A Novara la primavera non porta solo le rondini, ma anche, da ormai un bel po’ di anni, quasi un quarto di secolo, il Festival Fiati: un’iniziativa che, per tutto il mese di aprile e la prima decade di maggio, prevede un’intensa attività di masterclass e laboratori, affidata a Maestri dei vari strumenti a fiato, provenienti dai Conservatori d’Italia e d’Europa, rivolta agli studenti del Conservatorio di Novara e non solo. Tale attività è accompagnata da una serie di concerti all’Auditorium del Conservatorio, aperta al pubblico e gratuita, in cui si esibiscono Maestri e studenti dei corsi. Ieri sera, Lunedì 31/03, si è tenuto il concerto inaugurale del Festival, dedicato al clarinetto. Doveroso ricordare che questo concerto è stato dedicato alla memoria del Maestro Sandro Tognatti, a lungo stimato e amato docente di clarinetto presso questo Conservatorio e stroncato ancor giovane dalla pandemia di Covid. Protagonista del recital il clarinettista Aron Chiesa, attualmente primo clarinetto presso l’Orchestra della Scala, dopo esserlo stato per alcuni anni nella Sinfonieorchester Basel in Svizzera. Nonostante la giovane età (n.1996) vanta un’intensa esperienza concertistica e numerose premiazioni in prestigiosi concorsi internazionali. Nel suo recital Chiesa era accompagnato dalla pianista Ludovica De Bernardo, napoletana, ma specializzatasi a Novara col Maestro Coppola, anche lei giovane, ma già con diverse stagioni concertistiche alle spalle in sale celebri e premi in diversi importanti concorsi pianistici. E’ attualmente docente di pianoforte presso il Cantelli. Il programma del concerto era impaginato su quattro autori: Brahms, con la Sonata per clarinetto e pianoforte in MI bem. maggiore op.120 n.2 (1894), Debussy, di cui è stata eseguita la Rapsodia per clarinetto e pianoforte (1910), la Sonata per clarinetto e pianoforte in Re maggiore di Nino Rota e infine la Sonata per clarinetto e pianoforte di F. Poulenc (1962). La qualità esecutiva e

interpretativa di questo impaginato è stata molto alta, grazie al talento dei due concertisti. La sonata brahmsiana è stata presentata in tutta la ricchezza e intensità dell’invenzione melodica: la raffinatezza del suono morbido e ricco di sfumature, limpido in tutti i registri, del clarinetto di Chiesa, sostenuto dal pianoforte di una De Bernardo accuratissima nel sostegno alla linea espressiva del pezzo con il controllo sapiente delle dinamiche e dei timbri, hanno dato voce piena al caldo lirismo che avvolge l’Allegro amabile iniziale, pur non privo di momenti animati e contrastati, specie nello sviluppo, toccando il culmine nel grande respiro melodico del terzo tema. Così si è fatto apprezzare per la delicatezza e l’ indefinito sentimento di malinconia tipicamente brahmsiano il terzo e ultimo tempo, soprattutto nelle prime tre variazioni, da cui il clarinetto emergeva con un suono di suprema eleganza; l’Allegro appassionato centrale, propriamente uno Scherzo, richiedeva ai due strumentisti un’esuberante energia, con momenti agogicamente assai impegnativi, che il perfetto controllo tecnico dei rispettivi strumenti ha consentito loro di eseguire con un suono sempre

ben calibrato ed espressivamente intenso. Se nella Sonata di Brahms il clarinetto guida il discorso musicale, nella Rapsodia di Debussy clarinetto e pianoforte si trovano in maggiore equilibrio. Da qui il compito primario, pienamente assolto da Chiesa e De Bernardo, di calibrare con particolare sensibilità espressiva l’affascinante tessitura timbrica del pezzo (formalmente un unico movimento), come accade fin da subito ad apertura del brano: dopo le prime battute introduttive, che immergono l’ascoltatore in un’atmosfera di misteriosa attesa, la suadente cantabilità che Chiesa conferisce all’ampia e intensa melodia, si fonde meravigliosamente con le arpeggianti terzine pianistiche, che De Bernardo suona con una ‘mezzavoce’ carica di suggestione. Non è però solo questa la dimensione espressiva della Rapsodia di Debussy: nella seconda parte clarinettista e pianista sono chiamati a interpretare una scrittura di vivace dinamismo, in cui, mentre Chiesa dà prova di bravura in passaggi di guizzante agilità, disegnando frizzanti arabeschi melodici, De Bernardo lo accompagna con una fitta tessitura accordale, piuttosto impegnativa tecnicamente. Insomma un Debussy suonato in modo a nostro avviso eccellente, capace di appagare le orecchie, la mente e l’animo del più esigente ascoltatore. Della Sonata di Rota Chiesa e De Bernardo hanno efficacemente illuminato la limpidezza ‘classica ‘ dello stile e dell’architettura formale, dando peraltro il giusto rilievo alle zone d’ombra che qua e là affiorano, in particolare nel secondo tempo. La Sonata per clarinetto di Poulenc rappresenta una sfida per gli interpreti, non solo per alcune difficoltà tecniche della scrittura, ma anche e soprattutto, per la varietà stilistica che la ispira, dalla limpidezza ‘neoclassica’, a suggestioni sonore jazzistiche, più in generale, leggerezza e profondità insieme. Chiesa e De Bernardo hanno fornito anche di questa composizione una coinvolgente esecuzione, fin dal primo movimento dal titolo ossimorico di Allegro Tristamente, con un’interpretazione vispa e brillante della prima parte, con ricchezza di accenti e volée, suonati in modo travolgente dal clarinetto, seguita da una melodia calma e profonda, in cui il clarinetto ha espresso tutta la morbidezza elegante e vellutata del registro grave, come lo imposta Chiesa, quasi ‘violoncellistico’, ancora più coinvolgente nel dolce tema che si dispiega in tutta la Romanza del secondo tempo, cui i due interpreti danno particolare spessore espressivo riprendendole con diverse intensità sonore e magnifici acuti del clarinetto. Un concerto davvero ben suonato e appagante per il numeroso pubblico che ha salutato i due interpreti, alla fine, con scroscianti applausi, Il Fuori programma concesso è stato il secondo movimento, un Lento, dalla Sonata per clarinetto e pianoforte del compositore argentino Carlos Guastavino (1912-2000), un brano di intenso romanticismo, nello stile di questo autore notoriamente del tutto estraneo a qualsiasi sperimentalismo novecentesco, ma così ben suonato da Chiesa e De Bernardo da riuscire emozionante.