Marius Nekrošius e sostenuta dalle riuscite luci di Marco Filibeck e dagli efficaci costumi di Nadezda Gultiajeva. La regia di Eimuntas Nekrošius convince quasi completamente trovando però momenti di stentata presenza scenica dei numerosi partecipanti alle luminose scene: pessima l'idea di togliere manualmente i libri aperti del filosofo Faust, ben disposti sulla scena del primo atto, accatastandoli uno sopra l'atro ed eliminandoli in modo impacciato. Veramente brutta quella culla sostenuta malamente in alto dal lungo e traballante palo. Avvincenti tutte le parti corali ben disposte nelle bellissime scene: si pensi, nella musica, a quel capolavoro assoluto di equilibrio formale orchestrale-vocale rappresentato dal celebre valzer nel finale del secondo atto. Complessivamente un buon Faust purtroppo mancante di tre repliche. Ultima replica il 5 luglio

3 luglio       Cesare Guzzardella

GIUGNO

Grande successo per il Paulus di Mendelssohn all’Auditorium 

Ieri in Auditorium l’ultima replica dell’Oratorio Paulus di F.Mendelssohn-Bartoldy ha ottenuto un meritato successo. Sul podio una bacchetta di valore quale Helmuth Rilling ha trovato l’eccellente Coro  Verdi preparato dalla Gambarini e un’ Orchestra Verdi duttile e all’altezza  nel delineare le splendide armonie del complesso Oratorio. L’equilibrio delle parti orchestrali e corali è stato favorito anche dalla presenza di un ottimo cast di voci soliste: il soprano Simone Schneider, il mezzo-soprano Bettina Ranch, il tenore Corby Welch e il baritono-basso Kostantin Wolff. La grandiosità dell’opera espressa con vigore ed incisività dall'orchestra e dal coro ha trovato momenti di sublime interiorità ed intimità con l’intervento delle voci soliste. Grandissimo successo. Da ricordare.

21   giugno       C.G.   

Alice Baccalini in Conservatorio per la Società dei Concerti 

Non ha ancora 18 anni la milanese Alice Baccalini, pianista diplomata in Conservatorio all’età di quindici anni. Ieri sera ha tenuto un recital in Sala Verdi per la Società dei Concerti  impaginando un programma prevalentemente romantico: Chopin, Schumann e al termine, Prokof’ev. Conosco bene Alice e nel gennaio 2006 recensivo un bellissimo concerto tenuto in Sala Puccini nel quale l’allora tredicenne suonava con grinta Mendellssohn, Debussy, Shostakovich, Messiaen e, di Schumann, la medesima sonata ascoltata ieri, la n.2 in Sol min. op.22. Bene, da allora Alice, già bravissima, ha fatto molta strada e adesso è una pianista matura, anche se ancora molto giovane d’età, con uno stile definito e una predilezione per le sonorità dei grandi romantici.  La Ballata n.1 op. 23, la Ballata n.4 op.52, l’Andante spianato e Grande Polacca brillante op.22 del grande polacco sembrano proprio essere stati composti per  interpreti con la sensibilità di Alice. Nei noti brani emergono le peculiarità stilistiche ed espressive di Chopin e l'interpretazione evidenzia una luminosità timbrica definita da un suono tondo e perlato. A parte l’invidiabile tecnica priva di ogni incertezza, è anche nei contrasti dinamici sottolineati da un andamento sostenuto che Alice mostra  maturità interpretativa.  Anche la bellissima Sonata n.2 di Schumann, un brano di raro ascolto che meriterebbe una maggiore frequentazione, è emersa con grande sicurezza e rigore stilistico. Bravissima  Alice nel rilevare le parti sottolineando con efficacia gli elementi melodici anche quando l’andamento è molto rapido. Virtuosismo ricco di espressività quello del brano che concludeva ufficialmente il concerto, la Sonata n.2 in Re min. op.14 di S. Prokof’ev. Due i bis tra cui il verdiano Bella figlia dell’amore dalla notissima Parafrasi da Rigoletto di F.Liszt.  Grande successo in una sala colma di pubblico. 

19   giugno         Cesare Guzzardella

Till Fellner alle Serate Musicali 

È viennese il pianista Till Fellner. Allievo di Brendel, Maisenberg e Schuster, nel 1993 ha vinto il primo premio al prestigioso Concorso Internazionale "Clara Haskil". Ha collaborato con i massimi direttori d'orchestra.  Ieri sera, in Conservatorio, ha tenuto un ottimo concerto con un tutto Beethoven interpretando le ultime tre sonate pianistiche, le opere 109-110 e 111. Summa della produzione pianistica di Beethoven, è molto interessante sentirle insieme per rendersi conto delle rinnovate modalità compositive del grande tedesco. Tecnica curata, priva di imprecisioni, suono chiaro e luminoso, Fellner ha una timbrica tipicamente viennese che privilegia l'equilibrio delle parti ottenuto senza eccessi e con smagliante fluidità. Un Beethoven pieno di grazia che piace per la chiarezza espositiva e la riduzione al semplice delle situazioni più complesse; un'interpretazione priva di quei contrasti dinamici quali siamo abituati e tipici del Maestro di Bonn, che ci rivela una cifra diversa da quella storicizzata dai grandi interpreti. Ma è molto piacevole. Sala Verdi con molti posti liberi: ai mondiali calcistici giocava l'Italia ma dei risultati, 1 a 1 quello calcistico, siamo più soddisfatti noi ascoltatori di musica che il popolo dei tifosi. Peccato, nessun bis. 

15  giugno       Cesare Guzzardella     

Concerto in memoria di Carlo Maria Giulini all’Auditorium 

Era dedicato a Carlo Maria Giulini nel quinto anniversario della sua scomparsa, il concerto tenuto dalla Sinfonica Verdi all’Auditorium e condotto da Xian Zhang. L’ultima replica ascoltata ieri ha rivelato una ottima direzione ed una valida interpretazione sia del Concerto in Re magg. per violino e orchestra op.61 di L.v. Beethoven, sia della Sinfonia n. 1 in Re magg. di Gustav Mahler. Al violino solista nel concerto beethoveniano c’era Jennifer Koh. Virtuosa dello strumento, la Koh, statunitense ma figlia di coreani,  ha vinto nel 1994 la Tchaikovsky Competition ed è particolarmente nota come interprete del repertorio contemporaneo. Ha eseguito infatti nelle più importanti sale da concerto americane ed europee brani di  Higdon, Lieberson, Ligeti, Tan Dun, Harrison, ecc. Rilevante la sua interpretazione del più celebre concerto solistico. La sua cavata sicura, estroversa ed energica ha evidenziato ogni peculiarità del brano che, anche nel profondo Larghetto è stato ottimamente interpretato dalla Zhang e dalla Verdi. Splendido l’energico Bach donato dalla Koh come bis. Grandissimo successo di pubblico. Prossimi concerti il 17-18-20 giugno con Mendelssohn e l’Oratorio Paulus per soli coro ed orchestra diretto da Xian Zhang.  

13  giugno     Cesare  Guzzardella

Il Trittico Novecento alla Scala 

Continuano le repliche del Trittico Novecento al Teatro alla Scala, due coreografie di George Balanchine, precisamente Balletto Imperiale  e Il figliol prodigo e una recente di Francesco Ventriglia, Immemoria. Nell'ottava rappresentazione di ieri sera il “Balletto Imperiale” costruito sul raro Concerto per pianoforte e orchestra n.2 di P. I. Čaikovskij ha dato inizio alle danze con una scenografia altamente classica  nelle quale i protagonisti, i bravissimi Marta Romagna - sempre elegante nel suo inconfondibile stile-  ed Eris Nezha, unitamente ad Antonella Albano e tutti gli altri eccellenti ballerini, hanno sottolineato in modo pregnante le squisitezze musicali del concerto di Čaikovskij, splendidamente diretto da Alexander Titov e interpretato con rigore ed espressività dal pianista Vladimir Shakin. Dopo il primo intervallo siamo passati alle musiche geometriche di S. Prokof'ev per la seconda coreografia di Balanchine (foto di M.Brescia- archivio Scala) sulle suggestive scenografie e con i costumi del pittore Georges Rouault. Un quadro completamente diverso, per un complesso di movimenti spesso asimmetrici e di intensa espressività sonora e visiva, ha accompagnato gli eccellenti protagonisti nelle movenze di Maurizio Licitra e Gilda Gelati. Bravissimi tutti e ottima la direzione orchestrale. Finale fortemente segnato dalle note della Sinfonia n. 7 "Leningrado" di Šostakovič e dalla coreografia appositamente costruita da Francesco Ventriglia, danzatore del Teatro alla Scala con all’attivo diverse produzioni coreografiche ma per la prima volta con una sua coreografia alla Scala. Avvincente il lavoro con un gruppo numeroso di ballerini della scuola scaligera e con le belle scene di Angelo Sala. Grandissimo successo. Prossime repliche  l’11 e il 12 giugno. Da non perdere

11  giugno      Cesare  Guzzardella

Luca Buratto per gli Incontri musicali in Conservatorio 

Non ha ancora 18 anni il pianista milanese Luca Buratto. Lo abbiamo ascoltato ieri sera in Conservatorio in un concerto organizzato dalla Società dei Concerti per la rassegna Incontri musicali, importante iniziativa che si rivolge ai giovani concertisti con l'intenzione di evidenziarne le qualità musicali anche per un eventuale inserimento nei circuiti concertistici maggiori. Luca è molto bravo. Ha impaginato un programma impegnativo dove le difficoltà tecniche se non superate da una solida qualità virtuosistica possono far traballare ogni pianista. Le bellissime Variazioni e fuga su un tema di Haendel op.24 di J. Brahms, la matura Sonata op.109 di L.v. Beethoven e in  conclusione, il coloratissimo e scultoreo  Quadri di un' esposizione di M. Musorgskij hanno deliziato il numeroso pubblico presente in Sala Puccini. Pianista equilibrato e di solida tecnica, Buratto ha un suono preciso, sicuro e robusto, ma è anche capace di momenti di delicata esplicitazione lirica. In tutti i noti brani presentati ha rivelato una cifra espressiva riconoscibile per efficacia timbrica, rigore ed equilibrio dinamico e la sua sicurezza interpretativa rivela qualità già mature che verranno consolidate artisticamente nel corso di una carriera pianistica che si annuncia molto promettente. Al termine due avvincenti bis di Chopin e di Schumann. Grandissimo successo. 

8 giugno       Cesare Guzzardella   

Louis Lortie interpreta Chopin alle Serate Musicali

Torna tutti gli anni in Conservatorio il pianista canadese Louis Lortie per le Serate Musicali. Questa volta ha voluto dedicare l'intero concerto pianistico a Chopin impaginando un bellissimo programma nel quale si alternavano alcuni tra i più noti Notturni alle quattro Ballate, alla Berceuse Op 57 e alla Barcarola Op.60. Chopin, forse il musicista più eseguito dai dilettanti e dai professionisti del pianoforte, è anche il più difficile da interpretare in quanto facilmente lo si banalizza  rendendolo poco poetico. Pochissimi sanno entrare nello spirito chopiniano con il giusto tocco, l'equilibrato e nitido fraseggio e il giusto rapporto tra i contrastati piani sonori che spesso determinano l'unità delle brevi o a volte lunghe composizioni. Pochi sono stati i grandissimi interpreti: i Rubinstein, i Cortot, i Lipatti, i Malcuzynski del passato trovano nel presente i grandissimi Pollini o Zimerman e qualche giovane polacco adeguati successori. Molti invece sono "solo" ottimi interpreti con momenti di spessore artistico di livello. Tra questi ultimi Lortie rappresenta l'esecutore che pur non evidenziando una timbrica polacca, trova momenti di raffinata poesia soprattutto quando lo spartito segna maggiormente la linea melodica e quando la sovrapposizione dei piani sonori è delicata e non voluminosa. Modalità interpretative alla chansonnier francese sono emerse nei notturni con una timbrica calda ben espressa dall'ottimo pianoforte Fazioli.   Molto bene i notturni, la prima ballata, la berceuse. Splendidi i due Studi proposti come bis. Grandissimo il successo di pubblico in una Sala Verdi stracolma.  

1  Giugno          Cesare Guzzardella 

MAGGIO

Rudolf Buchbinder per la Società dei Concerti 

Un programma romantico per il pianista viennese Rudolf Buchbinder quello proposto mercoledì sera in Conservatorio. Grandissimo interprete dei classici Mozart, Haydn e Beethoven, Buchbinder ha proposto per la Società dei Concerti brani notissimi di Schumann e Chopin. La Fantasia in do magg. Op.17  del tedesco, lo Scherzo n.2 op.31 e la Sonata n. 3 op.58 del polacco. Il pianista austriaco, tra i massimi interpreti viventi, è dotato di una sorprendente tecnica definita una timbrica luminosa e da un uso della dinamica sempre leggero ed equilibrato. Il riferimento a Vienna nel suo modo interpretativo, città privilegiata dei grandi pianisti Brendel o Radura-Skoda, è anche per Buchbinder evidente. Questa volta proponendo solo i romantici, ha spostato il suo privilegiato campo musicale, dove è eccelso maestro, in una direzione diversa, dove grandissimi interpreti si sono cimentati e dove l’idea compositiva dei due prodigiosi "romantici" è stata assimilata nel corso di questi ultimi decenni da studiosi ed appassionati. La  musicalità del pianista e soprattutto la sua lunga esperienza ci hanno rivelato  ottime interpretazioni sia per la celebre Fantasia schumanniana che per i noto brani di Chopin. Chiarissimo il suo modo di far risaltare la parte melodica  e ben evidenziati i piani sonori sostenuti anche da una mano sinistra misurata ed equilibrata. Più genuino Schumann che Chopin, ma l’interpretazione è di alto livello espressivo ed ha entusiasmato il numerosissimo pubblico presente in Sala Verdi. Due i bis concessi con due Studi di Chopin. 

27  maggio   C.G.

La chitarra di Bandini al Coccia di Novara 

Ieri 26 maggio, a conclusione della Stagione cameristica 2010 di Novara, presso il Teatro Coccia si è esibito come solista uno dei migliori chitarristi italiani del momento, Giampaolo Bandini. Come si sa, la letteratura per le sei corde, nell’ambito della musica cosiddetta “colta”, comprende, accanto a partiture concepite originariamente per tale strumento, una ricca messe di trascrizioni più o meno libere di pezzi o temi  pensati per altri strumenti o per l’orchestra. Esempi di entrambi i tipi di composizione erano dunque proposti dal ricco programma di sala: accanto a pezzi per chitarra (Homenaje pour le Tombeau de C. Debussy di De Falla e Recuerdos de la Alhambra e Fantasia sul Carnevale di Venezia del compositore spagnolo tardottocentesco Francisco Tàrrega), trascrizioni da D. Scarlatti (Sonate K1, K208, K27), da Debussy (Clair de Lune dalla Suite Bergamasque), da Ravel (Pavane pour une infante defunte), da Verdi  (Fantasia sul Trovatore di J.K. Mertz e Fantasia sullla Traviata di J. Arcas). Bandini è chitarrista dalle inesauribili risorse tecniche, capace di far suonare la sua Scandurra come un pianoforte o un clavicembalo, affrontando i passaggi musicali più ardui, eseguendo le più vertiginose grandinate di note, i più sfumati effetti sonori, i più densi e perfetti armonici: spettacolari, sotto questo profilo le due Fantasie verdiane, in cui il virtuosismo diventa sfida ai limiti delle estreme possibilità delle sei corde A noi  Bandini è apparso davvero grande nella morbidezza e nell’incredibile duttilità del tocco, che gli permette di creare pianissimi di delicatezza addirittura commovente, fino all’estrema rarefazione del suono, ridotto a un filo sottile sull’orlo del silenzio, come in certi passaggi veramente coinvolgenti del Clair de Lune e della Pavane, dove il pensiero musicale, grazie all’eleganza espressiva del solista, si traduce in pura emozione  spirituale. Un vero spettacolo sonoro, dunque, quello offerto ieri sera a Novara da Bandini, sottolineato anche dalla gestualità fisica del solista, efficace nell’accompagnare lo sviluppo dei suoni, ora esaltandoli, ora smorzandoli con accorti movimenti  delle gambe,  delle spalle, della testa, quasi a guidare l’ascoltatore-spettatore attraverso il percorso sonoro dello strumento.Dopo i tre bellissimi bis , da Schubert , da Mertz e un tango forse di Piazzolla, Bandini ha salutato il pubblico, numeroso e plaudente. 

27 maggio       Bruno Busca

Evgenij Skovorodnikov al Castello di Galliate

Ieri sera, 22 maggio, nella superba mole del Castello visconteo-sforzesco di  Galliate (No), si è concluso il 6° Festival pianistico internazionale  organizzato dalla cittadina piemontese, che si propone, con crescente successo, di far conoscere al pubblico italiano pianisti stranieri poco noti da noi, o perché giovani  e agli inizi della “carriera,”,o perché, per i meccanismi spesso misteriosi della vita musicale internazionale (e nazionale), trovano scarse occasioni per esibirsi nelle nostre sale. E’, quest’ultimo, il caso di Evgenij Skovorodnikov, quasi cinquantenne pianista di solida fama nel continente nordamericano e nell’Europa dell’Est, soprattutto come interprete della musica pianistica russa dell’8’-‘900, ma in Italia più presente in qualità di membro di giurie di concorsi che come concertista. Ucraino di origine, formatosi nel conservatorio di S. Pietroburgo, dove ha svolto anche attività di insegnamento, vincitore del concorso “N. Lisenko”, uno dei più prestigiosi dell’ex URSS, dal 1991 risiede a Vancouver. Il programma eseguito ieri sera  proponeva, naturalmente, una scelta di composizioni di autori russi, tra i più noti e amati dal grande pubblico: Ciajkovskij ( Dumka op. 59; Tema e variazioni op. 19; Due ‘Stagioni’ Op. 37b: Ottobre/Dicembre; Scherzo russo op. 1), Rachmaninov (Momenti musicali op. 16 n. 3 –4; Etude-Tableaux op. 33 e op. 39) e Sciostakovich (Otto Preludi op. 34). L’interpretazione di Skovorodnikov ha esibito le doti più caratteristiche di un pianista di scuola russa: superbo controllo tecnico della tastiera, anche nei passaggi più veloci, agilità stupefacente nella diteggiatura e nell’incrocio delle mani, scintillante virtuosismo e particolare cura per l’effetto espressivo del colore timbrico, soprattutto nella Dumka e nello Scherzo ciajkovskijani. Ma il meglio della serata, a nostro avviso, sono state le esecuzioni dei brani di Rachmaninov, in cui la ricerca dell’effetto timbrico si è unita ad una finezza squisita nella resa del dettaglio più sfuggente e ad una sofferta meditazione delle risonanze interiori del suono, anche grazie ad un uso molto accorto del pedale del forte: assolutamente memorabile il Momento musicale n. 3 in Si min., che ha portato il pubblico a esplorare profondità sconosciute della musica del compositore russo, accostandolo a certe atmosfere dell’ultimo Brahms. Valida anche l’interpretazione dei Preludi di Sciostakovich, che Skovorodnikov ha eseguito con una sonorità metallica e quasi clavicembalistica, a suggerire la matrice “bachiana” dei pezzi del Maestro di S. Pietroburgo.   Ben quattro bis , tutti da Chopin (nei quali peraltro è afiorata un po’ di comprensibile stanchezza del solista) hanno chiuso questa bella serata di musica, davanti a un pubblico entusiasta, ma non numeroso: la finale di Champions League dell’Inter era una concorrente troppo difficile da battere. 

24  maggio        Bruno Busca

Grande successo alla Scala per Das Rheingold 

Grande successo scaligero per Das Rheingold (L'oro del Reno-foto di M.Brescia-Archivio Scala),  prologo in un atto della tetralogia wagneriana. Nella quarta rappresentazione di ieri sera la Sala del Piermarini al completo ha tributato calorosi applausi al termine della riuscita messinscena. Due ore e trenta la durata dell'atto che senza soluzione di continuità definiva le quattro scene affidate alla regia di Guy Cassiers, anche scenografo. Ottima la scelta di non interrompere il flusso tematico e musicale. Spesso i troppi, lunghi e a volte inutili intervalli danneggiano la qualità dell'evento artistico. Fondamentali le luci di Enrico Bagnoli, anch'esso scenografo, validi i costumi di Tim Van Steenberger, gli interventi video di Klerkx e D'Haeseleer e le coreografie di Sidi Larbi Cherkaoui. Ottimo il cast vocale, ma il punto di forza della rappresentazione è la direzione di Daniel Barenboim, bacchetta wagneriana che con una mirabile capacità di sintesi musicale trasforma la bravissima orchestra scaligera in una compagine tedesca per timbrica ed espressività nordica. Complessivamente valida e ben inserita nel tessuto musicale, questa messinscena trova nella ricerca luminosa, nelle proiezioni di immagini su semplici elementi scenografici, a volte con sola funzione di schermo, e nella rappresentazione coreografica gli elementi di novità. Una certa freddezza stilistica del contesto scenografico e alcune scelte contraddittorie - i giganti Fasolt e Fafner, il primo sulla scena nella splendida voce di Kwangchul Youn, di bassa statura e magro e il secondo, robusto, nella valida voce di Timo Riihonen, avevano proiettate le loro ombre in verticale  per renderli giganti, ma le figure apparivano spesso decisamente snelle - non sminuisce più di tanto l'efficacia del lavoro. Prossime repliche il 26 e il 29 maggio.  

23 maggio 2010        Cesare  Guzzardella          

Viktoria Mullova a sostegno di Vidas 

Per il terzo anno Viktoria Mullova, interprete di fama internazionale, offre le sue eccelse abilità violinistiche a favore di Vidas. Nel bellissimo concerto benefico di ieri sera in Auditorium, in ricordo anche del compianto Alberto Malliani, l'abbiamo ascoltata insieme al violoncellista Matthew Barley(nella foto in basso) ed al suo ensemble. L'impaginato inconsueto prevedeva lavori di Bark e Kodaly ma anche di musicisti lontani dal mondo musicale classico quali il gruppo jazz-zigano francese Bratsch, il noto jazzista John Lewis e i Weather Report. La Mullova, insieme a una ristretta cerchia di noti interpreti quali ad esempio le sorelle Labeque, il Kronos Quartett, Mario Brunello ecc.,  propone da non molti anni un accostamento di generi musicali o di fusioni di genere, in questo caso il jazz di Lewis, il jazz-rock dei Weather Report e il jazz folcloristico dei Bratsh. Punto comune è l'elemento popolare che partendo dal folclore magiaro degli ungheresi Bartok e Kodaly arriva alle esperienze più raffinate del jazz e del folk. Validi i brani proposti: da alcuni duetti per violino e cello di Bartok intervallati da brevi improvvisazioni degli altri solisti, alla poco nota ma pregnante Sonata per violino e cello di Kodaly eseguita in modo esemplare dai due solisti. Particolarmente interessanti le rivisitazioni per Ensemble - che vedeva anche il pianista jazz Julian Joseph e i percussionisti Paul Clarvis e Sam Walton -  di alcuni brani del celebre gruppo jazz-rock degli anni '70 Weather Report. La resa coloristica e musicale complessiva, accentuata dai virtuosismi della Mullova, di Barley e dalla bravura degli altri protagonisti  è piaciuta molto al numeroso pubblico  presente in sala. Ricordiamo che chi volesse sostenere Vidas può telefonare al numero 02-72511.1 o consultare il sito www.vidas.it.     

20  maggio       Cesare  Guzzardella

Giuseppe Albanese al Coccia di Novara 

Un gradito ritorno, ieri al Coccia di Novara per la Stagione concertistica da camera, del giovane pianista calabrese Giuseppe Albanese, con un programma che proponeva l’Appassionata op. 57 in fa min. di Beethoven, la Fantasia in fa min.op.49 di Chopin e infine la Fantasia in do magg. op.17 di  Schumann: un impaginato intelligente, disegnato come una sorta di storia esemplare delle forme  pianistiche ottocentesche, dalla forma-sonata, portata al suo grado estremo di tensione da Beethoven, alla sua dissoluzione ad opera della cultura musicale romantica. E un programma, aggiungiamo, particolarmente adatto ad esaltare le doti di Albanese, che già avevamo avuto modo di apprezzare: la lucidità e nitidezza di fraseggio davvero impressionante e la gamma dinamica di un’ampiezza e potenza alla Richter . Il completo dominio tecnico della tastiera, nelle parti più dense e concitate delle tre partiture, come gli sviluppi dei movimenti in forma-sonata nell’Appassionata e nella Fantasia schumanniana, si accompagna ad una sensibilità matura per le zone più liriche e interiori del testo musicale, come certi passaggi delle variazioni dell’Andante con moto dell’op. 57 del Maestro di Bonn o lo stupendo, sognante Lento conclusivo dell’ampio brano di Schumann. Allo stesso modo, nell’esecuzione della Fantasia di Chopin, Albanese si è tenuto lontano da un’interpretazione puramente muscolare dei momenti più “trionfali” del Tempo di marcia, ponendo il suo acrobatico virtuosismo al servizio di una partecipazione emotiva ‘viscerale’. In tutti e tre i brani, insomma, Albanese ha confermato di essere ormai ben più che una promessa del panorama musicale nazionale di questi anni, grazie ad un suono sempre intenso, rotondo e brillante, forse da approfondire ancora nelle zone più sfumate del colore. Travolgente il successo di pubblico dopo i bis, Debussy (Giardino sotto la pioggia) e Mendelssohn (Una romanza senza parole). 

19 maggio  2010     Bruno Busca

Brunello e Afanassiev per le Serate Musicali 

Mario Brunello è tornato in Conservatorio per le Serate Musicali accompagnato dal pianista russo Valery Afanassiev. Il programma eterogeneo prevedeva due Sonate per violoncello e pianoforte di J. Brahms, l'op.38 e l'op.99, la Sonata per violoncello solo di G. Ligeti e il Klavierdtücke D946 n.2  per pianoforte  di F. Schubert. L'impaginato, ben calibrato, ci ha permesso di avere una dimensione cameristica dei due strumentisti in sinergia e di ascoltarli anche in solitaria. Nel bellissimo brano di Ligeti appartenente al primo periodo del compositore ungherese, Brunello ha evidenziato le sue qualità di eccelso cellista, dal timbro caldamente morbido ed estremamente melodico. Il brano terminato nel 1953 è in due movimenti e nell'Adagio iniziale mostra una cantabilità bachiana per chiarezza strutturale sostenuta da numerosi effetti timbrici di glissando. Il Perpetuo mobile conclusivo, particolarmente virtuosistico, rivela l'influenze dei grandi ungheresi Bartok e Kodaly. Bravissimo Brunello nel superare ogni difficoltà tecnica a favore di una chiarezza espressiva di autentica bellezza. Nel noto Klavierstücke di Schubert Afanassiev ha mostrato una tecnica particolare, produttrice di colori chiari ed espressivi, usando però a volte in modo eccessivo il pedale di risonanza. Ottima l'interpretazione fornita. Valida l'esecuzione dei due capolavori brahmsiani con un Brunello intensamente romantico. Il bis proposto e impeccabilmente eseguito era un lied di Brahms tradotto per cello e pianoforte. Successo di pubblico in una sala gremita. Prossimo appuntamento lunedì 24 maggio con i fratelli Anderszewski (pianoforte e violino) ed il soprano Iwona Sobotka). 

18  maggio       Cesare Guzzardella

Il duo Ughi-Specchi per le Serate Musicali 

Abituale frequentatore delle Serate Musicali milanesi, Uto Ughi è tornato ieri sera in Conservatorio con il suo accompagnatore prediletto, il pianista Alessandro Specchi. Il programma come sempre variegato, ha mostrato al numeroso pubblico presente in Sala Verdi - anche i posti del Coro erano al completo- la cifra interpretativa di altissimo livello del duo. Händel, Beethoven Wieniawski, Ravel, questi i compositori dell'impaginato  particolarmente congeniali ella tipologia interpretativa di Ughi. La Sonata per violino e pianoforte in re magg. Op.1 n. 13 di G.F. Händel ci ha rivelato un violinista altamente melodico, con un fraseggio tipicamente italiano. La splendida sonata händeliana è infatti un esempio classico di come la grande musica strumentale italiana, Arcangelo Corelli prima di tutti, abbia influenzato i compositori anglosassoni.  Perfetto l'equilibrio dei due strumenti in tutti i  movimenti del brano. Salto di registro con la celeberrima Sonata op.47 in la magg. "Kreutzer" di L.v. Beethoven. Capolavoro dell'Ottocento musicale tedesco, questa sonata (1803) è caratterizzata da una ricchezza di contrasti ritmici e melodici specie nel movimento iniziale e nel Finale-Presto, mentre le bellissime variazioni dell'Andante centrale ritrovano un sapore più antico. Dopo una partenza forse non al meglio, Ughi e l'altrettanto eccellente Specchi che in questa sonata è spesso protagonista, hanno trovato valide sinergie per esprimersi con grinta e qualità donandoci un ottimo Beethoven. Con la Fantasia  su temi del Faust di Gounod del violinista-compositore polacco H.Wieniawski e con la più nota Tzigane di M.Ravel, Ughi ha dato sfoggio delle sue migliori qualità virtuosistiche e del suo estro. Il lungo iniziale assolo violinistico che introduce Tzigane, eseguito nei toni caldi e bassi dello strumento, è già indicativo di modalità interpretative riservate a pochi interpreti. Splendidi i bis con La ridda dei folletti di Bazzini e l'Introduzione e tarantella di Sarasate: classici del repertorio di Uto Ughi. Ricordiamo che il Maestro Ughi al termine del concerto ha informato il pubblico sulla precarietà della situazione musicale e culturale italiana gravata dalle ultime misure legislative  (decreto Bondi): "La situazione musicale italiana è molto precaria, molto difficile anche per i noti problemi finanziari. Una recente disposizione governativa vuole porre un altro taglio al settore. Questo, se da un lato renderebbe la vita molto difficile ai teatri, farebbe eliminare decine e decine di società concertistiche italiane che formano la spina dorsale della musica e della cultura italiana. A questo riguardo si sono pronunciati grandi direttori quali Zubin Mehta e io auspico che i grandi luminare della musica italiana dicano una parola di una qualche utilità. Se vogliamo che la musica abbia un futuro non possiamo permettere che metà delle società di concerto italiane non abbia finanziamenti: la spina dorsale della musica italiana è in provincia. Vi inviterei a creare un movimento di opinione. Che non succeda quello che è successo quando hanno eliminato quattro orchestre della Rai senza che nessuno protestasse. Sapete quello che significa un paese di sessanta milioni di abitanti con una sola orchestra  della Rai. Significa impoverire completamente il patrimonio musicale dell’Italia che un tempo insieme alla Germania deteneva il primato nella musica. Andando a casa pensateci: queste parole mi premono molto di più che fare un altro bis". Applausi del pubblico.  Serata da ricordare.

11  maggio 2010            Cesare Guzzardella

All’Auditorium Concerto Straordinario con la Sinfonia “Leningrado 

Concerto Straordinario quello tenuto ieri sera in Auditorium dall’Orchestra Sinfonica Verdi. Per celebrare il 65° Anniversario della vittoria nella grande guerra patriottica 1941-1945 e della conquista della pace europea, la Verdi diretta dal valente direttore russo Evgeny Bushkov ha eseguito la celebre Sinfonia n.7 in do magg. Op.60 “Leningrado” di Dmitrij Šostakovič. Il bellissimo concerto promosso  dal Console Generale della Federazione Russa a Milano Alexey Paramonov, dall’Ambasciatore della Federazione Russa della repubblica italiana Alexey Meshkov e naturalmente dalla Fondazione dell’Orchestra Sinfonica Verdi ha trovato l’Auditorium gremito di pubblico data l’importanza dell’evento con tanto di inno della Federazione Russa e di inno di Mameli iniziali. Prima dell’imponente sinfonia è stata eseguita la bellissima canzone russa per coro e orchestra La guerra Sacra su musica di A. Aleksandrov. Splendido il Coro della Verdi preparato da Erina Gambarini. La Sinfonica Verdi ha mostrato eccellenti qualità coloristiche e d’insieme nell’eseguire la Sinfonia “Leningrado”. Queste qualità sono maturate nel tempo grazie anche alla maestria del direttore Oleg Caeani che in questi ultimi anni ha eseguito e inciso con la Verdi  tutte le sinfonie di Šostakovič. Particolarmente trasparenti le sonorità ascoltate nella direzione di Bushkov in una composizione che rimane unica per ricchezza di dinamica espressiva e forza sconvolgente di coralità strumentale. Ricordiamo che la prima esecuzione della sinfonia avvenne al Palazzo della Cultura il 15 marzo del 1942 a Kuibišev con l’Orchestra del Teatro Bolšoi diretta da Samuel Samosud e questo lavoro rimane forse l’esempio più alto di musica descrittivo-simbolica legata alla guerra come evidenziato soprattutto nell’Allegretto iniziale. Grande successo.  Da ricordare. 

10 maggio          Cesare  Guzzardella

Uto Ughi conclude il XII Viotti Festival di Vercelli 

Il XII Viotti Festival di Vercelli si è concluso trionfalmente ieri sera, sabato 8 maggio, davanti ad un pubblico straripante, raccolto nel meraviglioso ambiente architettonico di una delle chiese medievali più belle d’Italia, S. Andrea (ricordiamo che da qualche settimana il locale Teatro Civico è stato chiuso per lavori di restauro). Ad assicurare il successo, oltre alla consueta professionalità dell’orchestra stabile  del festival, la Camerata ducale diretta da Guido Rimonda, la presenza di uno dei più celebri e talentosi solisti del nostro tempo, il violinista Uto Ughi, ormai ‘di casa’ al festival Viotti. Si aggiunga, come ulteriore motivo di curiosità, l’esecuzione di un’ opera recente di un compositore vercellese contemporaneo, Federico Gozzelino (n.1935) “Corona di spine”, a confermare  l’interesse della Camerata ducale per la musica di autori piemontesi, da Viotti ai contemporanei. Si tratta di una composizione per orchestra di solido impianto tonale e dal suggestivo tessuto timbrico, in un alternarsi di rarefatte linee melodiche e di atmosfere più mosse ed inquiete. Giustamente il programma di sala parla di “neoromanticismo”, cui aggiungeremmo da parte nostra l’aggettivo “postmoderno”, per il continuo riferimento a tutta la vasta produzione musicale tardoromantica di fine XIX sec, da Bruckner a Saint Saens.  Il programma prevedeva inoltre l’Ouverture dall’opera L’anima del filosofo di Haydn (1791), su uno schema di Ouverture francese, bipartita in un’introduzione lenta affidata al violino solista con accompagnamento orchestrale e una seconda sezione in tempo veloce, un Presto a piena orchestra. Ottima l’esecuzione del brano, con Rimonda al violino e alla direzione e una Camerata ducale perfettamente collaudata, per tecnica e ‘colore’ strumentale, nell’interpretazione della musica del classicismo settecentesco. A seguire, senza intervallo, la seconda parte della serata, con Ughi mattatore, nella duplice veste di solista  e direttore, chiamato a interpretare lo Strassburger- Konzert in re magg. K 218 (1775) e il non frequente Concerto in re min. per violino e orchestra d’archi n.1, di un Mendelssohn fanciullo prodigio, a soli tredici anni già incredibilmente maturo compositore.  E’ sempre un’emozione e un’esperienza spirituale intensa ascoltare il suono di un Maestro come Ughi, sempre esatto e vigoroso e al tempo stesso caldo e sensuale, sia sui registri sopracuti, sia su quelli più gravi : la cavata potente e armonica del suo Guarneri del Gesù, librandosi nelle maestose arcate gotiche di S. Andrea, infondeva una profondità e una passionalità straordinarie al gaio spirito salottiero  del concerto mozartiano (impagabile la delicata freschezza con cui Ughi propone il tema di Musette contenuto nell’ultimo tempo). Perfetto nel dare voce all’energia tematica e alla limpida grazia melodica presenti nel concerto di Mendelssohn, Ughi ha ancora una volta colpito gli ascoltatori per le sue eccezionali qualità di virtuoso del violino, che riesce a far sembrare facili anche i passaggi tecnicamente più ardui, come quello a  doppie corde presente nel concerto mozartiano. Completa l’intesa con l’orchestra, nonostante il numero limitato di prove. Un bis bachiano ha concluso questa indimenticabile serata vercellese di musica, salutata da una standing ovation degli ascoltatori. 

9  maggio         Bruno  Busca

Simon Boccanegra alla Scala 

Dopo l'annullamento della replica del 4 maggio, ieri sera è tornato in scena al Teatro alla Scala per l'ottava e ultima replica  Simon Boccanegra, l'opera verdiana  vedeva come protagonista il tenore, ma in quest’opera baritono, Placido Domingo (foto M.Brescia-Archivio Scala). Spettacolo evidenziato dalla dignitosa e discreta protesta iniziale dove sul palcoscenico tra le maestranze, gli orchestrali, i coristi e molti del cast vocale è stato letto un comunicato, anche in inglese, contro le recenti misure del decreto Bondi varate dal governo. Nel corso della recita si è lasciato aperto il sipario durante i cambi dei tre atti. Dopo le critiche anche negative lette nelle prime recite rivolte sia  alla  direzione di Barenboim  sia  al cast vocale, Domingo compreso per il ruolo baritonale, un buon successo ha concluso le messinscene con l’ultima replica. Valida ci è sembrata l'interpretazione del cast vocale con un Domingo-Boccanegra di grande professionalità che con le sue  ottime qualità recitative ha compensato il non facile ruolo da baritono. Validi anche Anja Harteros, Amelia, Ferruccio Furlanetto, Jacopo Fiesco e Fabio Sartori, Adorno. Splendida la coralità di Bruno Casoni. Positive la regia di Federico Tizzi e le scene e i costumi tradizionali rispettivamente di Pier Paolo Bisleri e Giovanna Buzzi. Energica e attenta la direzione di Barenboim. Ricordiamo il prossimo lavoro lirico per le date del 13-16-19-22-26-29 maggio con Wagner e Das Rheingold per la  direzione di Daniel Barenboim e la regia di Guy Cassiers. 

8 maggio       C.G.

Olga Kern per la Società dei Concerti    

Torna tutti gli anni la bravissima Olga Kern in Conservatorio. La pianista russa, vincitrice del prestigioso Van Cliburn International nel 2001, ha impaginato un programma a lei congeniale eseguendo Chopin, Rachmaninov e Balakirev. La Ballata n.1 op.23 e la Sonata n.2 op.35 del grande  polacco hanno occupato la prima parte della serata mentre la Sonata n.2 op. 36 del primo russo e Islamey- Fantasia orientale del secondo hanno completato l'impaginato ufficiale. Una tecnica trascendentale da grande virtuosa, molto pianistica e con una accurata capacità di pesare le dinamiche, ha definito i diversi brani. Elegante la Ballata di Chopin, ricche di contrasti le due sonate, chiarissimo il virtuosismo di Islamey. Il grande talento della pianista è emerso ancora con maggior esuberanza nei bellissimi bis, ben quattro e tra questi due brani di Rachmaninov e uno di Moszkowski. Grandissimo  successo in una Sala Verdi colma di pubblico. 

6  maggio        Cesare Guzzardella 

Il duo Baglini - Chiesa al Coccia di Novara 

Ieri sera 5 maggio al Teatro Coccia di Novara, per la Stagione concertistica da Camera 2010, si è esibito un duo violoncello-pianoforte tra i più collaudati attualmente in Italia, quello costituito  nel 2005 dalla violoncellista milanese Silvia Chiesa e dal giovane pianista pisano Maurizio Baglini. Il programma proposto si presentava articolato in modo intelligente e accattivante, impaginato su due brani ‘classici’ della letteratura per questo genere cameristico, quali la Sonata n.1 op. 38 in mi minore di J. Brahms (1865) e la Sonata di C. Debussy (1915), alternati con due brevi pezzi brillanti: le Variazioni concertanti op. 17 (1829) di F. Mendelssohn e la rara Introduction et polonaise brillante op. 3, opera giovanile di  F. Chopin, composta nel 1830. L’esecuzione ha messo in bella evidenza le qualità principali del duo Chiesa-Baglini, che consistono a nostro avviso in un sicuro dominio tecnico delle partiture, nella sobria precisione del fraseggio e nella solida accuratezza esibita nella resa delle strutture architettoniche dei pezzi, oltre che, naturalmente, in una completa intesa fra i due strumenti, sempre  perfettamente sincronizzati nelle entrate e  nello stacco dei tempi.  Per questo motivo il duo ci è piaciuto molto nei due brevi brani di Mendelssohn e di Chopin, ove i passaggi più virtuosistici, presenti in gran numero soprattutto nel pezzo del compositore polacco, sono stati superati con scintillante agilità, e il suono caldo e brillante del violoncello ha dato voce ai momenti romanticamente più lirici di entrambe le partiture. Convincente anche l’interpretazione della sonata di Debussy, un pezzo tardo del Maestro francese, improntato al recupero dei valori ‘classici’ della scrittura musicale, con una grande economia di mezzi espressivi , melodie e armonie, tendenti al diatonismo, piuttosto semplici e lontane dai raffinati cromatismi delle sue più famose composizioni ; uno spirito che rimanda alla stagione di Couperin e Rameau, chiaramente evocata dalla frase iniziale del primo tempo : Chiesa e Baglini hanno saggiamente scelto un’interpretazione che metteva in risalto la struttura razionale, le limpide nervature del disegno compositivo, pur non rinunciando a sfumare le melodie di un velo di delicata malinconia, che è certo una delle cifre del pezzo. Dobbiamo invece confessare che non ci ha persuaso appieno il Brahms proposto dal duo: alla assoluta precisione tecnica  (soprattutto nel difficile terzo tempo finale, un fugato a tre soggetti, inquadrato nello schema della forma sonata), non ha a nostro parere corrisposto un’ adeguata calibratura timbrica e del peso sonoro delle due voci strumentali: un po’ spento il pianoforte, specie nel primo tempo,  con un violoncello che non suonava come il violoncello “di Brahms”, che vuole una sonorità profonda, densa e ‘brunita’, a confronto della quale  quella della Chiesa ci è sembrata un po’ troppo ‘leggera’. Due bei bis, di R. Schumann il Pezzo  popolare n.2 op. 102, dall’incantevole melodia, e di C. Saint Saens il finale in tempo di tarantella  della Sonata n. 1, hanno concluso il concerto, molto apprezzato dal pubblico che ha salutato i due bravi musicisti con un caloroso applauso. 

6 maggio     Bruno Busca

Il prodigioso Vladislav Kern in Conservatorio per la Societá dei Concerti 

Gli Incontri musicali della Società dei Concerti hanno visto la presenza di un giovanissimo pianista russo, Vladislav Kern di undici anni. La Sala Puccini  era stracolma in Conservatorio ed ha accolto con curiosità il piccolo, disinvolto, simpatico ed elegante ragazzino che per l'occasione ha impaginato un programma di brani particolarmente conosciuti di Bach, Haydn, Mozart, Schumann e Chopin. È difficile essere obiettivi nel giudizio critico, peraltro inopportuno,  quando si hanno  di fronte bambini prodigiosi e ricchi di talento come Vladislav. Ascoltandolo si rimane certamente meravigliati per la sicurezza mostrata nell'interpretare due Preludi e Fughe (BWV 851-868) di J.S.Bach, la non facile Sonata in re magg. Hob.37  di J. Haydn, la Fantasia in re min. K397 di W.A.Mozart e nella seconda parte Arabesque op. 18 di Schumann e di Chopin la virtuosistica Fantasia Improvviso op. 66 e due Valzer(op.69 n.1 e op.18). Certamente Vadislav, vincitore di Concorsi internazionali dalla età di otto e nove anni,  soprattutto in Russa ma anche in Danimarca e Sudafrica, ha qualità tecniche ottimamente impostate e soprattutto una musicalità sorprendente definita da una luminosa chiarezza timbrica. Tutti i brani sono stati ottimamente interpretati e alcuni di essi con momenti di non indifferente valore estetico come la sonata haydniana o l’improvviso chopiniano il che farebbe pensare ad una prossima carriera internazionale che probabilmente lo vedrà tra non molti anni tra le fila dei grandi del pianoforte. Figlio di musicisti - la mamma è l'affermata Olga Kern che mercoledì 5 maggio suonerà in Conservatorio-  ha ieri sera  ottenuto un grandissimo e meritato successo concedendo due brevi e spassosi  bis prima con un Tango  e poi con il noto Pulcinella di Villa-Lobos interpretato con una determinazione stupefacente. Bravo Vladislav!!  

4 maggio        Cesare Guzzardella      

Juraj Vacuha e Radovan Vlatkovic all’Auditorium 

Juraj  Vacuha ha diretto l'Orchestra Sinfonica G.Verdi in uno splendido impaginato che prevedeva musiche di P. Dukas, K.Penderecki e S.Rachmaninov con brani accomunati da una rilevante qualità coloristica. L'apprendista stregone, scherzo notissimo di Dukas del 1897 ha introdotto il concerto mentre un recente lavoro del compositore polacco Krzysztof Penderecki, il Concerto per Corno e Orchestra ha continuato la serata. Al corno solista il più noto strumentista internazionale quale Radovan Vlatkovic ha incantato il pubblico per qualità timbrica e ricchezza espressiva. L'interessante composizione del polacco appartiene all'ultimo periodo dell'artista che dopo un periodo  legato alle avanguardie sperimentali degli anni '50-'60, è tornano alla tonalità e alla tradizione concertistica classica ispirandosi nel brano a compositori quali Bruckner, Shostakovich, ecc. Il concerto, eseguito per la prima volta a Brema nel 2008 sotto la guida del compositore e con Vlatckovic solista, è costruito sulla timbrica espressiva e ricca d'inventiva del corno il quale impone con la sua costante presenza le armonie orchestrali. Momenti di intenso lirismo e di forza corale d'insieme si alternano nei circa 18 minuti della composizione. Bellissimo il bis concesso da Vlatckovic con un brano di O. Messiaen per corno. Dopo l'intervallo le Danze sinfoniche op.45 di Rachmaninov nella versione orchestrale -nota è anche la versione per due pianoforti-  hanno concluso il concerto. Il brano in tre movimenti datato 1940 è una delle ultime composizioni del russo e presenta luminosità espressiva ben delineata dall'ottima  direzione di Valcuha e dalla resa coloristica della Verdi. Ultima replica domenica 2 maggio alle ore 16.00. Ricordiamo il Concerto Straordinario che si terrà il 9 maggio alle ore 19.30 in Auditorium in occasione del  65° anniversario della vittoria nella Grande Guerra patriottica (1941-1945) e della conquista della pace in Europa. La Sinfonica Verdi eseguirà la Sinfonia n. 7  "Leningrado" di Dmitrij Shostakovich con la direzione di Evgeny Bushkov. 

1 maggio  2010  Cesare  Guzzardella

APRILE

L'arte di Radu Lupo per la Società del Quartetto 

Radu Lupu, uno dei massimi pianisti viventi, ha suonato ieri in Conservatorio per la Società del Quartetto presentando un programma tradizionale reso unico dalla sua interpretazione. Dopo Nella nebbia, quattro movimenti di Leos Janáčk di rara esecuzione, abbiamo ascoltato due capolavori della letteratura pianistica quali la Sonata n.23 op.57 "Appassionata "di L.v.Beethoven e la Sonata n.22 D959 di F.Schubert. Spiegare a parole il modo interpretativo di Lupu è impossibile per la raffinatezza e la varietà emozionale di quello che si ascolta. Lupu, come i pochissimi grandi interpreti della sua levatura, una quindicina in questi ultimi cinquant'anni, mostra nel corso della sua esibizione un lato timbrico-sonoro, quello più immediato, e uno di pensiero poetico, quello che s'intende penetrando con attenzione il maggior numero  di dettagli interpretativi, dai volumi sonori, al fraseggio, alle pause più o meno marcate che nei colori di Lupu sono essenziali. Il grado di concentrazione dell'artista e l'interiorizzazione totale del materiale musicale trovano nel silenzio totale degli spettatori - la Sala Verdi era stipata in ogni angolo, con persone che hanno dovuto rinunciare al concerto- la conferma di come Lupu possa trasmettere la sua profonda poetica musicale. Il Beethoven ascoltato, quasi scultoreo per forza materica, si è contrapposto allo Schubert di cui il grande pianista rumeno è maestro assoluto di bellezza. Meditate, morbide ed espressive le infinite gradazioni del suo Schubert che ogni volta che si ascolta fa riscoprire nuovi universi sonori. A rendere memorabile l'evento anche due splendidi bis brahmsiani con due Intermezzi. Strepitoso successo. Da ricordare come uno dei migliori concerti della Stagione musicale milanese. 

28 aprile       Cesare  Guzzardella    

Prossimamente alla Basilica di S.Andrea di Vercelli Uto Ughi

Sabato 8 maggio 2010 (ore 21.00), presso la Basilica di S. Andrea in Vercelli, è in programma l’undicesimo ed ultimo appuntamento del XII Viotti Festival, stagione concertistica 2009-2010, organizzata dal Comune di Vercelli “Istituzione Vercelli e i suoi eventi” in collaborazione con l’Orchestra Camerata Ducale e con il sostegno di Regione Piemonte Assessorati alla Cultura e al Turismo, Provincia di Vercelli, Compagnia di San Paolo e Fondazioni CRT e CRV. L’ultimo concerto del XII Viotti Festival 2009-2010 segnerà il gradito ritorno a Vercelli di Uto Ughi, artista che ha instaurato un profondo e fruttuoso rapporto di collaborazione con l’Orchestra Camerata Ducale e che con grande piacere ritorna a Vercelli per impreziosire con il suo immenso talento e la sua straordinaria personalità musicale il cartellone della stagione concertistica vercellese. Per quest’ultima serata del XII Viotti Festival Uto Ughi al fianco dell’Orchestra Camerata Ducale, con Guido Rimonda nel ruolo di primo violino e direttore, interpreterà due pietre miliari del repertorio violinistico sette-ottocentesco: il Concerto in re maggiore per violino e orchestra KV 218 di Wolfgang Amadeus Mozart, composto nel 1775 a Salisburgo e tra le opere più complete e mature dedicate al violino dal genio salisburghese, e il Concerto in re minore per violino e orchestra d’archi di Felix Mendelssohn Bartholdy, pagina giovanile che già prefigura i futuri approdi autenticamente romantici del grande compositore tedesco. A conferma dell’interesse della Camerata Ducale per la produzione musicale contemporanea piemontese il programma del concerto sarà completato da Corona di Spine, pagina orchestrale tra le ultime fatiche del compositore vercellese Federico Gozzelino. Come è noto questo concerto si terrà all’interno della Basilica di S. Andrea e non presso il Teatro Civico, chiuso per improrogabili e necessari lavori di restauro. Se questo forzato trasferimento garantirà una capienza adeguata alle richieste del pubblico, non sarà però possibile numerare i posti all’interno della Basilica.L’ingresso alla Basilica sarà consentito a partire dalle ore 20.00. I biglietti per il concerto (10 euro, posto unico) sono prenotabili telefonicamente ai seguenti recapiti: 011/755791 (Associazione Camerata Ducale) e 0161/596277 (Comune di Vercelli).

28-4-2010          dalla redazione

Il Trio siciliano al Coccia di Novara

Piuttosto insolito, perlomeno per Novara, il programma eseguito ieri  27 aprile al teatro Coccia per la Stagione concertistica da Camera dal Trio siciliano: a due ‘classici’ come il Sonatensatz D.929 in mi bem.maggiore  (1827) di F. Schubert e lo splendido Trio in do min. op.101 (1886) di  J. Brahms, ha fatto seguito un ampio brano in quattro movimenti di Astor Piazzolla, dal titolo vivaldiano Le quattro stagioni, composto tra il 1965 e il 1970. Il trio siciliano, che vanta ormai un quarto di secolo di attività, è costituito dal violinista Silviu Dima, romeno di origine e formazione e attualmente anche primo violino dell’orchestra del Massimo di Palermo, dal violoncellista Giorgio Gasbarro, primo violoncello al Massimo, e dal pianista Fabio Piazza. Il ‘banco di prova’  della serata era naturalmente il pezzo brahmsiano, la cui complessità non sta tanto nell’architettura degli sviluppi tematici, che sono anzi concisi all’estremo come in genere accade nel’ultimo Brahms, ma piuttosto nell’atmosfera creata dalle straordinarie armonie e dai  suggestivi cromatismi di cui è continuamente intessuto questo capolavoro. Nell’esecuzione del Trio siciliano ci è parso che il centro di gravità del pezzo poggiasse sul bellissimo violino di Dima, che col suo suono caldo e intenso, sempre esatto e nitido, ha dato voce sia ai momenti più incisivi e ‘virili’, come il tema dominante del primo tempo, sia a quelli più raccolti e avvolti in ombre misteriose, come il tema principale del finale. Precisi e sicuri nelle entrate il pianoforte e il violoncello, ma non sempre all’altezza del violino quanto a personalità e vigore di suono. Brillante l’interpretazione del Sonatensatz schubertiano, di cui gli esecutori hanno dato risalto alla lieve e brillante grazia viennese e decisamente accattivante il brano di Piazzolla, la cui cospicua produzione per Trio è stata registrata dal Trio siciliano in un recente CD per la casa discografica Undici07. Si tratta di un’opera di impianto tonale, che ha il suo centro ispiratore nel tango, su cui si innestano motivi e atmosfere di altre tradizioni musicali popolari sudamericane, africane ed europee, in particolare ispaniche,  oltre a citazioni dalla tradizione della musica ‘colta’, il tutto scandito lungo il ciclo delle stagioni in un alternarsi incessante di ritmi incalzanti e di pause più liriche e malinconiche, che sfrutta con sapienza la timbrica specifica di ciascuno dei tre strumenti. Il bis ha proposto due brani molto lirici e melodici: La muerte del angel ancora di Piazzolla e Il vento e le rose di Maurizio Bignone, violista, polistrumentista e compositore contemporaneo (nato nel 1968), aperto ad una varietà di influenze diverse, dalla musica colta al jazz, al rock, alla tradizione araba.Il non folto pubblico in sala ha salutato la fine del concerto con un convinto e prolungato applauso. 

28   aprile      Bruno Busca

Alexander Lonquich per le Serate Musicali 

Particolarmente interessante il programma pianistico ascoltato  ieri sera in Conservatorio. Alexander Lonquich, pianista tra i più originali ed affermati  internazionalmente, ha intervallato musiche dei primi decenni del Novecento eseguendo Scriabin, Webern e Berg con note composizioni di Robert Schumann quali i Davidsbündletänze op.6  e l'Humoresque op.20. Introducendo il concerto da lui intitolato "Innere Stimmen"- Voci interiori, ha voluto evidenziare come i diversi linguaggi utilizzati dai compositori considerati, partendo dal romanticismo di Schumann trovano particolari punti di unione nella più profonda ed interiore sensibilità di ogni interprete o ascoltatore.  Il pianista ha ottimamente espresso i diversi linguaggi musicali interpretando con efficacia sia i Due Poemi op.63 di Scriabin che la Sonata n 1 di Alban Berg, entrambi i lavori intrisi di un evidente romanticismo portato alle estreme conseguenze. Anche le Variazioni op. 27 di A. Webern, composte dal viennese nel 1936, pur utilizzando modalità dodecafoniche hanno evidenziato una relazione con gli altri brani in programma. Quello che maggiormente è emerso dalla proposta di Lonquich è l'originale linea musicale giocata su tenui e sicuri contrasti dinamici. La chiarezza linguistica nei brani moderni e le modalità altrettanto moderne in Schumann  sono state sottolineate dall'interprete attraverso  una lettura originale e ricca di sintesi espressiva. Il numeroso pubblico presente in Sala Verdi ha apprezzato la  musicalità di Lonquich che ha concluso il concerto con un omaggio a Chopin eseguendo un intenso Preludio op.45  

27   aprile  2010          Cesare  Guzzardella

Ultime repliche per Lulu di Alban Berg alla Scala 

Sono in corso le ultime repliche dell'ultima opera di Alban Berg: Lulu. La messinscena per la regia di Peter Stein e la direzione musicale di Daniele Gatti è quella completa del terzo atto, rimasto incompiuto per la sopraggiunta morte di Berg nel 1935 e completato sugli abbozzi dell’autore da Friedrich Cerha, compositore viennese. La prima messinscena in tre atti di Lulu avvenne nel febbraio del 1979 all'Opéra di Parigi con la direzione di Pierre Boulez il quale relativamente al terzo atto ebbe a dire nello stesso anno: " Si tratta di rendere giustizia a un'opera sino ad oggi mutilata. Non ci si deve perciò attendere sensazionali rivelazioni a proposito del terzo atto: collocandosi cronologicamente tra opere ben note, esso non arreca alcun sconvolgimento al paesaggio berghiano, così come lo conosciamo; ma dà finalmente compiutezza a un'opera che ha sofferto per oltre quarant'anni di una presentazione incompleta...v'è ragione per pensare che Lulu fosse assai più snaturata da una presentazione mutilata che dalla strumentazione della musica esistente...Friedrich Cerha ha svolto con cura, competenza e autorevolezza il suo lavoro." Penso che siano sufficienti le autorevoli parole di Boulez per rendere giustizia ad un'opera fondamentale di Berg che finalmente è tornata a Milano nella sua versione completa. L'ottimo lavoro svolto da Daniele Gatti, direttore esperto nel repertorio austro-germanico è stato stimolato anche dalla presenza di un valente cast vocale che con l'avvincente regia di Stein ha reso l'opera di ottimo livello anche dal punto di vista attoriale. Bravissima Laura Aikin (foto M. Brescia - Archivio Scala) nel ruolo della bella e sensuale Lulu ed efficaci  tutti gli altri interpreti. Valide le scene di Ferdinand Wögerbauer e i costumi di Moidele Bickel in stile decò. Successo di pubblico alla quinta rappresentazione. Ultima replica venerdì 30 aprile. Da non perdere.  

24  aprile            Cesare  Guzzardella  

Mariangela Vacatello al Coccia di  Novara 

Il nuovo appuntamento della  Stagione concertistica da camera, ieri sera  21 aprile, ha permesso al pubblico novarese di  fare la conoscenza con la giovane pianista napoletana Mariangela Vacatello: ventotto anni, studi a Imola con Rattalino e a Milano, si è affermata in numerosi concorsi italiani e internazionali, fra i quali ci limitiamo a menzionare il Busoni 2005 (secondo premio) e il Prize della Queen Elisabeth Competition 2007 a Bruxelles. Il programma proposto presentava partiture tra le più impervie della letteratura per pianoforte dell’8-900: la Sonata in si min. di F. Liszt nella prima parte del concerto, il Rondò op. 16 di F. Chopin e Tre Movimenti da Petruscka di I. Stravinskij nella seconda. Sollecitata dalle difficoltà tecniche delle composizioni, l’esecuzione della Vacatello  ha esibito una padronanza della tastiera e una manualità davvero di prim’ordine, con una energia e dinamica di suono che si possono definire spettacolari. Questo straripante virtuosismo, grazie anche ad un uso sobrio del forte, non è mai andato a danno di una esatta pulizia e precisione tecnica, che è l’altra caratteristica del suono della solista napoletana, ammirevole in particolare nei trilli di cui abbondano i pezzi in programma di Liszt e di Chopin. La Vacatello non è però ‘soltanto’ una straordinaria virtuosa dello strumento, ma ha espresso anche una ormai raggiunta maturità interpretativa, evidente, ad esempio nella capacità di esplorare in modo personale le zone più liriche e interiori della complessa sonata lisztiana, come la sezione del Notturno: non dimenticheremo facilmente l’atmosfera d’intenso mistero, evocata con una sognante e cupa vibrazione degli accordi, con cui l’interprete ha suonato il Lento assai che apre e chiude il capolavoro del Maestro di Raiding. A nostro avviso, comunque, il momento più coinvolgente del concerto è stata la stratosferica esecuzione dei tre pezzi stravinskijani, di cui la Vacatello ha saputo rendere al meglio sia il travolgente empito del ritmo,sia quella nota di sottile ironia un po’ malinconica, che il grande compositore russo ha insinuato nella bitonalità presente nel secondo episodio, Da Petruschka. I non molti presenti in sala, gratificati da tre generosi, magnifici bis ( lo Studio trascendentale n. 10 di Liszt, il Notturno per la mano sinistra di Skrjabin e la popolarissima “Eroica” di Chopin), hanno salutato la pianista con uno degli applausi più lunghi e appassionati mai sentiti al Coccia, giusto tributo di riconoscenza per una serata di splendida musica. 

22 aprile     Bruno  Busca

Andrea Bacchetti per le Serate Musicali 

Torna spesso a Milano Andrea Bacchetti per i concerti organizzati da Serate Musicali. Ieri al Dal Verme ha eseguito brani di J.S.Bach, il suo compositore prediletto. La sua già cospicua produzione discografica bachiana  testimonia il suo sconfinato interesse per l'autore. Ottima la scelta dei brani ascoltati ieri con circa un'ora di musica ininterrotta, per volontà dell'interprete senza applausi intermedi per non interrompere il flusso costante di grande e profonda musica. La Suite inglese n.6, i Corali BWV 691 e 846- 1, i due splendidi Corali rivisti da Busoni "Nun kommt der Haiden Heiland" e "Ich ruf zu dir, Herr" , la Toccata in mi min. BWV 914 e la Suite Francese n. 5 sono stati interpretati con rigore stilistico ed estetico. E' bello il suono di Bacchetti, austero, pulito è definito da sottili contrasti dinamici.  La partenza piana e forse poco contrastata della suite cha ha introdotto il concerto non ha escluso elevate preziosità interpretative soprattutto nei movimenti finali della stessa, nei due Corali busoniani e nella deliziosa Suite Francese, accurata in ogni dettaglio. Un grande Bach per uno dei massimi interpreti italiani. Tre i bis: Pulcinella di Villa Lobos, un Preludio di Rachmaninov e il finale delle notissime Goldberg bachiane. Grande successo in una Sala con poco pubblico. Peccato per l'esigua affluenza, Bacchetti meritava molto... molto di più. 

22  aprile          Cesare  Guzzardella

I flauti di James e Jeanne Galway in Conservatorio per le Serate musicali 

James Galway il più popolare flautista internazionale, ha suonato ieri sera in Conservatorio accompagnato dalla European Union Chamber Orchestra (EUCO). Il programma classico prevedeva musiche di Mozart, Haydn e Cimarosa. L'orchestra  diretta da Matthias Wollong, anche primo violino, ha introdotto la serata con due rarità mozartiane: la Sinfonia n.1 K.16 composta dal grande salisburghese all'età di otto anni  e l'Adagio per quintetto di fiati K 411 nella trascrizione per archi di F.Beyer. Con il napoletano  Domenico Cimarosa, fecondo compositore lirico ma anche autore di musica strumentale, siamo arrivati al Concerto per due flauti e orchestra.  James Galway e la  moglie Jeanne hanno dato sfoggio di ottime qualità virtuosistiche. Il bellissimo brano di Cimarosa è in tre movimenti, ha modalità compositive tipicamente haydniane o mozartiane ma trova un modo di melodiare tipicamente italiano. Bellissimi i colori tenui e delicati espressi dai due solisti che al termine del brano hanno eseguito un primo bis con una riuscita ed efficace trascrizione del celebre Alla turca di Mozart. Nella seconda parte della serata ,dopo una penetrante interpretazione della Sinfonia n.49 "La Passione" di J. Haydn, J. Galway è tornato al flauto solista per il più noto Concerto per flauto e orchestra K 314 di Mozart. Splendide le sonorità solistiche e l'interpretazione fornita del gruppo cameristico. Due i bis. Grande successo di pubblico in una Sala Verdi colma.

20  aprile   Cesare  Guzzardella

Ivo Pogorelich alla Casa di Riposo per Musicisti “G. Verdi” 

Inaspettato il concerto tenuto dal pianista Ivo Pogorelich presso la Casa di Riposo per Musicisti “G.Verdi” di Milano. Il noto pianista croato ha iniziato a Milano un tour musicale di 100 tappe che prevede concerti in importanti istituzioni storico-artistiche italiane. Il concerto, avvenuto con un ritardo di alcune ore rispetto il previsto, ha visto Pogorelich cimentarsi con un sonoro Bechstein nel Salone dei Concerti dell'importante istituzione milanese. Il programma musicale ha subito sostanziali modifiche, anche per ragioni di orario, ma il celebre pianista ha suonato per circa un'ora e trenta presentando la parte centrale e il finale dalla Sonata n.32 op.111, (Arietta, adagio molto e cantabile) di Beethoven, l'Intermezzo n.2 op.118 di Brahms, un Notturno di F. Chopin, il Valzer triste di Sibelius, da Gaspard de la nuit di Ravel "Ondine" e il movimento centrale dalla Sonata n.2 op.36 di Rachmaninov. Intense e particolari le interpretazioni ascoltate. Pogorelich ha in questi ultimi anni trasformato le sue modalità estetiche privilegiando un deflusso musicale molto lento e ricco di accentuazioni timbriche. I tempi dilatati dell'Arietta dell'ultima sonata beethoveniana - oltre venticinque minuti la durata rispetto i circa 15 di altre importanti interpretazioni-   l'intenso e analitico Intermezzo brahmsiano o Ondine di Ravel rivelano un modo di interpretare la musica nel quale gli elementi evocativi e meditativi sembrano sovrastare le reali intenzioni dei compositori. La ricerca timbrica e di effetto trova comunque una valida giustificazione nel complesso equilibrio  espressivo fornito dalla sua meditata interpretazione, dalle intenzioni quasi sperimentali, che avrebbe però meritato un luogo più idoneo di ascolto. La mancanza di isolamento acustico nella bella sala da concerti e i numerosi rumori percepiti in sottofondo non hanno permesso la giusta  concentrazione che l'esecuzioni imponevano. Alto il livello interpretativo generale con un Intermezzo brahmsiano di oltre 13 minuti di durata ma di perfetto equilibrio formale e di scultorea valenza estetica. Un concerto da ricordare.  

16   aprile        Cesare   Guzzardella 

Franco Mezzena e Stefano Giavazzi a Novara 

La Stagione concertistica da camera di Novara ha visto protagonista, ieri sera 14 aprile al  Teatro Coccia, il duo formato da Franco Mezzena al violino  e Stefano Giavazzi al pianoforte, impegnato in un programma tutto beethoveniano: le Sonate per pianoforte e violino op.12 n. 3 in Mi bem. maggiore (1797), op. 30 n.1 in La magg. e n.2 in Do min. (1802). Il pubblico novarese ha dunque potuto avere un saggio ‘live’ di una delle “imprese” musicali più accattivanti del momento in Italia: ricordiamo infatti che Mezzena e Giavazzi hanno appena concluso per Wide Classic l’integrale dell’opera per violino e pianoforte del Maestro di Bonn, unica registrazione sinora realizzata da due strumentisti italiani. L’intento dei due esecutori è quello di offrire una lettura rigorosamente aderente al testo, già da un punto di vista strettamente filologico, utilizzando l’”Urtext” (testo originario) delle partiture. Ma tale fedeltà ispira anche lo stile esecutivo del duo, che colpisce l’ascoltatore per la sua  tecnica d’impeccabile esattezza, sobria e di un’eleganza intima, che  poco o nulla concede allo sfarzo virtuosistico, presente ad esempio in numerosi passaggi dell’op.12. Diremmo che, nel complesso, l’interpretazione proposta da Mezzena e Giavazzi sia assolutamente perfetta laddove si tratti di cesellare il dettaglio melodico-armonico o di dare risalto alla plasticità e fluidità della linea melodica, come nell’incantevole Adagio cantabile dell’Op. 30 n.2. Invece tale espressività misurata e aristocratica, soprattutto del violino di Mezzena (molto vicino al suo maestro S. Accardo), appare meno incisiva, quando è necessario dare voce o all’espansione delle sonorità connesse a momenti di pathos eroico, come nei due tempi estremi dell’Op.30 n. 2, o alla traboccante dolcezza del secondo tema dell’Allegro dell’Op. 12 n. 3.  Si tratta di rilievi che, comunque, non mettono in discussione l’altissimo livello tecnico dell’esecuzione ascoltata, salutata dal pubblico, dopo il bis (Variazioni sul tema “Se vuol ballare” dalle Nozze di Figaro di Mozart, ancora di Beethoven) con un appassionato applauso. 

15  aprile         Bruno Busca

La violinista Mayuko Kamio per la Società del Quartetto 

È stata per la prima volta ospite della Società del Quartetto la violinista giapponese Mayuko Kamio. Ventiquattro anni, vincitrice di importanti concorsi internazionali  come il Menuhin nel 1998 - aveva solo 12 anni - e il Čajkovskij di Mosca nel 2007, Mayuco Kamio è affermata all'estero e poco conosciuta in Italia. Nel concerto di ieri sera in Conservatorio l'abbiamo ascoltata insieme all'ottimo pianista russo Dmitri Demiashkin in un programma di raro ascolto che prevedeva centralmente due corposi brani, la Sonata n.1 in re min. Op 75 di Camille Saint-Saëns  e la Sonata in mi min. Op.36a di Ferruccio Busoni, introdotti dal più noto Scherzo in do min dalla Sonata F.A.E. di J. Brahms. Al termine grande virtuosismo con la Fantasia brillante op.20 sul Faust di Gounod di Henryk Wieniawski. Lo scherzo introduttivo, movimento estremamente virtuosistico, ha messo subito in luce la preziosa tecnica della violinista, precisa nel delineare sonorità definite da un vibrato luminoso. La Sonata di Saint-Saëns, brano tardo romantico dal sapore germanico, è un lavoro del 1885 scritto dal compositore-pianista francese per il violinista belga Marsick (maestro di Thibaud e Enescu). La parte pianistica, più complessa, è stata ben sostenuta dal solista che ha mostrato tecnica smagliante che andrebbe addolcita nelle sonorità. Bravissima la Kamio nel definire la linea melodica nell'espressivo Adagio centrale. La lunga Sonata di Busoni( 1898), un unico movimento di circa 35 minuti, è divisa in molti episodi  ed è legata più al virtuosismo pianistico che a quello violinistico. L'influenza che Bach  ha esercitato su Busoni è emersa nelle molte variazioni ben delineate dal sicuro Demiashkin. La Fantasia brillante (1865) del polacco Wieniawski, brano  violinistico di un compositore virtuoso dello strumento, ha messo in risalto le  straordinarie qualità della Kamio e l'ottima intesa del duo. Il tocco brillante e la perfetta intonazione anche nei sopracuti hanno evidenziato i noti motivi di Gounod. Al termine due splendidi bis che hanno strappato lunghi applausi. Grande successo in una Sala Verdi purtroppo a metà. 

14 aprile        Cesare  Guzzardella

Stagioni del Barocco a Novara 

Si è concluso ieri sera , domenica 11 aprile, nella suggestiva atmosfera dell’abbazia romanica di S. Nazzaro della Costa, a Novara, il ciclo 2009-10 delle Stagioni del Barocco. Protagonista dell’appuntamento, ancora una volta, l’Orchestra barocca Città di Novara, per l’occasione diretta da  una delle bacchette più affermate oggi in Italia nel campo della musica “antica”: Riccardo Martinini, violoncellista, fondatore e direttore stabile della prestigiosa  Orchestra Barocca italiana e presidente attuale del Cima (Centro italiana musica antica). L’impaginato della serata proponeva una serie di brani strumentali e vocali accomunati, salvo  la Sinfonia dall’opera Il Giustino RV717  di Vivaldi, dal tema della Pasqua,  del Mistero della morte e Resurrezione del Signore (ricordiamo che per il calendario liturgico cattolico siamo ancora in periodo pasquale): due mottetti di A. Vivaldi (In furore justissimae irae RV 626 e Vestro Principi divino RV633) e il maestoso capolavoro di Pergolesi, lo Stabat Mater. Le parti vocali di soprano e contralto, secondo una ormai consolidata tradizione novarese, erano affidate a due controtenori, Angelo Manzotti (sopranista) e  Angelo Galeano, già noto ai’ fedelissimi’ delle Stagioni del Barocco. L’attenzione del pubblico era concentrata soprattutto su Manzotti, cantante di fama nazionale, alla sua prima esibizione a Novara..Il giovane interprete mantovano ha perfezionato una tecnica di canto che lo differenzia nettamente dai comuni controtenori e che riferiamo secondo la descrizione fornitaci dallo stesso Manzotti: invece di adottare il meccanismo del falsetto per reinventare la voce bianca che fu dei castrati, ha sperimentato su se stesso un metodo per far vibrare all’occorrenza soltanto la porzione anteriore delle corde vocali, riducendone così la lunghezza allo standard femminile, naturalmente più corto di quello maschile. In tal modo, grazie all’uso dello “STOP CLOSURE DAMPING” (o “stop closure falsetto”) egli può servirsi di tutta l’estensione, la duttilità ed il volume sonoro tipici della voce di un soprano, superando così i tradizionali limiti del falsetto maschile, ed esibendo una gamma vocale continuativa e omogenea dagli estremi sopracuti (Re5) fino alle più gravi note baritonali. All’ascolto la voce è apparsa di splendido vigore sonoro, ovviamente di timbro un  po’ più scuro rispetto alla normale voce di soprano, capace di una espressività molto intensa, specie nelle parti più toccanti dello Stabat Mater (tuttavia, a causa di un’acustica non felicissima, non sempre si udivano distintamente le parole). Ci è piaciuto molto, questa volta, anche Galeano, a suo agio con parti che danno molto spazio ai registri medio-alti della voce di contralto, e anche lui di efficaci risorse espressive. Ottima l’esecuzione strumentale, grazie alla sapiente direzione di Martinini, impeccabile nello stacco dei tempi e nel dare il giusto peso ai vari registri timbrici degli archi. Il pubblico novarese, accorso numeroso, ha salutato l’Orchestra Barocca della sua città con un applauso scrosciante e prolungato, testimoniando la propria convinta adesione ad un’iniziativa culturale che sta crescendo di anno in anno in qualità di contenuti e di interpretazione. 

12  aprile       Bruno Busca

 Maxim Rysanov al Festival Viotti di Vercelli 

Il programma del concerto del XII Festival Viotti, tenutosi ieri sera, Sabato 10 Aprile, presso il Teatro Civico di Vercelli, ha avuto come protagonista uno strumento ad archi usualmente confinato al ruolo di  parte del ripieno orchestrale o di accompagnamento armonico cameristico, con scarsa (ma splendida!) letteratura solistica: parliamo della viola, da sempre considerata parente povera del violino, per il suono meno brillante e la cavata meno estesa ( fino a non molto tempo fa il violista era considerato poco più che un…violinista fallito!). La serata vercellese ha dunque offerto ai musicofili l’occasione per conoscere quali  straordinarie possibilità esecutive offra uno strumento ingiustamente trascurato,  quando sia affidato ad un interprete d’eccezione, come il giovane, ma già carismatico violista, ucraino d’origine, ormai stabilmente trapiantato a Londra, Maxim Rysanov, (allievo ed erede/emulo di Yurij Bashmet), che ha assunto anche la direzione dell’orchestra, la Camerata Ducale.. Un secondo, ma non secondario, motivo d’interesse della serata era la prima assoluta in Italia di un brano strumentale della trentenne compositrice bulgara (ma anche lei inglese di adozione) Dobrinka Tabakova, una delle figure oggi ‘emergenti’ nella schiera non più esigua delle compositrici di musica contemporanea. Della Tabakova abbiamo ascoltato la Suite in old Style “The Court Jester Amareu”, per viola, orchestra (o quartetto) d’archi e clavicembalo, scritta nel 2006 ed eseguita per la prima volta a Mosca nel gennaio 2007, dedicata a Rysanov, con cui la Tabakova ha instaurato da anni un fecondo sodalizio. Si tratta di una breve (17 minuti)  composizione ispirata alla suite barocca del XVII sec., come già segnala il nome Amareu, che altro non è che l’anagramma di Rameau, articolata in cinque movimenti, che corrispondono ciascuno ad altrettanti ‘quadri’ di vita quotidiana in una corte aristocratica di quel tempo lontano. (dalla caccia, alle feste danzanti, ai diporti in giardino etc.).  Musicalmente, definiremmo il pezzo un tipico esempio di musica ‘postmoderna’, in cui, superato ogni sperimentalismo avanguardistico, si attinge liberamente alla tradizione, col gusto di una citazione disincantata e sottilmente ironica. Tecnicamente si tratta di una musica che tende a una costruzione melodica,  con un impianto armonico modale, che si concede rare escursioni ‘post-tonali’, di effetto gradevole e di immediata presa sul pubblico.Il brano contemporaneo era incorniciato da due classici della storia musicale set- te-ottocentesca: la Sonata in La min. per arpeggione e pianoforte D 821 di Schubert (nella trascrizione per viola e orchestra d’archi della Tabakova) e la Sinfonia concertante in Mi bem. maggiore KV 364 per violino, viola e orchestra, di Mozart. Indimenticabile l’esecuzione di Rysanov: il timbro caldo e rotondo della sua viola (una Guadagnini  del 1780), la chiarezza meravigliosa del suono, con una cavata capace di impennarsi nelle note acute fino alla brillantezza di un violino, e di velarsi con incantevoli sfumature nei registri più bassi, hanno dato voce meravigliosamente coinvolgente sia all’inquietudine romantica di Schubert, sia alla palpitante sofferenza di quel capolavoro assoluto che è l’Andante della Sinfonia mozartiana (offerto come bis alla fine del concerto). Perfetta , nel brano mozartiano, l’intesa con il violino di Rimonda: il caldo abbraccio finale fra i due strumentisti ha suggellato simpaticamente, tra gli scroscianti applausi del sempre attento e numeroso pubblico, una serata di musica che non dimenticheremo. 

11 aprile  2010        Bruno Busca

Vladimir Ashkenazy e la EUYO in Conservatorio 

Un Concerto Straordinario per una giovanissima e straordinaria  orchestra quello ascoltato ieri sera in Conservatorio per Serate Musicali. La European Youth Orchestra è stata fondata alla fine degli anni '70 e prevede l'impiego di circa 140 giovanissimi strumentisti di età tra i 14 e i 25 anni. Super selezionati per qualità musicali, provengono da 27 nazioni europee. L'orchestra è stata seguita e diretta in passato da grandissimi quali Abbado ed Haitink e da alcuni anni la bacchetta del direttore è passata a Vladimir Ashkenazy, grandissimo pianista che da circa vent'anni si dedica con prevalenza all'attività direttoriale. Sorprendente la qualità musicale della EUYO che con la precisa e attenta direzione di Ashkenazy ha mostrato una coloristica raffinata nell'esporre i tre bellissimi brani in programma: le Fontane di Roma di O.Respighi, Till Eulenspiegels lustige Streiche op.28 di R. Strauss e la Sinfonia Manfred op.58 di Ciaikovski. I tre pezzi hanno in comune una splendida e sapiente orchestrazione che tende ad esaltare ogni sezione orchestrale e anche la bravura di molti solisti. Il virtuosismo orchestrale, specie nei primi due brani è una caratteristica del nostro Respighi e dello Strauss dei poemi sinfonici. Le capacità evocative e descrittive di Respighi e R. Strauss sono emerse con evidenza e sono state rimarcate da un virtuosismo espresso con un uso sapiente delle dinamiche; gli orchestrali, con alcuni solisti eccellenti, hanno dimostrato una padronanza tecnica fuori dal comune e una partecipazione d'insieme attenta ed approfondita. Grandissimo il successo tributato al termine ad Ashkenazy  ed ai giovani professori in una splendida serata che verrà a lungo ricordata.  

9  aprile        Cesare  Guzzardella

Prossimo concerto a Vercelli

Sabato 10 aprile 2010 (ore 21.00), presso il Teatro Civico di Vercelli, è in programma il decimo appuntamento del XII Viotti Festival, stagione concertistica 2009-2010, organizzata dal Comune di Vercelli “Istituzione Vercelli e i suoi eventi” in collaborazione con l’Orchestra Camerata Ducale e con il sostegno di Regione Piemonte Assessorati alla Cultura e al Turismo, Provincia di Vercelli, Compagnia di San Paolo e Fondazioni CRT e CRV. Protagonista della prossima serata del XII Viotti Festival sarà il violista di origini ucraine Maxim Rysanov, fra i giovani strumentisti più interessanti della propria generazione e dalla carriera realmente prestigiosa. Rysanov si esibirà a Vercelli al fianco dell’Orchestra Camerata Ducale in un impegnativo programma: la Sonata in la minore per arpeggione e pianoforte D 821 di F. Schubert ( trascrizione di Dobrinka Tabakova), di Dobrinka Tabakova è la Suite in old Style «The Court Jester Amareu» per viola, orchestra d’archi e clavicembalo ed infine la  Sinfonia Concertante in mi bemolle maggiore per violino, viola e orchestra KV 364 (320d) di W. A. Mozart.

MARZO

Il Quartetto di Cremona al “Coccia”  di Novara

Martedì 30 marzo si è esibito al Coccia di Novara, nell’ambito della Stagione cameristica di Novara  2009-2010, uno dei migliori quartetti d’archi del momento in Italia, il Quartetto di Cremona, nato artisticamente nel 2000 sotto la guida di Salvatore Accardo e perfezionatosi con Piero Farulli del Quartetto Italiano e Hatto Beyerle dell’Alban Berg. A testimonianza del prestigio ormai acquisito da questa giovane formazione, ricordiamo che essa è attualmente e fino al 2014  “in residence” presso la Società del Quartetto di Milano. Il programma di sala proponeva all’ascolto tre “perle”  della letteratura quartettistica sette-ottocentesca: Crisantemi di Puccini (un unico tempo, composto nel 1890 per la morte del principe Amedeo di Savoia), il Quartetto in do maggiore KV 465 “Le dissonanze” di Mozart (ultimo della serie di sei quartetti dedicati ad Haydn nel 1785), e, nel secondo tempo del concerto l’ampio Quartetto n. 15 in sol maggiore op.161  di Schubert  (1826). Fin dalle prime battute gli ascoltatori sono stati attratti dalla qualità principale del Quartetto di Cremona: l’incantevole bellezza del suono, caldo e straordinariamente musicale, e al tempo stesso di una miracolosa trasparenza, aderente al minimo dettaglio della partitura, grazie anche al perfetto equilibrio dei quattro strumenti. Magnifici il primo violino di Gualco, dalla cavata robusta e dolcissima anche sui registri più acuti e il violoncello di Scaglione, morbido e di esatta intensità nel volume del suono. Grazie a queste qualità, che possono richiamare (ci sentiamo di azzardare il paragone!) il Quartetto italiano di gloriosa memoria, i giovani strumentisti cremonesi dopo aver interpretato al meglio le melodie pucciniane, ricche  di malinconici cromatismi, e le sfaccettate atmosfere timbrico-armoniche del singolare KV 465 mozartiano, hanno toccato la vetta della bellezza musicale con il brano schubertiano, rendendone in modo avvincente quella segreta vena di nostalgia romantica che è l’essenza della grandissima arte del Maestro di Liechtenthal. Indimenticabili, per soluzioni timbriche ed espressività, l’Andante, di sublime lirismo, e l’Allegro assai finale, dal frizzante ritmo di Landler. Brano di scrittura ardua, coi suoi tremoli , note ribattute, difficoltà armoniche varie, ha offerto agli strumentisti il banco di prova ideale per misurare le proprie eccellenti qualità tecniche. Stupendo anche il bis, il terzo tempo del terzo quartetto di Schumann, di lirismo intenso e patetico. Serata davvero da ricordare: peccato che il pubblico non fosse numeroso come l’occasione avrebbe meritato.

31   marzo    Bruno Busca

Stagioni del Barocco a Novara 

Il settimo appuntamento con le Stagioni del Barocco 2009-2010 a Novara, questa sera 27 marzo, nella cornice della secentesca chiesetta di S. Giovanni Decollato, ha proposto un bel programma, interamente dedicato al grande J.Ph. Rameau (1683-1764), clavicembalista, organista, autore di opere, nonché tra i fondatori del linguaggio armonico che ha dominato per quasi tre secoli la civiltà musicale occidentale. L’impaginato prevedeva cinque “concerti” affidati a quattro solisti dell’Orchestra Barocca città di Novara : Fabio Bellofiore (Violino),  Mario Lacchini (Flauto),  Tiziana Fransosa (Clavicembalo); non siamo riusciti a sapere il nome della strumentista della viola da gamba, che ha sostituito Claudio Frigerio, indicato dal programma di sala. Si tratta di composizioni in cui il clavicembalo non si limita alla funzione del basso continuo all’italiana, ma intreccia con gli altri strumenti  un fitto  e continuo dialogo, con contrapposizioni  armoniche e ritmiche, di grande duttilità e penetrazione espressiva, spesso ispirata alla chanson popolare, che già con Couperin costituisce il sottofondo della musica francese dell’epoca. Ma l’aspetto che più ci ha colpito in questa musica è l’empito di fresca vitalità creativa, che traspare da splendidi brani come i due Menuets del Deuxième Concert, la sbarazzina Lapoplinière  e i trascinanti Tambourins I et II  del Troisième C., piuttosto che l’incalzante La Rameau finale del Quatrième C.  A ciò si aggiungano le figure ornamentali di straordinaria inventiva e di squisita grazia poetica,  nel segno di quell’ésprit de finesse caratteristico di tutta la cultura francese del tempo, e si avrà l’idea di una musica., che , pur essendo tutt’altro che di facile ascolto, parla ancora un linguaggio suadente e di grande forza sia emotiva, sia intellettuale. L’esecuzione è parsa convincente nell’efficace intesa tra le diverse voci strumentali, ma nell’impasto timbrico non sempre il flauto traversiere barocco è riuscito a spiccare con il dovuto rilievo, risultando un po’ debole nel volume del suono, specie quando la partitura prevedeva anche l’intervento del violino. Grandi applausi del folto pubblico presente, dopo il bis (ancora i Tambourins del Troisième Concert). 

28  marzo   2010        Bruno  Busca

Andrea Lucchesini ancora a Milano per la Società del Quartetto 

E' tornato a Milano il pianista toscano Andrea Lucchesini. Dopo il bellissimo concerto con l'orchestra de I Pomeriggi Musicali tenuto al Dal Verme il 4 c.m. dove aveva interpretato due splendidi concerti mozartiani (K488 e K271), lo abbiamo ascoltato ieri sera, solo al pianoforte, in un concerto organizzato dalla Società del Quartetto. Il programma è il medesimo presentato alcuni giorni or sono a Novara e recentemente recensito nelle pagine del nostro giornale (vedi articolo del 18 marzo di B.B.). Ancora una volta Lucchesini ha mostrato un livello interpretativo altissimo  affrontando lo Scherzo n.2, la Sonata n.3 e i 24 Preludi Op.28 con un un grado di penetrazione espressiva tale da considerarlo tra i migliori interpreti di Chopin in circolazione. La perfezione tecnica, senza sbavature o imprecisioni e soprattutto la chiarezza discorsiva definita da un suono leggero, trasparente e privo di enfasi, ha entusiasmato il numeroso pubblico presente in Sala Verdi. La sua completa visione d'insieme ha reso i 24 Preludi, brani tra i più profondi del grande polacco, un grande affresco sonoro che si rinnova ad ogni ascolto.  Grande regalo al termine del programma prestabilito con la Sonata "Al Chiaro di Luna" di Beethoven eseguita integralmente e l'Improvviso n. 2 op. 90 in Mi bem. di Schubert. Impeccabile e altamente espressivo il Beethoven proposto. Da ricordare. 

24  marzo   C.G. 

Alcuni appuntamenti milanesi

Domani 24 marzo continuano le repliche alla Scala del Tannhauser di Wagner mentre in Conservatorio per la Società dei Concerti la NWD Philharmonie diretta da I. Meylemans terrà un concerto con musiche di Barber e Dvorak: violino solista il giovane ed affermato Edoardo Zosi (nella foto www.edoardozosi.net). Giovedì 25, ultima replica alla Scala del concerto della Filarmonica diretta da Z. Mehta con musiche di Messiaen, Debussy, Ravel. All’Auditorium l’Orchestra Sinfonica Verdi diretta da W.Marshall eseguirà musiche di Bernstein e Ciaikovskij: violino solista Sergej Krilov;  al Dal Verme l’Orchestra de I  Pomeriggi Musicali  diretta da A. Manacorda terrà un concerto con musiche di Bach e Hindemith: al pianoforte Emanuele Arciuli.

23 marzo     la redazione

Andrea Lucchesini   al Coccia  di Novara      

        Unite composizioni musicali di eterna bellezza e un interprete di eccellente valore e avrete una serata concertistica memorabile, come quella offerta ieri al Coccia di Novara ai numerosi appassionati dall’Associazione Amici della Musica, per la Stagione cameristica 2010. Il programma: tutto chopiniano, con lo Scherzo op. 31 in si bem. maggiore, la Sonata op. 58 n. 3 in Si min. e, a trionfale conclusione, i 24 Préludes op. 28. L’interprete: uno dei migliori pianisti di questi anni, Andrea Lucchesini. Confessiamo volentieri che aspettavamo con particolare curiosità i “Préludes secondo Lucchesini”: l’op. 28 del grande polacco, con la sua struttura polifonica ‘bachiana’ e l’inquieta espressività romantica, spinta sino alla ricerca di straordinarie novità armoniche, costituisce uno dei decisivi banchi di prova per un esecutore, imponendogli precise scelte interpretative. La lettura datane dal pianista toscano ci è parsa tra le più convincenti tra quelle ascoltate negli ultimi anni: coerentemente con la sua personalità, Lucchesini ha evitato ogni enfasi virtuosistica fine a se stessa e facili abbandoni all’effetto, per puntare invece decisamente su una resa di straordinaria limpidezza strutturale. La trasparenza dei fraseggi e il lucido rilievo del tocco hanno dato il giusto risalto alle voci secondarie e alle stratificazioni timbrico-armoniche dell’opera, a quei latenti controcanti che, insinuandosi nella polifonia, ne dilatano l’area armonica con cromatismi quasi tristaneggianti (n. 4 mi. min.), o addirittura con presagi di accordi alla Skrjabin  (n.18 fa min.); il tutto  con una padronanza sovrana della tastiera, che ha reso apparentemente semplice anche la pagina di più impervio virtuosismo. A un livello di assoluta eccellenza anche i brani eseguiti nel primo tempo del concerto, soprattutto il Largo dell’op. 58, interpretato con meravigliosa delicatezza di tocco e  uso rigorosamente funzionale del pedale, in particolare di quello del forte. Un solo bis, l’impromptu n. 2 op. 90 in Mi bem. di F. Schubert, di scintillante bravura tecnica, ha concluso, tra prolungati applausi, questa splendida serata musicale novarese. 

18 marzo     Bruno Busca

Temirkanov e l’Orchestra Filarmonica di Pietroburgo per Progetto Itaca 

Grandissimo successo al Teatro alla Scala, lunedì 15 marzo, per il concerto organizzato in collaborazione con Serate Musicali a favore di Progetto Itaca- Associazione volontari per la salute mentale. In palcoscenico il meglio per ascoltare musica russa: il direttore Yuri Temirkanov, il pianista moscovita Nicolai Lugansky e la straordinaria formazione orchestrale Filarmonica di San Pietroburgo. Il programma, tutto russo, prevedeva il Concerto n.2 in do minore op.18 di S.Rachmaninov e la Sinfonia n.6 “Patetica” op. 74 di Caikovskij. L’eccellente qualità dei colori orchestrali, plasmati dalla essenziale e discreta direzione di Temirkanov, non ha uguali, specie nel repertorio russo. Impeccabile il tocco di Lugansky in perfetta sinergia con l’orchestra: chiarissimo e molto romantico il fraseggio. Bellissimo il preludio chopiniano offerto come bis. Mirabile l’equilibrio delle sezioni orchestrali nella struggente Patetica con un Adagio lamentoso finale superlativo. Teatro al completo per una serata memorabile.Per sostenere Progetto Itaca: Via Magolfa, 15 - 20143 Milano - tel. 02.83242158 - fax: 02.89404801 segreteria@clubitaca.org -  www.progettoitaca.org   

17 marzo    Cesare  Guzzardella

Nabucco al Teatro Coccia di Novara 

La stagione lirica 2009-10 del Teatro Coccia di Novara al suo terzo appuntamento (12 e 14  Marzo) aveva in programma uno dei classici più popolari del teatro per musica, il  verdiano Nabucco, il primo vero successo del Maestro di Busseto  (1842). L’esecuzione è stata affidata a Marcello Rota, alla guida dell’Orchestra Sinfonica C. Coccia, accompagnata dal Coro e Corpo di ballo della Fondazione Teatro Coccia, per la regia di M. Scaglione. L’interpretazione di Rota (nella foto)ci è parsa convincente nell’assicurare pieno equilibrio ad entrambe le componenti tematiche e musicali del testo verdiano: il dramma corale della persecuzione e dell’esilio del popolo ebraico, che ha nel celeberrimo “Va’ pensiero” il suo fulcro, e   le passioni individuali (l’amore tra Fenena e Ismaele, il conflitto tra Abigaille e Nabucco, l’amore paterno di Nabucco per Fenena). Rota ha ottenuto questo risultato grazie ad una gestione molto curata ed efficace sia delle ampie  masse sonore, legate al tema dello scontro dei popoli, sia dei momenti più lirici e intimi della partitura, come la morte  di Abigaille alla fine dell’opera, reso con sapiente attenzione al delicato impasto timbrico (corno inglese, arpa, violoncello e contrabbasso soli); o il momento cruciale della follia di Nabucco, alla fine della seconda parte, dove lo spessore emotivo del protagonista ( in preda alla follia e al terrore) è espresso con un suggestivo trattamento della strumentazione. La valida direzione di Rota è stata coadiuvata in modo abbastanza efficace dal cast dei cantanti. Com’è noto, la parte più difficile è quella di Abigaille, una delle più ardue composte da Verdi per la voce di soprano: Carmela Apollonio è stata nel complesso all’altezza del difficile ruolo, nella flessibilità e agilità della voce, nell’eseguire i frequenti crescendo al do sopracuto, funzionali a mettere in luce il carattere iracondo della principessa, nella discreta tenuta del registro grave. Non ha sfigurato nel ruolo di Fenena Lorena Scarlato Rizzo, dalla voce ben calibrata, forse bisognosa di maturare ancora in morbidezza. Ci è piaciuto il baritono Franco Giovine (subentrato a Montresor indisposto), buon interprete della tormentata figura di Nabucco, mentre non sempre ci ha convinto il basso Alfredo Zanazzo nel ruolo di Zaccaria, poco limpido sui registri più gravi. La regia di Scaglione ha dato spazio soprattutto alla dimensione del drammatico conflitto di potere, sostenuta anche dalla scenografia giocata su imponenti e massicce architetture. Il teatro, strapieno,  ha  tributato un lungo applauso agli interpreti e al regista, ottenendo il rituale bis del coro Va’ pensiero. 

15  marzo       Bruno Busca

La Filarmonica di San Pietroburgo diretta da Yuri Temirkanov a favore di Progetto Itaca  

Lunedì 15 marzo, alle ore 21.00 al Teatro alla Scala si terrà un Concerto Straordinario in favore di Progetto Itaca. Ospite della serata l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo e il  Direttore Yuri Temirkanov.  Solista  al pianoforte Nikolay Luganskij. In programma di  Sergej Rachmaninov il
Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra e di Pëtr Il'ic Cajkovskij la Sinfonia n. 6 in si minore op. 74 "Patetica”. Contributo proposto: Poltrona Platea: € 250,00  - Poltrona Platea II: € 200,00
Palchi I e II ordine € 150,00 - Palchi III e IV ordine € 100,00 I Galleria: € 70,00 - II Galleria: € 40,00 - Loggione: € 25,00. Club Itaca è un centro nato a Milano nel maggio 2005 per l’autonomia socio-lavorativa di persone che soffrono di disturbi psichiatrici. È una struttura diurna gestita con la formula del club dove le persone trascorrono la giornata organizzate in unità di lavoro: accoglienza, lavori d’ufficio, comunicazione, cultura e tempo libero, studio e formazione, gestione del club, tutte attività finalizzate a recuperare ritmo di vita e sicurezza, oltre a capacità sociali e abilità specifiche. Club Itaca è una palestra per una vita autonoma. L’obiettivo finale è, dopo questa esercitazione al lavoro, l’inserimento lavorativo in Aziende competitive esterne. Club Itaca applica per la prima volta in Italia il modello americano di Fountain House, sperimentato e apprezzato in tutto il mondo, con più di 300 centri attivi in cinque continenti. Per sostenere Progetto Itaca: Via Magolfa, 15 - 20143 Milano - tel. 02.83242158 - fax: 02.89404801 segreteria@clubitaca.org -  www.progettoitaca.org 

11  marzo     La  redazione

Stefano Bollani "Piano solo...per Haiti"

Domani, 10 marzo 2010 il noto jazzista Stefano Bollani terrà un concerto straordinario a Varese presso il Teatro Apollonio (ore 21.00) per sostenere la costruzione del reparto di neonatologia dell’Ospedale Saint Damien ad Haiti. L’intero ricavato sarà devoluto alla Fondazione Francesca Rava NPH Onlus. Il geniale pianista proporrà il “piano solo”, forse la più divertente delle sue molteplici proposte. web: www.nphitalia.org  www.teatrodivarese.it  www.stefanobollani.com  tel: 0332 284224/247897 (teatro) BIGLIETTI: POSTO UNICO: 25 EURO + prevendita UNDER 25: 20 EURO + prevendita.  

9 marzo   dalla redazione

Il virtuoso Freddy Kempf per le Serate Musicali 

E’ da alcuni anni che il pianista londinese Freddy Kempf viene invitato a Milano da Serate Musicali. Virtuoso talentuoso, Kempf ha impaginato un programma impegnativo con Schumann nella prima parte e Liszt nella seconda. Kempf è certamente un eccellente tecnico, spesso un grande interprete con una visione molto pianistica della musica. Eredita dal grande Horowitz il bisogno di dominare la tastiera cercando spesso una ricerca timbrica giocata sull’effetto e sui contrasti dinamici, sovente molto accentuati. Avvincente la prima parte del concerto con un Schumann genuino, delicato, vellutato e ricco di sfumature. I tempi rapidi ascoltati come quelli della Toccata Op. 7 o della Humoreske Op.20, interpretazione quest’ultima che spesso ricordava il Sommo interprete  citato, o quelli più tradizionali dell’Arabeske Op.18 o di Blumenstuck Op.19, hanno rivelato uno splendido pianista di 33 anni che va seguito nella sua evoluzione con attenzione.  La Seconda Rapsodia ungherese rivisitata da Horowtz e il celebre Mephisto Valzer, unitamente a La morte di Isotta dal wagneriano Tristano nella nota trascrizione di Liszt, quest’ultimo brano eseguito come bis, ci hanno mostrato un Kempf forse sopra le righe, con accentuazioni e forzature eccessive, ma con momenti di grandissima espressività e di grande trasparenza sonora. Ancora un bis con un delicato Notturno di Chopin per una serata splendida. Successo di pubblico. 

9  marzo      Cesare  Guzzardella

Alexander Lonquich al Viotti Festival di Vercelli 

Il Viotti Festival di Vercelli ha regalato agli appassionati un’altra bella serata di grande musica, ieri sera, sabato 6 marzo, al Teatro Civico: protagonista assoluto, uno dei personaggi più carismatici del panorama musicale internazionale, il pianista tedesco (ma ormai italiano di adozione) Alexander Lonquich, nella doppia veste, a lui abituale, di solista e direttore, accompagnato dalla Camerata ducale, per l’occasione robustamente rinforzata con l’apporto di strumentisti dell’Orchestra della Rai. Assai attraente l’impaginato, consacrato ai due ‘classici’ di cui ricorre quest’anno il bicentenario della nascita, F. Chopin, con il Concerto in mi minore op.11, e R. Schumann, con la gloriosa Renana, cioè la  Sinfonia in mi bem. minore op. 97. Premesso che è sempre difficile dirigere e suonare insieme, diremmo che qui l’operazione sia riuscita in modo convincente, sia perché, come sempre in Chopin, il pianoforte è il solo e vero protagonista e l’orchestra si limita ad esporre i temi e ad accompagnare i voli del solista, sia perché la Camerata ducale è un’orchestra ormai collaudata, ben organizzata in tutti i reparti, guidata da un’eccellente ‘spalla’ come G. Rimonda. Magari è andato perduto qualche dettaglio strumentale, ma la nostra impressione è che, dopo una partenza in leggero affanno, orchestra e direttore abbiano trovato una buona intesa, con un valido risultato d’insieme. Non scopriamo certo oggi le qualità del pianismo di Lonquich, ma ancora una volta siamo rimasti incantati dalla sua magnifica fluidità, sostenuta da perfetta  luminosità e precisione di tocco, da vero erede del suo indimenticabile maestro Badura Skoda.. La virtù più grande di Lonquich, cioè la sua abilità nel raggiungere vertici di straordinaria intensità emotiva, tenendola sempre sotto controllo, grazie anche a sapientissime pause tra una frase e l’altra, ha raggiunto risultati memorabili nelle parti più distesamente melodiche del primo tempo (soprattutto la seconda sezione del primo gruppo tematico e la parte iniziale dello s viluppo) e nell’atmosfera mozartiana della romanza centrale. Chopiniano il bis, dai Preludi, che ha ancora messo in risalto la ormai piena maturità espressiva di questo grande solista. Di buon livello esecutivo ci è parsa anche l’interpretazione  della Renana, in particolare nei suoi momenti più festosi e ricchi di colori, come il giubilante  primo tempo col suo Vivace sincopato e l’eco wagneriana dei corni.  Diremmo però che qualche decisiva morbidezza timbrica ci è parsa un po’ trascurata, ad esempio quel meraviglioso impasto dei fiati con il sottofondo degli archi (per noi, tra le creazioni più suggestive della musica di tutti tempi), nella sezione centrale dello Scherzo. Strameritato comunque il travolgente applauso del numerosissimo pubblico presente, ribadito dopo il bis orchestrale, lo scherzo dalla Renana.   

7  marzo      Bruno Busca

Andrea Lucchesini ai Pomeriggi Musicali 

Un programma interamente mozartiano quello presentato ieri sera al Dal Verme per i concerti de I Pomeriggi musicali. L'Orchestra era per l'occasione diretta da Nicola Paszkowski e al pianoforte si trovava uno dei migliori pianisti italiani: Andrea Lucchesini. Bravissimo Paszkowski nell'orientare l'Orchestra dei Pomeriggi nel primo brano di Mozart, la Sinfonia K 319, opera giovane dal carattere leggero e spensierato reso ottimamente dal direttore attraverso un equilibrio timbrico dal sapore settecentesco ben evidenziato dalla quasi cameristica orchestra. In contrasto con la Sinfonia introduttiva sono stati interpretati due capolavori tra i più noti del salisburghese: il Concerto per pianoforte e orchestra K488 e, dopo l'intervallo, quello più giovanile K271. Andrea Lucchesini, toscano del 1965, non ha bisogno di presentazioni ma ricordiamo almeno la vittoria del "Concorso Internazionale Dino Ciani" avvenuto alla Scala nel 1983, vittoria che lo ha avviato ad una  brillante carriera d'interprete. Eccellente l'esecuzione dei due concerti. Il pianista ha rivelato un nitore espressivo caratterizzato da una rara morbidezza timbrica. I tenui ma espressivi contrasti dinamici hanno sottolineato ogni frase musicale.  Valide le  sinergie con l'ottima direzione di  Paszkowski, anche se una timbrica orchestrale più delicata e meno incisiva avrebbe ancor più favorito le trasparenti sonorità pianistiche, emerse ancor di più nelle bellissime cadenze. Grande successo di pubblico e un bis di Lucchesini con uno splendido Improvviso di Schubert. Da ricordare. Sabato pomeriggio alle 17.00 la replica. 

5  marzo      Cesare  Guzzardella  

Yevgeny Sudbin per le Serate Musicali 

Ha trent'anni il pianista russo Yevgeny Sudbin e una carriera d'interprete di tutto rispetto.  Lo abbiamo ascoltato ieri sera in Conservatorio  in un programma per metà chopiniano e per metà dedicato a Stevenson, Liszt e Ravel. Del polacco in programma la Fantasia Op.49 - inaspettatamente eseguita come bis e sostituita  da due note  Sonate scarlattiane  - due Ballate la n. 3 e la n.4 e due Mazurche. Nella seconda parte ancora un omaggio a Chopin con un brano del contemporaneo inglese Ronald Stevenson, Fuga su un frammento di Chopin, quindi lo studio trascendentale di Liszt "Armonie della sera" e, di Ravel, la notissima Gaspard de la Nuit. Notevoli le qualità interpretative di Sudbin con un Chopin "polacco" con momenti di alto lirismo, anche se rimangono incertezze nelle scelte dinamiche a volte eccessivamente voluminose. Interessante la Fuga di Stevenson. Non entusiasmante il difficile ma geniale Liszt di "Armonie della sera" mentre il capolavoro raveliano Gaspard de la Nuit, tre poemi ispirati ad altrettante poesie di Aloysius Bertrand,  rappresenta il meglio della serata: bellissime le sonorità sia in Ondine che in Le gibet e Scarbo. Sudbin ha mostrato di calibrare in modo preciso i piani sonori con timbriche raffinate e gamme di colori differenziate dimostrando quindi di possedere, come spesso capita alle nuove generazioni di pianisti, attitudini per il Novecento. Successo di pubblico.  

2  marzo     Cesare Guzzardella

FEBBRAIO

Il pipistrello” al  Teatro Coccia di Novara 

La stagione dell’operetta del Teatro Coccia di Novara proponeva in cartellone oggi, domenica 28 febbraio, uno dei titoli più noti del genere, “Il pipistrello” di J. Strauss jr., rappresentata per la prima volta a Vienna  nel 1874 e da allora rimasta nel repertorio come uno dei titoli più apprezzati dagli amanti di questa forma di teatro musicale, che si distingue dalla più ‘nobile’ opera per la presenza di parti recitate, in alternanza a quelle cantate, e per il ruolo di primo piano della coreografia, oltre, naturalmente, per una musica più ‘leggera’ e facilmente godibile e per trame da vaudeville, ricche di equivoci, travestimenti, colpi di scena. La vicenda racconta della vendetta freddamente progettata e realizzata dal notaio Falke ai danni di Gabriel von Eisenstein, che in occasione di una festa di carnevale di anni prima gli aveva giocato un crudele scherzo, costringendolo a girare per la città mascherato da pipistrello. La vendetta  consiste nello spingere Gabriel (atteso da una condanna a otto giorni di carcere per avere insultato un pubblico ufficiale)  e sua moglie Rosalinde al reciproco tradimento, attraverso un intrigo, in occasione di una festa organizzata dal libertino e annoiato conte Orlovskij. Ma alla fine, come da tradizione, tutto si chiarisce e termina con l’happy end del reciproco perdono fra i due coniugi. Lo spettacolo era affidato ad una compagnia da vent’anni specializzata nel genere, la torinese Alfa Folies (Teatro Alfa) per la regia di Augusto Grilli, che interpreta anche il ruolo di Frank,.il direttore delle carceri. Il nostro giudizio è negativamente influenzato da una circostanza che ci ha sorpreso: la musica dell’operetta non era eseguita dal vivo, da un’orchestra, ma registrata e diffusa da potenti casse, ad un volume che, all’inizio ha coperto quasi totalmente la voce dei cantanti, in particolare l’’aria’ di Adele, cameriera di Rosalinde (per fortuna, all’inconveniente si è poi posto rimedio). Era la prima volta che assistevamo alla rappresentazione di un’operetta e ignoriamo se questa sia oggi una normale consuetudine esecutiva, ma confessiamo che non ci piace per niente: la fresca e scintillante musica straussiana merita di essere ascoltata nell’esecuzione di un’orchestra, capace di restituirne, nei timbri e nel ritmo, lo spirito bell’epoque che la pervade. Per il resto, ci pare che i cantanti-attori abbiano assolto dignitosamente il loro compito, in particolare i due protagonisti, il tenore  Riccardo Berruto (Eisenstein) e la soprano Daniela Catalano (Rosalinde), abili nel tenere la loro interpretazione sempre sul filo di una sorridente ironia, consona all’ispirazione in fondo parodistica dell’operetta. Da segnalare la performance di  Massimo Castagno, contraltista in falsetto nella parte di Orlovskij, prevista nella partitura originale per un contralto. Discreto il successo riscosso presso un pubblico numeroso. 

28  febbraio    Bruno Busca    

Patricia Kopatchinskaia per i Pomeriggi Musicali 

Era stracolma la grande sala del Dal Verme per la replica pomeridiana di sabato. Numerosi sono gli abbonati ai Pomeriggi Musicali ma ancora di più gli amanti della musica venuti  per ascoltare la giovane violinista  Patricia Kopatchinskaia, nata nel 1977 in Moldavia e vincitrice di importanti concorsi internazionali come quello del 2000 messicano, dedicato al grande Szyeryng. Il programma prevedeva una prima parte con il celebre Concerto per violino e orchestra Op.61 di L.v.Beethoven e quindi la Sinfonia n.2 Op.61 di Robert Schumann. Particolare l'interpretazione fornita dalla formazione de I Pomeriggi Musicali e dal suo direttore Antonello Manacorda e perlomeno stravagante l'interpretazione della Kopatchinskaia che ha dimostrato una tecnica virtuosistica di altissimo livello con cavate morbide  alternate a fraseggi accentuati e decisi, definiti da perfette intonazioni anche nei suoni più alti. In sinergia con la direzione di Manacorda, che accentuava le sezioni dei fiati restituendoci un Beethoven moderno e per nulla filologico, la  Kopatchinskaia ha fatto la sua parte con le cadenze, specie quella dell'Allegro ma non troppo iniziale, nella quale improvvisava in dialogo con il primo violino e sostenuta ritmicamente dai timpani, spezzando così l'unità compositiva.  Ma, dimenticando la cultura storicizzata e ...quindi  Beethoven, possiamo considerare  l'interpretazione ascoltata come un omaggio alla musica contemporanea. La creatività interpretativa della Kopatchinskaia  è apprezzata da compositori viventi quali Doderer, Zykan, Resch ed il pianista-compositore turco Fazil Say,  con il quale suona spesso in duo. Questi hanno dedicato a lei prime esecuzioni di concerti violinistici. Grandissimo il successo di pubblico e bizzarro il brevissimo bis con una improvvisazione vocale-violinistica.  Buono il successivo Schumann.    

28  febbraio    Cesare Guzzardella

I gemelli De Stefano per le Serate Musicali 

“Gemelli al pianoforte”, questo il titolo del concerto organizzato da Serate Musicali ieri sera in Conservatorio in collaborazione anche con Allianz. Francesco e Vincenzo De Stefano sono due gemelli pianisti di Reggio Calabria nati nel 1986 che suonano insieme da quando avevano nove anni. Formazione assai rara, sono sostenuti da qualità evidenti che abbiamo potuto riscontrare nel variegato impaginato presentato in Sala Verdi. In programma   brani per due pianoforti e a quattro mani di Liszt, Smetana, Corea, Saint-Saëns, Chopin e Stravinskij. Una sintonia perfetta tra le parti si è ascoltata nella rarità lizstiana del Concerto Patetico Op.20, lavoro per due pianoforti che per molti aspetti ricorda la più celebre Sonata in si minore. Con un adattamento non troppo felice per pianoforte a quattro mani della nota La Moldava di Smetana, capolavoro di colore orchestrale,  è proseguito il concerto. Con due brani dal sapore jazzistico di Chick Corea da Imagining Contest n.3, valente composizione del 2008, i due fratelli hanno evidenziato la loro ottima intesa ritmica. Bellissima la successiva Danza Macabra Op.40 di Camille Saint-Saëns e particolarmente riuscito il raro Chopin del Rondò in do magg. Op.73, dove i De Stefano hanno mostrato tocco raffinato e altamente melodico. Ma è con la trascrizione per pianoforte a quattro mani de La sagra della primavera di Igor Stravinskij che i due giovani hanno raggiunto una vetta interpretativa. L'intesa ritmica e percussiva del notissimo brano, caposaldo del Novecento, ha raggiunto livelli di raro ascolto. Bravissimmi infatti i De Stefano a ricreare quelle stupefacenti sonorità orchestrali del genio straninskijano in un unico strumento, calibrando le poliritmiche sonorità, ricche di contrasti dinamici, per gli oltre 35 minuti della composizione. Un concerto che, soprattutto grazie all'ultimo brano, risulta irripetibile. Da ricordare.   

26 febbraio      Cesare Guzzardella

Alexander Lonquich prossimamente a Vercelli per il Viotti Festival 

Sabato 6 marzo 2010 (ore 21.00), presso il Teatro Civico di Vercelli, è in programma il nono appuntamento del XII Viotti Festival, stagione concertistica 2009-2010, organizzata dal Comune di Vercelli “Istituzione Vercelli e i suoi eventi” in collaborazione con l’Orchestra Camerata Ducale e con il sostegno di Regione Piemonte Assessorati alla Cultura e al Turismo, Provincia di Vercelli, Compagnia di San Paolo e Fondazioni CRT e CRV. Il nono concerto del XII Viotti Festival vuole essere un omaggio all’arte di Frédéric Chopin e di Robert Schumann in occasione del bicentenario della loro nascita (1810-2010). Il compito di celebrare degnamente la memoria di questi due giganti del romanticismo musicale europeo sarà affidato al pianista tedesco Alexander Lonquich, considerato unanimemente fra i più maturi e completi talenti artistici della propria generazione. Lonquich si esibirà a Vercelli nell’ormai per lui consueta doppia veste di pianista e direttore d’orchestra e guiderà l’Orchestra Camerata Ducale in un programma di grande impegno esecutivo ma dall’indubbio fascino. La serata sarà infatti aperta dal poeticissimo Concerto in mi minore per pianoforte e orchestra op. 11 di Frédéric Chopin, e seguirà quindi una tra le pagine più mature e complesse uscite dalla penna di Robert Schumann: la Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore «Rheinische» (Renana) op. 97. Front Office ufficio Cultura Comune di Vercelli Tel. 0161-596369 // 0161-596277 Associazione Camerata Ducale Tel. 011-755791

25 febbraio   la redazione

Andrea Bacchetti alle Serate Musicali 

Torna spesso il pianista Andrea Bacchetti ai concerti delle Serate Musicali milanesi. Ieri in Conservatorio ha impaginato un programma particolarmente intelligente denominato "Tre secoli di musica italiana" che vedeva autori del primo Settecento quali Scarlatti, Marcello e Galuppi, dispiegarsi insieme ad autori a cavallo tra Sette e Ottocento quali Cherubini e Clementi per arrivare al pieno Ottocento con Rossini e al Novecento di Luciano Berio, musicista amatissimo da Bacchetti come dimostrato dalle ottime incisioni a lui dedicate. Bacchetti lo conosciamo bene quale splendido interprete di J.S.Bach avendolo ascoltato numerose volte sia in concerto che in fortunati dischi vincitori di importanti premi. La sua minuziosa e limpida tecnica -emersa nel caldo pianoforte Fazioli utilizzato- tende a chiarire i dettagli musicali più impervi e ben si addice a tutti gli autori barocchi legati a Bach o ai clavicembalisti-tastieristi italiani del Settecento. La sua attenta lettura è emersa nella rara Sonata in si bem. maggiore di Baldassare Galuppi come nella Sonata in re minore di Benedetto Marcello eseguita in prima esecuzione assoluta nell'edizione critica curata dal pianista stesso e da Mario Marcarini, curatore del libretto di sala. Ma anche con il raffinato Cherubini della Sonata n.4 in sol maggiore o con il più noto Clementi  della Sonata Op. 47 n.2, Bacchetti ha dimostrato avvincenti qualità interpretative.  Dopo due brevi ma intensi brani di Berio quali la Petite Air II dalla "Petite Suite pour piano" e Brin da "Six Ancores", Bacchetti è tornato al suo settore privilegiato con cinque riflessive Sonate di Domenico Scarlatti per terminare poi con due rarità di Rossini: Une Caresse à ma Femme e Tarantelle pur sang. Due i bis concessi: una sicura ed efficace Romanza senza parole di Mendelssohn e l'amatissimo Bach con una Suite Francese. Successo di pubblico in una Sala Verdi purtroppo non al completo.   

24  febbraio       Cesare Guzzardella    

Uno splendido Leif Ove Andsnes per la Società del Quartetto in Conservatorio 

Ha quarant'anni il pianista norvegese Leif Ove Andsnes, per il terzo anno ( 1999- 2008- 2010)  ospite della Società del Quartetto e ieri sera in Sala Verdi con un programma particolarmente intenso definito da alcuni brani di Schumann, di Chopin e di un contemporaneo quale György Kurtág. Nel concerto del 2008 Andsnes mi era piaciuto, ieri invece mi ha stupito per l'alto spessore interpretativo. Il norvegese ha come prima qualità il controllo perfetto delle dinamiche musicali attuato con un perfetto equilibrio gestuale e timbrico. Il suono, molto raffinato e discreto, definito da colori  luminosi e personali si è evidenziato sia nei brani più contrastati del primo Schumann, quello delle 3 Romanze Op.28 e di V.Rauschend und festlich  dalle Novelletten Op.21, che negli otto brevi e deliziosi brani scelti da Játékok  di Kurtág incastonati, in modo intelligente, tra lo  Schumann delle poetiche Kinderscenen Op.15. Sia nelle più complesse armonie dei brani iniziali che nelle semplici note di Kurtág - perfetto l'uso del pedale di risonanza- e nelle Scene infantili Andsnes ha stupito. Ma ha mostrato di essere un eccellente pianista anche nello Chopin della seconda parte della serata eseguendo sette brani del polacco: 2 Ballate (Op. 47-23), 4 Valzer, un Notturno (Op.62 n.1). Insieme a quello di  Rafal Blechacz  il migliore Chopin ascoltato ultimamente. Due i  bis concessi: la Toccata di J.S.Bach e ancora Chopin con un Preludio. Da non perdere quando tornerà a Milano. Grandissimo successo in una sala a due terzi.   

22  febbraio         Cesare  Guzzardella  

Olli Mustonen per le Serate Musicali 

Una serata particolarmente interessante quella di ieri sera in Conservatorio con il finlandese Olli Mustonen, conosciuto soprattutto come ottimo pianista, ma per l'occasione alla direzione dell'Orchestra di Padova e del Veneto come interprete sia di una sua recente composizione, La vecchia chiesa a Petäjävesi (2008), che di una del più noto compositore russo Rodion Shchedrin (1932) intitolata Musica per archi, oboi, corni, celesta dal balletto "La signora con il cagnolino". Mustonen era invece  al pianoforte dopo il breve intervallo per eseguire il notissimo Concerto n.4 per pianoforte e orchestra Op.58 di L. V. Beethoven. Ottima l'interpretazione. Il brano di Mustonen, ottimamente diretto e ben interpretato dalla formazione veneta, è in cinque parti e trova riferimenti compositivi in autori nordici come Smetana per un certo modo di melodiare o in certa musica alla Stravinskij per l'uso ritmico e percussivo nel generare le sonorità. Musica tonale, ottimamente costruita, dal carattere evocativo. Molto interessante il brano di  Shchedrin, musicista ispirato dalla lezione di Shostakovich soprattutto per il modo rarefatto di concepire certe timbriche  con gli archi, sezione strumentale determinante del cupo brano composto tra il 1984 e il 1986. Avvincente l'interpretazione e lunghi applausi sia per  Mustonen che per Rodion Shchedrin, presente in Sala Verdi. 

Cesare Guzzardella        16  febbraio 

Charles Rosen alla Palazzina Liberty milanese 

Non capita spesso di avere  il noto musicologo, docente e pianista statunitense Charles Rosen a Milano. Studioso di riferimento con libri quali Lo Stlile classico o La forma sonata, testi tradotti in numerose lingue, Rosen è un pianista eccellente che appartiene a quella ristretta categoria di pianisti-musicisti che penetrano la musica dei grandi grazie anche alle approfondite qualità intellettuali. Rilevante interprete dei classici Haydn, Mozart, Beethoven e Brahms, come è testimoniato dalla sua imponente discografia, compagno cameristico di artisti quali Isaac Stern o Gregor Piatigorsky,  l'ottantatreenne Rosen, ha sempre amato gli autori del Novecento da Schönberg a Carter. Nello straordinario concerto di domenica mattina, tenuto nella bellissima sala Liberty della palazzina di Largo Marinai d'Italia - la manifestazione era organizzata da Milano Classica in collaborazione con l'Accademia Internazionale della Musica e le Fondazione Scuole Civiche di Milano -, il pianista ha eseguito Beethoven, Chopin e Brahms. La sua forza di sintesi interpretativa si è rivelata dalle prime note della Sonata n.31 in mi bem.magg. Op.110 del Maestro di Bonn. Il grado di penetrazione espressiva e l'autenticità del Beethoven ascoltato sono la testimonianza dell'alto livello esecutivo. Un omaggio a Chopin,  con i Notturni Op.61 n.1 e 2, la Barcarola Op.60 e la Ballata n.4 Op. 52 hanno creato una situazione musicale diversa, con momenti di romantica bellezza specie nella Barcarola e nella Ballata eseguite con pacata interiorizzazione poetica. Splendida l'esecuzione dell'ultimo brano in programma: le Variazioni e fuga in si bem. magg. su un tema di Händel di Brahms. La complessità delle elaborazioni del bellissimo tema händeliano è stata sintetizzata dal tocco morbido e sicuro di Rosen che ha rivelato la sua maestria pianistica malgrado l'acustica molto riverberata della bellissima sala, per l'occasione colma di pubblico. Due i bis proposti: ancora Chopin con il Valzer Op.64 n.2 e un Intermezzo dall'Op.118 di Brahms. Memorabile.  

15  febbraio         Cesare  Guzzardella   

Ian Bostridge e John Axelrod all'Auditorium con la Verdi 

Particolarmente interessante l'impaginato presentato all'Auditorium ieri sera. L'Orchestra Sinfonica Verdi per l'occasione era diretta da una bacchetta newyorkese particolarmente energica, quella di John Axelrod, direttore spesso a Milano e sempre alla ricerca di programmi vari ed intelligenti: Berlioz, Britten e Lutoslawski i compositori scelti, e rarità interpretative quali le Paroles tissées del polacco e le Quatre chansons françaises dell'inglese. Per i brani novecenteschi abbiamo ascoltato la voce dell'inglese Ian Bostridge, tenore particolarmente richiesto nei massimi teatri europei ed interprete prediletto di molti compositori viventi. I quattro brani di Lutoslawski risalgono ai primi anni  '60 e sono su testi del francese Chabrun. La personale, inconfondibile e dettagliata tessitura strumentale del polacco(1913-1994) è perfettamente in sintonia con le melodie francesi interpretate da Bostridge  con voce chiara e dolcemente  pastosa.  I quattro brani di Britten (1913- 1976) su testi di Hugo e Verlaine sono invece un lavoro giovanile di un quattordicenne  che mostra un talento incredibile e una passione per la vocalità che lo accompagnerà per tutta la vita. Bravissimo ancora Bostridge. Protagonista della serata anche l'Orchestra Verdi, in ottima forma, e il direttore Axerold che dopo un'anticipazione del concerto con il noto Berlioz dell'ouverture "Il Carnevale Romano", ha ancor più convinto il numeroso pubblico presente in sala con una energica Sinfonia Fantastica, la composizione più nota del grande francese. Il virtuosismo orchestrale dei movimenti finali è stato evidenziato dalla trasparente direzione di Axerold. Bravissime le sezioni dei fiati con un calibrato e nitido oboe solista e degli ottoni fiammeggianti. Splendide le sonorità complessive. Al termine ovazione per il direttore e la Verdi. Ultima replica domenica, alle ore 16.00. 

13 febbraio          Cesare  Guzzardella 

Il pianista Mirco Ceci al Coccia di Novara 

Il terzo appuntamento della novarese Stagione concertistica da camera 2010 ha visto protagonista, ieri sera 10 febbraio al Teatro  Coccia, il giovane pianista barese Mirco Ceci: nato nel 1988, diplomatosi al conservatorio della sua città, attualmente iscritto al corso di specializzazione dell’Alta scuola di Imola, è stato lanciato nel 2007 alla ribalta della cronaca musicale nazionale dal prestigioso primo posto conseguito al concorso pianistico internazionale “Premio Venezia” alla Fenice. Ceci ha proposto un programma intelligente, che ha permesso all’ascoltatore di seguire l’evoluzione del linguaggio musicale per  pianoforte dalla Vienna di fine ‘700 al maturo Romanticismo tedesco. Il concerto si è aperto con una delle sonate pianistiche più enigmatiche di Beethoven, la n.22 op. 54  in Fa maggiore  (1804), in soli due tempi, seguita da quell’autentica chicca haydniana che è la Sonata in Mi bem. maggiore Hob XVI/52 (1794); dopo l’intervallo le Variations serieuses di Mendellsohn (1841) e la Sonata n. 2 in sol min. op.22 di Schumann (1838). L’esecuzione di Ceci ha messo in evidenza una notevole padronanza tecnica, con una digitalità sicura nei passaggi anche più impervi e un buon volume di suono, brillante e possente, unita ad una fine capacità  analitica. Già matura e personale a nostro avviso  è stata in particolare l’interpretazione dei primi due brani: della sonata beethoveniana, il giovane esecutore ha reso perfettamente sia l’andatura ironica ai confini della bizzarria, sia l’impegno elaborativo della prodigiosa “toccata” del secondo tempo, di cui il limpido fraseggio di Ceci sottolinea con trasparenza ‘classica’ le complesse modulazioni sull’intero giro delle quinte. Di ottima fattura anche l’interpretazione del brano di Haydn, in cui la nota più personale e stimolante ci è sembrata la sonorità smaltata, da fortepiano, adatta a campire con esatto rilievo i sofisticati sviluppi tonali e la struttura armonica talora già proiettata su orizzonti ottocenteschi, in particolare nell’Allegro moderato iniziale. Di impeccabile precisione, ma forse meno personale, l’esecuzione degli altri due brani. Bellissimo lo Chopin del triplice bis, interpretato al meglio nel fresco vigore di una Mazurca, nella cullante e trasognata atmosfera di un  Notturno, nella strenua tensione tecnica di uno Studio. Più che una semplice promessa, crediamo, questo Ceci, ultimo frutto della ricca scuola pianistica barese, salutato alla fine dai calorosi applausi di un pubblico, purtroppo, non molto numeroso. 

11  febbraio       Bruno Busca

 La perfezione di Murray Perahia per la Società del Quartetto 

Dopo l'avvincente omaggio a Chopin  donatoci  dal giovane pianista polacco Rafal Blechacz le scorse settimane,  è arrivato ieri sera in Conservatorio un veterano del pianismo mondiale quale il newyorkese Murray Perahia. Tutta la seconda parte del concerto è stata incentrata sulle composizioni del grande polacco del quale quest'anno ricorre il bicentenario dalla nascita. Un Ballata, tre Studi, tre Mazurche, un Notturno e uno Scherzo, costituivano il variegato impaginato chopiniano. Ma di rilevante interesse è stata anche la prima parte del concerto con un imponente Bach, quello della Partita n.6 in mi min. BWV 830, circa trenta minuti la durata, e un ultimo Beethoven con la Sonata n.30 in mi magg. Op.109. Il classicismo di Perahia, con la sua minuziosa ricerca di perfezione timbrica e i perfetti equilibri dinamici resi chiari e trasparenti dalle sue esperte mani si sono rivelati in tutti i brani. Benissimo Bach ed anche  Beethoven, autori cari a Perahia tanto da inserirli quasi sempre in tutti i concerti. L'interprete, nella sua perfetta  ed equilibrata resa di Chopin, ci ha soddisfatto ma non entusiasmato. Probabilmente è mancata in Perahia quell'affinità emotiva ed espressiva che solo un pianista polacco o perlomeno di quell'area geografica può darci. Ci è apparso più uno Chopin costruito negli anni da una intensa esperienza  esecutiva che da una spontanea e immediata caratterizzazione, quasi improvvisatoria, tipica dei grandi romantici.Al contrario di Bach che può trovare infinite differenti e grandi interpretazioni,  Chopin, con il suo inconfondibile stile  e i suoi poetici colori  è privilegio solo di pochi grandi.  Uno splendido concerto comunque, all'insegna della perfezione formale, che ha entusiasmato il numeroso pubblico intervenuto in Sala Verdi. Due i bis: ancora Chopin con un altro Notturno e un bellissimo Brahms. 

10  febbraio         Cesare  Guzzardella

Cavalleria rusticana e I Pagliacci al Coccia di Novara

La stagione lirica del Teatro Coccia di Novara ha proposto venerdì 5 e domenica 7 febbraio due delle opere più celebri della tradizione: Cavalleria rusticana e I Pagliacci, capolavori del verismo musicale di fine ‘800. Produzione della Fondazione Teatro Coccia, l’allestimento affidava l’esecuzione all’Orchestra e al coro C.Coccia, diretti rispettivamente da Elisabetta Maschio e Gianmario Cavallaro. Mattatore, nel doppio ruolo di Turiddu nella Cavalleria e di Canio/Pagliaccio nei Pagliacci il tenore Alberto Cupido: la sua voce di timbro caldo e scuro, con brillante tessitura acuta, e il fraseggio di chiara dizione, accompagnandosi a un’efficace resa drammatica dei ruoli, gli hanno permesso di realizzare una più che convincente interpretazione dei due personaggi, in particolare di Turiddu, di cui Cupido ha restituito al meglio il carattere patetico che Mascagni gli ha voluto conferire. Ottimo anche il baritono Silvio Zanon (Alfio e Tonio/Taddeo) che si è fatto apprezzare per l’eccellente presenza scenica e la voce potente di baritono drammatico, di notevole duttilità nella sua capacità di adattarsi anche a ruoli comici, come quello di Tonio/Taddeo nel capolavoro di Leoncavallo. Nei ruoli femminili segnaliamo in particolare la soprano Maria Billeri, Santuzza nella Cavalleria, parte in cui è "specializzata" e che interpreta con efficacia, grazie ad una vocalità di solido volume, ma capace anche di accenti di intensa dolcezza emotiva. La Nedda/Colombina dei Pagliacci, la giovane soprano palermitana Esther Andaloro, scenicamente all’altezza, ci è parsa vocalmente ancora da maturare, con un timbro un po’ debole specie nei sopracuti e con una dizione non sempre limpida. Bene le parti minori, che hanno svolto diligentemente il loro compito, su tutti Lorena Scarlata Rizzo, Lola nell’opera di Mascagni, mezzosoprano di promettenti qualità vocali. Sicura e precisa nel gesto la direzione della Maschio, che ha accompagnato i cantanti e il coro (ben diretto da Cavallaro), assicurando un eccellente connubio tra musica e parte cantata e valorizzando al massimo le potenzialità dell’orchestra Coccia.Nel pieno ossequio della tradizione la regia di Emiliana Paoli, salvo il taglio, piuttosto sorprendente in verità, dell’intera scena prima del II atto dei Pagliacci. Uno spettacolo di qualità, cui è arriso alla fine un meritato successo, sottolineato dalla lunga ovazione tributata dal folto pubblico di appassionati presenti in ogni ordine di posti.

8 febbraio    Bruno Busca

Ritorna  Don Giovanni al Teatro alla Scala 

Il Don Giovanni di Mozart è tornato alla Scala  nell’allestimento proposto nel 2006. Questa volta sul podio troviamo l’ottimo direttore Louis Langrée. La novità  era allora rappresentata sia dalla regia  che dalle scene molto semplici ed essenziali di Peter Mussbach: due grossi parallelepipedi si muovono sul palco determinando di volta in volta gli spazi scenici per cantanti e comparse. In perfetta consonanza i costumi di Andrea Schmidt-Futterer. Come avevamo ricordato allora, la regia, le scene e i costumi ambientati ai giorni nostri ci sono apparsi validi: l’allestimento essenziale  sottolinea maggiormente  la capacità recitativa dei cantanti e l’ottima regia di Mussbach pone il pubblico di fronte all’osservazione interpretativa dei singoli attori-cantanti, qui particolarmente rilevanti nei recitativi, e annulla gi effetti scenici di maniera, spesso distraenti o solo di contorno, che a volte hanno le scelte tradizionali di ambientazione storica. Situazioni inaspettate come  la moto-vespa con la quale entra ed esce di scena Donna Elvira sono metafora della rapidità di conquista di Don Giovanni.Valido il cast vocale ascoltato nella quarta rappresentazione con la voce corposa e intensa di Erwin Schrott (foto di M.Brescia-Archivio Scala) in Don Giovanni, quella particolarmente chiara ed espressiva di Emma Bell, Donna Elvira, e bravi anche Carmela Remigio in Donna Anna , Juan Francisco Gatell,  voce morbida e melodiosa, in Don Ottavio e Alex Esposito il divertente Leporello. Ottimo il coro di Bruno Casoni.  Il pubblico ha apprezzato tributando ai protagonisti calorosi applausi.  Prossime repliche il 10-12-14 febbraio. 

8-2- 2010       Cesare Guzzardella    

Ottavo appuntamento per il XII° Viotti Festival  di Vercelli

Sabato 13 febbraio 2010 (ore 21.00), presso il Teatro Civico di Vercelli, è in programma l’ottavo appuntamento del XII Viotti Festival, stagione concertistica 2009-2010, organizzata dal Comune di Vercelli “Istituzione Vercelli e i suoi eventi” in collaborazione con l’Orchestra Camerata Ducale e con il sostegno di Regione Piemonte Assessorati alla Cultura e al Turismo, Provincia di Vercelli, Compagnia di San Paolo e Fondazioni CRT e CRV. Come è ormai tradizione consolidata, anche quest’anno il Viotti Festival dedica una serata del suo cartellone alla «nuove frontiere» della musica classica invitando a collaborare con l’Orchestra Camerata Ducale geniali artisti il cui approccio alla musica classica appare del tutto anticonvenzionale. Dopo i grandi successi delle scorse stagioni con il violinista Gilles Apap e il duo Igudesman&Joo, quest’anno toccherà all’italianissimo – vercellese, per la precisione – gruppo La Banda Osiris il compito di divertire il pubblico del Viotti Festival con le proprie straordinarie trovate. La Banda Osiris, insieme all’Orchestra Camerata Ducale diretta da Antonio Tappero Merlo, interpreterà a Vercelli Diabolus in Musica, divertente e coinvolgente spettacolo musicale che propone uno strampalato viaggio musicale che da Bach e Vivaldi giunge sino ai successi della musica da film americana, non dimenticando però l’opera omnia di Mozart, i balletti di Čajkovskij e i più celebri valzer austriaci e francesi. Sorpresa, parodia, contaminazione; sono queste le parole d’ordine di questo lavoro in cui seri musicisti, trascinati dall’estro dissacratore della Banda Osiris scoprono di poter divertire e divertirsi dando sfogo alle loro più insane fantasie sulla musica. Gli arrangiamenti orchestrali preparati appositamente per lo spettacolo sono opera del maestro Fabio Gurian. Biglietti da 18 a 7 euro.

5 febbraio     la redazione

Elisso Virsaladze per le Serate Musicali in Schumann 

La pianista georgiana Elisso Virsaladze, erede della migliore scuola russa essendo stata anche allieva di Heinrich Neuhaus, ha mostrato nella splendida serata di ieri sera in Conservatorio, le sue affinità con Robert Schumann, affinità interpretative elogiate in passato anche dal grande Sviatoslav Richter. Ha infatti impaginato un programma dedicato al grande compositore tedesco nel bicentenario dalla sua nascita che prevedeva tre “monumenti” della letteratura pianistica: le Kinderzenen Op.15,  la Kreisleriana Op.16 e la Fantasia in do magg. Op.17. La bellezza di colori espressa dalla Virsaladze rivela la lunga e tenace esperienza della pianista nell’accostarsi a Schumann. La sicurezza di tocco e la chiarezza espressiva hanno evidenziato al meglio la sua capacità di riflessione sul grande romantico e l’interpretazione fluida e leggera delle Kinderzenen ha trovato poi maggiori contrasti  nelle più complesse opere 16 e 17. Splendidi i fraseggi e i rapporti tra i molteplici  piani sonori che il genio armonico di Schumann ha saputo creare.  Un concerto da non dimenticare conclusosi con due eccellenti bis ancora schumanniani: il primo "L'uccello profeta"  dalle Waldszenen e il secondo il lied "Widmung" nella sublime rivisitazione di F.Liszt. Grandissimo successo. 

2 febbraio     Cesare Guzzardella 

GENNAIO

Martha Argerich alle Serate Musicali 

E’ particolarmente intensa l’attività concertistica milanese con concerti di qualità che si succedono tutte le sere, spesso in contemporanea. Ieri sera in Conservatorio il concerto era da non perdere per la presenza di Martha Argerich e la presenza di un pubblico che gremiva Sala Verdi al punto dal dover sistemare alcune centinaia di poltrone dietro il pianoforte e nel coro è la dimostrazione dell’interesse per l’evento. Martha era  in compagnia del pianista russo Alexander Mogilevsky (1977)  per un programma ricco di autori e di alcune rare trascrizioni per due pianoforti. Dopo il notissimo Rondò in la mag. Op. 107 D.951 a quattro mani di F. Schubert interpretato con leggerezza e grande sensibilità, i due pianisti sono passati a S. Prokof’ev con una bellissima trascrizione di Mikhail Pletnev – pianista, direttore e compositore- della Suite dal balletto Op. 87Cenerentola”. Nove movimenti molto contrastati che riproducono con eleganza i colori orchestrali del lavoro. Superba l’interpretazione donataci. Dopo l’intervallo un'altra trascrizione, questa volta di una suite da balletto notissima, Lo Schiaccianoci Op.71 di Ciaikovski. Mirabile l’intesa tra i due pianisti e mirabile la trascrizione di Nicolas Economu, valente pianista cipriota scomparso nel 1993 a soli 40 anni. L’impaginato prevedeva come ultimo brano la non facile Suite n.2 per due pianoforti Op.17 di S. Rachmaninov, quattro movimenti che si concludono con una vorticosa Tarantella  tutta italiana nella melodia e tutta del grande russo nell’armonizzazione. Grandissimo successo e due bis tra i quali un brano di George Gershwin da Porgy and Bess. Da ricordare. Prossimo appuntamento per le Serate Musicali lunedì 1 febbraio con Elisso Virsaladze in Schumann. 

31  gennaio        Cesare  Guzzardella

 

Il controtenore Angelo Galeano a Novara 

Sabato 30 gennaio le novaresi Stagioni del  Barocco  hanno offerto, agli amanti delle raffinate e inconsuete sonorità vocali e strumentali della musica antica, la possibilità di ascoltare l’interpretazione di un contraltista (o controtenore: cantante maschio adulto che canta nel registro del contralto), un ruolo vocale tornato in auge nel teatro musicale della seconda metà del ‘900, con cantanti come Deller o Oberlin: la parte in questione era affidata ad uno dei migliori contraltisti del momento in Italia, il giovane Angelo Galeano, accompagnato da uno degli ensemble italiani più competenti e raffinati nell’esecuzione di musica barocca, l’Accademia dei Solinghi, trio diretto al clavicembalo da Rita Peiretti, con Flavio Cappello al flauto traverso barocco e Margherita Monnet al violoncello. Il programma proponeva brani vocali da opere di Haendel  ( dall’Aci e Galatea, dal Rinaldo, dal Messia) e di Hasse  (dall’Artaserse), alternati a brani strumentali: la Sonata in mi bem. maggiore per flauto e cembalo BWV 1031 di Johann Sebastian Bach e la Sonata in sol maggiore per flauto e cembalo di Carl Ph. Emmanuel Bach. Nell’interpretazione di Galeano è stato espresso al meglio uno dei caratteri inconfondibili della vocalità barocca, quel colore morbido, teneramente patetico che traspare dalle pieghe più sottili della scrittura musicale, cui il solista ha dato il giusto timbro, con modulazioni molto gradevoli nei passaggi dalla voce di petto alle note più basse. Per questo Galeano ci è piaciuto moltissimo nella stupenda aria haendeliana  Cara sposa, dal Rinaldo, mentre non ci ha sempre convinto nella note  acute, un po’ povere di risonanza nel falsetto.Ottima la prova dei Solinghi, esatti nell’esecuzione tecnica e ed efficaci nei timbri, con l’eccellente flauto di Cappello, bravissimo interprete di quella perla bachiana che è la Siciliana della sonata 1031, resa con il giusto equilibrio di razionale limpidezza e tenero abbandono sentimentale.Un bel bis da Stradella ha concluso la serata, salutata dal lungo applauso del numeroso pubblico presente nella sala auditorium del Civico Istituto Musicale Brera. 

31  gennaio        Bruno Busca

Gidon Kremer per le Serate Musicali  

Concerti importanti quelli organizzati da Serate Musicali in questo fine settimana. Ieri sera un eccellente concerto di Gidon Kremer con la sua Kremerata Baltica ha intrattenuto in Conservatorio il numeroso pubblico milanese presente in Sala Verdi, mentre questa sera è attesa la carismatica Martha Argerich. Entrambi gli artisti hanno creato una vera scuola di grande intrattenimento musicale portando alla ribalta giovani interpreti. Nel concerto di ieri la ventiduenne pianista di Tbilisi Kathia Buniatishvili ( foto) ha rivelato le sue squisite doti d'interprete nel Concerto per pianoforte e orchestra Op.21 di J.Haydn dimostrando ricchezza timbrica, precisione e leggerezza di tocco. È stata anche protagonista insieme a Kremer e l'orchestra nel brano di Giya Kancheli (1935), compositore georgiano, denominato Valse, Boston(2000).  L'intenso e sospeso lavoro di circa 25 minuti è giocato su contrasti sonori e di silenzio nei quali il pianoforte, mediante sonorità aspre e melodiche, svolge un ruolo principale. Nella prima parte della serata abbiamo invece ascoltato un avvincente brano di una giovane compositrice bulgara, Dobrinka Tabakova (1980) , denominato Sun Triptych (2007). Composto per Kremer e la sua Kremerata, il lavoro per violino, violoncello e orchestra prevalentemente d'archi, è particolarmente ispirato e  rievoca immagini  che i sottotitoli dei movimenti - alba, giorno e tramonto-fanno intuire. L'influenza, di Messiaen, di Pärt e di certo minimalismo è facilmente riscontrabile. Bravissima la violoncellista solista Giedre Dirvanauskaite. A seguire il più noto dei concerti violinistici di Mozart, quello in la maggiore Kv 219. Ottima l'interpretazione di Kremer e dell'eccellente compagine orchestrale. Serata da ricordare 

30  gennaio          Cesare  Guzzardella     

Rafal Blechacz per la Società del Quartetto 

Ieri sera è stato per la prima volta ospite della Società del Quartetto il pianista polacco Rafal Blechacz. Il concerto ascoltato nella Sala Verdi del Conservatorio milanese è certamente uno tra i migliori di questi ultimi mesi in quanto il giovane interprete, vincitore nel 2005 del prestigioso Concorso Internazionle Chopin di Varsavia ha mostrato qualità interpretative di altissimo livello. Fedele  alla scuola classica  che prevede equilibrio, rigore formale e penetrazione musicale in sintonia con i dettami dei compositori, Blechacz ha proposto pagine di J.S.Bach con la Partita n.1 BWV 825, di W.A. Mozart con la Sonata K570 e C.Debussy con Pour le piano. Dopo l'intervallo tutto Chopin con lo Scherzo n.1 Op.20, tre Mazurche Op.50 e la Polonaise-Fantasie Op.61. Il morbido e pesato tocco di Blechacz ha delineato con un equilibrio formale perfetto sia Bach che Mozart sottolineando ogni dettaglio tecnico ed espressivo. Bellissimi i colori di Debussy nei tre movimenti del brano proposto. Avvincente il suo eccellente Chopin, soprattutto nelle tre brevi mazurche. La precisione nel rilevare i differenti piani sonori e l'uso garbato del pedale, unitamente al tocco sempre moderato e preciso hanno determinano una esecuzione meditata e profonda. Forse, osando di più, potrebbe migliorare la personalizzazione degli autori trattati. Due i bis: ancora Chopin con la Mazurca Op.17 n.4 e un movimento da una sonata di Beethoven. Un concerto splendido. Grandissimo successo di pubblico. 

27  gennaio       Cesare  Guzzardella 

Hyun-Jung Lim in Conservatorio per le Serate Musicali 

Era al debutto italiano la pianista coreana Hyun-Jung Lim, ascoltata ieri sera in Conservatorio. Giovane ma affermata, ha impaginato un programma di grande virtuosismo con gli Etudes-Tableaux Op.33 e Op.39 di Sergei Rachmaninov e gli Studi Op.10 e Op.25 di Frederich Chopin. Diplomatasi quindicenne al Conservatorio Nazionale di Rouen, la Lim possiede qualità virtuosistiche di altissimo livello che le consentono tempi molto rapidi anche nei brani più difficili e negli Studi dei compositori interpretati le difficoltà certo non mancavano. In effetti la prima cosa che si riscontra ascoltandola è la facilità  con la quale supera ogni situazione tecnica. Gli Etudes-Tableaux ascoltati nella prima parte della serata sono poco frequentati e ci mostrano un Rachmaninov sovente orientato al puro effetto timbrico più che alla ricerca di un elevato valore estetico; certamente ha composto lavori ben più importanti. Gli Studi di Chopin invece sono conosciuti da ogni appassionato di musica pianistica e abbiamo tutti in mente le esecuzioni dei massimi interpreti. Hyun-Jung Lim rivela certamente originalità espressiva ma mostra uno Chopin differente da quello che la storia interpretativa ci ha consegnato e per la quale pianisti come Pollini o i giovani De Maria o  Blechacz sono degni continuatori. La coreana esce in modo eccessivo dall’idea romantica al quale abbiamo il dovere di rimanere legati, fornendoci, attraverso un gioco di accenti e di sintesi formale costruita con la sua prodigiosa tecnica, uno Chopin a volte irriconoscibile. Permangono comunque abilità esecutive non discutibili che, se impiegate in autori più vicini ai nostri tempi, potrebbero rendere moltissimo. Grande successo di pubblico. 

26   gennaio               Cesare  Guzzardella

Daniil Trifonov all'Auditorium  con la Sinfonica Verdi 

Non ha ancora diciannove anni il pianista russo Daniil Trifonov, vincitore nel 2008 del Concorso Internazionale Scriabin di Mosca e di quello della Repubblica di San Marino. Ieri, nella replica domenicale, lo abbiamo ascoltato accompagnato dalla Sinfonica Verdi ottimamente diretta dallo statunitense Gavriel Heine in un programma tutto russo che prevedeva oltre al Concerto n.3 in Do magg. Op.26  di Prokof'ev, interpretato dal pianista, anche I tre miracoli di Rimsky-Korsakov da "La fiaba dello Zar Saltan" e dopo l'intervallo, la Suite dal balletto Petruska di Igor Stravinskij. Ottima la virtuosistica ma dettagliata interpretazione di Trifonov il quale è riuscito a penetrare ogni angolo musicale del complesso e sfaccettato concerto, lavoro composto dal Maestro russo nel 1921 e di non facile interpretazione. Le indubbie qualità interpretative di Trifonov, emerse sia nei momenti più concitati e ritmico-percussivi che in quelli più melodici del movimento centrale,  si sono evidenziate anche nei due bis concessi: uno Studio di Scriabin e uno di Chopin. Grandissimo successo. Valida la direzione orchestrale di Heine anche negli altri brani proposti. Prossimo appuntamento con la Sinfonica Verdi il 28-29-31 gennaio con il cornista Radovan Vlatkovic e il direttore Wayne Marshall. 

25  gennaio      Cesare  Guzzardella  

Concerti in Re maggiore per il Viotti Festival di Vercelli 

Tutto all’insegna della tonalità più brillante e potente, il re maggiore, il concerto del  Viotti Festival di Vercelli, tenutosi al Teatro Civico della bella cittadina piemontese ieri sera, sabato 23 gennaio. In programma il Rondò dalla  Serenata in re magg. Haffner KV 250 (1776) di Mozart, il Concerto n.4 in re magg. per violino e orchestra W1-4 di G. B. Viotti (1782) e, clou della serata, il beethoveniano Concerto in re magg. per violino e orchestra op.61 (1806). Ad eseguire il tutto l’Orchestra  stabile del Civico,cioè la Camerata Ducale, con Guido Rimonda vero mattatore della serata, nel doppio ruolo di direttore e di solista, praticamente in tutti e tre i brani in programma, poiché il Rondò della serenata mozartiana è una pagina concertante, nella quale il violino principale ha un ruolo di assoluto rilievo solistico. L’impaginato proponeva momenti di particolare impegno interpretativo per il solista, soprattutto dal punto di vista tecnico, più evidenti nei primi due brani, ma certo presenti anche nell’apparente sobrietà del capolavoro del maestro di Bonn. Rimonda ha offerto un’esecuzione brillante e di notevole nitore espressivo, a suo agio sia nel  finale del rondò mozartiano, dalle ardue  tessiture, impennate su registri di altezza vertiginosa, sia sui numerosi passaggi di arduo virtuosismo del concerto di Viotti, fittamente tramato di trilli, di sopracuti e di difficoltà “acrobatiche” per la mano sinistra. Decisamente efficace anche l’esecuzione del concerto beethoveniano, di cui abbiamo apprezzato la resa della melodia, l’affabile comunicatività, la tersa luminosità espressiva, qualità che ci fanno perdonare volentieri a Rimonda una “stecca” nella cadenza del primo tempo. Alle nostre orecchie di musicofili la Camerata ducale si conferma di concerto in concerto come un’eccellente compagine musicale, in grado di reggere benissimo il confronto con formazioni che magari godono di maggiore notorietà mediatica: equilibrata negli archi e nei fiati, è capace di passare, al medesimo livello di efficacia interpretativa e di limpidezza di impasto timbrico, dalla galanteria settecentesca di Mozart e Viotti all’intensa espressività romantica di Beethoven. Il Concerto, concluso da un insolito bis, un brano per violino e orchestra di John Williams, è stato salutato dagli scroscianti applausi del pubblico, folto come sempre. 

24  gennaio    Bruno  Busca

Il Rigoletto alla Scala diretto da  James Conlon 

È dal 1853, per 41 volte e per ben 312 rappresentazioni calcolate a ieri sera, che il Rigoletto torna alla Scala. Dal 1994 per  la regia di Gilbert Deflo, le scene di Ezio Frigerio e i costumi di Franca Squarciapino, tradizionali ma di collaudata riuscita. Nella messinscena di questi giorni, con ultima repliche prevista per il 5 febbraio, il fatto nuovo è costituito dalla valida direzione musicale di James Conlon, direttore statunitense di vasto repertorio. Nella quarta rappresentazione vista ieri sera  Conlon ha mostrato equilibrio direttoriale, perfetta intesa con il cast vocale ed il coro ed è riuscito a penetrare il capolavoro di Verdi con musicalità molto italiana, esprimendo in modo avvincente tutta la drammaticità degli eventi e la complessità psicologica dei personaggi. Ottimo il cast vocale con Alberto Gazale - si alterna con Leo Nucci nel ruolo di Rigoletto- in stato di grazia con timbro profondo e ricco di morbide sfumature; bravissima Elena Mosuc ( foto M.Brescia-Archivio Scala), una Gilda dal timbro leggero, perfettamente intonato e ricco di espressività; valida l'interpretazione  di Gianluca Terranova, Duca di Mantova con voce non potente ma liricamente avvincente: splendida la sua voce nella Donna è mobile e nel successivo Quartetto. Il collaudato Marco Spotti è uno Sparafucile con voce profonda e intensamente pura. Bravi gli altri.  Mirabile, come sempre, il Coro di Bruno Casoni.  Successo di pubblico. Repliche il 24-27-29-31 gennaio e il 3 e 5 febbraio. 

23  gennaio  2010      Cesare  Guzzardella     

Il  progetto di musica contemporanea: KOINE’ 2010 al Dal Verme 

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO.  Una delle vocazioni principali dei Pomeriggi Musicali, fin dalla fondazione nel lontano 1946, è la promozione e la diffusione della musica contemporanea. E’ da questa istanza culturale così profonda e sentita, che nasce il progetto KOINE’ L’idea principale è che la “musica d’arte” abbia, nelle sue molteplici espressioni, un denominatore comune: il pensiero poetico che si fa linguaggio, e linguaggio sempre rinnovato attraverso le generazioni: da Elliot Carter, Pierre Boulez, Franco Donatoni, John Adams e Frank Zappa (i “classici” della seconda metà del XX secolo presenti in questa edizione 2010) ai “giovani” Marco Momi, Christophe Bertrand e Dai Fujikura tra gli altri, passando per la “generazione di mezzo” rappresentata, in questa occasione, da Stefano Gervasoni, Robert Platz, Alessandro Solbiati, Luca Francesconi e Fausto Romitelli. Questa estrema ricchezza e varietà di stili testimonia di una vivacità di pensiero stupefacente che deve essere sostenuta, fatta conoscere e apprezzare, con lo scopo e l’augurio che la contemporaneità possa gradualmente rientrare nelle normali programmazioni a giusto titolo, ovvero come musica “tout-court”. Certamente, la “qualità” è un fattore, come sempre, determinante e in questa direzione i Pomeriggi Musicali hanno profuso uno sforzo ragguardevole. Direttori e solisti di primo piano, l’IRCAM (ovvero il meglio della tecnologia d’oggi) e una selezione d’opere che reputiamo di alto livello. Salutiamo con soddisfazione la rinnovata collaborazione con Radio3 che registrerà il concerto di apertura del 29 gennaio (omaggio a Boulez) e quello del 2 aprile (omaggio a Donatoni). La radio resta sempre uno strumento privilegiato per proposte di questo genere e per la musica in generale e ci auguriamo che quest’occasione sia l’inizio di una collaborazione fruttuosa. Un altro elemento che mi piace sottolineare è che in KOINE’ 2010 saranno alla ribalta musicisti italiani residenti all’estero o che all’estero hanno trovato le condizioni ottimali per la propria maturazione e consacrazione artistica. Riaverli a Milano per questa occasione è un omaggio non solo alla loro bravura ma anche al ruolo di testimoni d’eccellenza della giovane musica italiana nel mondo. E’ il caso di Marino Formenti, per anni pianista dell’ensemble Klangforum Wien, ora direttore d’orchestra di grandi prospettive, come pure di Mario Caroli, ormai francese d’adozione, uno dei flautisti più interessanti per duttilità musicale e virtuosismo intelligente. Ma lo stesso si può dire dei compositori Lara Morciano e Marco Momi, residenti a Parigi da tempo, o dei flautisti Giulio Francesconi e Matteo Cesàri strasburghesi d’adozione. Al tempo stesso il programma evidenzia anche una vocazione “internazionale”. Voci da tre continenti (Europa, Americhe e Asia) si alterneranno e incroceranno, testimoni di un’arte senza confini che scopre la propria forza nella sintesi delle diverse culture di provenienza. Tre prime esecuzioni assolute (Lara Morciano, Alessandro Solbiati, Robert Platz) e otto prime esecuzioni italiane, ma anche la proposta di composizioni che sono ormai dei “classici”. Questo in sintesi il palinsesto della rassegna. KOINè si avvarrà anche della partecipazione del MDI Ensemble, in residenza, che sarà protagonista di due concerti dedicati a giovani autori. Quella della residenza è un’esperienza che sarà rinnovata ad ogni edizione con ensemble italiani che, come l’MDI, si siano messi in luce per le loro qualità ma che abbiano ancora bisogno di un sostegno istituzionale. Noi l'offriamo volentieri.

23  gennaio    la redazione 

Fazil Say per la Società dei Concerti 

Il pianista turco Fazil Say ha entusiasmato il numeroso pubblico intervenuto nella Sala Verdi del Conservatorio milanese proponendo oltre che un'ampia scelta di autori classici come Bach, Haydn, Mozart e Beethoven anche la sua non indifferente creatività d'interprete e le sue abilità d'improvvisatore.   Il bellissimo concerto organizzato dalla Società dei Concerti con un pubblico presente anche in quattro file sul palco, dietro il pianoforte, dimostra ancora una volta che l'originalità delle interpretazioni viene sempre premiata con una maggior attenzione e presenza numerica. Fazil Say, di Ankara, molto noto in Turkia anche come compositore, è un artista che ricrea i brani proposti superando ogni difficoltà tecnica e trovando modi interpretativi anche differenti per ogni autore proposto. La notissima Ciaccona di Bach-Busoni proposta a inizio concerto ha trovato un robusta esecuzione che cercava sonorità molto organistiche e ricche di timbriche; le splendide Variazioni  "Ah, vous dirai-je maman" K 265 di Mozart, ci hanno rivelato un Say sciolto e divertito in un genere, quello delle variazioni, nel quale si trova perfettamente a suo agio. Anche il successivo Andante e Variazioni in fa minore di Haydn ha visto esprimere leggerezza, pacatezza discorsiva e puro divertimento; particolarmente efficace la strutturalmente facile Sonata in do maggiore Hob. XVII/6 ancora di Haydn, eseguita poi, e caratterizzata da una scorrevolezza timbricamente cristallina. Dopo l'intervallo, ottima l'interpretazione della più impegnativa Sonata in do minore Op.111 di L.v. Beethoven, eseguita con profondità di pensiero e notevole espressività.  Quattro i bis: il finale della Sonata La Tempesta di Beethoven, ancora uno splendido Bach, una strepitosa  improvvisazione di Say su Summertine di George Gershwin e per finire la sua nota trasformazione in chiave jazzistica della Marcia turca di Mozart. Successo meritatissimo. Da ricordare. Prossimo concerto per la Società dei Concerti, mercoledì 3 febbraio con la formazione Prague Sinfonia diretta da Christian Benda e la pianista Adrienne Hauser in Beethoven e Chopin. 

21  gennaio      Cesare  Guzzardella     

Kavakos e Angelich per le Serate Musicali 

Un programma romantico per un duo d'eccezione, quello formato dal violinista greco Leonidas Kavakos e dal pianista statunitense Nicholas Angelich, ha intrattenuto il pubblico delle Serate Musicali per circa due ore. Le Sonate per Violino e Pianoforte N. 1 e 2 Op. 105 e Op.121 di Robert Schumann e quella N.2 Op.100 di Johannes Brahms sono state interpretate con rigore stilistico e in perfetta sinergia dai due eccellenti strumentisti. Kavakos, vincitore dei Concorsi Sibelius e Paganini rispettivamente nel 1985 e nel 1988 e Angelich primo premio al Concorso internazionale Gina Bachauer nel 1994 ed allievo di maestri quali Ciccolini e Fleisher, vengono spesso nelle sale milanesi ottenendo sempre grandi successi come quello di ieri sera. La perfezione tecnica di entrambi gli interpreti e l'equilibrio stilistico misurato e privo di eccessi hanno sottolineato sonorità luminose e meditate. Una  serata da ricordare. 

19  gennaio         Cesare  Guzzardella

Prossimo appuntamento musicale al Teatro Civico di Vercelli

Sabato 23 gennaio 2010 (ore 21.00), presso il Teatro Civico di Vercelli, è in programma il settimo appuntamento del XII Viotti Festival, stagione concertistica 2009-2010, organizzata dal Comune di Vercelli “Istituzione Vercelli e i suoi eventi” in collaborazione con l’Orchestra Camerata Ducale e con il sostegno di Regione Piemonte Assessorati alla Cultura e al Turismo, Provincia di Vercelli, Compagnia di San Paolo e Fondazioni CRT e CRV. Il primo appuntamento del Viotti Festival nell’anno solare 2010 coincide con un concerto di indubbio interesse, impaginato con la consueta maestria del direttore musicale dell’Orchestra Camerata Ducale Guido Rimonda, impegnato per l’occasione nella doppia veste di violino solista e direttore d’orchestra. Il concerto  si configura infatti come un omaggio al repertorio violinistico del classicismo europeo tardo settecentesco e allinea in un ideale confronto tre importanti e significative opere per violino e orchestra dei tre autori che hanno maggiormente contribuito alla definizione della moderna scuola violinistica: Wolfgang Amadeus Mozart, Giovanni Battista Viotti e Ludwig van Beethoven. Del genio salisburghese Rimonda proporrà il breve ma virtuosistico Rondeau dalla Serenata in re maggiore «Haffner» KV 250/248b, arricchito delle cadenze del grande violinista Fritz Kreisler. Seguirà il giovanile Concerto n. 4 in re maggiore per violino e orchestra W I-4 di Viotti; come è ormai tradizione Guido Rimonda proporrà al pubblico del Viotti Festival questa pagina viottiana nella sua vesta più autentica, eseguendo le cadenze originali composte dallo stesso  Viotti e ritrovate dallo stesso Rimonda a seguito di anni di attente e scrupolose ricerche.La seconda parte della serata sarà quindi  interamente occupata dal Concerto in re maggiore per violino e orchestra op. 61 di Ludwig van Beethoven. Front Office ufficio Cultura Comune di Vercelli Tel. 0161-596369 // 0161-596277
Associazione Camerata Ducale Tel. 011-755791

16  gennaio       la redazione

Pietro De Maria al Coccia di Novara 

Ieri, 12 gennaio, al Teatro Coccia di Novara si è inaugurata la Stagione  concertistica da camera  2010 con il pianista Pietro De Maria, impegnato in un programma monografico chopiniano: la città piemontese ha inteso così ricordare nel modo più degno il grande compositore polacco, di cui ricorre quest’anno il bicentenario della nascita.  Il concerto novarese ha confermato, se mai ce ne fosse bisogno, che lo Chopin di De Maria è senz’altro tra i migliori che sia dato ascoltare attualmente in Italia, grazie a quelli che a nostro avviso sono i  suoi due punti di forza: la straordinaria capacità di valorizzare i timbri della scrittura pianistica  chopiniana, mettendone in risalto con splendida ricchezza di sfumature la gamma  ineguagliabile degli armonici e un tocco di cristallina lucidità, che nulla concede a vaporose svenevolezze romantiche, ma dà pieno risalto alla  rigorosa architettura della composizione. Banco di prova di questa magistrale tecnica pianistica sono due componenti caratteristiche  della musica di Chopin: le ‘frasi lunghe’ e i contrasti tra i momenti  epico-narrativi e quelli di puro e abbandonato lirismo, entrambe presenti nel pezzo più memorabile della serata, la celeberrima Sonata op.35 in si bem. minore. Qui ci pare che l’interpretazione di De Maria abbia toccato il suo punto di maggiore profondità  e intensità, soprattutto nella drammatica tensione del primo tempo e nel famoso terzo tempo (la Marcia funebre), ove l’ampia sezione centrale, una sorta di lunghissima frase di puro respiro lirico, ha incantato per trasparenza e ricchezza di nuances timbriche e melodiche. Assolutamente convincente è stata l’esecuzione degli altri brani in programma: i due Notturni op.62, i due Valzer op. 64, la Polonaise-Fantasie op.61 e lo Scherzo op.54. Soprattutto in queste due ultime composizioni De Maria ha dato prova di una padronanza tecnica spinta sino ai limiti estremi del virtuosismo, peraltro mai esibito spettacolarmente come fine a se stesso, ma sempre risolto in ricchezza di suono, perfettamente funzionale alla linea del canto. I tre bellissimi bis, da Scarlatti, Liszt, ancora Chopin (un Notturno) hanno concluso fra travolgenti applausi del folto pubblico (finalmente si sono visti in sala molti volti di giovani e giovanissimi!) un concerto da ricordare. 

13  gennaio     Bruno Busca

Il pianista Vestard Shimkus per le Serate Musicali 

È Lettone il venticinquenne pianista Vestard Shimkus per la prima volta ospite delle Serate Musicali. Molto conosciuto in patria è una novità per il pubblico milanese e italiano (pochissimi avevano avuto la fortuna di ascoltarlo nel novembre dello scorso anno allo Spazio-Teatro 89). È un virtuoso talentutoso con elevate qualità interpretative e compositive. Il difficile e variegato impaginato prevedeva come introduzione la Sonata n. 29 Op.106 "Hammerklavier" di L.v. Beethoven, capolavoro di varietà, di virtuosismo e di creatività musicale del Maestro di Bonn. Equilibrata e molto espressiva l'interpretazione di Shimkus espressa con tocco preciso, morbido e coloristicamente luminoso. Ma Shimkus è anche compositore e come i grandissimi interpreti del passato, da Liszt a Horowitz, ama le trasformazioni pianistiche. Il suo brano EU variations, del 2005, costruito intorno alle celebri note dell'ultima sinfonia beethoveniana, ci hanno rivelato le eccellenti qualità compositive del pianista e la sua attitudine alle variazioni. Ottimo il lavoro. La seconda parte  del concerto è iniziata con le Variazioni sulla Marcia Nuziale di Mendelssohn-Horowit, brano ricco di difficoltà trascendentali superate in modo brillane da Shimkus. A seguire una eccellente trascrizione del pianista stesso delle Rapsodie Espagnole di Maurice Ravel, brano  ben interpretato. Ancora un lavoro di Shimkus del 2005 ha concluso il programma ufficiale: Heartbeas of Astor Piazzolla unisce i bellissimi temi e i ritmi di tango del grande compositore argentino in un unicum musicale di rilevante spessore compositivo. Il divertente bis conclusivo con la ninna nanna di Brahms rielaborata da Shimkus ha chiuso un concerto che ha ottenuto un grande successo rilevando al pubblico presente in sala un pianista-musicista che farà molto parlare di se nel prossimo futuro e che speriamo di rivedere presto. 

12  gennaio       Cesare Guzzardella