lunedì, Aprile 7, 2025
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AI SABATI DEL CONSERVATORIO NOVARESE IL VIOLINO E IL PIANOFORTE DEL DUO MISEFERI

Il duo formato dai giovani fratelli Giuseppe e Roberta Miseferi da alcuni anni ha avviato un’attività concertistica che lo sta portando ad acquisire notorietà a livello nazionale. Siciliani di nascita e formazione musicale, Giuseppe affianca all’attività concertistica e a un record di partecipazioni e primi premi (circa cinquanta!) nei più vari concorsi internazionali e nazionali, anche l’insegnamento del suo strumento, che in questi ultimi anni l’ha portato ad approdare al Conservatorio Cantelli di Novara.

Roberta (n.1992) vanta, oltre ad un’esperienza ormai ampia nelle sale da concerto nazionali e non solo, anche un posto di violinista all’Orchestra del Teatro Alla Scala di Milano. Ospite oggi, 5 aprile, dei Sabati del Conservatorio, il duo ha presentato un programma impaginato su due autori: un classico dell’800 romantico, R. Schumann e un classico del Modernismo del’900, M. Ravel. Di Schumann nell’Auditorium del Cantelli sono risuonate dapprima le note della Sonata n.1 op.105 in La minore, uno dei capolavori di questo grande e tormentato artista (1851). Il duo Miseferi interpreta con una intensa vena di pathos lo splendido Allegro iniziale, realizzando un’atmosfera toccante e sconsolata nel coinvolgente dialogo tra violino e pianoforte, dove il suono puro ed elegante e sempre sostenuto da una vibrante energia, del Vincenzo Panormo 1770 di Roberta Miseferi s’intreccia mirabilmente con l’intensità e la limpidezza di tocco di Giuseppe. Bellissimo, nell’interpretazione dei due giovani Miseferi, anche l’Allegretto centrale, dove i due strumenti effondono una serena melodia con un fraseggio luminoso e fluido, in cui il legato impeccabile del violino e il nitido tocco del pianoforte creano un mondo sonoro di classica bellezza, appena turbata, a tratti, dall’improvviso trascorrere di un’ombra di malinconia, eseguita con suggestiva espressività dai due strumenti, che danno sfoggio di  forza espressiva in quella sorta di moto perpetuo in semicrome in cui consiste il finale Lebhaft (Animato).  Pieno controllo della tecnica strumentale, cura impeccabile delle dinamiche e delle palette timbriche, animate da una costante ricerca della sfumatura adeguata all’esigenza espressiva, hanno consentito al duo Miseferi di raggiungere un risultato di alto livello interpretativo. Un plauso particolare va a Roberta Miseferi, violinista di grandi doti tecniche e interpretative, che fin da subito hanno conquistato il pubblico del Cantelli. Ancora di Schumann il secondo pezzo in programma, i Fantasiestucke op.73, anche questi formalmente in tre tempi (1849). Concepiti nella versione originale per clarinetto e pianoforte, lo stesso Schumann indica la possibilità di sostituire lo strumento a fiato con il violino o il violoncello. Di fatto, si tratta di un unico pezzo, diviso in tre sezioni. L’interpretazione del duo Miseferi è impeccabile nell’accrescere la tensione nel passaggio dall’una all’altra sezione, che è passaggio tra condizioni interiori diverse, dalla Stimmung malinconica iniziale, all’inquietudine della sezione centrale, all’impulso di energia vitale del Finale. Ma questo è un pezzo che ‘vive’ soprattutto della cura di ogni minimo dettaglio, armonico, dinamico, timbrico, che rende la scrittura musicale assai raffinata, calibrata sino al preziosismo. La bravura dei due giovani strumentisti sta nell’aver colto pienamente e portato in primo piano questo aspetto della composizione, con una sapienza esecutiva davvero ammirevole, in cui è ancora una volta il violino a conferire al pezzo il suo particolare colore espressivo. Di Ravel è stata dapprima eseguita la Sonata in Sol maggiore n. 2 (1927). In questo pezzo, in tre tempi, Ravel attribuisce al violino e al pianoforte una decisa autonomia reciproca, per conservarne inalterata l’identità. Si tratta di un pezzo di grande raffinatezza e di notevole complessità tecnica, in cui gli interpreti sono ‘sfidati’ a dare il meglio di sé, sul piano tecnico ed espressivo. E così, diremmo, è stato per i due fratelli Miseferi. L’Allegretto iniziale propone nella parte introduttiva come protagonista il pianoforte: il raffinato tocco di Giuseppe Miseferi imposta con delicatezza e fluidità incantevoli la monodia pastorale d’attacco, dandone una versione limpida, distesa, di sottile eleganza, ‘graffiandola’ con lo sberleffo della mano sinistra, abile nel dare un suono beffardo ai rintocchi in partitura. Morbido e anch’esso di finezza squisita il violino di Roberta Miseferi nella successiva cantilena. Di fascino

irresistibile il secondo Tempo, ‘Blues’, per la perizia timbrica degli interpreti nel rendere il suono del banjo, ma soprattutto per il modo in cui hanno saputo ‘lavorare’ la scala blue, tra sarcasmo e nostalgia, un po’ come avviene nel secondo tema del primo tempo del Concerto per pianoforte in Sol di Ravel. La pagina in assoluto più virtuosistica del pezzo è l’ultimo tempo, ‘Perpetuum mobile, una sorta di meccanismo musicale di inesorabile energia e velocità che mette a dura prova le abilità tecniche degli esecutori, a cominciare dal mulinare ininterrotto di semicrome del violino. Prova ‘terribile’, questa, superata in scioltezza dai due fratelli Miseferi, cui è andato l’applauso fragoroso del pubblico che ha riempito l’Auditorium. All’insegna del più sbalorditivo virtuosismo è stato il secondo brano di Ravel, eseguito a conclusione del recital, Tzigane (1924). L’esibizione di bravura di Roberta Miseferi sulle variazioni della seconda parte del pezzo, con acrobatici vibrati, pizzicati, armonici sulle doppie corde, lasciano a bocca aperta l’ascoltatore-spettatore. A termine del concerto il pubblico è letteralmente esploso in un applauso e in vere ovazioni, che hanno strappato un fuori programma: le Meditations di Massenet. Dopo lo scoppiettante fragore della Tzigane, un momento di dolce e sommesso raccoglimento, eseguito con finezza e sensibilità dalla giovane violinista, con il suggestivo accompagnamento del pianoforte. Ancora un concerto che conferma i Sabati del Conservatorio come una iniziativa musicale ormai irrinunciabile per i musicofili novaresi.      

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