Archivio Musica 2007 MESI G F M A M G L S O N D
Non poteva iniziare meglio la Stagione 2007-2008 del Teatro alla Scala con un’interpretazione del Tristan Und Isolde avvincente sotto ogni profilo. Daniel Barenboim, con la sua prodigiosa capacità di penetrazione musicale delle non facili sonorità wagneriane, è il principale protagonista di questo successo, ma anche il cast vocale è rilevante e trova nella straordinaria voce di Waltraud Meier (le foto sono di M.Brescia, Archivio del Teatro alla Scala), Isolde, il secondo eccellente interprete sia per qualità timbrica che per spessore scenico. Ma sono da ricordare anche le altre voci e tra queste un incantevole Matti Salminem, König Marke, una bravissima ed intensa Michelle Deyoung, Brangäne, un valido Ian Storey, Tristan, e molto bravi gli altri. Equilibrata e appropriata la regia di Patrice Chéreau e sempre impeccabile il coro di Bruno Casoni. Abbiamo letto nelle critiche di questi giorni parziali insoddisfazioni per le scene di Richard Peduzzi e i costumi di Moidele Bickel che invece troviamo nel complesso più che adeguati. Le tre scene, nella loro essenzialità architettonica definita soprattutto dalla parte muraria e nelle colorazioni cupe e notturne, sono in sintonia con il significato filosofico dell’opera wagneriana e riescono, anche nella loro motivata staticità, ad evidenziare quello che più che negli altri lavori wagneriani è l’elemento principe, la musica. Rilevante l’elemento scenico del primo atto con quello spaccato di nave e con quel riuscito movimento nel finale, ma evidente pecca, nella seconda scena, quel volume cubico centrale, la stanza di Isolde e quella piccola scala laterale che porta ad una torcia. Questa per essere spenta dovrà essere violentemente gettata per terra dalla protagonista. Maggiore è il respiro scenico quando questa parte verrà tolta. Un plauso infine all’Orchestra della Scala che diretta da Barenboim, potrebbe in poco tempo diventare autenticamente wagneriana. Ultime repliche il 28 dicembre e il 2 gennaio. Per altre splendide immagini: www.teatroallascala.org/it/stagioni/2007_2008/opera-e-balletto/01_Tristano_cnt_2651.html
24 dicembre Cesare Guzzardella
Nell’antichità il cigno divenne il simbolo della purezza, per il suo piumaggio candido e il portamento elegante: raro nell’area mediterranea, viene tuttavia citato già da Omero, e nella mitologia greca perfino Zeus assume le sue sembianze per avvicinare l’innocente Leda. Un cigno assiste alla nascita di Apollo e lo trasporta in volo; anche Afrodite e Artemide vengono spesso rappresentate accanto a un cigno. Secondo le credenze germaniche, le vergini possono trasformarsi in cigni in grado di predire il futuro. Nei bestiari medievali, invece, l’immagine di questo uccello diviene negativa, perché si sottolinea che sotto le bianche piume cela una carne nera: è quindi il simbolo dell’ipocrisia, del peccato. E’ a questa remota contrapposizione simbolica che si richiama il tema centrale, squisitamente romantico, di uno dei balletti più famosi, Il lago dei cigni, su musica di Petr Il’ic Čajkovskij. Il grande compositore russo vi lavorò nel 1876, anno in cui si recò ad assistere al festival di Bayreuth, meta obbligatoria dei musicisti dell’epoca, la città dove Wagner, che vi risiedeva da quattro anni, aveva da poco compiuto la stesura de Il crepuscolo degli dei. Il balletto fu messo in scena per la prima volta l’anno seguente – senza successo, a causa di una coreografia scadente - al Teatro Bol’šoj di Mosca. Rimaneggiato successivamente sia dal punto di vista coreografico che musicale, grazie a Marius Petipa, che aveva già curato la coreografia de La bella addormentata nel bosco e de Lo Schiaccianoci, a Riccardo Drigo e al fratello di Čajkovskij, Modest, il balletto fu nuovamente rappresentato al Teatro Mariinskij nel 1895, due anni dopo la scomparsa di Čajkovskij, e fu un trionfo. Nel 1937 il finale tragico, che prevedeva la morte degli innamorati nel lago, fu sostituito da Asaf Messerer con un lieto fine più piacevole per lo spettatore: il principe lotta contro il malvagio mago Rothbart, lo sconfigge e libera la bellissima Odette dal crudele sortilegio che l’aveva trasformata in cigno. L’amore puro vince dunque sul male e sulla morte. L’allestimento del Teatro alla Scala dalla stagione 2003-2004 segue la coreografia e la regia del russo Vladimir Bourmeister (1953), con la coreografia del II atto di Lev Ivanov. Le scene suggestive e i preziosi costumi sono di Roberta Guidi di Bagno. Roberto Bolle è un magnifico Siegfried, la cui bellezza apollinea è di certo in sintonia con il personaggio, in attesa dell’amore sublime. La ballerina ucraina Svetlana Zacharova, étoile del Bol’soj (foto del Teatro alla Scala), nella duplice parte di Odette e di Odile, il cigno nero, è semplicemente meravigliosa. Leggera e flessuosa, danza con perfetta armonia e sembra che ogni passo, ogni gesto, le siano assolutamente naturali. Diventa realmente un cigno, per chi la guarda incantato. Nella parte del buffone di corte, un godibilissimo Antonino Sutera. Il corpo di ballo del Teatro alla Scala è all’altezza delle aspettative. David Coleman dirige l’orchestra in modo convincente, senza sbavature. Applausi, applausi, e ancora applausi. Ultima replica il 21 dicembre; sarà ripreso nell’aprile 2008 con altre otto rappresentazioni.
20 dicembre Anna Busca
Un Concerto Straordinario alla Scala a favore del Comitato Negri-Weizman
Il Concerto Straordinario a favore della collaborazione scientifica tra l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e l’Istituto Weizman di Scienze ha avuto come ospite il direttore d’orchestra Kurt Masur (nella foto) che alla testa della Filarmonica e del Coro della Scala ha splendidamente interpretato la Sinfonia n°9 in Re min.op.125 di L.v. Beethoven. Il concerto di quest’anno celebra anche il 50° anniversario dell’Unione Europea ed il completamento del nuovo Istituto Mario Negri. Il lunghissimo applauso finale del numeroso pubblico intervenuto è stato anche rivolto al Coro preparato dal M.tro B.Casoni e all’eccellente cast vocale che ha visto il soprano Malin Bystrom, il mezzosoprano Mihoko Fujimura, il tenore Will Hartmann ed il basso Georg Zeppenfeld (nella foto) interpretare in modo impeccabile i movimenti finali della sinfonia ed il celebre “Inno alla gioia” . Ricordiamo ancora che questo concerto finanzia le attività di ricerca degli istituti Negri-Weizmann che, come evidenziato nell’elegante libretto di sala, prestano particolare attenzione, oltre che alla cura dei tumori e ai trapianti di organi, alle neuroscienze e alle malattie neurodegenerative progressive come quella di Alzhaimer. Per informazioni o donazioni si può consultare il sito www.marionegri.it/mn/it/index.html
12 dicembre Cesare Guzzardella
All’Auditorium un concerto diretto da Francesco Maria Colombo
L’Orchestra Sinfonica G.Verdi ha tenuto un concerto diretto da Francesco Maria Colombo. In programma i Tre Poemi per canto e Orchestra “Shéhérazade” (1903) di Maurice Ravel, un recente lavoro di Salvatore Sciarrino, Storie di altre storie (2004) e la più nota Suite sinfonica op.35 “Shéhérazade” (1888) di N.Rimskij-Korsakov. Il bravissimo soprano Kate Aldrich (nella foto) ha mostrato spessore interpretativo nei tre Poemi di Ravel, opera giovanile dal sapore orientale, intonando correttamente e con timbro caldo ed espressivo le liriche di Tristan Klingsor. Il brano di Sciarrino, di stampo neoclassico e costruito su melodie di Mozart, Machaut e D.Scarlatti ci è sembrato insipido, con una trasposizione timbrica delle melodie classiche spesso poco riuscita e addirittura intervallata o compensata da atmosfere sonore di solo effetto che a volte sminuivano i contenuti musicali originari. Eccellente comunque il fisarmonicista solista Davide Vendramin che ha superato se stesso nel bellissimo bis, molto gradito dal pubblico. Nella seconda parte del concerto direzione poco “russa” e molto occidentalizzata per “Shéhérazade” di Korsakov con forzature timbriche evidenti, specie nei fiati. Bravissima il primo violino. Successo di pubblico.
10 dicembre C.G.
Marc-Andrè Hamelin per le Serate Musicali
Il pianista franco-canadese Marc-Andrè Hamelin (nella foto), particolarmente conosciuto nel nord-Europa, ha tenuto un concerto per le Serate Musicali impaginando un programma molto vario, ma questo costituisce una sua peculiarità avendo un repertorio talmente vasto e diversificato che spazia dalla musica del Settecento sino ai giorni nostri. Non bisogna stupirsi se, con un coraggio poco consueto, si ascolti prima l’Haydn delle Sonate n°23 e 41, poi una Sonata in quattro tempi di stampo jazzistico di Alexis Weissenberg, si proprio il famoso pianista, dal titolo Sonate en Etat de Jazz (1982) per passare poi a due classici di Frederic Chopin come la Barcarola in fa magg. Op.60 e la Ballata n°3 in la bem. Magg. Op.47 e continuare con due Studi , il n°8 e il n°7 dello stesso Hamelin, quest’ultimo per la sola mano sinistra e terminare con un tocco di virtuosismo nel brano di Strauss-Godowsky “Wein,Weib und Gesang“. Anche i due convincenti bis sono poco consueti: due arrangiamenti di Weissenberg su due canzoni di Charles Trenet (1913-2001), autore ed interprete della canzone francese. Certo il contrasto di stili tra autori così diversi richiede la capacità di saper dimenticare il brano appena ascoltato, anche se è stato avvincente come le due Sonate di Haydn rese da Hamelin in modo mirabile, con tocco e qualità espressiva ad alto livello. In contrasto, il particolare brano jazzistico di Weissenberg con giochi di improvvisazioni ben trascritti sul pentagramma su ritmi di tango, charleston (bella questa reminescenza!), blues e samba, ci lascia stupiti se pensiamo al pianista bulgaro che esegue un grande Bach, ma alcuni spunti risultano validi e meriterebbero un riascolto. Il passaggio al grande Chopin della Barcarola e della Ballata n°3 ci lascia un po’ perplessi (e la scarsa qualità del pianoforte utilizzato ha un suo peso!), anche perché il grande polacco meriterebbe una contestualizzazione più consona e un’interpretazione più meditata e "chopiniana". Non male gli Studi dello stesso Hamelin, specie il secondo per la mano sinistra molto meditato e toccante e avvincente il brano ultimo in programma di Johann Strauss rivisitato da Godowsky, il grandissimo pianista, che trova nel canadese un talentuoso collega ed interprete. Successo di pubblico.
4 dicembre Cesare Guzzardella
Serata Straordinaria a sostegno di “Casa Vidas” con Stanislav Bunin
L’ Associazione Vidas nasce a Milano nel 1982 e da subito si é impegnata a curare in questi venticique anni ben 19.000 malati di cancro e attualmente assiste anche 220 pazienti ogni giorno con oltre cento generosi volontari che operano attivamente sia domiciliarmente che, dal luglio del 2006, nell’hospice “Casa Vidas”. Questa struttura polifunzionale milanese, privata e gratuita, dispone di 20 camere di degenza, bagni assistiti, ambulatori, studi medici, ampi spazi per consulenze psicologiche ecc. La Serata Straordinaria tenuta in Conservatorio per finanziare l’importante attività della Vidas e organizzata in collaborazione con "Serate Musicali", ha visto la partecipazione del pianista russo Stanislav Bunin. Il noto interprete ha tenuto un concerto che ha riscosso grande successo di pubblico e nel quale ha interpretato musiche di Bach-Kempff, Beethoven, Schumann e Chopin. Tra i brani eseguiti rilevanti l’esecuzione del Preludio Corale BWV 645 “Wachet aut, ruft uns die Stimme” di J.S.Bach nella trascrizione di W.Kempff dove l’approccio pianistico di Bunin ha messo in risalto le caratteristiche organistiche del brano e la celeberrima Sonata in do min. op.13 “Patetica” . Al termine del concerto è stata consegnata una medaglia al Maestro Bunin ed è stata ricordata Ida Etro du Chène de Vère alla quale il concerto è stato dedicato. Per donazioni ed informazioni: tel. 02 -72 511.203/204/205 - www.vidas.it
1 dicembre Cesare Guzzardella
Andràs Schiff alle Serate Musicali
Torna puntualmente ogni anno il raffinato Andràs Schiff (nella foto) ospite delle Serate Musicali per deliziare il pubblico sempre numeroso che arriva anche in anticipo per trovare posto nella Sala Verdi del Conservatorio e ogni volta l'ungherese impagina un programma dedicato ad un grande compositore tra quelli che lui predilige. Questa volta il programma prevedeva musiche di F.J. Haydn, uno dei grandi classici, autore di una feconda produzione non sempre nota ai più, specie nei generi minori come quelli ascoltati nello splendido concerto, insieme alle più note Sonate, : un Capriccio in sol minore, una Fantasia in do maggiore e delle Variazioni in fa minore inserite insieme alla più conosciute Sonate in sol min. N.44, in mi min. N.34 e in mi bem. Magg. N.52, la più imponente. La cifra stilistica di Schiff è sempre ad altissimi livelli: sonorità limpide, controllo dei tempi rigoroso e uso del pedale ridotto all'essenziale. Il suono corposo del Bösendorfer ha definito sonorità molto diversificate, dai timbri quasi clavicembalistici dei primi brani a quelli più propriamente pianistici dell'ultima sonata e questo grazie all'abilità di Schiff di "pesare" il suono in modo da ottenere effetti diversi. La sua memoria prodigiosa rivela sempre un'intensa capacità di comprendere lo spirito del compositore. Avvincente l'interpretazione sotto ogni profilo e grande il successo ottenuto. Splendidi i due bis beethoveniani: il celebre Adagio della Sonata "Patetica" e il movimento finale della Sonata op.10 n°2.
29 novembre C.G.
Alfred Brendel per la Società del Quartetto
Lo stile e la classe di un grande pianista si riconoscono dalle prime note, soprattutto in chi allo studio dei classici ha dedicato una vita ed ha inventato modi espressivi personali e inconfondibili. Queste caratteristiche si ritrovano puntualmente in Alfred Brendel, tornato nella Sala Verdi del Conservatorio, anche questa volta per la Società del Quartetto, davanti ad un pubblico che riempie completamente ogni spazio e in rigoroso silenzio ascolta le note che scorrono, a volte molto lentamente e a volte rapidamente, per delineare brani noti di autori immortali quali Haydn, Beethoven, Schubert e Mozart, i compositori a lui più cari. La capacità riflessiva nel centellinare le note dei movimenti centrali delle sonate proposte, quella in Do minore n.20 di F.J. Haydn o la più celebre in La bem. Maggiore op.110 di L.v.Beethoven e ancor di più in quella in Do minore K457 di W.A.Mozart, e la partecipazione totale dell’interprete ri-creatore con quella personale mimica facciale, sono indicative di grande intensità artistica. E Brendel è travolgente nei momenti di maggiore intimità musicale, quando pesa le note e le pause una ad una, trasformando il pensiero in candide sonorità ed esprimendo un canto interiore profondo come quello ascoltato nell' Impromptu in Si bem. Maggiore Op. 142 n.3 di F. Schubert. Un successo obbligato per uno dei massimi artisti viventi.
28 novembre Cesare Guzzardella
Il pianista Pietro De Maria all’Auditorium
Musiche di F. Chopin nel Concerto Straordinario che il pianista veneziano Pietro De Maria ha tenuto all’Auditorium di fl.go Malher. L’intesa che il De Maria ha con il grande polacco è evidente tanto che la casa discografica Decca ha appena pubblicato il secondo Cd del pianista dedicato a Chopin, dopo gli Studi ora le Ballate e gli Improvvisi e il concerto in questione voleva anche essere una presentazione dei brani presenti nei dischi. L’impaginazione prevista vedeva quindi due Improvvisi, l’Op.36 e l’Op.51, i 12 Studi Op.10 ed infine le quattro celebri Ballate; un programma impegnativo che De Maria ha portato a termine riscuotendo grande successo in una sala piena a metà. E’ veramente bravo De Maria e i numerosi concorsi internazionali vinti, i Cortot, Dino Ciani e Gèza Anda, sono pienamente meritati anche se la notorietà dell’interprete è ancora lontana, almeno in Italia, e il quarantenne, ma sempra decisamente più giovane, meriterebbe un riscontro ancora più favorevole da parte della critica italiana. Splendidi per nitore timbrico, intreccio dei piani sonori e scelta dei giusti tempi, soprattutto alcuni Studi tra quelli eseguiti, almeno tre delle Ballate e insuperabili i tre bis proposti: una Sonata di Scarlatti, la Campanella di Liszt e una celebre aria dall’Orfeo di Gluck. Grandissimo successo. Da ricordare.
26 novembre Cesare Guzzardella
Lo Studio da Concerto di Giacomo Manzoni in prima esecuzione alla Verdi
Dopo il Messiah di Haendel, la Verdi ha proposto la prima esecuzione nella città di Milano dello Studio da Concerto per violino, 24 fiati e percussioni di Giacomo Manzoni (nella foto). Composto nel 2005 su commissione dell'Orchestra Sinfonica di Palermo che l'ha anche eseguito, innovativo nella strumentazione e nella forma compositiva, lo Studio costruisce un dialogo tra il violino solista con un organico strumentale costituito dai soli fiati, peraltro in numero ampliato rispetto alla tradizione delle opere concertanti di questo tipo, e percussioni. Un dialogo tesissimo e impegnativo da sostenere, una continua sfida tra il solista e il "tutti", in una continua ricerca di equilibri sonori. Bravissimo il solista, l'affermato violinista Domenico Nordio, che ha dato prova di una grande capacità interpretativa, di bravura tecnica, richiesta soprattutto nella parte finale dello Studio, e notevoli capacità sonore. Altrettanto notevole è stata la sua esecuzione del primo brano dell'avvenimento sinfonico, il Concerto gregoriano per violino e orchestra di Ottorino Respighi. Anche questa composizione richiede grande impegno da parte degli esecutori soprattutto nella differenziazione dei vari piani sonori, che vanno dai pianissimi con tre p dell'introduzione orchestrale dall'atmosfera arcana al forte ed energico del secondo e terzo tempo. Dopo l'intervallo l'orchestra si è cimentata in Jeux, un Poème dansé di Claude Debussy, ovvero la sua ultima composizione per orchestra. A dir la verità un Debussy un po' insolito che propone continui giochi ritmici e sonori. Infine il brillantissimo La Valse di Maurice Ravel, che con il suo ritmo vorticoso, in climax crescente fino al tripudio finale ha esaltato il pubblico a tal punto, che l'applauso è scaturito quando l'ultimo accordo risuonava ancora. Con un programma simile, l'orchestra della Verdi si è potuta esprimere al meglio, eseguendo con carattere giusto e con notevoli effetti sonori i brani previsti. Parimenti, il direttore d'orchestra, il giapponese Lü Jia (nella foto), ha saputo dare una propria impronta interpretativa, garantendo gli effetti timbrici e, allo stesso tempo, l'energia giusta propria di una programma particolarmente brillante come quello che abbiamo avuto l'onore di ascoltare in questa occasione.
26 novembre Selene Pallotta
Un Trio d'eccezione per le Goldberg alle "Serate Musicali"
Quello che abbiamo avuto la fortuna di ascoltare ieri in Conservatorio è da annoverarsi tra i migliori concerti della Stagione delle "Serate Musicali": un trio d'archi di valore formato da due giovani ma affermati interpreti quali il violinista Julian Rachlin e il violista Maxim Rysanov e il non più giovane, anagraficamente, Misha Maisky (1948), uno dei maggiori violoncellisti viventi. In programma un'opera di J.S.Bach fra le più note quale le Variazioni Goldberg, rese mitiche dall'interpretazione di Gould ed eseguite nella Sala Verdi nella rara versione per trio d'archi trascritta dal compositore Dmitrij Sitkovetskij nel 1985 in occasione dei trecento anni dalla nascita di Bach e dedicate al grande Glenn Gould. E notorio come la musica di Bach forgiata su architetture solidissime abbia la possibilità di essere trascritta per strumenti diversi senza perdere di efficacia. Così avviene anche per questa splendida trascrizione che grazie ad interpreti di valore come quelli ascoltati, rende in modo completo l'alto livello estetico-costruttivo del grande tedesco. Dall'aria iniziale e per tutte e trenta le variazioni sino a l'aria da Capo, siamo rimasti inchiodati sulle scomode poltrone della Sala Verdi estasiati dal nitore espressivo dei tre splendidi strumenti d'epoca, probabilmente almeno un Guarneri del Gesù e un Giuseppe Guadagnini. L'alternanza dei tre strumenti nello svolgimento delle note melodie ci ha fatto cogliere la particolare bellezza timbrica dei tre strumentisti che hanno concluso il concerto meritando pienamente i lunghissimi applausi. Da ricordare.
24 novembre Cesare Guzzardella
Il Messiah di Haendel con Marriner e la Verdi
La stagione sinfonica della Verdi di quest’anno ha accolto il Messiah di Haendel. Un capolavoro di tre ore, per orchestra, coro e soli. Alla bacchetta Sir Neville Marriner (nella foto), uno dei più importanti direttori d’orchestra al mondo. Gli spettacoli hanno avuto luogo nell’Auditorium della Verdi nei giorni 15, 16 e 18 Novembre. Nella sala gremita dell’Auditorium le note del Messiah hanno risuonato diffondendo il messaggio religioso raccontato in quest’opera, raccogliendo un sentito consenso del pubblico, che a fine concerto ha richiamato sul palco tutti gli artisti e il direttore d’orchestra per ben tre volte. I solisti hanno eseguito il capolavoro haendelliano in modo appropriato, anche se non hanno lasciato tracce indelebili: il contralto aveva una voce calda ma un po’ piccola, così come il tenore; il baritono un po’ spinto nelle arditezze vocali mentre il soprano, l’inglese Elisabeth Atherton (nella foto), ha comunque espresso con giustizia il significato musicale dell’opera. Il coro, a sua volta, si è dimostrato decisamente all’altezza nelle difficoltà vocali che il Messiah propone: come l'Amen finale (veramente impegnativo da sostenere vocalmente!), i fugati o anche nello “sgranato” dei sedicesimi, secondo un’espressione tanto cara al maestro preparatore del coro, la direttrice Erina Gambarini, dei quali le pagine del Messiah sono veramente ricche. Il celeberrimo Allelujah è stato apprezzato dalla platea tanto che, dopo la sua esecuzione, i musicisti sono stati interrotti da un sentito applauso, anche grazie agli acuti dei soprani e dei tenori non troppo spinti. L’orchestra ha saputo accompagnare e sostenere le parti vocali con maestria e accuratezza. Il direttore, infine, è stato semplicemente favoloso: alla veneranda età di 83 anni ha dimostrato un lucidità incredibile. Non ha tralasciato nemmeno un attacco nè dell'orchestra nè del coro: preciso, chiaro e sicuro il suo gesto…un gesto proprio di chi è talmente dentro l’opera da essere in grado di condurla con assoluta padronanza. A volte i tempi troppo veloci, qualche staccato troppo secco, qualche rallentando non rispettato (come ad esempio quello finale), qualche taglio qua e là: ma questa è una questione di interpretazione!
21 novembre Selene Pallotta
Alexei Volodin al Conservatorio per le Serate Musicali
Il pianista russo Alexei Volodin (nella foto), per la prima volta in Conservatorio, ha tenuto un recital per le "Serate Musicali" dimostrando notevoli qualità interpretative. Il trentenne di San Pietroburgo vincitore nel 2003 del Concorso Internazionale Géza Anda di Zurigo, ha scelto un programma impegnativo: dall'Improvviso n°1 in fa min. D 935 di F. Schubert, all'ultima Sonata di L.v. Beethoven, l'op.111 in do min. , dai Sei Momenti Musicali op.16 di S. Rachmaninov alla Sonata n°7 in si bem.magg. op.83 di S. Prokofiev. Lavori maturi, virtuosistici, di non facile esecuzione e rischiosi per un giovane pianista. Ma Volodin malgrado avesse a disposizione un pianoforte quanto meno indecoroso per qualità timbrica (si sentiva spesso anche il cigolio della pedaliera) ha superato la prova brillantemente dimostrando una padronanza tecnica trascendentale e una visione unitaria dei brani. A parte la buona interpretazione dell'Improvviso schubertiano, avvincente è stato l'approccio esecutivo della Sonata beethoveniana specie nella prima parte. Deciso salto di qualità dopo l'intervallo sia per i difficili e introspettivi Momenti Musicali di Rachmaninov che per la percussiva Sonata op.83 di S. Prokofiev - con quello splendido Precipitato finale - che ebbe nel lontano 1943 il privilegio di essere suonata da S. Richter. Volodin ha dimostrato grinta, sicurezza e una cantabilità non pienamente rilevata dallo scadente pianoforte. Al termine tre ottimi bis di Chopin. Un pianista che andrebbe attentamente riascoltato in una situazione diversa. Successo di pubblico nella Sala Verdi con molti posti liberi.
20 novembre Cesare Guzzardella
Tugan Sokhiev dirige la Filarmonica della Scala in Debussy, Fauré e Korsakov
Un programma particolarmente unitario legava i brani scelti dal giovane direttore Tugan Sokhiev (nella foto), allievo a San Pietroburgo di Musin e Temirkanov e vincitore nell'anno 2000 del Concorso Internazionale Prokof'ev. Iniziando con il celebre Prélude à l'après-midi d'un faune manifesto dell'impressionismo Debussyniano, Sokhiev non è riuscito, in questo brano, a rendere particolarmente contrastanti gli elementi chiaroscurali che il breve preludio impone, mentre nella Suite op.80 dal Pellèas et Mélisande di Gabriel Fauré ha plasmato la Filarmonica scaligera con un soave e altamente espressivo modo interpretativo che è in perfetta consonanza con la vellutata e profonda poetica musicale del secondo francese. Dopo l'intervallo ha ancora convinto nella direzione della Suite Sinfonica op.35 "Shérazade" di N. Rimskij-Korsakov attraverso una lettura poco russa ma particolarmente nitida, delicata, luminosa grazie anche all'apporto dell'eccellente primo violino, quì con ruolo solistico privilegiato, Francesco Manara (nella foto). Il numeroso pubblico intervenuto, dopo una tiepida accoglienza nella prima parte della serata, ha al termine decretato un caloroso applauso per questa avvincente interpretazione. Repliche il 18 e il 20 novembre.
17 novembre Cesare Guzzardella
Cascioli diretto da Honeck con la "Verdi" all'Auditorium
Era il 1994 quando l'allora quindicenne Gianluca Cascioli vinceva a Milano il primo premio del Concorso pianistico internazionale "Umberto Micheli" nella cui giuria, presieduta da Luciano Berio, presenziavano anche Maurizio Pollini, Elliott Carten, Charles Rosen, tutti musicisti di fama mondiale. Dopo quella importante vittoria l'ancora giovane Cascioli ha percorso una strada in salita collaborando con i più grandi direttori e le maggiori orchestre. Nella serata con la Sinfonica Verdi, per l'occasione diretta da Manfred Honeck, abbiamo avuto il privilegio di ascoltare uno dei più celebri concerti beethoveniani, L'Imperatore ovvero il Concerto n°5 in mi bem. magg. per pianoforte e orchestra op. 73. L'ultimo dei concerti pianistici del maestro tedesco è noto sia per la cantabilità dei temi presenti che per il preminente ruolo dello strumento solista il quale deve sostenere situazioni di alto virtuosismo e di apparente semplice lirismo, come nello splendido intenso Adagio centrale. Cascioli ha mostrato grinta e liricità interpretando ottimamente il ruolo pianistico. Il suo tocco leggero, morbido e ricco di sfumature ed accenti ha fatto trasparire sia l'elemento eroico che le anticipazioni stilistiche romantiche, specie nell'Adagio, che verranno poi sviluppate nei decenni successivi l'anno di composizione del lavoro e cioè il 1809-10. Valida l'intesa con la Verdi. Al termine un prezioso bis solistico dalla Sonata "Appassionata" di L.v. Beethoven. Nella seconda parte della serata abbiamo ascoltato la Sinfonia n°7 in mi.magg. di Anton Bruckner opera eseguita per la prima volta a Lipsia nel 1884, omaggio del compositore al venerato Wagner e dedicata a Luigi II di Baviera. Ottima la direzione di Honeck che ha saputo cogliere il delicato equilibrio tra le parti orchestrali. Successo di pubblico.
10 novembre Cesare Guzzardella
Così fan tutte alla Scala diretta da Ottavio Dantone
E' tornata alla Scala "Così fan tutte", l'ultima opera di W. A. Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte nella storica edizione Hampe-Pagano del 1983. Allora sul podio alla direzione dell'orchestra scaligera c'era Riccardo Muti, oggi a dirigere i bravissimi giovani dell'Orchestra e del Coro dell'Accademia del Teatro alla Scala troviamo Ottavio Dantone (nella foto) un validissimo giovane direttore, esperto di musica antica e fondatore della rinomata Accademia Bizantina. In quest'opera mozartiana si è dimostrato un raffinato e convincente interprete vivacizzando la musica con modalità interpretative dal sapore settecentesco. Brave tutte le voci del cast scelto per la terza rappresentazione, con un occhio di riguardo per Teresa Romano ( foto), convincente Fiordilisi dal timbro chiaro e grintoso nell'aria "Come scoglio immoto resta", e Leonardo Cortellazzi, voce candida con splendida intonazione per Ferrando (amante di Dorabella); bravissimo anche Fabio Capitanucci, Ferrando, e bravi gli altri: Nino Machaidze, Despina, Francesca Ruospo, Dorabella ed Elia Fabbian, Don Alonso. Sempre validi la regia di Michael Hampe ripresa da Caroline Lang e le tradizionali scene e i costumi d'epoca di Mauro Pagano. Grandissimo successo di pubblico in una sala stracolma. Prossime repliche il 6-8-11-13-15-17-19-21 novembre.
5 novembre Cesare Guzzardella
Shiokawa-Schiff, un duo eccellente per le "Serate Musicali"
Compagni nella vita e spesso insieme sul palcoscenico, la violinista giapponese Yuuko Shiokawa (nella foto) ed il consorte-pianista Andras Schiff hanno tenuto un concerto nella Sala Verdi del Conservatorio milanese per le Serate Musicali. Il programma, particolarmente accattivante, prevedeva brani di Schumann e di Brahms nella prima parte e di Mozart dopo l'intervallo. E' superfluo sottolineare come la presenza del sommo Schiff porti sempre ad un'affluenza di pubblico tale da riempire completamene le sale da concerto. Ieri abbiamo avuto l'occasione, per la prima volta, di ascoltare una violinista poco conosciuta in Italia ma con precedenti musicali molto importanti avendo suonato nei massimi luoghi deputati alla musica ed essendo stata diretta in passato da direttori quali Kubelik, Blomstedt e perfino Karajan. Le Sonate in La min. op.105 di Schumann e quella in Sol magg. op.78 di Brahms, due pezzi da novanta, sono state interpretate dalla coppia con un'intesa musicale sorprendente: suono romanticamente deciso per Schiff e timbrica luminosa e corposa quella della violinista che accompagnata da tanto pianista ha mostrato di esserne all'altezza rivelando ottime qualità d'interprete. Cambio di registro nella seconda parte della serata con due sonate mozartiane particolarmente felici: quella in mi min. KV 304 e la più grandiosa Sonata in la magg. KV 526. Nelle due opere mozartiane l'ottima interpretazione della Shiokawa è stata sostenuta da una qualità interpretativa, quella di Schiff, sorprendente sotto ogni profilo. E' ancora superfluo sottolineare l'evidente musicalità di Schiff che mette in risalto ogni aspetto del linguaggio mozartiano a lui molto vicino. Grandissimo successo e un intenso bis beethoveniano, il movimento centrale della Sonata op.30 n°1. Prossimo appuntamento per lunedì 5 novembre con il duo per violino e pianoforte Braconi-Fazzari.
2 novembre Cesare Guzzardella
Dmitri Alexeev per la "Società del Quartetto" in Conservatorio
Il pianista moscovita Dmitri Alexeev è stato per la prima volta ospite del "Quartetto per Milano" con un programma impegnativo che ha previsto musiche di R.Schumann, Blumenstuck op.19 e la nota Kreisleriana op.16, e nella seconda parte di S. Prokof'ev, Quattro pezzi op.32, di F.Chopin, il Rondo op.1, quattro Mazurche, il Notturno op.32 n°2 e la Polacca op.53. L'ottimo Alexeev, primo premio al Concorso Internazionale di Leeds nel 1975, ha mostrato qualità interpretative di spessore soprattutto in Chopin: prima nella rarissima opera prima del quindicenne polacco, un Rondò che mostra la grande inventiva tematica del giovanissimo Chopin, poi nelle Mazurche(dalle op.17-7-50-63), nel Notturno in la bem.magg. e soprattutto nell'entusiasmante esecuzione della famosa Polacca in la bem. maggiore "Eroica". Particolare il suono tondo e scavato di Alexeev, che privilegia alle più legate note chopiniane a cui siamo abituati, sonorità ricche di contrasti timbrici. Esecuzione piana e precisa nei pezzi di Prokof'ev. Al termine due bis ancora di Chopin. Successo di pubblico in una sala con posti liberi. Prossimo appuntamento per il 6 novembre con l'ensemble inglese "London Baroque". www.quartettomilano.it
31 ottobre Cesare Guzzardella
Rozdestvenskij e la Postnikova alla Scala
Grande successo anche all'ultima replica del concerto sinfonico di fine ottobre della Filarmonica della Scala. Sul palcoscenico una coppia russa moscovita di primo ordine: il direttore d'orchestra Gennadij Rozdestvenskij (1931) e la pianista Viktoria Postnikova. Nella prima parte della serata dopo una piacevolissima e luminosissima ouverture dal carattere marcatamente marziale di Georges Bizet, Patrie (1873), è entrata in scena la Postnikova per interpretare il raro Concerto n°2 in sol min. op.22 (1868) per pianoforte e orchestra di Camille Sain-Saëns. Dalle prime note del pianoforte solo che introducono il primo movimento si è evidenziata da subito la chiarezza espressiva e la capacità altamente riflessiva dell'eccellente pianista. La Postnikova, stranamente poco nota in Italia ma molto in russia e vincitrice di importantissimi concorsi pianistici quali il Chopin di Varsavia, il Cajkovskij di Mosca e il Leeds d'Inghilterra, è riuscita a mostrarci in modo efficace ed avvincente le atipicità di questo fantasioso ed insidioso lavoro di Sain-Saens donandoci un'interpretazione superlativa. Incantevole poi il bis concesso. Dopo l'intervallo abbiamo ascoltato la Sinfonia n°5 in mi min. op.64 (1888) di Pëtr Il’ic Cajkovskij e anche i questo caso impeccabile l'interpretazione di Rozdestvenskij e della Filarmonica scaligera. Successo evidente in una sala stracolma.
27 ottobre C.G.
Le Parc di Angelin Preljocaj alla Scala
Continuano con successo di pubblico al Teatro alla Scala le repliche del balletto di Angelin Preljocaj (nella foto di M.Brescia) Le Parc. Nella terza rappresentazione la coppia protagonista è stata ancora, come nella prima, quella formata della francese Aurélie Dupont e da Massimo Murru. Ma la coralità della coreografia, sapientemente costruita su una sequenza di sublimi brani mozartiani, mette sulla scena ancora una ventina di ballerini dando a tutti l'opportunità di mostrare al pubblico le loro qualità di ottimi danzatori. Decisamente avvincente lo spettacolo che diviso in tre parti legate tra loro senza soluzione di continuità, è ambientato nel '700 francese. Il tema di Le Parc è quello dell'amore nelle sue molteplici sfaccettature e dell'arte d'amare. I 14 brani più una ouverture iniziale, portano un sottotitolo che da un'idea precisa degli approcci amorosi che si susseguono sul palcoscenico: giochi d'approccio, incontro, tenere attrattive, desiderio, conquista, resistenza, sogno, lamento, ardore, estasi, abbandono. Gli incontri si succedono in una riuscitissima scenografia, quella di Thierry Leproust, che rappresenta un grande giardino a volte ricco di alberi stilizzati. I danzatori si muovono armonicamente formando geometriche simmetrie e spesso si mostrano in coppia. Avvincenti i tre pas de deux danzati dai due bravissimi protagonisti al termine di ogni atto e legati musicalmente ai tre temi centrali dei rispettivi concerti mozartiani: il K449 in mi bem. maggiore, il K450 in si bem. maggiore, e per ultimo un indimenticabile K488 il la maggiore dove la coppia di amanti finalmente cede alle passioni con uno stravolgente bacio aereo in cui Murru alza da terra la Dupont e la fa girare vorticosalmente. Molto riuscite anche le inserzioni sonore di Goran Vejvoda che introducono ogni atto e che rendono il balletto, soprattutto neoclassico nello stile, più contemporaneo. Preljocaj riesce a coniugare in modo esemplare la tradizione classica con i modi più attuali della danza contemporanea. Costumi in stile settecentesco e moderni di Hervè Pierre. Ottima la direzione orchestrale di Marcello Rota e bravissimo il pianista solista Takahiro Yoshikawa. Prossime repliche il 25 (due rappresentazioni) e il 27 ottobre e il 7, il 10 e il 14 novembre. Da non perdere.
24 ottobre Cesare Guzzardella
Sergey Khachatryan al Teatro alla Scala per "Progetto Itaca"
Il giovane talentuoso violinista armeno Sergey Khachatryan ha sostituito all'ultimo momento Maxim Vengerov nel concerto scaligero organizzato dall'associazione benefica Progetto Itaca Onlus in collaborazione con le "Serate Musicali". Una variazione del programma di sala ha rivelato tutta la bravura di Khachatryan (nella foto), accompagnato dalla Prague Philharmonie ben diretta da Kaspar Zehnder, nel notissimo Concerto in mi mnore op.64 di F. Mendelssohn Bartholdy. Il ventiduenne violinista, venuto alla ribalta all'età di 15 anni vincendo il "concorso internazionale Jean Sibelius" ha rivelato indubbie qualità espressive con un'interpretazione di evidente equilibrio timbrico, lontano da quelle accentuazioni di contrasto che rendono il concerto ancor più virtuosistico. Il fraseggio morbido, con suono ben legato ha evidenziato le caratteristiche piú liriche dell'opera 64. Il numeroso pubblico pervenuto a sostegno di Progetto Itaca ha saputo apprezzare il concerto proposto elargendo al termine entusiastici applausi tanto da far riproporre l' Allegro molto vivace del terzo movimento. Dopo l'intervallo abbiamo ascoltato una buona interpretazione della Prague Philharmonie e del suo direttore Zehnder nell'altrettanto nota Sinfonia n°9 in mi min. op.95 "dal Nuovo Mondo" di A. Dvorak. Ricordiamo che chi volesse aiutare con un sostegno economico l'attività di prevenzione, solidarietà e assistenza di Progetto Itaca può rivolgersi al Club Itaca milanese di via Magolfa 15 t. 02-83242158. E' attiva anche una linea d'ascolto al numero verde 800.274.274 ( dal cellulare al numero 02-29007166). e-mail: segreteria@progettoitaca.org
20 ottobre Cesare Guzzardella
Koopman inaugura la Stagione del "Quartetto"
Al Conservatorio G. Verdi si è tenuto il concerto inaugurale della Stagione 2007-08 per la "Società del quartetto" con l'olandese Ton Koopman ( nella foto) che ha diretto la sua "Amsterdam Baroque Orchestra" in un programma bachiano imperniato sulle quattro Suites-Ouvertures. Koopman, artista da parecchi anni presente nel cartellone del Quartetto, è noto per il suo rigore filologico nelle esecuzioni barocche che utilizzano strumenti originali. L'interpretazione delle splendide Suites che J.S.Bach scrisse tra il 1718 e il 1723 è stata impeccabile per bellezza timbrica dal sapore di "antico" e nitore espressivo. L'alto livello esecutivo è stato determinato oltre che dall'attenta direzione di Koopman, anche perfetto clavicembalista, dalla qualità dei bravissimi strumentisti che è emersa in modo evidente nella Suite n° 3 Bwv 1067 nella quale un cameristico gruppo di 7 orchestrali -clavicembalo compreso- con lo splendido flauto traverso barocco di Wilbert Hazelzet (nella foto), ha dato sfoggio di raffinato virtuosismo in un'interpretazione memorabile conclusasi con la notissima Badinerie. Una Sala Verdi stracolma di pubblico ha mostrato al termine del concerto grande entusiasmo tributando calorosi applausi.
17 ottobre Cesare Guzzardella
Il San Carlo di Napoli alla Scala
L'Orchestra, il Coro, il Corpo di ballo e le Voci bianche del Teatro San Carlo di Napoli sono a Milano al Teatro alla Scala per rappresentare l'opera comica di Giovanni Paisiello "Socrate immaginario" su libretto di Galliani e Lorenzi, per la regia di Roberto de Simone (nella foto) e la direzione musicale di Antonino Fogliani. Grande il successo ottenuto alla prima rappresentazione milanese di questo lavoro che Paisiello mise in scena per la prima volta a Napoli nel 1775. Capolavoro di satira e costume, la rielaborazione scenica di De Simone viene presentata da un primo gruppo di pochi attori che anticipano, di volta in volta, l'evolversi della parodia sull'intellighentia napoletana del '700. Il nutrito cast vocale nello svolgersi dei due lunghi atti riesce a delineare efficacemente la vicenda mettendo bene in risalto la folle figura del protagonista Don Tammaro alias Socrate. La storia, al limite dell'assurdo ma con un lieto fine di stampo goldoniano, risulta sempre divertente e trova alti momenti espressivi in alcune arie. Queste vengono splendidamente interpretate dai cantanti e in primo luogo dalla superlativa voce di Monica Bacelli, Donna Rosa e da quella di Simon Orfila, Don Tammaro-Socrate. Bravissimi anche gli altri interpreti, soprattutto nei formidabili quartetti. All'altezza anche gli attori tra cui Antonella Morea, Franco Javarone e il noto televisivo Antonio Lubrano. Si replica il 12 ottobre, mentre questa sera l' Orchestra del San Carlo diretta da J.Tate eseguirà musiche di Haydn, Britten e Sibelius.
11 ottobre C.G.
Recital entusiasmante di Diana Damrau alla Scala
Un programma variegato che ha ripercorso tre secoli di musica quello scelto da Diana Damrau nell'avvincente recital del Teatro alla Scala: da Salieri a Beethoven, da Schubert a Verdi nella prima parte del concerto, da Brahms a Mendelssohn, da Zemlinsky a Richard Strauss nella seconda, senza contare i cinque splendidi bis che hanno concluso la serata scaligera con un pubblico entusiasta che proprio non ne voleva sapere di lasciare il teatro. Successo pienamente meritato per la giovane soprano venuta alla ribalta sulle scene italiane grazie all'interpretazione come protagonista de l'Europa riconosciuta, opera di Antonio Salieri che ha inaugurato nel 2004 la Scala rinnovata. La versatilità della Damrau è le sue qualità sia vocali che sceniche si sono evidenziate nei vari brani, trenta più i cinque bis, i primi, quelli di Salieri, Beethoven e Schubert accomunati dai versi del poeta cesareo Pietro Metastasio che con quelli di Verdi hanno messo in rilievo un modo di melodiare tipicamente italiano; i rimanenti, quelli di Brahms, Mendelssohn, Zemlinsky e Strauss con caratteristiche del repertorio tedesco romantico e tardo. Interessante notare come i quattro canti beethoveniani ci mostrino un autore proiettato ad una scrittura particolarmente melodica più vicina all'Italia o tutt'al più al Mozart più italiano. La Damrau dotata d'intonazione perfetta, è stata accompagnata al pianoforte dall'eccellente Stephan Matthias Lademann. Questi ha rivelato qualità indubbie, specie negli splendidi Valzer cantati op.6 di Zemlinsky dove la parte pianistica risulta fondamentale: incredibile la capacità di imitazione sonora-descrittiva del volo delle rondini nelle prime note di Liebe Schwalbe, Cara rondine. Finale alla grande con cinque arie e tra queste Wolff, Strauss ed in conclusione la celebre e soave Ninna nanna di Johannes Brahms. Successo calorosissimo.
8 ottobre Cesare Guzzardella
Shlomo Mintz e i Capricci di Paganini alla Scala per i bambini di Haiti
Splendido concerto quello organizzato dalla Fondazione Francesca Rava - N.P.H.Italia Onlus per finanziare un importante intervento costruttivo per i bambini di Haiti. Il violinista russo-israeliano Shlomo Mintz (nella foto) ha intrattenuto il pubblico del Teatro alla Scala con i noti 24 Capricci per violino solo che Niccolò Paganini scrisse tra il 1802 e il 1817. Raramente si possono ascoltare tutti e 24 i Capricci, spesso invece vengono inseriti nei programmi da concerto solo alcuni numeri, i più noti, come il Capriccio n°24 Tema con variazioni in la min. che conclude il ciclo lasciando in genere il pubblico esterefatto per la quantità di effetti sonori che solo un virtuoso dell'altezza interpretativa di Mintz - e sono veramente pochi!- può eseguire in modo avvincente: pizzicati con la mano sinistra, bicordi, trilli doppi all'unisono, ampi accordi e suoni in sopracuto, una cascata di note che lasciano impietriti anche chi non è del mestiere. Certo, un programma non facile che richiede concentrazione non solo per chi interpreta ma anche per chi ascolta. Mintz ne ha dimostrata parecchia intervallando i brani con brevi pause nelle quali veloci frulli delle mani, quasi da sembrare un atleta in attesa di un'importante prestazione, distendevano la muscolatura e la tensione nervosa accumulata. Livello esecutivo molto alto quello di Mintz, che sembra in molti frangenti piegare il suono attraverso una fisicità nel rapporto con il violino che dimostra identificazione totale con il suo strumento, in questo caso probabilmente un Guarneri del Gesù. Al termine dei diavoleschi Capricci, una dedica da parte di Mintz a tutti i bambini che soffrono e due memorabili bis: un più disteso Bach e un quasi "moto perpetuo" paganiniano interpretato ad una sorprendente velocità. Chi volesse fare una donazione per la "Casa dei piccoli angeli", progetto di costruzione di un centro di riabilitazione per bambini disabili di Haiti, può telefonare al numero 02-54122917 o consultare il sito www.nphitalia.org
6 ottobre Cesare Guzzardella
Un
grande Jeffrey Tate dirige Elgar alla Scala
“L’idea
di accostare la prima Sinfonia di Mendelssohn e di Elgar nasce dal bisogno di
avere l’Inghilterra come linea di unione. Mendelssohn infatti è considerato
in Inghilterra uno dei musicisti di riferimento per la musica dell’800. Sono
due prime Sinfonie: Mendelssohn aveva solo 15 anni quando la compose mentre
Elgar ebbe il grande problema di
trovare un linguaggio valido per la sua Sinfonia che compose in età matura,
quando era già considerato il massimo compositore inglese vivente.”
Così inizia l’intervista radiofonica a Jeffrey Tate, trasmessa da Rai Radio3
nell’intervallo tra le due Sinfonie ed interpretate
dalla Filarmonica della Scala in modo avvincente. Nella replica del 30 settembre
un numeroso pubblico ha accolto con grande entusiasmo J.Tate. L’Op.11 in do
minore di Felix Mendelssohn-Bartholy nasce dopo che il giovane prodigio
aveva al suo attivo, come esercizi di studio compositivo, dodici Sinfonie per
archi e ci mostra un musicista pieno di entusiasmo, vigore ed estroversione,
caratteristiche che rimarranno una peculiarità di tutta la produzione più
matura. Entusiasmante e vigorosa è stata anche la lettura di Tate che, specie
in alcuni frangenti, ha rivelato timbriche di stampo inglese. Ma è con la Sinfonia
n°1 in la bem. magg. op.55 (1907/8) di Edward Elgar, musicista raramente
eseguito in Italia, che Tate ha
dato il meglio. Si è sentito chiaramente
nella sala del Piermarini come la Filarmonica scaligera sia entrata
all’improvviso in sintonia con la direzione dell’Inglese. Nitori sonori
qualitativamente alti, con legati e staccati perfettamente dosati e rapporti tra
le sezioni orchestrali impeccabili, hanno messo in rilievo la grande affinità
di Tate con il suo Elgar, autore che anche se lontano dalle avanguardie
contemporanee, rimane probabilmente il migliore inglese dei suoi tempi, con
capacità di orchestrazione esemplari. La dimensione narrativa della lunga
sinfonia - quasi 60 minuti di durata - alterna momenti di grande spiritualità
melodica ad altri di vigore strumentale nel quale la sezione degli ottoni ha un
ruolo preponderante, ma notevoli sono anche le incursioni individuali
come quella rilevante del bravissimo primo violino. Successo di pubblico. Ultima
replica: martedì 2 ottobre.
1 ottobre Cesare Guzzardella
Crescendo
in musica all’Auditorium con Azio Corghi e Dario Moretti
E’ iniziata all’Auditorium di l.go Mahler la Stagione dedicata ai più piccoli con spettacoli di musica, recitazione ed immagini (10 appuntamenti). Quello di sabato 29 settembre era un spettacolo composito, una fiaba raccontata e cantata dalla brava Virginie Lutz (foto in basso) dal titolo “Le due regine” nata da un’idea di Dario Moretti su testi suoi e di Azio Corghi (nella foto), il noto compositore. In breve: "La Regina Rossa e la Regina Blu litigano sempre sui gusti musicali: una preferisce il ritmo, l'altra la melodia. Il loro litigio porta alla fine di ogni festa e di ogni divertimento.Il regno piomba nella tristezza. L'arrivo di un simpatico folletto vestito di giallo riporterà la gioia e l'armonia mescolando colori e forme musicali" . Corghi ha costruito per l’occasione la parte musicale partendo da celebri temi mozartiani per adattarli al ritmo del racconto e alle semplici ma riuscite istantanee rappresentazioni pittoriche operate da Moretti a da Cinzia Barrese e proiettate su uno schermo luminoso situato nella parte centrale del palcoscenico in modo da creare un tutt’uno con il canto e il recitato dell’attrice. Molto originale l’idea realizzata, soprattutto quella di unire sulla scena in modo nuovo musica, pittura e teatro. Sul palco un gruppo di ottimi musicisti, parecchi percussionisti e un bravissimo flautista -Luca Bossi- hanno eseguito molto bene le parti musicali. La platea, formata da numerosissime famiglie con bambini di età compresa tra i tre e gli undici anni ha particolarmente apprezzato lo spettacolo. Peccato che sia durato troppo poco! Prossimo appuntamento sabato 27 ottobre con “Il Coro e la voce”. Per informazioni: www.laverdi.org/italian/index.php
30
settembre C.G.
"Milano
Musica"
omaggia John Cage
E’ iniziata la 16.ma rassegna di musica contemporanea “Milano Musica “ dedicata quest’anno a John Cage. Amold Schoenberg, che di John Cage fu uno dei maestri, disse del suo particolare allievo "non è un compositore, ma un geniale inventore". A sua volta, un musicista acuto come Bruno Madema disse "dopo Cage saremo tutti cageani". Queste dichiarazioni sottolineano l'importante contributo dato allo sviluppo della musica d'oggi da questo singolare, originalissimo musicista, nato a Los Angeles nel 1912 e scomparso a New York nel 1992 (dal sito di Milano Musica). I concerti avranno sedi differenti e si svolgeranno tra il 28 settembre ed il 4 novembre. Nel concerto del 28 settembre in Conservatorio, in diretta su radio3, sono stati interpretati brani di Charles Ives , Central Park in the Dark (1906), Arnold Schoenberg , Chamber Symphony n. 2 op. 38 (1906-39), John Cage Concerto for Prepared Piano and Chamber Orchestra (1951) Edgard Varèse, Déserts (1950-54). L’Orchestra Nazionale della Rai è stata diretta da Lothar Koenigs e il brano di Cage interpretato da Giancarlo Cardini. Per informazioni: www.milanomusica.org/index.html
29
settembre C.G.
Teneke:
una nuova opera di Fabio Vacchi per il Teatro alla Scala
Il
compositore bolognese Fabio Vacchi (1949, nella foto)) è giunto alla sua
settima opera teatrale e Teneke, tre atti dal romanzo omonimo del turco Yaşàr
Kemal, sta riscuotendo in questi giorni un più che meritato successo di
pubblico. Coadiuvato nella realizzazione da Franco Marcoaldi che ha ridotto il
romanzo originario in libretto d’opera, Vacchi ha realizzato un lavoro che per
varietà d’intenzioni e resa musicale rappresenta una ulteriore conferma di
come la musica operistica non sia affatto in crisi ma stia godendo in questi
ultimi anni di ottima salute. La messinscena vede anche la collaborazione di due
noti artisti: Ermanno Olmi per la regia e Arnaldo Pomodoro per le scene ed i
costumi. Teneke è ambientato negli anni ’50 in un mondo contadino, quello
dell’Anatolia, dove lo sfruttamento da parte dei grandi proprietari terrieri,
con l’avvallo delle autorità dello Stato, viene costantemente perpetuato nei
confronti dei più deboli, i lavoratori dei campi.
Questi vengono costretti a lavorare le terre producendo solamente riso,
risorsa che secondo i proprietari è l’unica che può produrre ricchezza ma
che è la causa anche di epidemie di malaria. L'allestimento scenico è notevole
con un grande palco-scultura definito da un’ampia area monolitica in salita
che vuole rappresentare le grandi terre e si
riconosce bene, nella sua realizzazione, lo stile scultoreo di Pomodoro. Unico
punto carente rilevato è la rappresentazione degli allagamenti delle terre:
questi non vengono ben evidenziati dagli effetti luminosi utilizzati.
La musica risponde in modo convincente allo scorrere del testo e rivela
una varietà di scelte compositive e di rese sonore e timbriche che dimostrano
come Vacchi, con grande coerenza espressiva, riesca a fondere antico e
contemporaneo senza cadere mai nell’inutile o nell’inespressivo.
La varietà musicale trova richiami stilistici che vanno da Monteverdi a
Rossini, da Berg a Varèse, alla musica etnica sia occidentale che orientale, a
quella folcloristica con evidenti richiami
alla contestazione studentesca del ’68. Molto espressive le sequenze
"cameristiche" affidate al violino, al violoncello o alle singole voci
soliste e rilevante è l'uso di contrastanti piani sonori sovrapposti che
sottolineano i differenti ruoli sociali, il mondo dei lavoratori-contadini e la
proprietà terriera. Abbondante l’uso delle
percussioni – sbalorditivo nel finale con i teneke o tamburi di
latta– che rappresenta la rivoluzione e la volontà di cambiamento
contro il potere costituito: metafora politica di una realtà che è ancora più
preoccupante nel mondo presente. Avvincenti
la direzione di Roberto Abbado (foto) e gli splendidi Cori preparati da Bruno
Casoni. Nella terza rappresentazione ottimo il secondo cast vocale con voci
eccellenti per Bruno Taddia (nella foto) nel ruolo di Okçuoglu ed
Ernesto Panariello in Meme Ali il Curdo; bravissimi anche Anna
Chierichetti (nella foto) in Nermin, Gianluca Pisolini, Fikret Irmakli
il Kaymakam, Davide Pelissero, Resul Efendi, Gianfranco Montresor, il
Medico e Irina Iordachescu, Zeyno Kari e tutti gli altri. Grande
successo. Repliche il 29 settembre e l’1-3-4 ottobre.
28 settembre Cesare Guzzardella
Berio
e Pergolesi nella Basilica di San Marco per il MiTo
Una
Basilica di San Marco stracolma di appassionati di musica ha accolto con
entusiasmo l’Orchestra “I pomeriggi Musicali” ed il suo direttore
Antonello Manacorda. Nel concerto n°58 del MiTo SettembreMusica il
programma previsto vedeva due autori del Novecento quali Stravinsky e Berio
precedere un capolavoro assoluto del primo Settecento quale lo Stabat Mater
di Giovanni Battista Pergolesi
(1710-1736). Il neoclassico Concerto in mi bem. per piccola orchestra
“Dumbarton Oaks” ha introdotto il pomeriggio musicale: valida la
direzione, ma un’acustica con troppo riverbero non ha favorito la resa
musicale che ha invece bisogno di una timbrica secca per i numerosi contrasti
timbrici dei differenti piani sonori presenti. Tutt’altra impressione abbiamo
avuto con il secondo brano presentato, il Requies per orchestra da camera
di Luciano Berio, opera del 1984 scritta in memoria di Cathy Berberian. In
questo caso l’acustica della Basilica rilevava in modo chiaro e netto il
tessuto musicale del Requies, intensa
composizione dal carattere evocativo nella quale la “spazialità” dei
timbri, definiti da lunghe note che si alternano e sovrappongono nella lenta
descrizione melodica, sono in sinergia con l’ampio spazio di San Marco.
Esecuzione di spessore per il bravissimo Manacorda. Con lo Stabat Mater di
Pergolesi e l’interpretazione resa dalle due eccellenti voci quali quella del
soprano Antonella De Chiara (nella foto) e del contralto Romina Boscolo (foto)
abbiamo raggiunto il top. Impeccabile l’equilibrio tra gli interventi vocali
singoli e di coppia con l’Orchestra dei Pomeriggi e regia direttoriale valida
sotto ogni profilo. Grandissimo successo!
22 settembre Cesare Guzzardella
Sarah Chang e l’Orchestra di Padova e del Veneto nella Maratona Classica del MiTo
Domenica
16 per il MiTo una “Maratona Classica” ha occupato il Teatro Dal Verme il
pomeriggio e la sera con una serie di concerti di grande qualità che hanno
avuto come protagonisti solisti del calibro di Uto Ughi alle prese con il Concerto
per violino op.47 di Sibelius, Sarah Chang con il Concerto per violino
op.64 di Mendelssohn-Bartholdy e il pianista Nikolai Demidenko con il Concerto
pianistico op.18 n°2 di Rachmaninov. Tre ottime orchestre si sono
alternate: quella del Teatro Regio di Torino, quella di Padova e del Veneto e
quindi l’Orchestra della Svizzera Italiana. Noi abbiamo ascoltato
l’Orchestra di Padova e del Veneto ben diretta da Giordano Bellincampi che ha
introdotto il concerto con l’Ouverture da Le Nozze di Figaro di W.A.
Mozart. Si è presentata poi sul palco la giovane violinista statunitense, da
genitori coreani, Sarah Chang. Quello che sorprende nel modo interpretativo
della Chang, violinista di grandissimo successo internazionale, è la sua
evidente musicalità espressa con grande incisività ma anche con nitore e
leggerezza espressiva. Il noto concerto mendelssohniano, una delle pagine più
estroverse della musica romantica, è
stato da lei impeccabilmente interpretato. Interessante osservare il
coinvolgimento corporeo della violinista, specie nell’ultimo movimento, che
tende ad accompagnare con movenze sinuose le sequenze sonore. Una curiosità:
era presente in platea il violinista Uto Ughi – aveva suonato due ore prima
Sibelius- che al termine, insieme al pubblico, ha mostrato un evidente
entusiasmo per la classe della Chang. Paccato, nessun bis. Il concerto è
terminato con un'avvincente interpretazione della giovanile e fresca Sinfonia
n°3 D.200 di Franz Schubert.
Grande successo.
17 settembre Cesare Guzzardella
Vladimir
Jurowski apre la Stagione della Sinfonica Verdi
Il
concerto d’inaugurazione della Stagione dell’Orchestra Sinfonica di Milano
G. Verdi ha visto sul podio Vladimir Jurowski. Il giovane direttore moscovita
ha ottimamente interpretato musiche di autori del Novecento
particolarmente differenti per concezione musicale e modi espressivi. Le Danze
di Galánta ( 1933) di Zoltán Kodály sono un valido esempio di come la
musica colta possa sposare il folklore ed il maestro ungherese, che ha studiato
per anni la musica popolare magiara insieme al connazionale Bártok, ha reso
omaggio al suo Paese con una suite musicale di grande spessore inventivo.
L’argentino Astor Piazzolla (1921-1992) è noto soprattutto per il tango e
l’uso del bandoneón, variante della fisarmonica dal timbro incisivo e
pregnante. In realtà meno note sono le sue composizioni per orchestra e tra
queste Aconcagua, Concerto per bandoneón , orchestra d’archi
e percussioni (1979). L’abilissimo Per Arne Glorvigen (nella foto),
strumentista norvegese di bandoneón, ha interpretato Aconcagua in modo
esemplare ed in perfetta sinergia con Jurowski e la Verdi. Al termine ha
concesso due bis e nel secondo si è profuso in variazioni, quasi improvvisate,
su una Suite di J.S.Bach ben eseguita da un violoncello dell’orchestra. Nella
seconda parte del concerto sono state eseguite le rare Danze sinfoniche
op.45 (1941) di S. Rachmaninov, una fra le ultime composizioni del russo. Al
termine grande successo per la Verdi e Jurowski in una sala, nella replica di
sabato pomeriggio, purtroppo con poco pubblico. Ma in questi giorni c’è il
MiTo e l’offerta musicale è abbondante!
16 settembre Cesare Guzzardella
Nella
rassegna musicale MiTo che sta interessando le città di Milano e Torino, un
ruolo primario per qualità interpretativa spetta all’Orchestra Filarmonica di
Pietroburgo e al suo direttore stabile Yuri
Temirkanov (nella foto). Nel secondo concerto tenuto ieri al Conservatorio
milanese abbiamo ascoltato ancora musiche dei due russi Caikovskij e Stravinsky.
In programma prima
il celebre Concerto in re maggiore per violino e orchestra
op.35 nell’interpretazione solistica di Boris Belkin ( nella foto) e poi
un caposaldo del Novecento quale Le Sacre du Printemps. Non ci sono
parole sufficienti ad esaltare l’altissimo livello interpretativo raggiunto
dal grande direttore russo con la sua orchestra. Emerge dalle prime note una
chiarezza espressiva che ha per nitore timbrico, controllo dinamico e qualità
individuale e d’insieme, pochi rivali. Specie nel Sacre, dove pochi
momenti di quiete sono intervallati da ridondanti e stupefacenti frastuoni
sonori, troviamo nella chiarezza espressiva e nella qualità timbrica di
ogni solista e di ogni gruppo di strumenti gli elementi base che rendono questi
storici “Quadri” un capolavoro assoluto. Ad altissimo livello, senza
sbavature, anche l’interpretazione che ha dato Belkin del concerto op.35, con
un accelerazione inconsueta, ma particolarmente ricca di significato, del
movimento finale Allegro vivacissimo e una cadenza impeccabile nell’Allegro
moderato impeccabile. Al termine dei due brani, in una sala Verdi
stracolma e con raro entusiasmo sono stati concessi due strepitosi bis: prima
una pagina di Elgar e poi un
rapidissimo movimento dallo Schiaccianoci. Una serata doc.
13
settembre Cesare
Guzzardella
Il
grande spazio concesso dal MiTo alla musica del Secondo Novecento o
contemporanea, trova nel concerto tenuta alla Sala Puccini del Conservatorio un
ampio ed interessante esempio. Il pianista Enrico Pompili ( nella foto) ha
infatti eseguito ottimamente brani di Niccolò Castiglioni (1932-1996). Abbiamo
ascoltato otto brani -
singoli o in raccolta - composti
dal musicista in un arco di tempo che spazia dal 1958-59 con Inizio di
movimento e Cangianti al
1990-94 con He e Preludio, corale e fuga. La prima cosa che si
evidenzia ascoltando le
composizioni pianistiche di Castiglioni è
la sua conoscenza dello strumento in tutte le possibili sonorità..
Castiglioni infatti è stato raffinato pianista nonché didatta.
I modi compositivi espressi nell’intelligente esecuzione di Pompili
rimandano a certe composizioni riferibili a Bartok, a Messien e a certa scuola
tedesca con evidenti capacità d’invenzione e varietà espressive. Notevole
anche la raccolta di 10 brani denominata Come io passo l’estate(1983) -
destinata anche a pianisti non professionisti - all’interno del quale c’è
un brano, Il fantasma del castello di Presule, che prevede tassativamente
l’uso di un pianoforte verticale con la sordina di feltro abbassata.
Successo di pubblico
13 settembre Cesare Guzzardella
Il
Don Chisciotte di Nureyev alla Scala
E’
tornato alla Scala il balletto Don Chisciotte con le celebri coreografie di
Rudolf Nureyev dopo i recenti trionfi di Tokio. Ricordiamo che lo stesso Nureyev
lo interpretò alla Scala con Carla Fracci nel 1980. Il successo ottenuto
è dovuto sia all’avvincente qualità coreografica con le belle scene di
Raffaele Del Savio e i colorati costumi di Anna Anni, che ai due strepitosi
interpreti delle prime rappresentazioni: Svetlana Zakharova ( foto di M.
Brescia), Kitri e Denis Matvienko, il barbiere Basilio. I due
grandi ballerini russi hanno sicuramente primeggiato danzando splendidamente le
belle e varie musiche di Ludwig Minkus ottimamente
dirette da Paul Connelly. Sottoliniamo l’importanza delle scelte musicali
operate dal viennese Minkus, importante musicista e collaboratore del celebre
coreografo Petipa, primo ideatore del Don Chisciotte. Nella sua musica si sente
Vienna, la Spagna, l’Italia e la Russia in un intreccio di melodie che ben si
adattano alla varietà coreografica presente. Eccellente tutto il corpo di ballo
con Antonino Sutera in prima linea nella parte dello zingaro. Bravissimo,
con una mimica quasi surreale, Nedo Zingoni nel ruolo del cavaliere
errante. Nelle ultime repliche cambiano i protagonisti: l’11 settembre
ancora la Zakharova e Matvienko, il
12 Sabina Brazzo e Leonid Sarafanov,
il 13 Marta Romagna e Mick Zeni, il 14 ancora la Brazzo e Sarafanov e
nell'ultima replica del 15 ancora la Romagna e Zeni. Grande successo per uno
spettacolo da non perdere.
11
settembre Cesare
Guzzardella
La
London Sinfonietta e le musica coreana per il MiTo
Il
MITO SettembreMusica
ha portato alla ribalta un musicista da noi in Italia poco conosciuto ma
particolarmente rilevante per spessore compositivo: Isang Yun (nella foto). Nato
nel 1917,Yun rappresenta un punto d’incontro tra la musica occidentale e
quella orientale. Si nota chiaramente, ascoltando i brani eseguiti al Teatro Dal
Verme dall’eccellente ensemble " London Sinfonietta ", formazione
specializzata nel repertorio del ‘900 e contemporaneo, che
l’influenza occidentale ( soprattutto l’espressionismo tedesco) è
determinante nel modo di comporre di Yun. Infatti dopo i primi studi compiuti
nel suo paese d’origine ed in Giappone, studiò a Parigi e soprattutto a
Berlino, dove peraltro morì nel 1995. Al Dal Verme, con la direzione di un
ottimo direttore quale Baldur Brönnimann,
abbiamo ascoltato quattro brani che ripercorrono un vasto periodo compositivo
del Maestro coreano: dal 1962, l’anno in cui scrisse Loyang, per
complesso da camera, al 1988, la data di pubblicazione di Distanzen, per
quartetto di fiati ed archi. Il concerto è iniziato splendidamente con Teile
dich Nacht. Drei Gedichte von Nelly Sachs ( su testi della poetessa Nelly
Sachs) per soprano e complesso da camera (1980). Qui la voce dell’ottimo
soprano coreano Yeree Suh (nella foto), giovane interprete dal timbro morbido,
delicato e con una sorprendente intonazione in perfetta sincronia con la London
Sinfonietta, è stata determinante nel caratterizzare tutta l’espressività e
l’incisività musicale di Yun. Momenti particolarmente vocali si alternano ad
altri in cui l’elemento di recitato ha il sopravvento. A seguire il sopra
citato Loyang(1962), dove è ancor più evidente l’influsso della
scuola tedesca. In Distanzen (1988) il complesso cameristico è stato
diviso in due sezioni, sul palco tre archi - viola, violoncello e contrabbasso -
in alto, nel centro della sala, i fiati e i violini. L’effetto stereo
ottenuto dagli ascoltatori posti tra le due formazioni ha messo in risalto la
struttura del brano definito da un alternanza di entrate sonore più incisive,
quelle degli archi più gravi, e quindi da timbri più morbidi e attenuati,
quelli dei fiati. Un’atmosfera più esotica caratterizza questa composizione
che ha nella contemplazione delle sonorità una sua peculiarità.
Il concerto è terminato con il brano del 1976 Pièce concertante,
per complesso da camera. La presenza del pianoforte e di rilevanti elementi
percussivi, completano l’ensemble costituita da un certo numero di fiati e di
archi. La composizione, particolarmente complessa, ha una
varietà timbrica che nel rapporto di alternanza tra gli strumenti
ricorda il Settecento musicale. Al termine grandi applausi per tutti. Ricordiamo
che due giorni prima, sempre al Dal Verme sono
stati eseguiti dalla medesima formazione – direttore compreso- brani di una
giovane compositrice coreana: Unsuk Chin (nella foto). L’artista era presente
in sala e al termine è stata molto
applaudita. Sono stati eseguiti tre brani, alcuni molto recenti e tra questi
ricordiamo almeno il semiserio Cantatrix sopranica (2005), dove tre
eccellenti voci quali la già citata soprano Yeree Suh, il soprano Claire Debono
e l’eccellente controtenore Adrew Watts hanno dato ottima prova di abilità
vocale in una composizione di rilevante fattura costruita sul gioco delle voci e
dei timbri. Grandissimo successo.
9 settembre 2007 Cesare Guzzardella
La scomparsa di Luciano Pavarotti
Il tenore Luciano Pavarotti è morto questa mattina all'età di 71 anni nella sua casa di Modena, la città dove era nato il 12 ottobre 1935. Nel luglio 2006 era stato operato d’urgenza in un ospedale di New York per l’asportazione di un tumore maligno al pancreas. "Big Luciano" , con quarantacinque anni di carriera internazionale, lascia tutto il mondo della lirica in lutto. Dopo i debutti dei primi anni ’60, acquisì immediatamente fama internazionale per le sue qualità vocali. Il suo inequivocabile timbro nitido, dolce e possente lo portò da subito tra i grandissimi della lirica. Riportiamo le parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: "Luciano Pavarotti ha saputo farsi ambasciatore fra i più amati della tradizione musicale del nostro Paese, trasmettendo alle più vaste e popolari platee non solo la voce ineguagliata del nostro patrimonio musicale ma l'immagine del nostro temperamento e calore umano". Il celebre tenore con la sua inimitabile arte vocale è entrato nella storia.
6 settembre C.G.
Martedì 4 settembre inaugura a Milano la prima edizione di “MITO SettembreMusica”, il nuovo Festival Internazionale della Musica che, dal 3 al 27 settembre, unisce Milano e Torino in un fitto calendario di concerti ed eventi. Solo a Milano sono previsti 101 appuntamenti, tra concerti di musica classica, jazz, rock, pop ed etnica, incontri, maratone musicali, rassegne dedicate e proiezioni di film, di cui 61 gratuiti e 40 a pagamento, a prezzi popolari. Per quanto riguarda la musica sinfonica, dopo l’inaugurazione con la Israel Philharmonic Orchestra guidata da Zubin Mehta, al Teatro alla Scala, ogni giorno saranno proposti appuntamenti con grandi orchestre e solisti di fama internazionale, tra cui il 7 settembre Martha Argerich con la Philharmonia Orchestra, il17 la Bayerisches Staatsorchester e Kent Nagano, l’11 e 12 l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo diretta da Yuri Temirkanov, il 18 l’Orchestra Filarmonica di Praga sotto la guida di George Pehlivanian e il 5 l’Orchestra del Settecento diretta dal suo fondatore Frans Brüggen. Tra gli appuntamenti più suggestivi quello del 9 con la Filarmonica della Scala diretta Daniele Gatti, che eseguirà, per la prima volta al Palasharp, le Sinfonie nn. 3 e 5 di Beethoven. Da citare inoltre la presenza di Salvatore Accardo, il 13 settembre, nella doppia veste di solista e direttore del Orchestra da camera italiana. Tra i solisti del Festival anche Uto Ughi, Sarah Chang, Boris Belkin, Nicolai Demidenko e Maxim Vengerov. In collaborazione con le Serate Musicali - Milano verrà realizzato uno degli appuntamenti più interessanti della musica contemporanea da camera, il concerto del pianista Enrico Pompili che propone l’integrale delle composizioni per pianoforte di Niccolò Castiglioni. Per la musica da camera vanno segnalati due concerti interamente dedicati a Čajkovskij: quello del 13 settembre con il Trio Čajkovskij e l’Atrium String Quartet e il recital del pianista Boris Petrushansky dell’11 settembre. Di grande interesse anche il concerto del Quartetto di Cremona, il 25 settembre, con un programma tutto beethoveniano, accanto a concerti con giovani talenti come Saskia Giorgini (8/9) e Severin von Eckardtstein (7/9). Grande attenzione anche alla musica antica e sacra: da Josquin Deprez a Monteverdi, da Vivaldi a Bach, il Festival propone una grande varietà di appuntamenti, che coinvolgono non solo le sale da concerto ma anche le chiese più belle di Milano, valorizzando in modo particolare il legame tra la musica e il contesto storico in cui è inserita. Tra le presenze più significative il 24 settembre la Bachakademie con Helmuth Rilling, il 25 Jordi Savall con l’Orfeo di Monteverdi, il 18 il concerto del Clemencic Consort con l’introduzione di Vittorio Sgarbi, il 26 Il complesso barocco diretto da Alan Curtis con l’esecuzione in forma di concerto dell’opera Alcina di Händel e, il 27, per la Grande Festa di Chiusura al Parco del Castello Sforzesco, un concerto con fuochi d’artificio barocchi del King’s Consort. Il programma completo del Festival può essere consultato sul sito www.mitosettembremusica.it I biglietti sono in vendita presso la biglietteria MITO all’Urban Center, sul sito del Festival www.mitosettembremusica.it e presso le sedi dei concerti un’ora prima dell’orario d’inizio. I biglietti per i concerti a ingresso gratuito possono essere ritirati un’ora prima dell’inizio del concerti presso la rispettiva sede. Per informazioni:t el. 02.36508343
la redazione
Tornano
i balletti al Teatro alla Scala
Dopo
le tournée estive, tutte all’insegna di Rudolf Nureyev (Don Chisciotte a
Tokyo e La Bella a Londra), riprenderanno a settembre le rappresentazioni al
Teatro alla Scala, proprio con Don Chisciotte, (foto di M.Brescia)che vedrà in
scena, accanto ai primi ballerini scaligeri Marta Romagna e Mick Zeni, il
debutto di Svetlana Zakharova e Denis Matvienko, applauditi insieme a
maggio in La Bella addormentata; mai visti alla Scala in
Don Chisciotte se non nel
Gran Pas de deux, all’interno del Gala des Étoiles. Per altre recite tornerà
in scena Leonid Sarafanov, già applaudito nel corso della tournée a Tokyo,
dove ha debuttato al fianco di Mizuka Ueno e che ora presenta alla Scala la sua
interpretazione del personaggio di Basilio, accanto alla prima ballerina Sabrina
Brazzo. Brillantezza,
smalto, scintillìo tecnico sono infatti le peculiarità del Don Chisciotte di
Nureyev, che segue la storia d’amore della giovane Kitri e del barbiere
Basilio nel suo incrociarsi con le avventure cavalleresche di Don Chisciotte e
del fido scudiero Sancho Panza. Nureyev
ha cercato di riportare i personaggi principali del balletto alle maschere della
commedia dell'arte; ed ecco allora che Don Chisciotte somiglia a Pantalone,
Kitri a Colombina, Basilio a Pierrot. Verve ma anche superba tecnica
nell’affrontare le variazioni dei due protagonisti, fino al
gran pas de deux finale che celebra il trionfo dell’amore fra Kitri e
Basilio: una vera palestra, un termine di paragone per la bravura di ogni étoile.
La seconda novità della Stagione in corso (dopo La Dame aux camélias) sarà in
scena tra ottobre e novembre e porterà la firma di Angelin Preljocaj(foto di
M.Brescia): dopo aver interpretato nelle passate stagioni i due brevi ma
assolutamente intensi lavori Annonciation e La Stravaganza, ora il Balletto
della Scala per la prima volta
presenterà Le Parc, spettacolo a serata intera creato per l’Opéra di Parigi
nel 1994 e mai interpretato prima d’ora da una compagnia italiana. Salutato
alla sua nascita parigina come una produzione splendida e strutturalmente
perfetta, per aver saputo valorizzare la tecnica di una compagnia classica,
sviluppandone la drammaticità interpretativa e dall’altra parte
modernizzandone lo stile, “Le Parc” traccia il cammino dei giochi amorosi,
dove due cuori si cercano, si
desiderano, si rifiutano o liberano la passionalità più profonda, scanditi
dalle partiture di Mozart (i tre grandi passi a due su tre splendidi andanti dai
concerti per piano e orchestra n. 14, 15 e 23) in cui si integrano perfettamente
le creazioni sonore di Goran Vejvoda. Moderni Cupido in occhiali scuri, i
quattro giardinieri di un giardino per nulla oleografico accompagnano e fanno da
contraltare meccanico e geometrico alla passionalità degli altri quadri, alla
ricerca di ciò che resta dell’ars amatoria, che Preljocaj ha cercato nella
letteratura francese del 17° e 18° secolo,
dal pudore di “la princesse de Cléves” di Mme de la Fayette,
all’audacia calcolatrice di “Liaisons dangereuses “di Choderlos de Laclos,
alla “Carte du tendre” di M.elle de Scudéry. In scena per alcune recite, la
étoile scaligera Massimo Murru e Aurélie Dupont, étoile dell’Opera di
Parigi, per la prima volta insieme alla Scala.
Vladimir Jurowski, Salvatore Accardo e la Verdi al Teatro alla Scala
Anche
quest’anno nuovo appuntamento della Verdi al Teatro alla Scala: domenica 9
settembre alle ore 20.00
la redazione
Finalmente
il successo per La Traviata alla Scala
E’
tornata alla Scala La traviata, l’opera verdiana più rappresentata sui
palcoscenici mondiali. La consolidata messinscena con la regia di Liliana
Cavani, ripresa da Marina Bianchi, e le tradizionali ma splendide scene di Dante
Ferretti, unitamente ai costumi di Gabriella Pescucci e le coreografie di
Micha Van Hoecke, sono per l’ottava volta, la prima nel 1990, tornati nel
teatro del Piermarini (nel 2002 agli Arcimboldi). Il marcato dissenso alla prima
rappresentazione per il direttore americano Lorin Maazel e, in parte, per la
protagonista Angela Gheorghiu (Violetta) è, nella terza
rappresentazione, - seconda per la Gheorgheu (nelle foto di M.Brescia)– cosa
da dimenticare. E’ vero, questa Traviata
è all’insegna della tradizione e non emergono novità dal punto di
vista interpretativo, registico e scenografico, ma il bisogno di riempire il
teatro (molti gli spettatori giapponesi, tedeschi, inglesi, francesi)
nelle numerose repliche in
programma, ben dodici, è in luglio per il Teatro alla Scala una necessità e
solo il “tradizionale di qualità” può assolvere a questo compito.
Questa volta Maazel è riuscito a mettersi in ottima sintonia con il cast vocale
dando spazio alle voci e dimostrando ai “loggionisti” che quando
i tempi di preparazione sono brevi e affrettati bisogna saper attendere. Questi
avranno da ridire, non a torto, che non si fa una “prima” senza un adeguato
numero di prove e andando quindi allo sbaraglio, ma… tutto è bene quel che
ben finisce. Nella seconda serata della Gheorghiu, al termine la cantante più
applaudita e acclamata, sono emerse le sue migliori qualità interpretative e
sceniche, con i suoi ottimi legati
e la sua perfetta intonazione anche
se, in alcuni frangenti, deve migliorare una timbrica con vocali troppo aperte.
Ottime e incisive le voci di Ramón
Vargas, Alfredo Germont e Roberto Frontali, Germont padre, bene le
altre. Applausi per tutti, pienamente meritati anche per Maazel. Successo di
pubblico e nessun dissenso. Prossime repliche il 9-11-12-14-16-17-19-20-21
luglio.
9 luglio Cesare Guzzardella
Candide
di Leonard Bernstein alla Scala
Dopo il successo ottenuto lo scorso anno al Théatre du Châtelet di Parigi, è arrivato al Teatro alla Scala Candide, forma di teatro musicale che riassume in sé elementi legati all’operetta, al musical, al melodramma, al cabaret, alla parodia ecc, e che ha in Leonard Bernstein il più illustre rappresentante. Composto nel 1956 e tratto dal celebre romanzo satirico di Voltaire del 1759 Candide o l’Ottimismo, è un alto esempio di teatro musicale nel quale, con modalità realizzative ironiche e di apparente leggerezza, si celano idee filosofiche e politiche di spessore. La filosofia ottimistica di Leibniz- Dio ha creato il migliore dei mondi possibili- ripresa da Voltaire – Tutto va per il meglio – è stata riletta e riassunta dalla scrittrice Lillian Hellman che rielaborò ed adattò il testo di Voltaire alle musiche di Bernstein. Il compositore soprattutto in alcune arie e in tutti i quartetti e i quintetti vocali presenta un livello di altissimo valore espressivo. Tutta la “filosofia” del lavoro teatrale, dal paradossale ottimismo iniziale al più sano realismo finale riassunto nella ripetuta frase "dobbiamo cercare di coltivare il nostro giardino", viene splendidamente presentata in scena da Lambert Wilson (le foto sono di M. Brescia - Teatro alla Scala), straordinario attore e cantante impegnato in ben tre differenti ruoli: Voltaire, Pangloss e Martin. Candide è ottimamente interpretato da William Burden e Cunegonde dall’eccellente Anna Christy, soprano dal timbro leggero che assolve il suo difficile ruolo interpretativo ricco di sorprendenti sovracuti, picchettati e volatine, in modo impeccabile sotto ogni profilo. Bravissimi tutti i cantanti del nutrito cast vocale: Kim Criswell, The old Lady, Jeni Bern, Paquette, David Adam Moore, Maximillian e gli altri. Un plauso alla sicura e dettagliata direzione musicale di John Axelrod e soprattutto all’efficace regia di Robert Carsen e alle originali scene di Michael Levine. Grandi apprezzamenti dal pubblico. Prossime repliche il 26- 28 giugno e il 4-6-10-13-18 luglio.
23 giugno Cesare Guzzardella
La Conversione di Sant'Agostino di Hasse a San Simpliciano
Lunedì
25 giugno, ore 21 si terrà il concerto
di chiusura del 61°ciclo nella Basilica di San
Simpliciano.
In
collaborazione con l’Associazione
Il Canto d’Orfeo, direttore
Gianluca
Capuano, verrà
eseguita di J. A. Hasse - La conversione
di Sant’Agostino. Per la chiusura del ciclo è stata scelta una
cosa nello stesso tempo grande e nuova. L’oratorio La
conversione di Sant’Agostino di Johann Adolf Hasse è infatti uno dei più
importanti lavori di questo autore, tedesco di nascita e italiano di arte e
davvero europeo di vita e cultura. Penultimo di una serie di dieci, composto nel
1750 per Dresda, l’oratorio è
un perfetto esempio di quella fusione fra musica e poesia, fra melodia italiana
e costruzione tedesca che diede a Hasse la fama di maggiore autore del suo
tempo. Una curiosità: Riccardo Muti eseguirà al prossimo Festival di
Pentecoste di Salisburgo (2008) un altro oratorio di Hasse, nato otto anni prima
nelle medesime circostanze, I Pellegrini al Sepolcro di Nostro Signore.
Per informazioni Società del
quartetto 02 76005500
22 giugno la redazione
Presentata
la Stagione di concerti 2007-2008 del “Quartetto”
Al
Museo Poldi Pezzoli il 20 giugno è stata presentata la stagione di concerti
2007-08 del Quartetto, la 143ma della sua lunga storia. La stagione
prossima si snoda in 23 concerti, nella tradizionale serata settimanale del
martedì alle ore 20.30, dal 16 ottobre 2007 al 20 maggio 2008. Si contano due
appuntamenti in più rispetto alla passata stagione ai quali si aggiungerà un
prolungamento festoso alla fine della programmazione istituzionale: giovedì 22
maggio 2008 sarà offerto a tutti gli abbonati un concerto di canzoni del
Novecento italiano, protagonisti due beniamini del pubblico milanese, Antonio
Ballista e l’Orchestra I Pomeriggi Musicali. In tutto sono dunque 24
appuntamenti che prevedono la presenza di: 6 pianisti (Dmitri Alexeev, Alfred
Brendel, Richard Goode, Leif Ove Andsnes, András Schiff, Murray Perahia), 2
violinisti (Renaud Capuçon,
Julian Rachlin), 1 violista (Kim Kashkashian), 4 quartetti d’archi (Belcea,
Alban Berg, Rosamunde, Cremona), 5 formazioni da camera
(Lucchesini-Brunello-Rizzi-Widmann-Allegrini, Janine Jansen-Max Rysanov-Torleif
Thedeen, Klezmerata Fiorentina, London Baroque, Ensemble Nuovo Contrappunto), 2
soliste di canto (Roberta Invernizzi con La Risonanza, Gemma Bertagnolli), 2
orchestre (Amsterdam Baroque Orchestra, Pomeriggi Musicali), 2 complessi
sinfonico corali (Academy of Ancient Music, Orchestre des Champs-Élysées,
Pomeriggi Musicali). Integrato
nella stagione è il ciclo delle Settimane Bach, che comprende 6 concerti (ABO
con Koopman, London Baroque, La Risonanza con Fabio Bonizzoni, Academy of
Ancient Music con Richard
Egarr, Trio
Jansen-Rysanov-Thedeen, András Schiff). Debuttano al Quartetto: Dmitri
Alexeev,
Trio Jansen, Rosamunde Quartett, Capuçon-Angelich, Nuovo Contrappunto,
Quartetto di Cremona, Julian Rachlin, Klezmerata fiorentina. Quartetto
per Milano Via Durini, 24 Tel. 02 76005500
21 giugno la redazione
Il
Balletto della Scala conquista Tokyo con Don
Chisciotte
Oltre
dieci minuti di applausi al debutto, e anche più in alcune repliche nel Teatro
Bunka Kaikan gremito
nei suoi 2300 posti, hanno salutato con eccezionale entusiasmo il Balletto della
Scala, in Don
Chisciotte, il balletto di Rudolf
Nureyev scelto per la sesta presenza in Giappone
del Teatro alla Scala e
terza per il balletto (la precedente risale al 2000). Per l’occasione un cast
d’eccezione si è affiancato agli artisti scaligeri, un firmamento di stelle (
foto del Teatro alla Scala) del calibro di Tamara Rojo, José Manuel Carreño,
Mizuka Ueno, Leonid Sarafanov. La tournée si
è svolta all’insegna dell’emozione: altissima partecipazione del pubblico
- oltre undicimila persone hanno assistito ai cinque
spettacoli dal 7 al 10
giugno - e applausi a scena
aperta per tutti gli artisti della
compagnia, a partire dagli ospiti Tamara
Rojo , principal del Royal Ballet e José Manuel Carreno, star dell’American
Ballet, che hanno aperto le rappresentazioni, a Mizuka Ueno, artista di
punta del Tokyo Ballet, e Leonid Sarafanov, principal del Kirov, insieme per la
prima volta nei ruoli principali
di Kitri e Basilio, e al cast
scaligero dei primi ballerini
Marta Romagna e Mick Zeni. All’uscita,
lunghe file composte e pazienti di fan a caccia di autografi hanno ogni sera
atteso gli artisti. A settembre, per sette recite, dal 7 al 15, Don
Chisciotte tornerà in scena al Piermarini:
accanto ai primi ballerini scaligeri, Svetlana Zakharova e Denis
Matvienko, applauditi a maggio in La
Bella addormentata, torneranno insieme e ancora faranno coppia come già nel
solo Gran Pas de deux all’interno del Gala des Étoiles. Per altre recite
tornerà alla Scala José Manuel Carreño, già
applaudito nelle precedenti rappresentazioni al Teatro degli Arcimboldi e
reduce dalle ovazioni nel corso della tournée a Tokyo.
18 giugno la redazione
“Yale
a Milano”, una rassegna musicale
all’Auditorium di l.go Mahler
Anche
quest’anno e per il quarto anno consecutivo, l’Orchestra Sinfonica di Milano
Giuseppe Verdi ospita la rassegna dei concerti estivi che vede protagonisti i
giovani cantanti della School of Music della Yale University. Nel corso della
rassegna, organizzata con il patrocinio del Consolato Generale degli Stati Uniti
a Milano, saranno presentate in 4 serate, dal 21 giugno al 9 luglio
all’Auditorium di Milano, 4 proposte: si parte da rarità come Mosca,
quartiere Čerëmuški di Dmitrij Šostakovič, in prima
esecuzione italiana, a Orphée aux enfers
di Jacques Offenbach, nella sua prima presentazione in Italia
nell’orchestrazione da camera; seguirà La
vedova allegra di Franz Lehár, la più famosa operetta dei primi del
‘900; infine, La Rondine di Giacomo
Puccini, commedia lirica in tre atti. Direttori d’orchestra saranno: Oleg
Caetani (nella foto), Giuseppe Grazioli e Keiko Mitshuashi. Per
informazioni rivolgersi all’ Auditorium t. 02.83389.401/2/3. Posto unico 15,00
euro (ridotto 10,00 euro).
18 giugno la redazione
A Palazzo Marino presentato Il "MITO SettembreMusica"
E’ stato presentato il Mito, prima edizione della rassegna musicale settembrina che unisce la storica manifestazione di settembre di Torino con la città di Milano. Alla presenza del Sindaco di Milano Letizia Moratti, del Sindaco di Torino Sergio Chiamparino, degli Assessori alla Cultura per Torino e Milano, Fiorenzo Alfieri e Vittorio Sgarbi, del Presidente del Festival Francesco Micheli e del Direttore Artistico Enzo Restagno, sono state illustrate le modalità della manifestazione che mettono insieme le due città con una iniziativa unica per quantità e qualità dell’offerta musicale. Il Festival “MiTo SettembreMusica” pone gli eventi musicali, quasi duecento, in un ottica di distribuzione territoriale che unisce le più importanti istituzioni musicali torinesi e milanesi in modo sinergico. Musiche classica, contemporanea, jazz, ecc. verranno eseguite in differenti luoghi musicali: nei maggiori teatri o nelle sale da concerto, nelle chiese, nelle piazze e nei circoli. Molti concerti, la maggior parte, saranno ad ingresso libero. Tra i numerosi protagonisti del grande evento settembrino ricordiamo solo alcuni nomi da un elenco vastissimo: Metha, Bruggen, Argerich, Chailly, Ughi, Accardo, Temirkanov, Sarah Chang, Daniele Gatti,ecc. Per la programmazione: www.comune.torino.it/settembremusica/
15 giugno la redazione
Piotr
Anderszewski per le Serate Musicali
Si è
conclusa la stagione ufficiale delle Serate Musicali in Conservatorio con
il giovane e talentuoso pianista polacco-ungherese Piotr Anderszewski. In
programma due importanti capolavori pianistici dell’’800: di Robert Schumann
la Grande Humoresque in si bem. magg.op. 20 e di L.v. Beethoven, le 33
variazioni in do magg. su un Valzer di Diabelli op. 120. Anderszewski ha
affrontato le due composizioni con sicurezza e qualità interpretativa di
spessore. Le Diabelli Variazioni, opera tarda di Beethoven, impongono per le
difficoltà tecniche presenti ma soprattutto per la straordinaria profondità di
pensiero musicale, un equilibrio interpretativo non indifferente ed il pianista
ha mostrato una capacità di penetrazione ineccepibile passando da una
variazione all’altra senza alcun
cedimento e mantenendo un costante ed alto
livello musicale. L’approccio pianistico è definito sempre da un suono
chiaro e luminoso. In Beethoven privilegia una timbrica asciutta, con pause e
ritmi ben accentuati. I tempi lenti sono molto
meditati ed interiorizzati e portano la già lunga composizione ad
oltre 59 minuti di durata complessiva. Ottima anche la Grande
Humoresque schumaniana. Anderszewski si è rivelato ancora una volta uno dei
massimi pianisti della sua generazione. Grande successo di pubblico e al termine
un bis beethoveniano. Da ricordare.
12 giugno Cesare Guzzardella
“Una
Lady Macbeth del distretto di Mcensk” di Šostakovič
alla Scala
Pienamente
meritato il successo ottenuto al Teatro alla Scala
per Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk, opera di
Dmitrij Šostakovič tratta dall’omonima novella di Nikolaj Leskov
su libretto dello stesso compositore russo e di Alexandr
Prejs. Oltre tre ore di intensa musica e di grande teatro per
sottolineare la forza drammaticamente espressiva di un lavoro che si può
considerare tra i migliori del Novecento e che è tra quelli più belli visti in
quest’anno scaligero. Seconda e ultima opera completa di Šostakovič,
venne portata a termine nel 1932 quando l’autore aveva solo ventisei anni e
quindi rappresentata nel 1934 sia a Mosca che a Leningrado con prime recensioni
entusiastiche. L’immediato successo portò
ad un numero spropositato di repliche, circa 180 nelle sole due città, e
programmazioni anche in città
europee, negli Stati Uniti e in sud America.
Ma quando Stalin vide il lavoro nel dicembre del 1935, lo giudicò
inopportuno per il popolo russo ed allora per oltre un quarto di secolo, fino al
1963, venne tolto da ogni teatro. Incredibile l’articolo del gennaio del 1936
comparso sulla Pravda che
stroncò in modo perentorio l’opera,soprattutto dal punto di vista musicale,
giudicandola “un torrente di suoni volutamente caotici e privi di armonia”.
In realtà nella musica, c’è già tutto il ricco linguaggio di Šostakovič.
Dal punto di vista strumentale troviamo decise
anticipazioni delle migliori opere sinfoniche dell’autore. Unitamente
all’alta qualità musicale presente nel capolavoro del grande russo, bisogna
evidenziare le sue immense capacità di trattare
il testo, sottolineando musicalmente ogni inflessione verbale e ogni carattere
dei personaggi. Grande lezione quindi non solo di musica ma anche di teatro che
nella fattispecie della messinscena scaligera è stata dispensata da un
eccellente cast vocale, da un’avvincente direzione, quella di Kazushi Ono, da
una regia teatrale rilevante,
quella di Richard Jones, dalle semplici, realistiche e appropriate scene di John
MacFarlane unitamente ai costumi di Nicki Gillibrand. Ma tornando alle voci:
tutti bravi, ma ancor più bravi la protagonista Evelyn Herlitzius ( foto del
Teatro alla Scala), Katerina, e Anatolij Kotscherga, Boris, il
mercante, ma anche Christopher Ventris, Sergej, il servo. Tutti con
eccellenti qualità recitative. Impeccabile, come sempre, il Coro del Maestro
Bruno Casoni. Assolutamente da sentire e soprattutto vedere. Prossime repliche
il 9-11-13-15-19-21 giugno.
7 giugno Cesare Guzzardella
Prêtre
e la Filarmonica della Scala in piazza Duomo per la Festa della Repubblica
“Tu
sarai sempre felice alla Scala” disse Maria Callas a Georges Prêtre che stava
per debuttare nella Sala del Piermarini: da allora sono passati 41 anni ed il
maestro francese è diventato di casa a Milano dirigendo numerose opere e
tornando spesso sul podio della Filarmonica… ( dal programma del concerto).
Infatti l’ottantaduenne direttore francese è tornato nuovamente sul podio
della Filarmonica scaligera, questa volta in Piazza Duomo, per commemorare la
Festa della Repubblica. Davanti un
pubblico non numeroso probabilmente
a causa del tempo, circa un migliaio di spettatori complessivi
che una fitta pioggia ha costretto sotto l’ombrello nella parte finale
del programma, Prêtre ha introdotto la serata con l’Inno Nazionale Fratelli
d’Italia di Mameli-Novaro per poi interpretare ottimamente celebri Ouverture
e Intermezzi operistici: dalla Carmen di Bizet, alla Cavalleria
Rusticana di Mascagni, dall’Italiana in Algeri di Rossini alla Manon
Lescaut di Puccini e la Forza del destino di Verdi. La parte finale
del programma ha visto la Filarmonica impegnata in due brani sinfonici molto
cari a Prêtre e splendidamente interpretati dall’Orchestra: An American in
Paris di G.Gershwin e il Boléro di M. Ravel. Buona l’acustica se
pure nello spazio aperto ma peccato i numerosi disturbi esterni: un elicottero
passato sulla piazza durante
l’Intermezzo di Mascagni, i fischi dei tram sui vicini binari in curva e per
ultimo il frastuono dei tifosi che seguivano la partita dell’Italia nelle
vicinanze e che hanno costretto il Maestro a interrompere per poi riprendere il
celebre Bolero.
3 giugno Cesare Guzzardella
IL
BALLETTO DELLA SCALA IN PARTENZA
PER TOKYO
Sotto
il segno di Nureyev proseguono gli impegni internazionali del Corpo di Ballo del
Teatro alla Scala: con Don Chisciotte ( foto di M.Brescia) il
Balletto della Scala tornerà in Giappone per cinque recite a Tokyo, dal 7 al 10
giugno, all’interno delle manifestazioni culturali della “Primavera Italiana
in Giappone”. Per l’occasione
la compagnia scaligera sarà attorniata da un firmamento di stelle
internazionali del calibro di
1
giugno dalla redazione
José Enrique Bagaría Villazán al Teatro dal Verme
Lunedì
4 giugno 2007 al Teatro Dal Verme
alle ore 20
31
maggio dalla redazione
Presentata
la Stagione 2007-2008 del Teatro alla Scala
Si aprirà con il wagneriano Tristan und Isolde la nuova stagione scaligera il prossimo 7 dicembre con la direzione di Daniel Barenboim e la regia di Patrice Chéreau. Ma il cartellone presentato dal sovrintendente Stéphane Lissner alla presenza del Sindaco Letizia Moratti, presidente del consiglio di amministrazione e del Vice Presidente del C.d.A. Bruno Ermolli, si annuncia particolarmente ricco e interessante, con un numero potenziato di rappresentazioni. Bene sta andando quest’anno e ancora meglio andrà il prossimo anno con un pubblico sempre in aumento e una programmazione che si presenta migliore e maggiormente innovativa - dieci sono le nuove produzioni- rispetto a quella attuale. Direttori come Barenboim, Gatti, Chailly, Ono, Maazel, Harding, Oren, Dudamel, Fisch, Fourmillier, Marin Alsop (primo direttore donna presente) ecc e registi del massimo calibro come Pizzi, Flimm, Vick, Stein, Zeffirelli, Tscherniakov, Strehler, ecc. si alterneranno per mettere in scena capolavori più o meno frequenti come Maria Stuarda, Cyrano de Bergerac, il Trittico pucciniano, Machbet, 1984, Il prigioniero, Andrea Chénier, Il giocatore, la Bohème, Le nozze di Figaro, Die lustige Witwe, Didone, La vedova allegra ecc. e non dimentichiamo la fitta stagione sinfonica, di canto ed i concerti, tra i cui protagonisti, lo stesso Barenboim, direttore privilegiato, eseguirà il ciclo sonatistico di Beethoven. Il numero di rappresentazioni in programma arriverà a circa 260. Lissner ha tenuto a sottolineare che anche se gli incassi quest’anno sono andati bene e le risorse dei privati anche ( il bilancio ha un attivo di 1.500.000 euro e Banca Intesa-San Paolo sarà ancora il più importante sponsor), è necessario un maggior impegno da parte dello Stato, con incrementi di fondi pubblici, per essere all’altezza dei migliori teatri europei. Per la Stagione 2007-2008: www.teatroallascala.org/public/LaScala/IT/stagioni/index.html
31 maggio C.G.
Alla
Scala Daniel Barenboim in un omaggio all’Italia
Grande
successo al Teatro alla Scala per il recital di Daniel Barenboim, direttore
d’orchestra argentino che abbiamo ascoltato ieri nel ruolo altrettanto
valido di pianista. Impaginando un programma particolarmente impegnativo nel
quale ha interpretato Franz Liszt,
Barenboim ha dedicato il concerto all’Italia, con composizioni legate alla
nostra nazione come la seconda serie di brani denominati "Italie"
da Années de pèlerinage, quindi dai brani Légendes, St.Francescod’Assisi.
La predication aux oiseaux, per terminare, nella seconda parte della serata,
con alcune tre le più note Parafrasi su opere di G.Verdi: dall’Aida al
Trovatore e il Rigoletto. Barenboim ha dato prova di grande talento
interpretativo affrontando gli spartiti in
modo particolarmente “direttoriale”. Le sonorità espresse, soprattutto nei
brani interamente lisztiani, e in particolar modo in Années de pèlerinage con Après
une lecture de Dante “Fantasia quasi Sonata”, ci rivelano una cifra
stilistica legata ad una lettura in cui i complessi e armonici piani
sonori delle trascendentali composizioni si intersecano in modo esemplare, con
effetti di colore e volumi tonanti molto “orchestrali”. Barenboim privilegia
la visione d’insieme del divenire sonoro, con un uso frequente del pedale di
risonanza, piuttosto che il singolo
particolare. Il carattere interpretativo è legato a tempi meno rapidi del
consueto e a contrasti dinamici molto accentuati tra le parti che rendono l'idea
musicale particolarmente plastica e d’intenso spessore interpretativo. Si
intravede dalla postura di fronte al pianoforte e dall’espressione del viso
– il sudore gronda in continuo dal volto – come tutto il corpo partecipi
all’evento musicale per ottenere, dopo intensa fatica, un grande
risultato artistico. Grande è stato il successo tributato dal pubblico
che riempiva completamente il teatro del Piermarini. Con l'esecuzione delle
parafrasi verdiane, dopo l'intervallo, la tensione iniziale si è alleggerita
specie con l'esecuzione dell'ultimo brano e con quella meravigliosa e più
melodica “Bella figlia dell’amore” dal Rigoletto. Programma intenso,
nessun bis ma un concerto
splendido.
29 maggio Cesare Guzzardella
La
Bella addormentata
nel bosco alla Scala
E’
tornato al Teatro alla Scala il
balletto La Bella addormentata nel
bosco con la coreografia e la
regia di Rudolf Nureyev e le scene e i costumi di Franca Squarciapino. La
coreografia originaria di Marius Petipa nella rielaborazione di Nureyev
venne rappresentata nel teatro milanese per la prima volta nel 1966. Musicato da
Čajkovskij, il balletto appartiene alla produzione degli anni ’60 del
celebre ballerino e coreografo russo e rappresenta il suo quinto lavoro. Nureyev
ripropose la celebre coreografia apportando modifiche ma nel rispetto
della tradizione classica di fine Ottocento. Il Corpo di ballo del Teatro alla
Scala, nella quarta rappresentazione, ha visto la presenza di due grandi del Bol’šoj
di Mosca: Svetlana Zakharova (foto di Damir Yusupov), La principessa
Aurora, e Denis Matvienko, Desiré. Le raffinate scenografie e i
coloratissimi costumi di scena della Squarciapino, hanno messo in risalto tutte
le qualità artistiche dei due protagonisti. Il modo di esprimersi nei
movimenti, con grazia e classe superlativa per entrambi i ballerini, hanno dato
slancio ad una produzione artistica che pur avendo circa cinquant’anni d’età,
rimane di straordinario interesse soprattutto per chi vuole accostarsi al
balletto classico. La presenza degli artisti di
Mosca fa parte di un accordo culturale siglato tra il Teatro alla Scala e il
Teatro Bol’šoj di Mosca che prevede lunghi e articolati scambi. Questi
coinvolgeranno le due istituzioni dal 2007 al 2010 con
ospitalità incrociate dei complessi artistici del Bol’šoj alla Scala e
scaligeri al Bol’šoj. Grande successo si è rivelata la serie di balletti del
Corpo di Ballo del Bol’šoj, tornato a Milano dopo trent’anni e recentemente
conclusasi al Teatro degli
Arcimboldi. Ma tornando alla serata scaligera abbiamo trovato ottima la
direzione di David Coleman e bravissima anche la Filarmonica con gli avvincenti
primo violino e primo violoncello.
Evidenziamo anche la presenza di numerosi bambini in un
teatro stracolmo di pubblico. Grande successo. Prossime repliche il 19,
20, 22, 23, 24 maggio.
19 maggio Cesare Guzzardella
La
Argerich e Freire per le Serate Musicali
E’
tornata a Milano per uno splendido concerto la pianista Martha Argerich, questa
volta accompagnata da un altro eccellente pianista, il brasiliano Nelson Freire.
La Sala Verdi del Conservatorio milanese, per quello che è diventato un
“evento” annuale, era stracolma fino all’ultima
poltrona, anzi sono stati riempiti gli spazi del “coro”. I due
artisti hanno suonato da soli e insieme impaginando un programma variegato ed
impegnativo dalla durata inconsueta, oltre cento minuti di musica effettiva.
Prima la Argerich ha mostrato il suo tocco deciso e poetico nelle Kinderszenen
op.15 di Robert Schumann facendo emergere tutte le peculiarità del
romanticismo tedesco, nel quale l’elemento compositivo improvvisatorio risulta
evidenziato da un modo di suonare autenticamente pianistico, con accentuazione
dei caratteri musicali e dei contrasti dinamici.
Maggiore classicismo nel secondo brano eseguito, la Sonata in re magg.
k.381 per pianoforte a 4 mani di W.A. Mozart. Intesa perfettamente
equilibrata per i due pianisti- la Argerich nei toni medio bassi e Freire in
quelli più alti - che hanno in
comune un approccio allo strumento molto simile. Ottima l’interpretazione. Con
la Suite n°2 per due pianoforti op.17 di Serghei Rachmaninov
si è raggiunto il momento più intenso della serata. Splendida
l’intesa tra i pianisti e luminose le sonorità trovate in un brano di rara
esecuzione ma di una modernità sorprendente
specie nel secondo movimento, Valse. L’alternanza delle parti melodiche
ci ha rivelato anche un Freire particolarmente “poetico”. La seconda parte
della serata è iniziata con un assolo di Freire che ha eseguito
Children’s Corner di Claude Debussy, interessantissimo brano in
sei parti dedicato, come le Kinderszenen, al mondo dell’infanzia, ma,
come i tredici brani della raccolta di Schumann, di altissima maturità e di
intenso spessore creativo. Ottima l’interpretazione ascoltata. Con il Grand
Rondeau op.107, fra le ultime opere di Franz Schubert, siamo tornati alle
“quattro mani” in uguale distribuzione sulla tastiera e ad
un’intesa ancora di valore.
Il programma è terminato con un capolavoro coloristico quale La Valse per
due pianoforti di Maurice Ravel, apoteosi del valzer viennese e vorticosa
composizione nella quale i due grandi pianisti si sono espressi in perfetta
sintonia armonica. Al termine il pubblico era quasi in delirio e i protagonisti
hanno concesso due splendidi bis a quattro mani, il primo di Debussy e il
secondo di un autore francese. Da ricordare.
18 maggio Cesare Guzzardella
Il
duo Hahn-Lisitsa per le Serate
Musicali
Duo
d’eccezione per le Serate Musicali al Dal Verme. La violinista
statunitense Hilary Hahn e la pianista russa Valentina
Lisitsa hanno tenuto uno splendido concerto interpretando diversi autori
in un programma decisamente variegato. Brani di rara esecuzione come la Sonata
per violino e pianoforte di Leos Janacek e la Sonata in la min.
per violino solo di Eugéne Ysaye si sono alternati a pezzi più frequentati
come la Sonata in sol min. “il Trillo del Diavolo” di
Giuseppe Tartini e la Sonata in la magg. k.305 di W.A. Mozart per
terminare con la celebre Sonata op. 47 “Kreutzer” di L.v.
Beethoven. Le due giovani protagoniste hanno mostrato un’intesa perfetta ed un
senso di classicismo di altissimo livello. La Hahn, violinista molto popolare
negli Stati Uniti, ha dato prova d’intenso lirismo anche nel bellissimo brano
solistico di Ysaye, ma ha trovato
negli altri brani il sostegno perfetto della pianista russa che soprattutto
nella celebre sonata beethoveniana ha mostrato una nitidezza interpretativa
stupefacente. Grandissimo successo di pubblico e due avvincenti bis con Paganini
ed un brano più folkloristico nella versione del grande Haifetz
16 maggio C.G.
Un
grande Schiff in Conservatorio per la Società del
Quartetto
E’ tornato in Conservatorio András Schiff: il pianista ungherese, molto amato dal pubblico milanese, oramai ci ha abituato a maratone pianistiche sempre convincenti per intelligenza interpretativa. Dopo il ciclo completo delle sonate di Beethoven terminate lo scorso anno, sonate che ci hanno rivelato un nuovo modo di avvicinarsi al grande musicista di Bonn, e dopo le recenti rilevanti interpretazioni del connazionale Béla Bartók, abbiamo ieri riascoltato Schiff nel suo amatissimo Bach, quello delle Sei Suites inglesi, brani di rara esecuzione nelle sale da concerto ma diffusissime nella didattica pianistica e clavicembalistica. Il nitore espressivo di Schiff, uno dei più grandi pianisti bachiani viventi, si è evidenziato con raffinatezze sonore caratterizzate da un tocco composto e delicato, ma questi capolavori, di apparente media difficoltà tecnica, hanno avuti momenti di intense, meditate e incisive cifre sonore. Profonde le sarabande e ricche di energia le gighe.Di una bellezza scultorea la giga finale della Suite n°6 in re minore. Oltre due ore di musica che hanno creato grande entusiasmo tra il numeroso pubblico che gremiva la Sala Verdi del Conservatorio milanese. Splendido!
9
maggio Cesare Guzzardella
Grande
successo per Jenůfa
di Leoš
Janáček al Teatro alla Scala
Era
dall’aprile del1974, anno del primo e unico allestimento, che il Teatro alla
Scala non metteva in scena la più importante opera di Leoš
Janáček, Jenůfa. Il dramma realista, però a lieto
fine, andò in scena per la prima volta a Brno nel 1904 con il titolo Její
pastorkyňa (La sua figliastra) e il
grande musicista moravo trasse il soggetto dal lavoro teatrale
naturalista omonimo di Gabriela Preissová utilizzando quasi completamente
l’originale testo in prosa e componendo una musica particolarmente espressiva
che parte dalle caratteristiche musicali della parole stessa e dalle
inflessioni, a volte molto incisive, del linguaggio parlato. Questo particolare
modo compositivo operato da Janáček,
rivaluta maggiormente il linguaggio parlato e cantato sulla scena, potenziando
lo spessore drammaturgico della triste vicenda e penetra con maggiore profondità
ed introspezione psicologica il carattere dei personaggi. Nel nuovo allestimento
scaligero, in coproduzione col Teatro Real di Madrid, per la regia e la
sobria ma efficace scenografia di Stéphane Braunschweig, la figura con più
valenza drammaturgica è quella di Kostelnička,
la
sagrestana Buryja,
interpretata magistralmente da Anja Silja (foto del Teatro alla Scala), che
riesce, specie nel pregnante monologo del secondo atto, a caratterizzare il suo
personaggio con una espressività recitativo-musicale particolarmente rilevante.
Nell’ottimo cast vocale, bravissimi anche gli altri protagonisti: da Emily
Magee, un’intensa Jenůfa a Miro Dvorsky, Laca,
ma
anche Ian Storey, Števa,
Mette Ejsing, la vecchia
Buryja,
e tutti gli altri. Avvincente anche la direzione musicale di
Lothar Koenigs, chiara e lucida in ogni dettaglio. Al termine della terza
rappresentazione lunghissimi ed intensi applausi. Repliche il 6-9-11-13-15
maggio.
5
maggio Cesare
Guzzardella
Riccardo
Muti ricorda il grande Mstislav Rostropovič al
Maggio Musicale Fiorentino
In
occasione della prima esecuzione dell’Orfeo ed Euridice di C.Gluck, il
28 aprile, al Teatro Comunale di Firenze per il Maggio Musicale Fiorentino,
il Maestro Riccardo Muti ha commemorato la recente scomparsa del grande
violoncellista Mstislav Rostropovič, al quale la rappresentazione è stata
dedicata, con un discorso che
riportiamo integralmente.- Noi desideriamo dedicare l’esecuzione di questo
Orfeo alla memoria del grandissimo Rostropovič. Vorrei sottolineare quanto
Rostropovič fosse legato a questa città che gli conferì la cittadinanza
onoraria, quindi si sentiva figlio adottivo della città di Firenze, ma in
questa città, è bene ricordare, Rostropovič
nel 1951 fece il suo debutto come violoncellista e vi ritornò diverse volte e
io ricordo ancora nel 1980, anni in cui io ero ancora direttore musicale di
questo teatro, lui in un Maggio eseguì, come direttore, l’Eugenio Onieghin,
diresse alcuni concerti con l’Orchestra del Maggio e come pianista accompagnò
in un memorabile recital la moglie Galina Višnevskaja.
Quindi siamo di fronte ad un musicista strepitoso, straordinario una delle
colonne del ‘900. Quello che vorrei sottolineare oggi è l’impegno umano,
civile, sociale, etico di questo fantastico personaggio. Tutti sappiamo delle
sue lotte in favore di Solženicyn
, di Šostakovič, pochi
ricordano anche il fatto che il giovane Rostropovič
si adoperò in maniera tenacissima ad aiutare e difendere Prokof’ev che passò
gli ultimi anni quasi in miseria sotto l’ostracismo e l’ oppressione del
regime. Anzi mi raccontò una volta che lui pianse quando seppe della morte di
Prokof’ev che avvenne, per coincidenza strana, nello stesso giorno della morte
di Stalin per cui non fu data notizia della morte di Prokof’ev e i funerali di
Stalin portarono un tale afflusso di folla e di pubblico con fiori, per cui alla
fine non c’erano più fiori per la bara di Prokofiev il cui
funerali avvenne alcuni giorni dopo. Lui raccontava che l’altro suo
grande amico e grande gigante della musica Sviatoslav Richter, non trovando più
fiori portò sulla bara di Prokof’ev un ramo di pino. Questa poesia di questa
artisti deve essere ricordata oggi e ricordata dagli artisti del futuro. Il
pubblico ha visto Rostropovič
eseguire straordinariamente le musiche come cellista, come direttore, come
pianista, i critici hanno esaltato le sue capacità, ma noi, i musicisti che
hanno avuto la possibilità e l’onore di lavorare con lui hanno imparato una
lezione profonda cioè quella che la
musica non è una cosa semplice, non è un intrattenimento, è per i musicisti
un tormento. Si passavano anche ore per raggiungere la sottolineatura di un
timbro, di una modulazione, di un colore, di un fraseggio, fino alla ricerca
dell’imprevedibile, dell’imprevisto che loro, sia Rostropovič
che Richter, chiamavano con termine italiano la "sorpresa in musica".
Noi stasera dedichiamo a lui questa esecuzione e vorrei che tutti noi alla fine
della prima parte della serata, alla conclusione del secondo atto, quando il
coro intona le parole “vieni
ai regni del riposo grande eroe” e
poi “…raro esempio in ogni
età”, che voi pubblico e
noi esecutori pensassimo e dedicassimo a lui queste parole. Intanto prima di
iniziare vorrei che tutti ci alzassimo per un attimo pensando a lui.- Per
informazioni: www.maggiofiorentino.com/index_ita.shtml
1
maggio
C. G.
Lutto
nella mondo della musica per la morte di Mstislav
Rostropovich
Mstislav Rostropovich, uno dei maggiori violoncellisti del ventesimo secolo, si è spento dopo una lunga malattia in Russa all’età di 80 anni. Era nato nel 1927 a Baku, allora Unione Sovietica e attuale Azerbaijan da una famiglia di musicisti ebrei. L’11 novembre del 1989 l’artista suonò il violoncello davanti al Muro di Berlino eseguendo alcune Suite di J.S.Bach per festeggiare, insieme ad un'immensa folla presente e a tutto il mondo intero, la fine della guerra fredda. Chiamato con affetto Slava, personalità d’eccezione, ispirò i più grandi compositori del ‘900, fra cui Prokof'ev, Sostakovic, Khachaturian, Bernstein, Lutoslavski, Britten, Schnittk, ecc.Di questi grandi della musica, Rostropovich interpretò importanti prime esecuzioni di opere a lui stesso dedicate. Grande amico dello scrittore Solzhenitsyn, abbandonò nel 1974 l’URSS per le persecuzioni del regime. Si dedicò in seguito con grande successo anche alla direzione d’orchestra interpretando in modo eccelso i russi e tra questi soprattutto Sostakovic e Prokof'ev.
28
aprile C.G.
Concerto
della Sinfonica G. Verdi diretto da Helmuth
Rilling
Giovedì 3 maggio 2007 ore 20.30, venerdì 4 maggio 2007 ore 19.30 e domenica 6 maggio 2007 ore 16.00 si terrà il concerto dell’ Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi diretto da Helmuth Rilling. Programma: Johann Sebastian Bach: Suite per orchestra n. 2 in Si minore BWV 1067; Concerto in Re maggiore per tre violini BWV 1064; Cantata “Weichet nur, betrübte Schatten” BWV 202; Concerto in Re minore per due violini BWV 1043; Cantata “Jauchzet Gott in allen Landen” BWV 51. Solisti della Verdi: violino Luca Santaniello, Eriko Tsuchihashi, Ana Liz Ojeda flauto Frederik Ghijselinck ;Soprano:Carolina Ullrich. Per informazioni: 02.83389.401/2/3
28 aprile la redazione
Strepitoso
successo per Mariella Devia al Teatro alla Scala
Mariella Devia, soprano di fama mondiale, considerata una delle massime interpreti nella donizettiana Lucia di Lammermoor, ha tenuto uno splendido recital accompagnata dalla pesarese Rosetta Cucchi, valente pianista nota anche per le sue regie teatrali. Il soprano ligure ha costruito un programma piuttosto eterogeneo ed impegnativo: una parte più “leggera” con celebri brani cameristici rossiniani tratti da Soirées musicales e Album italiano e quindi l’aria “Occhi miei piangeste assai” dal melodramma Adelaide di Borgogna, e una parte di più rara esecuzione, con toni più drammatici ed impegnati, nella quale abbiamo ascoltato brani di Bellini dalle Sei ariette, due brani di Donizetti, cinque di Verdi e tra questi “Non so le tetre immagini” dall’opera Il corsaro. La Devia ha mostrato qualità di altissimo livello con una voce integra, intonazione perfetta ed escursioni dinamiche particolarmente accentuate e spettacolari nei crescendi vocali. Il discreto e raffinato accompagnamento pianistico della Cucchi ha messo in risalto le espressive e virtuose qualità vocali della Devia. Il pubblico nel teatro al completo, cosa non sempre frequente per un concerto di canto, al termine del programma ha acclamato l’artista con fragorosi e continuativi applausi. La Devia ha concesso tre memorabili bis: Casta diva dalla Norma di Bellini, Al dolce guidami dalla Anna Bolena di Donizetti e Addio del passato dalla Traviata di Verdi. Memorabile!
24 aprile Cesare Guzzardella
Giuseppe
Andaloro dalla Cappella Paolina del Quirinale per Radio3
Ottima
iniziativa radiofonica quella di trasmettere i concerti in diretta dalla
Cappella Paolina del Palazzo del Quirinale. Domenica abbiamo ascoltato uno
splendido concerto del pianista siciliano Giuseppe Andaloro (1982), nostra
recente conoscenza avendolo sentito a fine marzo al Conservatorio di Milano per
la “Società dei Concerti”. Già nel concerto milanese il pianista,
vincitore del premio Busoni nel 2005, aveva
dato prova delle sue indubbie e rilevanti
qualità interpretative. Nel concerto trasmesso in diretta da Radio3, il
programma scelto è in gran parte cambiato e la resa stilistica ci è apparsa
ancora migliore, grazie anche all’utilizzo, questa volta, di un eccellente
pianoforte, un Grancoda Fazioli che rientra nei gusti del pianista. Andaloro,
come già detto nella recensione del 22 marzo,
possiede abilità tecniche da gran virtuoso e riesce ad impaginare
programmi molto vari che coprono anche tre secoli musicali passando da J.S Bach
ai giorni nostri. Per la Cappella Paolina il concerto ha previsto come brano
d’apertura il celebre Rondò in re magg. K 485 di W.A.Mozart.
L’esecuzione è stata decisamente valida, con nitore timbrico ed espressività
dal sapore molto classico. Il secondo brano, le Trentadue variazioni in
do minore di L.v. Beethoven, ascoltate anche a Milano, sono state questa
volta decisamente più beethoveniane e analiticamente più profonde, con
contrasti timbrici e dinamici marcati ma estremamente equilibrati. Il terzo
brano, originariamente per organo, Prélude, fugue et variation in si minore
di César Franck, è uno splendido esempio di intensa “riflessione sonora” .
Avvincente la delicata interpretazione di Andaloro. La Sonata in sol diesis
min n. 2 op. 19 di Aleksandr Skrjabin proposta come penultimo brano ci è
apparsa di qualità ma con un Presto finale un po’ frettoloso.
Splendido invece l’ultimo brano in programma di Olivier Messiaen, Prélude
n.8 per pianoforte “Un reflet dans le vent” scritto dal
compositore francese in giovane età nel
1929. L’ottimo bis scelto da Andaloro, uno
Studio jazz del compositore russo Nikolaj Kasputin, ci dimostra ancora una volta
la grande attitudine al “contemporaneo” del pianista. Grande successo di
pubblico.
23 aprile 2007 Cesare Guzzardella
SI E' SPENTO CARLO MARIA BADINI
Carlo Maria Badini è morto a Bologna, dov’era nato il 2 giugno del 1915. La Scala perde uno dei suoi grandi sovrintendenti e tutto il teatro ricorda con affetto l’ uomo che con rigore e onestà lo ha guidato per 13 anni. Badini era arrivato alla Scala il 18 febbario 1977, e diventava sovrintendente dopo Paolo Grassi, del quale raccoglieva l’eredità con una sua personale vena umana e pragmatica. Alla Scala e a Milano ha lasciato un segno indimenticabile. Questa sera, poco prima della recita di “Adriana Lecouvreur”, il pubblico in sala si è unito al sovrintendente Stéphane Lissner nel ricordare Carlo Maria Badini in un commosso minuto di silenzio.
Milano 19 aprile 2007
Il
mondo dell’infanzia con Maurizio Zanini
in Conservatorio
Intelligente
il programma proposto dal pianista Maurizio Zanini per il concerto del
Conservatorio milanese organizzato dalla “Società del Quartetto”: i brani
ascoltati di Mendelssohn, Corea, Schumann e Debussy avevano come tema unitario
il mondo dell’infanzia ma sono stati scritti da compositori in età matura, in
momenti creativi estemporanei nei quali gli autori cercavano di esprimere stati
d’animo legati ai loro primi anni
di vita. L’apparente semplicità di scrittura musicale è invece un difficile
banco di prova interpretativa nel quale i più grandi pianisti del passato,
Arrau o Horowitz solo per citarne alcuni, si sono
cimentati soprattutto in tarda età. Il pianista milanese Zanini,
vincitore nel 1986 del Concorso “Dino Ciani”, ha dato un’ottima prova
interpretativa rivelando intelligenza musicale e capacità di approfondimento
stilistico attraverso sonorità ricche di colori e sfumature. Ottimo l’inizio
con i 6 Kinderstűke op.72 di F. Mendelssohn e quindi intensamente
espressivi i Children’s Songs del noto jazzista sessantenne Chick Corea
(nella foto), assai apprezzato anche come autore ed interprete di brani
legati al mondo “colto” con riferimenti stilistici - nei 20 brani che
compongono la raccolta ascoltata - che vanno da Schumann a
Bartok, da Satie a Bill Evans. Molto interessante in Corea, la ricerca
ritmica, tipica del jazz, nell’esplicare la linea melodica dei brevi ma
ricercati brani. La seconda parte del concerto è iniziata con un classico della
letteratura d’infanzia, Kinderszenen op.15 di Robert Schumann.
Avvincente la scelta interpretativa operata da Zanini. Il programma ufficiale è
terminato con i brevi ma colorati Children’s Corner di Claude Debussy .
Grande successo di pubblico e ben tre bis: un Preludio di
Mendelssohn, l’ Improvviso in mi bem.magg. di
Schubert e per finire Clair de lune dalla Suite bergamasque di
Debussy, eseguita in modo mirabile.
18 aprile Cesare Guzzardella
Ennio
Morricone al Teatro alla Scala per l’Associazione don Giuseppe Zilli-Onlus
La Scala ha festeggiato Ennio Morricone, il celebre compositore noto soprattutto per le sue colonne sonore di film che hanno fatto la storia del cinema (ma è anche un prolifico autore di composizioni di musica non legata al cinema), con un Concerto Sinfonico da lui diretto che ha visto sul palco l’Orchestra e il Coro della Filarmonica della Scala. La serata benefica era a sostegno dell’Associazione don Giuseppe Zilli-Onlus. Morricone, romano del 1928, ha recentemente vinto l’Oscar alla carriera a Los Angeles e nel Teatro del Piermarini ha interpretato brani tratti da celebri film come C’era una volta l’America, Metti una sera a Cena, I promessi sposi, Mission e soprattutto le musiche legate al cinema di Sergio Leone da Il buono, il brutto e il cattivo, a C’era una volta il West e Giù la testa, questi ultimi brani con l'avvincente ed elegante partecipazione del soprano Susanna Rigacci (nella foto). Successo di pubblico in una sala stracolma e al termine del programma ufficiale ben tre bis. Chi volesse sostenere l’Associazione don Giuseppe Zilli, Onlus che si occupa di problematiche legate alla famiglia e alla comunicazione sociale, può contattare la sede milanese di via Giotto 36 t.02-48012040 o il sito www.stpauls.it/cisf/chisiamo.htm
17
aprile Cesare Guzzardella
Presenta
la nuova Stagione di Musica e Poesia a San Maurizio
E’
stato presentato oggi a Palazzo Marino il ciclo primaverile di Musica e Poesia a
San Maurizio. Dopo la pausa dello scorso autunno, l’assessore Vittorio Sgarbi
(nella foto) ha assicurato la ripresa dei due cicli (di primavera e autunno)
della storica rassegna del Comune di Milano che in sei lustri ha esplorato il
mondo affascinante della musica antica dal Medioevo al primo Classicismo. Questo
ciclo primaverile di ri-avvio della storica rassegna del Comune di Milano
prevede 11 appuntamenti concertistici, 4 dei quali ideati - nello spirito di
collaborazione emerso dal convegno del 2 dicembre dello scorso anno - con
l’Associazione Canto d’Orfeo e con le Fondazioni Marco Fodella e Arcadia.
Gli Incontri con i poeti sono 5 e precedono di poche ore i concerti.L’arco
temporale va dal 20 aprile al 25 giugno. I
primi due concerti sono nella sede storica di S. Maurizio. I restauri degli
affreschi della volta del Coro costringono la rassegna a cercare per le
successive esecuzioni ospitalità altrove: nella Sacrestia Bramantesca di Santa
Maria delle Grazie e in quella di S. Marco, in S. Antonio Abate e nella Basilica
di S. Simpliciano. Il
programma è coerente con le tradizionali scelte artistiche che hanno dato
carattere e successo alla iniziativa nel corso degli anni. Si ripercorre
l’evoluzione del rapporto fra musica e poesia, fra note e parole nei cruciali
cinquecento anni che ci portano dal Medioevo all’Illuminismo. L’intento è
quello di evidenziare quanto nei primi secoli la musica dipendesse dalla poesia
e di quanto il rapporto si sia modificato, in parallelo con il miglioramento
delle tecniche costruttive degli strumenti, con il formarsi di un autonomo
linguaggio musicale e il raggiungimento di una reale parità di espressione e di
arte. Risalta il ruolo
dell’Italia, in particolare di Venezia e di Milano, nei passaggi critici che
hanno segnato la storia del bellissimo rapporto fra musica e poesia.Troviamo
dunque nel Rinascimento la simpatica ironia di Orazio Vecchi e dei contemporanei
suoi e nostri per la polifonia aulica di quei tempi (18 maggio). Accanto ci
sarà una scelta di versi di Petrarca (4 maggio) messi in musica da tanti autori
di diverso stile e stagione. Dopo una serata dedicata al perfetto madrigalismo
profano di Monteverdi (27 aprile), passeremo a uno degli ultimi e più raffinati
esempi di combinazione fra voce e strumenti al servizio del sacro: l’oratorio La
conversione di S. Agostino dell’italo-sassone J. A. Hasse (25 giugno).Il
progredire della musica strumentale solistica, nel pieno dell’età barocca,
con i primi trionfi degli archi moderni, con l’imporsi del violino e la
nascita della sonata interamente strumentale, da chiesa e da camera, si scopre
con Arcangelo Corelli (29 maggio). A complemento, ecco una serata di tutto
liuto, fra Rinascimento e Barocco (10 maggio). Ampio spazio viene dedicato in
questo ciclo alla rivoluzione che, nel primo Settecento, vede l’affermarsi
della musica da concerto, per soli strumenti, in costante competizione fra loro
e con un linguaggio ormai del tutto staccato dalla parola, anche se non dalla
poesia. Ascolteremo (18 giugno) la prima parte dell’integrale dell’Estro
Armonico di Vivaldi, la raccolta a stampa di concerti che ha cambiato la
storia della musica. Ne coglieremo l’impatto su Johann Sebastian Bach, che
molte di quelle musiche trascrisse per clavicembalo e comunque fu sempre
affascinato dal gusto strumentale italiano (14 giugno). Non manca (20 aprile)
una serata dedicata all’altro genio della musica per tastiera, Domenico
Scarlatti, le cui sonate hanno chiuso la stagione antica e aperto quella
moderna. Assieme a lui, Carl Philip Emanuel Bach, il figlio di Johann Sebastian,
il vero iniziatore della sonata classica per tastiera, quella portata alla
perfezione da Haydn e da Mozart. Pure proiettato verso il classicismo, con
attenzione alle sue origini italiane, è il programma con musiche vocali e
strumentali di Farina, Alessandro Scarlatti, Vivaldi e Durante (8 giugno).Il
rapporto con la poesia resta vivo, pur spesso sottinteso, se non proprio
criptato, anche in lavori in apparenza solo strumentali, come si scopre nel
serata bachiana intitolata Morimur,
in cui la più virtuale fra la composizioni strumentali (la Ciaccona per violino
solo) scopre inattesi complementi in una cantata sacra (30 maggio). Per
valorizzare e capire il ruolo della poesia,
sono stati programmati cinque Incontri
specifici, alle ore 18, nei luoghi in cui si svolgerà il concerto della
serata. Per la giornata inaugurale avremo il fondatore di Musica e Poesia a S.
Maurizio, Sandro Boccardi che ci racconterà della sua esperienza poetica, in
dialogo con la viola da gamba di Vittorio Ghielmi. Seguiranno altri 4 incontri
con testi poetici - editi e inediti - interpretati dagli stessi autori e da una
prestigiosa attrice: Giancarlo Majorino, Valentina Cortese per Alda Merini,
Maurizio Cucchi, Patrizia Valduga per Giovanni Raboni. Una sorta di prologo alla
musica che verrà eseguita la sera stessa alle ore 21. Per informazioni : Società
del Quartetto tel.
02 76005500
16
aprile la redazione
Una
collaudata Adriana Lecouvreur alla Scala
Per
la quarta volta - la prima nel maggio-giugno del 1989 - è stata proposta al
Teatro alla Scala l’opera di Cilea Adriana Lecouvreur nel tradizionale
ma significativo allestimento con la regia di Lamberto Puggelli, le scene di
Paolo Bregni e i costumi di Luisa
Spinelli. Sono passati quasi vent'anni dalla direzione orchestrale di Gianandrea
Gavazzeni e siamo arrivati a quella di Stefano Ranzani, valida ma non
sorprendente. Avvincente il cast vocale in una messinscena che, in un periodo
storico come quello presente nel quale tutto tende ad invecchiare in fretta,
risulta essere datata. Bravissime Daniela Dessì ( foto di Marco
Brescia), Adriana e Luciana D’Intino, la principessa di Bouillon, bravi
Fabio Armiliato, Maurizio e Carlo Guelfi Michonnet,
insieme a tutti gli altri. Ma soprattutto bravo Francesco Cilea, nato a
Palmi in Calabria nel 1866, autore non fecondo ma che con l’Adriana ebbe
notorietà internazionale. Questi ha il merito di aver composto un’opera ricca
di momenti melodici felici, un passo avanti rispetto al Verismo, con
reminiscenze dal sapore settecentesco, con
sonorità a volte decadenti spesso vicine a Richerd Strauss e a Wagner ma
soprattutto pucciniane e massenetiane, sonorità che andrebbero rivisitate con
allestimenti più attuali. Successo di pubblico. Prossime repliche il
15-17-19-21-22 aprile.
14 aprile Cesare Guzzardella
Elisabetta
Terabust nuova direttrice del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala
Frédéric
Olivieri, attuale direttore del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, dal mese
di settembre assumerà a tempo pieno la direzione della Scuola di Ballo, già
parzialmente assunta negli ultimi mesi. La delicatezza e la responsabilità dei
due incarichi congiunti, constatate in questi ultimi mesi, ha condotto
Frédéric Olivieri a scegliere di dedicarsi esclusivamente alla formazione di
nuove leve del Ballo, in vista del potenziamento della Scuola progettato dal
Sovrintendente Stéphane Lissner. Dallo stesso mese di settembre, Elisabetta
Terabust assumerà la direzione artistica della Compagnia.
4 aprile la redazione
Il
violinista Kavakos per le Serate
Musicali
Il
violinista greco Leonidas Kavakos ed il pianista ungherese Peter Nagy hanno
tenuto un concerto nella Sala Verdi
del Conservatorio milanese impaginando un programma particolarmente impegnativo
e diversificato che prevedeva nella prima parte brani di musicisti nati
nell’ultimo quarto di secolo dell’Ottocento: Maurice Ravel con la Sonata
postuma per violino e pianoforte, Karol Szymanowski con Mythes op.30
e Igor Stravinskij con il Divertimento per violino e pianoforte.
Dopo l'intervallo abbiamo ascoltato L.van Beethoven con la Sonata n°10 in
sol magg. op.96. I due eccellenti solisti hanno mostrato intensità
interpretativa con momenti di alta qualità specie nel trittico dell’op.30 del
polacco Szymanowski, soprattutto nella terza parte Driadi e Pan, ricca di
effetti sonori con sopracuti, trilli e quarti di tono eseguiti al violino in
modo impeccabile con chiarezza coloristica e senza una minima sbavatura
d’intonazione. Bravissimi e perfettamente in sincronia
nel Divertimento stravinskiano, capolavoro che spazia da atmosfere
romantiche alla Ciaikovskij a modi tipici del neoclassicismo più autentico.
Nella seconda parte avvincente anche l’ultima Sonata per violino e pianoforte
del Maestro tedesco e al termine ancora due bis beethoveniani. Successo di
pubblico in una sala però non al completo.
3 aprile Cesare Guzzardella
Un
Crescendo in musica per i più piccoli
all’Auditorium con la Verdi
Continua la rassegna musicale per i più piccoli denominata “Crescendo in musica” all’Auditorium di l.go Mahler. L’intelligente iniziativa mira a far conoscere la musica classica ai più giovani attraverso un percorso di ascolto nel quale l’esecuzione di brani musicali è sempre legata a situazioni visive, come filmati animati, o a personaggi-attori che entrano in scena per guidare la musica attraverso il loro intrattenimento. Nel programma di questa domenica, il giovane direttore svizzero Matthieu Mantanus ha diretto la Sinfonica Verdi in una sala stracolma di giovanissimi – dai tre ai dodici-tredici anni al massimo- coadiuvato da un simpatico personaggio da cartoon quale Musico de Musicis, che colloquiando con un divertente camaleonte di nome Amadeus, presentava i sette brani che si succedevano dando indicazioni storico-geografiche e musicali. Con un intelligente “viaggio” nella musica si è passati dalla Primavera di Vivaldi alla Badinerie del sassone Bach, dalla Piccola serenata notturna del salisburghese Mozart ad alcune Danze ungheresi di Brahms per poi arrivare in Russia da Caikovskij con il Valzer dei fiori sino al Nord America con Gershwin in Summertime, terminando quindi in Argentina con il celebre Libertango di Piazzolla. Il pubblico ha mostrato di gradire con calorosi applausi.
31 marzo 2007 C.G.
Le
sorelle Labèque e Semyon Bychkov alla Scala
Successo
della Filarmonica del Teatro alla Scala diretta da Semyon Bychkov
in un programma che nella prima parte ha visto sulla scena Katia e
Marielle Labèque, pianiste note sia per le loro indubbie qualità artistiche
che per la loro ricerca costante in repertori
vasti che spaziano dal classico al contemporaneo. In questo caso le
abbiamo ascoltate in un brano amabile di un compositore boemo, Bohuslav Martinu,
molto trascurato da noi in Italia. Il suo Concerto per due pianoforti e
orchestra del 1943 rappresenta un valido esempio nel quale l’influenze
della scuola neoclassica, Hindemith in primo luogo, si unisce ad una
specificità di linguaggio molto personale nel quale non mancano elementi legati
alla musica popolare ceca. Martinu, lontano dal nazismo tedesco, ha trascorso
gran parte della sua vita negli Stati Uniti ed ha composto oltre che una
sterminata quantità di lavori cameristici
anche numerose opere sinfoniche e liriche. Per le sue indubbie
specificità artistiche meriterebbe una maggiore attenzione. Avvincente
l’interpretazione eterea delle sorelle Labèque. Nella seconda parte della
serata abbiamo ascoltato uno dei più noti lavori a programma del primo
novecento, Eine Alpensinfonie op. 64 (1915) di Richard Strauss.
Partitura molto complessa, di lunga durata e
senza soluzione di continuità, presenta caratteristiche rilevanti per
varietà timbrica evidenziata da una formidabile orchestrazione. Ottima la
direzione di Semion Bychkov e bravissima la Filarmonica. Ultima replica il 28
marzo.
28 marzo Cesare Guzzardella
Freddy
Kempf per la Serate Musicali
Il
trentenne pianista londinese Freddy Kempf è tornato in Conservatorio per le Serate
Musicali con un programma particolarmente impegnativo: nella prima parte ha
eseguito di J.S. Bach la Partita n°6 in mi min. e poi la celebre Ciaccona
dalla Partita n°2 in re min. nella trascrizione di Ferruccio Busoni;
dopo l’intervallo di F.Chopin la Sonata n°2 in si bem. min.
op. 35 e di S.Rachmaninov la Sonata n°2 in si bem. min. op.36.
Kempf è un artista con grande talento che attraverso una tecnica trascendentale
riesce a delineare scelte interpretative coraggiose e innovative, lontane dalla
tradizione stilistica alla quale siamo abituati. Il suo Bach estroverso, ricco
di contrasti timbrici con alti volumi sonori determinati da un uso che può
sembrare eccessivo del pedale di risonanza, è di tipo “organistico”. Non
mancano comunque momenti di delicato ed intenso lirismo. Soprattutto nella
Ciaccona di Bach-Busoni ha mostrato varietà di contrasti timbrici e dinamici
non sostenuti dalle qualità incerte dello strumento musicale che ha trovato a
disposizione. Particolarmente inusuali ma rilevanti nell’esecuzione le
interpretazioni delle due Sonate in si bemolle. Il pubblico della Sala Verdi,
purtroppo non al completo e con immeritati posti liberi, ha apprezzato il
pianista che al termine del programma stabilito ha concesso due bis: un più
tradizionale Studio chopiniano e uno splendida interpretazione di una nota
marcia americana nella sorprendente trascrizione di V. Horowitz .
27 marzo 2007 Cesare Guzzardella
Grande
successo per La dame aux camélias alla Scala
Successo
pienamente meritato al Teatro alla Scala per La dame aux camélias,
balletto in un prologo e tre atti dal romanzo di Alexandre Dumas fils
rivisitato dal coreografo statunitense John Neumeier (foto di
M.Brescia) e sapientemente costruito sulle
musiche di Fryderyk Chopin. Protagonisti assoluti dell’avvincente
coreografia Alessandra Ferri, Margherite, all’ultima sua
interpretazione e Roberto Bolle, Armand Duval. La rappresentazione
creata da Neumeier nel 1978 per il Balletto di Amburgo è perfetta se si
considerano anche le scene essenziali e gli eleganti costumi di Jürgen Rose, le
luci dello stesso Neumeier e la
splendida scelta operata sulle
musiche chopiniane che hanno avuto
il privilegio interpretativo della direzione calibrata e delicata di Kevin
Rhodes e dell’eccellente pianista
Roberto Cominati. Quest’ultimo in alcuni brani per pianoforte solo ha dato un
contributo altissimo alla riuscita complessiva del lavoro, cito come esempio la Ballata
in sol min.op.23 del terzo atto
in cui la Ferri e Bolle, in uno dei molti pas de deux presenti nel
balletto, raggiungono livelli sorprendenti in qualità interpretativa. Un plauso
va riconosciuto a tutto il Corpo di Ballo scaligero citando almeno
Gilda Gelati, una splendida Manon, Andrea Volpintesta, Des Grieux
e Gianni Ghisleni, Monsieur Duval. Al termine lunghe ovazioni per tutti e
una Ferri con le lacrime agli
occhi. Prossime rappresentazioni il 25-29-30 e 31 marzo.
24 marzo Cesare Guzzardella
Giuseppe
Andaloro per la Società
dei Concerti
Giuseppe Andaloro, giovane pianista palermitano, vincitore nel 2005 del Concorso pianistico Ferruccio Busoni, ha suonato in Conservatorio per la Società dei Concerti. Il programma variegato prevedeva di L.v. Beethoven le 32 Variazioni in do minore, di C.Franck il Preludio, Corale e Fuga, di F. Liszt Weinen, Klagen, Sorgen, Zagen e di M. Ravel Gaspard de la Nuit. Artista tecnicamente superlativo, ha mostrato rilevanza estetica soprattutto in Franck ed in Ravel. Beethoven ci è apparso eccessivamente grintoso e molto contrastato dinamicamente. Qualità elevate nei tre bis proposti, due studi jazzistici di un compositore russo ed una novità del palermitano Giovanni Sollima, un bel brano nel quale le influenze mediterranee si fondono con sonorità tonali che ricordano Ludovico Einaudi. Andaloro è un pianista che merita un ascolto più attento soprattutto nel repertorio contemporaneo, repertorio nel quale l’elemento di “novità” può stimolare l’interesse musicale di un pubblico spesso troppo legato alla tradizione. Il successo riscontrato in Sala Verdi, anche per gli avvincenti bis, ne è la prova.
22 marzo 2007 Cesare Guzzardella
Uno
splendido recital della Polaski alla
Scala
E’ tornata sul palco del Teatro alla Scala Deborah Polaski, la cantante statunitense che abbiamo ascoltato meno di due anni or sono nel ruolo di Elektra. Il programma, ottimamente impaginato e particolarmente impegnativo, ha previsto venti brani e si sono quindi alternati lieder di Brahms, Liszt e Mahler e al temine anche due di Richard Strauss proposti come bis. Accompagnata splendidamente dal pianista inglese Charles Spencer, la Polaski ha dimostrato qualità interpretative molto alte, con una coloristica luminosa carica di espressività. Soprattutto negli ultimi quattro lieder in programma dal ciclo mahleriano “Canti di un lavorante girovago” il celebre soprano ha dato il meglio. Il numeroso pubblico presente nella sala del Piermarini ha dimostrato di apprezzare la cantante chiamandola ripetutamente sul palco. Prossimo appuntamento canoro il 23 aprile con il soprano Mariella Devia ed il mezzosoprano Sonia Ganassi.
20 marzo Cesare Guzzardella
Ramin Bahrami e L’arte della fuga di J.S.Bach
Il
pianista iraniano Ramin Bahrami, classe 1976, ha affrontato con il pianoforte
presso l'Auditorium di l.go Mahler una
pagina musicale tra le più importanti composte da Bach: L’arte della fuga.
Ultimo capolavoro del genio di Eisenach, venne pensato e trascritto
sul pentagramma tra il 1749 e il 1750 e rimase incompiuto e mai eseguito
per la morte dell’autore. Solo dopo molti decenni venne riscoperto lo spartito
ed seguito in una prima trascrizione pianistica di Carl Czerny.
Raramente quest'opera viene interpretata pubblicamente e ci voleva il bravissimo
Ramin Bahrami, già splendido interprete delle Variazioni Goldberg, per avere un
ascolto di grande qualità. Gli oltre settanta minuti delle venti parti che
compongono l’opera sono stati interpretati con grande chiarezza espressiva:
dai momenti in cui il gesto pianistico si fa deciso e il suono corposo, ad altri
in cui la dolcezza timbrica e la chiarezza delle quattro voci musicali risulta
di un nitore evidente. La nota finale che improvvisamente interrompe l’ultima
fuga ci rimanda ad un altro capolavoro artistico, la Pietà Rondinini di
Michelangelo. Sembra quasi che Bach, con quell’ultima nota, abbia voluto dire:
la musica non può terminare, deve continuare… Splendidi anche i due bis, uno
di Rameau in stile quasi orientale e
l’altro ancora di Bach , il sublime tema iniziale delle Goldberg. Recentemente
è uscito il CD della Decca con L'arte della fuga di Bahrami . Grande
successo in una sala colma di un pubblico più giovane del solito e sicuramente
appassionato di Bach.
15 marzo Cesare Guzzardella
Un documentario sul celebre "Quartetto italiano"
Per la Società del Quartetto di Milano in collaborazione con Milano Musica, Musica d’Insieme, il Conservatorio di Milano e Amadeus, mercoledì 21 marzo, ore 18.30 e 21.00 si terrà nella Sala Puccini del Conservatorio un film-documentario scritto e diretto da Nino Crescenti sul celebre “Quartetto Italiano” (nella foto). Prodotto da Land Comunicazioni e Istituto Luce durata: 1.20 . Nell’estate del 1945 tre ragazzi e una ragazza s’incontrano per formare il Quartetto Italiano: Paolo Borciani (primo violino) vive a Reggio Emilia, Elisa Pegreffi (secondo violino) viene da Genova, Piero Farulli (la viola) è fiorentino, Franco Rossi (il violoncello) veneziano. Si sono conosciuti a Siena nell’estate del 1942, ai corsi dell’Accademia Chigiana, e hanno suonato insieme, nel saggio finale, il quartetto di Debussy. La guerra li disperde, ma quando finisce, si cercano e si ritrovano. Il 20 agosto del ‘45 sono tutti e quattro a casa di Paolo. È un sogno che si avvera: fare musica insieme in un quartetto che intitolano all’Italia che rinasce.I quattro diventeranno famosi, saranno acclamati come “Il più bel quartetto del secolo”, daranno tremila concerti e lasceranno su disco memorabili interpretazioni, da Beethoven a Webern. Ma tutto questo, la loro grandezza, il loro successo, è il dopo. Noi ci fermiamo a vedere quattro ragazzi che fanno musica tra le macerie, a Reggio Emilia nel 1945, in un’Italia da ricostruire. Nel racconto degli stessi protagonisti rivive un’emozionante pagina di storia della musica, che attraversa l’Europa e incrocia grandi figure, da Arturo Toscanini a Wilhelm Furtwängler a Maurizio Pollini. Al termine della proiezione delle ore 18.30, Enzo Beacco con Oreste Bossini, Duilio Courir e Nino Criscenti raccoglieranno testimonianze, ricordi, esperienze di quella straordinaria stagione artistica.
13
marzo
dalla redazione
Successo
per la Salome di Strauss con Nadja Michael e Daniel
Harding
E’
tornato sul podio del Teatro alla Scala, alla testa della Filarmonica, Daniel
Harding con i suoi recenti compagni di lavoro e cioè il regista Luc Bondy e lo
scenografo Erich Wonder. Anche questa volta, dopo l’importante Idomeneo
mozartiano, per una messincena teatralmente valida: l’opera in un unico atto Salome
di Richard Strauss. Quello che convince in questa rappresentazione è la
totale sinergia tra teatro e musica . Scritta da Strauss nei primissimi anni del
Novecento e tratta dal celebre poema di Oscar Wilde
nella riduzione letteraria di Hedwig Lachmann, Salome venne
rappresentata per la prima volta con grande successo a Dresda nel 1905.
Questo capolavoro anticipa in modo travolgente l'espressionismo musicale
ed è sia un grande poema sinfonico che un grande esempio di teatro in
musica nel quale i cantanti-attori devono sostenere ruoli in cui le abilità
recitative sono essenziali. Splendida e bravissima la protagonista, Nadia
Michael (foto di M.Brescia), Salome,
(la più applaudita) che oltre alle rilevanti arditezze vocali ha
mostrato notevoli qualità di attrice, in grado anche di mostrare grande
sensualità nella sublime danza dei sette veli. Avvincente la possente
voce baritonale di Falk Struckmann, Jochanaan, e ottima la presenza
scenica e vocale di Peter Bronder, Herodes. Bravi anche Iris Vermillion, Herodias,
Matthias Klink, Narraboht e gli altri. La regia di
Bondy è stata all’altezza
specie con l’entrata in scena di Herodes,
e la scena sobria, austera e decadente di Wonder ha messo in rilievo il
“folle” aspetto caratteriale dei personaggi. Consoni anche i costumi di
Susanne Raschig. L’energica e trasparente direzione di Harding
ha fatto emergere le forti tinte timbriche dell’orchestra che,
soprattutto ma non solo in quest’opera, sono dense di significato simbolico.
Grande successo di pubblico. Prossime repliche l’11-13-15 e 18 marzo
11 marzo Cesare Guzzardella
Viktoria
Mullova e Ottavio Dantone per le “Serate Musicali”
E’
tornata in Conservatorio Viktoria Mullova per una serata interamente dedicata a
J.S.Bach. Il suono deciso, raffinato e corposo del suo violino è risuonato
nella Sala Verdi del Conservatorio milanese colma di appassionati
nella Partita n.3 in mi magg. BWV 1006 e nella celebre “Ciaccona”
dalla Partita n.2 in re min. BWV 1004 e, insieme al clavicembalo
dell’eccellente Ottavio Dantone, nella Sonata n.1 in si min. BWV 1014 e
nella Sonata n.5 in re min. BWV 1018 . Splendide le esecuzioni bachiane
con una Mullova in stato di grazia che ha mostrato un’altissima qualità
interpretativa caratterizzata da nitore coloristico e perfezione del dettaglio.
Al termine due bis di Bach per violino e clavicembalo. La Mullova e Dantone
incideranno tutte le Sonate per violino e clavicembalo di Bach che saranno
pubblicate da ONYX nel maggio del 2007. Successo di pubblico.
3 marzo C. G.
András
Schiff e il Quartetto Mikrokosmos per la Società
del Quartetto
Serata
interamente dedicata a Béla Bartók in Conservatorio. Il pianista ungherese
András Schiff e il quartetto d’archi ungherese Mikrokosmos hanno
interpretato Béla Bartók con un programma di particolare interesse. Schiff,
frequente ospite della Sala Verdi, ha suonato in modo raffinato il compositore
ungherese eseguendo le Sei danze da Mikrokosmos Sz 107, la Suite op.14
Sz.62 e la Sonata Sz.80. Emerge nell’interpretazione di Schiff la
sua capacità di cogliere in modo chiaro il
complesso pensiero bartókiano in tutte le sue sfaccettature ritmiche, melodiche
e armoniche che trovano come modello sia l’espressionismo della scuola di
Vienna che il neoclassicismo di Stravinskij. Al termine dei brani in programma
due intensi bis con un’atmosferica e
magica Musica della notte e un più folcloristico Rondò. Grande
interpretazione anche per il Quartetto Mikrokosmos ( per la prima volta ospite
del “Quartetto” ) che ha scelto come brano di apertura alla serata un
espressivo Quartetto per archi n°3 Sz. 85
e poi, dopo l’intervallo, il Quartetto per archi n°6 Sz. 114. I
quattro ungheresi hanno mostrato un livello musicale di alta qualità
tecnico-espressiva con raffinatezze timbriche non comuni. Grande successo di
pubblico.
28 febbraio Cesare Guzzardella
La
fille du régiment al Teatro
alla Scala
E’
dal 1996 che mancava alla Scala La fille du régiment, l’opera che
Gaetano Donizetti compose in tempi rapidissimi e rappresentò a Parigi nel 1840
all’Opéra Comique. Ancora prima, nel 1969, venne rappresentata nel teatro del
Piermarini con libretto in italiano. Nella messinscena scaligera, secondo
l’originale libretto francese di Jean François-Alfred Bayard e Jules Henrie
Vernoy de Sain-Georges, e nell’allestimento del Teatro Massimo di Palermo del
1959, abbiamo trovato la valida regia di Filippo Crivelli e le scene e i
costumi, questa volta ad hoc, di Franco Zeffirelli. Punti di forza della
rappresentazione sono stati l’acclamato tenore Juan
Diego Floréz (foto di Marco Brescia) un Tonio con voce unica per
bellezza timbrica e qualità espressiva, e il soprano Désirée
Rancatore, una Marie perfettamente consona al suo ruolo e con voce
capace di adattarsi in modo mirabile alle differenti modalità canore che
la sua parte impone. Dai più leggeri ma difficili “giochi” vocali, alle
arie più serie che richiedono una trasformazione caratteriale
nell’interprete. Ottimo tutto il cast vocale con Francesca Franci, la Marquise
de Berkenfield, avvincente non solo vocalmente ma anche nelle non poche
parti recitate; pregnante ed intenso
Alessandro Corbelli, Sulpice e
bravi tutti gli altri. Coinvolgente la non breve parte recitata di Anna
Proclemer, la Duchesse de Crakentorp. La direzione orchestrale di Yves
Abel è stata all’altezza della situazione e le parti corali preparate da
Bruno Casoni, come sempre splendide. Questa rappresentazione, anche se di
fattura tradizionale, per le
qualità complessive rimane un imperdibile capolavoro. Grande successo di
pubblico. Prossime rappresentazioni l’1-3-7-9-14-16 marzo.
26 febbraio Cesare Guzzardella
David
Garrett per I Pomeriggi Musicali
Il violinista ventisettenne di origine tedesco-americana David Garrett ha
splendidamente eseguito il Concerto
in Re magg. Op.77 di J. Brahms insieme all’Orchestra I Pomeriggi
Musicali diretta dall’ungherese Gabor Ötvös. L’eclettico violinista ha
mostrato un alto livello interpretativo caratterizzato da evidente scorrevolezza
melodica ed eleganza musicale insieme
ad una padronanza tecnica impeccabile. Più che valida l’interpretazione del
direttore Ötvös anche se rimane un certo disequilibrio tra l’orchestra e il
solista specie nell’Adagio. Al termine grande successo di pubblico e
quindi un breve ma intenso bis paganiniano. Il celebre concerto è stato
preceduto da un brano del giovane compositore
Alberto Cara, in prima esecuzione assoluta, dal titolo Fabula.
La composizione dalle caratteristiche tradizionali nella fattura
melodica e armonica, ha uno stile
musicale nel quale l’elemento narrativo-evocativo è di immediata evidenza. La
piacevolezza del brano ha avuto un naturale riscontro di pubblico che al termine
ha applaudito a lungo il compositore presente in sala. Nella seconda parte del
concerto ottima l’interpretazione della Sinfonia n° 1 in Si bem.magg. Op.
38 di Robert Schumann.
24 febbraio Cesare Guzzardella
Edoardo
Zosi e la Nordwestdeutsche Philharmonie per la Società
dei Concerti
Un
programma interamente beethoveniano quello proposto nella Sala Verdi del
Conservatorio milanese dalla Nordwestdeutsche Philharmonie con il suo
direttore Frank Beermann. Il giovane violinista milanese Edoardo Zosi - è nato
nel 1988- ha interpretato il più noto
dei concerti per violino e
orchestra, l’Op. 61 in Re maggiore. La celebre introduzione dell’Allegro
ma non troppo iniziale ha messo subito in risalto l’ottimo livello
interpretativo dell’orchestra tedesca con suono deciso e corposo in tutte le
sezioni. In contrasto, l’attacco iniziale solistico e la prima esposizione del
tema hanno rivelato un violino particolarmente lirico, dal suono morbido molto
italiano, che ha nella perfetta intonazione del “bel canto” la sua
peculiarità. Zosi si palesa avvincente interprete, di grande talento e
con rilevanti potenzialità. Gli manca, a volte, una maggiore determinazione
negli attacchi iniziali e nei suoni più acuti. Incisività e determinazione si
sono invece riscontrate nel rondò-allegro
del finale. Splendidi i due bis
concessi di Ysaye e di Bach. Nella seconda parte ottima l’interpretazione
della Sinfonia n°7 in La magg. op.92. Successo di pubblico in una sala
colma.
17 febbraio 2007 Cesare Guzzardella
Grande
successo per la Madama Butterfly alla Scala
E’
tornata al Teatro alla Scala Madama Butterfly, una delle opere pucciniane più
rappresentate sulle scene liriche mondiali. L’allestimento è quello che ebbe
la sua prima apparizione nella sala del Piermarini nel 1985 con la regia di
Keita Asari, le scene di Ichiro Takada, i costumi di Hanae Mori e le importanti
luci di Sumio Yoshii. Dopo sette anni di rappresentazioni scaligere per un
totale di 56 repliche, ritorna in palcoscenico con la direzione di Myung-Whun
Chung. Splendido il risultato complessivo su tutti i fronti. La direzione di
Chung, incisiva, espressivamente penetrante
e rispettosa della compagine canora, ha sottolineato l’aspetto strumentale di
una partitura che per molti aspetti è equiparabile a un grande poema sinfonico
con i temi principali che ritornano puntualmente nel corso della drammatica
vicenda. Il cast vocale ha avuto come punto di forza la protagonista, il soprano
friulano Fiorenza Cedolins (nelle
foto di Marco Brescia), Cio-cio-San - Butterfly, che al termine della
rappresentazione è stata partecipe di una lunga ed intensa ovazione. Una voce,
la sua, che presenta oltre che bellezza timbrica, anche capacità di graduare le
sonorità e di adattarle ai differenti momenti, spesso drammatici della vicenda.
Intensa la forza espressiva nel dolcissimo Un bel dì, vedremo, nella
prima parte del secondo atto, e particolarmente pregnante e voluminosa la voce
nella drammatica scena finale Tu?Tu?tu?.. piccolo Iddio! Ottima la resa
vocale del venezuelano Aquiles Machado, F.B. Pinkerton, ancora
più valida quella di Gabriele Viviani, Sharpless
Console degli U.S.A., e intensamente espressiva
Mihoko Fujimura, Suzuki, buone le altre voci. Avvincente il coro
preparato da Bruno Casoni. La regia, le scene, i costume e le luci sono un
esempio di come si possa realizzare una messinscena di alto livello con mezzi
minimali, ma in piena sinergia con i cantanti e la superlativa musica di
Puccini. Repliche il 15, 16, 21, 22, 24 e 27 febbraio.
14 febbraio Cesare Guzzardella
Comunicato
dal Conservatorio di Milano
In
data 12 febbraio 2007 il Presidente del Conservatorio “G. Verdi” di Milano,
Dott.
14
febbraio la redazione
Dopo
alcuni anni di assenza dai palcoscenici è
tornato a Milano il pianista newyorkese Murray Perahia con un concerto
organizzato dalla “Società del Quartetto”. Una Sala Verdi colma di
appassionati ha accolto calorosamente in Conservatorio il grande pianista che
per l’occasione ha impaginato un programma particolarmente vario ed
impegnativo. Con le prime note della Partita n°2 in do min. di J.S.Bach
si è rilevato un suono grintoso, ben marcato e colorito. Il tocco quasi
clavicembalistico a volte ricordava Gould con un’architettura polifonica ben
evidenziata nelle linee melodiche ed una resa sonora complessiva impeccabile. Da
Bach si è passati a Beethoven con la più agreste delle sonate, la n° 15 in
re magg. op. 28 “Pastorale”. Il salto interpretativo, reso evidente dai
differenti e contrastanti brani, è stato ben fronteggiato con una resa chiara e
luminosa. La seconda parte della serata ha dato spazio, bis compresi, al
romanticismo ottocentesco. Prima abbiamo ascoltato la Phantasiestűcke
op.12 di Robert Schumann, resa, in tutte le otto parti che la compongono, in
modo intenso ed espressivo, poi la Ballata n°3 in la bem.magg. op.47 di
F.Chopin. L’alto livello interpretativo del pianista, tornato alla ribalta
dopo i rilevanti problemi della mano destra, hanno entusiasmato il pubblico e
Perahia ha concesso tre bis: l' Improvviso op.90 n°2 di Schubert,
una splendida interpretazione del Notturno op.15 n°1 e uno
Studio, il quarto, dall’op.10 di Chopin. Da
ricordare.
12 febbraio Cesare Guzzardella
Rudolf
Barshai e l’Orchestra Sinfonica Verdi all’Auditorium
E’ tornato il direttore d’orchestra russo Rudolf Barshai all’Auditorium di Milano per dirigere la Verdi in un concerto sinfonico che ha visto prima l’esecuzione della Sinfonia n°103 in mi bem. magg. (col rullo dei timpani) (1791) di Franz Joseph Haydn e poi della Sinfonia n°4 in mi min. op.98 (1884-85)di Johannes Brahms. La qualità direttoriale si è manifestata subito con il pregnante rullo di timpani che introduce solennemente la Sinfonia haydniana e l’orchestra, da tempo abituata al continuo cambiamento direzionale, ha mostrato immediatamente un'intesa perfetta col direttore evidenziata da un equilibrio sonoro veramente sorprendente. Barshai ha un approccio musicale nel quale l’elemento formale è definito dalla massima chiarezza coloristica e strutturale sia nei singoli strumenti che nelle sezioni orchestrali, e l’estremo equilibrio che l’architettura musicale sia del classicissimo di Haydn che del romanticismo di Brahms impone- quasi un secolo separa le due composizioni- , è stato evidenziato in modo impeccabile. Il gesto di Barshai nella sua essenzialità ed eleganza lascia intendere una grandissima esperienza direttoriale e una sensibilità musicale che ha pochi uguali. Successo di pubblico. Ultima replica domenica 11 febbraio. www.laverdi.org/italian/index.php
10 febbraio Cesare Guzzardella
Jeffrey
Swann e il Quartetto d’Archi della Scala
Il
pianista statunitense Jeffrey Swann(nella foto) ha tenuto un concerto
pomeridiano al Teatro alla Scala insieme all’eccellente Quartetto d’Archi
scaligero formato da Francesco Manara, violino, Pierangelo Negri, violino,
Simonide Barconi, viola, Massimo Polidori, violoncello. Il
programma particolarmente impegnativo ha previsto nella prima parte brani di
Liszt-Wagner e Liszt e dopo l’intervallo, il Quintetto in fa minore di
César Franck. Jeffrey Swann, noto per il suo repertorio lisztiano, ha
introdotto il concerto con una simpatica presentazione ed eseguendo prima due
brani dal Lohengrin wagneriano nella trascrizione di Liszt, Sogno di Elsa e
Festa e canto nuziale, e al termine la trascrizione per pianoforte
dall’Ouverture dal Tannhäuser; nella parte centrale, sempre di
Liszt, prima, Due elegie, la prima col violino e la seconda col
violoncello, e poi l’intenso brano per quartetto e pianoforte composto da
Liszt in memoria di Wagner, Am Grabe Richard Wagners. Ottima
l’interpretazione di Swann che ha egregiamente superato le difficoltà
trascendentali che le celebri trascrizioni lisztiane comportano. Il Quintetto
in fa minore di César Franck è stato esemplare per nitore espressivo e
qualità d’insieme. I quattro archi scaligeri, in perfetta sinergia col
pianoforte, hanno mostrato di penetrare in profondità questo capolavoro che
Franck scrisse mettendo in musica i
migliori insegnamenti di Liszt e di Wagner. Successo di pubblico e uno splendido
bis: lo Scherzo dal Quintetto di Dvořák.
5 febbraio Cesare Guzzardella
Un DVD e un libro:L'altra voce della musica
Veramente interessante “L’altra voce della musica”, filmato-reportage in DVD di Helmut Failoni e Francesco Merini edito da “il Saggiatore”, con annesso un libro dello stesso Failoni che ha per sottotitolo In viaggio con Claudio Abbado tra Caracas e l’Avana....per la recensione completa
Sarah
Chang, la Melbourne Symphony Orchestra e Caetani
all’Auditorium
La
Melbourne Symphony Orchestra (MSO) festeggia quest’anno il centenario dalla
nascita. La più antica formazione orchestrale australiana è stata diretta dai
più grandi direttori ed è attualmente per la prima volta in Italia con il suo
Direttore Principale e Artistico Oleg Caetani (nella foto). E’ importante che
Caetani sia tornato in un luogo a lui caro, l’Auditorium di L.go Mahler, dove
abbiamo avuto la possibilità di vederlo e ascoltarlo moltissime volte alla
testa della nostra “Verdi” soprattutto nel repertorio del musicista da lui
mirabilmente interpretato, Dmitrij
Šostakovič. Il programma impaginato per la serata milanese
dell’Auditorium ha visto prima l’esecuzione del Concerto n°1 in la min.
per violino e orchestra op.77 di
Šostakovič e poi la Sinfonia n°1 in re magg. “Titano”
di Gustav Mahler. Violino solista nella prima parte della serata, Sarah Chang
(nella foto). L’op.77 (1947), capolavoro del repertorio violinistico
novecentesco, venne eseguito per la prima volta a Leningrado nel 1955 ed ebbe
David Oistrach, al quale il concerto era dedicato, come violino solista.
Eccellente l’interpretazione della Chang e di Caetani. La violinista, una
delle migliori nella scena mondiale, ha una tecnica di spiccato virtuosismo che
può permetterle di gestire la timbrica dello strumento in modo estremamente
delicato se pur con incisività nei momenti opportuni. L’equilibrio tra
l’orchestra e il violino solista è impeccabile sotto ogni profilo, con la
direzione molto “russa” nella timbrica di Caetani
molto rispettosa della lieve ma intensamente espressiva sonorità della
solista. Paccato, al termine dell’esecuzione, la mancanza di un aspettato bis
per la Chang. Splendida la direzione della Sinfonia “Titano” (1884) che
nella direzione di Caetani valorizza ogni dettaglio timbrico della
compagine orchestrale: la MSO. Il concerto è stato anche trasmesso in diretta
da Rai Radio3. Grande successo di pubblico. Da ricordare.
3 febbraio 2007 Cesare Guzzardella
Sogno
di una notte di mezza estate
alla Scala
Intorno
al 1595 William Shakespeare scrisse una commedia in cinque atti, in versi e
prosa, A Midsummer- night’s dream, ispirata in particolare ad
un’opera di una decina d’anni prima, La scoperta della stregoneria (The
discovery of witchcraft) di Reginald Scot. Il mondo fiabesco e il mondo
classico si fondono nel cuore di una magica foresta vicino ad Atene, dove il re
e la regina delle fate, Oberon e Titania, litigano per un paggio, rievocando le
antiche contese tra Giove e Giunone. Oberon incarica quindi
un folletto, Puck, simbolo della capricciosità dell’amore ma anche del
mondo tenebroso e pauroso della superstizione e del mistero profondo della
natura, di procurargli un fiore particolare: chi viene a contatto con il suo
succo mentre dorme, al risveglio s’invaghisce della prima persona che vede.
Oberon vuole che Puck compia l’incantesimo su Titania, perché possa
riconciliarsi; e gli ordina anche di far innamorare un giovane, Demetrio, di una
fanciulla, Elena, che da tempo spasima invano per lui. Nella foresta si trova
anche un’altra coppia, Lisandro ed Ermia: quest’ultima dovrebbe sposare
contro la sua volontà proprio Demetrio, scelto dal padre, e il duca di Atene
Teseo le ha ordinato di obbedire. Ermia ha invece deciso di fuggire con
Lisandro, che ama, riamata. Ma Puck
commette un terribile errore: scambiando Lisandro addormentato per Demetrio, gli
versa il succo del fiore magico negli occhi; Lisandro, svegliandosi, vede Elena
e inizia a corteggiarla, dimentico di Ermia,
che si dispera. Poco dopo, anche Demetrio cade vittima della magia e
s’innamora, naturalmente ricambiato, di Elena. Ma Lisandro e Demetrio sono
rivali, si contendono la stessa donna, e
quindi duellano inseguendosi nella foresta. Anche l’incantesimo su Titania
sortisce effetti indesiderati: svegliandosi, la regina delle fate vede un uomo
con una testa d’asino – è in realtà un artigiano ateniese così
trasformato da Puck, e qui si ritrovano tracce de L’asino d’oro di
Apuleio– e se ne innamora. Sarà risolutivo l’intervento di Oberon, che, con
l’aiuto di Puck, userà i poteri magici del fiore per rimettere tutto a posto:
Titania si riconcilierà con lui, Lisandro amerà di nuovo
Ermia. Il duca Teseo, che si sposa con la bella Ippolita, consentirà,
insieme alle sue, le nozze delle due coppie di giovani: e l’amore trionfa. Il Sogno
shakespeariano ebbe grande influsso sul romanticismo tedesco. Anche la pittura
subì il fascino del mondo incantato delle fate e dei folletti: William Blake
dipinse uno splendido Oberon e Titania, conservato al British Museum. Il
testo fu musicato più volte o ridotto a libretto d’opera: si devono ricordare
almeno The fairy queen di Purcell, Oberon di Weber e A
Midsummer Night’s Dream di Britten. E degnissime del capolavoro
shakespeariano sono le musiche di scena composte da Felix Mendelssohn-Bartholdy
che comprendono un’Ouverture, da lui scritta nel 1826, a soli
diciassette anni, uno Scherzo, un Intermezzo, un Notturno,
la celeberrima Marcia nuziale e alcuni pezzi cantati e sinfonici di
minore importanza. Le musiche
rievocano l’atmosfera magica della foresta, la levità dell’aria e delle
brezze che sollevano tra le foglie fate ed elfi, insieme a farfalle e a profumi
di fiori. La stessa atmosfera è evocata dallo splendido balletto in scena in
questi giorni alla Scala, su coreografia del russo George Balanchine. Nel 1962
Balanchine, con i ballerini della School of
American Ballet, portò il suo lavoro in due atti, inserendo inoltre
altri brani di Mendelssohn e creando così un originale e composito mosaico
musicale, sicuramente di grande fascino. Bravissimi, nella terza
rappresentazione, quella pomeridiana di giovedì 1 febbraio, Gilda Gelati (foto
del Teatro alla Scala), Titania, Antonino Sutera, Oberon,
Alessandro Grillo, Cavaliere di Titania, Salvatore Perdichizzi, Puck
e tutto il corpo di ballo del Teatro alla Scala. Impeccabile la direzione
d’orchestra di Nir Kabaretti, il Coro di Bruno Casoni e avvincenti le scene e
i costumi di Luisa Spinelli. Repliche l’8 (Marta Romagna-Titania) e il
10 (due rappresentazioni: Romagna e Gelati, Titania) febbraio. Grande
successo di pubblico.
2 febbraio A.B.
Olga
Kern per la Società dei
Concerti
E’
tornata in Conservatorio per la “Società dei Concerti” la pianista
russa Olga Kern, vincitrice nel 2001 del prestigioso concorso internazionale
“Van Cliburn”. La Kern, pianista di rilevanti qualità, ha impaginato un
programma che ha previsto nella prima parte della serata musiche di Domenico
Scarlatti, le Sonate K.24, K 9 e K 159, e
di L.v. Beethoven, la Sonata in fa min. op.57 “Appassionata”. Dopo
l’intervallo abbiamo ascoltato prima di F. Chopin un raro Bolero op.193
e la notissima Ballata n°1 in sol min op.23 e poi di S. Rachmaninov la Sonata
n°2 in si bem. min. op. 36. Pianista di evidente virtuosismo, mostra un
approccio musicalmente spontaneo e particolarmente grintoso alla tastiera
con rilevante espressività soprattutto nel repertorio romantico. Grande
successo di pubblico e al termine quattro splendidi bis.
1 febbraio Cesare Guzzardella
La Melbourne Symphony Orchestra all’Auditorium il 2 febbraio
Venerdì 2 febbraio, alle ore 20.30 all’Auditorium di Largo Mahler, La Verdi ospiterà la Melbourne Symphony Orchestra(nella foto) per il suo ultimo concerto del tour europeo del 2007, che partirà dalla Spagna il 22 gennaio, facendo tappa nei più importanti teatri delle città di Castiglia, Barcellona, Saragozza, Pamplona, Madrid, toccherà la Francia (il 30 gennaio a Parigi) e la Germania (il 31 gennaio a Berlino). Questa tournée sarà l’occasione per presentare la MSO al pubblico europeo, in occasione del secondo tour dell’orchestra, che nel 2007 celebra il suo centesimo anniversario. La MSO è l’orchestra con la storia più lunga e continuativa tra le varie orchestre di Melbourne, di cui è anche la più antica. Il primo concerto ebbe luogo l’11 dicembre 1906 sotto la direzione di Alberto Zelman, fondatore della MSO, in seguito primo direttore australiano della London Philarmonic Orchestra e della Berlin Philarmonic Orchestra. Il concerto milanese vedrà sul podio il Maestro Oleg Caetani, che dirigerà l’orchestra in questo importante appuntamento, dopo che nel gennaio 2005 ha assunto il ruolo di Direttore Principale e Direttore Artistico della Melbourne Symphony Orchestra. Sarà la violinista Sarah Chang, uno dei solisti più apprezzati in tutto il mondo, la protagonista del programma dedicato a Šostakovič. In programma: di Dmitrij Šostakovič il Concerto n. 1 in La minore per violino e orchestra op. 77 e di Gustav Mahler la Sinfonia n. 1 in Re maggiore “Titano”
1 febbraio la redazione