ARTICOLI CORRIEREBIT-SCIENZA 2004 DICEMBRE Buon 2005, Annus mirabilis Il prossimo
anno, che inizierà tra una settimana, si preannuncia molto interessante
dal punto di vista scientifico. Il primo appuntamento è previsto per il
14 gennaio, giorno per il quale è prevista la discesa della sonda Cassinis
su Titano, il satellite di Saturno che forse rivelerà qualche suo segreto
agli astronomi. In attesa di saperne qualcosa, possiamo pregustare una
serie di conferenze e mostre dedicate alla scienza e alla fantascienza, in
occasione del primo centenario della morte dell’autore di Dalla Terra
alla Luna, Jules Verne. I
centri più ricchi di iniziative saranno naturalmente Nantes e Amiens, le
città in cui rispettivamente nacque e morì il popolarissimo romanziere
francese, e sedi di musei che portano il suo nome. Sono previsti finora un
centinaio di eventi, tra cui spettacoli teatrali, rassegne
cinematografiche, convegni, mostre. Lo spunto sarà sempre un’opera di
Verne (Viaggio al centro della Terra, Ventimila leghe sotto i mari, Il
giro del mondo in 80 giorni, tanto per citarne alcune) ma i dibattiti
e i contenuti saranno legati alla storia della scienza e a questioni
scientifiche attuali. Anche Parigi dedicherà molte manifestazioni al
centenario. Nel frattempo, possiamo recarci nella vicina Trieste dove,
fino al 30 gennaio, sarà aperta una mostra nel Civico Acquario marino
dedicato a “Fantascienza e realtà del mondo sottomarino”: un
riferimento al Nautilus e al capitano Nemo è inevitabile! Ma
il 2005 sarà soprattutto l’Anno internazionale della Fisica,
ricorrendo anche il primo centenario della pubblicazione della relatività
ristretta di Albert Einstein, nonché il cinquantesimo anniversario della
sua morte. Ecco quindi la Germania in primo piano nell’organizzare
mostre e manifestazioni in onore del suo illustre Premio Nobel- nacque ad
Ulm, città dei matematici - che
rivoluzionò la fisica confutando
le concezioni tradizionali, newtoniane, dello spazio e del tempo. Al Museo
Storico di Berlino, il 19 gennaio, un grande ricevimento segnerà l’inaugurazione
di una mostra dedicata ad Einstein, probabilmente la più vasta e
importante: da non perdere! Chi non potesse recarsi nella capitale tedesca
potrà comunque visitare
qualche altra mostra, senza dubbio interessante, nei Musei della Scienza e
della Tecnologia di tutta Italia, che
non mancheranno certo l’evento.
Anche i vari Licei Scientifici italiani dedicati ad Einstein –
quello di Torino ne è un
esempio: dal 1 al 21 marzo, Einstein 1905, Il genio all’opera
– ospiteranno esposizioni e convegni. E la vicina Svizzera, che lo
ospitò a lungo, si sta preparando… Anna Busca, anna.bus@tiscali.it NOVEMBRE Conferenza AIRC a MilanoSi sono svolti sabato 20 novembre, come preannunciato, gli incontri-dibattiti pubblici con medici e ricercatori, organizzati dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro in numerose città italiane. A Milano, nel Salone d’Onore della Triennale, hanno parlato, rivolti ad un’attenta platea affollata di giovani, Franco Orsi, dello IEO, Emilio Bombardieri, dell’Istituto dei Tumori, Pier Paolo Di Fiore, Direttore scientifico dell’IFOM e il giornalista Piergiorgio Odifreddi. Cordinatore sensibile, ed equilibrato moderatore dell’incontro, è stato Gad Lerner, che ha auspicato che il “corpo trasparente”, tema dell’incontro, non si limiti soltanto ad una fredda analisi di dati sempre più minuziosi ottenuti con strumenti sofisticati e immagini computerizzate, a fini diagnostici e terapeutici, ma che porti ad una “persona“: il paziente, nella sua complessità e specificità, non deve essere “dimenticato”. Lerner – citando il libro di Tiziano Terzani sulla sua esperienza di malato terminale - ha chiesto ai medici quanto tempo dedichino agli incontri e ai colloqui con i pazienti oncologici: Orsi ha dichiarato di trascorrere molto tempo con i pazienti, perché ritiene che tale rapporto sia fondamentale; Bombardieri e Di Fiore si dedicano alla ricerca e trascorrono il loro tempo principalmente in laboratorio. Lerner si è augurato che non si crei una sorta di “gerarchia” tra medici, che porterebbe a difficoltà nella comunicazione; Odifreddi è intervenuto nel dibattito parlando a lungo dei problemi legati alla scienza, al taglio dei fondi per la ricerca, e commentando le immagini che i medici avevano proiettato sui loro lavori. Le tecniche del new imaging che consentono di “fotografare” le diverse attività metaboliche di cellule sane, cellule tumorali aggressive e cellule tumorali di bassa aggressività (in modo da scegliere la cura più mirata), di elaborare al computer strutture e tessuti del tubo digerente o delle cavità nasali senza l’uso di metodi invasivi, di sfruttare i positroni (particelle di antimateria, ricorda Odifreddi, e l’antimateria è stata genialmente intuita da Dirac quando si è trovato di fronte a due possibili soluzioni della sua famosa equazione, ed è stato in grado di non scartare quella che sembrava impossibile) per la PET che consente di avere “macchie di colore” diverse nelle cellule a seconda che siano sane o malate: tutto ciò sembra fantascienza ma è scienza, e tutti noi dobbiamo essere in grado di comprenderla ed utilizzarla al meglio. Di Fiore ha esordito ricordando Theodor Boveri, che scoprì i cromosomi, senza saper nulla di DNA e codice genetico: un omaggio a ricercatori e scienziati del passato che hanno preceduto i ricercatori di oggi, un invito all’umiltà e alla perseveranza. “Non ci sarà un 12 ottobre 1492 per il cancro – ha detto – non ci si deve attendere di scoprire un giorno qualcosa che ci consenta di trovare una cura definitiva per tutti i tumori; stiamo smantellando a poco a poco lo “zoccolo duro” del cancro, stiamo indagando i meccanismi dei diversi tumori, qualche forma di tumore è già guaribile, se diagnosticata in fase precoce. Ora siamo in grado anche di evidenziare i geni attivi e quelli inattivi nelle cellule sane e in quelle malate, per alcune forme tumorali, e possiamo confrontarle dal punto di vista genetico”. Il “Viaggio allucinante” – e qualche scena del famoso film di fantascienza era stata proiettata all’inizio dell’incontro – è già iniziato da tempo, e ci porterà a risultati sicuramente importanti, se la ricerca viene incentivata e diventa davvero patrimonio di tutti. http://www.airc.it/ Anna Busca anna.bus@tiscali.it
GIORNATA PER LA
RICERCA SUL CANCRO Si svolgeranno nella mattinata di sabato 20 novembre, nelle principali città italiane, gli incontri, organizzati dall’AIRC, sullo stato della ricerca oncologica. Relatori saranno docenti universitari e ricercatori dei più importanti istituti, quali l’Istituto Nazionale dei Tumori e l’Europeo di Oncologia di Milano. Il tema della Giornata è “Il corpo trasparente. Dalla fantascienza alla scienza”. Oggetto del dibattito saranno le ultime tecniche diagnostiche, come l’ imaging. Gli incontri sono aperti al pubblico, a ingresso libero. Info: tel. 800350350, http://www.airc.it/ L’uomo e… il fuocoIl fuoco ha sempre affascinato l’umanità per la sua forza distruttrice abbinata alla luce e al calore, che vincono l’oscurità e il freddo: l’uomo primitivo che scopre il fuoco - e riesce ad utilizzarlo – segna indubbiamente una tappa fondamentale nella storia della civiltà. Il tema è avvincente e complesso: cinque incontri, nell’Aula Magna del Museo di Storia Naturale di Milano, ne trattano gli aspetti forse meno comuni ma comunque interessanti. Sabato 13 novembre, alle 15, il petrologo Stefano Poli parlerà de Il fuoco della Terra: dal nucleo alla superficie; i vulcani. Alla stessa ora, e sempre di sabato, i successivi incontri: l’11 dicembre protagonisti saranno I vigili del fuoco: i nostri difensori; il 15 gennaio 2005 Storia, miti e leggende di un territorio alpino, legate al fuoco; il 19 febbraio Lavorare con il fuoco: utilità ed arte; infine, il 12 marzo, il ricercatore Marco Moretti parlerà di incendi boschivi. L’ingresso è libero. Anna Busca anna.bus@tiscali.it Festival della Scienza a Genova Continuano gli appuntamenti scientifici a Genova, in occasione del Festival della Scienza 2004, che ha preso avvio lo scorso 28 ottobre e si concluderà l’8 novembre. Alcuni “laboratori” dedicati agli studenti (Biologi molecolari per un giorno, a cura dell’Istituto FIRC di Oncologia Molecolare di Milano, fino al 5 novembre; Energia in Gioco, ai Magazzini del Cotone) sono affiancati da mostre dai titoli accattivanti (Attrazione fatale e Terremoti, Biodiversità, La mente che mente), dedicate a tutti coloro che si sentono attratti da temi scientifici che spaziano dalla geologia alla biologia alle neuroscienze. Per l’elenco completo di eventi e conferenze, orari e sedi delle manifestazioni, ci si può collegare al sito http://www.festivalscienza.it/. Anna Busca anna.bus@tiscali.it OTTOBRE Bergamoscienza Si è aperta
oggi, 8 ottobre, la seconda
edizione della manifestazione Bergamoscienza, che fino al 17
ottobre vedrà la città lombarda sede di convegni, incontri, mostre a
ingresso libero sui temi scientifici più attuali, presentati e discussi
da autorevoli relatori. Domani gli argomenti affrontati in due conferenze
saranno l’energia nucleare e la clonazione; domenica si parlerà di
evoluzione e del rapporto tra etica, scienza e fede. “Il segreto della
vita: il DNA” è il titolo di una mostra interattiva all’ex Convento
di San Francesco, a Bergamo Alta, dove i visitatori potranno “portare a
casa il proprio DNA”. Giovedì 14 un concerto alla Chiesa di Sant’Alessandro,
alle 18.30, è dedicato a
“Musica e scienza”. Una mostra su antichi libri scientifici,
sulla storia del microscopio dal ‘600 a oggi (“Vedere l’invisibile”)
e un open day dell’Istituto Mario Negri in via Gavazzeni su “Cellule,
geni, proteine e malattie” sono alcune delle numerose iniziative di
grande interesse. Per il calendario completo degli appuntamenti e per l’elenco
dei relatori (tra i quali Tullio Regge, Edoardo Boncinelli, Kary Mullis,
Enrico Bellone, Rita Levi Montalcini, don Luigi Verzè) con brevi schede
di presentazione, si può consultare il sito http://www.bergamoscienza.it/. Anna Busca anna.bus@tiscali.it LA SUPERNOVA DEL
1604 Quattro secoli fa, l’11 ottobre 1604, apparve nella costellazione di Ofiuco un astro luminosissimo: si trattava in realtà dell’esplosione di una stella di grande massa, una supernova. Keplero battezzò l’astro stella nova; anche Galileo studiò il fenomeno, e le sue osservazioni in merito sono considerate fondamentali per la storia del pensiero scientifico. L’evento viene ricordato in diverse sedi universitarie. A Padova, nella Sala della Gran Guardia, in piazza dei Signori, alle ore 20.30, docenti di astrofisica terranno interessanti conferenze pubbliche (martedì 5 ottobre, “La ricerca di vita nello spazio”, “Mondi oltre confini del Sistema solare”; mercoledì 6 ottobre, “La nostra immagine dell’Universo nei secoli”, “L’Universo oggi”: le principali teorie cosmologiche dall’antichità fino ad oggi) e venerdì 8 ottobre, nella Sala dei Giganti, a Palazzo Liviano, andrà in scena la rappresentazione del Dialogo de Cecco Ronchitti da Bruzene in perpuosito della Stella Nuova, con Roberto Citran. Il dialogo, scritto dal benedettino Girolamo Spinelli, discepolo di Galileo, in dialetto ruzantiano, si svolge tra due contadini, Matteo e Natale, che discutono della Stella Nuova, ridicolizzando la visione aristotelica di un Universo immutabile e incorruttibile e riuscendo, in un gergo tutt’altro che accademico, a dimostrare che l’astro è molto più lontano della Luna. Allo storico Caffè Pedrocchi, chi lo desidera potrà degustare il nuovo vino rosso Notte di Galileo, creato appositamente dai Viticoltori Euganei Riuniti (giovedì 7, ore 18-20). Durante le manifestazioni, sarà in funzione, ai Giardini dell’Arena, un planetario dal diametro di 8 metri in grado di contenere una cinquantina di persone che in tre turni (17.30-18.15-19) potranno osservare le principali costellazioni proiettate sulla cupola. A Milano si dedica all’anniversario la mattina del 19 ottobre: dalle 9.30 alle 13.30, nell’Aula Magna dell’Università degli Studi, via Festa del Perdono 7, interverranno docenti di Fisica e di Astronomia e saranno proiettati due filmati (La stella venuta di fresco, di G.Boetto Cohen, in prima visione, e La vita di Galilei di Ruth Berlau, documento muto della rappresentazione teatrale, del 1947, del lavoro di Brecht, a Hollywood). Ingresso libero, su prenotazione per gruppi (tel.0250314680). Per saperne di più: http://www.brera.unimi.it/ Da segnalare anche le altre iniziative dell’Osservatorio di Brera per il mese di ottobre, per chi volesse approfondire le sue conoscenze di astronomia: sono previste conferenze multimediali ad ingresso libero (meglio prenotare allo 0245487395), alle ore 17, sia martedì 12 (L’universo che cambia: le stelle e le galassie) che martedì 19 (Il cielo violento dei buchi neri). Se si desidera trascorrere una serata ad osservare il cielo, l’appuntamento è per martedì 26 alle ore 20 in piazza San Marco: un pullman porterà gli aspiranti astrofili all’Osservatorio di Merate. Ritorno da Merate alle 23. Anna Busca anna.bus@tiscali.it SETTEMBRE OLTRE LO SPAZIO E IL TEMPOGli astrofisici si riuniscono, insieme a ricercatori, studenti universitari, astrofili e semplici appassionati, per dibattere i grandi temi dell’astronomia. Il convegno si aprirà alle 15.00 del prossimo 27 settembre presso l’Auditorium della Biblioteca “R.Deaglio” di piazza Durante, ad Alassio, e si chiuderà il 28. Sono previsti, tra gli altri, gli interventi di Franco Pacini (“L’astronomia oggi e domani”), di George Coyne (“Le frontiere dello spazio: la realtà ad oggi”), Piero Galeotti (“Astrofisica particellare”). Si proietteranno diapositive di comete e asteroidi, frutto delle osservazioni del cielo di un gruppo di astrofili liguri, si coinvolgerà il pubblico in discussioni, tavole rotonde e due serate al telescopio con esperti. Un convegno che si propone di dare voce alla ricerca, dando visibilità al lavoro degli scienziati, evidenziando le aree tematiche e il lavoro nazionale che viene svolto attualmente; dedicato quindi anche a chi desidera sapere qualcosa di più sui buchi neri, sui quasar, sui misteriosi segnali che sembrano talvolta giungere sul nostro pianeta dai confini dell’universo. http://www.oltrelospazio.net/ Anna Busca anna.bus@tiscali.it
TRACCE DI VITA SU
MARTE? Recenti dati spettrometrici forniti all’Ente Spaziale Europeo dalla sua sonda Mars Express, in orbita intorno al pianeta rosso, evidenziano la presenza di vapor acqueo e metano concentrati in alcune zone dell’atmosfera marziana, poco sopra l’equatore. Si ipotizza che tali gas possano essere liberati dal ghiaccio del sottosuolo – il permafrost – quando questo, a causa della temperatura più elevata, fonde; però si può anche supporre che in tali zone, dove le condizioni ambientali – in particolare la presenza di acqua allo stato liquido – lo consentirebbero, siano presenti forme di vita come i metanobatteri. Questi organismi procarioti, scoperti sulla Terra nel 1905, sono anaerobi stretti, hanno una crescita molto lenta e sono in grado di ricavare l’energia necessaria per vivere dall’ossidazione dell’idrogeno molecolare, sfruttando l’anidride carbonica: i prodotti di tale reazione sono appunto metano e acqua. Ora la ricerca proseguirà con analisi più approfondite sul permafrost e sui gas presenti, al fine di individuare dati a favore dell’una o dell’altra ipotesi. Per chi vuole saperne di più: http://www.pianeta-marte.it/ , il sito storico italiano dedicato all’esplorazione di Marte, con numerose immagini e schede, corredate da informazioni su libri e convegni; www.comune.milano.it/planetario/index.html , per avere l’elenco delle conferenze del mese (domenica 31 ottobre, alle 15 e alle 16.30, “Viaggio su Marte!” Astronomia per ragazzi dagli 8 anni in su). E’ uscita anche la rivista monografica “Pianeta Marte” (200 pagine e 300 fotografie). Anna Busca anna.bus@tiscali.it Una
visita allo zoo di Mulhouse Nel cuore dell’Europa, nel sud dell’Alsazia, esiste un parco zoologico e botanico, fondato nel 1868, che rientra senz’altro tra i più belli e merita una visita. Su 25 ettari sono coltivate circa 200 specie di piante e vivono più di 1200 animali appartenenti a 190 specie, tra cui alcune rarissime, in via di estinzione, come la tigre siberiana, la pantera persiana, la zebra di Grévy, il cervo del Principe Alfredo e numerosi primati africani, asiatici e americani. Gli animali, in particolare gli uccelli, gli erbivori e i grandi felini, sono tenuti in spazi verdi abbastanza vasti e si possono osservare agevolmente. L’area è attrezzata e adatta anche a soste di un’intera giornata. Vengono organizzate visite guidate tematiche, di botanica e di zoologia, rispettivamente il primo e l’ultimo mercoledì del mese. A settembre lo zoo è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 18.Mulhouse, seconda città dell’Alsazia dopo Strasburgo, si raggiunge comodamente da Basilea o da Friburgo in autostrada (Autoroute 36, uscita Mulhouse-Centre). Per saperne di più: http://www.zoo-mulhouse.com/ Anna Busca anna.bus@tiscali.it Funghi
e piante al Museo di Storia Naturale di Milano Il Gruppo Botanico milanese ha organizzato una serie di incontri serali dedicati al mondo affascinante della flora e dei funghi: si parte il 6 settembre e per ogni lunedì sono previste conferenze, rassegne fotografiche, proiezioni di diapositive: dalla Corsica a Creta, dall’Italia alla Tunisia, si presentano e si dibattono interessanti temi naturalistici. Il 2 e il 3 ottobre si svolgerà al Museo la 33^ Mostra Micologica, a ingresso libero. Per informazioni: Museo Civico di Storia Naturale di Milano tel.0288463280, oppure Gruppo Botanico Milanese www.augustea.it/asso/sito2003/home.htlm. Anna Busca anna.bus@tiscali.it LUGLIO S.O.S.BALENE In questi giorni, dal 19 al 22 luglio, si tiene a Sorrento la riunione della Commissione Baleniera Internazionale (IWC, International Whaling Commission), fondata nel 1946, che ha il compito di valutare annualmente, ed eventualmente modificare, le norme che regolano la caccia alle balene nel mondo. Si prendono in considerazione le specie da proteggere totalmente, la localizzazione e il numero dei cosiddetti “Santuari delle balene”, le dimensioni minime dei cetacei di cui è consentita l’uccisione. E’ un’occasione importante per esaminare le statistiche sulle popolazioni e i dati dei biologi, confrontati con quelli delle industrie baleniere, con lo scopo di salvaguardare le specie in via di estinzione scendendo tuttavia a compromessi con Stati, come Norvegia e Giappone, che ancora oggi sostengono di trarre benefici economici importanti da questo tipo di pesca. I cetacei sono attualmente in grave pericolo: inquinamento, pesca di frodo, by catch (cattura casuale da parte di reti da pesca), collisioni con navi, cambiamenti climatici, suicidi collettivi, contribuiscono a diminuirne drasticamente il numero in tutto il pianeta. La Balaenoptera musculus, o balenottera azzurra, il più grande animale mai esistito sulla Terra, è una specie ormai ridotta ad un numero di esemplari irrisorio rispetto al passato. Sono solo 4116 le aree marine protette nel mondo, corrispondenti a 1,6 milioni di chilometri quadrati di superficie, pari a circa lo 0,5% dei mari e degli oceani. E’ chiaro che occorre incrementare queste zone e migliorarne la gestione e il controllo. In Italia le aree marine protette sono appena 20 (isole Tremiti, Egadi, Cinque Terre…) più due parchi sottomarini e il Santuario dei cetacei (parte del mar Ligure e del Tirreno tra Italia, Francia, Principato di Monaco). Le ricerche di biologi e di esperti della tutela dei mammiferi marini nel Mediterraneo hanno messo in evidenza una diminuzione di altri cetacei, un tempo frequenti, come delfini e stenelle. Per saperne di più: http://www.whale.org/, http://www.tethys.org/, http://www.fondazionecetacea.org/, www.wwf.it/ambiente/animaliminacciati.asp Anna Busca anna.bus@tiscali.it GIUGNOBIOFORUM : un convegno sulle biotecnologieSi aprirà a settembre, presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca, al Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze, piazza della Scienza 2, una mostra-convegno, BIOFORUM, dedicata alle biotecnologie, tema quanto mai attuale, delle cui potenzialità e ricadute innovative in molteplici campi è indispensabile avere oggi cognizione e consapevolezza. Il convegno è dedicato particolarmente a neolaureati, ricercatori e imprenditori, ma chi è interessato anche solo ad uno dei numerosi argomenti trattati dai migliori esperti del settore può partecipare agli incontri: ci si può iscrivere fin da ora collegandosi a http://www.bioforum.it/ oppure direttamente all’università. Dal medesimo sito si possono ottenere informazioni sul calendario degli incontri e sui relatori. Gli incontri sono suddivisi in sei aree, in base agli argomenti: salute, ambiente-agroalimentare, bioprocessi e bioprodotti industriali, bioinformatica, finanza, servizi. Si comincia mercoledì 22 settembre con numerose conferenze degne di attenzione: per esempio “Proteomica: scienza o fantasia?” (Luca Bini), “Il futuro dei vaccini: le piante GM” (Francesco Sala), “Malattie genetiche” (Marco Ballabio). Si prosegue giovedì 23 e venerdì 24, con altre interessanti relazioni quali “Biotecnologie combinatoriali, sintesi di antibatterici e antitumorali” (Pierfausto Senesi), “Nuovi farmaci nel trattamento delle neoplasie ematologiche e dei tumori solidi” (Cristina Oliva), “Farmaci biotecnologici” (Antonio Lanzavecchia). Altri scienziati e docenti di chiara fama partecipano al convegno: Pier Paolo Di Fiore, Lilia Alberghina, Marco Pierotti, Claudio Bordignon, Enrica Galli. E’ senza dubbio un’occasione importante per aggiornarsi su questo settore della ricerca in continuo sviluppo, dai risultati spesso sorprendenti. Anna Busca anna.bus@tiscali.it L’incontro tra Venere e il SoleMartedì 8 giugno si verificherà un fenomeno astronomico davvero raro: l’ultima volta che si è osservato risale al 6 dicembre 1882 (anno in cui morirono Giuseppe Garibaldi e Charles Darwin). Nel millennio 2001-3000 si potrà vedere solo 18 volte, anche se la prossima è prevista a breve termine, per il 6 giugno 2012. L’evento di cui gli astronomi e gli astrofili stanno parlando già da tempo è il transito di Venere sul disco del Sole: il pianeta apparirà come un circoletto nero sulla fotosfera solare e sarà visibile, nubi permettendo, con gli opportuni strumenti e le indispensabili precauzioni – meglio ricordare che guardare verso il Sole a occhio nudo o senza protezioni adeguate comporta danni irreparabili alla retina e il rischio di cecità – alla mattina del giorno suddetto, tra le 7.15 e le 13.20. Nei giorni precedenti sarà possibile osservare Venere al crepuscolo, con un binocolo: apparirà come una falce sempre più sottile. Venere presenta infatti delle fasi, come la Luna, e fu Galileo a scoprirle e a servirsene come ulteriore dato a favore della teoria eliocentrica. Venere è infatti un pianeta interno del Sistema Solare, il secondo dopo Mercurio. Dista dal Sole circa 108 milioni di chilometri, ha dimensioni simili a quelle della Terra ma ruota lentamente, con moto retrogrado, e possiede una densa atmosfera ricca di anidride carbonica, con tracce di acido solforico, azoto e vapor acqueo. L’effetto serra porta la temperatura a valori molto alti, intorno ai 460°C. La pressione raggiunge le 90 atmosfere. In queste condizioni, il piombo si troverebbe allo stato fuso. E’ per questo che non potrà mai essere progettata una missione umana su Venere: dobbiamo accontentarci delle immagini delle sonde, che hanno anche fatto supporre la presenza di un vulcanesimo attivo. Chi volesse dunque prepararsi a questo eccezionale evento astronomico può seguire una sorta di vero e proprio corso di astronomia venusiana al Planetario Hoepli di Milano: giovedì 3 giugno, alle 21, “La storia dell’esplorazione spaziale di Venere”; sabato 5 giugno, alle 15 e alle 16.30, “Venere e Sole, un pianeta incontra la sua stella”. La mattina dell’8 giugno si potrà seguire in diretta il transito, con ingresso libero al Planetario, dove si proietteranno le immagini riprese da un particolare telescopio con filtro H-alpha. Alle 21, conferenza conclusiva dal titolo “Il transito di Venere sul Sole – Scienza ed osservazioni”. Anna Busca anna.bus@tiscali.it MAGGIO“Giornata Mondiale senza Tabacco”Lunedì 31 maggio sarà dedicato, in tutto il mondo, alla lotta contro il fumo. In collaborazione con la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, saranno predisposti in molte città stand informativi e ambulatori mobili per test diagnostici (spirometria, misurazione del monossido di carbonio nell’espirato, visite al cavo orale). A Milano vi sarà un’Unità Mobile in Piazza della Scala. Gli Spazi Prevenzione dei Centri Antifumo organizzeranno anche colloqui con psicologi e alimentaristi per quei fumatori che, consapevoli dei gravi rischi per la loro salute (e per la salute di chi sta loro vicino) siano disposti ad un percorso – sicuramente non facile, vista la dipendenza associata al tabagismo - che li porti ad abbandonare definitivamente questo vizio. Le ultime statistiche portano dati allarmanti: la prima sigaretta viene fumata ad età sempre più basse (10-11 anni), a 15 anni gli adolescenti fumatori sono già uno su tre. Le donne fumatrici sono in aumento e di pari passo è aumentata la mortalità femminile associata ai danni da fumo. Per informazioni sulle iniziative http://www.legatumori.it/ . Anna Busca anna.bus@tiscali.it “Creature misteriose ed animali da leggenda – un’indagine scientifica” Al Museo di Storia Naturale di Milano si terrà il 29 maggio, alle ore 17.30, un’interessante e insolita conferenza mirata a sfatare miti “zoologici” e mostri fantasiosi che periodicamente tornano a destare interesse e curiosità: dal mostro di Loch Ness allo yeti, dal basilisco all’unicorno, da mostri alieni a leggende metropolitane…Ne parleranno Lorenzo Montali, ricercatore della Facoltà di psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, Massimo Polidoro, docente della medesima Facoltà, Marco Morocutti: tutti esperti del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale). Info Point del Museo 02884.63337 Anna Busca anna.bus@tiscali.it Parchi d’Europa Dureranno fino al 30 maggio, in tutta Europa, le iniziative connesse all’ appuntamento annuale della “Giornata Europea dei Parchi”, che cade il 24 maggio per ricordare il giorno in cui, nel 1909, la Svezia istituì il primo parco europeo. L’Italia può vantare attualmente 24 Parchi Nazionali, 23 Aree Marine protette, 128 Parchi Regionali e più di 500 riserve e aree naturali protette, per un totale di 3 milioni e mezzo di ettari di territorio tutelato: un patrimonio preziosissimo da salvaguardare, ricco di oltre 57000 specie animali e 5600 specie vegetali, di cui il 13% endemiche. I parchi, con i loro 2000 centri visite, le strutture culturali e le aree attrezzate richiamano circa 30 milioni di visitatori ogni anno. Dal punto di vista economico, il giro d’affari che riguarda i parchi è valutato intorno al miliardo di euro: i comuni interessati sono 2675, pari al 33% dei comuni italiani. Per informazioni sulle manifestazioni, i servizi, gli itinerari, i soggiorni nei parchi, http://www.parks.it/. Anna Busca anna.bus@tiscali.it ECLISSI
TOTALE DI LUNA Alle 21.52 del 4 maggio la Luna sarà completamente immersa nel cono d’ombra della Terra e assumerà una colorazione rossastra: nuvole permettendo, lo spettacolo celeste dell’eclissi lunare sarà visibile fino alle 23.08, raggiungendo il suo culmine intorno alle 22.30. Il fenomeno è dovuto al fatto che il nostro satellite si trova nella fase di plenilunio, cioè in opposizione al Sole, e in prossimità della linea dei nodi, cioè sulla retta d’intersezione del piano dell’orbita terrestre (o piano dell’eclittica) con il piano dell’orbita lunare. In concomitanza dell’evento, al Planetario Hoepli di Milano Giovanni Turla terrà alle 21 una conferenza dal titolo “Il cielo di maggio”, osservazione guidata del cielo. Da non perdere: “Volevano la Luna… l’avventura dimenticata dell’esplorazione lunare” (martedì 18 maggio, ore 21) e “Notte lunare… al chiaro di Terra!” (domenica 23 maggio, ore 15 e 16.30). Anna Busca anna.bus@tiscali.it GIORNATA DELLE OASI WWF
Domenica 2 maggio il
WWF apre al pubblico le sue splendide oasi: un’occasione imperdibile per
visitare gratuitamente zone
in cui la natura viene preservata e può essere scoperta in tutta la sua
bellezza. Le oasi WWF sono circa un centinaio e sono sparse in tutta
Italia, anche, inaspettatamente, nei pressi di metropoli inquinate, dalle
quali sembrano lontane anni luce.Vicino a Milano, per esempio, l’oasi di
Vanzago consente di camminare in un magnifico bosco, lungo un percorso
attrezzato con numerosi osservatori per gli uccelli che popolano le zone
umide tra la vegetazione. In ogni oasi vi è un Centro visitatori che
informa circa la fauna e la flora presenti; qui ci si può ristorare dopo
l’escursione, si può acquistare qualche prodotto naturale come miele o
confetture di frutta, parlare con le guide dell’oasi e con i numerosi
volontari che contribuiscono alla loro conservazione e –perchè no? –
decidere di iscriversi all’associazione se non lo si è già fatto (o di
regalare l’iscrizione ad un amico). La sigla WWF sta per World
Wildlife Fund, Fondo Mondiale per la Natura. Conta in Italia su più
di 300.000 soci, e grazie ai loro contributi ha potuto fare molto per la
salvaguardia ambientale nel nostro Paese. Ma se il numero di soci aumenta,
sarà possibile fare ancora di più, sostenendo con più forza le campagne
internazionali e i progetti annuali. Nelle oasi cartelloni didattici
spiegano ai visitatori più giovani che cos’è un ecosistema, il
significato delle catene alimentari, l’importanza del rispetto per l’ambiente:
la visita di un’oasi rappresenta dunque per bambini e ragazzi anche un’ottima
occasione per entrare nel vivo dell’ecologia e per sensibilizzarsi (non
è mai troppo presto!) nei confronti delle tematiche ambientali. Per
conoscere l’oasi più vicina o per avere informazioni basta collegarsi
al sito http://www.wwf.it/
oppure telefonare al numero 899.222.858 (1 euro + IVA al minuto). Anna Busca anna.bus@tiscali.it Funghi
e piante al Museo di Storia Naturale di Milano Il Gruppo Botanico milanese ha organizzato una serie di incontri serali dedicati al mondo affascinante della flora e dei funghi: si parte il 6 settembre e per ogni lunedì sono previste conferenze, rassegne fotografiche, proiezioni di diapositive: dalla Corsica a Creta, dall’Italia alla Tunisia, si presentano e si dibattono interessanti temi naturalistici. Il 2 e il 3 ottobre si svolgerà al Museo la 33^ Mostra Micologica, a ingresso libero. Per informazioni: Museo Civico di Storia Naturale di Milano tel.0288463280, oppure Gruppo Botanico Milanese www.augustea.it/asso/sito2003/home.htlm. Anna Busca anna.bus@tiscali.it
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ARTICOLI CORRIEREBIT- MUSICA 2004 DICEMBRE Chailly e la Nona Sinfonia di Beethoven all’Auditorium Giovedì 30
dicembre, Riccardo Chailly è tornato all’Auditorium di L.go Mahler con
l’Orchestra Sinfonica e il Coro G. Verdi per dirigere la Sinfonia in
Re min. op. 125 di Ludwig van Beethoven. Seguiranno ben tre repliche:
la sera del 31 dicembre e quindi i pomeriggi dell’1 e del 2 gennaio. La Nona
appartiene alle ultime composizioni
beethoveniane e rappresenta una di quelle vette musicali il cui
riferimento è inevitabile per la comprensione della genialità del
musicista tedesco. Questa sinfonia,
terminata ed eseguita per la prima volta
nel 1824, è assolutamente grandiosa. L’orchestra, per quell’epoca
era di enormi dimensioni sia per la quantità degli orchestrali che per la
presenza di un nutrito coro al quale si aggiungono quattro voci soliste. Anche
la durata della composizione che nell’esecuzione
piuttosto rapida di Chailly supera di poco i settanta minuti, rappresenta
una novità per quel tempo. Con
questo lavoro e forse ancor di più con gli ultimi quartetti, Beethoven
rompe definitivamente con la tradizione classica per conquistare nuove
capacità di espressione formale. Chailly ha dato un’interpretazione
convincente soprattutto nel Molto Vivace e nel
Finale. Ottima l’orchestra e splendidi il coro di Romano
Gandolfi e le quattro voci soliste, il soprano Dorothee Jansen, il
mezzosoprano Ursula Hesse von den Steinen, il tenore Herbert Lipper
ed il baritono-basso Hanno Muller – Brachman. Strepitoso successo e bis
con il prestissimo del Finale. Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it I POMERIGGI MUSICALI AL TEATRO DAL VERME L’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano presso il Teatro Dal Verme ha offerto nel periodo festivo natalizio e di fine anno due occasioni di ascolto di grande pregio ed interesse. Marco Guidarini da un lato ha dato prova delle sue doti e del suo stile componendo un programma raffinato che comprendeva all’inizio “Le tombeau de Couperin” di Maurice Ravel - magnificamente esplorato dal punto di vista timbrico ed armonico in una perfetta sintonia con la storica Orchestra milanese- passando poi al virtuosismo della “Tzigane” dello stesso Ravel ed alla Romanza in fa maggiore op.50 per violino ed orchestra di Ludwig van Beethoven, solista il bravo Gabriele Pieranunzi. Terminava il programma la Sinfonia n. 104 in re maggiore “London” di Franz Joseph Haydn eseguita con grande brio ed eleganza facendo brillare tutte le sezioni orchestrali con grande perizia e precisione. Il 18 dicembre (con repliche in numerose città della Lombardia) è stata poi la volta del bravo e molto originale direttore francese Jean-Paul Penin che ha composto un programma inusuale e di grande charme ed interesse ovvero la “Petite Suite” di Claude Debussy nella trascrizione di Henri Busser seguita dalla suite “Le roi s’amuse” di Léo Delibes come raramente avevamo avuto occasione di ascoltare . Nella seconda parte del concerto invece lo stesso Penin ci ha ancora deliziato con una sua Fantasia per orchestra “Nuits Parisiennes” in cui proponeva una sua riuscitissima trascrizione orchestrale dei più celebri brani delle opere ed operette di Jacuqes Offenbach i cui celebri temi ed arie sono sfilate con grande rapidità e brio per la gioia del numeroso ed entusiasta pubblico presente . Giacomo Di Vittorio Concerto di Natale alla Scala con la Messa ritrovata di Berlioz Dopo l'Europa
riconosciuta, un'altra novità. Giovedì 23 dicembre Riccardo Muti ha
diretto l’Orchestra e il
Coro della Scala in una
partitura giovanile di Hector
Berlioz del 1824, la Messe Solennelle. La composizione per Soli,
coro e orchestra è in prima esecuzione pubblica assoluta in
Italia ed è una riscoperta molto recente (esiste però un'esecuzione di
Gardiner). Solo il Resurrexit
era rimasto in repertorio. Lo stesso Berlioz nelle sue memorie è stato
molto critico con quella che riteneva un’opera complessivamente poco
rilevante tanto da far credere di averla gettata alle fiamme insieme anche
ad altri lavori di apprendistato (il musicista era allora 21enne e
all'inizio della sua non facile carriera). La Messe Solennelle
aveva avuto alcune esecuzioni, peraltro con discreto successo, tra il
1825 e il 1827 per poi
essere completamente dimenticata. La critica attuale, dopo la riscoperta
del manoscritto nel 1991 nella chiesa di San Carlo Borromeo ad Anversa, ha
rivalutato quest’opera che comunque mostra sovente il segno personale
dell’autore e la sua maestria nell’orchestrazione. La Messe
rimane, a mio avviso, opera complessivamente disorganica anche se con
momenti di grande levatura espressiva come il Gloria, il Credo e il
Ressurrexit. Riccardo Muti ha sapientemente diretto l’Orchestra
Scaligera. Bravi i tre solisti, il basso Ildar Abdrazakov, il soprano
Genia Kuhmeier ed il tenore Giuseppe Sabbatici; ottimo il Coro del Maestro
Bruno Casoni. Successo di pubblico. Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it LO SCHIACCIANOCI AGLI ARCIMBOLDI Mercoledì 22
dicembre si è svolta al Teatro degli Arcimboldi di Milano la quinta
rappresentazione – e sono
ancora tre le repliche: il 2, 4 e 5 gennaio prossimi - del più classico
dei balletti “natalizi”, Lo schiaccianoci di P.Cajkovskij, con
la coreografia e la regia del grande Rudolf Nureyev, dal fascino
immortale. Le scene e i costumi, splendidi, sono stati curati dal greco
Nicholas Georgiadis, già collaboratore di Nurejev negli anni Sessanta; il
giovane direttore, l’israeliano Nir Kabaretti, ha
condotto l’orchestra con sensibilità e competenza.
Applauditissimi i ballerini: la parte di Clara è stata interpretata da
Sabrina Brazzo, prima ballerina della Scala, mentre il doppio ruolo di
Drosselmeyer e del principe è stato rivestito dall’argentino
Maximiliano Guerra, che collabora con la Scala, di cui è primo ballerino
ospite principale, da più di un decennio. Il corpo di ballo ha dato prova
di grande bravura, in particolare nella famosa danza dei Fiocchi di
neve; bravi anche i ballerini solisti, tra cui Raffaella Benaglia,
sensuale danzatrice araba. I giovanissimi allievi del corpo di ballo della
Scala e le angeliche voci bianche del coro hanno contribuito a creare un’atmosfera
davvero magica, che ha incantato tutto il pubblico, compresi i numerosi
bambini presenti. Il simbolico e onirico viaggio di Clara, dal dorato
mondo dell’infanzia verso l’età adulta e l’Amore, ha ancora una
volta mostrato di possedere un grande charme. della redazione Romano Gandolfi dirige l’Orchestra e il Coro G.Verdi all’Auditorium Ottima prova
per Romano Gandolfi che venerdì 17 dicembre in replica, ha diretto
sia l’orchestra che il coro della Sinfonica G. Verdi di Milano. Nella
prima parte della serata abbiamo ascoltato il
breve ma intenso Canto del Destino per coro e orchestra
op. 54 di Johannes Brahms. Questa composizione del 1871
su testi di Friedrich Holderlin, viene di rado inserita nei
programmi da concerto ma rimane un esempio felice e
importante nella produzione corale del compositore amburghese. Il
maestro Gandolfi ha messo in perfetto equilibrio la parte corale e
quella strumentale non eccedendo mai nei volumi sonori in genere più
intensi e drammatici nella parte centrale dell’opera. La seconda parte
del concerto prevedeva i celeberrimi Carmina Burana di Carl Orff,
composizione del 1937. L’esecuzione, durata oltre un’ora,
è stata profonda dettagliata e attenta in tutte le diverse parti
compositive: ottima l’orchestra
in tutte le sue sezioni (bravissima la timpanista, ma anche tutte le
percussioni), ottimo il coro e le voci dei giovanissimi coristi, e
bravissimi il soprano Monica Trini, il tenore Marco Lazzara ( splendidi e
forse unici gli interventi da contralto) e il baritono Alessandro Paliaga.
Grande successo di pubblico. Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it Due concerti per la Scala rinnovata l’11 e il 13 dicembreLa Scala rinnovata ha accolto due importanti concerti sinfonici a scopo benefico che prevedevano la partecipazione di due grandi orchestre europee. L’undici dicembre infatti è stata ospitata l’Orchestre National de France sotto la guida del suo direttore stabile Kurt Masur che ha presentato un programma molto originale ed atipico: nella prima parte della serata il Concerto in re minore op.47 per violino ed orchestra di Jean Sibelius, con la partecipazione del giovanissimo violinista armeno Sergey Khachatryan, in possesso di ottima tecnica e grande musicalità sapendo creare un’ ottima fusione ed armonia d’intenti con la grande orchestra francese. L’orchestra ha dato il meglio di sé nella magnifica Quinta Sinfonia di Sostakovic. K. Masur ha saputo esplorare tutta la grande ricchezza timbrica, armonica e ritmica facendo brillare tutte le sezioni dell’orchestra in perfetta forma. Il concerto era a favore dell’Associazione Amico Charly Onlus , che si occupa dell’adolescenza in difficoltà, ed era sostenuto da Rolex e Radio Montecarlo . Il 13 dicembre invece è stata la volta della storica Bayerische Staatsorchester sotto la guida del suo direttore stabile Zubin Metha che si è esibita insieme al Coro del Teatro alla Scala (sotto la direzione di Bruno Casoni) , al Coro di Voci Bianche (diretto da Alfonso Caiani) ed al contralto Mariana Lipovsek nel monumento costituito dalla Terza Sinfonia in re minore di Gustav Mahler per contralto, coro femminile, coro di voci bianche ed orchestra . Inutile dire che la grande orchestra bavarese ha saputo esaltare tutta la ricchezza timbrica e soprattutto la grande varietà dinamica e ritmica della partitura mahleriana sotto la guida precisa ed impeccabile di Zubin Metha e la garanzia costituita dai complessi vocali coinvolti . La serata era a favore del Comitato Negri-Weizmann a quindici anni dalla sua fondazione ed è stata introdotta prima da Robert Parienti, delegato generale dell’Istituto Weizmann delle Scienze per l’Europa ed Ambasciatore del Consiglio d’Europa per la Scienza e la Pace, che ha ricordato anche i trent’anni dalla fondazione, insieme a Simone Veil, del Consiglio Pasteur-Weizmann appena celebrati a Parigi, e poi dallo stesso Zubin Metha che ha dedicato il concerto alla pace nel mondo ed in particolare ad una futura risoluzione del conflitto israeliano-palestinese . Per ulteriori informazioni sulle attività dell’Isituto Weizmann in Europa si può visitare il sito http://www.weizmann-france-europe.org/ Giacomo Di Vittorio L’EUROPA RICONOSCIUTA ALLA SCALA RITROVATAVenerdì 10 dicembre nel rinnovato Teatro alla Scala assisto alla prima replica dell’Europa riconosciuta di Antonio Salieri su libretto del poeta aulico Mattia Verazi. Quest’opera – come ormai tutti sanno - inaugurò il Regio Teatro di Santa Maria della Scala il 3 agosto 1778. Il giudizio complessivo sulla sua realizzazione è ottimo dal punto di vista strettamente musicale: perfetta la direzione del maestro Muti, che ha curato in ogni dettaglio la complessa partitura, che prevedeva oltre ad una lunga parte strumentale - l’introduzione con l’originale scena della tempesta e del naufragio del vascello e i balletti di metà opera- anche frequenti recitativi e numerosi interventi corali e solistici. Eccellente la compagnia di canto che ha visto sulla scena le bravissime Diana Damrau ( nella foto) – Europa – e Genia Kuhmeier – Asterio, le brave Désirée Rancatore – Semele – e Daniela Barcellona – Isseo – e il dignitoso Giuseppe Sabbatini – Egisto. Splendidi anche i balletti, con quei bellissimi costumi di Pier Luigi Pizzi rappresentanti guerrieri con armature dorate, e bravissimi Alessandra Ferri, Roberto Bolle e tutto il corpo di ballo. Un plauso all’orchestra ed in particolar modo all’oboista Francesco Di Rosa che ha splendidamente interpretato le numerosi parti solistiche (l’aria di Semele, Quando più irato freme) . Originale, ma non sempre convincente, la scenografia, a mio parere troppo lineare e squadrata ed in contrasto con le rotondità barocche della musica di Salieri. Inoltre la nuova e, dal punto di vista tecnico, sbalorditiva macchina scenica, che ha dato sicuramente nuove possibilità di movimento e di inserimenti scenografici (l’immenso palcoscenico sfrutta in verticale un’enorme volumetria), forse deve essere ancora collaudata e migliorata. Interessantissimo il gioco di specchi, che aumenta ancora di più gli spazi e inserisce spesso la platea ed il teatro tutto nella scena, ma incomprensibile la scelta dei carcerieri, dai movimenti “robotizzati” e con costumi e caschi da Power Rangers. Grande successo di pubblico. Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it Il pianista Alexander Kobrin all’Auditorium di Milano Giovedì 9 dicembre, Alexander Kobrin, pianista ventiquattrenne di Mosca, ha interpretato il Concerto per pianoforte n°3 in Re min. di S. Rachmaninov. Alla direzione dell’Orchestra Sinfonica G. Verdi un altro russo, il ventottenne Vasily Petrenko . Una “coppia” molto giovane per un concerto( del 1909) che sicuramente rappresenta un cavallo di battaglia per tutti i virtuosi del pianoforte. Il giovane ma affermato concertista,vincitore del premio Busoni nel 1999, ha un tocco molto delicato ( nell’esecuzione a volte è stato un po’ sovrastato dall’orchestra), preciso ed energico quando lo deve essere. Ha mostrato naturalezza e addirittura facilità nell’eseguire quello che viene considerato un concerto di grandi difficoltà tecniche. Ottima l’interpretazione pianistica e un caloroso successo di pubblico. Al termine un bis di Schumann (la prima delle Scene Fanciullesche op.15) eseguito con andatura particolarmente lenta ma in modo intenso. Nella seconda parte della serata, Petrenko ha ben diretto l’Orchestra Verdi nella versione integrale dell’ Uccello di fuoco di Igor Stravinskij (composizione del 1910). Grande successo di pubblico. Cesare
Guzzardella ce.guzz@tiscali.it Un grande Chailly per una scintillante orchestra Domenica 5 dicembre all’Auditorium di largo Mahler, l’Orchestra Sinfonica G. Verdi ha eseguito la seconda replica della monumentale Settima Sinfonia di Gustav Mahler. Sul podio il M.tro Riccardo Chailly. Per più di un’ora e trenta - questa la durata della Sinfonia - la musica ha pervaso la stracolma sala del bellissimo Auditorio milanese. La composizione di Mahler, nella tonalità di mi minore, è del 1905 e rappresenta il vertice della poetica fantastica del grande compositore e direttore d’orchestra austriaco. Le cinque parti che compongono la poco eseguita Sinfonia sono state splendidamente dirette dal M.tro Chailly; l’ Orchestra Verdi,con un centinaio di elementi per l’occasione, ha dimostrato ancora una volta grandi qualità interpretative, che sono emerse anche nei brevi ma continui interventi solistici che permeano l’intera composizione. Nel secondo “Notturno” abbiamo ascoltato anche un inconsueto mandolino e una chitarra. L’ultimo movimento, con quel continuo riferimento ai Maestri cantori di Wagner, rappresenta l’apoteosi del mondo mahleriano e gioca tutto in quell’infinità di contrasti timbrici, armonici, dinamici, tra squisiti e delicati colori viennesi ed intense e scintillanti sonorità europee che anticipano, in modo vistoso, tutta la musica del Novecento. Grandissimo successo di pubblico. NOVEMBREUno straordinario Brendel per la Società del Quartetto Il concerto che
il pianista Alfred Brendel ha tenuto il 30 novembre nella Sala Grande del
Conservatorio per il “Quartetto” appartiene a quegli eventi che senza
dubbio rimangono a lungo nella memoria del pubblico dei concerti milanesi.
Il pianista austriaco, nato a Wiesenberg nel 1931, ancora una volta ha
dato prova delle sue indiscusse qualità interpretative, e ancora di più
nel suo principale repertorio: Mozart, Schubert e Beethoven. Di questi
autori, Brendel ha inciso anche più volte l’integrale pianistica.
Sicuramente si può parlare di uno Schubert o di un Beethoven di Brendel,
tanto il suo tocco e il suo approccio musicale sono riconoscibili. Quello
che maggiormente rimane impresso ad un attento ascoltatore non è solo l’aspetto
acustico-interpretativo, ma quanto emerge del
pensiero del grande pianista. Brendel al pianoforte è
perfettamente identificato con la musica che sta interpretando
(è interessante notare la forza espressiva della sua mimica
facciale) e rende questa in tutte le sue sfaccettature espressive e di
carattere. Il suo tocco ha un’incredibile varietà timbrica ed un’unica
e profonda cifra stilistica. Nella prima parte del concerto abbiamo
ascoltato il Mozart della Fantasia in do minore K 396
e delle giovanili Sonate K281
in si b. maggiore e K282 in mi b. maggiore. Dopo l’intervallo
i Drei Klavierstucke D 946 di F. Schubert e per finire la Sonata
n°30 in mi maggiore op.109 di L.van Beethoven. Interpretazione da
fuoriclasse. Pubblico entusiasta. Meraviglioso l’Improvviso
di Schubert concesso come bis. Memorabile. Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it
Per le Serate Musicali il pianista Alexander Lonquich Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it
Incontro con Maurizio Pollini al Conservatorio G.Verdi Interessantissimo l’incontro musicale che si è tenuto in Conservatorio con Maurizio Pollini. La sera del 22 novembre la Sala Puccini era completamente stracolma. Il musicologo Enzo Restagno ha presentato il concerto che si terrà in Sala Verdi il 23 novembre per la Società del Quartetto e che prevede l’esecuzione di brani del Novecento di A. Berg, P.Boulez e K. Stockhausen e la notissima Hammerklavier op.106 di L.van Beethoven: al pianoforte Maurizio Pollini e al clarinetto Alain Damiens ( dell’Ensemble InterContemporain). I due musicisti presenti in Sala Puccini, hanno parlato a lungo dei brani in programma facendo interessantissimi esempi musicali con il loro strumento. A. Damiens ha illustrato il brano per clarinetto e nastro magnetico di Boulez , Dialogue de l’ombre double, eseguendone anche alcuni interessanti frammenti. Pollini ha poi parlato dei Quattro pezzi per clarinetto e pianoforte op.5 di A. Berg e ne ha eseguito uno insieme a A.Damiens. L’intervento successivo del grande pianista riguardava i Klavierstucke di K. Stockhausen e precisamente il n°7 e il n°9 . Esemplare l’intervento pianistico di Pollini che ha parzialmente eseguito e spiegato il Klavierstucke n°9. Per finire il pianista milanese si è soffermato sulla Sonata op.106 di L.van Beethoven la cui fuga finale rimane una delle cose più interessanti della storia del pianoforte. Moltissimi sono stati gli esempi pianistici eseguiti da Pollini. Pubblico entusiasta. Cesare Guzzardella mailto:ce.guz@tiscali.it
I Brendel al Conservatorio per il “Quartetto” Padre e figlio, pianoforte e violoncello per un tutto Beethoven, martedì 9 novembre in Conservatorio. La Società del Quartetto di Milano ha ancora una volta portato il grande pianista Alfred Brendel nella Sala Grande del Conservatorio G. Verdi, questa volta insieme al figlio violoncellista, Adrian. Il programma prevedeva l’esecuzione di tre delle cinque sonate per violoncello e pianoforte intervallate dalle Dodici variazioni su un tema dal Judas Maccabeus di Haendel. Le tre Sonate, eseguite in modo eccellente nel corso della serata, erano la n°1 in fa magg. op.5 del 1796 (appartenente alla "prima maniera" beethoveniana) , la n° 3 in la magg. op.69 del 1807 ("seconda maniera" compositiva del musicista) e la n°5 in re magg. op 102 n°2 del 1815 ( inizio "terza maniera"). Durante l’esecuzione abbiamo assistito a momenti di grande nitidezza e leggerezza sonora del pianoforte e di grande contabilità per il violoncello, momenti di grandi contrasti tematici e armonici, momenti di intensa profondità espressiva. L’integrazione dei due solisti è stata al limite della perfezione. Bravissimo anche il giovane ventottenne Adrian. Una sorpresa: Alfred Brendel tornerà in Conservatorio per il “Quartetto”, questa volta come solista, martedì 30 novembre. Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it Un concerto
importante: Pierre Boulez per Luciano Berio La
Fondazione Musicale Umberto
Micheli ha organizzato martedì 2 novembre presso la Sala Grande del
Conservatorio G. Verdi di Milano, uno splendido e importante concerto in
memoria di Luciano Berio. Alla
direzione dell’Ensemble Intercontemporain un altro grande
compositore: Pierre Boulez. Un’ora e trenta
prima del concerto, nella Sala Puccini del Conservatorio, Umberto
Eco, P. Boulez, Renzo Piano, Valerio Adami, presentati
e coordinati da Enzo Restagno hanno reso omaggio al grande Berio in
un interessantissimo incontro che
ha messo in risalto sia l’amicizia di questi verso il Maestro, sia le
immense qualità di Berio come
musicista e come intellettuale del ‘900.
Al termine di questo riuscitissimo incontro, nella vicina Sala
Verdi i due musicisti Berio e Boulez, nati entrambi nel 1925, si sono
ancora una volta incontrati: Berio, attraverso la sua musica, come
compositore e Boulez, questa volta, come grande interprete. Il programma
interamente dedicato al musicista di Oneglia ( oggi Imperia), ha visto un’introduzione
di un giovane talento pianistico, Andrea Bacchetti, che ha eseguito
ottimamente quattro dei Six Encores per pianoforte (Bacchetti,
molto apprezzato da Berio, ha inciso
ultimamente l’opera pianistica del Maestro). In seguito l’Ensemble
Intercontemporain diretta da Boulez ha eseguito Différences
per cinque strumenti e nastro magnetico. Interessantissima la
sovrapposizione delle parti eseguite dal vivo dai cinque strumentisti dell’Ensemble (flauto,
clarinetto, arpa,
viola e violoncello) e la parte registrata che amplifica
soprattutto la “spazialità” del brano nei differenti stadi di
trasformazione sonora. La violinista dell’Ensemble Hae-Sun Kang
ha eseguito poi la Sequenza VIII per violino. L’interpretazione
di questo brano ( una delle ultime Sequenze per strumento solista) è
stata eccellente: la violinista, applauditissima al termine dell’esecuzione,
ha reso con nitidezza e luminosità sonora tutte le più svariate
timbriche del violino ( incredibile il nitore dei sopracuti e la
plasticità della dinamica). Questa esecuzione ha reso evidente la
profonda conoscenza che Berio aveva del violino e non solo di questo
strumento (abbiamo ascoltato poi l’oboe solista). La seconda parte del
concerto è iniziata con l’esecuzione di Chemins II per viola e
9 strumenti. Anche in questo caso ottima è stata l’interpretazione dell’Ensemble
e soprattutto della viola solista Christophe
Desjardins, molto “graffiante” nella sua esecuzione. Il brano
parte dalla Sequenza VI per viola solista per arrivare ad una
splendida orchestrazione in cui tutti gli strumenti sviluppano la costante
del moto perpetuo. Molto bravo anche l'oboista Didier Pateau che
ha interpretato in seguito la Sequenza
VII per oboe. Anche per l’oboe vale quanto detto per il
violino solista. Qui la ricerca sonora sulla possibilità timbriche
dello strumento sono sorprendenti. Il concerto è terminato con i più
noti Folk Song per mezzosoprano e sette esecutori. In questi 11
canti popolari, per la maggior parte rielaborazioni di melodie della
tradizione folcloristica, due invece, La donna ideale e Ballo,
interamente invenzioni di Berio,
la mezzosoprano Luisa
Castellani ha dato prova di intensa sensibilità musicale. La sua voce
calda e raffinata è stata ottimamente accompagnata dall’Ensemble di
Boulez. Splendido concerto! Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it OTTOBREIl Quartetto Borciani per i Matineè dell’AuditoriumUn ottimo concerto quello tenuto dal Quartetto Borciani la mattina del 31 ottobre. All’Auditorium di l.go Mahler, Fulvio Lucani ed Elena Maria Ponzoni al violino, Roberto Tarenzi alla viola e Claudia Ravetto al violoncello hanno eseguito due quartetti per archi di Franz Schubert: l’op.125 D.87 in Mi bem magg. e l’op.161 D.887 in Sol magg. Il Quartetto Borciani nasce nel 1984 quando Paolo Borciani del celebre Quartetto Italiano, autorizza alcuni suoi allievi a dar vita ad un quartetto d’archi che avrebbe portato il suo nome, all’insegna quindi della qualità interpretativa. Musicisti contemporanei quali Azio Corghi, Luca Francesconi, Giovanni Sollima, Lorenzo Ferrero e Fabio Vacchi, hanno composto per questo quartetto. Il Movimento di Quartetto di Vacchi, eseguito dal Quartetto Borciani, ha fatto parte della colonna sonora del film di Olmi Il mestiere delle armi. Nel programma della mattina abbiamo assistito prima ad un quartetto composto nel 1813 da un giovane Schubert: la composizione serena e briosa risente ancora delle influenze di Haydn, di Mozart e perfino di Rossini (l'Allegro finale). Il secondo Quartetto datato 1826 è una delle ultime composizioni del Maestro viennese. Ricco di contrasti è pervaso da una costante inquietudine e tormento interiore. Il quartetto alterna momenti di serenità e melodicità ad altri più frequenti di tensione drammatica. Il riferimento in questo caso e J. Brahms. Intensi applausi al termine. Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it Agli Arcimboldi musiche di Petrassi e Dallapiccola dirette da Gary Bertini Interessante l’accostamento tra due “Grandi” del Novecento italiano: Goffredo Petrassi e Luigi Dallapiccola. Entrambi nati nel 1904, hanno contribuito molto all’evoluzione musicale del secolo scorso partendo prima da esperienze “neoclassiche” ( ricordiamo una composizione scritta dai due musicisti nel 1932-33: la Partita) fino ad arrivare all’impiego della tecnica dodecafonica ed oltre. Il 22 ottobre nella prima parte del Concerto Sinfonico G. Bertini ha ben diretto la Filarmonica Scaligera nella Récréation Concertante (Terzo Concerto per orchestra) di Petrassi e nella Suite dall’opera Ulisse di Dallapiccola. Il Terzo degli otto Concerti per Orchestra composti dal musicista romano (Petrassi era nato a Zagarolo) rappresenta un momento di svolta sostanziale nella sua scrittura in termini di linguaggio sinfonico. Il modo compositivo diventa più asciutto, elegante e raffinato. Pur utilizzando la tecnica compositiva seriale, in questa composizione Petrassi non dimentica la musica italiana e rimane comunque distante dalle “angosce” della Seconda Scuola di Vienna. L’opera Ulisse ebbe per Dallapiccola una gestazione molto lunga, circa 10 anni. Venne rappresentata a Berlino per la prima volta nel 1968 . Nel 1994 L. Berio diresse l’Orchestra Nazionale della Rai nella Suite tratta dall’Ulisse. E’ una sintesi che unisce la prima e la settima scena dell’opera collegate da un breve interludio orchestrale. Nell’esecuzione della serata agli Arcimboldi il soprano Susan Platts ha mostrato un timbro che ben si accostava all’atmosfera complessiva della composizione. Positiva è stata anche l’interpretazione del baritono Alberto Gazale nella seconda sezione della Suite. Tutta la composizione è imperniata della scrittura dodecafonica e presenta caratteristiche di straordinaria finezza e varietà timbrica. Molto rilevante è l’uso delle due voci soliste. In quest’opera il riferimento alla Seconda Scuola di Vienna è invece evidente. Nella seconda parte della serata Gary Bertini ha ottimamente diretto la Filarmonica della Scala nella Terza Sinfonia di Beethoven. Successo di pubblico. Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it Krystian Zimerman in Conservatorio per la “Società del Quartetto” Grande successo il 19 ottobre per un artista del pianoforte: il polacco K. Zimerman ha dimostrato ancora una volta di essere tra i massimi pianisti della sua generazione. Nato nel 1956 e vincitore nel 1975 del prestigioso Concorso Chopin di Varsavia (vinto in passato dalla Argerich nel 1955 e da Pollini nel 1960) , Zimerman ha interpretato in modo magistrale prima Mozart nella Sonata in do magg. K330, poi Ravel nei Valses nobles et sentimentales ed infine il suo amatissimo F. Chopin nella Ballata n°4, in Quattro Mazurke op. 24 e nella Sonata n°2 in si bem. min. op 35. Nella Sonata k.330 di Mozart, Zimerman ha dimostrato una leggerezza di tocco, una fluidità esecutiva ed una limpidezza timbrica di eccellente livello. Nei Valses nobles et sentimentales, brano del 1911 e particolarmente contrastante con il precedente, ha padroneggiato la tastiera restituendo all’ascoltatore una sorprendente varietà timbrica. Ma è forse di più in Chopin che Zimerman ha mostrato le qualità del grande interprete: nella notissima Sonata op.35 e soprattutto nella Marcia funebre ha controllato dinamicamente l’esecuzione passando con una gradualità infinitesimale dal fortissimo al pianissimo. Nonostante un’entusiastica ovazione del pubblico, Zimerman, come sua abitudine, non ha concesso bis. Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it
Una superba violinista all'Auditorium di l.go Mahler: Sarah Chang Splendido concerto quello di venerdì 15 ottobre all’Auditorium di l.go Mahler! L’Orchestra Sinfonica G.Verdi diretta da Manfred Honeck ha eseguito due composizioni importanti di fine ‘800: il Concerto in Re magg. per violino e orchestra op.77 di Johannes Brahms e la Sinfonia n° 8 in Sol magg. op. 88 di Antonin Dvorak. Il Concerto per violino di Brahms ha messo in risalto un’eccellente interprete: Sarah Chang. La giovane violinista nata a Philadelphia da genitori coreani, ha dimostrato una straordinaria capacità interpretativa e una perfetta integrazione con l' ottima direzione di Honeck. L’op.77 è stata scritta da J.Brahms nel 1878 ed è dedicata all’amico violinista Joseph Joachim. Il celebre virtuoso tenne una prima esecuzione a Lipsia il 1 gennaio del 1879 e la risposta del pubblico fu allora inaspettatamente fredda. Molti critici e musicisti contemporanei di Brahms giudicarono in modo negativo quello che ora risulta essere uno dei massimi capolavori della letteratura sinfonico-violinistica. Sarah Chang ha dimostrato di possedere qualità indubbie nel risolvere con facilità tutte le difficoltà tecniche che la composizione impone, penetrando, inoltre, il non facile mondo brahmsiano con profonda conoscenza musicale. Intensa anche la direzione di Honech, soprattutto nell’Allegro non troppo iniziale e nell’Allegro giocoso finale. Nella seconda parte della serata M.Honech ha diretto l’ Orchestra G.Verdi nell’Ottava di Antonin Dvorak Questa sinfonia fu composta in brevissimo tempo nel settembre del 1889. E’ caratterizzata da una ricca quantità di melodie popolari (soprattutto nel terzo e quarto movimento) inserite in un variegato numero di modulazioni, forzature timbriche e variazioni (l’Allegretto finale). Bravo Honech e tutta l’orchestra. Applausi forti e continuati. Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it Per
le “Serate Musicali”
Tretiakov e l’Orchestra Sinfonica di Tbilisi L’11 ottobre l’Orchestra Sinfonica di Tbilisi diretta da Vachtang Kakhidze ha eseguito presso la Sala Grande del Conservatorio di musica G. Verdi il Concerto per violino e orchestra op.77 in Re Maggiore di Johannes Brahms: violino solista Viktor Tretiakov. Il celebre violinista, nato in Siberia e Primo Premio al Concorso Ciaikovsckij del 1966, ha dimostrato sicuramente di essere un grande virtuoso dello strumento, ma complessivamente l’esecuzione del celeberrimo concerto non è parsa particolarmente efficace. La scelta interpretativa operata dal giovane direttore Kakhidze è stata forse troppo “russa” e poco “germanica”, con tempi troppo lenti; inoltre la complessiva qualità orchestrale non era particolarmente elevata. L’orchestra Sinfonica di Tbilisi, fondata nel 1993 dal famoso direttore georgiano Jansug Kahidze, e attualmente diretta dal figlio Vachtang, (il padre Jansug è deceduto nel 2002) è sicuramente di buon livello, ma non ancora competitiva con le più famose orchestre europee che hanno dato fama e gloria al celebre concerto brahmsiano. I volumi sonori del violino solista a volte ci sono apparsi un po’ oscurati dalla massa orchestrale. Impeccabile invece ci è apparso Tretiakov nei toni virtuosistici alti. Nella seconda parte del concerto è stata eseguita la Quinta Sinfonia in mi minore op.64 di Ciaikovskij. Successo di pubblico. Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it Grande "Stagione musicale" per i 140 anni del “Quartetto” Il 12 ottobre si apre la 140°stagione della “Società del Quartetto” al Conservatorio milanese. Il M.tro Daniele Gatti dirigerà l’Orchestra Giovanile Italiana in Wagner e Mahler. Ricordiamo in autunno i grandi pianisti Zimerman, Brendel, Pollini, Perahia e Lupu. Il “Quartetto” porterà in primavera i Berliner Philharmoniker diretti da Simon Ratte. OLEG CAETANI TORNA CON SOSTAKOVIC ALL'AUDITORIUM Oleg Caetani ha diretto con successo l’Orchestra Sinfonica G. Verdi nel concerto del 7 ottobre, in replica l’8 e il 10, con un programma a lui sicuramente congeniale: la Sinfonia n°8 in Do min. op.65 di Dmitrij Sostakovic. Questa esecuzione è stata preceduta nella prima parte del concerto sinfonico da un poco eseguito ma molto interessante lavoro di Alfredo Casella, l’Elegia eroica e da un altro di M.A. Balakirev, Islamey, nella trascrizione orchestrale dello stesso Casella. Elegia eroica è una composizione del 1916 ed è un poema sinfonico “funebre” dedicato ai caduti del primo conflitto mondiale . Casella nato a Torino nel 1983, appartiene alla generazione dei musicisti degli anni Ottanta insieme a Respighi, Pizzetti, G.F. Malipiero, Alfano. E’ stato oltre che un ottimo musicista, anche un eccellente e importante organizzatore musicale. La Fantasia orientale Islamey rappresenta uno dei pezzi pianistici più noti di Balakirev La trascrizione orchestrale di A. Casella venne portata a termine poco prima della morte del musicista russo, avvenuta nel 1910 e fu particolarmente apprezzata da M. Ravel. Nella seconda parte della serata il Maestro Caetani ha diretto in modo impeccabile l’Ottava di Sostakovic. Composizione del 1943 rappresenta insieme alla Settima una drammatica e dolorosa denuncia degli orrori della guerra e Sostakovic ha un’incredibile capacità di rappresentare con il suono questa tragedia umana. Il Maestro Caetani sta per concludere la registrazione di tutte le sinfonie di Sostakovic con l’Orchestra Sinfonica G. Verdi. Forse è solo una mia impressioni, ma il suono della Verdi quando sul podio c’è Caetani è diverso: più intenso e profondo. Successo di pubblico. Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it
Programma variegato per l’Orchestra Sinfonica G. Verdi E’ interessante notare come il programma musicale scelto per l’Orchestra Sinfonica G.Verdi sia sempre molto vario e soprattutto includa almeno un brano del ‘900 se non addirittura di autori viventi. Nel concerto del 30 settembre (in replica il 1 e il 3 ottobre) diretto dal giovanissimo Alan Buribayev, la scelta più recente è stata quella di Gyorgy Ligeti, musicista ungherese nato nel 1923. E' stato eseguito il brano Atmosphères per orchestra, opera del 1961 che insieme ad Apparition del 1958 si può considerare uno dei primi lavori “importanti” del musicista. In questa composizione, Ligeti definisce una scrittura che si basa su fasce cromatiche particolarmente dense e dominate da suoni molto lunghi e lentamente cangianti. Una lenta trasformazione del suono dominato da una atmosfera particolare dove i toni molto bassi si incontrano ad altri particolarmente acuti in uno spettro sonoro che copre intervalli di una incredibile ampiezza. L’evoluzione del brano avviene secondo movimenti microtonali non facilmente percepibili dall’orecchio. Il brano, per la sua atmosfera "spaziale" venne utilizzato da Kubrick nel suo capolavoro cinematografico: 2001 Odissea nello Spazio. Il secondo brano in programma è stato il Concerto n°2 per pianoforte e orchestra in La maggiore di F. Liszt. Al pianoforte solista un ottimo interprete: Enrico Pace (nella foto). Pianista riminese, specializzato soprattutto in Liszt, Pace ha dimostrato un perfetto controllo della tastiera con fraseggio preciso e robusto. Il Concerto in La maggiore è stato scritto e poi rielaborato da Liszt tra il 1840 e il 1861. I sei movimenti eseguiti senza soluzione di continuità, mostrano situazioni particolarmente virtuosistiche sia per il pianoforte che per l'orchestra in alternanza ad altri momenti più melodici (da notare l’ottimo solismo del violoncello). Il pubblico al termine dell’esecuzione, ha mostrato di aver apprezzato l’interpretazione con un interminabile applauso. Nel bis, Enrico Pace ha suonato una fantasia di Liszt in modo impeccabile. Nella seconda parte del concerto sono state eseguite le otto Danze Slave op.72 di Antonin Dvorak. Particolarmente toccante la danza ucraina Dumka. Più che valida la direzione di Buribayev. Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it SETTEMBREUn'importante
Festival a Mentone per tutto il mese di Agosto Nello scorso mese di
agosto si è svolta la cinquantacinquesima edizione del Festival di
Mentone sotto la direzione artistica del celebre violinista francese
Augustin Dumay ed il sostegno di Radio France . Il Festival si è aperto
il 31 luglio con la Chambre Philharmonique, sotto la direzione di Emmanuel
Krivine, che in un programma di arie mozartiane prevedeva la
partecipazione del soprano Sandrine Piau venendo poi incorniciato dalla
Sinfonia n° 33 di Mozart all’inizio e dalla Sinfonia n° 5 di Schubert
al termine. Il primo agosto lo straordinario ensemble “Zuckerman
Chamber Players”,fondato da Pinchas Zuckerman, si è esibito in un
esemplare programma che esplorava il repertorio del quintetto d’archi
,da quello in sol minore di Mozart, a quello in do maggiore di Beethoven
sino al bellissimo Quintetto n° 3 di Antonin Dvorak composto nel suo
soggiorno americano . Il 3 agosto è stata la volta dell’Orchestre de
Chambre de Wallonie che sotto la direzione di Yu Long affiancava l’Adagio
di Samuel Barber al concerto per violoncello n°1 di Haydn
e alle “Variazioni su un tema rococò di Tchaikovsky con la
partecipazione del violoncellista Hua Yan Jun .
Il 7 agosto, uno dei momenti di maggiore intensità ed interesse
del Festivaldi Mentone di quest’anno, lo splendido ed internazionalmente
noto complesso “La Cappella de’ Turchini” sotto la vigile e precisa
direzione di Antonio Florio ha presentato la sua Festa Napoletana (con
movimenti scenici in cinque quadri) che esplorava un repertorio ricco e
vario di autori e canti tradizionali dal Cinquecento al Settecento e
poteva disporre dei suoi straordinari solisti con una particolare menzione
, per quanto riguarda le voci maschili, al vocalmente perfetto e
scenicamente impeccabile tenore Giuseppe De Vittorio e , per quanto
riguarda quelle femminili, alle straordinarie Maria Ercolano e Maria
Grazia Schiavo . Una vera e propria festa accolta con grande entusiasmo ed
ovazioni dal pubblico . Il 10 agosto Maxim Vengerov al violino e Fazil Say
al piano hanno dato prova del loro grande virtuosismo in un programma che
partiva da Bach e Brahms (Sonata n° 2) e culminava nella maestosa Sonata
“a Kreutzer” di Ludwig van Beethoven . Tutte altre atmosfere e stile
interpretativo il 12 agosto con la formidabile coppia di artisti ungheresi
formata dal giovane violinista Barnabas Kelemen e dal celebrato pianista
Zoltan Kocis che partendo anche loro da Brahms (Sonata n°3) , ma di tutt’altra
fattezza, sono giunti alla delicata ed arguta Sonatina op.100 di Antonin
Dvorak ed alla straordinaria magia della Sonata di Claude Debussy di cui
è stata offerta un’interpretazione intelligente ed al di fuori degli
schemi abituali . Aldo Ciccolini ha reso ugualmente omaggio con la sua
presenza al Festival di Mentone in un arduo programma che accostava due
monumenti completamente opposti : da un lato l’ultima Sonata D960 di
Franz Schubert indagata in tutta la sua maestria compositiva ,compresi i
non pochi aspetti di grande modernità, e dall’altro le scintille dei
“Quadri di un’esposizione” di Modest Mussorsgki . La magia eterea e
glaciale di Satie ha raffreddato nei bis l’entusiasmo del pubblico
affezionato al grande interprete. Altra lezione interpretativa il 19
agosto con i celebrati fratelli Capucon, Renaud al violino, e Gautier al
violoncello, cui si sono uniti la pianista Helena Bashkirova , il
clarinettista Pascal Moragues ed il baritono Andreas Schmidt in un
programma eclettico che andava da Bartok ed Hindemith (il quartetto per
clarinetto violino, violoncello e piano) per poi passare ancora al mondo
schubertiano
con una scelta di Lieder e terminando con una memorabile
interpretazione del Trio in si bemolle maggiore D898 . La schubertiade
praticamene inserita nel programma del Festival dall’attenta ed
intelligente direzione artistica di Augustin Dumay ha avuto infine il suo
culmine con il mitico quartetto praghese “Prazak” composto da Vaclav
Remes e Vlastimil Holek (violini), Josef Kluson (viola) e Michal Kanka
(violoncello) che dopo un quartetto di Haydn ed il primo quartetto di
Zemlinsky sono approdati,con la preparazione e la prontezza immaginabili,
a quel monumento della storia della musica costituito dal Quintetto in do
maggiore D956 di Franz Schubert (con l’aggiunta del violoncellista Marc
Coppey ). Il 25 agosto il pianista americano Stephen Kovacevic ha invece
tentato un’altra ardua impresa con risultati interessanti ma non
ottimali ovvero l’esecuzione delle ultime tre sonate di Ludwig van
Beethoven . Il Festival si è infine
concluso il 28 agosto con i fuochi d’artificio delle sorelle Katia e
Marielle Labèque con uno splendido programma che andava da “En blanc et
noir” di Claude Debussy ed il Concerto per due pianoforti di Igor
Strawinski sino ai due capolavori di scrittura raveliana costituiti da “Ma
mère l’Oye” e la “Rapsodie Espagnole” . Ragtime nei bis per
salutare in allegria il pubblico da parte di due artiste che amano
profondamente il nostro Paese tanto da essersi recentemente istallate a
Roma . Nella vicina città di Nizza ha avuto luogo il consueto Festival
“Les nuits musicales de Nice” , nella splendida cornice del Monastero
di Cimiez, legato alla storica Accademie d’été de Nice che vanta
autorevoli didatti che poi si trasformano la sera in concertisti quali il
grande pianista Pascal Rogé, il nostro flautista Davide Formisano, i
violinisti Jean-Pierre Wallez e Olivier Charlier, Brigitte Engerer e
Michel Beroff sempre al piano,
Maxence Larrieu e Philippe Bernold ancora al flauto, la grande arpista
Elisabeh Fontan Binoche e , per quanto riguarda le voci, l’americano
Dalton Baldwin ed Elisabeth Vidal che accanto ad André Cognet si è
esibita in una serata di arie verdiane e mozartiane accompagnata
dall’Orchestre Philharmonique de Nice sotto la guida precisa ed
impeccabile di Marco Guidarini . Sempre a Nizza , dal 4 all’11 novembre
prossimi, si svolgerà la venticinquesima edizione del Festival Manca, in
collaborazione con il CIRM (Centre National de Création Musicale), che
quest’anno offrirà un particolare omaggio e ricordo al compositore
italiano Fausto Romitelli recentemente scomparso .
Per ulteriori informazioni si può visitare il sito http://www.cirm-manca.org/
Giacomo Di Vittorio Un finlandese sul podio degli Arcimboldi Lunedì 27 settembre si è tenuta l’ultima replica del concerto sinfonico della Filarmonica della Scala diretta dal finlandese Jukka-Pekka Saraste. Nella prima parte della serata sono state eseguite due note composizioni di J. Brahms, l’Ouverture Accademica op.80 e le Variazioni su un tema di Haydn op.56a; nella seconda parte una novità interpretativa: la poco eseguita Sinfonia n°4 “L’inestinguibile” di Carl August Nielsen. Tutte e tre le composizioni appartengono ad un modo di comporre musica tipico del “tardoromanticismo”; anche la Sinfonia di Nielsen, portata però a termine nel gennaio del 1916, risente pienamente degli influssi di quel periodo storico. Jukka-Pekka Saraste, direttore specializzato e apprezzato nelle interpretazioni tardoromantiche e della "Seconda Scuola di Vienna", nonché nelle opere di contemporanei (soprattutto finlandesi e danesi), ha dimostrato indubbie capacità direttoriali dirigendo la Filarmonica della Scala con molta scioltezza e leggerezza. Le splendide “architetture” musicali brahmsiane sono emerse in tutto il loro splendore. Nelle Variazioni Haydn, opera del 1873, emerge tutta la poetica musicale che influenzerà in seguito R. Strauss, P.Hindemith, M.Reger ed Elgar. Anche nel modo di comporre del danese C.A. Nielsen si può riscontrare l’influenza di Brahms. La libertà espressiva, racchiusa nell’ambito tonale, nel quale si muove Nielsen fa spesso perdere il baricentro all’ascoltatore. I quattro movimenti che formano “L’inestinguibile” procedono senza soluzione di continuità alternando momenti di pregnanti e dirompenti fusioni timbriche a situazioni quasi cameristiche (il Poco Allegretto). Un ruolo importante, soprattutto nell’ Allegro finale, è sostenuto dalle percussioni. I due timpanisti concludono la Sinfonia in modo trionfale e vincente. Interpretazione precisa, calibrata e scintillante quella di Saraste. Applausi sentiti di pubblico. Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it Una nuova "Stagione musicale" per l’ Orchestra Sinfonica di Milano “G. Verdi” Sotto la bacchetta del Direttore Musicale Riccardo Chailly, il 17 settembre, in replica del 16, si è inaugurata la Stagione Sinfonica 2004-2005 presso l’Auditorium milanese. Il programma ha previsto l’esecuzione di due brani inediti di Goffredo Petrassi, la più nota delle sinfonie di W.A.Mozart ,la n°40 in Sol min. K.550 e una delle meno eseguite sinfonie di L.van Beethoven, la n°8 in Fa mag. Op.93. Nella prima parte del concerto la sinfonia mozartiana è stata preceduta dal brevissimo (45 secondi di durata) Saluto augurale di Petrassi. Il brano, eseguito in prima esecuzione, è un alto se pur brevissimo momento musicale. E’ stato scritto da Petrassi intorno al 1958 e pur essendo di una brevità incredibile, presenta al suo interno una complessa varietà di accadimenti musicali. Questi finiscono con un accordo di tonalità maggiore che vuole rappresentare il momento conclusivo di questo breve, ma coinvolgente “saluto”. La più popolare delle sinfonie di Mozart è stata interpretata in modo mirabile dal M.tro Chailly. In particolar modo è piaciuto il Molto Allegro iniziale con il famoso “incipit” che porta subito l’ascoltatore in un clima di intima mestizia e sono piaciuti gli accenti inquieti dell’Allegro assai finale. La seconda parte del concerto è iniziata con la Passacaglia di G. Petrassi. Il brano, in prima esecuzione, è stato composto quando l'autore aveva solo ventisette anni e precede di qualche anno la più celebre Partita che portò il musicista all’affermazione internazionale. Questa composizione di gusto neoclassico, risente ancora l’influenza dei lavori orchestrali dei compositori degli anni ’20, come per esempio dell'amico Alfredo Casella. Il brano è tutto improntato su toni bassi, tipicamente da passacaglia, ed è ottimamente articolato e costruito con una felice e varia invenzione timbrica. Il concerto è terminato con una avvincente esecuzione della poco eseguita Ottava Sinfonia di L.v.Beethoven. La composizione del 1812 (molto apprezzata dall'autore stesso) è situata tra due monumenti musicali quali la Settima Sinfonia e la Nona Sinfonia. Il carattere complessivo della breve opera sinfonica (circa 25 minuti di esecuzione) pur non raggiungendo le vette delle altre due citate sinfonie, mostra comunque, in questo caso, una peculiarità nello stato d’animo del compositore: la serenità. Applausi continuati alla fine del concerto sia per l’orchestra che per il M.tro Chailly. Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it
Concerto straordinario per l'11 settembre all'Auditorium di Milano L’11 settembre, con replica il 12 (dedicato ai bambini di Beslan), si è tenuto un concerto sinfonico di commemorazione per gli attentati terroristici di New York, Nassiriya e Madrid. Il concerto è stato preceduto da alcuni interventi tra i quali quelli del Sindaco Gabriele Albertini, del Console americano in Italia e di un rappresentante dell’American Chamber of Commerce in Italy che ha letto un messaggio del direttore dell’Istituto stesso, messaggio che ha suscitato rumorose proteste in sala per il tono eccessivamente “politico” e filoamericano dei contenuti. Nella prima parte del concerto è stato eseguito, in prima esecuzione assoluta, un nuovo lavoro del compositore Fabio Vacchi: Irini, Esselam, Shalo ( "pace" in greco, arabo ed ebraico). La composizione per voce, violino concertante e orchestra, è nata dalla collaborazione del M.tro Vacchi con Moni Ovadia il quale, nel corso del brano recita e canta alcuni testi tratti dalle Sacre Scritture cristiane, ebraiche e islamiche. Fondamentale nella composizione è non solo la Voce di Moni Ovadia ma anche il virtuoso violino concertante dell’ottimo Pavel Vernikov. Questi per quasi tutta la composizione (circa 18 minuti) è sempre in “dialogo” con la voce stessa. Il brano, decisamente struggente e pieno d’inquietudine, termina con una “coda” in cui Moni Ovadia canta una canzone tratta dai canti liturgici ebraici, Avinu Malkeinu ( Credo in Dio, mio Re). La voce di Ovadia è qui impregnata di toni strazianti ma altamente melodici, mentre l’orchestra con andamenti isoritmici sottolinea l’aspetto incerto e pieno d’inquietudine della composizione. Valida l’interpretazione del direttore Antonello Allemandi. Nella seconda parte della serata, di Gabriel Fauré è stato eseguito il Requiem per soli, coro e orchestra in Re minore op.48. Il Requiem di Fauré, in sette parti musicali, ha avuto la sua prima esecuzione a Lille nel 1900. Le caratteristiche che si rilevano in gran parte della composizione, sono la positiva leggerezza e la bella e profonda liricità melodica. Questa è tipicamente di Faurè e nella fattispecie, in contrasto con i “Requiem” scritti da molti altri compositori ( da Mozart a Brahms ecc.) Qui non traspare il senso della morte bensì la gioia della vita. Le voci del Coro , dirette da Romano Gandolfi, il soprano Lucia Aliberti, il baritono Franco Vassallo e l’orchestra Verdi diretta da Antonello Allemandi sono stati all’altezza della situazione con un’ottima e molto applaudita interpretazione. Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it GIUGNOFEDORA di U. Giordano al Teatro degli Arcimboldi Mercoledì 30 giugno si è svolta la sesta e ultima rappresentazione di Fedora. L’opera in tre atti di Umberto Giordano su libretto di Arturo Colautti, tratta dal dramma omonimo di Victorien Sardou è stata ottimamente diretta da Stefano Ranzani. La regia di Lamberto Puggelli e le scene e i costumi di Luisa Spinatelli si sono ben integrati con le caratteristiche musicali di Giordano e con la drammaturgia di Sardou. Convincenti le ambientazioni nei salotti di Pietroburgo, Parigi e nell’ultimo atto ambientato in Svizzera. Il soprano Irene Cerboncini, la principessa Fedora Romazoff, ha sicuramente dato prova di alto valore musicale ed espressivo in tutti i diversi momenti operistici e anche nei duetti con l’ottimo Mario Malagnini, il conte Loris Ipanoff. Ricordiamo che la prima rappresentazione di Fedora ebbe luogo al Teatro Lirico Internazionale di Milano il 17 novembre 1898 con la direzione dello stesso Giordano. Loris Ipanoff venne interpretato dal grande e giovane Enrico Caruso. Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it
Festeggiati i 140 anni del “Quartetto” Martedì 29 giugno nella Sala Verdi del Conservatorio milanese, la “Società del Quartetto” ha festeggiato i 140 anni di attività musicale. Il programma di sala ricalcava fedelmente una parte sostanziale (mancava solo Mendelssohn) del lungo concerto tenuto a Milano il 29 giugno 1864. Il quartetto Borciani ha eseguito il Quartetto d’archi K 387 di Mozart dando un’eccellente prova di interpretazione e coesione musicale caratterizzata da un’impalpabile leggerezza sonora. La Sonata n°17 per pianoforte di Beethoven è stata ben eseguita da Benedetto Lupo, soprattutto nell’adagio e nell’allegretto conclusivo. Lupo ha valorizzato in modo netto il carattere “eroico” della sonata, alternando momenti di grande forza pianistica ad altri di riflessiva musicalità. A conclusione del programma di concerto, gli eccellenti Solisti della Scala hanno eseguito il Settimino op. 20 di L.v. Beethoven. Quest’opera giovanile di amabile freschezza, fu eseguita per la prima volta il 2 aprile del 1800. Tra i Solisti della Scala ricordiamo almeno Francesco Manara al violino, Simonide Barconi alla viola e Fabrizio Meloni al clarinetto. Intensi applausi. Al termine un rinfresco nel chiostro del Conservatorio con gli ottimi vini della cantina Luretta. http://www.luretta.com/ Dopo vent’anni, Carmen torna alla Scala Martedì 22 giugno si è svolta al Teatro degli Arcimboldi la quarta rappresentazione della Carmen di Bizet, sotto la guida del direttore francese Michel Plasson. Le splendide ed essenziali scenografie di Ezio Frigerio sono state riempite dai numerosi personaggi che circondano la protagonista Carmen, ovvero la brava Julia Gertseva ( nata a San Pietroburgo). Sicuramente dal punto di vista della “tenuta in scena”, il mezzo-soprano ha dato molto. La bella voce è stata integrata da un’ ottima capacità di recitazione. La versione originale dell’opera di G. Bizet, che non contempla i “recitativi”ma che richiede la recitazione “parlata”( e che ha escluso la russa Olga Borodina dal debutto), risulta essere “teatralmente” più completa. Ottima Micaela (Angela Marambio) e bravi Don Josè, (Walter Fraccaro) ed Escamillo,( Ildar Abdrazakov). Da segnalare inoltre lo splendido coro di voci bianche del Teatro alla Scala e del Conservatorio, con quel memorabile inizio del quarto atto. Successo di pubblico. Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it SERATE MUSICALI: JULIA FISCHER E L'ORCHESTRA DELLA TOSCANA Lunedì, 14 giugno nella Sala Grande del Conservatorio milanese, l'Orchestra della Toscana diretta da Stéphan Denève, ha eseguito brani di Beethoven, Ravel e Schubert. Il Concerto in re mag. OP.61 di L. van Beethoven è stato ottimamente interpretato dalla giovane violinista tedesca Julia Fischer. La Fischer, oltre che possedere una tecnica decisamente brillante, ha il raro dono di essere anche una interprete di straordinaria dolcezza e di cristallina sonorità. Con grande determinazione e sicurezza ha affrontato la difficile "cadenza" dell' "Allegro con brio" iniziale e con facilità ha superato tutte le difficoltà tecniche del non facile concerto beethoveniano. Alla fine 2 bis: un capriccio di Paganini e da Bach una fuga in sol minore. Strepitoso successo di pubblico. Positiva la direzione del giovane Denève che nella seconda parte ha ben diretto una selezione da Le Tombeau de Couperin di M. Ravel e la giovanile e poco eseguita terza sinfonia D.200 di F. Schubert Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it Voci bianche in San Marco Mercoledì, 9 giugno presso la Basilica di San Marco a Milano, si è tenuto un concerto del Coro di Voci Bianche del Teatro alla Scala e del Conservatorio “G. Verdi “. Oltre quaranta giovani coristi diretti dal M.tro Bruno Casoni e accompagnati all’organo da Andrea Benelli, hanno cantato musiche di G. Faurè, F. Poulenc, R. Vaughan Williams (con il bravo flautista Andrea Petrogalli), G.Verdi e G.Rossini. Si segnalano le splendide voci soliste di Giulia Spruzzola e di Beatrice Palombo. Grande successo di pubblico. redazione@corrierebit.com Grazie
Martha Argerich!
Per le
“Serate Musicali”, giovedì, 3 giugno si è tenuto un concerto
straordinario che ha avuto come protagonista la grande pianista argentina
Martha Argerich. La sala Verdi del Conservatorio milanese era
completamente colma e non un solo posto è rimasto libero.
L’Orchestra Filarmonica di Praga, diretta dall’ottimo direttore
Pier Carlo Orizio, dopo un’introduzione
con
due delle Leggende op.59
di A. Dvorak (1841- 1904), ha accompagnato la Argerich nel Concerto
in la minore op.54 di R.Schumann (1810-1858). Interpretazione superlativa
quella della Argerich, che ancora una volta ha dimostrato di non avere
rivali nel campo interpretativo femminile e di essere tra i massimi
interpreti viventi. Martha ha saputo letteralmente dominare la tastiera,
passando da momenti di intensa dolcezza e delicatezza timbrica ad altri di
intenso,
robusto e sicuro
fraseggio melodico e armonico. Soprattutto nel finale a dato il
meglio di se
dimostrando, ancora una volta, come la fantasia per un pianista sia
forse la cosa più importante. Martha è una pianista che riesce a
re-inventare la musica come lo sono stati in passato Artur
Rubinstein o Vladimir Horowitz. Un solo bis: dalle "Scene
Fanciullesche" di R.Schumann, il primo brano dell' Op.15
. Successo caloroso. Nella seconda parte del concerto Orizio ha ben
diretto la Filarmonica di Praga nella Sinfonia n°4 di Johannes Brahms
(1833-1897). Ancora molti applausi. Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it MAGGIOAuditorium di Milano: Seiji
Ozawa e la "Saito Kinen Orchestra"
Splendido concerto quello del 30 maggio all’Auditorium di Largo Mahler. Il sessantanovenne direttore giapponese S. Ozawa ha diretto la sua prestigiosa orchestra in un concerto con musiche di Toru Takemitsu, di B. Bartok e di Cajkovskij. Il Requiem per soli archi di Takemitsu (1930-1996), composizione del 1957, è una perfetta mediazione tra l’universo musicale occidentale con riferimento soprattutto alla seconda scuola di Vienna (A. Berg in particolare) e la scuola nazionalistica giapponese del maestro Yasuji Kiyose. Ozawa ha diretto l’orchestra da lui fondata nel 1984 in modo mirabile, senza mai eccedere nella timbrica, e con una grazia nel fraseggio e nei legati che non ha uguali. Il breve brano, particolarmente meditativo (Meditation doveva essere il titolo originariamente), è anche la prima composizione orchestrale del maestro di Tokyo. Particolarmente significativa l’interpretazione di uno dei grandi capolavori di B. Bartok (1881-1945) la Musica per archi, percussioni e celesta (1936- 1937). Forse ancor più del brano precedente, l’orchestra ha dato il meglio di se. Una nitidezza coloristica dei vari settori degli archi, inframmezzata da momenti percussivo-ritmici (determinante l’impiego percussivo del pianoforte) tipici del maestro ungherese. Interessante è l’uso che viene fatto degli archi: emissione di suoni con sordina, sul ponticello e particolare pizzicato. Nella seconda parte del concerto, è stata eseguita la Sinfonia n°6, op.74 (Patetica) di P.I.Cajkovskij(1840-1893). Indiscutibilmente magnifico il finale dell’ultimo movimento, di struggente bellezza. Grande successo di pubblico. Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it Per la "Società del Quartetto": Bruno Canino e Antonio Ballista, un duo pianistico storico Il 25 maggio, presso la sala Verdi del Conservatorio di Milano, si è tenuto un concerto per celebrare il cinquantesimo anniversario della fondazione del Duo pianistico B. Canino e A. Ballista. I due pianisti, prima studenti e poi docenti del Conservatorio milanese, si sono ritrovati per l’ennesimo concerto dando prova di grande vitalità sia nell’esecuzione che nella scelta dei brani interpretati: la Fantasia in fa min. op 103 di F. Schubert, il Concerto per due pianoforti di I. Stravinskij, i Tableaux vivants per due pianoforti di Sylvano Bussotti e il finale della nona sinfonia di L.v. Beethoven nella trascrizione di Franz Liszt. Una scelta particolarmente audace e ricca di contrasti: la cantabile e romantica Fantasia shubertiana con il neoclassico e cubista concerto di Stravinskij (1935) , il gestuale e provocatorio happining di Bussotti del 1964 ( presente l’autore in sala), con il finale di un capolavoro assoluto quale la nona di Beethoven nella luminosissima trascrizione per due pianoforti di Liszt. I due pianisti hanno dimostrato ancora una volta, un indiscutibile affiatamento e rigore interpretativo e hanno regalato al pubblico due splendidi bis, la Brazileira, dalla Scaramouche di Darius Milhaud e un movimento della suite a quattro mani, Ma mère l’Oye di M. Ravel. Grandissimo successo di pubblico. Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it Benvenuto, Sylvano Bussotti Il 27 maggio, presso il Museo Teatrale alla Scala di Palazzo Busca a Milano, il Sovrintedente Carlo Fontana, il musicologo Luigi Pestalozza e il compositore Gabriele Manca, hanno incontrato il M.tro Bussotti ( Firenze, 1931). Il noto compositore fiorentino, assente da Milano da molto tempo, ha presentato per l'occasione tre composizioni: la prima "Bachiana di Bachiane" del 1945, è stata eseguita dal bravo violinista Luca Paoloni, la seconda, "111 Tocchi a Stefano" (1999), è stata interpretata dal compositore stesso al pianoforte , e per concludere un composizione per violino e pianoforte del 1993-94, "Scrigni da questo Fauno", eseguita insieme al violinista Paoloni. redazione corrierebit Presentata la stagione 2004-2005 della “Società del Quartetto” Presso la Società del Giardino, il 13 maggio è stata presentata la stagione 2004-2005 della “Società del Quartetto” . Sono intervenuti, A. Magnocavallo, Vice-presidente della Società, Maria Majno, Direttore Artistico, Salvatore Carruba, Assessore alla Cultura e Musei del Comune di Milano e Carlo Sini, docente di Filosofia Teoretica all’Università agli Studi di Milano. Dopo un primo intervento dell’Assessore Carruba che ha sottolineato la persistenze importanza della “Società” nella vita culturale di Milano, A. Magnocavallo ha ribadito la centralità del “Quartetto” nel panorama musicale Europeo, soffermandosi anche sulle nuove modalità di associazione al “Quartetto”. Questa Società compie, con la nuova stagione, i 140 anni di attività musicale. Marina Majno, Direttore artistico, ha illustrato il programma per il nuovo anno, che prevede 23 concerti dal 23 ottobre 2004 al 16 maggio 2005. La nuova stagione musicale ha per tema “Dialoghi e contrasti”, un'esplorazione coinvolgente tra i percorsi che uniscono, separano e intrecciano i diversi universi musicali e i loro interpreti. Ricchissimo il panorama d’interpreti per la nuova stagione; ricordiamo almeno M.Pollini, A, Brendel, M, Perahia, Y. Li, A. Lucchesini , P. Lewis e M. Dalberto tra i grandi virtuosi pianisti, il Quartetto Berg, il Quartetto Takacs, il Quartetto Belcea e il Quartetto Borciani; il Trio Beaux Arts e il trio Triology, i violinisti Hahn e Tetzlaff, il baritono J. Lemalu, il violoncellista M.Brunello e l’Orchestra Giovanile Italiana diretta da Daniele Gatti che inaugurerà la stagione il 12 ottobre 2004. L’incontro è terminato con uno splendido e applaudito intervento di Carlo Sini che ha tenuto una non breve e profonda riflessione sulla “parola e la musica”. Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it Il "Quartetto di Zagabria" all’Auditorium di Milano G. Kuhn e l’Orchestra Filarmonica del Conservatorio di Milano Schubert, Berio e Beethoven sono i musicisti interpretati dall’Orchestra Filarmonica del Conservatorio di Milano diretta da Gustav Kuhn. Il concerto del 9 maggio si è aperto con l’Ouverture in Do maggiore in stile italiano ( D591) di F. Schubert . La giovane orchestra (nata nel febbraio del 1998) formata da neodiplomati, insegnanti e da alcuni allievi del Conservatorio, ha mostrato di possedere un’ottima sonorità nell’interpretare quest’opera del 1817 nel quale si ritrova il segno dello stile italiano di Rossini. Il Concertino per clarinetto, violino, arpa e archi di Luciano Berio, musicista da poco scomparso, è sato scritto nel 1949 e quindi diretto l’anno seguente dallo stesso autore presso il Conservatorio milanese. Il simpatico direttore austriaco G. Kuhn prima di procedere all’esecuzione, ha voluto divertire il pubblico spiegando, anche in modo divertente, la composizione e improvvisando un piccolo brano secondo lo slile di Berio, nel quale anche il pubblico ha avuto un ruolo attivo. L’esecuzione del “Concertino” è stata eseguita in modo impeccabile e si è notata l’influenza, sul venticinquenne Berio, di autori come Hindemith, Honegger e parzialmente Schonberg. E’ un’opera di apprendistato in cui Berio assimila i modi di comporre dei contemporanei ma che già mostra uno stile personale ( tecnica del collage). Nella seconda parte del concerto è stata ben eseguita la quarta sinfonia op.60 di L.van Beethoven. Grande successo di pubblico. Cesare Guzzardella ce.guzz@tiscali.it
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ARTICOLI CORRIEREBIT- ARTE E DESIGN 2004 DICEMBRE PIERRE CARDIN DESIGNER Pierre Cardin, il pioniere, il futurista . Primo couturier a lanciare il pret à porter, a insistere sull’aspetto pratico e legato alla vita concreta delle sue creazioni e del vestire, il tutto però come proiettato in una dimensione futura o piuttosto immaginaria . Nel 1954 lancia i vestiti “bulles” ma ,una volta attutito l’impatto della novità e dell’idea quasi rivoluzionaria, non si limita all’ambito della moda ma vuole concepire un “pret à habiter” che abbia le stesse caratteristiche e con l’aiuto dell’architetto rumeno Antti Lovag (nato in Ungheria da padre russo e madre finlandese) concepisce una costruzione immensa, il Palais Bulles,in una pro-pietà di 8500 metri quadrati (di cui1200 abitabili) a Théole sur Mer vicino Cannes, la cui costruzione dura ben quattordici anni, dal 1975 al 1989, ed il cui nome viene depositato da Sotheby’s Tutto è all’insegna dell’ovale e del circolare, in un’atmosfera futurista e da navetta spaziale ma che allo stesso tempo non dimentica le regole del “pret à habiter”. I vetri provengono rigorosamente da Murano (e non poteva questa essere altrimenti da-te le origini dello stilista) . Questa immensa abitazione ,che è diventata ormai da molti anni la residenza preferita di Pierre Cardin dove appena può si rifugia ed invita gli a-mici più intimi, tutta ricoperta nel pavimento di marmo pakistano, conta due saloni, otto camere, un ufficio (personale), una biblioteca, una sala per conferenze, un cinema, varie sale da gioco e non solo, anche un anfiteatro all’aperto dove da tre anni si svolge in luglio un Festival di teatro, musica,opera e varie performances il cui consolidamento è ancora in atto ed a cui lo stilista francese tiene molto e conta per l’apertura della sua dimora al pubblico esterno . Tutto qui è all’insegna dello straordinario e dell’incon-sueto, soprattutto per il coraggio e la determinatezza nella concezione che ci fa anche pensare alle creazioni (rese abitabili) di Niki de Saint -Phalle immerse nel blu Yves Klein del cielo della Costa Azzurra . Ma come non pensare anche, in questo luogo fuori dal tempo e dallo spazio, alla possibile dimora del “Petit Prince” di Antoine de Saint- Exupéry che cadde qui vicino con il suo aereo inabissandosi nella Baie des Anges, il 31 luglio del 1944. Pel ulteriori informazioni : http://www.palaisbulles.com/ Giacomo Di Vittorio di-vittorio.giacomo@tiscali.it
TRE MOSTRE ALLA PERMANENTE ZONARO AL VITTORIANO Al Vittoriano a Roma é stato inaugurato il 26 novembre una bella mostra di olii e disegni dell'artista padovano (più precisamente di Masi, classe 1854) Fausto Zonaro. Formatosi alle accademie di Verona e Venezia l'artista veneto subì molto l'influenza della pittura napoletana e soggiornò molte volte nella città partenopea. Fausto Zonaro vicino alla esperienza di Dal Bono e di Vincenzo Migliaro é da accostarsi per i dipinti vedutistici e per i paesaggi della costa vesuviana al campano Attilio Pratella, massimo esponente nella metà dell'Ottocento, di questo genere pittorico. Nella riuscita esposizione romana non mancano molti dipinti realizzati durante il lungo soggiorno a Instambul alla corte del Sultano Abdul Hamid. Zonaro é in Turchia dal 1881 ed é primo pittore di corte dal 1896 al 1910; é costretto per la destituzione del Sultano a tornare in Italia e a San Remo passerà l'ultimo periodo della sua vita terrena terminata nel 1929. Molti sarebbero i dipinti da menzionare, i vari autoritratti realizzati in Turchia, i paesaggi veneti e quelli orientali; uno per tutti, per armonia e colori, descrizione dell'ambiente, equilibrio poetico raggiunto con toni smorzati non troppo vivaci dove é leggibile una velata melanconia sognata, é la tela del 1900 " Scrivani pubblici" di proprietà privata. La mostra inaugurata alla presenza delle autorità turche rimarrà visibile al pubblico fino al 20 dicembre. Milano, 26 novembre 2004 achille guzzardella LA SCALA E L'ORIENTE La mostra aperta al pubblico "La Scala e l'Oriente" dal 24 novembre al 30 gennaio 2005 a Palazzo Reale di Milano, offre al visitatore la straordinaria possibilità di ammirare i bozzetti delle scene e i costumi dei più interessanti spettacoli messi in opera dal 1778 al 2004; scene facenti parte delle raccolte museali del teatro non visibili al pubblico e molte delle quali di proprietà di collezioni private. Il bell'allestimento di Ezio Frigerio riesce a far ricreare l'ambiente e in un certo senso l'emozione vissuta nella realtà delle rappresentazioni. In mostra ben 130 bozzetti, studi, figurini, fotografie, installazioni, video e ben 130 costumi di scena, tutti originali. Tra i bozzetti e le scene spiccano quelle firmate da Salvatore Fiume, Gregorio Sciltian, Marino Marini, Fabrizio Clerici, Léonor Fini, Foujita. Non dimentichiamo l'allestimento e la regia dei fratelli Galliani,che inaugurarono la Scala nel 1778 con "Europa Riconosciuta" di Salieri, opera fra l'altro scelta dal Maestro Riccardo Muti per la riapertura del Teatro il 7 dicembre 2004. 23-11-04 achille guzzardella achi.guzz@tiscali.it OTTOBRE RICORDO GIAN ALBERTO DELL'ACQUA Il ricordo di Gian Alberto Dell’Acqua è vivo in me. Se n’è andato uno dei maggiori studiosi e storici del nostro tempo. Esperto di Caravaggio e Tiziano, prediligeva Cassinari e Giacometti tra i contemporanei, aveva ricoperto le cariche più ambite e prestigiose del mondo dell’arte. Fu soprintendente alle Belle Arti, Presidente della Fondazione Poldi Pezzoli; a lui si debbono le più importanti mostre fatte a Palazzo Reale di Milano. Ha curato ben sei edizioni della Biennale di Venezia dal 1957 al 1969 prima come segretario generale poi come commissario straordinario. Ricordo quando aveva accettato di posare per una mia scultura, un ritratto, e fu entusiasta del mio modo di lavorare, eravamo nel 1991e anche quando mi presentò in catalogo per la personale di Pinerolo nel 1995 al Museo Civico di Palazzo Vittone. Pochi erano riusciti a ritrarlo prima di me: in scultura Giovanni Paganin e in pittura Giancarlo Vitali. Mi ricordo che Lui me ne parlò. Vitali l’aveva ritratto a olio, nel quadro si presentava di profilo con un cappotto mentre camminava. L'insigne storico era distinto, fine, riservato, il classico signore d’un tempo. Mi ricorda per la sua serietà, rigorosità e religiosità un’altra figura da me ritratta, quella di Carlo Bo, anch’esso alto, distinto, signore di poche parole, sempre con il sigaro in bocca. Due mondi vicini, lo storico dell’arte, il critico letterario; due esempi di vita. Pensando a loro mi vengono alla mente altre vite scomparse quest'anno: Mario De Micheli, critico di fama, che mi aveva presentato in catalogo all’antologica a Crema nel 1996 e due scultori: Enrico Manfrini e Luciano Minguzzi. Il primo mio insegnante all’Accademia ed esempio di coerenza e di sincera dedizione all’arte religiosa, il secondo estroso inventore di forme, famoso per le porte del Duomo di Milano, San Pietro e quelle di San Fermo a Verona, ritratto come i due precedenti all’inizio degli anni novanta. Ed ancora l'aristocratico architetto Ludovico Barbiano di Belgioioso ritratto da me nel 1998. Persone queste a me care per l'esempio avuto e la ricchezza dei rapporti instaurati. Senz'altro con la loro scomparsa si chiude un periodo della cultura artistica italiana e in particolare modo di quella milanese. Ricordo l’ultimo incontro col Grande Storico, quando andai a trovarlo per portargli delle copie del libretto uscito nel 2002 sulla mia scultura del quale era autore del racconto critico. Gian Alberto Dell'Acqua non mi voleva quasi ricevere, ormai bloccato nel suo studio, mostrò però contentezza nel vedermi e io lo ringraziai ancora per il suo scritto. In quella occasione gli feci dono di una mia scultura bronzea, un crocifisso che gli misi nelle mani, lo strinse e mi guardò commosso. 27 ottobre 2004 achille guzzardella achi.guzz@tiscali.it SCULTURA ETNICA E FOTOGRAFIA RAZIONALISTA Inaugurata la mostra d'arte etnica in abbinamento a fotografie della Bauhaus alla Galleria AB Origina di Milano. Mostra che rimane visibile fino 10 dicembre. Un connubio dal titolo "Bauhaus e primitivismo" che risulta essere positivo e di stimolo per i cultori attenti delle arti meno ufficiali. Un esposizione veramente interessante dove sono presenti opere ben scelte e selezionate delle culture di popoli che vanno dalla Papua Nuova Guinea indonesiana, al Borneo fino alle coste del Perù. Di notevole interesse il tamburo SepiK di legno e pelle di lucertola con le sue figurine di antenati. L'antenato di pietra dell' isola di Flores dell'arcipelago della Sonda Minore dell' Indonesia oppure la splendida maschera sciamanica di legno policromo dell' Huttar Pradesh Himalaya dell'India della seconda metà del XIX sec. per non parlare dell'antenato di legno TauTau di legno dell' inizio del XIX sec., dell'etnia Toraja Sulawesi dell' Indonesia o del bellissimo scudo del Borneo Indonesiano etnia Dayak della seconda metà del XIX sec. Ben articolata anche l'esposizione fotografica dove la razionalità e il costruttivismo formale mettono in evidenza, con esempi notevoli il linguaggio fotografico degli anni '30. Esempi sono le foto di Franz Ehrlich, di Georg Muche, David Seist, Herbert Schuermann e altri in dialogo con le opere e le culture provenienti dalla Oceania, dall'Africa e dall'Asia. Mostra originale dove la visione delle opere scultoree più remote sono in armonia con la parte più razionalista della nuova arte fotografica. 26 ottobre 2004 achille guzzardella achi.guzz@tiscali.it
LA PITTURA DELL' ITALIA DEL NORD DEL '500 A PALAZZO TE Una mostra di notevole interesse quella allestita a Palazzo Te a Mantova dal 5 settembre al 9 gennaio 2005 che porta il titolo "Natura e Maniera tra Tiziano e Caravaggio, le ceneri violette di Giorgione". Titolo questo azzeccato che mira a valorizzare il magico influsso di Giorgione nelle ben centotrenta opere esposte provenienti dalle più importanti collezioni private, da musei italiani ed esteri e da molte cattedrali. Giorgione con le sue invenzioni cromatiche e i suoi armoniosi paesaggi figurativi è eredità fondamentale per i fermenti manieristi che sfoceranno in una rivoluzionaria rappresentazione della realtà fino ad arrivare alla straordinaria personalità del Caravaggio. In mostra del Divin Pittore è presente "La conversione di Saulo" proveniente dalla collezione dei Principi Odescalchi di Roma e tra le tante opere possiamo ammirare anche "La Trinità" di Tintoretto proveniente dalla Galleria Sabauda di Torino, una bella "Annunciazione" di Giovanni Gerolamo Savoldo proveniente dal Museo Civico di Pordenone e un bel ritratto di Lorenzo Lotto del Museo Statale di Berlino. 22 ottobre 2004 achille guzzardella achi.guzz@tiscali.it FENICI E’ stata inaugurata ieri presso la Biblioteca di Via Senato 14 a Milano, un’interessante e ben studiata mostra sui Fenici. Con il patrocinio del Comune di Milano, Settore Cultura e Musei, e il sostegno di Publitalia ’80, Fondazione Cariplo e Ras, la mostra sarà aperta dal 21 ottobre 2004 al 17 aprile 2005, tutti i giorni dalle 10 alle 18, giovedì dalle 14 alle 21, chiuso il lunedì.I Fenici visti, studiati e apprezzati come declinazione dell’Oriente in Occidente; 150 reperti provenienti dai più importanti musei italiani presentano il ruolo che i Fenici ebbero nella trasmissione della cultura orientale in Occidente attraverso il commercio e la fondazione di colonie. Intorno al 1000 a.C. le città fenicie furono infatti protagoniste di un’ampia attività legata al commercio e all’espansione coloniale in molte regioni del Mediterraneo occidentale: Grecia, Sicilia, Egitto, Nord Africa, Spagna. Nella prima sezione della mostra sono esposti modelli iconografici egiziani, assiri ed egei, espressioni di attività nobili ed eroiche del re, quali caccia, guerra e banchetti. A seguire, una sezione propone alcuni dei temi che più connotano la civlità fenicio-punica nell’immaginario collettivo, la perizia nautica attraverso modelli di navi onerarie e da guerra e la lavorazione della porpora. La sezione successiva è dedicata all’esposizione di bassorilievi assiri (originali e copie in gesso) dei palazzi di Ninive. Nella sala dedicata all’artigianato sono esposti gioielli in oro, scarabei in pietra dura semipreziosa, testine in vetro e amuleti. Infine, tra i diversi documenti esposti per illustrare il tema della religione, è particolarmente suggestiva l’esposizione di stele dai tofet, che richiamano nella decorazione i naòi egiziani e ricostruiscono un angolo di questi santuari a cielo aperto. Per informazioni potete chiamare il n. 02/76215314-318 o scrivere a: segreteria@bibliotecadiviasenato.it 21 ottobre 2004 Valeria Pezza ARTE ANTICA A MILANO E' senz'altro l'esposizione più classica e densa di significati antichi di questi ultimi decenni quella dei Miti Greci, aperta a Palazzo Reale di Milano dal 6 ottobre al 23 gennaio 2005. Occasione per chiarire anche i processi della ricerca archeologica e riflettere su come gli antichi documenti figurati possono oggi parlare all'uomo contemporaneo. Un percorso espositivo coerente dove l'impatto visivo è di stimolo e alta emozione sia per il singolo piccolo reperto che per la tanagra o dei grandi vasi.. ,per non parlare degli splendidi affreschi o mosaici Pompeiani. La mostra si offre in tutta la sua ricchezza e splendore delle ben trecento opere esposte provenienti dai più importanti musei e dalle più ricche collezioni private. Il visitatore rimarrà senz'altro stupito, arricchito e contento. Di ben altre ragioni espositive la mostra aperta dal 21 ottobre alla Biblioteca di via Senato a Milano e visibile fino al 17 aprile 2005 dal titolo " I Fenici l'Oriente e Occidente ". Il tema dell'esposizione è quello della trasmissione della cultura orientale in occidente attraverso opere artigianali Fenice di alto livello formale,opere provenienti dal vicino oriente e che illustrano il trasferimento in occidente di modelli iconografici egiziani,assisi, egei, carichi di tematiche religiose. Gli oggetti provengono dai più importanti musei italiani: l'archeologico di Cagliari, l'etrusco di Villa Giulia, le raccolte Civiche Archeologiche e Numismatiche di Milano, l'Archeologico di Napoli e la Biblioteca Apostolica Vaticana per citarne alcune. Apre la mostra lo splendido Skyphos in bronzo della Tomba Barberini di Palestrina del Museo etrusco di Villa Giulia a Roma. Insomma un'altra mostra da non perdere che testimonia ancora la ricchezza infinita dell'antico e l'altezza delle iniziative culturali a Milano. Milano 21-ottobre- 2004 achille guzzardella achi.guzz@tiscali.it
LA CATTURA DI CRISTO DEL CARAVAGGIO AL MUSEO DIOCESANO Nel Cristo del Caravaggio della National Gallery di Dublino e precisamente "La cattura di Cristo" del1602 esposta fino al nove gennaio 2005 al Museo Diocesano di Milano, c'è tutta la consapevolezza del proprio futuro destino, quello di agnello sacrificale per il bene dell'umanità tutta. L'espressione del volto, le mani protese e giunte in atto di preghiera e nello stesso tempo di abbandono del Cristo, sono le parti centrali del dipinto. E' l'ennesima riflessione del Caravaggio, l'ennesima presa di coscienza. L'artista cerca e prega il Creatore. Dio lo appaga donandogli queste capacità pittoriche, questi alti equilibri. Per i molti visitatori sarà occasione unica d'incontro con questa opera del Divin Pittore. 14 ottobre 2004 achille
guzzardellla achi.guzz@tiscali.it
MITI GRECI : Archeologia e pittura dalla Magna Grecia al collezionismo Più di 300 opere, tra affreschi, vasi dipinti, antichi e moderni, sculture, reperti archeologici, alcuni dei quali restaurati per l'occasione e per la prima volta presentati al pubblico - come la ricomposta Tomba delle Danzatrici, portano a Milano il grande fascino del "Mito Classico". Anche la "grande pittura", purtroppo quasi del tutto perduta, è documentata in mostra attraverso le pareti delle tombe dipinte dell'Italia meridionale,gli affreschi da Pompei ed Ercolano, repliche di età romana di capolavori greci,e la straordinaria stele proveniente dal grande tumulo di Vergina in Macedonia.La mostra si apre con una introduzione dedicata al valore culturale del mito dall'età classica a oggi. A incarnarlo uno straordinario modello originale in gesso di Canova e la raffigurazione del Mito di Medea dai vasi greci alle pitture romane, alla rappresentazione cinematografica di Pasolini. Milano - Palazzo Reale dal 6ottobre 2004 al 23 gennaio 2005 www.tichet.it/miti Milano 5 ottobre redazione@corrierebit.com
SETTEMBRE Andy Warhol alla Triennale di Milano E' la più grande mostra allestita in Italia dell'artista americano capostipite della Pop Art. Titolo specifico della mostra è "The Andy Warhol Show". Aperta al pubblico dal 22 settembre al 9 gennaio 2005. Wharol, personaggio eclettico e rivoluzionario soprattutto nell'ambito della grafica,della comunicazione e della moda, tanto da costituire ed essere considerato un emblema della cultura americana degli anni '60 e '70 e rappresentato alla mostra, voluta dalla Chrysler, da tutte le opere sui temi fondanti l'estetica dell'artista. In mostra i ritratti di Marilyn, Liz Taylor, Elvis Presley, Jaqueline Kennedy, insomma tutti i miti americani. Tutte le icone del consumismo (le Coumpbell'Soup, la Brillo Box, la Dollar Sign)e i volti noti di Leo Castelli, Ileana Sonnabend e Keith Haring, per non parlare di Yves Saint-Laurent, Giorgio Armani, Carolina di Monaco, Gianni Agnelli, Jan Fonda e Grace Jones e tanti altri. Esposte anche" The last Decade", l'ultima serie di opere della sua vita realizzate negli anni '80. Completa l'esposizione delle opere l'ampia rassegna fotografica che raccoglie immagini di Peter Berg, Maria Mulas, Mario Schifano, Victor Bokris, Gerard Malanga, ecc. Non mancano inoltre foto realizzate dallo stesso Warhol. Insomma senza dilungarmi una mostra che va vista e che ben fa capire le poetiche visive dell'arte americana del dopo guerra. arricchisce la mostra un voluminoso catalogo edito da Schira. Milano 21 settembre achille
guzzardella
POTIENTIA Piacevole la visita agi scavi di Potientia il 20 agosto scorso e il dialogo avuto con il giovane archeologo. Qua e la cocci, piccole schegge dall'aspetto di reperti, anse e colli di vasi, e tegole romane. Molti i percorsi coperti e le asciutte tracce di colonne completate a calce, i mosaici nascosti da teli in attesa di colti ricercatori. Andiam via contenti della sosta fatta e per un momento c'è parso in quei canali, su quei muretti ricostruiti di vivere ai tempi dell'antico sito. Milano 8 settembre achille guzzardella achi.guzz@tiscali.it SEPIK - LA VALLE DEGLI SPIRITI Così titola la mostra allestita presso Palazzo Volpi di Como. Mostra inaugurata il 28 febbraio 20004 e prorogata per tutti i mesi estivi dato anche il successo e l'interesse destato, ovviamente agli addetti ai lavori e ai sempre più numerosi appassionati. L'esposizione mette in risalto con buon allestimento una parte dell'arte della popolazione della Nuova Guinea. Sculture policrome, maschere a gancio, maschere a cranio colorate, strumenti, flauti cerimoniali in bambù, suppellettili e monili caratterizzano la mostra; tutte opere colorate con terre naturali. Ma entrando nel vivo dell'esposizione che si apre con una scultura yina, colpisce per la sua essenzialità il grande tamburo a fessura proveniente dal Museo Etnico di Rimini, e la grande tavola di legno per il culto, traforata e dipinta della collezione dei Musei Civici di Como. Di squisita singolarità la scultura a gancio raffigurante un piccolo antenato Medio Sepik, sempre dei Musei Civici di Como. E di grande impatto visivo e di essenzialità nelle forme, sono le due sculture yipwon, la grande di cm 420 di altezza la piccola di cm 16. Ma di grande pregnanza espressiva sono le sculture a tuttotondo come: "Grande figura ancestrale femminile etnia Nukuma, Medio Sepik" e "Grande figura ancestrale adoperata per il rito Nokwi "e "Grande figuraancestrale femminile che sormanta un coccodrillo e un'uccello-medio Sepik". La mostra, allestita in maniera razionale e composta, presenta le sculture nella gran parte di casi, sospese nel vuoto tenute da fili quasi invisibili riuscendo a coinvolgere lo spettatore e a farlo calare nel mondo aborigeno, dei suoi idoli, delle sue forme poetiche e fantastica ma sempre riconducibile all'espressione vitale dell'uomo. 2 settembre
achille guzzardella achi.guzz@tiscali.it
VISITA ALLA BASILICA A SAN NICOLA A TOLENTINO Tolentino 18 agosto 2004 - ci accoglie l' Agostiniano Frate Mario in quel di San Nicola a Tolentino, cuore delle Marche, dove l'ingresso di Nanni Bartolo detto Il Rosso ci consente il passaggio. Una ideale porta diretta al Cappellone e agli affreschi di scuola giottesca. Ecco, nella mia mente rimane soprattutto questo connubio, le sculture di Nanni e gli affreschi con le storie del Santo, unione tra scultura architettura e pittura, magica visione. Gli affreschi di gentilezza squisita di mirabil mano dove la soavità delle espressione e la delicatezza coloristica si sposano con l'architettura del Cappellone. Ci sembra di entrare e di essere nella pittura. E i gesti e i volti la dicon tutta. Beato chi entra nel Cappellone e sa vedere, in un certo senso e già in Paradiso. 3 settembre achille guzzardella achi.guzz@tiscali.it LUGLIO Per le Olimpiadi di Atene 2004 "Da Olimpia ad Atene 776 a.c.-2004" Questo è il titolo della mostra allestita al Museo Archeologico di Milano, aperta al pubblico dal 23 giugno e destinata ad essere visitabile fino al 31 maggio 2005. Se pur di piccole dimensioni l'esposizione fatta perlopiù da cartelli illustrativi e pochi oggetti è veramente interessante; situata all'interno della parte inferiore del museo e attorniata da un'infinità di anfore a figure a fondo nero, ricostruisce i temi più salienti dei giochi olimpici dell'antichità e descrive la nascita decubertiana dei giochi dell'era moderna (data di inizio 1896 ad Atene). Una presentazione culturale di buon auspicio per i milanesi e ben augurante per l'imminente raduno ateniese. Di gran utilità per i visitatori e in particolar modo per i ragazzi delle scuole la ricca e ben articolata guida che accompagna la mostra e che è da richiedersi ai custodi gratuitamente, ( bella iniziativa finalmente). Un plauso da parte di chi scrive al museo, ai curatori e al Comune di Milano. 28-7-2004 Achille Guzzardella achi.guzz@tiscali.it I due Michelangelo La mattina del 15 giugno, a pochi giorni dall'inaugurazione della "Rondanini Ripulita" al Castello Sforzesco, sono corso a rimirarla. Al momento rimango perplesso, poi Michelangelo provoca sempre l'eterna emozione. L'otto luglio porto il mio unigenito Amedeo, fresco di licenza elementare a vederla. Alla vista della "Pietà" esclama: "Troppo bianca!" La stessa mia sensazione e quella di molti visitatori. Senza dubbio i restauratori (pulitori solo, per l'occasione) hanno fatto un buon lavoro, anche se ho sempre saputo che alla scultura un po' di polvere del tempo non ha mai fatto male, tra l'altro il marmo rimasto sempre al chiuso non ha certo sofferto. La patina gialla del tempo forse disturbava, ma la forma, le luci, le ombre, non sono migliorate. Era necessario l'intervento? Chissà, l'importante è che gli addetti pulitori non abbiano insistito troppo con bisturi e abrasivi; nel marmo, sappiamo, è facile togliere ma non si può certo aggiungere. Comunque sia se è solo pulitura, rimango contento del fatto che sia tramontata l'idea ventilata in molti articoli del Corriere della sera e di altre testate in questi ultimi anni, di spostare l'ultima opera del sommo Michelangelo addirittura all'aperto. L'attuale e prima collocazione al Castello va benissimo, la Rondanini è talmente grande che è giusto che stia sola e che il visitatore non sia distratto e possa avere l' intimo colloquio con questo capolavoro di essenzialità espressiva, che descrive il rapporto più importante per la storia dell'umanità. Di altro spessore l'intervento sull'altro Michelangelo, il Pittore, il Merisi. Gli addetti ai lavori hanno portato alla luce una mano nell'ultimo quadro di Caravaggio: "Il Martirio di Sant' Orsola", esposto all'Ambrosiana e visto da me ieri il 16 luglio. La mano è risultata fondamentale per una rilettura dell'opera, infatti rende il gioco prospettico ancora più avvincente oltre a dare al dipinto un tono di vera modernità. La posizione della mano fa rimarcare quell'essenzialità di forma e persino di espressioni delle figure. L'uomo della mano emersa dal restauro sembra tentare invano di voler fermare il dardo scagliato, che ormai è penetrato nel petto della Santa. La mano diventa il centro della composizione, Sant'Orsola è attonita, china, stupita quasi del fatto. La vera contrapposizione nel dipinto è costituita dall' espressione dei volti: quella del vile re, lanciatore del dardo, e quella della figura della mano, che se pure in ombra è di grande e mirabile espressività, esprimendo pietà per l'ormai accaduto destino. Con questa opera Caravaggio ci lascia forse il suo testamento spirituale. Calza il paragone con l'altro Michelangelo, quello della scultura. I due capolavori: La Rondanini e Il Martirio di Sant'Orsola sono le due opere ultime e ultimo immenso atto di due dei più grandi geni artistici dell'umanità. Il Martirio di Sant'Orsola a suo modo è una Pietà come quella del sommo Buonarroti. L'uomo della mano nasconde nell'intima espressione del viso una pietas per la Santa trafitta. Nella contrazione del viso e nell'occhio si legge il dramma avvenuto. In egual misura nella Pietà Rondanini, la Madonna cela nel viso la stessa pietà per il figlio morto. Milano 17 -7- 2004 Achille Guzzardella mailto:aci.guzz@tiscali.it Giugno Giuliano Vangi alla Rotonda della Besana Ho rivisto lo scultore Giuliano Vangi! L'ultima volta era stato alla sua personale a Milano nel 2003 in Foro Bonaparte. Oggi alla Besana, sculture di grandi dimensioni e svariati disegni vecchi e nuovi, di vibrante impronta esistenziale . L'impronta di Vangi c'è sempre, questo ho avuto modo di dirgli oggi. Per la Rotonda della Besana rinnovata, è una specie di inaugurazione della scultura che torna in loco dopo anni ad essere esposta. Finalmente un luogo espositivo, speriamo che le mostre degli scultori lombardi e non si susseguino a ritmo incalzante;ci sia un ritorno per Milano alla scultura, la vera scultura quella della forma, quella che rimane, non l'effimera, la concettuale (quella delle installazioni) . Quella di oggi pone le basi e fa sperar bene. Ritornando a Vangi, notevole il gruppo scultoreo di marmo dal titolo "Il grande racconto" del 2004 che andrà a stare in Giappone. Più languide le composizioni eriecheggianti motivi compositivi riconducibili a maestri quali Marino e Manzù, vedasi le opere "Uomo e animale" del 2004 e "Donna con ampio vestito" del 1987; comunque sia lavori encomiabili che esprimono la natura di Vangi leggibile nella sua forma anche nei lavori recenti come "Uomo e caprone" del 2003 e "Ares" del 2004. Di pregevole fattura il catalogo edito dalla Silvana Editoriale con scritti di Renato Barilli, Mario Bocca( allestitore della mostra) Francesco Puranelli e Marco Vallora. Le opere saranno in mostra fino al 25 luglio. Achille Guzzardella 24 giugno achi.guzz@tiscali.it
I Grandi Cartoni di Sironi alla Triennale Inaugurata alla Triennale di Milano l'interessante mostra : "Sironi-la Grande Decorazione" nell'ambito delle manifestazioni La festa per l'architettura), che rimarrà aperta al pubblico dal 10 giugno al 18 luglio 2004. Questa esposizione proveniente dalla grande mostra tenuta tra l'autunno 2003 e la primavera 2004 a Bologna è dedicata alle opere monumentali, ai bozzetti e ai cartoni preparatori per le vetrate, le ceramiche e ai rilievi dell'artista che fu l'artefice massimo di quella più famosa Quinta Triennale, prima mostra tenuta nel Palazzo dell'Arte di via Alemagna. (Ricordiamo che in quella occasione Sironi si interessò in maniera completa della mostra, dall'allestimento, alla realizzazione dei distintivi, delle targhe, dei manifesti e perfino della bella medaglia commemorativa rappresentante da un verso una forma V, simbolo della quinta Triennale e dall'altro il rilievo : il vasaio). Per le imprese monumentali, Sironi dipinse un numero svariato di grandi cartoni a tempera e una quantità impressionante di studi e schizzi di piccolo formato. Una selezione di ben 38 opere di grande dimensione e di oltre 150 disegni costituiscono il nucleo centrale della mostra. Esempi di essenzialità suggestiva Sironiana sono a mio giudizio : il bel cartone "Madre con bambino" (cartone per il mosaico l'Italia corporativa) del 1936-37, e pure "Adamo ed Eva"; il grande cartone preparatorio per l'affresco " L'Italia tra le arti e le scienze dell'Aula Magna dell'Università degli Studi di Roma . Suggestivo e pieno di carattere anche il frammento del bozzetto del rilievo per la facciata del Palazzo del Popolo d'Italia di Milano del 1938-41; il grande cartone "La geografia - L'impero" del 1935. Una mostra da non perdere anche per l'oppurtunità unica di vedere raccolte tante opere di Sironi e capire il carattere dell'artista netto, forte ed essenziale pervaso d un'atmoosfera unica e che pone l'artista come fondamentale nel percorso dell'arte del secolo scorso. Achille Guzzardella 9 giugno
Due Mostre a Milano del milanese Francesco Ros Si sono inaugurate a Milano due personali dell'amico pittore Francesco Ros, la prima nel mese di Maggio al Circolo della Stampa, la seconda il primo Giugno all'Arengario. Per l'occasione è uscito il bel catalogo edito dalla Lalli di Firenze che illustra l'attività pittorica dell'artista dal 1962 al 2003. I testi in catalogo sono di: Carlo Mola, Dino Villani, Dario Recubini, Carlo Franza, Pedro Fiori, Giuseppe Martucci, Ignazio Mormino, Annamaura Malatesta, Alberto Mirarci, Achille Guzzardella, Luciano Imbriani, Enotrio Mastrolonardo, Antonino De Bono, Vincenzo Castelli, Roberto Moroni, Ery Vigorelli, Antonio Tomarchio, Silvia Spiccia, Giovanni Grisà e Mario Monteverdi. Dal saggio in catalogo del sottoscritto "La tradizione della pittura lombarda continua con il milanese Francesco Ros. Ultimo dei romantici pittori di paesaggio, Ros ama dipingere all'aperto; con il suo cavalletto s'immerge nella campagna ed immortala scenari veri. Ros non emula un Lilloni, un Del Bon, un De Rocchi, uno Spilimbergo, Ros va oltre, è consapevole della lezione dei suoi predecessori e proprio perchè è solo e vivendo in un certo senso fuori dal tempo, in un mondo distratto dai veri valori della vita, lotta e fa quel che sa fare, è spontaneo, istintivo, genuino e fermo con se stesso, non tradisce la sua natura. Quello che ci entusiasma è il suo equilibrio di toni e di colori e la sua pennellata è un tocco di delicatezza. Questa delicatezza è l'espressione dell'animo di Francesco. Si il nostro Francesco, umile e composto, consapevole del suo valore, dipinge con amore alla ricerca sempre di una natura, per molti perduta, e la fa sua. Nei suoi quadri si vede la nebbia tipicamente lombarda, la brezza mattutina, il muoversi dell'erba, il casolare lontano, si leggono i colori dell'autunno. Ros ci sa incantare e va lontano." Achille Guzzardella 1 giugno achi.guzz@tiscali.it MAGGIO ANDRE' DERAIN ALLA PERMANENTE Accompagna un bel catalogo della Silvana Editoriale, la bella mostra inaugurata alla Permanente di Milano il 25 maggio, dal titolo "Andrè Derain la forma classica" . Classe 1880, nato in Francia a Chaton, Derain è esponente di spicco del gruppo dei Fauves con Braque e Picasso. L'artista francese e da considerarsi un protagonista della fase primitivistica del cubismo e con sorprendente anticipo sulla crisi delle avanguardie mostra già alla fine della Prima Guerra Mondiale un cambiamento, e volge la propria indagine al passato,in particolare all'arte classica italiana. La mostra vuole mettere in luce questo aspetto. Sono d' esempio i quadri come: "Grand nu" del 1935 impareggiabile la sua austera essenzialità, dove le forme emergono compatte dal fondo scuro; o "Deux figures de la Grande Baccanale Noire" del 1939-41 mettente in luce una giocosità ardita; o "Nu deboit et Nature Morte" del 1936-1940. Suscitano interesse anche la grande tela dal titolo " La chasse" del1930 e " Repas aux chiens". Mi piace menzionare le sculture per la loro essenzialità melanconica di forte ispirazione africana e richiamante l'arte del Benin "Femme au collier à deux rangs" o "Femme du mistere" o le più classiche "Femme au Menton rod" o "L'enigme" o "Pipe immaginaire", opere tutte degli anni '40. Sono esposti anche una serie di delicati disegni. Sono esposte anche opere Italiane di quegli anni tra i quali segnalo una di Funi e un autoritratto di Giorgio De Chirico,il bel "Nudo rosso" di Francesco Menzio e l'intenso paesaggio di Carlo Carrà: "Il meriggio" del 1927. Una mostra da non perdere. Achille Guzzardella 26 maggio achi.guzz@tiscali.it ARTE dell' AFRICA NERA E' ancora allestita al Museo di Storia Naturale di Milano la bella mostra "E'vhè-Quatchi, un'estetica del disordine, sculture e oggetti rituali dal Togo". Inaugurata il 25 febbraio del 2004. Se pur di modeste dimensioni, l'allestimento è per il visitatore di impatto felice e suggestivo. Sculture lignee in vetrina, feticci e antenati raccolti e illuminati in spazi nascosti quasi a consentire allo spettatore di spiare ed entrare in un mondo antico e di sogno. Emergono le essenzialità espressive degli idoli, gli oggetti rituali. Di sapiente effetto le proiezioni filmiche facenti parte della mostra che descrivono la vita e i rituali odierni della popolazione del Togo. Arricchisce l'esposizione il bel libro-catalogo edito dal Centro Studi Archeologia Africana che analizza in particolare le caratteristiche puntuali (pali figurati) di queste opere apparse per la prima volta sui mercati antiquari di Lomè. Interessante l'analisi compiuta sul mondo dei Vudu " gli dei oggetto" e il mondo degli antenati. Una mostra senza dubbio per gli appassionati da non perdere. Achille Guzzardella 23 maggio achi.guzz@tiscali.it "Dalla Resurrezione all'Ascensione", mostra nella Basilica di Santa Maria in San Satiro a Milano Sabato, 22 maggio, è stata inaugurata la mostra "Dalla Resurrezione alla Ascensione" con sette artisti dell'U.C.A.I. ( associazione cattolica artisti italiani). Mons. Luigi Crivelli e il prof. F.DE Faveri hanno presentato la mostra che raccoglie opere di Cattaneo, Lazzari, Guzzardella (opera nella foto),Corneo,Schiavi,Barbagallo e Venditti. La mostra resterà aperta fino al 3 giugno. FRANCO LODATO: BIONICS in ACTION Motorola ha annunciato oggi 20 maggio, la pubblicazione di "Bionics in Action: TheDesign Work ofFranco Lodato",un libro sul designer capo dell'iDEN Subscriber Group della società e sull'applicazione della bionica, scienza che studia la relazione tradesign e natura.Illibro è stato scritto da Jenes Bernsen scrittore e stratega del designdi fama internazionale. Ripercorre la carriera di Franco Lodato, i prodotti di consumo da lui ideati che spaziano dai rasoi alle piccozze, dalle padelle ai telefoni cellulari, restando sempre fedeli a un'unica filosofia di design, nonostante i campi di applicazione siano i più disparati. TRAVERSI A PARMA Una mostra da non perdere quella titolata "Luce sul '700 - Gaspare Traversi e l'arte del suo tempo in Emilia", ben allestita a Palazzo della Pilotta a Parma, visibile dal 4 aprile al 4 luglio 2004. Sono esposte le 24 tele del Traversi, napoletano verace, eseguite tra Piacenza e Parma per la chiesa del convento di Santa Maria di Monte Oliveto a Castell' Arquato. E sempre del Traversi collocate nello splendido retropalcoscenico del Teatro Farnese ricostruito, un discreto numero di dipinti appartenenti a musei e collezioni private italiane e estere, altro esempio della sua maestria nel descrivere ed interpretare la grazia e il diletto della società borghese del tempo. Pittura per un certo verso assimilabile a quella del Longhi a Venezia e per certi altri in conseguenza con la pittura di Hogarth in Inghilterra. Fanno da contorno altri dipinti precedenti a questi arrivati da contesti italiani sempre in Emilia, opere del Piazzetta del Crespi, di Francesco Solimena e del Tiepolo. Di minore interesse e impatto visivo sono esposte anche sculture policrome e non e argenti e sete che, comunque sia , contribuiscono a ricostruire un mondo di eleganza e ricchezza la cui crisi il Traversi sembra quasi precognizzare. Con le sue scene di carattere analitico e psicologicamente indagatrici spingendosi anche in particolari descrittivi alquanto soddisfacenti. Achille Guzzardella 20 Maggio achi.guzz@tiscali.it web.tiscali.it/achilleguzzardella/scultore GIUSEPPE VIOLA L'Archivio di Stato di Milano, in via Senato 10, ospita la mostra "Confini e percorsi del segno e del colore". La mostra, promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ha per protagonisti Luciana Gallo e Giuseppe Viola. Viola è uno tra i più significativi maestri milanesi del dopoguerra, capofila della corrente artistica dello "Imagismo". Nelle opere si nota il suo grande amore per la natura, per le figure, per la vita quotidiana, per il paesaggio. Nella prima foto: il curatore della mostra Giuseppe Lippoli con i Maestri Giuseppe Viola e Achille Guzzardella. Nella seconda ritratto di Pino Lippoli. Nella terza gli scultori Robaudi e Guzzardella Palazzo del Senato, via Senato 10 Milano dal 4 al 31 Maggio redazione@corrierebit.com
UKIYOE A MILANO A Palazzo Reale di Milano dopo il grande successo della mostra dedicata nel 1999 a Hokusai una nuova grande esposizione curata da G.Carlo Calza e dal titolo:"Ukiyoe il mondo fluttuante" è stata inaugurata il 7 febbraio e chiuderà i battenti il 30 Maggio 2004. Sono esposte piu' di 500 opere in due tempi diversi, esse mettono in luce il teatro, la natura, il paesaggio, la tradizione, i piaceri della vita, il poetico mondo femminile nella storia giapponese. Le opere esposte provengono dalle collezioni pubbliche e private da un po tutte le parti del mondo e illustrano le trasformazioni tra il XVII e la metà del XIX secolo della società e della cultura giapponese che si formò intorno alla città di Edo divenuta poi Tokyo.Immagini realizzate da tanti artisti( Ukiyoe, immagini del mondo fluttuante, fluttuare e perdersi nel piacere, abbandonare la malinconia della realtà e del dolore). le cortigiane di allora creavano nuovi gesti, comportamenti diversi, eleganza vistosa, ruotavano intorno al teatro kabuki nei quartieri del piaceri. Oggi le immagini di importanti artisti contemporanei e tra i tanti spiccano le opere di Hiroshige, di Hokusai, di Utamaro sanno coinvolgere in quel mondo di piacere e di beltà". Achille
Guzzardella achiguzz@tiscali.it FIUME
METAFISICO:
Opere di Salvatore
Fiume dal 1947 al 1989 Roma
- Museo Nazionale degli
Strumenti Musicali 23
aprile – 23 maggio 2004 Con questa mostra di Salvatore Fiume, il Museo Nazionale degli Strumenti Musicali – tra i più rilevanti d’Europa per la rarità e il pregio degli strumenti della sua ricchissima collezione – sviluppa ulteriormente le proprie attività culturali, mettendo a disposizione i suoi splendidi spazi espositivi al secondo piano dello storico edificio di Piazza Santa Croce in Gerusalemme a Roma. Per la prima volta i figli di Salvatore Fiume curano insieme una mostra dedicata esclusivamente alla componente metafisica dell’opera del grande maestro. Un aspetto, non ancora approfondito, che caratterizza quasi per intero la sua lunga vita artistica fortemente influenzata dall’incontro con Carlo Carrà, a Milano, nel 1936, e con Alberto Savinio e Giorgio de Chirico, nel primo dopoguerra. Furono essi i primi, insieme al poeta e critico Raffaele Carrieri, a riconoscerne il talento e a seguirlo nei primi anni della sua attività di giovane artista. Anche il grande architetto Gio Ponti ebbe un ruolo importante nella carriera artistica di Fiume, introducendolo nei circoli culturali milanesi, dedicando molto spazio alla sua opera sulla rivista Domus, da lui diretta, e commissionandogli diversi lavori fra cui, nel 1952, un enorme dipinto per il famoso transatlantico Andrea Doria. Fra coloro che ebbero grande stima dell’opera di Fiume, non solo come pittore, ma anche come scrittore, non va dimenticato Dino Buzzati, il quale scrisse molto su di lui e gli commissionò svariati disegni e molti racconti per La Lettura, il famoso supplemento letterario del Corriere della Sera. Commissario della mostra: Claudio Strinati, Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Romano Curatori: Laura e Luciano Fiume Collaborazione: Paolo Ruocco e Galleria Artesanterasmo Milano. Per saperne di più consultare il sito http://www.fiume.org/ VAN DYCK A MILANO Di grande respiro poetico la mostra aperta a Palazzo Reale a Milano "Van Dyck riflessi italiani" dal 19 Febbraio al 20 Giugno 2004. La mostra è da considerarsi straordinaria per la qualità dei dipinti esposti. Di particolare rilievo la tela acquisita dallo Stato "Compianto di Cristo". Dipinta intorno al 1630 e in deposito a Roma presso il Museo di Palazzo Venezia. La bella esposizione mette in luce in particolar modo il rapporto del pittore fiammingo con la cultura italiana. Spiccano per intensità espressiva nella serie degli splendidi ritratti quello di Luigia Cattaneo gentile dipinto nel 1622 e quello di Alessandro Giustiniani in veste di senatore sempre del 1622-23. Mentre di notevole delicatezza sono le composizioni con Madonna e Bambino, una per tutte " La Vergine offre il Bambino a Sant' Antonio" del 1628-32 conservata alla Pinacoteca di Brera di Milano, dove la grazia del Bambin Gesu' rappresenta la consapevolezza divina. Troneggia infine l'esuberante ritratto equestre: " Tommaso Francesco di Carignano Principe di Savoia" del 1634 conservato alla Galleria Sabaudia di Torino. Una mostra da vedere, arricchita da un bel catalogo edito da Skira e dal positivo allestimento di Luca Ronconi. Achille Guzzardella 5 Maggio achiguzz@tiscali.it TESORI AZTECHI A ROMA A Roma a Palazzo Ruspoli la bella mostra sulla Civiltà Azteca inaugurata il 20 Marzo e aperta fino il 18 Luglio 2004, presenta opere provenienti in massima parte dal Museo Antropologico di Città del Messico e dal Museo del sito del Tempio Mayor. Circa 350 capolavori, parte fondamentale del patrimonio artistico messicano. Encomiabile il bel allestimento, dove il visitatore riesce a riporre la dovuta attenzione al periodo artistico trattato. Il bel catalogo edito Skirà non riesce a dar giustizia alle opere così ben esposte. E' una mostra che va proprio vista, le opere sono collocate nella giusta illuminazione e godono dell'atmosfera appropriata. Di trascinante emozione sono le grandi statue di pietra, gli dei in terracotta policroma, le superbe maschere, le decorazioni in mosaico turchese e i raffinati gioielli. Sono opere per la prima volta in Italia. I capolavori in mostra sono tra i piu' importanti di tutta la cultura azteca sopravvissuta alle distruzioni e raccontano per temi il loro mondo fino alla conquista di Cortes. Achille Guzzardella 5 Maggio achiguzz@tiscali.it
MILANO- MUSEO DIOCESANO 2004 AGOSTINO-AMBROGIO Encomiabile mostra quella voluta da un insieme di storici, proposta dalla Regione Lombardia e dalla fondazione Sant' Ambrogio e dal suo presidente Monsignor Luigi Crivelli (consulente ecclesiastico dell'U.C.A.I. di Milano) che titola: " 387 d.C. Ambrogio e Agostino le sorgenti d'Europa ". Inaugurata alla presenza di Sua Eminenza Dionigi Tettamanzi e sotto l'alto patrocinio del presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi nel dicembre 2003, chiudera' i battenti nel Maggio 2004. La mostra, divisa in due sedi espositive, quella delle opere figurative presso il giovane Museo Diocesano e quella dei manoscritti esposti al Palazzo delle Stelline di corso Magenta, sottolinea e analizza quello che fu il rapporto tra i due Santi. L'incontro avvenuto nell'Ottobre 384 tra il già affermato Vescovo di Milano e il Rettore Africano ancora in carriera si concluse con il Battesimo la notte del Sabato Santo del 387. Agostino si consegna quindi per mano di Ambrogio definitivamente a Cristo e al servizio della Chiesa. L'alta qualità delle opere esposte, molte delle quali provenienti dai musei Romani e dalle collezioni Vaticane, una per tutte: " Battesimo di Sant' Agostino" splendida tempera e oro su tavola di Nicolo' di Pietro, contribuisce a rilevare l'indubbio carattere Europeo ante litteram dei due grandi Dottori Padri della Chiesa. Felice anche l'esposizione riguardante l'attribuzione pittorica : "Cristo nel Sepolcro"! attribuita allo Zenale esposta dal 25 Marzo al 30 Maggio 2004. Achille Guzzardella achi.guzz@tiscali.it
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ARTICOLI CORRIEREBIT-TEATRO 2004 DICEMBRE TEATRO MANZONI: IL MEDICO DEI PAZZI Quest’anno
metterò in scena un’altra commedia di Eduardo Scarpetta “Il Medico
dei Pazzi” e certamente ci sarà ancora qualcuno che mi domanderà
perché non recito teatro italiano e io naturalmente risponderò che lo
faccio ormai da trenta anni. Come, Scarpetta teatro italiano? Certo
perché il teatro di Scarpetta fa parte della grande commedia dell’arte
che è stata fonte del teatro universale; proviene dalle atellane: dalla
fabula ridens, antica farsa di origine osca che fiorisce nel II secolo
a.c. ad Atella, piccolo centro fra Capua e Caserta. Poi c’è la commedia
plautina e via via nasce la commedia dell’arte, nascono quei grandi
comici che fecero dire a Molière “devo tutto ai commedianti italiani”
quando nel Seicento quei comici andavano a recitare alla corte francese. C’era
Silvio Fiorillo grande Pulcinella; suo figlio Giovanni Battista che ebbe
grande successo come Primo Zanni con la maschera di Trappolino; Tiberio
Fiorilli che interpretava Scaramuccia. Questo e tanto altro era la
commedia dell’arte che si svolgeva soprattutto fra la Campania e il
Veneto (Pulcinella e Arlecchino). Questo nostro grande teatro a metà del
Settecento fu bloccato dall’avvento del melodramma, dell’opera buffa
prima con Paisiello, Cimarosa, Mercadante e poi tutti gli altri che si
affermavano a discapito del teatro di prosa. Queste sono le due nostre
grandi realtà: la commedia dell’arte e il melodramma. Più tardi
dalla metà del Settecento non ci furono più autori, non c’è più
drammaturgia. L’Ottocento, come dice Silvio D’Amico, è un secolo
buio. Da Goldoni a Pirandello passano due
secoli e Pirandello era un novelliere, un filosofo, non un autore di
teatro.Furono Capuana e Martoglio che lo convinsero a scrivere
qualcosa per un bravissimo attore siciliano, Angelo Musco e Pirandello
scrive per lui alcune commedie in dialetto siciliano. Poi in seguito
rinnoverà il teatro di prosa italiano specialmente dopo l’incontro con
Marta Abba per la quale scriverà quasi tutte le commedie perché vide in
lei l’attrice ideale per il suo teatro. Scriverà una
lingua squisitamente teatrale, una lingua che comunque contiene radici
siciliane.Insomma questo è il teatro italiano, sempre e solo il dialetto,
il napoletano di Altavilla, Petito, Scarpetta, De Filippo ecc.; il veneto
di Ruzzante e di Goldoni; il toscano di Machiavelli, di Bibbiena e Pietro
l’Aretino. Quei pochi autori come Rovetta,
Giacosa, D’Annunzio e poi De Benedetti, Fabbri o Patroni Griffi, anche
se hanno scritto qualche pregevole commedia non hanno certo fornito una
drammaturgia universale da esportazione. Il teatro che si recita in lingua
italiana è teatro tradotto da altre culture e quindi non ci appartiene
completamente. È un teatro meraviglioso quello di Shakespeare, di
Molière ed altri, ma noi da quasi tre secoli importiamo teatro d’altri.
Gli inglesi che non hanno avuto musica, hanno dagli elisabettiani in poi,
ogni secolo ricco di grandi autori, da Shakespeare a Pinter, Ayckbourn,
Stoppard, Shaffer, Frayn, autori moderni e quindi continuano ad esportare
teatro per tutti. Così come i francesi, da Racine a Molière, Corneille e
tutti i boulevardier: Courteline,
Feydeau, Labiche, teatro tradotto in tutte le lingue. Perfino Scarpetta,
dato il vuoto che c’era da noi, ha usato pochade francesi che traduceva
e riduceva in napoletano ed era l’unico teatro che resisteva allo
strapotere del melodramma. Petito, ultimo grande Pulcinella maestro di
Scarpetta, apre un teatro a Napoli e lo chiama San Carlino per parodiare
il San Carlo, teatro del potere. Noi non abbiamo teatro da esportare
tranne Pirandello e qualche commedia di Eduardo. Recitiamo teatro
straniero, provate a leggere in qualsiasi teatro italiano, l’elenco
delle commedie in programma, su dieci titoli, otto sono di autori
stranieri e solo due italiani (Goldoni o Pirandello). È questa la ragione
della crisi del nostro teatro. Se gli inglesi avessero dovuto come noi
importare l’ottanta per cento di autori stranieri, avrebbero la stessa
nostra crisi e non avrebbero come hanno teatri pieni e tanti autori che
continuano a raccontare la loro storia, quella dei loro re e delle loro
regine. Certo si confrontano anche con Molière, Pirandello, Cechov, ma
hanno soprattutto una loro identità drammaturgica. È una questione di
cultura autoctona. È bello, interessante lo scambio culturale… ma noi
traduciamo e recitiamo anche testi con tematiche spesso lontane da noi che
non ci trasmettono emozioni. E al contrario accade all’estero anche con
una grande commedia italiana, come “Natale in casa Cupiello” la più
bella commedia di Eduardo è quella meno rappresentata all’estero, la
meno tradotta: perché quella magnifica metafora rappresentata dal presepe
(l’utopia, la fuga dalla realtà, un mondo buono e pulito), a loro non
arriva perché non conoscono il presepe. A proposito invece, non vi pare
che il dramma dei figli di Luca Cupiello o
di Filomena
Marturano a noi ci tocca
e ci commuove molto più del dramma delle figlie di Re Lear? Io da tanti
anni sto riesumando testi che riguardano la cultura italiana. Si perché
le disgrazie, le avventura di Arlecchino sono le stesse di Pulcinella, di
Pantalone, di Gianduia, Tartaglia… tutta la straordinaria, drammatica
comicità degli Zanni, delle maschere è rimasta miracolosamente nel
D.N.A. degli italiani e riaffiora quando dopo aver subito le storie di
Charlie, di Peter, di Mary, arrivano in scena personaggi che si chiamano
Luca Cupiello, Concetta, Gennaro, Amalia e Sciosciammocca (maschera
inventata da Scarpetta per umanizzare Pulcinella). Credetemi il pubblico
è più coinvolto, riceve emozioni più forti, si crea davvero un’osmosi
fra platea e palcoscenico e questo vi assicuro non accade sempre
quando si recitano commedie tradotte in “lingua italiana”, io
lo so bene perché nella mia lunga carriera ho frequentato l’uno e l’altro
teatro. Sapete qual è la commedia italiana che da mezzo secolo gira il
mondo, la più vista di tutte? “Arlecchino servitore di due padroni”
di Goldoni in stretto dialetto Veneto, così la volle Strehler, non
tradotta in italiano. Io da trent’anni sto
“restaurando un repertorio otto-novecentesco non accantonabile, da
Petito a Curcio e a mantenerlo vivo nella coscienza e nel cuore degli
spettatori, con un’identificazione e una dedizione crescenti e al tempo
stesso con un marchio costante e inconfondibile di intelligenza
critico-storica e di severa, misuratissima originalità espressiva”.
Il virgolettato è tratto dalla motivazione del premio “Renato Simoni”
che ho ricevuto dalla critica nel 1999. Scusate la vanità, ma di questo
premio sono orgoglioso perché io recito teatro italiano. E quindi
posso assicurarvi che il “Medico dei Pazzi” sarà un altro spettacolo
da non accantonare, ma da restaurare e divulgare. Anche quest’anno vi
racconterò le divertenti e folli avventure di don Felice Sciosciammocca,
un’altra commedia che spero resterà viva nella coscienza e nel cuore
degli
spettatori.
Carlo Giuffrè Al
TEATRO MANZONI dal 30 novembre
2004 al 9 gennaio 2005
NOVEMBRE TEATRO FILODRAMMATICI: TANGASOSTangasos, spettacolo che unisce in una sintesi perfetta melodia, danza e poesia, i tre elementi divenuti, nella vita ultrasecolare del tango, l'essenza della sua estetica. Lo spettacolo si presenta come un caleidoscopio di sensazioni che dalla drammaticità di un tango nostalgico. Passano alla leggerezza del vals, al divertimento della milonga, alla comicità di un tango antico, al furore del tango passionale: un viaggio ideale tra le calles di Buenos Aires,per cogliere tutte le sfumature emotive evocate da questa musica, anche quelle meno conosciute che riprendono la forma gioiosa e solare del tango dei primi anni del secolo scorso. Il tango diventa così "Tangasos" ovvero tango stupefacente. Regia di Kuniaki Ida. Ballerini: Luis Castro, Claudia Mendoza. Voce: Paola Ferrnandez dell' Erba. Costumi: Viviana Scoppeno. Lo spettacolo é in scena dal 16 al 28 novembre redazione@corrierebit.com
TEATRO NUOVO: SERVO DI SCENA La commedia
racconta la giornata “finale” di un attore. Uno di quei geni della
mimesi istrionica, potente interprete di Re Lear, ma nella vita seduttore
invecchiato, grande narciso ripiegato malinconicamente su se stesso, tutto
egoismo e languore, fascino e miseria, immagine degli ultimi mostri sacri.
Per il nostro progetto di messa in scena l’ATTORE
è NANDO GAZZOLO, ideale
interprete di “quel grande avvenire dietro le spalle” caro a Vittorio
Gassman. Nando Gazzolo, nella sua maturità di interprete per i colori e
lo spessore della sua recitazione, è capace di cogliere con la stessa
qualità il comico e il drammatico. Gazzolo è oggi un
“sir Ronald” perfetto. Lo stesso Harwood in una intervista
diceva “ …voglio che la gente senta che la vita è terribilmente buffa
e terribilmente triste”.Ecco Nando Gazzolo può farci sentire questa
grande intuizione dell’autore e raccontare la fine di un mattatore con
tenerezza e ironia.Splendori e miserie. L’attore muore quasi insieme a
quel tipo di teatro che rappresenta il repertorio, le compagnie girovaghe
che “battevano” la provincia, le crisi di memoria, gli smarrimenti. C’e’
un altro elemento che affascina nella commedia di Harwood ed è l’irrazionalità
dell’amore, della gelosia, della tenacia, della servitù rappresentata
dal personaggio di “Norman”, il servo di scena.
PIETRO LONGHI si misura con questo straordinario ruolo al termine
di un percorso d’attore svolto spesso in coppia con attrici di valore (Pamela
Villoresi ne “Il Gufo e la Gattina”, Ivana Monti, “La
Villa” e “Non era la quinta era la nona” e Paola Quattrini
“L’ex donna della mia vita”). Personaggio della maturità e della
consapevolezza, Norman è una sfida per qualunque attore degno di questo
nome. “Qui c’è la bellezza (dice lo stesso Norman riferendosi al
teatro) qui c’è la primavera e l’estate. Qui il dolore è tollerabile
e non si è mai soli, mai disperati. Beh forse, qualche volta, di notte o
a Natale quando non si riesce a trovare una scrittura. Ma sul lavoro,
disperati mai”. Perché un servo di scena dovrebbe servire il suo
padrone mentre stanno cadendo le bombe? Già, le bombe. La guerra è
intorno al teatro dove si recita e le bombe sono quelle tedesche del ’42
Ed è un irrinunciabile legame tra teatro, civiltà e storia! E’ una
cantata, un inno al sogno e all’illusione di spazzare via con la
civiltà le forze oscure della guerra che incombe tutt’intorno……oggi
come ieri. E per questo teatro, baluardo e confine ultimo come la fortezza
Bastiani di fronte al deserto dei tartari, siamo tutti disposti come il
grande attore di Harwood a donare la
vita.
Silvio
Giordani
TEATRO SAN BABILA: IL POSTINO DELL'ARCOBALENO (con Enrico Beruschi) Buganville è un paese in provincia della nostra fantasia! Il suo sindaco Aguleio, uomo antipatico, autoritario e avaro, che per fortuna ha una figlia, Ariella, giovane, vivace, bella e molto sentimentale. Altre figure caratteristiche abitano il paese come Cleofe, una lattaia bella, desiderabile e molto civetta e Sibilla, la sarta bisbetica, nevrotica e sessualmente insoddisfatta. Ad animare la vita un pò piatta e monotona del paese, a Bugaville è tornato Daimon, un giovane seminarsita, nipote di Sibilla,che per amore rinuncierà ai voti, passando però un sacco di guai, ma soprattutto c'è Enea a sua volta, il postino del paese, un uomo buono, remissivo,soave e sempre coccolato dalle donne. Tra le furiose litigate di Aguleio con la sua inquilina Sibilla, a sua volta innamorata di Enea, La storia d'amore di Daimon e Ariella, osteggiata dal padre di lei, nella migliore tradizione manzoniana, tra i tentativi di Sibilla di sposare Enea e i goffi approcci del sindaco Aguleio alla bella Cleofe, si dipana la nostra storia: una favola senza luogo e tempo che però potrebbe tranquillamente vivere ai nostri giorni in qualsiasi paese del mondo. Una favola con tutti gli elementi in regola: il cattivo sarà punito, i buoni che trionferanno, la virtù premiata e così via...Interpretata da ottimi attori e soprattutto l'intramontabile Enrico Beruschi nel ruolo del protagonista Enea, IL POSTINO DELL'ARCOBALENO è una gustosissima "commedia con musiche" nata dalle penne straordinarie dei mitici AMENDOLA E CORBUCCI e adattata da Sergio Cosentino, con le musiche di Sellani. mailto:Libano.redazione@corrierebit.comTEATRO
NUOVO: NAPOLI HOTEL EXCELSIOR
È
una città assolutamente vitale quella che Tato Russo presenta in NAPOLI
HOTEL EXCELSIOR: dopo
quattordici anni il Maestro napoletano ritorna sul “suo” Viviani per
rimettere in gioco la sua voglia di fare l’attore, avendo attraversato
tanto teatro di regia e diverse personali avventure di scrittura. “Di
Viviani prediligo l’atto unico. La zampata. La graffiata improvvisa.
Lui, il poeta gatto, non ama le complicanze in tre atti. Mette poco a
disegnare un mondo. Trenta minuti per un capolavoro del teatro di tutti i
tempi qual è la grande “Musica” e “Via Partenope”. Lui, l’aristocratico
passeggiatore notturno, cannocchiale della miseria della città in cui
vive, ci conduce con la sua macchina da presa a far da osservatori di cose
e di mondi quotidiani e lui, il poeta, li commenta con voce da finissimo
doppiatore.”
Allora, il ritratto di
una società in piena decadenza si carica, tuttavia, di una sua nobiltà
interiore. Il cantore di Partenope infatti, quel Don Raffaele
della grande tradizione napoletana, sapeva affrescare con pochi tocchi l’immagine di una Napoli degli
inizi del ‘900, sempre duplice, doppia, ma in nessun aspetto falsa,
raccontata attraverso specchi che non rifrangono ricordi ma li catturano
per conservarli. Scegliendo una scenografia imponente - linee
sghembe ed essenziali, grandi finestre ed arcate solenni – lo spettacolo
si sdoppia nel contrasto con la schiettezza dei vicoli che entrano nella
vita con le loro piccole voci, subito prepotenti come quelle della gente
comune: i vetturini, gli scugnizzi, i posteggiatori e i pescatori del
porto. PREMIO DUSE a MADDALENA CRIPPA Il XIX Premio Eleonora Duse, promosso dalla Banca Popolare Commercio e Industria S.P.A. è un riconoscimento che dal 1986 viene consegnato all'attrice italiana che più si è distinta nel corso della scorsa stagione teatrale in uno o più spettacoli in Italia e all'Estero. Il Premio è uno dei pochi e più alti riconoscimenti teatrali al merito e alla carriera.Vincitrice per della XIX edizione è stata Maddalena Crippa,attrice che nell'arco della carriera ha dato prova di un talento eclettico. Il suo nome si aggiunge a quelli di Giulia Lazzarini, PamelaVilloresi, Alida Valli, Lucilla Morlacchi, Anna Proclemer, Franca Nuti, Adriana Asati, Annamaria Guarnieri, Valeria Moriconi, Rossella Falck, Andrea Jonasson, Isa Danieli, Mariangela Melato, Stefania Felicioli, Piera Degli Esposti, Milena Vukotic e Franca Valeri. 18 attobre Agostino Guzzardella redazione@corrierebit.com TEATRO NUOVO: IL BUGIARDO (con Glauco Mauri) È la prima volta,
dopo 23 anni di attività, che la Compagnia di Glauco Mauri affronta
Goldoni. Un appuntamento a
lungo meditato e al quale, dopo aver portato sulla scena tanti dei più
grandi classici del lontano e recente passato, non poteva mancare: Goldoni
rappresenta una delle più gloriose realtà del teatro (non solo italiano)
di tutti i tempi e “Il Bugiardo” è tutt’ora una delle sue opere
più amate dalle platee di tutto il mondo. Dopo il successo del “Volpone”
di Ben Jonson, accolto come uno dei più
riusciti spettacoli, Glauco Mauri (Pantalone) e Roberto Sturno (Lelio), in
un contesto completamente diverso, daranno vita a due personaggi di
popolare comicità e Goldoni, come sempre, ci parlerà con la sua
sorridente ironia dell’uomo con le sue luci e le sue ombre, i suoi
errori e la sua gioia di vivere. La scelta de “Il Bugiardo” ha una
meditata motivazione. Oltre all’indiscusso valore teatrale, “Il
Bugiardo” offre la possibilità di inventare uno spettacolo vivo e
divertente e di poter illuminare il testo di una sua particolare “poetica”.
Le “spiritose invenzioni” di Lelio, vissute con l’ironia a volte
amara di Goldoni, aprono un colorito interrogativo sul fascino ambiguo, ma
non privo di poesia, che può nascondersi nella “bugia”. In un mondo
impigrito dalle consuetudini e da polverose regole, l’affascinante
poesia de “Il Bugiardo” porta un bagliore di vita e di allegria che
diverte, ma fa anche riflettere sulle nostre debolezze e i nostri difetti.
Nell'anno ‘81 Glauco Mauri, attore e regista affermato ricercato da ogni
teatro, decise di percorrere una strada propria ed autonoma. Mauri si
avvia a raggiungere il traguardo dei due decenni di capocomico, al fianco
di Roberto Sturno che lungo tutto questo periodo è stato il suo prezioso
collaboratore sia sul palcoscenico sia negli ardui problemi
dell'organizzazione; e la sua Compagnia ha definitivamente affermato una
peculiare capacità di affrontare i testi sommi della storia del teatro
con una propria sigla interpretativa. La scrupolosa competenza della fase
propriamente drammaturgica, la raffinata elaborazione degli apparati
scenici e visivi, l'intensità del segno registico dove si contemperano le
esigenze dell'intelletto e dell'emozione, e soprattutto la creatività
sempre nuova e ponderata della recitazione: a tutti questi valori si
raccomanda il comune riconoscimento di una sostanziale eccellenza, che è
il contrassegno d'onore della Compagnia e del suo artefice. Nel
problematico corso del teatro di oggi, logorato dall'invecchiamento del
repertorio di media qualità e dalla povertà di nove proposte,
l'attenzione di Glauco Mauri per i grandi gesti del passato classico e
delle epoche più recenti indica una strada maestra per la vitalità del
teatro, o per la sua stessa sopravvivenza.
TEATRO MANZONI: A PIEDI NUDI NEL PARCO La
Versiliana Festival Comune di Pietrasanta, Salieri Entertainment, The Blu
Apple, Giorgetti Arredamento Contemporaneo presentano GIANLUCA GUIDI,
ANNA FALCHI in A PIEDI NUDI NEL PARCO di Neil Simon, con GIANNI
FENZI nel ruolo di Victor Velasco, e con SIMONE REPETTO, con la
partecipazione straordinaria di ERICA BLANC. Regia GIANLUCA
GUIDI. Scene Alessandro Chiti, musiche Riccardo Biseo, costumi Giulia
Gastoni. Treno
Eurostar Roma-Trieste venerdì 5 marzo 2004 ore 20.32. TEATRO CARCANO: COSI' E' (se vi pare) Così è (se
vi pare), che debuttò nel 1917 al Teatro Olympia di Milano per l’interpretazione
di Maria Melato, Annibale Betrone e Ruggero Lupi diretti da Virgilio
Talli, è considerato uno dei capolavori di Pirandello. Come per la
maggior parte del suo teatro, l’autore ha sviluppato una precedente
novella – La signora Frola e il signor Ponza, suo genero
– e non è eccessivo affermare che la sua rivoluzione teatrale cominci a
realizzarsi proprio da qui, con l’invenzione del personaggio di Lamberto
Laudisi, spettatore, commentatore, raisonneur, demiurgo dell’intera
azione, e con l’adozione di una struttura teatrale basata sulla
contrapposizione non tanto di singole individualità quanto di gruppi di
personaggi: da un lato il trio tragico dei Ponza-Frola, chiuso nel proprio
mondo delirante e circonfuso di mistero, dall’altro la società della
cittadina di provincia, la folla dei curiosi, composta di figure ritratte
comicamente e in qualche caso farsescamente. Alcuni tra i più grandi
attori italiani hanno nel corso degli anni impersonato quel trio
inquietante e Laudisi in questa enigmatica “parabola” che non ha mai
mancato di lasciare una profonda impressione negli spettatori. Tra gli
altri si ricordano Marta Abba e Lamberto Picasso, Emma Gramatica e Memo
Benassi, Ruggero Ruggeri e Irma Gramatica, Paola Borboni e Luigi Pavese, e
ancora Evi Maltagliati, Tino Carraro, Tino Buazzelli, Alda Borelli, Paolo
Stoppa, Rina Morelli, Romolo Valli, Rossella Falk.Giulio Bosetti,
grande frequentatore del teatro pirandelliano fin dal 1949, prima come
attore poi, dalla metà degli anni ’70 anche come regista, ha riservato
per sé il ruolo di Laudisi assegnando i ruoli della Signora Frola e del
Signor Ponza a Marina Bonfigli e Luciano Roman.
TEATRO PARENTI: Stagione 2004-2005 La stagione 2004-2005 comincerà programmando gli spettacoli in un capannone industriale periferico in via Tertulliano, che ha la peculiarità di contenere un certo numero di spazi utilizzabili in vario modo, cos' da affiancare al cartellone teatrale una serie di iniziative, tese soprattutto all'aggregazione, formazione e rinnovamento del pubblico ma anche allo studio delle arti sceniche. Una volta avviata la Cittadella dello Spettacolo nella sede storica in via Pier Lombardo, prevista per la stagione 2005-2006, lo spazio in via Tertulliano continuerà a vivere. Il programma è stato composto riproponendo alcuni dei titoli più collaudati delle ultime dieci stagioni , piaciuti tanto agli spettatori che ai critici, nella convinzione che questi spettacoli abbiano ancora da dare. Apre Licia Maglietta con "Delirio Amoroso" sui testi di Alda Merini dal 3 all'11 e dal 16al 18 novembre. Per informazioni: http://www.teatrofrancoparenti.com/
TEATRO SAN BABILA: "NON E' VERO MA CI CREDO" di Peppino De Filippo Nel 2003 ricorre il centenario della nascita di Peppino De Filippo. Con la riproposta di questa commedia Luigi intende rendere omaggio a quel grande artista che è stato suo padre rappresentando una delle più conosciute e divertenti di Peppino De Filippo. Il tema della superstizione è attualissimo tutt'oggi a Napoli come nel resto d'Italia. Gli oroscopi, alcune manie, "fissazioni", suggestioni, accompagnano e condizionano la vita di tutti noi. E' appunto ciò che accade al commendatore Gervasio Savastano, ricco industriale napoletano, prigioniero del demone della superstizione e che regola la sua giornata a seconda degli incontri o degli avvenimenti fausti o infausti che gli si presentano. A suo dire un suo dipendente è malaugurio? Ed allora cerca di allontanarlo. Un altro gli porta fortuna? Ed allora cerca di farne un suo prezioso collaboratore. Il tutto, naturalmente, è solo frutto delle sue ossessive suggestioni. Un bel giorno gli capita di assumere nella sua azienda un simpatico giovane molto preparato ma gobbo; questo rappresenta il massimo della fortuna. Invece, proprio da quel momento, cominceranno per il povero commendatore una serie di comiche disavventure che termineranno in un finale a sorpresa...Questa bella commedia andò in scena per la prima volta nel 1941 e fu uno dei più grandi successi dei fratelli De Filippo, Eduardo, Peppino e Titina che lo interpretarono insieme. Luigi De Filippo, figlio del grande Peppino e oggi considerato uno dei massimi esponenti del Teatro napoletano di grande tradizione, ripropone con la sua compagnia questa divertente commedia in un momento in cui il Teatro cosiddetto Defilippiano e cioè ricco di una comicità amara e di riflessione, è sempre accolto dal pubblico con grande favore. Un teatro divertentissimo e di qualità attraverso il quale Luigi con la sua grande personalità e comicità è capace di trasmettere agli spettatori emozioni autentiche. redazione@corrierebit.com
TEATRO MANZONI: MOULIN ROUGE Teatro Filodrammatici
– Compagnia del Teatro Moderno – Compagnia Maura Catalan presentano CARLO
DELLE PIANE in AL MOULIN ROUGE CON TOULOUSE-LAUTREC di Sabina Negri
con MILVIA MARIGLIANO e ANTONIO CONTE. Regia WALTER
MANFRE’. Lo
spettacolo AL MOULIN ROUGE CON TOULOUSE–LAUTREC nasce dalla
collaborazione di realtà produttive che si sono incontrate per affinità
progettuali ed obiettivi condivisi. Teatro Filodrammatici, Teatro Moderno,
Compagnia Maura Catalan da tempo sono impegnati nella valorizzazione della
drammaturgia contemporanea, ed in particolare nell’incontro con
interpreti prestigiosi in grado di garantire sia il giusto valore
artistico, sia il necessario volano per una distribuzione nel territorio
nazionale, nella maniera più ampia ed articolata possibile, di operazioni
spesso molto coraggiose, inconsuete ed originali che sono riuscite
comunque ad imporsi nonostante le difficoltà odierne di un mercato
teatrale sempre più asfittico. Così è stato quindi per AL MOULIN
ROUGE CON TOULOUSE–LAUTREC: un’occasione per il ritorno al teatro di
uno straordinario attore come Carlo Delle Piane, un incontro con un’autrice
emergente come Sabina Negri per uno spettacolo realizzato attraverso la
contaminazione tra parola, musica e danza per ricostruire l’ambiente
parigino di fine secolo, ma anche per cercare una chiave di lettura
contemporanea che riesca a scavare sotto la superficie di un mondo ed un
epoca all’apparenza scintillanti per tirare fuori i sintomi di una
decadenza polverosa ed imbellettata, ma anche la ricchezza di uno
straordinario ambiente artistico e culturale. Lo sguardo lucido e
delirante nello stesso tempo sarà quello di TOULOUSE–LAUTREC, feroce
indagatore e testimone di un’epoca e delle sue contraddizioni,
raccontato e fatto proprio da un Carlo Delle Piane, dalla sua maschera e
dalla sua sensibilità di attore, la cui aderenza anche fisica all’icona
del personaggio rappresenta un segno di eccezionale suggestione ed
efficacia.La musica e le
canzoni di Alessandro Nidi, eseguite dal vivo, si inseriscono nel tessuto
drammaturgico come elementi narrativi, così come le non oleografiche
coreografie di Sabrina Camera affidate ad un gruppo di ballerine, pensate
dal regista Walter Manfrè anche come personaggi della vita del Moulin
Rouge e dell’immaginario di Toulouse. A fare da contrappeso ideologico e
sentimentale al protagonista la figura femminile di Lily, amante tradita e
traditrice interpretata da Milvia Marigliano e l’amico Aristide, saggio
e superficiale, ruolo affidato ad Antonio Conte. In scena tra balli e
canzoni è sempre presente “quella” Parigi, la città dei bordelli e
dei cabaret, dei borghesi e degli artisti, percorsa dai fremiti della
nuova era che si annuncia. Un luogo immaginario ed ideale ricostruito
dalla scenografia di Nicolas Bovey e dalle luci di Mario Loprevite. Dopo
la tappa milanese lo spettacolo sarà in tournée in diverse regioni
italiane (Lombardia, Piemonte, Trentino, Friuli, Toscana, Puglia e
Sicilia). Il cospicuo impegno produttivo, date le dimensioni e le
ambizioni del progetto, viene sostenuto in parti eguali dai co-produttori
ed è prevista una ripresa di tournée per la stagione teatrale 2005/2006. Al TEATRO
MANZONI dal 5 al 31 ottobre 2004 ORARI:
feriali ore 20,45 – domenica ore 15,30 BIGLIETTO:
Poltrona € 28,00 da martedì a venerdì - € 30,00 sabato e domenica
TEATRO CARCANO : DON CHISCIOTTE con ANDRE' DE LA ROCHE Per inaugurare
la stagione: 2004/2005 del Teatro Carcano di Milano è stato scelto
uno spettacolo di danza, DON CHISCIOTTE Ovvero Storia del Cavaliere
della Fantasia, coreografia di Milena Zullo, interprete
principale Andrè De La Roche; nel ruolo di Sancio Hektor Budlla,
in quello di Dulcinea Erica Crupi. Nello spettacolo, liberamente tratto
dal romanzo di Cervantes, la psicologia dell’eroe viene elaborata e
arricchita rispetto a quanto ci racconta la tradizione del balletto
classico: da personaggio eminentemente grottesco egli diventa qui il
Cavaliere della Fantasia, un uomo-bambino a 360 gradi, un poeta del
vivere. I grandi valori cavallereschi, la celebrazione in Dulcinea di un
ideale di femminilità da proteggere e innalzare ispirano le sue gesta.,
ma la realtà degenerata del suo tempo entrata in contatto con quella
forza immaginifica si difende deridendola. A Don Chisciotte, ebbro di
fantasia, folle per il popolo, viene in soccorso, tra gli altri ma sempre
inadeguatamente, Sancio, uomo semplice e concreto, l’alter ego del
Cavaliere, cui fornisce, per farlo “contento”, una finta Dulcinea. Con
questo gesto lo tradisce, così muore Don Chisciotte, si spegne il dolore,
si accende il mito.Lo spettacolo è prodotto dal Balletto di Roma,
compagnia nella quale sono confluite due delle più rappresentative
realtà della danza nel nostro paese: lo storico Balletto di Roma e il
Balletto di Toscana. La direzione è affidata congiuntamente a Franca
Bartolomei e Cristina Bozzolini.Andrè De La Roche, di origine
corso-vietnamita e americano di adozione, inizia l’attività a soli 8
anni. Studia danza classica all’American School of Dance di Los Angeles
e nel 1978 viene scritturato da Bob Fosse per Dancing.La sua
intensa attività internazionale lo porta anche in Italia dove è ospite,
coreografo e ballerino in molti spettacoli televisivi di successo.
Giudicato da importanti esponenti della critica “uno dei migliori
ballerini jazz del mondo”, è protagonista e spesso anche coreografo in
numerose produzioni, tra le quali Zingari, Faust, Omaggio a Béjart,
Excelsior (per il San Carlo di Napoli). Tra i premi e
riconoscimenti ottenuti: Premio Postano 86 come miglior ballerino; Premio
Agis 92; Premio Vignale Danza 93; Premio Bob Fosse 94 come miglior
coreografo televisivo; Premio Postano 95; Premio Acqui Danza 96.Milena
Zullo ha ottenuto il primo premio al concorso coreografico
internazionale di Parigi Prix Volinine con Capriccio su musiche di
Paganini e all’Infiorata d’oro
di Genzano con Due su musiche di Richard Strauss. Le sue creazioni
sono nel repertorio delle più importanti compagnie italiane quali
Balletto di Toscana, Aterballetto e Balletto di Roma. Oltre a dirigere il
Centro di Formazione Danza Classica e Contemporanea, ha insegnato presso
la Scuola di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Da
giovedì 14 a domenica 24 ottobre 2004 al Teatro Carcano di Milano
Ente Nazionale del Balletto – Balletto di Roma MAGGIO “Alla ricerca del
Piccolo Principe” -
Istituto Penale C. Beccaria Il 07 e l’ 08 di giugno i minori dell’Istituto Penale C. Beccaria di Milano recitano liberamente il Piccolo Principe come saggio finale del laboratorio teatrale in cui hanno lavorato un anno intero. Lo spettacolo è stato prodotto da Puntozero, che promuove la divulgazione dell’arte e dello spettacolo come strumenti di intervento sociale con particolare attenzione a luoghi e soggetti particolarmente svantaggiati, e dal Ministero della Giustizia Dipartimento Giustizia Minorile, con il patrocinio della Regione Lombardia, Provincia e Comune di Milano. L’apporto più suggestivo rimane tuttavia quello degli studenti di alcune scuole di Milano tra cui il Ctp Cavalieri e il Manzoni che hanno lavorato e recitato insieme ai ragazzi del Beccaria, condividendo un’esperienza creativa e di crescita personale. “Non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi” dice la volpe al Piccolo Principe. E’ una lezione universale che con tanto impegno e umiltà i ragazzi del carcere cercano quotidianamente di fare loro e di farne fonte di speranza per la vita futura. Oltre che laboratori di falegnameria, disegno, pasticceria e diverse arti e mestieri, con l’aiuto di Puntozero l’Istituto Beccaria vanta anche il laboratorio teatrale che insegna non solo recitazione vera e propria, ma scenografia, montaggio, illuminazione e qualsivoglia attività relativa allo spettacolo. Tanta tenacia nonostante i numerosi problemi pratici: l’inagibilità del teatro e la sola possibilità quindi di mettere in scena lo spettacolo nella palestra. I ridotti finanziamenti al corso. L’Eti (Ente Teatrale Italiano) infatti ha dovuto tagliare i fondi che non riceve più dal Ministero dei Beni Culturali. L’unico esiguo finanziamento ricevuto quest’anno è stato quello del Ministero di Grazia e Giustizia che risulta del tutto insufficiente. Il Teatro alla Scala ha gentilmente prestato le attrezzature e la generosità dei collaboratori di Puntozero ha fatto il resto. In dieci anni di attività, il regista Giuseppe Scutellà, i suoi collaboratori e gli studenti hanno realizzato con passione e sensibilità progetti artistici di vario genere permettendo ai giovani del Beccaria di potersi esprimere in modo libero e creativo, di imparare a fidarsi reciprocamente, di oltrepassare idealmente le mura dell’emarginazione, del disadattamento, della sfiducia, della paura del futuro, alla ricerca di sé e degli altri. La volpe chiese al Piccolo Principe “cosa cerchi” e lui rispose “cerco gli uomini”. Il contatto con gli altri e con il mondo esterno infatti risulta essere il vero obiettivo: il carcere si apre alla città il 7 e 8 giugno ma si spera che la città si apra al carcere per il resto dell’anno. “Non si conoscono che le cose che si addomesticano”, disse la volpe. “Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami”. “Ma se io parto, tu cosa ci guadagni?” “Ci guadagno il colore del grano”. Se vi interessa conoscere le diverse iniziative promosse da Puntozero in ambito sociale e culturale potete telefonare al n. 02/39310868 oppure 340/8036703 o visitare il sito http://www.puntozero.info/ Valeria Pezza 8 giugno valpezza@tin.it
TEATRO CIAK: MAIONESE Una commedia
brillante, ma anche intrigante, e a suo modo classica, viene rappresentata
al Teatro Ciak di Milano dal 18 al 30 maggio. Un labirinto di situazioni
strampalate, talvolta surreali, divertenti equivoci e sane risate, si
intrecciano in un tessuto molto semplice e genuino: l’antica amicizia
dei sei personaggi protagonisti della vicenda che riaffiora intorno a un
barattolo di maionese. L’amicizia quindi al banco di prova. Fino a che
punto può e deve spingersi un amico? E’ lecito tramare un omicidio per
salvare un amico in pericolo di vita? In un’epoca come la nostra, sapere
di poter contare su degli amici è forse un privilegio. L’appartenenza
ad un gruppo con il quale condividere ricordi ed emozioni, è forse ancora
più raro. In “Maionese”invece il punto è proprio l’amalgama che
unisce amarerning Mrs. Willms,
e recitativa ione hanno dato vita al progetto Maionese e alla Maio Srl che
l'le Burro Fuso. lo.li port sei amici, diversi in gusti e stili di
vita, tramite un legame emotivo che trascende ogni differenza e li porta a
coalizzarsi per un obiettivo comune: salvare uno dei sei. Angelo, così si
chiama, si è sfortunatamente innamorato della donna di un pregiudicato
albanese appena uscito di prigione che lo cerca per ucciderlo.
Attanagliato dal terrore non gli resta che convocare i suoi amici ed
escogitare il modo migliore per “eliminarlo”. Arriva Tere (Ussi
Alzati), la “precisina” padrona di casa, tornata di corsa da Cuba, che
trova i due suoi amici inquilini, Nello (Alessandro Betti) e Franco
(Alessandro Bontempi) in compagnia del vecchio amico Riccardino (Alfredo
Colina) e Lilli (Geppi Cucciari) con le sue “auliche elucubrazioni”.
Tutti insieme, tra divagazioni e bambinate, escogitano il piano che poi…
Maionese nasce dalla collaborazione di Paola Galassi e Alberto di Risio
con la vecchia compagnia teatrale Burro Fuso. Nato inizialmente “a
tavolino”, lo spettacolo ha preso forma definita con le prove sul palco,
arricchendosi di improvvisazioni e gag pazientemente limate e valorizzate
da una regia che in questo lavoro svolge il doppio ruolo di autore e
regista. La ripresa di questo spettacolo a distanza di anni è stata
fortemente voluta da Alberto Di Risio, Ussi Alzati, Ottavio Bordone e
Alfredo Colina, che con molta convinzione hanno dato vita al progetto
Maionese e alla Maio Srl che l’ha prodotto. Le numerose esperienze
teatrali, televisive e cabarettistiche aiutano l’ottima performance
degli attori che sono davvero bravi. Valeria Pezza valpezza@tin.it Teatro MANZONI: ZIO VANJIA di Anton Cechov (dall'11 maggio al 6 giugno) con
Andrea Giordana, Ivo Garrani. Regia di Sergio Fantoni Note di regia di
Sergio Fantoni
L'intrusione di "due corpi estranei" di città, nel tessuto, operoso e consolidato, di una famiglia impegnata nel mantenere in vita una malandata proprietà terriera, sconvolge la vita di tutti, residenti e intrusi. Esalta le contraddizioni personali che sonnecchiavano sotto pelle, esaspera le diversità caratteriali e culturali; ma soprattutto provoca un rigurgito di autocoscienza. E’ questo a costringere tutti, nella stretta dei propri sentimenti offesi, avviliti, ad un rendiconto: come sono arrivati a quel punto?… Cosa li attende da lì in poi?… L'apparente quiete è rotta, gli equilibri saltano, i rinfacci, le recriminazioni, gli insulti, fino a una violenza più che verbale - due colpi di pistola! - si susseguono senza sosta. E c'è chi sostiene che nelle opere di Cechov non succede niente! - alla fine, esasperati, tutti riconoscono che solo l'espulsione dei "due corpi estranei" può restaurare una vita appena vivibile. Quale sarà il futuro di questi esseri umani non lo sappiamo. Cechov non ce lo dice. Lascia a noi immaginarlo. Ottimismo, pessimismo? Quanto se ne è discusso. Quanti pronunciamenti estremi e inutili. Della vita e dei suoi abitanti Cechov sembra conoscere i sentimenti più contraddittori, gli impulsi, le ansie… per questo, forse, i soliti eccessi di determinismo moralistico vengono evitati mentre, con un sentimento di laica pietas, Cechov lascia nelle mani dei suoi personaggi e al nostro cuore il loro futuro. Credo sia impossibile oggi, almeno per me, avvicinare Cechov con l'idea di cercare una "nuova" interpretazione delle sue opere dopo le proposte dell'ultimo mezzo secolo. Ma la scrittura del suo teatro è così provocatoria che prima o poi si è costretti ad accettarne il confronto, si è spinti, come dire, da una "necessità", sconosciuta ma irrinunciabile, a testimoniare l'esperienza di un viaggio nel suo mondo. E questo vale soprattutto per gli attori. Perché per Cechov, più che per altri, è vero ciò che è vero per tutto il grande teatro: le sue parole trovano la giusta eco solo se pronunciate - solo se pronunciate bene - dall'unico e insostituibile intermediario: l'attore. Da qui parte il nostro lavoro: dall'appropriazione del personaggio cecoviano, dei suoi conflitti, cancellando il suo essere russo, come categoria umana restrittiva, assumendolo come "uno di noi", confrontandoci con lui, oggi, come uomini di oggi, e affrontando la sua complessa e contraddittoria umanità. Vorremmo portare questi personaggi ancora più "dentro" al nostro mondo, al nostro pubblico. Credo non sarà difficile riconoscere nelle loro parole, nella loro condizione, il nostro stesso disagio per una condizione esistenziale seminata di insoddisfazioni, di ingiustizie, di infiniti, piccoli e grandi fallimenti, dislocamenti fisici e culturali invivibili, pressati dal dover apparire, fare, guadagnare, lasciati, alla fine, soli, con un pugno di mosche in mano e, per i più fortunati, con una unica ancora di salvezza: la fede. Ma questo Cechov, almeno esplicitamente, non lo dice. Tocca a noi, come sempre, deciderlo e assumercene la responsabilità.
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ARTICOLI CORRIEREBIT-FOTOGRAFIA 2004 DICEMBRE NEXT STOP
fotografie di Michele
Alassio Sarà visibile
dal 1° Dicembre 2004 sino al 1° Febbraio 2005, nella sala espositiva
della Libreria Sovilla a Cortina D’Ampezzo, la personale di fotografia “Next
Stop”- Tredici fotografie di Michele Alassio. L’artista
inaugurerà la mostra il 26 dicembre 2004. L’intera
esposizione è il frutto dell’esplorazione dei padiglioni dell’ultima
Esposizione Internazionale d’Arte Contemporanea della Biennale di
Venezia da parte dell’artista, che ha cercato di condensare in
un’unica immagine il senso degli allestimenti di alcuni tra gli artisti
esposti. L’intero lavoro, presentato in prima a Venezia, presso la Bugno
Art Gallery, nei mesi di Novembre-Dicembre 2003, si compone di 13
fotografie originali formato 50x60 stampate e virate selettivamente su
carta baritata dallo stesso autore, prodotte in copia unica, e di alcune
stampe di grande formato ricavate da scansioni degli originali stampate
digitalmente su carta KODAK, che verranno esposte nella galleria esterna
alla libreria. Nel contempo, la libreria Sovilla ospiterà una selezione
di opere dell’artista tratte dai lavori precedenti (quali “Sacks”,
esposto nel corso dell’estate con notevole successo, o la serie di
immagini dedicate a Venezia, che saranno oggetto di una monografia in
uscita per l’estate del 2005) in edizione limitata e numerata. Proseguendo
nella strada intrapresa con “Sacks”, tredici immagini realizzate nel
tentativo di rappresentare altrettanti racconti del famoso
neuropsichiatria americano, l’artista continua a dedicare la propria
intenzione non al mondo del visibile ma dell’invisibile, utilizzando la
fotografia, le sue doti ed i suoi difetti, per dare un’immagine a tutto
ciò che non ne possiede alcuna. In “Sacks” era l’invisibilità
delle patologie neurologiche a fornire lo spunto per un tentativo di
rappresentazione squisitamente e motiva delle medesime, in “Next Stop”
, per analogia, è il rifiuto da parte degli artisti contemporanei di
utilizzare una sola, singola immagine, per esprimere il proprio sentimento
del mondo, e l’affidarsi invece ad allestimenti, installazioni, video.
Tutto ciò che gli artisti hanno volutamente collegato al tempo della
fruizione, ad un’esplorazione da viandante, allo scorrere dei video,
Alassio ha ricondotto nel lampo di una sola chanches, di un’affermazione
formale ed estetica unica. Alassio ha attraversato i padiglioni
dell’esposizione Internazionale ai giardini, e le altre sedi di “Sogni
e Conflitti” cercando di ricostruire, nella bidimensionalità della
fotografia, l’assieme di sensazioni suggerite dagli allestimenti,
utilizzando per lo scopo tutto il campionario tecnico della fotografia
tout-court. I lavori presentati sono frutto di doppie o triple esposizioni
sullo stesso negativo, scatti singoli, elaborazioni chimiche a stampa,
viraggi, intonazioni parziali, sviluppi e bruciature dei negativi, il
tutto per conferire unicità all’opera ma soprattutto intensità e
profondità nella visione. Sarà
disponibile in galleria il catalogo bilingue edito dalla Bugno Art Gallery. “Ho
realizzato le fotografie esposte in questa personale esplorando i
padiglioni della 50^ Biennale d'arte contemporanea, senza alcun progetto o
intenzione preesistente. L'attraversamento delle sale, la continuità
della visione e la concentrazione necessaria ad una sintesi sono state le
cifre del mio intervento, e l'obbligo connaturato alla fotografia, le sue
due sole dimensioni, hanno avuto il peso ed il sollievo di una costrizione
all'ordine e alla ricerca di una efficacia immediatamente emotiva in
luoghi dove, per converso, i video rimandano al loro svolgersi, le
istallazioni alla loro percorribilità, gli schermi televisivi alla loro
superficie instabile un senso dilatato dove tutto tende al racconto, alla
letteratura. Queste arti visive non sono più visive, niente si dà più
da sé ed all'artista, ed allo spettatore, sono indispensabili ed
essenziali tempo e movimento quanto a un compositore l'ascolto e
l'attenzione. E' un'elegia del presente, del momentaneo, del qui e ora e
della rappresentazione perché in quest'arte di entra, si prende posto ed,
essenzialmente, si assiste. Ho semplicemente cercato di afferrare le
diverse intenzioni, conferendo ad ogni immagine la tensione indispensabile
a reggersi indipendentemente dal tempo, dal luogo, dalla totalità dello
spazio cui apparteneva, e questo perché le fotografie hanno una sola
forma, emettono una sola nota, vivono il tempo di uno sguardo e sono
evanescenti quanto un fantasma, un'apparizione.” IL TEMPO DELLA NATURA E' il rispetto dell'uomo nei confronti della natura o meglio è il legame tra la rappresentazione della natura e la creazione artistica e al tempo, alla dimensione temporale cui si riferisce l'uomo nel rapportarsi alla natura. Del resto la fotografia è figlia della natura ed i suoi stessi processi produttivi sono legati alla chimica, in un'alchimia che ogni volta permette di catturare i fenomeni naturali della rifrazione, del riflesso, tutti legati alla luce ed al tempo. Il tempo non è altro se non se stesso, procedendo invariato lungo i suoi percorsi, nel suo svolgersi, incontra la natura: un concetto lineare come lo scorrere della stessa vita in continuo divenire, il filo conduttore su cui la fotografia costruisce la propria supremazia espressiva. L'equivalenza su cui si fonda questo principio è data dagli effetti che il tempo produce sulla natura, sia che si tratti di un attimo o di un secolo, una creatura appena nata al pari di una intera civiltà ne portano gli esiti e definiscono la loro esistenza in funzione del trascorrere del tempo. Di conseguenza all'assenza temporale corrisponderebbe la negazione dell'esistenza e quindi della vita stessa: perciò la fotografia rappresenta il più importante segnale di vita mai esistito nella storia dell'umanità. L'identità cronologica fornita dalla testimonianza fotografica è contemporanea, diversamente da un fossile o da un reperto archeologico ripropone in tempo reale lo stato dell'esistenza del soggetto riprodotto. Le divagazioni intorno al nucleo tempo-natura-fotografia proseguono anche in senso linguistico grazie al duplice utilizzo che nella lingua italiana permette di indicare tanto il concetto di kronos quanto quello meteorologico, a sottolineare come l'identità di base della natura si manifesti nel suo svolgersi modificando l'atmosfera, la luce e stagioni. E' cosi che la fotografia registra e tramanda sia i fenomeni di tempi passati quanto gli eventi quotidiani, quelli legati allo scorrere dei giorni in cui i paesaggi e le persone variano e modificano le loro morfologie in base all'orario e clima. In questo e complesso ed articolato alternarsi dei fenomeni la fotografia opera da sempre con l'intelligenza di uomini capaci di registrare attimi dell'esistenza e di tradurli in brani di storia. Queste note introduttive ci permettono di collegare questa edizione di Fotografia in Puglia ad una dimensione di riflessione e di ricerca intorno ad una serie di segnali che la fotografia d'autore ci offre: la metamorfosi della natura attraverso il tempo. Alla condizione umana apparentemente dominata dalla tecnologia si contrappone un interesse degli autori verso quanto di più arcaicamente naturale sia disponibile, il mondo vegetale e la botanica, l'organizzazione del territorio per mano dell'uomo, la vita quotidiana e la gente, tutto scandito dallo scorrere dei giorni e dalle forzature talvolte imposte dall'uomo ai ritmi biologici. Antonella Pierno (Ass.Cult.Nicéphore Niépce) NOVEMBRE MOSTRA FOTOGRAFICA DELLA MILANO DELLA SECONDA META' DEL '900 Sono fotografie degli anni cinquanta e sessanta quelle in mostra al Centro Culturale di Milano di via Zebedia 2. Quattro bravi fotografi raccolgono la migliore loro produzione di allora, un contributo di rilievo per illustrare l'ambiente milanese. E' giusto citare questi maestri dell'obbiettivo: Gianni Berengo Gordin, Cesare Colombo, Paolo Monti e Toni Nicolini che hanno effettivamente avuto un peso decisivo per Milano e l'intera storia della fotografia italiana. L'immagine di spicco é senza dubbio quella diventata simbolo della realtà di quegli anni,scattata nel 1967 da Gianni Berengo Gordin e dal titolo:" Giovani in piazza Duomo". Al centro della foto il giovane suonatore di chitarra che intona melodie a carattere esistenziale ai giovani presenti é Geri Palamara a quel tempo cantastorie siciliano liparota divenuto poi artista pittore, di storie di pupi e isole melanconiche. Il vecchio Geri, cantore di Gea era una figura caratteristica dei locali della Milano notturna. ricordo quando Palamara veniva a casa e ci dilettava con le sue musiche, e ci parlava d'arte; eravamo nel '68 negli anni della contestazione,malgrado qualche fermento di troppo era un'altra Milano. La foto in questione mi é cara per questo, oltre ad essere azzeccata. Ma torniamo alla mostra, cito per equilibri formali e contenuti visivi in merito alla ricerca psicologica di immagine di vita le foto: "Milano, prove per un ritratto" del 1961 di Cesare Colombo, "Limbiate, migrazione dal Sud al Nord Italia negli anni '60" del 1961 di Toni Nicolini, e "La Domenica dei milanesi" del 1954di Paolo Monti. La mostra inaugurata il 10 novembre sarà visibile fino il 15 gennaio2005. Milano 25-11-2004 achille guzzardella Festival FOTO&PHOTO a Cesano Maderno Prosegue fino al 21 novembre 2004 il Festival della Fotografia di Cesano Maderno; giunto alla quarta edizione, a cura di Enrica Viganò, rappresenta ormai un momento culturale di riferimento per la fotografia internazionale. La piccola cittadina alle porte di Milano offre palazzi, chiese, teatri e biblioteche all’avvenimento che la pone al centro delle attenzioni di tutti gli appassionati di fotografia. Eventi collaterali della manifestazione coinvolgono anche gli abitanti e gli esercenti di Cesano dove in bar, ristoranti e negozi sono esposte opere che spaziano dal reportage, al sociale, alla ricerca fino alla fine-art photografy. Quest’anno la fotografia internazionale è ben rappresentata da Duane Michals, un maestro della fotografia d’avanguardia americana che ha anche firmato la foto-manifesto di questa rassegna con Joel Grey; Chema Madoz è presente con le sue immagini surrealiste; Pedro Almodovar, si proprio il regista spagnolo, ci magnifica con splendide immagini tratte dal set del film “Parla con Lei”; Anna Halm Schudel presenta una ricerca floreale ricca di colore e suggestioni. La fotografia italiana è degnamente rappresentata da Ferdinando Scianna con la sua Sicilia immortalata in un impeccabile bianco e nero e Maurizio Galimberti presenta le sue Polaroids. Una gran bella manifestazione la cui vicinanza a Milano invoglia i milanesi a dedicare una gita fuori porta a Cesano Maderno per poter ammirare le opere di questi grandi maestri della fotografia. Le mostre sono ad ingresso libero. Per programma e informazioni http://www.cesanofotoephoto.it/ per altre manifestazioni a Cesano Maderno http://www.cesano.com/. Copyright Armando
Melocchi 30-10-2004 armando.melocchi@tin.it ARTE
& NEWS ANTIQUARIA. Arte,
antiquariato, cultura, collezionismo, turismo d’arte. Negli ultimi anni la
tecnologia e l’elettronica hanno invaso le nostre case: elettrodomestici
sofisticati, computer, videogiochi, home cinema, televisori a cristalli
liquidi o al plasma stanno modificando la nostra vita, il nostro tempo
libero ma, soprattutto, l’ambiente domestico. Le nostre case sono sempre
più tecnologiche e l’arredamento si è adeguato in conseguenza di
questa trasformazione. Con questa premessa sembra anacronistico parlare
arte ed antiquariato. Invece proprio a chi vuole recuperare o mantenere il
gusto per l’arte e l’arredo antico è rivolta la nuova rivista “ARTE
& NEW ANTIQUARIA”, il cui primo numero è in edicola questo
novembre. Non solo antiquariato, dunque, ma anche cultura dell’arredo,
oggettistica, filatelia e numismatica, viaggi alla scoperta di mercatini e
musei. Come dice la premessa dell’Editore
Roberto Sangalli, la rivista ci guiderà ad “ammirare ed acquistare
il bello, delle epoche trascorse, per arredare o collezionare pezzi unici
che potranno fare bella mostra nelle nostre case ormai invase dalla
tecnologia più avanzata”. Una particolare rubrica si occuperà proprio
di come inserire, con l’ausilio di un architetto, l’arredamento antico
nelle case moderne, razionalizzandone gli accostamenti. ARTE & NEWS
ANTIQUARIA N.1 NOVEMBRE 2004 Periodico mensile
Prezzo di copertina Euro 4,70 Abbonamento semestrale
Euro 20,00 Abbonamento annuale Euro 40,00 Per informazioni
tel.0270636808 – e-mail sangalli.roberto@fastwebnet.it Un’ottima rivista,
ben curata, da leggere e conservare. Un mensile che mancava nel panorama
editoriale italiano di divulgazione dell’arte e dell’antiquariato. Armando Melocchi
30-10-2004 armando.melocchi@tin.it Dopo il successo del calendario di Alena Seredova, allegato al numero di ottobre di Max, periodico diretto da Giuseppe Di Piazza, dodici mesi al maschile con Roberto Farnesi,il re della fiction italiana. Cento Vetrine e Carabinieri lo hanno reso popolare,grazie alle emozioni trasmesse al pubblico. Ora sta girando la nuova serie di Carabinieri ma sogna un film in costume. Roberto é stato fotografato da Julian Hargreaves in una affascinante tenuta della campagna di Bolgheri. Julian,30 anni, madre italiana e padre inglese,economista mancato,lascia l'università per dedicarsi alla fotografia. Appassionato per i ritratti di personaggi dello spettacolo ha ripreso, tra gli altri, Richard Gere, Francesca Neri, Mariagrazia Cucinotta, Inès Sastre, Zucchero, Giorgia. Predilige leambientazioni "reali", le location vere e proprie, ai troppo asettici studi fotografici così da decontestualizzare i personaggi e raccontare ogni volta una storia quasi cinematografica. Farnesi si aggiunge ad altri belli italiani che hanno posato per il calendario al maschile di Max: , Raoul Bova, Alessandro Gassman, Gabriel Garko, Kledii Kadiu e Luca Argentero . Rivista + calendario sono in vendita al prezzo di 6 euro. Agostino Guzzardella agostinoguzz@tiscali.it OTTOBRE BOMBAY
SLUM Texte de Dominique Lapierre
pour l’album de photos d’Albertina d’Urso L’Inde
est, pour moi, le pays du sourire. Nulle
part au monde ai-je vu autant de visages illuminés par la magie d’autant
de sourires. Même au fond de
la Cité de la Joie, ce bidonville de Calcutta où j’ai planté le décor
d’un de mes livres les plus célèbres, j’ai découvert plus de
sourires que dans la plupart de nos riches cités d’Occident.
Au-delà de la gravité lisible sur certains visages, les photos de
cet album témoignent superbement de cette capacité des hommes, des
femmes et des enfants de l’Inde à exprimer leur joie en toutes
circonstances, malgré les difficultés de leur quotidien.
Joie pour la Vie avec un V majuscule, joie pour la fête, joie pour
le bonheur du partage, joie pour l’accomplissement des rites et des
traditions d’un peuple capable de surmonter toutes les adversités.
Debout et avec le sourire.Oui, les photos de cet album sont un
hommage à cette Inde du sourire, cette Inde qui m’a appris que « Tout
ce qui n’est pas donné est perdu ».
Dominique Lapierre ( Auteur de « La Cité de la joie ») SGUARDI
E SEGRETI SUL MONDO di Anna Toscano. Per informazioni:
Ca’ Bianca- Corte del Naviglio tel.0289125777. Armando Melocchi 09-09-2004 armando.melocchi@tin.it
OMAGGIO
A RICHARD AVEDON. La fotografia è
disegnare con la luce. Un’arte, erroneamente definita minore, dove la
moda ha attinto a piene mani per magnificare se stessa. Grazie alla moda,
molti fotografi sono diventati personaggi famosi, con la diffusione delle
loro immagini sulle riviste e nelle campagne pubblicitarie dei più grandi
stilisti. E’ però merito d’alcuni fotografi e alle immagini che hanno
saputo realizzare, se la moda si è elevata ad arte. Uno di questi, forse
il più importante, è recentemente scomparso: Richard
Avedon. Nato a New York il 15 maggio 1923, dopo aver abbandonato gli
studi per arruolarsi, inizia a fotografare per la Marina Militare
Americana. Lasciata la Marina s’iscrive alla New School for Social
Research di Alexy Brodovitch che, nel 1944, lo introdurrà come fotografo
nello staff di Harper’s Bazar.
In quegli anni la fotografia di moda era essenzialmente documentaristica,
ovvero le foto riproducevano semplicemente il vestito indossato dalla
modella come un manichino. Il giovane Avedon adottò un nuovo di
interpretare la moda, nelle sue immagini le modelle non erano più
semplici manichini ma personaggi che recitavano in storie il cui finale
era lasciato all’interpretazione dell’osservatore. Si può ben dire
che Richard Avedon ha rivoluzionato la foto di moda e al suo stile si sono
ispirate generazioni di fotografi dagli anni ’50 ad oggi. Da allora
centinaia le copertine di Harper’s
Bazar, Life, Look,
Vogue che portano la sua firma. Hanno posato per lui i personaggi più
famosi del ventesimo secolo, attori e attrici, presidenti degli Stati
Uniti e anche gente comune. Avedon è stato un grande artista che ha dato
alla moda, e non solo ad essa, notorietà. Meno note, ma non per questo
meno importanti, le sue fotografie di reportage o i ritratti intimistici
dell’anziano padre malato e morente, oppure le immagini sulle vittime
del napalm o d’anziani con i volti segnati dal tempo. Certo lo
ricorderemo per le splendide modelle che ha ritratto in oltre
cinquant’anni di carriera, per le foto a Marilyn
Monroe, Twiggy, Verushka, Naomi Campbell e Monica
Bellucci e per il
bellissimo Calendario Pirelli del
1997.
Ci mancherai molto Richard e ci mancherà la tua visione del mondo. Armando Melocchi 02-10-2004 armando.melocchi@tin.it FROZEN. Retrospettiva
del fotografo Albert Watson.
Alla Rotonda
di Via Besana a Milano è stata inaugurata il 27 settembre un’ampia
retrospettiva sul lavoro del fotografo scozzese Albert
Watson dall’emblematico titolo FROZEN
(Congelato).Sponsorizzata da Sony,
sotto l’alto patrocinio di Sua
Maestà Mohammed VI Re del Marocco e del Comune
di Milano, la rassegna vuole essere un doveroso omaggio all’attività
di uno dei più apprezzati fotografi contemporanei. In mostra circa 250
opere di grandi dimensioni che rappresentano la creatività e l’estro
d’Albert Watson sviluppatisi in quarant’anni di carriera. Splendidi
ritratti di personaggi dello star system fanno da contrappunto alle foto
surreali di Las Vegas o agli incisivi ritratti dei carcerati della
Louisiana. Sorprendenti e affascinanti le immagini sul Marocco, paese del
quale Watson è innamorato, e sul quale
ha pubblicato uno splendido volume intitolato “Maroc”. Una
passione nata tanti anni fa come da tanti anni l’artista è legato da
profonda amicizia con la famiglia reale del Marocco. Watson è
un amante dell’estetica e quest’amore si legge nelle sue fotografie
che spaziano dalla moda al reportage, dai ritratti alla pubblicità fino a
temi più trasgressivi dove le sue immagini giocano in maniera raffinata
con il glamour e la seduzione. Tutto sempre seguendo un filo conduttore
tra eleganza ed estetica. Anche nelle riprese fatte con i mezzi tecnici più
moderni, digitali, le composizioni sono una perfetta simbiosi d’arte e
tecnologia. A rendergli omaggio, nella cornice dell’ex lazzaretto di Via
Besana, sono intervenuti, oltre all’affascinante Principessa
del Marocco Lalla Hasna, personaggi della politica, della moda e dello
spettacolo. Tra i tanti si sono distinti Adriano
Galliani, Marta Marzotto, Randy Ingermann, Valerio Staffelli, Franca e
Carla Sozzani, Simon Le Bon con la compagna Yasmine e gli altri
componenti del gruppo rock Duran
Duran, Nick Rhodes e John Taylor, attento partecipe della serata
l’attore David Hopper. La
mostra, organizzata dallo Studio FP, rimarrà aperta fino al 16 ottobre,
da non perdere. Copyright Armando Melocchi 2004-09-24 armando.melocchi@tin.it
CALENDARIO
MAX 2005 – ALENA SEREDOVA Ancora una volta MAX,
la rivista giovane e glamour del gruppo RCS, ha colpito nel segno.
Presentato a Milano il Calendario
2005 allegato al numero di Ottobre con protagonista una splendida Alena
Sederova ritratta senza veli
da Giovanni Cozzi. Come sempre
impeccabile l’impaginazione del servizio sulla rivista diretta dal
vulcanico Giuseppe di Piazza.
Raffinate le immagini e le situazioni del Calendario 2005.
Alena Sederova, nata a Praga
nel 1978, dopo aver lavorato come modella ha vinto nel 1998 l’elezione
di Miss Repubblica Ceca ed è arrivata fino alla finale di Miss Mondo.
Arrivata in Italia, il successo arriva nel 2001 con il programma TV del
sabato sera “Torno Sabato” dove, al fianco di Panariello, si fa
apprezzare per la sua statuaria bellezza. Approda ora sul mitico
calendario di MAX e la vedremo presto nel film di Neri Parenti “Christmas
in Love” al fianco di due pigmalioni come Christian
De Sica e Massimo
Boldi, con la partecipazione, inoltre, del simpatico Danny
DeVito. Sarà un sicuro successo. Copyright Armando Melocchi 30-09-2004 armando.melocchi@tin.it SETTEMBRE KARAT, SOTTO IL CIELO
DI SAN PIETROBURGO. Fotografie di Wolfgang Muller. Sotto il cielo di San
Pietroburgo non vi sono solo l’Ermitage o il Palazzo D’Inverno e la
Cattedrale dei SS Pietro e Paolo, mete del turismo internazionale
risvegliatosi dopo il torpore del comunismo sovietico. Sotto il cielo di
San Pietroburgo vi sono anche migliaia d’adolescenti e bambini che
vivono, ma è meglio dire sopravvivono, in condizioni disperate.
L’alcol, la prostituzione e droghe “casalinghe” come il lucido da
scarpe “KARAT” sono i soli
compagni di vita di questi ragazzi abbandonati ai margini della società. Wolfgang
Muller, tedesco, classe 1958, dopo essersi interessato di teatro,
pittura e aver fatto parte di gruppi d’assistenza sociale, ha scoperto
la fotografia solo in questi ultimi anni. La sua vocazione ai temi della
solidarietà lo ha ispirato per un reportage su questi giovani disperati e
dimenticati. Ultimamente molte testimonianze ci sono giunte sulle
condizioni della società post-sovietica ma il linguaggio di Wolfgang è
più immediato, sincero, senza retorica. Muller ha seguito
quotidianamente, per nove mesi, otto ragazzi e li ha ritratti non come
spettatore, ma come loro
compagno di sventure e di vita. Situazioni dove non traspare solo il
dramma della loro condizione, ma anche momenti di tenerezza e la gioia di
questi ragazzi che si ritagliano momenti di libertà dalla loro triste
condizione. Le immagini, in mostra alla Galleria
Grazia Neri di Via Maroncelli 14 a Milano, rappresentano i più
significativi instanti ritagliati dalla quotidianità di questi ragazzi
ripresi nelle cantine e nei sottotetti dove vivono. L’esposizione
rientra nel programma della “Settimana della Cultura Tedesca in
Italia” ed è stata prodotta in collaborazione con il “Goethe-Institut
Mailand” con il sostegno di “Bayer per la cultura”.
La mostra rimarrà aperta fino al 30 ottobre 2004. copyright Armando Melocchi 23-09-2003 armando.melocchi@tin.it ANDY
WARHOL, THE SILVER FACTORY AND THE SIXTIES. Fotografie di David
McCabe e Billy Name. In occasione della grande mostra dedicata ad Andy Warhol, in corso alla Triennale di Milano, alla Galleria Carla Sozzani si è aperta un’interessante mostra fotografica che ripercorre in immagini la vita di Warhol. I due fotografi, David McCabe e Billy Name, hanno documentato i momenti rappresentativi della vita del personaggio più significativo della pop-art e dello stile degli anni ’60 e 70 in migliaia di fotografie; un’ampia selezione è esposta in Corso Como 10 mostrandoci un Andy Warhol inedito ritratto nei momenti di studio e lavoro, oltre ad una serie di ritratti dei personaggi più in vista di quegli anni e dei quali Andy Warhol amava circondarsi. McCabe, nato a Leicester in Gran Bretagna nel 1940, dopo studi di graphic design e fotografia, nel 1960 si trasferisce a New York. Lavora dapprima come assistente e poi come fotografo di moda per Condè Nast. Nel 1964 un suo servizio di moda stupisce a tal punto Andy Warhol che lo invita a realizzare il progetto di documentare ogni momento della sua vita per intero anno. Nasce così una raccolta di più di duemila fotografie che per volere dello stesso Warhol non saranno mai pubblicate. Riscoperte nel 1995 dai curatori del museo Andy Warhol di Pittsburg e sono ora esposte. Lo stile semplice e documentario delle immagini di McCabe ci raccontano il quotidiano dell’artista più stravagante ed eclettico del XX secolo, tanto da essere egli stesso un’opera d’arte. Diverso l’incontro tra Warhol e Billy Name, che lavorava come cameriere in un ristorante frequentato dall’artista. Billy, quando non serviva al ristorante, era un apprezzato parrucchiere maschile che esercitava nel proprio appartamento singolarmente dipinto e completamente rivestito di fogli d’argento. Warhol volle girare un film su Billy mentre tagliava i capelli (Haircut del 1963), e rimase incantato dal suo appartamento a tal punto che gli chiese di realizzare lo stesso allestimento nel suo loft. Nacque così la famosa Silver Factory, l’appartamento-studio di Warhol che divenne “la culla” della pop-art e il fulcro attorno al quale girava il mondo della cultura e del jet-set di quegli anni. Billy Name, diventato fotografo “di corte”alla Factory, ebbe così l’occasione di frequentare quel mondo fino al 1970 e immortalò lo spirito dell’epoca e dei sui protagonisti. In mostra dal 23 settembre al 31 ottobre 2004 alla Galleria Carla Sozzani di Corso Como 10, Milano. Per informazioni: http://www.galleriacarlasozzani.org/. copyright Armando Melocchi 23-09-2003 armando.melocchi@tin.it FESTIVAL FOTO E
PORTFOLIO IN PIAZZA 2004. A Savignano
sul Rubicone la fotografia è un’arte da tempo apprezzata e, grazie
alla caparbietà del Circolo
Fotografico Associazione Cultura e Immagine e alle autorità locali,
nel 1992 nasce “Portfolio in
Piazza” e il “Festival
Foto” giunto oggi alla XIII° edizione. La ridente cittadina
romagnola si è trasformata anche quest’anno in un palcoscenico dove
mostre, conferenze ed in particolare la visione di Portfoli dei giovani
fotografi da parte di critici ed esperti delle maggiori agenzie, hanno
animato la manifestazione. Sabato 11 e Domenica 12 settembre sono state
dedicate alla lettura dei portfoli da parte di esperti quali:
Giovanna Calvenzi e Tiziana
Jelo, photo editor di SPORTWEEK;
Fulvio Merlak, presidente F.I.A.F.;
Paola Riccardi dell’Agenzia GRAZIA
NERI; Nino Migliori
fotografo di fama internazionale; Barbara
Hichcock, direttrice affari culturali POLAROID
e curatrice della POLAROD COLLECTIN di Boston; Lanfranco
Colombo, critico, gallerista e redattore di PHOTO,
e molti altri.Presenti Grazia Neri
dell’omonima agenzia, Dennis
Curti dell’agenzia CONTRASTO
e Roberto Kock, hanno tenuto
un’interessante conferenza/dibattito sul presente e il futuro della
fotografia in Italia e nel Mondo. Interessante il cambiamento culturale in
atto alla luce delle nuove tecnologie digitali a confronto con le tecniche
tradizionali. Di spessore le mostre fotografiche, sul tema “LA
FOTOGRAFIA PER LA SOLIDARIETA’”, distribuite nel centro storico del
paese a pochi chilometri da Rimini e Sant’Arcangelo di Romagna. Nella
sala civica la mostra di Sebastiaò
Salgado, uno dei più famosi fotografi al Mondo, ci guida attraverso
il faticoso cammino verso LA FINE DELLA POLIO. Toccanti immagini in bianco
e nero documentano la campagna che UNICEF e l’Organizzazione Mondiale
della Sanità hanno intrapreso per debellare una delle malattie più
diffuse e che colpisce sin dalla più tenera età. Altri quattro grandi
fotografi si sono confrontati sui temi dei disabili, della malattia e
della vecchiaia. Debora Sinai
ci mostra il mondo dei non vedenti e il loro vivere quotidiano. Maurizio
Galimberti fotografa gli anziani affetti da Alzheimer in bianco e nero
e le residenze che li ospitano a colori, a significare la distanza e lo
smarrimento tra le persone malate e l’ambiente che le circonda. Marina
Gavazzi tratta il tema dei bimbi colpiti da sindrome di Down con molta
poesia. Paolo Liaci ha
documentato il lungo percorso di ritorno alla vita dei trapiantati di
midollo osseo. In Piazza Borghesi possiamo ammirare le foto dei FOTOGRAFI
SENZA FRONTIERE Giorgio Palmera
e Emiliano Scatarzi, un
reportage svolto nei campi profughi in Algeria. Esposte,
inoltre, le immagini dei vincitori di Portolio 2003: Alessandra
Benedetti, Dario de Dominicis
e Antonella Monzoni. In mostra
anche i lavori dei vincitori del Premio Canon Giovani Fotografi: con foto
di Cristian Cantori, Mattia
Insolera, Paola Fiore, Maurizio
Dongiovanni e Cristina
Canepari. Interessante il lavoro del riminese Paolo
Donati con un reportage sul vivere quotidiano in India. Una bella
manifestazione e punto di riflessione per tutto il mondo della fotografia
in Italia. Arrivederci all’edizione 2005.
Per informazioni http://www.portfolioinpiazza.it/
– info@portfolioinpiazza.it. Armando Melocchi 15-09-2004 armando.melocchi@tin.it Riceviamo dal gentilissimo Emilio De Tullio il seguente comunicato che volentieri pubblichiamo. Sabato
2 e Domenica 3 ottobre 2004 si svolgerà, presso il Parco Esposizioni
Novegro, la 9a edizione di NOVEGRO PHOTOvideoCine,
Mostra-Mercato di apparecchi fotografici e cinematografici usati, da
collezione e nuovi… comprendente fotocamere, obiettivi, cineprese,
proiettori, editoria specializzata ed accessori.Gli organizzatori, con la
collaborazione dell’Arch. Emilio De Tullio, consulente culturale anche
di questa edizione, propongono: + la seconda Mostra Internazionale di
“Photo-MailArt by_edt” con Convegno + una evoluzione del
tema “Fotografia: da chimica a digitale”
+ una serie di video proiezioni riguardanti la cultura e la didattica
fotografica + le realtà
virtuali di fotografia nel Web
La Manifestazione si articolerà in due giorni ed in concomitanza con la
nota manifestazione <<RADIANT & Silicon>> consentendo
rimandi tecnologici e culturali con la fotografia ed il video digitale.
Oltre settanta gli operatori che
espongono fotocamere e obiettivi, cineprese, video-telecamere,
proiettori… oltre all’editoria specializzata ed agli accessori di
tutti i tipi, anche i più introvabili, coprendo un arco temporale che
rasenta il secolo, a soddisfare ogni aspettativa dei visitatori più
appassionati come dei curiosi.
Se siete appassionati di apparecchi fotografici usati, nuovi o da
collezione, se vi piace rovistare nei banchi apparentemente tutti uguali,
ma che, ad un esame approfondito, rivelano tesori che mai avreste potuto
immaginare, se volete integrare la vostra collezione o se semplicemente
cercate un vecchio accessorio od una fotocamera usata da poco prezzo, NOVEGRO
PHOTOVideoCINE è la Vostra
Manifestazione, la Mostra-Mercato che, in pochi anni, è divenuta una tra
le più importanti del
settore che, attualmente, si svolgono in Italia. La manifestazione di
quest’anno vedrà un comparto culturale ed informativo con: Mostre, la
terza edizione della mostra-convegno internazionale di Photo-Mailart,
‘pedane’ di critica sulla fotografia chimica e digitale, editoria
teorica e concettuale sull’immagine a tutto campo, proposte
didattiche… con proiezioni su esperienze di Workshop. Orario
per il pubblico: dalle 9 alle 18 - costo cumulativo ed unico € 8,00. Ente Organizzatore COMIS LOMBARDIA -
Coordinatore Giorgio Gavazzi
Per informazioni: INFO/CULTURA-PHOTOvideoCine Arch. Emilio De Tullio art.photo@flashnet.itGIUGNO AFP:
IL MONDO IN CONFLITTO. L’Agence
France Presse, AFP, è diventata una delle maggiori agenzie mondiali
d’informazione e annovera tra i suoi 2000 collaboratori molti tra i
migliori giornalisti e fotografi internazionali. Gli articoli e le
fotografie coprono tutta l’attualità dei cinque continenti e sono
distribuite in tempo reale in tutto il mondo. Una parte di rilievo della
produzione dei fotografi AFP è dedicata ai servizi sulle guerre che
costantemente sono in atto in ogni parte del pianeta. La qualità e la
tempestività dei fotografi AFP hanno reso l’Agenzia e i fotografi
stessi famosi e apprezzati in tutto il mondo e non c’è conflitto sulla
terra che non è documentato. L’Agenzia
Grazia Neri, che rappresenta AFP in Italia, ha inaugurato una mostra
dal titolo IL MONDO IN CONFLITTO dove
una selezione di un’ottantina d’immagini, tratte dal lavoro di
cinquanta fotografi, ci mostra gli ultimi dieci anni di guerre e atti di
terrorismo che hanno sconvolto la Terra. Sono rappresentati molti dei
conflitti che hanno cambiato l’assetto politico dei cinque continenti,
dal Kosovo al Congo, dal sud-america ad Israele, dall’11 settembre 2001
fino alla recente guerra in Irak. La mostra, inaugurata il 23 giugno 2004,
rimarrà aperta fino al 24 luglio alla Galleria Grazia Neri via Maroncelli
14, Milano. Le ottime immagini sono un documento validissimo sulla storia
dell’ultimo decennio, anche se qualche ripresa sembra troppo
“costruita” o ricercata. La mostra è un omaggio alla professionalità
e all’audacia dei corrispondenti di guerra che sono in grado, con le
loro immagini, di farci vivere i conflitti rappresentati in prima persona. La mostra è
sponsorizzata da FujiFilm.L’Agenzia AFP è rappresentata in Italia da
Grazia Neri. Per info: http://www.grazianeri.com/
http://www.afp.com/ Armando Melocchi
25-6-2004 armando.melocchi@tin.it PICASSO & DOMINGUIN Un’Amicizia raccontata ad Arte da Lucia Bosè Sul finire degli anni
’50 Pablo Picasso, da tempo
già apprezzato come l’artista più importante e rappresentativo del XX°
secolo, aveva la sua residenza nel sud della Francia. E’ qui che avvenne
l’incontro con il più bravo e famoso torero vivente, Luis
Miguel Dominguìn,
conosciuto internazionalmente, sia per la sua bravura nell’arena, che
per la sua brillante vita sociale e mondana. Il torero e la bellissima
moglie Lucia Bosè, nota
attrice italiana, furono ospitati nella residenza “La Californie” che
Picasso aveva a Cannes. Nacque così una straordinaria amicizia e
un’intensa e originale forza seduttiva artistica tra il pittore, il
torero e l’affascinante attrice. Dopo cinquant’anni abbiamo
l’occasione d’essere partecipi di quest’unione grazie ai ricordi di
Lucia Bosè che, con la collaborazione di Provincia
di Milano e “Comedia”,
ha messo a disposizione per la mostra allestita allo Spazio
Oberdan di Milano. Presente all’inaugurazione avvenuta il 15 giugno,
Lucia Bosè ha raccontato alcuni aneddoti riguardanti l’amicizia che ha
legato la famiglia Bosè-Dominguìn con Picasso e ci ha presentato le
opere messe in mostra, ovvero i regali e gli omaggi che l’artista ha
donato alla coppia e ai figli. La collezione esposta è formata da disegni
originali, litografie, collage e ceramiche tra cui piatti decorati con
simboli che richiamano la tauromachia. A proposito di questi piatti, Lucia
ci ha raccontato come li usava abitualmente a Natale per servire il
Panettone Milanese, dolce al quale è sempre stata legata perché le
ricordava le sue origini. Le opere esposte rappresentano un esempio della
naturalezza e libertà d’espressione raggiunta da Picasso nel suo ultimo
periodo. Spiccano capolavori come “La Tauromachia”, “Il Pittore e la
Modella”, “Le Baccanali” e “La Festa di Fauna”. Nel percorso
espositivo sono presenti anche numerose fotografie che ripercorrono, oltre
che la vita della coppia Bosè-Dominguìn, lo splendido rapporto
d’amicizia familiare con Picasso. Armando Melocchi 16-6-2004 armando.melocchi@tin.it ESTATE
FOTOGRAFIA MILANO 2004 EUROGENERATION
Viaggio nella giovane Europa del futuro FRANCO
FONTANA Ombre e colori Negli ultimi anni la
fotografia ha ripreso maggior vigore e i giovani hanno dimostrato un
interesse per questa forma espressiva che era stata da loro abbandonata
dopo i fasti degli anni
‘70/’80. L’avvento della fotografia digitale e la facilità di
riprendere immagini ovunque e comunque con le microcamere o i telefonini,
ha fatto sì che i giovani riscoprissero l’immagine fotografica e con
essa il gusto estetico e la ricerca di nuove forme espressive. Il mercato
ha ripreso vigore con la vendita d’apparecchi più sofisticati, segnale
che, dopo aver appreso i primi rudimenti, i nuovi utenti desiderano
migliorare qualitativamente le loro riprese. Milano non è rimasta
indifferente a questo nuovo desiderio e ha dato l’avvio ad un nuovo
evento, a cadenza annuale, che s’inserisce degnamente ai vertici del
panorama delle iniziative dedicate in tutta Europa alla fotografia. L’Assessorato
alla Cultura e Musei del Comune di Milano ha organizzato ESTATE
FOTOGRAFIA 2004, manifestazione
a cui è stata degnamente dedicata l’area espositiva del Palazzo Reale e
caratterizzata da due grandi mostre. Con la collaborazione dell’Agenzia
Contrasto è stata allestita
l’esposizione EUROGENERATION
e, grazie a Federico Motta Editore,
è stata organizzata una grande retrospettiva sulle opere di Franco
Fontana dal titolo: OMBRE E
COLORI. Eurogeneration è un
reportage eseguito da 14 fotografi tra le giovani generazioni della nuova
Europa allargata a 25 paesi. Esposte immagini a grandi dimensioni che ci
mostrano ritratti e situazioni dove i protagonisti sono i ragazzi ventenni
che saranno chiamati nei prossimi anni ad essere i protagonisti dello
sviluppo di questa nuova entità geo-politica. Ombre e Colori è un
omaggio ad uno dei più eclettici e rappresentativi fotografi italiani,
conosciuto in tutto il mondo per la sua personale interpretazione del
colore nella fotografia. Lucio Fontana, modenese, oggi settantenne, inizia
a fotografare come dilettante negli anni sessanta e, in un periodo dove la
foto artistica era rigorosamente in bianco e nero, è uscito dagli schemi
e si è affermato con scatti dove il colore è assoluto protagonista.
L’uso personale delle forme e dei colori, le composizioni surrealiste,
l’immediatezza del messaggio hanno caratterizzato la sua produzione e lo
hanno subito contraddistinto e reso famoso in tutto il mondo. Innumerevoli
sono le mostre internazionali che lo hanno visto protagonista e sue opere
sono permanentemente esposte al Museum of Modern Art di New York, al Museè
d’Art Moderne di Parigi, ad Amsterdam, a Tokyo, Pechino e Melbourne. La
retrospettiva milanese raccoglie circa centosettanta fotografie e
un’ottantina di “polaroids”. In questa esposizione è rievocato
tutto il percorso creativo che ha fatto di Fontana un vero artista. Ottima
l’impostazione scenografica della mostra dove, in sale opportunamente
buie, spiccano i contrasti e i
colori delle opere del fotografo. All’inaugurazione erano presenti, tra
gli altri, Gianni Berengo Gardin e Mario De Biasi che si sono intrattenuti
con Lucio Fontana; Denis Curti dell’Agenzia Contrasto e Grazia Neri
dell’omonima Agenzia. Entrambe le mostre saranno aperte fino al 5
settembre a Milano, Palazzo Reale, Piazza Duomo 12. Info:
http://www.eurogeneration.info/
http://www.comune.milano.it/
http://www.mottaeditore.it/
Armando Melocchi 18-6-2004 armando.melocchi@tin.it FRAUKE - EIGEN: PAESAGGI E RITRATTI E’ stata inaugurata il 2 giugno, e rimarrà in visione fino al 27 giugno 2004, alla Galleria Sozzani di Corso Como 10 la mostra di Frauke Eigen, fotografa rivelazione della “nuova fotografia” europea. Nata in Germania ad Aurich nel 1969, si diploma in Inghilterra al Bournemouth & Poole College of Art & Design nel 1993. Dal 1994 ha esposto le sue opere in vari Paesi Europei. Ha ottenuto riconoscimenti in Inghilterra dove insegna al Queen’s Gate College di Londra e dove tiene diverse conferenze in istituzioni inglesi. A Milano presenta in anteprima paesaggi e ritratti in bianco e nero di grande formato che si discostano dai canoni della ritrattistica convenzionale. I personaggi ripresi non guardano mai l’obiettivo, e quindi l’osservatore, ma ci parlano, ad occhi quasi sempre chiusi, dei loro pensieri più intimi, dei loro sogni e dei loro desideri. Dove il volto non è rappresentato, come in “Ginocchio nella sabbia”, si sente viva la presenza e l’intimo raccoglimento della giovane rappresentata. La foto della stessa “Ragazza sulla sabbia”, ripresa ad occhi chiusi, sembra guardarci attraverso i suoi pensieri con cenno di sfida. L’artista, inoltre, compone le sue opere in dittici e trittici fondendo immagini di paesaggi e di oggetti e scorci di quotidianità dove il ritratto riassume il racconto visivo e stimola l’osservazione. Il formato veramente imponente delle opere, esalta la presenza e coinvolge l’osservatore nel racconto.In altre fotografie, Frauke Eigen, ha rappresentato tutta la naturale armonia di un volo d’uccelli o d’alberi fioriti in primavera. Alla presentazione erano presenti Grazia Neri dell’omonima Agenzia e Denis Curti dell’AgenziaContrasto. Per informazioni http://www.galleriacarlasozzani.org/. Armando Melocchi 3-6-2004 armando.melocchi@tin.it ARTICOLI FOTOGRAFIA DICEMBRE NEXT STOP
fotografie di Michele
Alassio Sarà visibile
dal 1° Dicembre 2004 sino al 1° Febbraio 2005, nella sala espositiva
della Libreria Sovilla a Cortina D’Ampezzo, la personale di fotografia “Next
Stop”- Tredici fotografie di Michele Alassio. L’artista
inaugurerà la mostra il 26 dicembre 2004. L’intera
esposizione è il frutto dell’esplorazione dei padiglioni dell’ultima
Esposizione Internazionale d’Arte Contemporanea della Biennale di
Venezia da parte dell’artista, che ha cercato di condensare in
un’unica immagine il senso degli allestimenti di alcuni tra gli artisti
esposti. L’intero lavoro, presentato in prima a Venezia, presso la Bugno
Art Gallery, nei mesi di Novembre-Dicembre 2003, si compone di 13
fotografie originali formato 50x60 stampate e virate selettivamente su
carta baritata dallo stesso autore, prodotte in copia unica, e di alcune
stampe di grande formato ricavate da scansioni degli originali stampate
digitalmente su carta KODAK, che verranno esposte nella galleria esterna
alla libreria. Nel contempo, la libreria Sovilla ospiterà una selezione
di opere dell’artista tratte dai lavori precedenti (quali “Sacks”,
esposto nel corso dell’estate con notevole successo, o la serie di
immagini dedicate a Venezia, che saranno oggetto di una monografia in
uscita per l’estate del 2005) in edizione limitata e numerata. Proseguendo
nella strada intrapresa con “Sacks”, tredici immagini realizzate nel
tentativo di rappresentare altrettanti racconti del famoso
neuropsichiatria americano, l’artista continua a dedicare la propria
intenzione non al mondo del visibile ma dell’invisibile, utilizzando la
fotografia, le sue doti ed i suoi difetti, per dare un’immagine a tutto
ciò che non ne possiede alcuna. In “Sacks” era l’invisibilità
delle patologie neurologiche a fornire lo spunto per un tentativo di
rappresentazione squisitamente e motiva delle medesime, in “Next Stop”
, per analogia, è il rifiuto da parte degli artisti contemporanei di
utilizzare una sola, singola immagine, per esprimere il proprio sentimento
del mondo, e l’affidarsi invece ad allestimenti, installazioni, video.
Tutto ciò che gli artisti hanno volutamente collegato al tempo della
fruizione, ad un’esplorazione da viandante, allo scorrere dei video,
Alassio ha ricondotto nel lampo di una sola chanches, di un’affermazione
formale ed estetica unica. Alassio ha attraversato i padiglioni
dell’esposizione Internazionale ai giardini, e le altre sedi di “Sogni
e Conflitti” cercando di ricostruire, nella bidimensionalità della
fotografia, l’assieme di sensazioni suggerite dagli allestimenti,
utilizzando per lo scopo tutto il campionario tecnico della fotografia
tout-court. I lavori presentati sono frutto di doppie o triple esposizioni
sullo stesso negativo, scatti singoli, elaborazioni chimiche a stampa,
viraggi, intonazioni parziali, sviluppi e bruciature dei negativi, il
tutto per conferire unicità all’opera ma soprattutto intensità e
profondità nella visione. Sarà
disponibile in galleria il catalogo bilingue edito dalla Bugno Art
Gallery. “Ho
realizzato le fotografie esposte in questa personale esplorando i
padiglioni della 50^ Biennale d'arte contemporanea, senza alcun progetto o
intenzione preesistente. L'attraversamento delle sale, la continuità
della visione e la concentrazione necessaria ad una sintesi sono state le
cifre del mio intervento, e l'obbligo connaturato alla fotografia, le sue
due sole dimensioni, hanno avuto il peso ed il sollievo di una costrizione
all'ordine e alla ricerca di una efficacia immediatamente emotiva in
luoghi dove, per converso, i video rimandano al loro svolgersi, le
istallazioni alla loro percorribilità, gli schermi televisivi alla loro
superficie instabile un senso dilatato dove tutto tende al racconto, alla
letteratura. Queste arti visive non sono più visive, niente si dà più
da sé ed all'artista, ed allo spettatore, sono indispensabili ed
essenziali tempo e movimento quanto a un compositore l'ascolto e
l'attenzione. E' un'elegia del presente, del momentaneo, del qui e ora e
della rappresentazione perché in quest'arte di entra, si prende posto ed,
essenzialmente, si assiste. Ho semplicemente cercato di afferrare le
diverse intenzioni, conferendo ad ogni immagine la tensione indispensabile
a reggersi indipendentemente dal tempo, dal luogo, dalla totalità dello
spazio cui apparteneva, e questo perché le fotografie hanno una sola
forma, emettono una sola nota, vivono il tempo di uno sguardo e sono
evanescenti quanto un fantasma, un'apparizione.” IL TEMPO DELLA NATURA E' il rispetto dell'uomo nei confronti della natura o meglio è il legame tra la rappresentazione della natura e la creazione artistica e al tempo, alla dimensione temporale cui si riferisce l'uomo nel rapportarsi alla natura. Del resto la fotografia è figlia della natura ed i suoi stessi processi produttivi sono legati alla chimica, in un'alchimia che ogni volta permette di catturare i fenomeni naturali della rifrazione, del riflesso, tutti legati alla luce ed al tempo. Il tempo non è altro se non se stesso, procedendo invariato lungo i suoi percorsi, nel suo svolgersi, incontra la natura: un concetto lineare come lo scorrere della stessa vita in continuo divenire, il filo conduttore su cui la fotografia costruisce la propria supremazia espressiva. L'equivalenza su cui si fonda questo principio è data dagli effetti che il tempo produce sulla natura, sia che si tratti di un attimo o di un secolo, una creatura appena nata al pari di una intera civiltà ne portano gli esiti e definiscono la loro esistenza in funzione del trascorrere del tempo. Di conseguenza all'assenza temporale corrisponderebbe la negazione dell'esistenza e quindi della vita stessa: perciò la fotografia rappresenta il più importante segnale di vita mai esistito nella storia dell'umanità. L'identità cronologica fornita dalla testimonianza fotografica è contemporanea, diversamente da un fossile o da un reperto archeologico ripropone in tempo reale lo stato dell'esistenza del soggetto riprodotto. Le divagazioni intorno al nucleo tempo-natura-fotografia proseguono anche in senso linguistico grazie al duplice utilizzo che nella lingua italiana permette di indicare tanto il concetto di kronos quanto quello meteorologico, a sottolineare come l'identità di base della natura si manifesti nel suo svolgersi modificando l'atmosfera, la luce e stagioni. E' cosi che la fotografia registra e tramanda sia i fenomeni di tempi passati quanto gli eventi quotidiani, quelli legati allo scorrere dei giorni in cui i paesaggi e le persone variano e modificano le loro morfologie in base all'orario e clima. In questo e complesso ed articolato alternarsi dei fenomeni la fotografia opera da sempre con l'intelligenza di uomini capaci di registrare attimi dell'esistenza e di tradurli in brani di storia. Queste note introduttive ci permettono di collegare questa edizione di Fotografia in Puglia ad una dimensione di riflessione e di ricerca intorno ad una serie di segnali che la fotografia d'autore ci offre: la metamorfosi della natura attraverso il tempo. Alla condizione umana apparentemente dominata dalla tecnologia si contrappone un interesse degli autori verso quanto di più arcaicamente naturale sia disponibile, il mondo vegetale e la botanica, l'organizzazione del territorio per mano dell'uomo, la vita quotidiana e la gente, tutto scandito dallo scorrere dei giorni e dalle forzature talvolte imposte dall'uomo ai ritmi biologici. Antonella Pierno (Ass.Cult.Nicéphore Niépce) NOVEMBRE MOSTRA FOTOGRAFICA DELLA MILANO DELLA SECONDA META' DEL '900 Sono fotografie degli anni cinquanta e sessanta quelle in mostra al Centro Culturale di Milano di via Zebedia 2. Quattro bravi fotografi raccolgono la migliore loro produzione di allora, un contributo di rilievo per illustrare l'ambiente milanese. E' giusto citare questi maestri dell'obbiettivo: Gianni Berengo Gordin, Cesare Colombo, Paolo Monti e Toni Nicolini che hanno effettivamente avuto un peso decisivo per Milano e l'intera storia della fotografia italiana. L'immagine di spicco é senza dubbio quella diventata simbolo della realtà di quegli anni,scattata nel 1967 da Gianni Berengo Gordin e dal titolo:" Giovani in piazza Duomo". Al centro della foto il giovane suonatore di chitarra che intona melodie a carattere esistenziale ai giovani presenti é Geri Palamara a quel tempo cantastorie siciliano liparota divenuto poi artista pittore, di storie di pupi e isole melanconiche. Il vecchio Geri, cantore di Gea era una figura caratteristica dei locali della Milano notturna. ricordo quando Palamara veniva a casa e ci dilettava con le sue musiche, e ci parlava d'arte; eravamo nel '68 negli anni della contestazione,malgrado qualche fermento di troppo era un'altra Milano. La foto in questione mi é cara per questo, oltre ad essere azzeccata. Ma torniamo alla mostra, cito per equilibri formali e contenuti visivi in merito alla ricerca psicologica di immagine di vita le foto: "Milano, prove per un ritratto" del 1961 di Cesare Colombo, "Limbiate, migrazione dal Sud al Nord Italia negli anni '60" del 1961 di Toni Nicolini, e "La Domenica dei milanesi" del 1954di Paolo Monti. La mostra inaugurata il 10 novembre sarà visibile fino il 15 gennaio2005. Milano 25-11-2004 achille guzzardella Festival FOTO&PHOTO a Cesano Maderno Prosegue fino al 21 novembre 2004 il Festival della Fotografia di Cesano Maderno; giunto alla quarta edizione, a cura di Enrica Viganò, rappresenta ormai un momento culturale di riferimento per la fotografia internazionale. La piccola cittadina alle porte di Milano offre palazzi, chiese, teatri e biblioteche all’avvenimento che la pone al centro delle attenzioni di tutti gli appassionati di fotografia. Eventi collaterali della manifestazione coinvolgono anche gli abitanti e gli esercenti di Cesano dove in bar, ristoranti e negozi sono esposte opere che spaziano dal reportage, al sociale, alla ricerca fino alla fine-art photografy. Quest’anno la fotografia internazionale è ben rappresentata da Duane Michals, un maestro della fotografia d’avanguardia americana che ha anche firmato la foto-manifesto di questa rassegna con Joel Grey; Chema Madoz è presente con le sue immagini surrealiste; Pedro Almodovar, si proprio il regista spagnolo, ci magnifica con splendide immagini tratte dal set del film “Parla con Lei”; Anna Halm Schudel presenta una ricerca floreale ricca di colore e suggestioni. La fotografia italiana è degnamente rappresentata da Ferdinando Scianna con la sua Sicilia immortalata in un impeccabile bianco e nero e Maurizio Galimberti presenta le sue Polaroids. Una gran bella manifestazione la cui vicinanza a Milano invoglia i milanesi a dedicare una gita fuori porta a Cesano Maderno per poter ammirare le opere di questi grandi maestri della fotografia. Le mostre sono ad ingresso libero. Per programma e informazioni http://www.cesanofotoephoto.it/ per altre manifestazioni a Cesano Maderno http://www.cesano.com/. Copyright Armando
Melocchi 30-10-2004 armando.melocchi@tin.it ARTE
& NEWS ANTIQUARIA. Arte,
antiquariato, cultura, collezionismo, turismo d’arte. Negli ultimi anni la
tecnologia e l’elettronica hanno invaso le nostre case: elettrodomestici
sofisticati, computer, videogiochi, home cinema, televisori a cristalli
liquidi o al plasma stanno modificando la nostra vita, il nostro tempo
libero ma, soprattutto, l’ambiente domestico. Le nostre case sono sempre
più tecnologiche e l’arredamento si è adeguato in conseguenza di
questa trasformazione. Con questa premessa sembra anacronistico parlare
arte ed antiquariato. Invece proprio a chi vuole recuperare o mantenere il
gusto per l’arte e l’arredo antico è rivolta la nuova rivista “ARTE
& NEW ANTIQUARIA”, il cui primo numero è in edicola questo
novembre. Non solo antiquariato, dunque, ma anche cultura dell’arredo,
oggettistica, filatelia e numismatica, viaggi alla scoperta di mercatini e
musei. Come dice la premessa dell’Editore
Roberto Sangalli, la rivista ci guiderà ad “ammirare ed acquistare
il bello, delle epoche trascorse, per arredare o collezionare pezzi unici
che potranno fare bella mostra nelle nostre case ormai invase dalla
tecnologia più avanzata”. Una particolare rubrica si occuperà proprio
di come inserire, con l’ausilio di un architetto, l’arredamento antico
nelle case moderne, razionalizzandone gli accostamenti. ARTE & NEWS
ANTIQUARIA N.1 NOVEMBRE 2004 Periodico mensile
Prezzo di copertina Euro 4,70 Abbonamento semestrale
Euro 20,00 Abbonamento annuale Euro 40,00 Per informazioni
tel.0270636808 – e-mail sangalli.roberto@fastwebnet.it Un’ottima rivista,
ben curata, da leggere e conservare. Un mensile che mancava nel panorama
editoriale italiano di divulgazione dell’arte e dell’antiquariato. Armando Melocchi
30-10-2004 armando.melocchi@tin.it Dopo il successo del calendario di Alena Seredova, allegato al numero di ottobre di Max, periodico diretto da Giuseppe Di Piazza, dodici mesi al maschile con Roberto Farnesi,il re della fiction italiana. Cento Vetrine e Carabinieri lo hanno reso popolare,grazie alle emozioni trasmesse al pubblico. Ora sta girando la nuova serie di Carabinieri ma sogna un film in costume. Roberto é stato fotografato da Julian Hargreaves in una affascinante tenuta della campagna di Bolgheri. Julian,30 anni, madre italiana e padre inglese,economista mancato,lascia l'università per dedicarsi alla fotografia. Appassionato per i ritratti di personaggi dello spettacolo ha ripreso, tra gli altri, Richard Gere, Francesca Neri, Mariagrazia Cucinotta, Inès Sastre, Zucchero, Giorgia. Predilige leambientazioni "reali", le location vere e proprie, ai troppo asettici studi fotografici così da decontestualizzare i personaggi e raccontare ogni volta una storia quasi cinematografica. Farnesi si aggiunge ad altri belli italiani che hanno posato per il calendario al maschile di Max: , Raoul Bova, Alessandro Gassman, Gabriel Garko, Kledii Kadiu e Luca Argentero . Rivista + calendario sono in vendita al prezzo di 6 euro. Agostino Guzzardella agostinoguzz@tiscali.it OTTOBRE BOMBAY
SLUM Texte de Dominique Lapierre
pour l’album de photos d’Albertina d’Urso L’Inde
est, pour moi, le pays du sourire. Nulle
part au monde ai-je vu autant de visages illuminés par la magie
d’autant de sourires. Même
au fond de la Cité de la Joie, ce bidonville de Calcutta où j’ai planté
le décor d’un de mes livres les plus célèbres, j’ai découvert plus
de sourires que dans la plupart de nos riches cités d’Occident.
Au-delà de la gravité lisible sur certains visages, les photos de
cet album témoignent superbement de cette capacité des hommes, des
femmes et des enfants de l’Inde à exprimer leur joie en toutes
circonstances, malgré les difficultés de leur quotidien.
Joie pour la Vie avec un V majuscule, joie pour la fête, joie pour
le bonheur du partage, joie pour l’accomplissement des rites et des
traditions d’un peuple capable de surmonter toutes les adversités.
Debout et avec le sourire.Oui, les photos de cet album sont un
hommage à cette Inde du sourire, cette Inde qui m’a appris que « Tout
ce qui n’est pas donné est perdu ».
Dominique Lapierre ( Auteur de « La Cité de la joie ») SGUARDI
E SEGRETI SUL MONDO di Anna Toscano. Per informazioni:
Ca’ Bianca- Corte del Naviglio tel.0289125777. Armando Melocchi 09-09-2004 armando.melocchi@tin.it
OMAGGIO
A RICHARD AVEDON. La fotografia è
disegnare con la luce. Un’arte, erroneamente definita minore, dove la
moda ha attinto a piene mani per magnificare se stessa. Grazie alla moda,
molti fotografi sono diventati personaggi famosi, con la diffusione delle
loro immagini sulle riviste e nelle campagne pubblicitarie dei più grandi
stilisti. E’ però merito d’alcuni fotografi e alle immagini che hanno
saputo realizzare, se la moda si è elevata ad arte. Uno di questi, forse
il più importante, è recentemente scomparso: Richard
Avedon. Nato a New York il 15 maggio 1923, dopo aver abbandonato gli
studi per arruolarsi, inizia a fotografare per la Marina Militare
Americana. Lasciata la Marina s’iscrive alla New School for Social
Research di Alexy Brodovitch che, nel 1944, lo introdurrà come fotografo
nello staff di Harper’s Bazar.
In quegli anni la fotografia di moda era essenzialmente documentaristica,
ovvero le foto riproducevano semplicemente il vestito indossato dalla
modella come un manichino. Il giovane Avedon adottò un nuovo di
interpretare la moda, nelle sue immagini le modelle non erano più
semplici manichini ma personaggi che recitavano in storie il cui finale
era lasciato all’interpretazione dell’osservatore. Si può ben dire
che Richard Avedon ha rivoluzionato la foto di moda e al suo stile si sono
ispirate generazioni di fotografi dagli anni ’50 ad oggi. Da allora
centinaia le copertine di Harper’s
Bazar, Life, Look,
Vogue che portano la sua firma. Hanno posato per lui i personaggi più
famosi del ventesimo secolo, attori e attrici, presidenti degli Stati
Uniti e anche gente comune. Avedon è stato un grande artista che ha dato
alla moda, e non solo ad essa, notorietà. Meno note, ma non per questo
meno importanti, le sue fotografie di reportage o i ritratti intimistici
dell’anziano padre malato e morente, oppure le immagini sulle vittime
del napalm o d’anziani con i volti segnati dal tempo. Certo lo
ricorderemo per le splendide modelle che ha ritratto in oltre
cinquant’anni di carriera, per le foto a Marilyn
Monroe, Twiggy, Verushka, Naomi Campbell e Monica
Bellucci e per il
bellissimo Calendario Pirelli del
1997.
Ci mancherai molto Richard e ci mancherà la tua visione del mondo. Armando Melocchi 02-10-2004 armando.melocchi@tin.it FROZEN. Retrospettiva
del fotografo Albert Watson.
Alla Rotonda
di Via Besana a Milano è stata inaugurata il 27 settembre un’ampia
retrospettiva sul lavoro del fotografo scozzese Albert
Watson dall’emblematico titolo FROZEN
(Congelato).Sponsorizzata da Sony,
sotto l’alto patrocinio di Sua
Maestà Mohammed VI Re del Marocco e del Comune
di Milano, la rassegna vuole essere un doveroso omaggio all’attività
di uno dei più apprezzati fotografi contemporanei. In mostra circa 250
opere di grandi dimensioni che rappresentano la creatività e l’estro
d’Albert Watson sviluppatisi in quarant’anni di carriera. Splendidi
ritratti di personaggi dello star system fanno da contrappunto alle foto
surreali di Las Vegas o agli incisivi ritratti dei carcerati della
Louisiana. Sorprendenti e affascinanti le immagini sul Marocco, paese del
quale Watson è innamorato, e sul quale
ha pubblicato uno splendido volume intitolato “Maroc”. Una
passione nata tanti anni fa come da tanti anni l’artista è legato da
profonda amicizia con la famiglia reale del Marocco. Watson è
un amante dell’estetica e quest’amore si legge nelle sue fotografie
che spaziano dalla moda al reportage, dai ritratti alla pubblicità fino a
temi più trasgressivi dove le sue immagini giocano in maniera raffinata
con il glamour e la seduzione. Tutto sempre seguendo un filo conduttore
tra eleganza ed estetica. Anche nelle riprese fatte con i mezzi tecnici più
moderni, digitali, le composizioni sono una perfetta simbiosi d’arte e
tecnologia. A rendergli omaggio, nella cornice dell’ex lazzaretto di Via
Besana, sono intervenuti, oltre all’affascinante Principessa
del Marocco Lalla Hasna, personaggi della politica, della moda e dello
spettacolo. Tra i tanti si sono distinti Adriano
Galliani, Marta Marzotto, Randy Ingermann, Valerio Staffelli, Franca e
Carla Sozzani, Simon Le Bon con la compagna Yasmine e gli altri
componenti del gruppo rock Duran
Duran, Nick Rhodes e John Taylor, attento partecipe della serata
l’attore David Hopper. La
mostra, organizzata dallo Studio FP, rimarrà aperta fino al 16 ottobre,
da non perdere. Copyright Armando Melocchi 2004-09-24 armando.melocchi@tin.it
CALENDARIO
MAX 2005 – ALENA SEREDOVA Ancora una volta MAX,
la rivista giovane e glamour del gruppo RCS, ha colpito nel segno.
Presentato a Milano il Calendario
2005 allegato al numero di Ottobre con protagonista una splendida Alena
Sederova ritratta senza veli
da Giovanni Cozzi. Come sempre
impeccabile l’impaginazione del servizio sulla rivista diretta dal
vulcanico Giuseppe di Piazza.
Raffinate le immagini e le situazioni del Calendario 2005.
Alena Sederova, nata a Praga
nel 1978, dopo aver lavorato come modella ha vinto nel 1998 l’elezione
di Miss Repubblica Ceca ed è arrivata fino alla finale di Miss Mondo.
Arrivata in Italia, il successo arriva nel 2001 con il programma TV del
sabato sera “Torno Sabato” dove, al fianco di Panariello, si fa
apprezzare per la sua statuaria bellezza. Approda ora sul mitico
calendario di MAX e la vedremo presto nel film di Neri Parenti “Christmas
in Love” al fianco di due pigmalioni come Christian
De Sica e Massimo
Boldi, con la partecipazione, inoltre, del simpatico Danny
DeVito. Sarà un sicuro successo. Copyright Armando Melocchi 30-09-2004 armando.melocchi@tin.it SETTEMBRE KARAT, SOTTO IL CIELO
DI SAN PIETROBURGO. Fotografie di Wolfgang Muller. Sotto il cielo di San
Pietroburgo non vi sono solo l’Ermitage o il Palazzo D’Inverno e la
Cattedrale dei SS Pietro e Paolo, mete del turismo internazionale
risvegliatosi dopo il torpore del comunismo sovietico. Sotto il cielo di
San Pietroburgo vi sono anche migliaia d’adolescenti e bambini che
vivono, ma è meglio dire sopravvivono, in condizioni disperate.
L’alcol, la prostituzione e droghe “casalinghe” come il lucido da
scarpe “KARAT” sono i soli
compagni di vita di questi ragazzi abbandonati ai margini della società. Wolfgang
Muller, tedesco, classe 1958, dopo essersi interessato di teatro,
pittura e aver fatto parte di gruppi d’assistenza sociale, ha scoperto
la fotografia solo in questi ultimi anni. La sua vocazione ai temi della
solidarietà lo ha ispirato per un reportage su questi giovani disperati e
dimenticati. Ultimamente molte testimonianze ci sono giunte sulle
condizioni della società post-sovietica ma il linguaggio di Wolfgang è
più immediato, sincero, senza retorica. Muller ha seguito
quotidianamente, per nove mesi, otto ragazzi e li ha ritratti non come
spettatore, ma come loro
compagno di sventure e di vita. Situazioni dove non traspare solo il
dramma della loro condizione, ma anche momenti di tenerezza e la gioia di
questi ragazzi che si ritagliano momenti di libertà dalla loro triste
condizione. Le immagini, in mostra alla Galleria
Grazia Neri di Via Maroncelli 14 a Milano, rappresentano i più
significativi instanti ritagliati dalla quotidianità di questi ragazzi
ripresi nelle cantine e nei sottotetti dove vivono. L’esposizione
rientra nel programma della “Settimana della Cultura Tedesca in
Italia” ed è stata prodotta in collaborazione con il “Goethe-Institut
Mailand” con il sostegno di “Bayer per la cultura”.
La mostra rimarrà aperta fino al 30 ottobre 2004. copyright Armando Melocchi 23-09-2003 armando.melocchi@tin.it ANDY
WARHOL, THE SILVER FACTORY AND THE SIXTIES. Fotografie di David
McCabe e Billy Name. In occasione della grande mostra dedicata ad Andy Warhol, in corso alla Triennale di Milano, alla Galleria Carla Sozzani si è aperta un’interessante mostra fotografica che ripercorre in immagini la vita di Warhol. I due fotografi, David McCabe e Billy Name, hanno documentato i momenti rappresentativi della vita del personaggio più significativo della pop-art e dello stile degli anni ’60 e 70 in migliaia di fotografie; un’ampia selezione è esposta in Corso Como 10 mostrandoci un Andy Warhol inedito ritratto nei momenti di studio e lavoro, oltre ad una serie di ritratti dei personaggi più in vista di quegli anni e dei quali Andy Warhol amava circondarsi. McCabe, nato a Leicester in Gran Bretagna nel 1940, dopo studi di graphic design e fotografia, nel 1960 si trasferisce a New York. Lavora dapprima come assistente e poi come fotografo di moda per Condè Nast. Nel 1964 un suo servizio di moda stupisce a tal punto Andy Warhol che lo invita a realizzare il progetto di documentare ogni momento della sua vita per intero anno. Nasce così una raccolta di più di duemila fotografie che per volere dello stesso Warhol non saranno mai pubblicate. Riscoperte nel 1995 dai curatori del museo Andy Warhol di Pittsburg e sono ora esposte. Lo stile semplice e documentario delle immagini di McCabe ci raccontano il quotidiano dell’artista più stravagante ed eclettico del XX secolo, tanto da essere egli stesso un’opera d’arte. Diverso l’incontro tra Warhol e Billy Name, che lavorava come cameriere in un ristorante frequentato dall’artista. Billy, quando non serviva al ristorante, era un apprezzato parrucchiere maschile che esercitava nel proprio appartamento singolarmente dipinto e completamente rivestito di fogli d’argento. Warhol volle girare un film su Billy mentre tagliava i capelli (Haircut del 1963), e rimase incantato dal suo appartamento a tal punto che gli chiese di realizzare lo stesso allestimento nel suo loft. Nacque così la famosa Silver Factory, l’appartamento-studio di Warhol che divenne “la culla” della pop-art e il fulcro attorno al quale girava il mondo della cultura e del jet-set di quegli anni. Billy Name, diventato fotografo “di corte”alla Factory, ebbe così l’occasione di frequentare quel mondo fino al 1970 e immortalò lo spirito dell’epoca e dei sui protagonisti. In mostra dal 23 settembre al 31 ottobre 2004 alla Galleria Carla Sozzani di Corso Como 10, Milano. Per informazioni: http://www.galleriacarlasozzani.org/. copyright Armando Melocchi 23-09-2003 armando.melocchi@tin.it FESTIVAL FOTO E
PORTFOLIO IN PIAZZA 2004. A Savignano
sul Rubicone la fotografia è un’arte da tempo apprezzata e, grazie
alla caparbietà del Circolo
Fotografico Associazione Cultura e Immagine e alle autorità locali,
nel 1992 nasce “Portfolio in
Piazza” e il “Festival
Foto” giunto oggi alla XIII° edizione. La ridente cittadina
romagnola si è trasformata anche quest’anno in un palcoscenico dove
mostre, conferenze ed in particolare la visione di Portfoli dei giovani
fotografi da parte di critici ed esperti delle maggiori agenzie, hanno
animato la manifestazione. Sabato 11 e Domenica 12 settembre sono state
dedicate alla lettura dei portfoli da parte di esperti quali:
Giovanna Calvenzi e Tiziana
Jelo, photo editor di SPORTWEEK;
Fulvio Merlak, presidente F.I.A.F.;
Paola Riccardi dell’Agenzia GRAZIA
NERI; Nino Migliori
fotografo di fama internazionale; Barbara
Hichcock, direttrice affari culturali POLAROID
e curatrice della POLAROD COLLECTIN di Boston; Lanfranco
Colombo, critico, gallerista e redattore di PHOTO,
e molti altri.Presenti Grazia Neri
dell’omonima agenzia, Dennis
Curti dell’agenzia CONTRASTO
e Roberto Kock, hanno tenuto
un’interessante conferenza/dibattito sul presente e il futuro della
fotografia in Italia e nel Mondo. Interessante il cambiamento culturale in
atto alla luce delle nuove tecnologie digitali a confronto con le tecniche
tradizionali. Di spessore le mostre fotografiche, sul tema “LA
FOTOGRAFIA PER LA SOLIDARIETA’”, distribuite nel centro storico del
paese a pochi chilometri da Rimini e Sant’Arcangelo di Romagna. Nella
sala civica la mostra di Sebastiaò
Salgado, uno dei più famosi fotografi al Mondo, ci guida attraverso
il faticoso cammino verso LA FINE DELLA POLIO. Toccanti immagini in bianco
e nero documentano la campagna che UNICEF e l’Organizzazione Mondiale
della Sanità hanno intrapreso per debellare una delle malattie più
diffuse e che colpisce sin dalla più tenera età. Altri quattro grandi
fotografi si sono confrontati sui temi dei disabili, della malattia e
della vecchiaia. Debora Sinai
ci mostra il mondo dei non vedenti e il loro vivere quotidiano. Maurizio
Galimberti fotografa gli anziani affetti da Alzheimer in bianco e nero
e le residenze che li ospitano a colori, a significare la distanza e lo
smarrimento tra le persone malate e l’ambiente che le circonda. Marina
Gavazzi tratta il tema dei bimbi colpiti da sindrome di Down con molta
poesia. Paolo Liaci ha
documentato il lungo percorso di ritorno alla vita dei trapiantati di
midollo osseo. In Piazza Borghesi possiamo ammirare le foto dei FOTOGRAFI
SENZA FRONTIERE Giorgio Palmera
e Emiliano Scatarzi, un
reportage svolto nei campi profughi in Algeria. Esposte,
inoltre, le immagini dei vincitori di Portolio 2003: Alessandra
Benedetti, Dario de Dominicis
e Antonella Monzoni. In mostra
anche i lavori dei vincitori del Premio Canon Giovani Fotografi: con foto
di Cristian Cantori, Mattia
Insolera, Paola Fiore, Maurizio
Dongiovanni e Cristina
Canepari. Interessante il lavoro del riminese Paolo
Donati con un reportage sul vivere quotidiano in India. Una bella
manifestazione e punto di riflessione per tutto il mondo della fotografia
in Italia. Arrivederci all’edizione 2005.
Per informazioni http://www.portfolioinpiazza.it/
– info@portfolioinpiazza.it. Armando Melocchi 15-09-2004 armando.melocchi@tin.it Riceviamo dal gentilissimo Emilio De Tullio il seguente comunicato che volentieri pubblichiamo. Sabato
2 e Domenica 3 ottobre 2004 si svolgerà, presso il Parco Esposizioni
Novegro, la 9a edizione di NOVEGRO PHOTOvideoCine,
Mostra-Mercato di apparecchi fotografici e cinematografici usati, da
collezione e nuovi… comprendente fotocamere, obiettivi, cineprese,
proiettori, editoria specializzata ed accessori.Gli organizzatori, con la
collaborazione dell’Arch. Emilio De Tullio, consulente culturale anche
di questa edizione, propongono: + la seconda Mostra Internazionale di
“Photo-MailArt by_edt” con Convegno + una evoluzione del
tema “Fotografia: da chimica a digitale”
+ una serie di video proiezioni riguardanti la cultura e la didattica
fotografica + le realtà
virtuali di fotografia nel Web
La Manifestazione si articolerà in due giorni ed in concomitanza con la
nota manifestazione <<RADIANT & Silicon>> consentendo
rimandi tecnologici e culturali con la fotografia ed il video digitale.
Oltre settanta gli operatori che
espongono fotocamere e obiettivi, cineprese, video-telecamere,
proiettori… oltre all’editoria specializzata ed agli accessori di
tutti i tipi, anche i più introvabili, coprendo un arco temporale che
rasenta il secolo, a soddisfare ogni aspettativa dei visitatori più
appassionati come dei curiosi.
Se siete appassionati di apparecchi fotografici usati, nuovi o da
collezione, se vi piace rovistare nei banchi apparentemente tutti uguali,
ma che, ad un esame approfondito, rivelano tesori che mai avreste potuto
immaginare, se volete integrare la vostra collezione o se semplicemente
cercate un vecchio accessorio od una fotocamera usata da poco prezzo, NOVEGRO
PHOTOVideoCINE è la Vostra
Manifestazione, la Mostra-Mercato che, in pochi anni, è divenuta una tra
le più importanti del
settore che, attualmente, si svolgono in Italia. La manifestazione di
quest’anno vedrà un comparto culturale ed informativo con: Mostre, la
terza edizione della mostra-convegno internazionale di Photo-Mailart,
‘pedane’ di critica sulla fotografia chimica e digitale, editoria
teorica e concettuale sull’immagine a tutto campo, proposte
didattiche… con proiezioni su esperienze di Workshop. Orario
per il pubblico: dalle 9 alle 18 - costo cumulativo ed unico € 8,00. Ente Organizzatore COMIS LOMBARDIA -
Coordinatore Giorgio Gavazzi
Per informazioni: INFO/CULTURA-PHOTOvideoCine Arch. Emilio De Tullio art.photo@flashnet.itGIUGNO AFP:
IL MONDO IN CONFLITTO. L’Agence
France Presse, AFP, è diventata una delle maggiori agenzie mondiali
d’informazione e annovera tra i suoi 2000 collaboratori molti tra i
migliori giornalisti e fotografi internazionali. Gli articoli e le
fotografie coprono tutta l’attualità dei cinque continenti e sono
distribuite in tempo reale in tutto il mondo. Una parte di rilievo della
produzione dei fotografi AFP è dedicata ai servizi sulle guerre che
costantemente sono in atto in ogni parte del pianeta. La qualità e la
tempestività dei fotografi AFP hanno reso l’Agenzia e i fotografi
stessi famosi e apprezzati in tutto il mondo e non c’è conflitto sulla
terra che non è documentato. L’Agenzia
Grazia Neri, che rappresenta AFP in Italia, ha inaugurato una mostra
dal titolo IL MONDO IN CONFLITTO dove
una selezione di un’ottantina d’immagini, tratte dal lavoro di
cinquanta fotografi, ci mostra gli ultimi dieci anni di guerre e atti di
terrorismo che hanno sconvolto la Terra. Sono rappresentati molti dei
conflitti che hanno cambiato l’assetto politico dei cinque continenti,
dal Kosovo al Congo, dal sud-america ad Israele, dall’11 settembre 2001
fino alla recente guerra in Irak. La mostra, inaugurata il 23 giugno 2004,
rimarrà aperta fino al 24 luglio alla Galleria Grazia Neri via Maroncelli
14, Milano. Le ottime immagini sono un documento validissimo sulla storia
dell’ultimo decennio, anche se qualche ripresa sembra troppo
“costruita” o ricercata. La mostra è un omaggio alla professionalità
e all’audacia dei corrispondenti di guerra che sono in grado, con le
loro immagini, di farci vivere i conflitti rappresentati in prima persona. La mostra è
sponsorizzata da FujiFilm.L’Agenzia AFP è rappresentata in Italia da
Grazia Neri. Per info: http://www.grazianeri.com/
http://www.afp.com/ Armando Melocchi
25-6-2004 armando.melocchi@tin.it PICASSO & DOMINGUIN Un’Amicizia raccontata ad Arte da Lucia Bosè Sul finire degli anni
’50 Pablo Picasso, da tempo
già apprezzato come l’artista più importante e rappresentativo del XX°
secolo, aveva la sua residenza nel sud della Francia. E’ qui che avvenne
l’incontro con il più bravo e famoso torero vivente, Luis
Miguel Dominguìn,
conosciuto internazionalmente, sia per la sua bravura nell’arena, che
per la sua brillante vita sociale e mondana. Il torero e la bellissima
moglie Lucia Bosè, nota
attrice italiana, furono ospitati nella residenza “La Californie” che
Picasso aveva a Cannes. Nacque così una straordinaria amicizia e
un’intensa e originale forza seduttiva artistica tra il pittore, il
torero e l’affascinante attrice. Dopo cinquant’anni abbiamo
l’occasione d’essere partecipi di quest’unione grazie ai ricordi di
Lucia Bosè che, con la collaborazione di Provincia
di Milano e “Comedia”,
ha messo a disposizione per la mostra allestita allo Spazio
Oberdan di Milano. Presente all’inaugurazione avvenuta il 15 giugno,
Lucia Bosè ha raccontato alcuni aneddoti riguardanti l’amicizia che ha
legato la famiglia Bosè-Dominguìn con Picasso e ci ha presentato le
opere messe in mostra, ovvero i regali e gli omaggi che l’artista ha
donato alla coppia e ai figli. La collezione esposta è formata da disegni
originali, litografie, collage e ceramiche tra cui piatti decorati con
simboli che richiamano la tauromachia. A proposito di questi piatti, Lucia
ci ha raccontato come li usava abitualmente a Natale per servire il
Panettone Milanese, dolce al quale è sempre stata legata perché le
ricordava le sue origini. Le opere esposte rappresentano un esempio della
naturalezza e libertà d’espressione raggiunta da Picasso nel suo ultimo
periodo. Spiccano capolavori come “La Tauromachia”, “Il Pittore e la
Modella”, “Le Baccanali” e “La Festa di Fauna”. Nel percorso
espositivo sono presenti anche numerose fotografie che ripercorrono, oltre
che la vita della coppia Bosè-Dominguìn, lo splendido rapporto
d’amicizia familiare con Picasso. Armando Melocchi 16-6-2004 armando.melocchi@tin.it ESTATE
FOTOGRAFIA MILANO 2004 EUROGENERATION
Viaggio nella giovane Europa del futuro FRANCO
FONTANA Ombre e colori Negli ultimi anni la
fotografia ha ripreso maggior vigore e i giovani hanno dimostrato un
interesse per questa forma espressiva che era stata da loro abbandonata
dopo i fasti degli anni
‘70/’80. L’avvento della fotografia digitale e la facilità di
riprendere immagini ovunque e comunque con le microcamere o i telefonini,
ha fatto sì che i giovani riscoprissero l’immagine fotografica e con
essa il gusto estetico e la ricerca di nuove forme espressive. Il mercato
ha ripreso vigore con la vendita d’apparecchi più sofisticati, segnale
che, dopo aver appreso i primi rudimenti, i nuovi utenti desiderano
migliorare qualitativamente le loro riprese. Milano non è rimasta
indifferente a questo nuovo desiderio e ha dato l’avvio ad un nuovo
evento, a cadenza annuale, che s’inserisce degnamente ai vertici del
panorama delle iniziative dedicate in tutta Europa alla fotografia. L’Assessorato
alla Cultura e Musei del Comune di Milano ha organizzato ESTATE
FOTOGRAFIA 2004, manifestazione
a cui è stata degnamente dedicata l’area espositiva del Palazzo Reale e
caratterizzata da due grandi mostre. Con la collaborazione dell’Agenzia
Contrasto è stata allestita
l’esposizione EUROGENERATION
e, grazie a Federico Motta Editore,
è stata organizzata una grande retrospettiva sulle opere di Franco
Fontana dal titolo: OMBRE E
COLORI. Eurogeneration è un
reportage eseguito da 14 fotografi tra le giovani generazioni della nuova
Europa allargata a 25 paesi. Esposte immagini a grandi dimensioni che ci
mostrano ritratti e situazioni dove i protagonisti sono i ragazzi ventenni
che saranno chiamati nei prossimi anni ad essere i protagonisti dello
sviluppo di questa nuova entità geo-politica. Ombre e Colori è un
omaggio ad uno dei più eclettici e rappresentativi fotografi italiani,
conosciuto in tutto il mondo per la sua personale interpretazione del
colore nella fotografia. Lucio Fontana, modenese, oggi settantenne, inizia
a fotografare come dilettante negli anni sessanta e, in un periodo dove la
foto artistica era rigorosamente in bianco e nero, è uscito dagli schemi
e si è affermato con scatti dove il colore è assoluto protagonista.
L’uso personale delle forme e dei colori, le composizioni surrealiste,
l’immediatezza del messaggio hanno caratterizzato la sua produzione e lo
hanno subito contraddistinto e reso famoso in tutto il mondo. Innumerevoli
sono le mostre internazionali che lo hanno visto protagonista e sue opere
sono permanentemente esposte al Museum of Modern Art di New York, al Museè
d’Art Moderne di Parigi, ad Amsterdam, a Tokyo, Pechino e Melbourne. La
retrospettiva milanese raccoglie circa centosettanta fotografie e
un’ottantina di “polaroids”. In questa esposizione è rievocato
tutto il percorso creativo che ha fatto di Fontana un vero artista. Ottima
l’impostazione scenografica della mostra dove, in sale opportunamente
buie, spiccano i contrasti e i
colori delle opere del fotografo. All’inaugurazione erano presenti, tra
gli altri, Gianni Berengo Gardin e Mario De Biasi che si sono intrattenuti
con Lucio Fontana; Denis Curti dell’Agenzia Contrasto e Grazia Neri
dell’omonima Agenzia. Entrambe le mostre saranno aperte fino al 5
settembre a Milano, Palazzo Reale, Piazza Duomo 12. Info:
http://www.eurogeneration.info/
http://www.comune.milano.it/
http://www.mottaeditore.it/
Armando Melocchi 18-6-2004 armando.melocchi@tin.it FRAUKE - EIGEN: PAESAGGI E RITRATTI E’ stata inaugurata il 2 giugno, e rimarrà in visione fino al 27 giugno 2004, alla Galleria Sozzani di Corso Como 10 la mostra di Frauke Eigen, fotografa rivelazione della “nuova fotografia” europea. Nata in Germania ad Aurich nel 1969, si diploma in Inghilterra al Bournemouth & Poole College of Art & Design nel 1993. Dal 1994 ha esposto le sue opere in vari Paesi Europei. Ha ottenuto riconoscimenti in Inghilterra dove insegna al Queen’s Gate College di Londra e dove tiene diverse conferenze in istituzioni inglesi. A Milano presenta in anteprima paesaggi e ritratti in bianco e nero di grande formato che si discostano dai canoni della ritrattistica convenzionale. I personaggi ripresi non guardano mai l’obiettivo, e quindi l’osservatore, ma ci parlano, ad occhi quasi sempre chiusi, dei loro pensieri più intimi, dei loro sogni e dei loro desideri. Dove il volto non è rappresentato, come in “Ginocchio nella sabbia”, si sente viva la presenza e l’intimo raccoglimento della giovane rappresentata. La foto della stessa “Ragazza sulla sabbia”, ripresa ad occhi chiusi, sembra guardarci attraverso i suoi pensieri con cenno di sfida. L’artista, inoltre, compone le sue opere in dittici e trittici fondendo immagini di paesaggi e di oggetti e scorci di quotidianità dove il ritratto riassume il racconto visivo e stimola l’osservazione. Il formato veramente imponente delle opere, esalta la presenza e coinvolge l’osservatore nel racconto.In altre fotografie, Frauke Eigen, ha rappresentato tutta la naturale armonia di un volo d’uccelli o d’alberi fioriti in primavera. Alla presentazione erano presenti Grazia Neri dell’omonima Agenzia e Denis Curti dell’AgenziaContrasto. Per informazioni http://www.galleriacarlasozzani.org/. Armando Melocchi 3-6-2004 armando.melocchi@tin.it
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