sabato, Aprile 19, 2025
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NONOSTANTE di Valerio Mastandrea

L’attore e regista Valerio Mastandrea, classe 1972, vincitore per ben quattro volte del Premio David di Donatello, ha dedicato il suo ultimo film, Nonostante (2024), al padre Alberto, morto nel 2023. Il lavoro – eccetto parentesi di “fuga” soprattutto sul litorale romano, tra Fregene e Maccarese – è ambientato in un ospedale, o meglio in un grande edificio di via del Serafico 127, a Roma, sede di uffici della Regione Lazio, che ben si presta a essere trasformato, per ragioni cinematografiche, in una struttura sanitaria.

Qui sono ricoverati diversi pazienti, uomini e donne, in stato comatoso, spesso a causa di incidenti. Tra loro, l’eccellente protagonista Mastandrea, un uomo che diventerà suo compagno di stanza (il bravo Lino Musella), una donna di mezza età che, dopo un lungo periodo di degenza, si risveglierà (l’ottima Laura Morante), un ragazzo (il valido Justin Korovkin), una giovane (l’attrice argentina Dolores Fonzi, dalla recitazione intensa ed espressiva). Nessuno ha un nome, solo appellativi.

L’originalità del film sta nel fatto che ciascuno di questi stessi pazienti, immobili nel letto e privi di coscienza, attaccati a macchinari, ha in realtà una sorta di Doppelgänger invisibile alle persone “normali”, che conduce in parallelo una vita “reale”: può girare indisturbato per i corridoi dell’ospedale o per le sale operatorie, assistere al dolore di parenti vicino alla bara del proprio caro, oppure uscire e camminare o addirittura correre per la città, osservare tutto e tutti, riposarsi vicino al proprio corpo, comunicare con gli altri consimili, partecipare a gite, stringere legami di amicizia, perfino innamorarsi. Chi esce dal coma, però, fatalmente dimenticherà quanto detto e fatto con gli altri durante questa “doppia vita”. La morte, per alcuni inevitabile, è annunciata da un fortissimo vento che li trascina, li sposta e, nonostante gli sforzi per trattenersi, alla fine li fa volare via.

Il film è permeato certo da una grande malinconia, ma si riesce anche a sorridere spesso per le battute ironiche sulla vita e sulla morte di queste “anime vaganti”, sospese in una sorta di limbo, prigioniere in una bolla senza tempo, in attesa che si compia il loro destino. Alcune situazioni sono molto poetiche e simboliche, senza alcun aggancio a contenuti di tipo religioso. Emerge una non comune sensibilità per temi così profondi, trattati con una leggerezza solo apparente: in realtà, è un lucido e garbato invito a riflettere.

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