sabato, Aprile 19, 2025
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L’ORTO AMERICANO di Pupi Avati


Un noir particolare, dall’atmosfera gotica, ambientato tra la fine della seconda guerra mondiale e l’immediato dopoguerra a Bologna, con una parentesi in una cittadina dello Iowa e poi di nuovo in Italia, nella zona di Argenta e di Ferrara, e sulle rive del Po, è questo film in bianco e nero girato nel 2024 e tratto dal romanzo omonimo del regista Pupi Avati. Il protagonista (il bravo Filippo Scotti, venticinquenne, dal fascino enigmatico) è un giovane scrittore sconosciuto che resta folgorato dall’incontro casuale, mentre si trova dal barbiere, con una bellissima ausiliaria U.S.A., alla quale dà solo informazioni stradali, in inglese.
La considera subito “la donna che aspettava da sempre”, che gli è destinata, anche se è una fugace apparizione: si allontana dopo pochi secondi e non la rivede più.
Qualche tempo dopo, ecco il ragazzo – che ha l’abitudine di “parlare” con le fotografie dei suoi antenati defunti e ha trascorso da adolescente un periodo in manicomio – negli Stati Uniti: secondo quanto afferma, ha scambiato la sua casa di Bologna, per qualche mese, con quella di una signora americana che aveva necessità di lavorare nel capoluogo emiliano. L’edificio assomiglia parecchio alla famosa Bates House del film Psycho di Hitchcock e si trova in un quartiere anonimo, di abitazioni di legno, nel Mid-West. Lui pensa che il luogo, tranquillo, possa favorirgli la stesura del romanzo cui sta lavorando.
Appena giunto, però, accadono eventi strani: dalla casa a fianco esce una giovane donna in abito da sposa, e mentre si allontana e sale in auto si odono urla terribili di un’altra donna che, dall’interno, l’insulta e la maledice. I lamenti e le grida continuano, e il giovane entra preoccupato nella dimora: la donna è di origini italiane ed è l’anziana madre, paralitica, della sposa. Gli spiega piangendo il motivo della sua rabbia contro la figlia, che si chiama Arianna. Mentre si guarda intorno, il ragazzo vede una foto e vi riconosce l’ausiliaria di cui è ancora perdutamente innamorato: è la seconda figlia, Barbara, che è scomparsa. Non è più tornata dall’Italia: probabilmente è morta, assassinata da un uomo di cui si era invaghita. La coincidenza è sconvolgente. Nei giorni successivi gli avvenimenti precipitano. Una notte il giovane ode una voce femminile che implora aiuto: gli sembra che provenga dall’orto della vicina. Vi si introduce furtivamente, scava nel terreno e… Il film procede tra fatti misteriosi, episodi di allucinazioni, incubi orribili, scoperte spaventose, che connotano la ricerca di Barbara che compie il ragazzo, tornato (forzatamente) in Italia.
Emergono perfino citazioni dagli epinici del poeta greco Bacchilide, utilizzati come messaggi cifrati da un presunto e oscuro omicida, che disseziona i cadaveri delle vittime (e qui alcuni elementi richiamano le inchieste sul cosiddetto “mostro di Firenze” degli anni ‘80): si resta sempre al confine tra realtà e irrealtà, fino alla conclusione, in una sorta di nebbia che cela (o forse svela) la verità, nel grigio di una casa fatiscente immersa nelle campagne attraversate dal Po.
Per chi ama il genere thriller intellettuale, è il film perfetto. Splendida la fotografia di Cesare Bastelli, regia eccellente di Pupi Avati.

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