Archivio Musica 2008 MESI G F M A M G L S O N D
La
Bayadère al Teatro alla
Scala
Proseguono con successo le repliche de La Bayadère, esotica coreografia di Natalia Makarova da Marius Petipa che per la quinta Stagione viene rappresentata con successo. Nella terza rappresentazione abbiamo ancora ritrovato la ballerina ucraina Svetlana Zakharova ( foto Archivio Scala)), la baiadera Nikiya, e lo statuario Roberto Bolle, il nobile Solor. La Zakharova, insuperabile per grazia ed eleganza è stata ben sostenuta dalla consuetà scultorea fisicità di Bolle che soprattutto nei passi solistici ha riscosso un entusiastico consenso da parte del pubblico che gremiva il teatro. Ricordiamo che Il celebre balletto costruito da Marius Petipa sulle musiche di Ludwig Minkus, debuttò al Bol’šoj di San Pietroburgo il 23 gennaio del 1877 e arrivò alla Scala nel 1965 con i grandi Nureyev, anche coreografo, e Margot Fonteyn. Da allora rappresenta una tappa obbligata per i grandi ballerini dei maggiori teatri lirici. Si rimane ancora colpiti da quelle splendide, se pur tradizionali, scenografie di Pierluigi Samaritani e da quei lucenti e coloratissimi costumi di Yolanda Sonnabend che sono in perfetta sintonia col contesto coreografico e musicale. Le musiche del viennese Minkus (1827-1890), pur non avendo un’unità stilistica ben delineata - ci sono infatti influenze che vanno dai romantici tedeschi e russi agli Strauss viennesi- ben si addicono alle variegate sequenze del balletto. Ispirato a una leggenda tratta dal poema indiano Sakùntala di Kalidasa, ne La Bayadère gli accesi colori scenografici, i variegati movimenti coreografici, il rapporto tra singoli, coppie o gruppi di ballerini, collimano con la smagliante timbrica orchestrale e i pregnanti tocchi solistici del violino (bravissimo Francesco De Angelis), del violoncello o dei fiati. Valida la direzione orchestrale di Philip Ellis e ottimo come sempre il Corpo di Ballo scaligero. Bravissima e applauditissima l’artista ospite Marianela Nuñez nel ruolo di Gamzatti, esemplare Antonino Sutera, l’ilodo d’oro e bravi tutti gli altri protagonisti. Prossime repliche il 20-28-30 (due rappr.) 31 dicembre. Da non perdere.
19 dicembre
Cesare Guzzardella
L’Orchestra Sinfonica della radio e televisione di Mosca al Coccia di
Novara
Si è concluso giovedì 18 dicembre al Teatro Coccia l'Autunno musicale Guido Cantelli 2008, l'ormai tradizionale stagione sinfonica della città di Novara. Dopo l'appuntamento con la grande musica tedesca di lunedì 14, il cartellone proponeva al pubblico, accorso numerosissimo ed entusiasta, due notissimi capolavori dell'altra 'vetta' della civiltà musicale europea otto-novecentesca, quella russa: il Concerto n. 2 in do magg. op. 18 per pianoforte e orchestra di Serghej Rachmaninov e la Sinfonia n. 6 in si min. op. 74 'Patetica' di Pjotr I. Ciajkovskji. L'esecuzione era affidata all'Orchestra sinfonica della radio e televisione di Mosca, un complesso nato nell'ormai lontano 1945, specializzato nel grande repertorio russo dell'otto-novecento e (fatto curioso...) nelle colonne sonore di film e documentari. Ha al suo attivo numerose tournée europee e registrazioni discografiche (32 CD con varie sigle). Direttore il moscovita Alexej Kornjenko, attualmente direttore ospite della Filarmonica di Mosca, ma attivo anche in Europa occidentale con la direzione dell'orchestra da camera Collegium Musicum della Carinzia ed altri incarichi presso istituzioni musicali di area austro-tedesca. Al pianoforte sedeva un giovane solista già noto al pubblico novarese, Giuseppe Albanese. Albanese appartiene alla razza, purtroppo rara in Italia, degli interpreti che accompagnano ad una rigorosa preparazione musicale, 'tecnica', una solida base culturale di indirizzo umanistico: studi liceali classici, laurea in filosofia (tesi sull'estetica di Listz negli Années de pèlerinage), docenza universitaria presso l'università di Messina. Come pianista, esce dal Conservatorio Rossini di Pesaro e dalla prestigiosa Accademia Internazionale di Imola sotto la guida di P. Rattalino. Il concerto di Rachmaninov, con il virtuosismo eccezionale e talora un po' pletorico riservato al pianoforte, costituisce il banco di prova ideale per far brillare le doti precipue di questo interprete, che sono il dominio tecnico agguerritissimo della tastiera, la diteggiatura straordinaria, l'abilità nell'assecondare le frequenti variazioni agogiche del pezzo, la netta limpidezza del suono. Un'interpretazione, la sua, che ha conquistato il pubblico, anche grazie alla direzione di Kornjenko, attento nel mantenere un buon equilibrio fra strumento solista ed orchestra, tranne forse che in alcuni passaggi del tempo centrale, in cui le parti solistiche di più abbandonato lirismo sono talvolta sembrate un po' sopraffatte dalla 'massa' orchestrale. Un appunto critico meritano anche alcuni passaggi dell'Allegro finale, dove il clarinetto non sempre 'rispondeva' adeguatamente al pianoforte. Nel complesso, comunque, una buona esecuzione, a lungo giustamente applaudita e seguita da due bis - da Gerschwin e da Horowitz ('Scintille')- di scintillante (appunto!) virtuosismo. Qualche riserva merita l'esecuzione della 'Patetica': qui, soprattutto nel finale, è emerso il limite più serio dell'orchestra moscovita, impeccabile negli archi, ma non sempre adeguata nella sezione dei fiati, piuttosto opachi, e soprattutto negli ottoni gravi, (ah, quella tuba rantolante nel finale...!). Il folto pubblico (Coccia strapieno!), ha comunque tributato alla fine un convinto applauso, affascinato da una musica che garantisce in ogni caso un sicuro effetto sugli ascoltatori. Si chiude dunque sulle note di Ciajkovskji la prima parte della stagione musicale 2008-09 dell'Associazione Amici della musica di Novara: attendiamo con interesse l'inizio, a Gennaio, della seconda, dedicata alla musica da Camera.
18
dicembre
Bruno Busca
Kavakos
e Nagy per le Serate
Musicali
E' tornato sul palco della Sala Verdi del
Conservatorio milanese il violinista
greco Leonidas
Kavakos, accompagnato al pianoforte da Peter Nagy. Il programma
presentato, di raro ascolto, prevedeva la Sonata
per violino e pianoforte in la magg. D574 "Grand Duo "di F.
Schubert, la Sonata per violino e
pianoforte di L.Janacek e quella n.1
Sz 75 di B.Bartok. La splendida sonata
che Schubert
scrisse nel 1817, quella di
maggiori dimensioni nei suoi quattro
movimenti, è stata interpretata con evidente leggerezza e dolcezza
dall'eccellente duo. Cambio di accenti e
grandi contrasti nella Sonata (1914-22)
di Janacek, unico duetto del compositore e in quella (1922-23) di Bartok,
seconda in ordine temporale delle tre di questo genere da lui composte.
In questi due complessi lavori,
ricchi di spunti tematici dal sapore
popolaresco e di timbriche
con espressività
spesso taglienti, gli
interpreti, in perfetta sinergia,
hanno evidenziato
le loro qualità musicali
non comuni. Kavakos, 44 anni, vincitore del Sibelius nel 1984 e del
Paganini nel 1988, uno dei piu richiesti violinisti sulla scena mondiale,
ha un repertorio particolarmente vasto che trova anche nella musica del
'900 profondità d'interpretazione. Il caloroso successo ottenuto al
termine del concerto ne è una dimostrazione. Il talentuoso ungherese Nagy,
48 anni, onorato nel 2001 di un importante Premio Liszt, ha sostenuto con
misurato equilibrio la parte pianistica superando agevolmente le difficoltà
tecniche che soprattutto la sonata di Bartok comporta. Al termine dei
brani in programma abbiamo avuto il piacere di ascoltare due eccellenti
bis: forse Ravel e un intenso Brahms.
17 dicembre Cesare Guzzardella
La
Wurttembergische Philharmonie
Reutlingen al Coccia di Novara
Nell'ambito della stagione sinfonica 'Autunno musicale Guido Cantelli 2008', organizzata dall'Associazione amici della musica Vittorio Cocito, gli appassionati musicofili novaresi hanno potuto ascoltare presso il Teatro Coccia, lunedì 15 dicembre, un concerto di notevole interesse e di alta qualità esecutiva: in cartellone la Seconda Sinfonia in Re maggiore op. 36 e il Concerto per pianoforte e orchestra in Mi bem. maggiore n. 5 op. 73 'Imperatore' di L. van Beethoven (l'ordine di esecuzione è stato poi invertito al momento del concerto). L'orchestra ospite era la Wurttembergische Philharmonie Reutlingen, eccellente complesso, fondato nel 1945, di solida tradizione tedesca, compatto e ottimamente registrato in tutti i reparti, che ha il meglio del suo repertorio, ovviamente, nella tradizione della musica tedesca dell'8oo, Beethoven, Mendelssohn e Bruckner in testa. La dirigeva, per l'occasione, il giovane (31 anni) Aleksandar Markovic (nella foto): studi a Vienna con Leopold Hager, primo premio nel 2004 al concorso internazionale per direttori d'orchestra G.Fitelberg a Katowice, dal 2005 Primo Direttore al Tiroler Landestheater di Innsbruck, un repertorio da Beethoven a Ligeti. Nel concerto novarese ha mostrato di essere ormai più di una semplice promessa nel panorama europeo della direzione d'orchestra: autorevole ed elegante nel gesto, sicuro nello stacco dei tempi, capace di aderire, con rara intelligenza interpretativa, alle diverse pieghe espressive del testo musicale. Davvero esemplare l'esecuzione della seconda sinfonia del Maestro di Bonn, ove la direzione di Markovic ha dato il giusto rilievo al ruolo particolare che assume qui per la prima volta nella produzione sinfonica beethoveniana la sezione dei fiati, conferendole una fisionomia ben stagliata rispetto alla compatta 'massa' orchestrale. Decisamente apprezzabile, poi, la qualità esecutiva dell'ampia introduzione (che risente ancora dello stile haydniano), resa molto bene nell'abbandono alle volute melodiche disegnate dai vari strumenti, soprattutto i legni. Allo stesso livello si colloca l'interpretazione dell'allegro che segue l'introduzione, in cui il maestro è stato particolarmente bravo nel dare immediato vigore comunicativo alle energiche pennellate, che sono il segreto della bellezza espressiva del brano (soprattutto la seconda idea, con il suo audace tono di fanfara). Nel Larghetto e nello Scherzo le movenze liriche quasi schumanniane del primo e i contrasti strumentali del secondo hanno trovato una efficace interpretazione nella bacchetta di Markovic. Nel rondò finale, si sarebbe forse desiderato un che di più morbido nell'esecuzione del meraviglioso inciso cantabile che precede l'ultimo erompere della frenetica, selvaggia ridda conclusiva. Al pianoforte, per l'Imperatore, sedeva un altro giovane (del 1979) interprete: il pianista romeno, ma ormai naturalizzato austro-tedesco, Herbert Schuh: ha studiato con Kurt Hantsch e con K. H. Kaemmerling; vincitore al Casagrande di Terni, alla London Internatinal Piano Competition, al Concorso internazionale di Vienna, ha suonato con numerose orchestre europee ( fra cui la London Philarmonic) e con presitgiosi direttori (è stato, fra l'altro, diretto da Pierre Boulez): Mozart, Beethoven e Schubert, sono attualmente i suoi autori preferiti: Nel 'suo' Imperatore abbiamo apprezzato l'eccellente padronanza tecnica della tastiera, la limpidezza del suono, la capacità di svariare sui più diversi registri espressivi, dalla celeberrima cascata di arpeggi e trilli e scale dell'inizio del primo tempo alla successiva idea in mi bemolle minore, di cui ha reso perfettamente il senso di misteriosa marcia in pianissimo, alla morbida, serena cantabilità del secondo tempo, al ritmo rimbalzante e vorticoso del tempo finale: tutto a un livello di virtuosismo dispiegato in forme già mature. Nel bis Schuch ha eseguito il primo pezzo del Gaspar de la nuit, mettendo in luce le due qualità principali della musica raveliana: l'iridescenza dei cromatismi e la limpidezza 'cartesiana' delle linee architettoniche della composizione. Teatro quasi pieno, un pubblico, anche giovanile, che ha tributato ai due interpreti e all'orchestra, una vera ovazione: una serata di ottima musica a Novara! www.teatrococcia.it
16
dicembre
Bruno Busca
Ancora successo
alla Scala per il Don Carlo
Anche la seconda replica di ieri del
Don Carlo verdiano ha rivelato un tangibile successo di pubblico. Dopo le
polemiche esasperate ed eccessive seguite alla Prima,
finalmente
una ritrovata serenità rende il giudizio complessivo della messinscena più
obiettivo e, a mio avviso, complessivamente più che accettabile.
Certo il Teatro alla Scala non è un teatro qualunque e parlare di buon
successo non è di certo molto. Positiva la regia e soprattutto
l’essenziale, geometrica e prospettica scenografia di Stéphane
Braunschweig che mette in primo piano i protagonisti accentuando
l’elemento drammaturgico-musicale. Anche
la simbologia dell’infanzia
con i protagonisti-bambini che entrano in scena è ben riuscita.
Funzionali alle scene le rilevanti luci di Marion Hewelett. Nella terza
rappresentazione abbiamo trovato il cast vocale della prima ad eccezione
di Ferruccio Furlanetto, Filippo II,
cui è subentrato Matti Salminen. Nell’insieme un più che valido cast,
con una voce chiara e incisiva per Stuart Neill (tutte le foto
dall'Archivio Scala- M.Brescia), Don
Carlo, con le protagoniste femminili, Fiorenza Cedolins (foto) e
Dolora Zajick, Elisabetta di Valois
e la Principessa d’Eboli, in evidente crescita negli ultimi atti per
bellezza e robustezza timbrica, bravi Salminen, Filippo
II, Dalibor Jenis, Rodrigo,
e ancora meglio Anatolij Kotcherga, il
Grande Inquisitore. Valida la direzione energica e dettagliata di
Daniele Gatti, con quel lento e mistico finale particolarmente suggestivo.
Successo di pubblico. Prossime repliche il 14-16-19-21 dicembre e il
4-8-11-15 gennaio.
13 dicembre Cesare Guzzardella
Roberto Prosseda
per le Serate
Musicali
Il pianista Roberto Prosseda ha tenuto un concerto particolarmente interessante nella Sala Puccini del Conservatorio milanese. Il programma coraggioso e soprattutto inconsueto, era incentrato su un’ampia selezione delle celebri Romanze senza parole di F.Mendelssohn e su poche altre composizioni del tedesco intervallate da brevi composizioni di autori contemporanei quali Solbiati, Panni, Boccadoro, Fedele, Campogrande, Castaldi, Fazzari. Questa operazione di accostamento ha anche il merito di avvicinare il pubblico alla conoscenza dei nuovi compositori. Prosseda è uno specialista di Mendelssohn ed esegue spesso rarità di questo musicista come l’Adagio e Presto agitato del 1833 recentemente scoperto. Molte di questi brani sono usciti in Cd per la prestigiosa casa discografica Decca. La scelta dei brani recenti non è stata casuale ma fatta in perfetta sintonia con le Romanze e il risultato complessivo del concerto è avvincente sotto ogni profilo. Interessanti i brani inframezzati, soprattutto Nachtmusik di Ivan Fedele, composto per l’occasione, Mendelssohn (2006) di Paolo Castaldi e la recentissima rielaborazione di Hans Fazzari intitolata appunto Lied ohne Worte. Prosseda ha completamente interiorizzato i brani mendelssohoniani restituendo un'interpretazione riflessiva e dettagliata che si esprime attraverso una dilatazione delle sonorità che risultano particolarmente espressive e un uso sapiente dei pedali. Splendido il bis proposto con la Barcarola veneziana di Mendelssohn. Unica pecca è stata la mancanza di pubblico in una sala che invece meritava di essere al completo.
13 dicembre Cesare Guzzardella
Un Concerto Straordinario alla Scala a favore del Comitato Negri-Weizmann
Ieri sera al Teatro alla Scala si è tenuto l’annuale Concerto Straordinario a favore del Comitato Negri-Weizmann istituzione sorta per favorire la collaborazione scientifica tra l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e l’Istituto Weizmann di Scienze. Il direttore d’orchestra Pietari Inkinen (nella foto) ha ottimamente diretto la Filarmonica scaligera. La Falarmonica e un trio d’importanti solisti come il violinista Vadim Repin, il violoncellista Mischa Maisky ed il pianista Itamar Golan hanno ben interpretato gli autori in programma: Rossini, Brahms, Šostakovič e Beethoven. Valida l’esecuzione del Concerto in la min. op. 102 di J Brahms e ancor più rilevante il triplo Concerto in do magg. Op.56 di L.v. Beethoven nel quale i solisti (splendido il pianista Golan) hanno mostrato un’intesa particolarmente sinergica con l’ottima direzione di Inkinen. Ricordiamo ancora che questo concerto finanzia le attività di ricerca degli istituti Negri-Weizmann che, come evidenziato nell’elegante libretto di sala, prestano particolare attenzione, oltre che alla cura dei tumori e ai trapianti di organi, alle neuroscienze e alle malattie neurodegenerative progressive come quella di Alzhaimer. Per informazioni o donazioni si può telefonare al numero 02-6775409 o consultare il sito: www.negriweizmann.org
10 dicembre Cesare Guzzardella
Barry Douglas al
Dal Verme con I Pomeriggi
musicali
Il pianista irlandese Barry Douglas
ha portato due lavori di rara frequentazione come i Concerti per pianoforte e orchestra di F. Mendelssohn
al Teatro Dal Verme, dirigendo l'orchestra dei Pomeriggi anche
nella più nota Sinfonia n.39 K.543
di W.A.Mozart. L'op.25 e l'op.40
di Mendelssohn-Bartholdy sono state interpretate con determinazione
da Douglas, pianista che nel 1986 vinse l'importante Concorso
Internazionale Cajkovskij di
Mosca. Molto espressive e delineate da un timbro luminoso e poetico le
parti centrali dei concerti. Questi movimenti
ci rivelano un Mendelssohn significativamente romantico e
musicalmente profondo. Specie nel più maturo Concerto
n.2 ,
un capolavoro della musica romantica purtroppo ancora poco
eseguito, l'influenza di Schumann
appare evidente. Dopo l'intervallo, più che valida l'interpretazione
della sinfonia mozartiana. Il pubblico che gremiva il Teatro dal
Verme ha tributato a Douglas e all'Orchestra dei Pomeriggi
calorosi applausi. Prossimo appuntamento il 18 e il 20 dicembre con il Concerto
di Natale affidato alla bacchetta di Jader
Bignamini per i Valzer di Strauss.
8 dicembre
Cesare Guzzardella
Evgenij Kissin per
la Società dei Concerti
Serata importante quella di ieri per La Società dei Concerti e per il numeroso pubblico intervenuto che ha avuto il privilegio di ascoltare il grande pianista russo Evgenji Kissin. Al termine dello splendido concerto, per festeggiare i vent'anni dal suo primo incontro con questa importante Società, è stata consegnata al pianista dal Presidente della Fondazione Antonio Mormone una targa. Programma all'insegna di due grandi compositori: Prokof'ev e Chopin. Eccellente il Prokof'ev di Kissin, sia nella selezione dei brani pianistici dal Romeo e Giulietta, sia in quella complessa e contrastata Sonata n.8 in si bem.magg op.84. La sorprendente capacità d'interiorizzazione musicale di Kissin risulta evidente nell'interpretazione di Prokof'ev. L'approccio scultoreo con sfaccettature sonore marcate nella sua meditata esecuzione, dà una forza espressiva tale da rendere unica e inimitabile la sua interpretazione. In passato troviamo interpretazioni di questo livello solo in grandi come Richter e Gilels. Dopo l'intervallo abbiamo ascoltato la Polonaise op.6, tre Mazurche e una selezione di otto Studi scelti tra l'op.10 e l'op. 25. Ottime e per alcuni Studi esemplari l'interpretazione di Kissin. Acclamato e premiato, al termine del programma ufficiale ha concesso tre splendidi bis. Da ricordare.
4
dicembre Cesare Guzzardella
È tornato Shlomo Mintz alle Serate
Musicali
Programma variegato per il violinista
Shlomo Mintz che insieme all'ottimo pianista Torleif
Torgersen ha tenuto un concerto per le Serate
Musicali intrepretando rarità come i 5
brevi pezzi H.193 di B.Martinu, la Sonata
per violino e pianoforte op.21 di E. Dohnanyi e il recente brano di
A.Skoumal denominato Djinnia. Più
noti invece i brani di J.Brahms, lo Scherzo
in do minore e la Sonata n.3
op.108 e quello di A. Bazzini La
ridda dei folletti. Mintz, tra i maggiori violinisti presenti sulla
scena mondiale ha mostrato grinta, nitore espressivo e virtuosimo
esemplare. Molto incisivi i brevi brani politonali di Martinu e splendido
il brano di Skoumal Djinnia
(2007). Con un esemplare Ridda dei folletti, brano dal
sapore paganiniano, Mintz ha
concluso il programma concedendo al termine un lungo e raro bis:
Poème
di Ernst Chausson. Grandissimo successo di pubblico. Da ricordare
2 dicembre Cesare Guzzardella
Nathalie
Stutzmann e la Verdi all'Auditorium
Pomeriggio ancora di successo per il
contralto Nathalie Stutzmann che
nella replica domenicale all'Auditorium di l.go Mahler, accompagnata dalla
Sinfonica Verdi per l'occasione
diretta da Ion Marin, ha interpretato in modo mirabile otto lieder di F.
Schubert. Selezionati dalle più celebri raccolte del musicista viennese (
Die schöne Müllerin, Schwanengesang, Die Winterreise ecc.) e orchestrati
da Webern, Britten e Offenbach, le celebri liriche ascoltate hanno trovato
nella profonda, pura, equilibrata ed altamente espressiva voce della
Stutzmann un'interprete ideale. Adeguata la parte orchestrale della Verdi,
orchestra che aveva iniziato il concerto con l'Ouverture Coriolano di Beethoven e che nella seconda parte del
concerto ha ben interpretato Mendelssohn con la Sinfonia n.4
"Italiana" . Tra i brani eseguiti dal celebre contralto
ricordiamo almeno An Sylvia, Tränenregen, Ständchen e
Die Forelle. Da ricordare
1 dicembre Cesare
Guzzardella
Alexander
Romanovsky ai Pomeriggi Musicali
del
Dal Verme
Il
ventiquatrenne pianista ucraino Alexander
Romanovsky vincitore a soli 17 anni del Concorso Internazionale
"F.Busoni" ha suonato al Dal Verme con l'orchestra de "I
Pomeriggi
Musicali "diretta,
per l'occasione, dall'israeliano Yaniv Dinur. In programma una rarità
interpretativa di Jan Ladislav Dussek (1760-1812), il Concerto
per pianoforte ed orchestra in Sol min. Op. 49 e quindi la Sinfonia
n.88 in Sol maggiore di F.J.Haydn. Il compositore boemo Dussek è nato
qualche anno dopo Mozart e
dieci anni prima di Beethoven ed ha composto una quindicina di concerti
per pianoforte ed orchestra molti dei quali in slile Biedermaier. Quello
ascoltato ieri è uno degli ultimi ed è tra i più originali in quanto
anticipa modi compositivi che ricordano Schumann e soprattutto
Chopin per la capacità di
evidenziare il canto in modo romanticamente leggero. Avvincente sotto ogni
profilo l'interpretazione di Romanovski, pianista noto soprattutto per le
rilevanti esecuzioni di Brahms, Schumann e Chopin. Il
tocco leggero e garbato che evidenzia la melodia in modo
particolarmente espressivo ha sottolineato il carattere
del concerto di Dussek giocato su evidenti contrasti che,
soprattutto nel Rondò finale,
rimandano alla tradizione musicale e di folclore dell'est-Europa.
Bellissimi i due bis pianistici: un prezioso e clavicembalistico brano di
Rameau reso al pianoforte con maestria da Romanovski ed il profondo Notturno
postumo in do dies.minore di F. Chopin. Dopo l'intervallo, valida
l'esecuzione della sinfonia haydniana. Successo di pubblico.
29
novembre Cesare
Guzzardella
L'Orchestra
di Brema e Anderszewski per le Serate Musicali in ricordo di
Alberto Falck
Una delle più importanti formazioni
orchestrali cameristiche, la Die
Deutsche Kammerphilharmonie
Bremen, ha tenuto un bellissimo concerto in Conservatorio per le Serate
Musicali. L'ottima compagine tedesca di Brema, con il suo primo
violino e direttore concertatore Florian Donderer (foto in basso) ha
interpretato musiche di Haydn e di Beethoven anche in sinergia con
l'eccellente pianista Piotr Anderszewski (foto a lato). Dopo una splendida
sinfonia haydniana, la n.54 in sol
maggiore, interpretata con vigore, incisività ed espressiva
partecipazione emotiva da parte di tutti gli orchestrali,
il pianista polacco-ungherese ha esguito in solitaria la Sonata
n.31 in do magg. op.15 di L.v.Beethoven rivelando doti pianistiche di
primo livello.
Il momento culminante della splendida seratà si è avuto dopo
l'intervallo con una mirabile esecuzione del Concerto
per pianoforte e orchestra n.1 in do magg. Op.15 di Beethoven.
Anderszewski, nella veste anche di direttore, ci ha donato un'interpretazione
particolarmente nitida, calibrata ed espressiva e le ottime qualità
della compagine orchestrale sono risultate evidenti specie nell'energico Rondò
finale che ha concluso il concerto. Grandissimo successo e un bis
pianistico con un breve brano di Schumann.
28
novembre Cesare
Guzzardella
Massimo
Quarta e i 24
Capricci di Paganini
per le "Serate
Musicali"
Il violino Stradivari “Conte De Fontana” del 1702 utilizzato da Massimo Quarta è risuonato a lungo ieri in Conservatorio nel concerto organizzato dalle Serate Musicali. In programma i 24 Capricci op.1 per violino solo di Niccolò Paganini, summa dell’arte compositiva violinistica. Quarta, vincitore nel 1991 a Genova del più prestigioso Concorso Internazionale per violino, il “Paganini” appunto, ha sostenuto ottimamente la non facile prova eseguendo i Capricci in due parti e proponendo al termine un'altrettanto virtuosistico bis con un brano di Locatelli denominato “Labirinto armonico”. L’interpretazione, qualitativamente in crescendo, con il glorioso finale rappresentato dal celebre Capriccio n.24 in la minore è stata accolta con attenzione dal numeroso pubblico intervenuto e al termine il successo è risultato pienamente meritato. Da ricordare. Giovedì 27, le Serate Musicali ospiteranno la Die Deutsche Kammerphilarmonie Bremen ed il pianista Piotr Anderszewski per un concerto commemorativo in memoria di Alberto Falck. Per informazioni: Serate Musicali t. 02-29409724
25 novembre Cesare Guzzardella
Grande
successo per La voix humaine della
Fabbricini ai Pomeriggi Musicali
Un programma particolarmente riuscito
quello scelto dal direttore Antonello Manacorda e dall'Orchestra de I
Pomeriggi Musicali al Teatro Dal Verme. Tre brani ottimamente
interpretati dall'Orfeo e Uridice di C.W.Gluck hanno preceduto uno degli atti unici più
riusciti del Novecento: La voix
humaine di Francis Poulenc. Protagonista l'eccellente soprano
Tiziana Fabbricini che in piena sinergia con l'avvincente direzione di
Manacorda è riuscita ad intepretare in modo mirabile sia musicalmente che
attorialmente il non facile ruolo femminile inventato da Jean Cocteau nel
1930 ed apparso per la prima volta sulla scena musicale nel febbraio del
1959. Esempio massimo di integrazione tra arte di recitazione e musicale,
La voix humaine
prevede una scena molto scarna con un letto, un telefono e una
donna che dialoga con un uomo. Ogni dettaglio del testo viene sottolineato
e drammaturgicamente esasperato dalla splendida musica che Poulenc ha
saputo creare riempiendo ancor più di significato il testo di Cocteau.
Grandissimo il successo ottenuto dalla Fabbricini. Bravissimi Manacorda e
l'Orchestra dei Pomeriggi. Da
ricordare. Replica sabato, 22 novembre alle ore 17.00.
21
novembre Cesare
Guzzardella
Sir
Neville Marriner
e Monica Bacelli
per il "Quartetto"
Sir
Neville Marriner ha diretto l'Orchestra
della Toscana in Conservatorio impaginando un
programma particolarmente classico con la Sinfonia
n.35 "Haffner", ultima delle sei grandi sinfonie di Mozart,
in testa, la Sinfonia n.96 "Il
miracolo" di Haydn in coda e nel centro alcuni lieder di Schubert
interpretati dalla bravissima mezzosoprano Monica
Bacelli. Marriner dimostra come sempre di essere uno dei migliori
direttori nel repertorio dei classici. Efficace soprattutto l'esecuzione
della splendida sinfonia
londinese haydiniana, resa in modo mirabile dall'eccellente orchestra
toscana. Avvincente la trascrizione di Anton Webern dei Quattro
Lieder dai più importanti
cicli vocali di Schubert. L'ulteriore drammatizzazione dei brani, duvuta
ad una sorprendente orchestrazione che Webern ha fatto in giovane età, è
stata evidenziata dal chiaro e pregnante timbro della Bacelli, una delle
migliori voci liriche presenti sulla scena mondiale. Dopo una lunare Romanza
di Axa da Rosamunda abbiamo ascoltato uno splendido bis: il celebre Die
Forelle. Ricordiamo che la Bacelli ha un repertorio molto vasto che
spazia dalla musica antica al contemporaneo e prossimamente la potremo
ascoltare in un recital al Teatro alla
Scala. Grande successo di pubblico.
19
novembre Cesare
Guzzardella
Nicola Piovani dirige la “Verdi”
all’Auditorium
E’
tornato a Milano Nicola Piovani con la sua musica. Dopo il successo
ottenuto al Teatro Strehler con la
sua Suite in
sette movimenti per sette strumenti "Epta"
adesso lo ascoltiamo alla direzione dell’Orchestra Sinfonica
Verdi in un programma che prevede l’esecuzione dei suoi più grandi
successi cinematografici: La vita è bella (premio Oscar), Pinocchio, La
stanza del figlio, Ginger e Fred, Caro diario, La messa è finita, La voce
della luna ecc. Pianista,
compositore e direttore d'orchestra, Nicola
Piovani è stato allievo del musicista greco Manos Hadjidakis ed è
uno dei più affermati compositori di colonne sonore ma anche autore di
musica cameristica, sinfonica e corale. Ultima replica domenica, 16
novembre alle ore 16.00
15 novembre C. G.
Il
violinista Pavel Berman ai
Pomeriggi
musicali
Sorprendente l'interpretazione che
Pavel Berman ci ha donato ieri al Teatro Dal Verme.
In programma la raffinata
trascrizione per violino e orchestra dei
Capricci op.1 per violino solo di
Niccolò Paganini. I notissimi Capricci paganiniani, esempio massimo di
virtuosismo strumentale, sono
stati reinterpretati dal compositore lituano Giedrius
Kuprevichius lasciando inalterata la parte solistica ma
evidenziandola in modo originale attraverso gli interventi degli archi,
del clavicembalo e delle percussioni.
Le
sonorità timbriche e le particolari varianti armoniche hanno portato i
Capricci ad assumere di volta in volta sembianze diverse, con richiami
stilistici che ricordavano il Settecento ed il contemporaneo. Il
risultato ottenuto, grazia anche all'impeccabile interpretazione di Berman
- qui anche nella veste di direttore
-, e ad una bravissima orchestra dei Pomeriggi, è stato splendido sotto
ogni profilo. Dopo l'intervallo è stata
ottimamente eseguita la Sinfonia
n.94 di Haydn denominata "Col rullo di timpani".
Grande successo di pubblico. Ultima replica: sabato, 15 novembre alle ore
17.00.
14
novembre
Cesare Guzzardella
Teatro
alla Scala: l’ultimo concerto di Alfred Brendel
Serata
memorabile quella di ieri sera al Teatro alla Scala, in coproduzione con
la Società del Quartetto, con l’ultimo concerto italiano di Alfred Brendel. Il
pianista settantasettenne
ha deciso di ritirarsi dalla scena concertistica e girando per l’Europa
lascia gli ultimi tangibili segni della sua arte interpretativa. Un teatro
al completo ha ascoltato in assoluto silenzio il programma tutto viennese
scelto dal celebre interprete: Haydn con le Variazioni in fa.min.
Hob.XVII/6.,
Mozart con la Sonata in fa magg. K
533, Beethoven con la Sonata
“quasi una fantasia” in mi
bem.magg. op.27 n.1 e dopo l’intervallo l’ultima sonata di
Schubert quella in si bem.magg D 960. C'è da stupirsi della decisione di Brendel di
lasciare le scene quando all’ascolto dei suoi amatissimi classici
si rimane ancora estasiati per le sue integre ed eccelse qualità. Il suo
stile inconfondibile presenta sempre una chiarezza espressiva unica. La
bellezza canoviana di molti fraseggi mediati da un’eleganza ed una
leggerezza impareggiabili sia in Haydn che in Mozart
si accosta alla profondità riflessiva di Beethoven e dell’ultimo
Schubert. Finale alla grande con
interminabili standing ovation e ben quattro bis: una semplice e deliziosa Bagatella
(WoO56-Andante) di Beethoven, un placido Liszt da “Annèes de pélerinage-
Primo anno-Suisse"(Au Lac de Wallenstadt-andante placido),
un intenso Bach e, a conclusione, l' Improvviso
op.90 n.3 di Schubert. Da ricordare.
11
novembre
Cesare Guzzardella
Continuano con successo al Teatro alla Scala le repliche dell’operetta più famosa al mondo, La vedova allegra (Die Lustige Witwe). Per la prima volta sul palcoscenico del Piermarini, il più importante lavoro di Franz Lehár scritto nel 1905 su libretto di Viktor Léon e di Leo Stein, viene rappresentato senza i recitativi in tedesco e con un simpatico intervento esplicativo di Philippe Daverio che introduce le sequenze sceniche spiegando in modo garbato ed ironico la divertente vicenda. I protagonisti, nella quarta rappresentazione, sono stati ottimamente interpretati da Eva-Maria Westbroek , Hanna Glawari la ricca vedova (le foto sono di M.Brescia-Archivio Scala), Will Hartmann, il Conte Danilo, Wolfgang Bankl, il Barone Mirko Zeta, Nino Surguladze, Valencienne moglie del Barone, Dmitry Korchakc, Camille de Rosillon e molti altri. L’ambientazione in piena cultura belle époque è stata definita dalle rilevanti regia, scenografie e costumi di Pier Luigi Pizzi e la splendida musica è stata diretta con eleganza da Asher Fisch. Avvincenti anche le coreografie di Gheorghe Iancu per i bravissimi Allievi della Scuola di Ballo del teatro. Prossime repliche l’8-11-16-18-19-21-23 novembre. Caloroso successo di pubblico.
8
novembre C.G.
Questa sera al Teatro alla Scala
ultima replica del concerto diretto da Daniel Barenboim con la
partecipazione del pianista Roger Muraro (nella foto). In programma il Concerto
n. 2 per
pianoforte e orchestra di Béla Bártok e la Sinfonia Fantastica op.14 di Hector Berlioz. Brillante
l'interpretazione offerta da Muraro del Concerto di Bartok. Muraro,
vincitore d'importanti concorsi internazionali, è noto soprattutto come
interprete di Messiaen ed è specialista nel repertorio del Novecento e
contemporaneo. Il Concerto n.2 dell'ungherese scritto nel 1931 è uno dei
massimi esempi di libera ed estesa creatività dettata da un linguaggio
molto personale nel quale gli elementi
ritmici e percussivi sono dominanti. Splendida l'intesa
Baremboin-Muraro e rilevanti i colori dei fiati e delle percussioni
dell'Orchestra scaligera. Dopo l'intervallo Barenboim ci ha offerto
un'ottima interpretazione del capolavoro sinfonico che Berlioz compose in
prima stesura nel 1827-28 e che anticipa quelli che saranni i grandi
Poemici sinfonici futuri. Grande successo di pubblico. Ultima replica
questa sera alle ore 20.00.
6
novembre C.G.
Stephen
Hough per
le Sarate Musicali
E' un pianista particolarmente
versatile Stephen Hough. Il programma presentato ieri in Conservatorio per
le Serate Musicali è stato costruito con intelligenza partendo da un
Bach
conosciutissimo, quello della Toccata
e Fuga in re minore, una Toccata rivisitata al pianoforte
prima da Cortot e poi da Hough stesso. Il nostro pianista è infatti anche
un valido compositore ed anche scrittore. Dopo l'ottima interpretazione
bachiana con un pianoforte che esprimeva espressività organistica,
abbiamo ascoltato alcuni brani di rara esecuzione di G. Faurè come il Notturno
n.6 op.63, l'Improvviso n.5 op.102 e la Barcarola
n.5 op.66. Preziosità pianistiche che hanno trovato un'esecuzione
raffinata. Da Faurè a C. Franck il passo è breve e il Preludio,
Corale e Fuga del compositore franco-belga, che trova in Bach un
riferimento certo, è stato ottimamente interpretato da Hough. Cambio di
orizzonte nella seconda parte del concerto con un brano particolarmente interessante
di Aaron Copland
del 1930, le
Variazioni per pianoforte
op.27. Copland
(1900-1990), uno dei massimi compositori statunitensi del '900, ha
assorbito in pieno la cultura classica
e lo stile europeo del secolo scorso producendo queste brevi ma illuminate
variazioni. Il tema prevalentemente ritmico è breve e semplice e trova varianti
particolarmente efficaci espresse splendidamente da Hough. Un grande
Chopin, vellutato e romanticamente interiorizzato, ha occupato l'ultima
parte del concerto con un Notturno
op.62 n.1 prima e la Sonata in
si min.op.58 dopo. Hough ci stupisce ancora per la sua capacità di
cambiare registro timbrico ed espressivo. Sala
Verdi con posti liberi ma grande entusiasmo da parte di un pubblico
attento ed esperto. Due i bis con Debussy e uno spagnolo...... Albéniz?
4 novembre
Cesare Guzzardella
Olli Mustonen per le Serate musicali
Torna
puntualmente alle Serate musicali
il pianista finlandese Olli Mustonen, anche compositore e direttore
d'orchestra. Le sue particolari qualitatà interpretative che uniscono
alla padronanza
tecnica una evidente funzionale gestualità, hanno gestito in modo
avvincente il programma di ieri sera: Le
Stagioni op.37 bis , rarità esecutiva di Ciaikovskij, una sua
composizione dal titolo Jehkin Iivana,
dall'originale per chitarra, e i 12
Studi op.8 di Scriabin. Particolarmente espressiva nella ricchezza di
contrasti l'interpretazione di Mustonen. Il suo approccio pianistico, non
convenzionale ma che sottolinea sempre la bellezza del suono, rendono i
suoi concerti sempre stimolanti. I dodici mesi, i brani che compongono Le
Stagioni, sono stati resi in modo mirabile e nella più nota
splendida Barcarola riferita al mese di giugno abbiamo rilevato ancor più la
sua profonda vena melodica. Molto interessante la sua non breve
composizione, di stampo bartòkiano, Jehkin
Iivana dove l'essenza folcloristica dal sapore nordico è mediata
dalle sue eccelse qualità virtuosistiche. Risulta evidente nei modi
espressivi il suo essere pianista-compositore. Rilevanti i 12
Studi
op.8 di Scriabin che sembrano quasi suonati in modo
improvvisato e che spesso utilizzano in modo particolare il pedale di
risonanza. Splendido il bis di Rachmaninov. Successo di pubblico in una
Sala Verdi purtroppo non piena.
28
ottobre
Cesare Guzzardella
Grande successo per La dame aux camélias alla Scala
Grande successo quello ottenuto da
“La dame aux camélias” al Teatro alla Scala. Nelle
ultime
rappresentazioni del 23 e del
24 ottobre vedremo come protagonisti Massimo Murru nel ruolo di Armand
ed Emanuela Montanari in quello di Margherite
(foto di M. Brescia- Teatro alla Scala) Tratto dal romanzo di Alexandre
Dumas fils , il balletto in
un prologo e tre atti costruito sulle musiche di F. Chopin è stato
rivisitato nel 1978 dal coreografo statunitense John Neumeier. Le
scene essenziali e gli eleganti costumi di Jürgen Rose, le luci dello
stesso Neumeier e la splendida
scelta operata sulle musiche
chopiniane è stata molto apprezzata anche nella Stagione 2006-2007 quando
per l’ultima volta abbiamo visto sulla scena Alessandra Ferri. Tra gli
altri interpreti segnaliamo: Bryan Hewison in Monsieur Duval, Simona Chiesa in Nanine, Matthew Endicott nel ruolo di Le Duc, Marta Romagna in Manon,
Francesco Ventriglia in Des
Grieux. La direzione dell’orchestra è affidata ad Ermanno Florio e
l'importante parte solistica del pianoforte ad Andrea Padova.
23 ottobre C.G.
La
pianista Jin Ju per la Società dei concerti
Ottima
prestazione pianistica quella della cinese Jin Ju in Conservatorio. Il
ricco programma presentato ieri con brani di difficoltà trascendentale è
stato interpretato con rigore tecnico esemplare. Jin Ju, nata a Shangai e
3° premio al Concorso pianistico Internazionale Cajkovskij di Mosca, ha
iniziato il concerto con una rarità quale le Variazioni
su un
tema di Rode "La Ricordanza" op.33 di Carl Czerny, brano
di impronta beethoveniana che ha ottimamente interpretato mostrando grande
raffinatezza e nitore di colori. Bene la Sonata
in fa min. Op.57
"Appassionata" di L.v.Beethoven specie nell'Allegro ma non troppo finale. Nella seconda parte del concerto dopo
una valida ma non sorprendente esecuzione della Barcarola in fa diesis magg. Op.60 di F.Chopin, Jin Ju ha
trovato in Liszt le migliori qualità espressive nella Parafrasi da concerto su Rigoletto, nella Danza sacre e duetto finale dall'Aida e soprattutto con una stupenda
interpretazione della Rapsodia
Ungherese n.2 in do diesis min. La Ju ha unito alle qualità teniche
trascendentali una capacità di penetrazione espressiva di primo livello
dimostrandosi interprete raffinata. Grandissimo il successo di pubblico in
una Sala Verdi stracolma e al termine tre bis tra cui un ottimo valzer di
Chopin ed un brano di tradizione cinese.
23
ottobre
Cesare Guzzardella
Hélène Grimaud e la Filarmonica alla Scala
Programma particolarmente impegnativo quello ascoltato ieri al Teatro alla Scala con il Concerto n.1 in re min. op.15 per pianoforte e orchestra di J. Brahms e il Poema sinfonico op. 30 “Also sprach Zarathustra” di R. Strauss. Alla direzione della Filarmonica della Scala un giovane ma affermato direttore: Philippe Jordan (nella foto). Il concerto brahmsiano, opera del 1859, come è risaputo nelle prime esecuzioni non riscosse successo. Da molti anni invece è un lavoro eseguito e sempre più apprezzato. Pur essendo una composizione giovanile del maestro di Amburgo, possiede una maturità stilistica sorprendente che unisce impeto e leggerezza romantica nello stesso tempo. Bravissima la pianista francese Hélène Grimaud che ha saputo cogliere le peculiarità di una composizione che richiede oltre che grandi abilità tecniche, capacità di comprensione profonda dell’estetica brahmsiana. L’interpretazione donata al pubblico è stata valida sotto ogni profilo, sia nella direzione orchestrale che nei lunghi momenti in cui il pianoforte ha un ruolo preponderante. La delicatezza fisica e d’immagine della bella Grimaud si è espressa, specie nei passi più incisivi del Maestoso iniziale, con grinta e determinazione per definire gli infiniti contrasti dinamici e di carattere che il capolavoro impone. E’ interessante constatare coma la concentrazione che impone l’op.15 venga risolta con apparente semplicità e in tutti i dettagli espressivi. Lunghi applausi al termine. Con il poema sinfonico “Also sprach Zarathustra” , lavoro del 1895-96 tra i più celebri, si è passati ad uno dei più rilevanti momenti di virtuosismo orchestrale. L’avvincente direzione di Philippe Jordan è stata splendidamente definita dalla compagine orchestrale e dai bravissimi solisti che in questo lungo ed efficace brano sinfonico hanno una continua possibilità d'intervento. Cito tra gli ottimi solisti almeno l’eccellente primo violino Francesco Manara (foto). Esecuzione impeccabile. Grandissimo successo di pubblico. Ultima replica domani, martedì 21.
20 ottobre Cesare Guzzardella
Le Nozze di Figaro
alla Scala per Progetto Accademia
Le nozze di Figaro con la regia di Giorgio Strehler, le scene di Enzo Frigerio e i costumi di Franca Squarciapino sono un frequente appuntamento nella programmazione del Teatro alla Scala. Era il 1982 l’anno della prima rappresentazione scaligera del grande regista, poi in altre sei stagioni teatrali abbiamo trovato l’ottima messinscena e questa volta, per il Progetto Accademia, con i giovani strumentisti e coristi dell’Orchestra e Coro dell’Accademia del Teatro alla Scala per l'occasione diretta dal giovane ed energico direttore Giovanni Antonini (foto in basso). Giovane anche l’ottimo cast vocale che nella quarta rappresentazione ha visto una delicata ed espressiva Shi Young Jung nel ruolo di Susanna, un corposo e pregnante Simon Bailey in un deciso e convincente Figaro, Serena Farnocchia (foto a colori di M. Brescia-archivio Scala) ottima Contessa d’Almaviva, un morbido Christian Senn, Conte d’Almaviva, un’avvincente Anita Raveli, Cherubino, con chiara ed incisiva timbrica che per qualità vocali ci ricorda la stupefacente Monica Bacelli della stagione 2006. Bravi anche gli altri solisti. Ottima la direzione e convincente l’orchestra anche se necessita di un maggior addolcimento e fusione delle timbriche. Bravissimo Vincenzo Scalera al basso continuo-cembalo e di qualità la parte corale di Alfonso Caiani. Teatro al completo, grande successo e ultime rappresentazioni per il 19 (ore 14.00), 22, 26, 28, 30 ottobre.
18
ottobre Cesare Guzzardella
Oleg
Maisenberg alla Scala per Milano Musica
Milano
Musica per il 17° Festival di musica del Novecento e contemporanea ha
portato alla
Scala Oleg Maisenberg, pianista russo non molto conosciuto in Italia, dal
1981 residente a Vienna. Il programma, più riferito al primo Novecento che
al contemporaneo, ha visto nella prima parte della serata una valida
interpretazione di Maurice Ravel con Miroirs
e di Claude Debussy con Estampes.
Dopo l’intervallo Maisenberg ha ottimamente eseguito la Sonata
op.1 di Alban Berg, due brani dai racconti fiabeschi Skazki
op.26 di Nikolai Medtner, compositore russo di rara frequentazione in
italia, quindi un omaggio ad Olivier Messiaen con un brano da Vingt
regards sur l’enfant Jesus . A conclusione la Sonata n°2 op.19 di A.Skrjabin. Peccato che Maisenberg non abbia
eseguito il brano più recente, del 1997, di Hugues Dufourt “Meeresstille”.Ci
spiace rimarcare che specie nei brani coloristici di Ravel e Debussy, ben
riverberati dall’uso del pedale, il suono nelle prime file centrali
della platea risultava di cattiva acustica e mancante
di sonorità: questo, per un teatro come quello della Scala, è cosa assai
grave che andrebbe al più presto risolta. Successo di pubblico in una
platea con alcuni posti liberi.
13 ottobre Cesare Guzzardella
Murray
Perahia e Fazil Say in
Conservatorio
Due serate musicali importanti quelle ascoltate
l’altro ieri e ieri sera in Conservatorio. La prima per il “Quartetto”
con il pianista statunitense Murray Perahia e la seconda per la “Società
dei Concerti”con il più giovane pianista turco Fazil Say. Sala
Verdi stracolma per entrambi i concerti e al termine un pubblico
decisamente entusiasta. Perahia ha difatto anticipato l’apertura della
Stagione del Quartetto - ufficialmente inizia martedì 14 ottobre
con l’Amsterdam Baroque Orchestra diretta da
Ton Koopman- regalandoci
un ottimo programma, ben impaginato, che prevedeva Bach, Mozart e
Beethoven nella prima parte del concerto e tutto Chopin nella seconda.
Interprete classico, legato da profonda amicizia con Horowitz, ha mostrato
una timbrica chiara e decisa suonando classicamente ma con energia la Partita
n.5 in sol magg. di J.S. Bach, dando poi una prova superlativa nella Sonata in fa magg. KV332 di Mozart, autore nel quale eccelle. Molto
contrastata la Sonata op.57
“Appassionata” di Beethoven e
bene Chopin specie negli Studi. Due i bis con Chopin e Schubert. Fazil Say, oramai ospite abituale
per la Società dei Concerti, ha scelto un programma ancora più vario e
coraggioso. Come per la maggior parte dei pianisti della sua generazione
la scelta di repertorio, oltre ai classici del Settecento e
dell’Ottocento, è anche orientata al Novecento e al contemporaneo. Le
Sonate K.378, K.1, K.159 di
Domenico Scarlatti, che hanno introdotto il concerto, hanno
dato subito la misura delle sue straordinarie qualità. L’intensa
corporeità del suo approccio pianistico non è di facciata ma rappresenta
un modo importante di sentire e calibrare il suo suono ricco di sfumature.
Dopo lo splendido Scarlatti, abbiamo ascoltato il Beethoven della Sonata
in re min. op.31 n.2 “La Tempesta” con un Allegretto
finale di altissimo valore interpretativo. Da Beethoven ad Anton
Webern il passo non è breve, ma le Variazioni
op.27 hanno rilevato ancor
più la capacità del pianista turco di penetrare il suono. Dopo
l’intervallo una splendida rarità di Leós Janáček la Sonata
in mi bem. Min. “1 ottobre 1905” nei due movimenti che ci sono
pervenuti e quindi Prokof’ev con la Sonata
n.7 in si bem. Magg. Op.83. Grandissimo successo e due bis con due sue
mirabili composizioni. Splendidi concerti!
9 ottobre
Cesare Guzzardella
Nicola
Piovani al Teatro Strehler
Presenta ieri al Teatro Strehler la Suite in
sette movimenti per sette strumenti "Epta"
dedicata alla simbologia del numero 7. Piovani, noto compositore di
colonne sonore - la
sua musica per "La vita è bella" ha vinto il premio Oscar- con
questa Suite ben interpretata dai validi strumentisti, ha raccontato il
suo mondo musicale molto legato alla tradizione popolare,
dove allo spiccato senso melodico si accostano
influenze derivanti soprattutto dal folclore
del sud america, l'argentina in primo luogo, dal jazz e da certa
tradizione slava. L'elemento ritmico, ben sostenuto da tutti gli
strumentisti, è evidente e l'idea di legare i sette brani (circa 10
minuti di durata ognuno) alla
lettura di alcuni testi letti da alcuni noti personaggi - Odifreddi,
Cerami, Proietti, ecc.- è utile per l'unità del lavoro. Efficace l'idea
di una trasformazione ritmica della celebre melodia popolare - vedi la
Sinfonia n°1 di G.Mahler - Frère Jacques nei brani
L'ettagono e
I sette a Tebe. Tra gli
interpreti, tutti bravi e ben in sintonia, ricordiamo almeno Eszter
Nagypal al violoncello, Alessio Mancini al flauto e Fabio Ceccarelli alla
fisarmonica. Successo di pubblico, eterogeneo e con molti studenti. Al
termine un bis dalla Danza dei sette veli. Questa sera raplica alle ore 20.30.
3 ottobre
Cesare Guzzardella
The Swingle
Singers per il progetto Francisville "La città dei
mestieri"
E' stato presentato in via Pantano
all'auditorio di Assolombarda il progetto Francisville "La città dei
mestieri" della Fondazione Francesca Rava-N.P.H.Italia.
L'incontro, moderato
da Benedetta Corbi ha visto la partecipazione di Mariolina Moioli, Andrea
Mascaretti, Mariavittoria Rava, Padre Richard Frechette, Marco Galateri di
Genola e il gruppo vocale The
Swingle Singers. L'inizativa culminerà con il concerto benefico di
domani sera presso il Teatro alla Scala con il celebre gruppo vocale The
Swingle Singers. Il progetto
Francisville si propone di raccogliere fondi per migliorare le
condizioni di vita dei bambini di Haiti, uno dei paesi più poveri
al mondo. Ricordiamo che l'organizzazione umanitaria internazionale
rappresentata in Italia dalla Fondazione Francesca Rava, è presente in
Haiti da 20 anni sotto la guida di
Padre Richard Frechette, americano, sacerdote e medico. Il nuovo
progetto vuole realizzare la Città
dei mestieri, un luogo dove i giovani di Haiti possano realizzarsi con
un'attività lavorativa. Francisville
sorgerà su un terreno di 20000 mq
e formerà un complesso di piccole fabbriche, laboratori
artigianali, una scuola professionale, un'area sportiva. Per donazioni si
può telefonare al n. 0254122917 - versamento postale su c/p n. 17775230
intestato a Fondazione Francesca Rava - Bonifico bancario c/c Banca
Profili Iban IT 94Y0302501600
29
settembre
C.G.
Suoni
dall’Europa al Teatro alla Scala
E’ stata inaugurata ieri al Teatro alla Scala la rassegna di musica contemporanea Milano Musica. Le prime composizioni ascoltate, ottimamente interpretate dalla Filarmonica della Scala e dal direttore norvegese Chistian Eggen (foto a destra), sono state quelle del rumeno-ungherese Peter Eötvös (nella foto) con Psychokosmos per cimbalom e orchestra (1993), del norvegese Jon Oivind Ness con Schatten per orchestra da camera (1992), del francese Olivier Messiaen, Le tombeau resplendissant (1931) e dell’ungherese F. Liszt, il poema sinfonico Die Ideale (1857). Impaginazione appropriata per i brani del Novecento, forse meno per il poema di Liszt, il quale in molti frangenti è musicalmente ben proiettato nel tardo romanticismo ma non trova un ruolo di evidente relazione rispetto alle altre composizioni. Molto interessante, evocativo e dalle timbriche chiare e definite il brano di Eötvös con un solista di spessore al cimbalom quale Luigi Gaggero. Valido il brano del giovane compositore Oivind Ness che unisce novità a rigore stilistico con un occhio nel passato. Ineccepibile l’interpretazione del giovanile brano di Messiaen, incredibilmente solo ora in prima esecuzione in Italia. Il linguaggio dell'allora ventitreenne Messiaen risulta già ben definito anche se in alcuni passaggi ritroviamo più marcata l’influenza di Debussy e in parte di Stravinskji. Grande successo di pubblico. Prossimo concerto mercoledì, 1 ottobre al Dal Verme con Lombardi (1945), Caprioli (1956), Solbiati(1956) e il grande Hans Werner Henze (1926) con Kammermusik 1958. www.milanomusica.org
29
settembre Cesare
Guzzardella
Daniele Gatti e la Filarmonica della Scala
Programma tutto beethoveniano per la Filarmonica della Scala diretta dal milanese Daniele Gatti, direttore prossimo a inaugurare la nuova Stagione scaligera con il Don Carlo. Un Beethoven particolare quello ascoltato ieri, con due rarità anticipate invece dalla nota Ouverture in do min. Op.62 "Coriolan". "Elegischer Gesang op.118 per coro e archi" e "Meeresstille und glückliche Fahrt op.112 per coro e orchestra" - quest'ultima su poesie di Goethe - sono due brevi ma intense cantate di rara esecuzione. Scritte nel 1814 e nel 1815 hanno come protagonista il Coro. Il pianissimo iniziale dell'op.112 è in contrasto con l'intensa e voluminosa coralità dell'Allegro finale, Allegro che anticipa stilisticamente di circa dieci anni l'apoteosi del finale dell'ultima Sinfonia del Maestro tedesco. Bravo Gatti e bravo, come sempre, Bruno Casoni. Dopo l'intervallo è stata eseguita con soave leggerezza ed impeccabile equilibrio formale la celebre Sinfonia n.6 in fa magg. op.68 "Pastorale". Splendida la resa interpretativa. Successo di pubblico.
26 settembre Cesare Guzzardella
Il Festival Milano Musica inizia alla
Scala
Inizia domenica con un concerto della Filarmonica scaligera il 17° Festival di musica contemporanea “Milano Musica” quest’anno intitolato Suoni dall’Europa. Il primo appuntamento vedrà sul podio scaligero il norvegese Christian Eggen (foto grande) con un nutrito programma che vuole rappresentare autori del Novecento, alcuni ancora attivi, delle diverse aree geografiche europee. Alla Scala ascolteremo composizioni dell’ungherese Peter Eötvös, con un brano del 1933 per cimbalom e orchestra denominato “Psychokosmos”, uno del francese Olivier Messiaen del 1931, Le tombeau resplendissant, e del quarantenne norvegese Jon Oivind Ness dal titolo Schatten (1992). Al termine una rarità di Liszt “Die Ideale” su testi di Schiller. Nel brano di Eötvös al cimbalo ci sarà Luigi Gaggero (foto). La rassegna prevede un totale di 11 concerti integrati da conferenze e incontri con alcuni compositori che presentano le loro opere. Per ulteriori informazioni: www.milanomusica.org
25 settembre
C.G.
George
Benjamin e
la Junge Deutshe Philharmonie per il MiTo
Programma
vario ma coerente quello predisposto dal compositore e direttore d’orchestra
inglese George Benjamin. Nato nel ’60 in inghilterra e affermato
musicista internazionale, Benjamin ieri sera al Teatro Dal Verme alla
guida di una splendida Junge Deutsche Philharmonie, ha impaginato
un programma che prevedeva in testa e in coda Richard Wagner con due
brani: il preludio dal 1° atto dal Parsifal e la
Marcia funebre e il Finale da Il crepuscolo degli dei. Nella parte
centrale del concerto un brano del 1959 di Olivier Messiaen, “Chronochromie”
ed una composizione dello stesso Benjamin del 2002 intitolata “Palimpsests”
. Luminosa, dettagliata e avvincente sotto ogni profilo la direzione
di Benjamin, che è riuscito a donarci un Wagner e un Messiaen
timbricamente solari. Allievo di Messiaen e della scuola di Boulez,
Benjamin ha ereditato da questi due grandi una indiscutibile capacità di
chiarezza formale ed espressiva che trova in una perfetta divisione del
tempo e nella accentuata visione coloristica i suoi punti di forza. Anche
il suo complesso brano Palimpsests, ricco di contrasti dinamici e
di ritmiche vicine ai modi orientali, è risultato valido. Ne Il
crepuscolo degli dei la
voce straordinaria di Elizabeth Connell ha reso la serata memorabile.
Grandissimo successo. Da ricordare.
23
settembre Cesare
Guzzardella
Due artisti nordici
per “La Verdi” all’Auditorium
Il concerto d’inaugurazione della Stagione Sinfonica 2008-2009 della
“Verdi” è stato un omaggio alla Russia di Sergej Rachmaninov e
Igor Stravinskij. Due artisti nordici, il direttore
finladese Pietari Inkinen ed il pianista norvegese Leif Ove Andsnes (nella
foto), hanno ottimamente interpretato il più romantico dei concerti di
Rachmaninov, il n.2 op. 18. Leif Ove Andsnes è un pianista
internazionalmente riconosciuto tra i migliori della sua generazione per
le sue qualità tecniche ed espressive e nell’ultima replica di domenica le ha
pienamente evidenziate. Il pubblico milanese aveva già ascoltato lo
scorso anno il pianista in uno splendido recital in Conservatorio e dopo
questa ultima ottima performance ci aspettiamo di ritrovarlo prossimamente come
solista con un variegato programma che includa anche gli autori nordici a
lui cari. Con sorprendente disinvoltura e naturalezza ha affrontato i
passaggi più difficili del concerto. Al termine prolungati applausi e un
appassionato bis pianistico. Nella seconda parte è stata ottima la
direzione di Inkinen nella celebre composizione di Stravinskij Le sacre
du printemps. Prossimo concerto il 25-26-28 settembre con il direttore
Juraj Valchua. Per informazioni: www.laverdi.org
21 settembre Cesare Guzzardella
Musiche
di Stockhausen e Messiaen per il MiTo
A
Milano per SettembreMusica due splendidi concerti si sono succeduti
in tre giorni dedicati a due grandi della musica del secondo Novecento: il
tedesco Karlheinz Stockhausen,
purtroppo mancato lo scorso anno, ed il francese Olivier Messiaen
(1908-1992) al quale il MiTo, per il centenario dalla nascita, dedica
numerosi concerti. Il 17 settembre all’Auditorium abbiamo ascoltato due
importanti composizioni del
tedesco: Klavierstüke 10
(1962) nell’ottima
interpretazione di Frank Gutschmidt e l’ultimo lavoro orchestrale di
Stockhausen, Tierkreis (Zodiaco). La formazione orchestrale
bolognese “Orchestra Mozart” diretta da uno specialista del
repertorio contemporaneo quale Oliver Knussen (anche stimato compositore),
ha eseguito in modo eccellente i brani, purtroppo solo dieci, non avendo
potuto il Maestro tedesco portare a termine il suo ciclo zodiacale. Chiara
e dettagliata l’interpretazione dei dieci movimenti, dalla Vergine
ai Gemelli. Questi brani hanno
segnato una svolta “classica” nella poliedrica attività
di Stockhausen ed il contrasto con l’asprezza e l’aleatorietà del
brano pianistico è risultato evidente. Grandissimo
successo di pubblico e come bis ripetizione
di “Gemelli”. Ieri, nella Sala Verdi del Conservatorio, la più
prestigiosa formazione orchestrale nel campo della musica contemporanea,
l’Ensemble intercontemporain, ci ha offerto uno dei brani più
rilevanti di Messiaen: Des Canyons aux étoiles…Sul podio
una donna, Susanna Mälkki (nella foto) e nelle fondamentali parti
solistiche uno strepitoso Dimitri Vassilakis al pianoforte, Jens McManama
al corno in la, Samuel Favre alla xilomarimba e Michel Cerutti al
glockenspiel. Interpretazione prestigiosa con una chiarezza coloristica e
ritmica ad altissimo livello. Il concerto è stato introdotto dalle parole
di Gillo Dorfles. Grandissimo
successo in una sala purtroppo non al completo.
www.mitosettembremusica.it/
20
settembre Cesare
Guzzardella
Al
via la Stagione sinfonica 2008-2009 della Verdi
Giovedì 18 settembre alle ore 20.30, venerdì 19 settembre alle ore 20.00 e domenica 21 settembre alle ore 16.00 si terrà presso l’Auditorium di l.go Mahler il concerto di apertura della Stagione Sinfonica 2008-2009 della “Verdi”. In programma di Sergej Rachmaninov il Concerto n.2 in Do minore per pianoforte e orchestra op. 18 e di Igor Stravinskij La sagra della primavera. L’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi sarà diretta da Pietari Inkinen. Al pianoforte Leif Ove Andsnes. Tel. 02.83389.401/2/3 prezzi Euro 13,00/25,50/33,00/40,00.
18 settembre la redazione
Per
il MiTo un’opera di Luca Francesconi al Parenti
E’stato rappresentato ieri al Teatro Parenti
l’atto unico del milanese Luca Francesconi, su testo di Vittorio Sermonti,
dal titolo “Gesualdo considered as
a Murderer”. L’efficace messinscena, per la regia di Francesco
Micheli (solo omonimo del responsabile del MiTo), con le originali scene di
Matteo Martini e i costumi di
Lubna Balazova, racconta la poco nota ma documentata vicenda del geniale
musicista Carlo Gesualdo (1561-1613) che
nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 1590
uccide, aiutato dai suoi sgherri, la moglie Maria d’Avalos in
flagrante adulterio con il duca Fabrizio Carafa. Il grande autore di
madrigali polifonici Gesualdo è stato reinterpretato anche musicalmente
da Francesconi, il quale, nel costruire la sua complessa e pregnante opera,
ha utilizzato un linguaggio eterogeneo nel quale la polifonia vocale e
strumentale ha un ruolo determinante. Punto di forza del lavoro di
Francesconi-Micheli è la ricchezza di teatralità che viene dispensata
dall’ottimo cast vocale, impegnato anche in importati e decisivi momenti
di recitazione. Tutto l’atto unico è una sorta di preparazione alla
scena finale, quella dell’adulterio, solo abbozzata nell’immagine
conclusiva che chiude il lavoro. Il continuo musicale, ricco di tensioni
favorite anche da una certa amplificazione sonora delle voci dei
protagonisti e dei coristi, non ha mai cedimenti di tensione e rappresenta
il tormento del protagonista
Gesualdo, consapevole del gesto estremo da lui perpetrato. Questi è stato
ottimamente interpretato dal baritono Maurizio Leoni. Bravissima, anche
attorialmente, il soprano Alda Caiello (nella foto)nel ruolo di Silvia, la serva
di Maria, e ottimo anche il tenore Leonardo De Lisi, il nano
Prevetuccio. Di qualità la direzione di Sandro Gorli e il suo Divertimento Ensemble. Grande successo di pubblico con la presenza
di numerosi critici, intellettuali e musicisti. Replica questa sera alle
ore 21.00.
17 settembre
Cesare
Guzzardella
Peter Hill
interpreta Olivier Messiaen per il MiTo
In concomitanza con
l’uscita del libro su Olivier
Messiaen, Peter Hill, saggista, pianista ed
esperto conoscitore del musicista francese oltre che curatore del libro
stesso, ha tenuto ieri uno
splendido concerto al Teatro San Babila per il MiTo. In programma alcune
composizioni pianistiche di Messiaen: brani come La Colombe e Cloches
d’angoisse et larmes d’adieu dai Préludes, Morceau
de lecture à vue, Pièce pour
le tombeau de Paul Dukas e
La chouette hulotte da Catalogue d’oiseaux. Al termine di questi la
celebre Vision de l’Amen, per
due pianoforti e in sette parti,
eseguita insieme all’eccellente Bejamin Frith. Splendidi colori e suoni
particolarmente nitidi e sapientemente pesati per un’interpretazione di
rilevanza espressiva che penetra in profondità nell’estetica di
Messiaen. Interpretazione che ha reso omaggio all’artista francese di
cui quest’anno si celebra il centenario dalla nascita. Per l'occasione
il MiTo ha in programma ancora parecchi concerti con sue composizioni.
Grande successo di pubblico.
16
settembre Cesare
Guzzardella
“…uno dei più bei teatri del
mondo mi tendeva le braccia…” scrive Roland Petit quando ricorda la
prima volta che vide
Milano, 12 settembre 2008
Anna Busca
A
MILANO LA XXII EDIZIONE DEL
FESTIVAL MILANOLTRE
La
ventiduesima edizione di MilanOltre si svolgerà a Milano dal 23 settembre
al 12 ottobre al Teatro dell’Elfo, al Teatro degli Arcimboldi, al Teatro
I, al Frida. Il direttore artistico del Festival, Luca Scarlini, giunto al
suo quinto mandato, ha selezionato otto appuntamenti, che, attraverso
diversi linguaggi destinati alla scena e allo schermo, raccontano un mondo
attraverso la musica. Ad aprire MilanOltre 2008 è un progetto creato
appositamente per il festival: Cantami o diva, in cui cinque grandi interpreti della vocalità
propongono la loro personale idea di una moderna forma di teatro musicale.
Il 23 e il 24 settembre al Teatro dell’Elfo Antonella Ruggiero elabora
una sua sinfonia, Monica Benvenuti recupera un’opera incantevole del
dimenticato e grandissimo Gino Negri, Giorno
di nozze, perfetto esempio del linguaggio disinibito e brillante del
compositore lombardo, sempre sospeso tra cabaret e invenzioni
contemporanee, mentre Francesca Breschi canta in Anghelos,
l’angelo della sconfitta, a partire da una suggestione di Heiner Müller.
Il 26 e il 27 settembre Fatima Miranda, compositrice per la voce, in
bilico tra Oriente e Occidente, porta dalla Spagna al Teatro dell’Elfo
una sequenza di suoni al limite dell’impossibile e Nico Note propone una
sua personalissima Rhapsody,
sequenza di alfabeti sognati, a partire da suggestioni letterarie diverse,
in collaborazione con il compositore Mikael Plunian.
Torna a MilanOltre Hofesch Schechter, israeliano di nascita, ma da
tempo inglese di adozione, e propone il doppio Uprising,
che ha riscosso grande successo di critica e pubblico nella scorsa
edizione, e In
your rooms, ultima creazione acclamatissima alla Royal Festival Hall
di Londra nell’autunno 2007, di cui firma anche le musiche. Una
presentazione il 2 ottobre al Teatro degli Arcimboldi, che fornirà
un’occasione importante per conoscere uno dei maggiori artisti della
danza di oggi, in prima italiana. Dal Belgio giunge poi al Teatro
dell’Elfo il 4 e 5 ottobre Neruda. Quanti anni ha novembre?, un corpo a corpo con il mondo di
Pablo Neruda (e in particolare al suo ultimo Libro delle domande), con le musiche del compositore e
violoncellista fiammingo Jan Kuijken, tra presenze mute e realtà in cartoon.
Sempre dallo stesso paese arriva anche Merlin Spie, una tra le presenze più
vivide nel mondo della performance art; nello spazio del Teatro I il 6 e
il 7 ottobre propone La petite musette casquèe, visione del desiderio che diviene
percettibile nella manipolazione di una materia vischiosa, che ingloba
quasi completamente l’interprete. Il caffè Frida, non nuovo a stagioni
di performance e a interazioni di teatro e cocktail, ospita il gruppo
inglese Rotozaza, che propone dal 3 al 10 ottobre uno spettacolo senza
orpelli, anzi addirittura senza niente, visto che il pubblico stesso
produrrà la rappresentazione ai tavoli del caffè, a gruppi di due,
seguendo le istruzioni comunicate da una cuffia, e rappresentando in
estrema sintesi temi da Casa di
bambola. Dal Québec giunge l’8, il 9 e il 10 ottobre al Teatro
dell’Elfo Wajdi Mouawad, tra i maggiori drammaturghi di lingua francese
oggi, che arriva per la prima volta con una sua pièce
in produzione originale, Assoiffés,
cronaca con musica di un’adolescenza sinistrata dal desiderio
dell’impossibile, in uno spettacolo tesissimo per un pubblico di tutte
le età. Gran finale l’11 e il 12 ottobre al Teatro dell’Elfo con
Sylvano Bussotti, tra i maggiori musicisti del secondo Novecento, che
commenta, una sera al pianoforte e l’altra per tramite dei suoi fidati
interpreti alle prese con un suo nuovo lavoro, il
suo strepitoso documento d’epoca Rara
Film, da poco recuperato all’attenzione dal Festival GenderBender,
in cui sfilano tutti i protagonisti della vita culturale alla fine degli
Anni ’60, da Laura Betti a Carlo Cecchi, da Franca Valeri al Living
Theater.
12
settembre
la redazione
Concerto
straordinario alla Scala per la “Verdi”
Ieri sera al Teatro alla Scala l’Orchestra Sinfonica di Milano G. Verdi ha tenuto un concerto
straordinario che ha anticipato la nuova stagione concertistica
dell’Auditorium. Il programma ha previsto brani di Gershwin e Bernstein
e sul podio scaligero uno specialista di questo repertorio quale
l’inglese Wayn Marshall, direttore e pianista noto a tutto il pubblico
della Verdi. Dopo l’Ouverture da
Girl Crazy, sempre di Gershwin abbiamo ascoltato un elegante Concerto
in Fa per pianoforte e orchestra, lavoro del 1930 che Marshall ha interpretato
con disinvoltura anche in veste solistica. La seconda parte della serata
prevedeva le celebri Danze
Sinfoniche da West Side Story di Leonard Bernstein eseguite con
misurato equilibrio coloristico, e al termine una impeccabile e più
energica Ouverture da Candide.
Successo pienamente meritato in un teatro al completo e un bis con melodie
di Gershwin.
8 settembre Cesare Guzzardella
Grande musica contemporanea in Conservatorio per il MiTo
Programma particolarmente
rilevante quello offerto ieri dal MiTo in Conservatorio con una Orchestra Sinfonica Nazionale della
Rai sempre in splendida forma nel repertorio contemporaneo, e che
repertorio! Un
recente brano di Elliott Carter del
2007 - il compositore compirà 100 anni a dicembre! - il Concerto
per corno
e orchestra; un ancora più recente brano di Luca Francesconi
(nella foto in basso) per tromba
solista e grande orchestra dal titolo Hard Pace (2008) che trova ispirazione dal grande trombettista jazz
Miles Davis,
e al termine un poco meno recente brano in cinque parti del novantaduenne
Henri Dutilleux: The Shadows of Time per orchestra e tre voci
infantili (1995-97). La
direzione sicura, dettagliata e impeccabile di Peter Rundel ha avuto un
valido appoggio con due solisti di fama quali il cornista James
Sommerville (foto) che ha messo bene in
risalto l'avvincente brano di Carter e il trombettista svedese Hakan
Hardenberger (foto) che ha rivelato qualità timbriche eccellenti
nel delineare il fantasioso e originale lavoro di Francesconi. Quest'ultimo
si rivela ancora una volta uno
dei migliori compositori nel costruire architetture complesse ma
coerentemente espressive. Nel suo non facile brano oltre che a Davis,
riconoscibile soprattutto nella colorata parte solistica, si sentono
grandi del Novecento, Varèse prima di tutti. L'ultimo brano, quello di
Dutilleux è un'altra sapiente composizione che trova un equilibrio
espressivo rilevante e suggestivo dal sapore molto francese e
orchestralmente impeccabile; ricorda spesso i colori di Messiaen.
Splendido. Grande successo in una sala a
metà pubblico, ma per la musica contemporanea è già un ottimo successo.
6 settembre
Cesare Guzzardella
L’Orchestra
Filarmonica di Helsinki in Conservatorio
Importante appuntamento quello di ieri in Conservatorio per il MiTo: la prestigiosa Orchestra Filarmonica di Helsinki diretta da Jukka-Pekka Saraste ha sostenuto uno splendido concerto sinfonico interpretando composizioni di Musorgskij, Rachmaninov, Bartók e Ravel. Esteticamente impeccabile la presenza scenica della grande orchestra finlandese ma soprattutto rilevante le qualità timbrico-coloristiche delle sezioni orchestrali che nell'accurata e trasparente direzione di Pekka-Saraste hanno reso in modo intensamente espressivo i brani in programma: dall’Ouverture “L’alba sulla Moscova” da La chovaščina di Musorgskij, alle preziosità del Concerto n°2 in do min. op.18 di Rachmaninov rese in modo stupefacente dal pianista russo Nikolai Lugansky, ai meno noti ma rilevanti brani di Bartók tratti da Il principe di legno, per arrivare al lungo movimento circolare rappresentato da La valse di Ravel. Il numeroso pubblico che gremiva la Sala Verdi al termine ha tributato fragorosi e meritati applausi. www.mitosettembremusica.it/
3 settembre Cesare Guzzardella
La Verdi e Marshall al Teatro alla Scala
Anche quest’anno si rinnova l’appuntamento della Verdi in collaborazione
con il Teatro alla Scala: domenica
7 settembre alle ore 20.00 il direttore, pianista e organista
inglese Wayne
Marshall guiderà la Verdi in un brillante concerto con musiche di
Gershwin e Bernstein. Marshall torna con la Verdi alla Scala, dopo il suo
debutto nel 2001, con un programma americano: l’ouverture
dal musical Girl
Crazy di George
Gershwin, e, dello stesso autore, il Concerto
in Fa per pianoforte e
orchestra, brano ricco di echi di Ravel e Stravinskij; a seguire,
l’ouverture da Candide e le Symphonic
Dances da West Side Story, entrambe composizioni di Leonard Bernstein. La collaborazione tra la Verdi e il Teatro alla
Scala si è andata consolidando nel corso di questi ultimi anni, con il
primo concerto sinfonico della Verdi nel settembre del 2006 e due
produzioni ballettistiche al Teatro degli Arcimboldi nel maggio del 2007
(La Fille du Pharaon e Il limpido ruscello), con il Corpo di Ballo del
Teatro Bol’šoj di Mosca e del Teatro alla Scala. Già nel 1996 la Verdi
era stata impegnata in alcune produzioni ballettistiche (Coppelia e Il
Gattopardo), accompagnando il
corpo di ballo del prestigioso teatro milanese, e, sotto la direzione di
Paul Connelly, in una produzione de La vedova allegra.
1 settembre la
redazione
Lugansky e Jukka-Pekka Saraste per il MiTo in Conservatorio
Continua anche nella seconda giornata del Festival MITO la sfilata delle grandi orchestre sinfoniche internazionali, con la rarissima presenza dell’Orchestra Filarmonica di Helsinki, guidata da Jukka-Pekka Saraste, attualmente Direttore musicale della Oslo Symphony Orchestra, che ha al suo attivo collaborazioni con alcune delle più importanti orchestre europee e internazionali.Il nord Europa è sempre più presente sui palcoscenici di tutto il mondo: direttori, solisti, cantanti e cori si sono conquistati dei riconoscimenti importanti all’interno del panorama artistico internazionale. Meno presenti sono invece le orchestre sinfoniche del nord, e l’occasione di ascoltare e scoprire l’interpretazione che ci offre l’Orchestra di Helsinki di un programma musicale di stampo europeo-orientale, con musiche di Musorgskij, Rachmaninov, Bartók e Ravel, può essere di grande interesse, anche per il legame che ha storicamente la Finlandia con la cultura russa. Cuore del concerto è sicuramente il Concerto n. 2 in do minore di Sergej Rachmaninov, interpretato dal pianista di fama internazionale Nikolaï Lugansky. Martedì 2 settembre alle ore 21.00 in Sala Verdi del Conservaterio. www.mitosettembremusica.it/
Non ha bisogno di presentazioni l’ensemble ospite del Festival MITO martedì 2 settembre alle ore 19 nella Basilica di Santa Maria della Passione a Milano. Il Giardino Armonico, specializzato nella pratica musicale su strumenti antichi, è divenuta la formazione italiana di musica antica e barocca più conosciuta e apprezzata anche all’estero. Il programma il cui titolo Il pianto di Maria prende spunto dall’omonima composizione di Giovanni Battista Ferrandini, presenta musiche del repertorio del XVII e XVIII secolo, e il direttore Giovanni Antonini, tra i fondatori del complesso, ha scelto con il mezzosoprano Barbara Fink una delle voci più acclamate nel paesaggio internazionale della musica barocca: il concerto si prospetta, anche per il contesto suggestivo in cui è inserito – la bellissima Basilica di Santa Maria della Passione – come uno dei momenti più belli del Festival MITO. Ingresso libero. www.mitosettembremusica.it/
1 settembre la redazione
La Bohème
di Puccini -Zeffirelli alla Scala
Sono passati 45 anni dalla prima edizione firmata per la regia e le scene da Franco Zeffirelli de La bohème di Giacomo Puccini, una delle opere più rappresentate al mondo. Da quel lontano 31 gennaio del 1963, quando sul podio scaligero dominava la bacchetta di Herbert von Karajan, in venti diverse stagioni è stata rappresentata per un totale di quasi duecento repliche. Gustavo Dudamel (foto dall'Archivio della Scala) ha diretto con entusiasmo e con accentuati contrasti orchestrali l’edizione di questo luglio e nella replica di ieri una coppia di voci ben sintonizzate, Svetla Vassileva nel ruolo di Mimì e Andrej Dunaev in Rodolfo, ha emozionato il pubblico che occupava completamente la Sala del Piermarini. L’opera in crescendo dal punto di vista musicale ed espressivo dal primo quadro al quarto, ha trovato una compagine vocale complessivamente valida con Luca Salsi in Marcello, Massimo Cavalletti in Schaunard, Giorgio Giuseppini in Colline, Domenico Colaianni in Benoît e una bravissima ed efficace Ainhoa Arteta in Musetta. La regia e le scene non si discutono e la parte corale di Casoni-Caiani è stata decisamente all’altezza. Ultima replica questa sera con Fabio Sartori in Rodolfo e Alexia Voulgaridou in Mimì. www.teatroallascala.org
23
luglio C.G.
Grandi
opere nel Cortile della Rocchetta
del Castello Sforzesco
Dal sito del Comune di Milano -Ricco cartellone di opere celebri e,
il 21 luglio, un gran galà dedicato pucciniano. L'assessore Orsatti:
"Un invito per tutti i milanesi a vivere le emozioni del bel canto in
una delle cornici storiche più suggestive della città". Dopo il
successo di pubblico fatto registrare la scorsa edizione, torna ampliata
nei giorni e nel cartellone, la rassegna di opere liriche in programma nel
Cortile della Rocchetta del Castello Sforzesco, manifestazione fortemente
voluta dall’Assessore al Turismo, Marketing Territoriale, Identità
Massimiliano Orsatti e realizzata in collaborazione con l’Associazione
“Teatro dell’Opera di Milano”,
AILC e Compagnia Teatrale Meneghina. Ricco il cartellone proposto che
prevede oltre la messa in scena di tre opere: Tosca 18, 19,
20 luglio, La Traviata
25, 26, 27 luglio e Rigoletto
il 1, 2 e 3 agosto, anche una serie di tre concerti dedicati alle più
famose arie del bel canto e dell'operette. Primo appuntamento con il
meglio di Puccini, il 21 luglio, con Lirica sotto le stelle, un gran galà
dedicato ai 150 anni della nascita del compositore di Lucca. Poi sarà la
volta del Gran Galà dell’Operetta, in programma il 28 luglio, mentre il
4 agosto sarà la volta di “Eroine Pucciniane” un omaggio musicale al
grande compositore e alle sue celebri figure femminili. “Opere dal
respiro popolare, le cui arie sono nel patrimonio culturale di tutti noi,
anche di chi certamente non è un assiduo loggionista. Una rassegna estiva
che rappresenta un concreto invito rivolto a tutti milanesi a scoprire e
vivere il fascino del melodramma e le emozioni del teatro, immersi in una
delle cornici storiche più suggestive che Milano possa offrire, il
Castello. ” Così commenta l’Assessore Orsatti. “Il successo
riscosso dalla passata edizione - continua Orsatti - a giudicare dai
biglietti esauriti sin dal primo giorno, sono certo che confermeranno
ancora una volta l’apprezzamento da parte dei milanesi per tutte quelle
attività che sanno coniugare qualità e divertimento. Un connubio che
caratterizza tutte le manifestazioni realizzate dall’Assessorato in
occasione della Bella Estate di Milano.” La regia delle tre le opere
liriche è affidata a Mario Migliara che ha realizzato una messa in scena
capace di valorizzare la scrittura musicale e rappresentare un’ armonica
sintesi con le partiture e i libretti dei grandi autori proposti. Ogni
Opera Lirica è costruita per svelare i significati originari e i valori
più intensi sia della storia che della musica. La regia proposta da
Migliara esplora un rinnovato modo di vivere e proporre il teatro,
delineando innovativi territori di fruizione dello spettacolo, avvicinando
la lirica anche ad un pubblico non esperto. Gli interpreti impegnati nella
manifestazione sono per la maggior parte voci nuove del panorama
concertistico italiano affiancati da consolidati professionisti
provenienti dai migliori conservatori di tutto il mondo. Ad accompagnare
musicalmente le vicende narrate dalle tre opere sarà l’Orchestra
Filarmonica di Milano, nata nel 2002 e composta da neo-diplomati del
Conservatorio G.Verdi di Milano e dell’Accademia di alto perfezionamento
per professori d’Orchestra del Teatro alla Scala. A dirigere i giovani
musicisti, la Corale Ambrosiana e i cantanti saranno i maestri: Pierangelo
Gelmini per “Tosca”, Vito Lo Re per “La Traviata” e Roberto
Gianola per “Rigoletto”. Il concerto “Lirica sotto le stelle” del
21 luglio è realizzato sotto la direzione artistica della cantante
giapponese Emiko Kubota, fondatrice dell’Associazione Internazionale
Lirico Concertistica da anni impegnata nella promozione dell’opera
lirica. I concerti “Gran Galà dell’Operetta” in programma 28 luglio
e “Eroine Pucciniane del 4 agosto sono proposti dalla Compagnia Teatrale
Meneghina, che dal 1924 propone spettacoli all’insegna del divertimento
della conoscenza e della cultura. Tutte le opere sono gratuite e avranno
inizio alle ore 21,00. Per dare la possibilità a tutti milanesi di
assistere alle opere, i 500 biglietti disponibili per ciascuna data in
programma saranno distribuiti presso l’Assessorato al Turismo, Marketing
Territoriale, Identità di Via Bagutta 12, il lunedì antecedente la data
in cartellone dalle ore 10.00 alle 17.00, tranne per Tosca i cui tagliandi
erano disponibili da lunedì 14 luglio ma ad oggi tutti esauriti (Infoline
Luglio 2008
la redazione
Ultime
Sonate di Beethoven per Barenboim alla Scala
Con l'ottavo concerto Daniel
Barenboim ha concluso il ciclo della 32 Sonate
pianistiche di L.v.Beethoven. Le ultime quattro, eseguite ieri al Teatro alla
Scala, coprono un ampio periodo
compositivo che va dal 1794 dell' Op.7 al
1822 dell' Op.111, l'ultima composta dal Maestro tedesco.
Barenboim ha iniziato la serata con la Sonata
in mi magg. Op. 14 n.1 (1799), rivelando un tocco morbido, pieno di
grazia che ha ben sottolineato gli aspetti
luminosi della composizione. La Sonata
in mi bem. magg. Op.7
(1794-95) con la quale ha
terminato la prima parte del concerto, è più complessa e di maggiori
dimensioni. La leggerezza iniziale nel primo movimento, Allegro
molto e con brio, anticipa
un modo più contrastato di comporre musica tipico di Beethoven. Barenboim
ha ben evidenziato i contrasti e ha trovato un
equilibrio complessivo sempre coerente. Nel Largo
del secondo movimento
ancora una volta il pianista argentino ha rivelato un modo interpretativo riflessivo e
molto interiore per il suo Beethoven; grande scioltezza nell'Allegro e neł Rondò
finale. La seconda parte della serata è iniziata con la più breve Sonata
in fa magg. op. 54 (1804) in soli due movimenti. Ottima l'interpretazione
ascoltata. Con la Sonata in do min.
Op. 111 (1821-22) ci troviamo di fronte ad uno dei massimi capolavori
sonatistici. Dopo l'energico e suggestivo Maestoso
e l' Allegro con brio e appassionato della prima parte, sottolineati da
Barenboim con una decisa, intensa e voluminosa resa timbrica, con l'Adagio
molto semplice e cantabile del finale, a coronamento del ciclo, il
pianista ha raggiunto una vetta interpretativa stupefacente che dimostra
un grado assoluto d'interiorizzazione dell'estetica beethoveniana. La
conclusione del concerto è stata evidenziata dai fragorosi e
interminabili applausi del numeroso pubblico presente. Memorabile.
30 giugno
Cesare Guzzardella
Al
via la terza edizione del Milano Festival Barocco “Pietre sonore”
Dal
30 giugno al 5 luglio alle ore 21.00 presso la Basilica milanese di San
Simpliciano si terrà la terza edizione del Festival Barocco “Pietre
sonore”. Il programma prevede 4 appuntamenti. Il
biglietto per i concerti del 1 luglio e del 5 luglio comprende la visita
guidata del complesso monastico. Per informazioni e prenotazioni: Milano
Festival Barocco 334 8206265 lunedì – venerdì ore
10.00 - 19.00. info@milanofestivalbarocco.it
www.milanofestivalbarocco.it
Call Center Vivaticket, 899.666805 o www.vivaticket.it
Il 30 giugno primo
appuntamento con il gruppo cameristico Concerto
Köln che eseguirà musiche di Händel, Telemann, Vivaldi, Bach e
Sammartini. Pubblichiamo una presentazione del direttore artistico M.tro
Gianluca Capuano.
Nel
2006, quasi per una sfida, con copiosa ricchezza di idee ma speculare
povertà di mezzi, è nata la prima edizione di “Pietre sonore” nella
splendida cornice dei Chiostri di San Simpliciano. Il titolo allude a
un
celebre libro di un grande etnomusicologo, Marius Schneider, che
sviluppava una affascinante e persuasiva analisi simbolica dei capitelli
del chiostro catalano di Sant Cougat: le corrispondenze fra pietre, suoni
e simboli cosmologici e zodiacali si imponevano con un’evidenza
stupefacente al lettore ammirato da tanta sapienza delle cose nascoste. La
suggestione provocata dall’idea che le pietre possano, nel loro
millenario silenzio, cantare,
rimane fortissima in ogni spazio pensato secoli orsono dai monaci per la
preghiera e la meditazione. Non immuni da questa ispirazione, e stupefatti
dalla perfezione acustica certamente non casuale del chiostro
quattrocentesco annesso a San Simpliciano, sembrava del tutto naturale
pensare a un Festival musicale che potesse far risuonare con la musica
“alta” questo luogo troppo poco noto ai più. La vicinanza organica
con la Basilica di San Simpliciano, certamente una delle sedi più
conosciute a Milano per i concerti di musica antica, fra le cui mura
risuona uno strumento – l’organo Ahrend – che tutta l’Europa ci
invidia, rende l’intero complesso monastico un punto d’elezione per la
fruizione della musica da parte del pubblico appassionato. La sfida
iniziale è nel frattempo divenuto un appuntamento atteso e auspicato da
chi ha scoperto quest’oasi di pace nel pieno centro di Milano anche
grazie alle visite guidate che sempre fanno da cornice ai concerti. Il
2008 segna una svolta nella breve storia del Festival, che, grazie alla
presa in carico dell’organizzazione da parte dell’agenzia Aliopera,
si espande nel numero e qualità degli appuntamenti e si rinnova nella
veste grafica e nel nome: Milano
Festival Barocco che dice in sintesi tutto quello che “Pietre
sonore” vuole essere, ovvero un Festival legato alla città di Milano e
dedicato in modo elettivo, sebbene non esclusivo, al Barocco musicale
europeo. La proposta musicale di quest’anno è arricchita dalla presenza
di Concerto Köln, uno dei gruppi europei più blasonati nel panorama
della musica eseguita con criteri filologici, che propone un programma
eclettico con alcuni dei compositori di punta del Barocco europeo; un
altro gruppo più giovane ma non meno interessante, La Divina Armonia diretta da Lorenzo Ghielmi, uno dei massimi
organisti nel panorama della musica barocca, ci preparerà alla
celebrazione, l’anno prossimo, dell’anniversario di due grandi
compositori: G. F. Haendel e F. J. Haydn. Un gruppo italiano di brillanti
virtuosi, Icarus, ci fa sentire il suono poco frequentato del consort di
flauti dolci in una serie di mirabolanti e difficilissime trascrizioni di
opere originariamente per archi di A. Vivaldi e J. S. Bach. Infine
l’attenzione sarà focalizzata su una delle prassi più in uso nel
passato della musica occidentale: l’improvvisazione. L’organista di
Stoccarda Juergen Essl, ottimo depositario di questa antica destrezza,
geniale improvvisatore in una moltitudine e varietà di stili, si cimenterà
sull’organo Ahrend in improvvisazioni sugli Inni di Sant’Ambrogio, il
nucleo più antico della musica milanese, proposti per l’occasione da
“ambrosiani doc” quali i cantori della Cappella Musicale Ambrosiana
diretta da un profondo conoscitore di questa musica, Giovanni Scomparin.
Gianlica
Capuano Direttore artistico
28 giugno la redazione
"Il giocatore" di Prokof'ev alla Scala
Ultime repliche al Teatro alla Scala
per l'opera di Sergej Prokof'ev "Il
giocatore" (Igrok'). L'adattamento scenico in quattro atti
e sei quadri dal romanzo di Dostoevskij venne
composto dal musicista russo a venticinque anni tra il 1915 e il
1917 ma bisogna attendere sino al '29 per la prima messinscena avvenuta a
Bruxelles in versione francese con il titolo
"Le joueur". Solo dopo la morte del musicista l'opera
ottenne un discreto successo con rappresentazioni prima in Europa
occidentale e poi in Russia. La Scala, in
coproduzione con la Staatsoper Unter
den Linden di Berlino ha riproposto Il giocatore - nel 1996 l'aveva diretta Gergiev- con l'eccellente
direzione di Daniel Barenboim questa volta alla testa dell'orchestra
scaligera. Il giudizio complessivo dell'allestimento è ottimo. Le sonorità
del giovane Prokof'ev, per l'epoca decisamente all'avanguardia pur
utilizzando modalità compositive tonali, anticipano le pruduzioni
posteriori sinfoniche e cameristiche e l'uso del testo come supporto
costruttivo della musica trova in questa splendida opera un ruolo
estremamente significante per
un'espressione artistica altamente teatrale. La scelta moderna e attuale
del regista, scenografo e costumista Dmitri Tcherniakov è
decisamente valida. La scena principale è ambientata nella hall di
un grande albergo-casinò e lo scorrere in orizzontale
dei sei quadri che descrivono l'opera con modalità quasi
fotografiche dove il colore azzurro è preponderante, rende ancora più
attuale il testo di Dostoevskij. Barenboim ha ben plasmato la duttile
Orchestra della Scala restituendoci un Prokof'ev musicalmente molto russo
e ha messo in risalto l'ottimo e numeroso cast vocale che trova i punti di
forza nel bellissimo timbro dell'attraente Kristine Opolais (foto di M.
Brescia- archivio Scala) nel ruolo di Polina,
nell'incisivo anche scenicamente Misha Didyk, Aleksej,
nel pregnante Vladimir Ognovenko, il Generale.
Bravissimi anche teatralmente tutti gli altri. Ottima la parte corale
preparata da Casoni. Al termine pubblico entusiasta ma nella quinta
rappresentazione risultano incomprensibili i numerosi posti liberi
in platea e nei palchi. Ultime repliche il 28 e il 30 giugno. Da non
perdere.
27
giugno
Cesare Guzzardella
La Traviata della Cavani è tornata alla
Scala
E' ripresa al Teatro alla Scala "La
Traviata", opera verdiana tra
le più rappresentate al mondo.
Ritroviamo la fortunata regia di
Liliana Cavani , le sfarzose scene
di Dante Ferretti con i costumi di
Gabriella Pescucci e le
coreografie di Micha Van Hoecke. Nella settima rappresentazione ritorna
il cast principale con una splendida per nitore ed
intensità espressiva
Mariella Devia, Violetta
Valéry,
un limpido José Bros, Alfredo Germont, un ottimo
Filippo Bettoschi, Barone
Douphol e nel ruolo di Germont
padre, un esemplare Renato Bruson;
bravi tutti gli altri. L'allestimento, alla
Scala dal 1990, è nella tradizione con ambientazione ottocentesca molto
appariscente nel primo atto e nella seconda scena del secondo. Alla
direzione dell'orchestra scaligera il bravo Carlo Montanaro è molto
rispettoso degli interventi solistici. Ottimo come sempre il coro di Bruno
Casoni. Sala del Piermarini al completo. Grande successo. Ultime repliche
il 23, 25 e 27 giugno.
21
giugno C.G.
Nuovo appuntamento con Barenboim per l'integrale
pianistica di Beethoven
Quattro le Sonate di Beethoven proposte
ieri da Daniel Barenboim al Teatro alla Scala nel terz'ultimo appuntamento
dell'integrale pianistica:
l'op.27
n.1 in mi bem. magg. "Sonata
quasi una fantasia",
la Sonata
in re magg. Op.10 n.3, quella in mi
min. Op.90 ed infine la "Waldstein" in do
magg op.53. La prima, di rara
esecuzione, e la seconda hanno
rivelato un Barenboim molto introspettivo con andamenti più lenti di
quelli cui siamo soliti ascoltare. Il
Largo e mesto dell'op.10 n.3
è stato straordinariamente analitico e riflessivo con timbrica ricca di
contrasti che ne hanno accentuato l'espressività. Nella seconda parte del
concerto l' op.90 è in soli due movimenti particolarmente
contrastanti tra loro. L'interpretazione del pianista argentino è stata
esemplare specie nel movimento in maggiore espresso con grande dolcezza.
Il concerto è terminato con la celebre "Waldstein",
sonata particolarmente virtuosistica ricca di contrasti dinamici e dalle
forti sonorità. Splendida l'interpretazione di Barenboim. Grandissimo
successo di pubblico. Prossimo
appuntamento per il 22 giugno.
19
giugno Cesare
Guzzardella
In San Simpliciano il Festival Barocco
La
magnifica Basilica
di San Simpliciano a Milano, con
i suoi splendidi chiostri, da due anni ospita il Festival “Pietre
sonore”, che quest’anno si modifica in Milano
Festival Barocco. Il Festival si svolge tra la fine di giugno e la
prima settimana di luglio, quando
l’offerta musicale in città è più carente, essendo terminate le
principali stagioni concertistiche. Le prime due edizioni hanno riscosso
un incoraggiante successo. Il programma e gli interpreti hanno attirato un
pubblico competente e vario, con una rilevante presenza di giovani.
L’edizione 2008 del Festival prosegue in questa direzione e propone
artisti di caratura internazionale accanto a giovani rivelazioni. Incastonati nella suggestione del luogo prezioso e antico, il Festival
Pietre sonore presenta quattro concerti più un incontro che fa
da cornice. La proposta musicale è
un percorso che attraversa alcuni momenti fondamentali della storia
musicale europea. Ci si immerge nel pieno dell’età barocca, con i primi
trionfi degli archi moderni, con l’imporsi del violino e la nascita
della sonata interamente strumentale, fino all’affermarsi nel Settecento
del concerto per soli strumenti in competizione tra loro.
E si lambisce la seconda metà del Settecento, quando l’influenza
degli stili italiano, francese e tedesco si stempera in un linguaggio
sopranazionale.
17
giugno la redazione
Daniel Barenboim interpreta
Beethoven alla Scala
E' tornato alla Scala con il suo Beethoven Daniel Barenboim
per la seconda parte dell'integrale
delle Sonate pianistiche
che viene completata
con i quattro concerti di giugno. E' un
Beethoven profondamente poetico quello ascoltato ieri sera da
Barenboim (foto Archivio Teatro alla Scala) che
dimostra profondità di pensiero e totale immersione nel carattere del
grande tedesco. I movimenti lenti e più
introspettivi come l'Adagio
molto della
Sonata in do min.op.10 n.1 e l'Adagio
con molta espressione della Sonata
in si bem.magg.op.22, ascoltati
nella prima parte dello splendido concerto, sono dolci e riflessivi.
Barenboim ha
ricreato
un misurato equilibrio tra i piani
sonori mettendo sempre in risalto l'elemento
melodico. La seconda parte della serata è iniziata con due delizie
musicali definite da pura e semplicità
cantabilità che solo i grandi interpreti
possono evidenziare valorizzandone i contenuti:
le
Sonate op.49 n.1 e n.2.
I due
brevi capolavori, in soli due
movimenti, sono in apparenza semplici
ma richidono
suono leggero, scorrevole, ricco di
sfumature e ben pesato ed il pianista
argentino li ha fatti risaltare nel
loro splendore. Gran finale con la
celebre Sonata
in fa min. Op.57 "Appassionata".
Ricca di suggestivi contrasti chiaroscurali e ritmici e tecnicamente più
complessa, ha trovato in Barenboim un sapiente interprete capace d'incantarci
con la sua timbrica «orchestrale» e appassionante. Grandissimo successo
di pubblico in una serata da ricordare. Prossimo appuntamento con
le sonate beethoveniane per mercoledì 18, mentre questa sera Barenboim
dirige Prokof'ev con la prima de "Il
giocatore".
16 giugno Cesare
Guzzardella
Un grande Buchbinder per la Società
dei Concerti
Ieri sera per la Società dei Concerti è tornato in Conservatorio in una stipata
Sala Verdi il pianista austriaco Rudolf Buchbinder interpretando un programma
interamente beethoveniano con ben quattro Sonate del grande tedesco: la
prima, l'Op. 31 n.2 "Tempesta" e l'ultima eseguita, l'Op.
53 "Waldstein" tra le più note ed interpretate, e al centro
le più rare nelle sale da concerto Op.
31 n.3 e Op.10 n.2. Buchbinder, interprete completo con vastissimo
repertorio, ha in Beethoven impeccabile sintonia di carattere.
L'eccellente pianista ha mostrato ancora una volta di avere completamente
interiorizzato le peculiari caratteristiche del compositore tedesco
restituendoci una musica esemplare per pregnanza espressiva con timbrica
robusta ma anche delicata ed elegante, come evidenziato nelle
sonate centrali. Il bravissimo virtuoso rimane uno dei pochi
riferimenti certi nella scena pianistica internazionale
per quanto concerne la produzione sonatistica beethoveniana.
Pubblico entusiasta al termine e splendido il bis con il movimento finale
della celebre "Patetica".
Da
ricordare.
12 giugno
Cesare Guzzardella
György Kurtág ospite d’onore per la chiusura
della stagione Rondò
György Kurtág è stato ospite d’onore per la
chiusura della stagione Rondò del
Divertimento Ensemble in Sala
Puccini al Conservatorio milanese. Il concerto è stato preceduto
da un interessante incontro
del compositore rumeno- ungherese con Alessandro Solbiati. Quindi una
prima parte della serata è
stata dedicata alla musica solistica di Kurtág : dalle Trascrizioni
per pianoforte a quattro mani da Machaut a Bach sono
stati eseguiti brani di J.S. Bach trascritti per
pianoforte a quattro mani quindi l’Hommage a R. Schumann, brevi
brani di Kurtág
per trio di clarinetto, viola e pianoforte ispirati
dal compositore tedesco. Dopo l’intervallo il soprano Adrienne
Csengery e il Divertimento Ensemble hanno eseguito una delle
composizioni più note di Kurtág, Poslanija pokojnoj R. V. Trusovoj (1976-80) (Messaggi
della defunta signorina R.V. Trussova, op. 17).
La Csengery era stata
l’interprete della prima esecuzione di questo significativo lavoro nel
1981 e con l’eccellente ensemble
(nella foto),
ha mostrato qualità interpretative di primo ordine. Grandissimo successo
e calorosi applausi anche a György Kurtág.
6 giugno
C.G.
La Gewandhausorchester
di Lipsia alla Scala
E’ tornato a dirigere alla Scala il direttore
milanese Riccardo Chailly e questa volta con la sua orchestra, il
Gewandhaus, una tra le formazioni
più antiche della storia. Fondata a Lipsia nel 1743, ebbe tra i più
celebri direttori Felix Mendelsshon Bartoldy, Artur Nikisch,
Wilhelm Furtwängler, Bruno Walter, Kurt Masur e Herbert Blomstedt. La
Sala del Piermarini al completo ha rivelato un pubblico entusiasta al
termine del lungo concerto che ha visto nella prima parte
il noto Concerto in re magg. Op.77 per violino e orchestra di Brahms, dopo
l’intervallo il brano Cantus in
memoriam Benjamin Britten di Arvo Pärt e poi la Sinfonia
n.4 in fa min. op.36 di
Čajkovskij. Solista nel concerto il violinista greco Leonidas Kavakos
(nella foto)
il quale ha interpretato con nitore espressivo il brano brahmsiano secondo
modalità direttoriali che prevedevano un Allegro
non troppo particolarmente analitico privo di slanci virtuosistici e un
Adagio particolarmente meditato,
mentre l’avvincente Allegro giocoso finale ha trovato momenti di scintillante
virtuosismo solistico ed orchestrale. Il brano dell’estone Arvo Pärt è
stato scritto nel 1977 per onorare la scomparsa dell’inglese Benjamin
Britten mancato nel dicembre del 1976. E’un breve capolavoro di semplici
sonorità definite dall’orchestra d’archi nello svolgere poche note di
una scala discendente con melodia ripetuta a canone, intervallate da un La
ripetuto ad intervalli diversi da una campana solitaria. Splendida
l’ascetica interpretazione. L’ultimo brano in programma, la Quarta
Sinfonia di Čajkovskij, ha
ritrovato un’orchestra scintillante e una direzione piena di energia e
vitalità. L’orchestra di Lipsia in ogni settore ha mostrato qualità
interpretative eccellenti; notevole la ridondante ed efficace sezione
degli ottoni, grandi protagonisti della sinfonia. Al termine due
entusiasmanti bis: l’intermezzo del terzo atto della Manon di
Puccini, capolavoro d’orchestrazione
dell’italiano, e quindi un
brano di grande impatto sonoro, la scena della battaglia
dal Romeo e Giulietta di Prokofiev. Da ricordare.
2 giugno Cesare Guzzardella
Presentazione del libro su Karajan alla Rizzoli
Presso la libreria Rizzoli, Galleria Vittorio Emanuele, 79 di Milano, mercoledì 4 giugno 2008 alle ore 17.00 verrà presentato il libro Herbert Von Karajan- Il musico perpetuo di Alessandro Zignani per la Zecchini Edizioni. Presenterà il libro Mauro della Porta Raffo insieme all’autore. Ricordiamo i cento anni dalla nascita di Herbert von Karajan con la prima biografia italiana dedicata al Maestro. Da questo libro, firmato da Alessandro Zignani, nascono rivelazioni importanti. Ingresso libero. www.zecchini.com
30 maggio la
redazione
Il Don Carlo aprirà la Stagione 2008-2009 del Teatro alla Scala
E' stata presentata la Stagione scaligera 2008-2009. Il Don Carlo di Verdi diretto da Daniele Gatti per la regia di Stefan Braunschweig aprira' il 7 dicembre la nuova stagione. Il calendario presentato dal sovrintendente Stephane Lissner (nella foto), dal sindaco Letizia Moratti e dal vicepresidente Bruno Ermolli prevede tra le opere proposte anche tre che hanno inaugurato le ultime stagioni del teatro milanese: 'Il Tristano e Isotta', la Aida e l'Idomeneo. "In programma 14 opere: una del Seicento, una del Settecento, quattro del Novecento, le altre otto dell’Ottocento. Sette sono gli autori italiani dei vari secoli. Gli altri sono un ceco, un inglese, un austriaco, un tedesco, un tedesco divenuto inglese ma che scrisse in italiano, un italiano divenuto francese, un russo divenuto americano. Sei sono i titoli italiani su 14, considerando l’Onegin del Bolshoi. Quattro le nuove produzioni, tutte italiane (Don Carlo, Assassinio nella cattedrale, Orfeo, Convenienze e inconvenienze teatrali); Quattro le riprese che rispettano la storia lontana e recente della Scala (Viaggio a Reims, Idomeneo, Tristano, Aida); Tre gli spettacoli che hanno inaugurato le ultime tre stagioni: Aida, Tristano, Idomeneo; Tre le prime italiane di grandi spettacoli stranieri (The Rake’s Progress di Robertson-Lepage, A Midsummer Night’s Dream di Davis-Carsen e Alcina di Antonini-Carsen); Tre i periodi storici della musica italiana: la nascita dell’Opera con Monteverdi; il periodo d’oro del primo e secondo Ottocento con Rossini, Donizetti e Verdi; il Novecento inoltrato di Pizzetti. Insomma, in apparenza c’è disordine. Verdi sarà contento. E lo sarà di più perché a lui abbiamo lasciato la ‘prima’. Ma la varietà non è davvero tale senza una logica, un rigore, un progetto". Per informazioni: www.teatroallascala.org/it/stagioni/2008_2009/presentazione_2008_2009.html
28 maggio dalla redazione
Il
Prigioniero e Barbablù con
Harding e Stein alla Scala
Continuano le repliche al Teatro alla
Scala dei due atti unici di Dallapiccola e Bartók per la direzione di
Daniel Harding. Il Prigioniero
è
opera di Luigi Dallapiccola su suo libretto ed
è stato concepito
intorno al 1942, mentre Il Castello del duca Barbablù del 1911, su libretto di Béla Balász
è tratto dal celebre racconto di Charles Perrault. L'Espressionismo della
Scuola di Vienna e l’Impressionismo-simbolismo di Debussy sono
rispettivamente i
principali riferimenti stilistici. L’abbinamento
dei due
brevi ma intensi drammi in musica voluti in dittico da Harding e dal
regista Peter Stein è risultato avvincente sia per la qualità
interpretativa del direttore inglese, dell’Orchestra e del Coro
scaligero e dell’ottimo cast vocale, sia per l’efficace regia che ha
unificato le due oscure vicende con scelte di recitazione e di
ambientazione adeguati. Molto interessanti le sobrie ed evidenziate
scene di Wögerbauer per Il Prigioniero (le foto sono di M.Brescia dall'Archivio
Scala) e di Gianni Dessì per Barbablù, i costumi di Anna Maria Heinreich
e le rilevanti e spesso determinanti luci di Japhy Weideman. Nella prima
opera l'intensa voce e la chiara timbrica di Paoletta Marrocu hanno messo
in risalto la figura della Madre,
e il timbro caldo ed espressivo di Vito Priante ha
ben definito il Prigioniero, ma
molto bravo anche Kim Begley, il carceriere-inquisitore.
Nella seconda opera i due protagonisti, Gabor Bretz, il duca Barbablù e Elena Zhidkova, Judit,
hanno impeccabilmente rivestito il loro ambiguo e simbolico ruolo. La
risoluta e impeccabile direzione di Harding che ha saputo ben adattare la
duttile timbrica orchestrale alle due diverse partiture e la qualità complessiva
della messinscena hanno meritato l'entusiastico successo di pubblico
ottenuto. Prossime
repliche il 27 e il 30 maggio.
26 maggio Cesare Guzzardella
Una
grande Elisso Virsaladze per le Serate musicali
La pianista russa Elisso Virsaladze torna
puntualmente a Milano e ci rivela ogni volta la sua stupenda arte
interpretativa. Nata a Tblisi in Georgia ha ricevuto un'educazione musicale
di primissimo livello, a Mosca anche con
il celeberrimo Heinrich Neuhaus. La classe di una grande interprete si
sente, eccome! Nella Sala Verdi del Conservatorioha impaginato un
programma alternando Mozart a Schubert. Del grande salisburghese la Fantasia
in do min. K475 eseguita come primo movimento della Sonata
in do min. K457 e dopo l'intervallo la
Sonata in si bem. magg. K333
. E' un Mozart altamente raffinato quello della Virsaladze,
misurato nella Fantasia e ricco
di sfumature. Ma anche Schubert è al top con una Fantasia
in do magg. "Wanderer" D760 interpretata con rigore
virtuosistico e grande sensibilità. Notevoli anche i Tre
Klavierstüke.
Al termine due sorprendenti bis tra i quali un impeccabile
Schubert-Liszt dalle Soirées de Vienne degno di Horowitz
. Grandissimo successo per il numeroso pubblico presente in una Sala
che per l'occasione non avrebbe dovuto avere un solo posto libero. Da ricordare.
20 maggio
Cesare Guzzardella
Fazil Say per la Società dei Concerti
Lo statunitense John Axelrod ha diretto l'Orchestra
Sinfonica di Lucerna in Conservatorio per la Società dei Concerti. Culmine
della splendida serata è stata la presenza
del pianista turco Fazil Say, affermato interprete ma anche valido
compositore che dopo la
frizzante Ouverture di Mozart da "Il
Ratto dal Serraglio",
ottimamente diretta da Axelrod, ha mostrato la sua immensa musicalità eseguendo
il Concerto in sol magg. di
Maurice Ravel. Il brano in tre parti scritto da Ravel tra il 1929 e il
1931 presenta un tessuto musicale particolarmente ritmico e virtuosistico
con momenti di intenso lirismo nell'Adagio assai e trova soprattutto in G. Gershwin ma anche in Stravinsky un'evidente
influenza stilistica. Say coadiuvato dall'ottima direzione di Axelrod e
dalla timbrica luminosa dell'Orchestra di
Lucerna è riuscito a produrre un'interpretazione di
elevato rigore tecnico ed espressivo con una partecipazione emotiva
estremamente visibile. Al
termine il pianista ha concesso tre bis: per primo una sua composizione
dedicata al celebre soprano Leyla Gencer, sua connazionale recentemente
scomparsa; quindi il movimento finale della Sonata di Beethoven «la Tempesta» ed infine ancora una sua particolarmente e toccante composizione. Nella seconda parte della serata Axelrod
ha interpretato brillantemente
e con rilevante energia la Sinfonia
n. 4 di L.v.Beethoven. Questo direttore, assistente in passato del
grande Leonard Bernstein aveva diretto lo
scorso anno alla Scala un'avvincente Candide.
Grandissimo il successo tributato in una Sala Verdi stipata
di pubblico e un grazioso bis
conclusivo con un movimento della Sinfonia
Classica di S. Prokof'ev. Da ricordare.
15 maggio
Cesare Guzzardella
Yevgeny
Sudbin
per le Serate Musicali
Il ventott'enne pianista russo Yevgeny Sudbin è
poco noto in Italia ma aveva già suonato in Conservatorio per le Serate
Musicali. Ieri ha impaginato un bel programma in Sala Verdi
che ha rivelato le sue ottime qualità d'interprete che meriterebbe una
maggiore attenzione da parte della critica musicale. La sua preparazione
solida unitamente alle notevoli qualità espressive hanno delineato prima
uno Scarlatti classico, limpido ed espressivamente rallentato con la Sonata
K466 e poi un Haydn altrettanto nitido e ben marcato con la Sonata
in si min. Hob.XVI n.32 e quindi una serie di Mazurche prima di Chopin
con l'op.33 n. 2 e 4 e poi di Scriabin con una scelta dall'op.3 eseguite con calibrata e giovanile sensibilità. Ma è con il
Ravel di Gaspard de la Nuit che
Sudbin ha mostrato il suo grande virtuosismo e il notevole spessore
interpretativo con una esecuzione avvincente sotto ogni profilo. Successo
di pubblico e un bis di Chopin. Bravissimo.
13 maggio
Cesare Guzzardella
E’deceduta ieri a Milano il soprano turco di Istanbul Leyla Gencer. La sua voce intensamente espressiva e il suo declamato da grande attrice si erano imposti alla Scala dal gennaio del 1957 con Les Dialogues des Carmelites di Poulenc e da allora la sua voce è stata protagonista in partiture di grande repertorio con Verdi, Puccini, Bellini, Donizetti, ma anche del Novecento con Prokof’ev, Poulanc, Britten, Pizzetti, Castiglioni e Nono. Una nota del Teatro alla Scala la ricorda come “voce tra le più emozionanti di ogni tempo”. Recentemente per le edizioni del Teatro alla Scala era uscito uno splendido libro che ricorda i suoi 50 anni alla Scala e all’interno del quale il Sovrintendente e Direttore artistico Lissner rammentava: “...in Duomo, per i funerali di Toscanini, tra i solisti della Messa da Requiem di Verdi c’era anche lei. Per venticinque anni quella donna dalla voce magnetica come i suoi occhi ha cantato alla Scala ogni stagione, fino al 1983, in 19 ruoli diversi; consegnando alla storia le sue Leonora, Elisabetta di Valois, Lady Macbeth, Norma, Aida, Ottavia.…a lei Donizetti deve molto della sua fortuna critica, grazie a certi Roberto Devereux, Anna Bolena, Lucrezia Borgia, Maria Stuarda, Poliuto e Caterina Cornaro…Ancora oggi è difficile guardare quel volto che incenerisce senza sentirsi piccoli. L‘Accademia di canto di questo Teatro vive di lei…”. Un’altra presenza unica e irripetibile non c’è più! www.teatroallascala.org/it/stagioni/2007_2008/addio_a_leyla_gencer.html
11 maggio C.G.
1984: l’opera di Maazel alla Scala
Meritato successo di pubblico alla Scala per l'opera di Lorin Maazel
"1984" dal celebre ed ultimo romanzo di George Orwell
scritto nel 1948. Il lavoro in tre atti su libretto di McClatchy
e Meehan trova il suo punto di forza nell'efficace
teatralità della messinscena che prevede l'ottima regia di Robert
Lepage, le scene, varie e movimentate di Carl Fillion valorizzate dalla
produzione luminosa di Michel Beaulieu e gli adeguati costumi di Yasmina
Giguére. L'eterogenea musica composta di recente da Maazel risulta ben
funzionale al prodotto
teatrale ma, pur evidenziando spunti molto interessanti che dimostrano
qualità indubbie di sapiente orchestrazione ed
elevata conoscenza della
timbrica orchestrale, non trova un'unità di
linguaggio. I riferimenti musicali, da Hindemit a Britten,
dall'espressionismo viennese a Bernstein
o il jazz, non portano ad una sintesi estetica personale e nuova. La
musica del terzo atto è forse
quella
più riuscita e molto bella è la parte corale. Valida la compagine dei
cantanti con ottime prestazioni nella quarta rappresentazione per Ian Greenlaw
nel ruolo di Winston
(tutte le foto sono di M.Brescia-archivio Scala), Nancy Gustafson, Julia,
Jeremy White, Parsons, Peter
Tantsits, Syme, Richard
Margison, O’Brien, Silvia
Vazquez, Gym Instructress, e gli
altri. Prossime repliche il 10-14 e 17 maggio.
9 maggio
Cesar Guzzardella
Uno straordinario
Schiff per la “Società del Quartetto”
Torna puntualmente a Milano in
Conservatorio il pianista ungherese András Schiff riempiendo
la Sala Verdi di un pubblico appassionato che lo segue nelle sue scelte
monografiche alle quali siamo oramai abituati. Tutto Bach ieri sera per il
“Quartetto” con le Sei Suites francesi nella prima parte, circa un’ora e mezza di
musica ininterrotta, e l’Ouverture
in stile francese BWV 831 dopo l’intervallo per terminare con un bis
ancora bachiano dedicato all’Italia, il Concerto
Italiano. Piace, piace molto al pubblico lo stile lucente e nitido di
Schiff che con una memoria prodigiosa esegue Bach senza partitura (e non
tocca i pedali del pianoforte!) al contrario della maggior parte dei suoi
colleghi che hanno lo spartito di fronte. E come lo esegue, senza minime
imperfezioni e con una coloriturà ricca di chiaro-scuri. Il pubblico
ascolta in religioso silenzio e si sente raramente, cosa inconsueta, un
moderato colpo di tosse. Splendida anche l’Ouverture dal sapore
più clavicembalistico. Il solito straordinario Schiff.
7 maggio Cesare Guzzardella
Accardo e Canino alle Serate
Musicali
Salvatore Accardo
con un nutrito gruppo di strumentisti ha tenuto un concerto in
Conservatorio per le "Serate
musicali" impaginando un programma di due composizioni: di Ernest
Chausson un raro Concerto in re
magg. Op.21 per violino, pianoforte e quartetto
d'archi, e di Felix
Mendelssohn l'Ottetto in mi bem.
magg. Op.20 per 4 violini, 2
viole e 2 violoncelli. Il poco conosciuto ma interessantissimo
concerto del francese Chausson, composto nel 1889, è caratterizzato da
grande ricchezza d’inventiva a da una timbrica che gioca sul ruolo
primario del pianoforte, un eccellente Bruno Canino, e del violino solista
di Accardo. L'influsso
della scuola francese ed in particolare di Frank risulta evidente in una
composizione che meriterebbe una costante frequentazione. L'Ottetto
di Mendelssohn scritto a sedici anni è un lavoro già molto
caratterizzante della produzione del tedesco. Nell’ottimo gruppo
d’archi oltre ad Accardo, Laura Gorna e Rocco Filippini troviamo anche
due giovanissime e valide violiniste: Laura Marzadori e Francesca Dego.
Grandissimo successo di pubblico in una Sala Verdi colma di appassionati.
6 maggio Cesare Guzzardella
Un’opera di Filippo Del Corno sulla tragedia di Aldo
Moro
Non guardate al domani è il titolo dell'opera lirica di Filippo Del Corno (nella foto) su testi di Angelo Miotto presentata in prima assoluta al Teatro dell'Elfo milanese per la stagione di musica contemporanea 2008. Costruita sulla drammatica vicenda che ha sconvolto l'Italia dal marzo del 1978, , l'uccisione della scorta, il rapimento e l'assassinio di Aldo Moro, il dramma in quattro blocchi utilizza testi quali le lettere indirizzate da Moro ai politici o ai famigliari durante la prigionia, i comunicati delle BR, gli atti dei processi, articoli di giornali ecc. Gli scritti sono stati selezionati e riordinati da Miotto e costituiscono l'ossatura portante dell'opera. Sul palco dell'Elfo l'ottimo gruppo dei Sentieri Selvaggi , specializzato in repertori di musica contemporanea e diretto egregiamente da Carlo Boccadoro e otto voci soliste hanno dato vita ad una rappresentazione in forma di oratorio. I testi declamati e cantati dai protagonisti sono stati complessivamente ben interpretati: un Aldo Moro nella nitida ed appassionata interpretazione di Roberto Abbondanza, due brigatisti, i bravi Mirko Guadagnini e Valentina Coladonato, il politico, Enrico Bava, il giornalista, Luigi Petroni, l'agente segreto, Filippo Tuccimei, l'osservatore, Annamaria Calciolari ed infine il Papa ottimamente interpretato da Giuseppe Maletto. La musica di Del Corno è legata molto al testo e ha come elementi stilistici riferimenti musicali eterogenei, da alcune timbriche che si riferiscono alle asperienze jazz-rock anni '70 soprattutto inglesi - nell'ensemble sono infatti presenti anche una batteria, un basso e una chitarra elettrica- al minimalismo o a modalità più recenti. La musica non trova una sua unitaria e completa caratterizzazione stilistica ma risulta essere particolarmente significativa nell'ultima parte del lavoro con momenti d'intenso lirismo sull'ultima lettera di Moro dalla prigionia. Sullo sfondo la proiezione video di documenti ed estratti filmici d'epoca ha completato il dramma musicale che rimane estremamente valido nel significato complessivo. L'esecuzione dell'opera è stata anticipata da una breve ma importante testimonianaza di Agnese Moro, figlia dello statista. Radio 3 trasmetterà l'opera registrata venerdì 9 maggio alle ore 20.30. Successo di pubblico in una sala al completo con molti giornalisti e musicisti. Per ulteriori informazioni: www.sentieriselvaggi.org
29
aprile Cesare Guzzardella
Uno straordinario
Chopin per Grigory
Sokolov in Conservatorio
Torna spesso a Milano per la stagione
della “Società dei Concerti” Grigory Sokolov, il grande
pianista russo vincitore a sedici anni del Concorso Tchaikovsky di Mosca e
come sempre ci stupisce per le sue sorprendenti qualità interpretative.
Nel concerto di ieri in Conservatorio, alla presenza di un pubblico che
gremiva la Sala Verdi, Sokolov ha eseguito prima Mozart e poi Chopin. Del
grande austriaco la Sonata in fa magg. KV280 e quindi senza soluzione di continuità, la
Sonata in fa magg. KV332, mentre
del polacco il ciclo dei 24 Preludi
op.28. Sokolov è un grande virtuoso con tecnica particolare
giocata su una forza evidente di mani e un’articolazione delle
dita accentuata anche da movimenti di braccia. Un Mozart particolarmente
vellutato e ricco di sfumature ha anticipato l’interpretazione
stupefacente dei 24 preludi chopiniani. Il sapiente controllo dinamico ,
la capacità di sfumare il
colore con percettibili
differenze cromatiche e l’intensità di spessore interpretativo ci
faranno ricordare per parecchi
anni la meravigliosa esecuzione di Sokolov che al termine del concerto e
dopo interminabili e fragorosi applausi di un pubblico entusiasta, ha
concesso ben sei bis tra i quali ancora tre gioielli di Chopin.
Memorabile.
24 aprile Cesare Guzzardella
La Soai Orchestra di Osaka in
Conservatorio
Sabato 26 aprile 2008, alle
ore 21.00 presso la Sala Verdi
in Conservatorio ad ingresso libero si terrà un concerto sinfonico in
occasione dell’inaugurazione ufficiale della partnership tra
l’Università di Osaka e il Conservatorio di Milano. Due giovani soliste
del Conservatorio, Arianna Dotto
e Darija Kozlitina
saranno presenti per la Sinfonia Concertante di Mozart con la Soai
Orchestra di Osaka. Il Conservatorio
“G. Verdi” di Milano presenta quindi al pubblico una nuova
collaborazione a livello internazionale che si inserisce nel progetto di
scambio cultural-musicale che l’istituzione prosegue da anni con altri
istituti formativi. L’accordo
di scambio tra il Conservatorio e l’Università
Soai di Osaka, una delle istituzioni d’eccellenza del Giappone,
è stato stipulato nel 2005 e diventa ora operativo con la visita
dell’orchestra dell’università giapponese, considerata una delle
migliori orchestre studentesche del suo paese, che si esibisce sabato 26 aprile alle ore 21.00 in sala Verdi del Conservatorio.
L’ingresso è gratuito.
Per informazioni al pubblico:
Tel 02-762110.221/214
www.consmilano.it .
24 aprile la redazione
Il
virtuoso Gringolts per le Serate Musicali
Intesa perfetta tra i due interpreti del concerto tenuto ieri in Conservatorio per le “Serate Musicali”. Il violinista Ilya Gringolts, vincitore a soli sedici anni del Concorso Internazionale “Paganini” nel 1998 ed il pianista Peter Laul, primo premio al Concorso Scriabin di Mosca nel 2000, hanno impaginato un bel programma che prevedeva prima Stravinski con il Duo Concertante per violino e pianoforte e un raro Carl P. Emanuel Bach con la Sonata in si min. per violino e pianoforte e quindi, dopo l’intervallo, i romantici R.Schumann con la Sonata n°3 in la min. e C. Franck con l’arcinota Sonata in la maggiore. La sicura, dettagliata ed energica interpretazione di Gringolts è stata ben coadiuvata dalla lettura pianistica precisa, rigorosa e disinvolta di Laul. Particolarmente interessante il brano di Bach figlio, punto di riferimento a cavallo tra il barocco ed il classico ed avvincenti i brani romantici di Schumann e Franck . Successo di pubblico e splendido il bis di Antonín Dvořák.
22 aprile C.G.
Presentazione del progetto
DDCINEMA per la lirica in
diretta al cinema
Presso
il cinema Apollo di Milano è stato presentato da Dynamic SRL ed in
collaborazione con QUBO SRL e la società belga XDC un progetto che
prevede la visione delle migliori produzioni
operistiche dei teatri lirici italiani ed europei in diretta via satellite
nelle sale cinematografiche. Negli Stati Uniti è oramai cosa consolidata.
Attualmente il Metropolitan di New York trasmette nei cinema e
per un pubblico vastissimo il meglio della sua produzione lirica e secondo
l’idea dei promotori ma anche con la convinzione dei numerosi
giornalisti presenti al cinema Apollo, questa opportunità, se ben
pubblicizzata, potrebbe avere in Italia altrettanto successo. Il vedere ed
ascoltare la lirica attraverso
le sofisticate tecniche dell’alta definizione negli schermi dei cinema
italiani e a prezzi decisamente minori di quelli praticati in teatro
potrebbe in un prossimo futuro diventare una consuetudine per tutti gli
amanti dell'opera. Ricordiamo che già il 23 aprile è in programma una
diretta live via satellite dal Teatro la Fenice dell’opera rossiniana
“Il barbiere di Siviglia” con la direzione di Antonino Fogliani.
Numerose sale cinematografiche italiane trasmetteranno l’opera a prezzi
decisamente vantaggiosi. Per
ulteriori informazioni si può consultare il sito www.ddcinema.net
19 aprile Cesare Guzzardella
Paul Badura-Skoda per la “Società dei Concerti”
Il viennese Paul Badura-Skoda, classe
1927 e allievo di Edwin Fischer, uno dei grandi interpreti della scuola
classica, ha tenuto un concerto per la Società
dei Concerti impaginando
un programma vario ed intelligente. Partendo da J.S.Bach con il Concerto
in stile italiano in fa magg.,
cui ha fatto seguito J.Haydn con la Sonata
in do min. Hob XVI/20, per arrivare a L.v.Beethoven con la Sonata
n°31 in la bem.magg. e dopo l’intervallo, gli Studi Sinfonici op.13 di R. Schumann. Quello che rimane
all’ascolto di questo grande del pianoforte è la peculiarità
coloristica del timbro pianistico con una luminosità evidente inquadrata
in una struttura interpretativa chiara e riflessiva. La classicità
dell’interprete si rileva anche nel difficile Schumann degli Studi
Sinfonici. Badura-Skoda ne dà un’interpretazione non virtuosistica
ma all’insegna della chiarezza espressiva e del perfetto equilibrio
complessivo. Il tocco delle prime note ed il bellissimo fraseggio ci fa
subito dimenticare alcuni perdonabili errori che un grande interprete, non
più giovane, può anche permettersi. Due i bis: Träumerei di
Schumann e un insuperabile Notturno postumo di Chopin. Bravissimo!
Grande successo di pubblico.
17 aprile Cesare Guzzardella
Il
Macbeth di Kazushi
Ono alla Scala
Il Macbeth verdiano con la regia di
Graham Vick, le scene e i costumi di Maria Björnson e le luci di Matthew
Richardson inaugurò la stagione scaligera del 1997 con la direzione di
Riccardo Muti. Ora nella medesima messinscena troviamo sul podio Kazushi
Ono, valido direttore sinfonico e artefice di quella meravigliosa Lady
Macbeth di Šostakovič che abbiamo visto alla Scala la scorsa stagione.
La collaudata regia e soprattutto la riuscita invenzione scenica sono cosa
acquisita ed il cast vocale si avvale dell’apporto della splendida voce
di Violeta Urmana, una Lady Macbeth
dalle caratteristiche timbriche non abbastanza drammatiche per il ruolo
preposto e da un
Leo Nucci, Macbeth, in splendida
forma. Bravissimi
gli altri interpreti: Ildar Abdrazakov, Banco, Walter Fraccaro, Macduff,
con quella splendida aria del quarto atto e tutti gli altri. La ricca
parte corale curata da Bruno Casoni è impeccabile, meno la parte
coreografica di Ron Howell nel terzo atto. Si rimane questa volta
perplessi per la direzione poco verdiana del Maestro Ono, una direzione
che ha una sua unità stilistica corale e particolarmente sinfonica
ma che non esprime la poetica ottocentesca del Verdi che conosciamo, con
tutte quelle caratteristiche mediate da accenti, ritmi ben marcati e
coloriture che rimandano al folclore popolare del periodo storico del
Maestro. Una lettura senza storia che può soddisfare pienamente solo chi
non conosce le grandi interpretazioni, soprattutto italiane, di questo
capolavoro. Moderato successo di pubblico in una Scala al completo. Repliche
il 16-18(Marrocu-Inverardi)-20 e 24 aprile.
14 aprile Cesare Guzzardella
Uno
straordinario Radu Lupu a sostegno di Casa
Vidas
Concerto importante quello tenuto
ieri all’Auditorium in ricordo di Alberto Falck per due ragioni: il sostegno
a Casa Vidas, hospice
in funzione da luglio 2006, e la presenza di uno dei massimi pianisti
viventi, il rumeno Radu Lupu.
Considerato unanimemente come il maggiore interprete vivente di Franz
Schubert, pochissimi lo seguono, ha impaginato un programma tutto
schubertiano nei quali ha dato sfoggio delle sue assolute qualità
musicali. Dalle 18 Danze tedesche op.33 D783 ai quattro Improvvisi
op.90 D899 alla Sonata
in re magg. Op.53 D850 interpretata dopo l’intervallo unitamente a
due splendidi bis. Non ci sono aggettivi sufficienti per elogiare il suo
spessore interpretativo. Ascoltando
Lupu si intuisce come il ruolo di un esecutore possa diventare unico.
L’interprete diviene l’anima del compositore e può fare rivivere in
modo anche potenziato i sentimenti creati da chi ha inventato la musica.
L’interiorizzazione del materiale sonoro schubertiano è in Lupu
totale e la sua restituzione, al suo orecchio e a quello del pubblico,
avviene in modo estremamente poetico. Ogni difficoltà tecnica è risolta
e ridotta a pura semplicità. Uno splendido e profondo gioco di fraseggi,
di accenti, di volumi sonori e di trasparenza timbrica viene evidenziato
da modi espressivi personali ed inarrivabili. Memorabile. Chi volesse
sostenere la nobile e importante causa della Vidas è pregato di donare il
5 per mille nelle dichiarazioni irpef (Codice Fiscale Vidas 970 193 501 52) o
per donazioni telefonare al n°02 72511203-245-258 della Vidas. www.vidas.it
10
aprile
Cesare Guzzardella
Il norvegese
Andsnes per il “Quartetto”
Non è molto conosciuto in Italia ma è un eccellente
pianista il trentott’enne norvegese Leif Ove Andsnes che ieri ha suonato
per la “Società del Quartetto”
impaginando un variegato, inconsueto ma interessante programma. Dalla Toccata in mi min. BWV 914 di J.S. Bach alla Sonata quasi una fantasia op.27 n°1 di L.v. Beethoven, da quattro
rari e preziosi brani di J. Sibelius ad una Ballade
in sol min. di E. Grieg. Dopo l’intervallo anche undici brani di
C.Debussy dal primo e secondo libro dei Preludi.
Andsnes è un pianista dalle ottime qualità tecniche ed espressive che
trova nella ricerca dell’equilibrio timbrico e del giusto peso delle
sonorità il suo punto di forza. Dopo una impeccabile interpretazione
della Toccata bachiana, ha reso con rigore dinamico e ritmico la Sonata di
Beethoven. Nei brani nordici, soprattutto nella raffinata e corposa
ballata di Grieg Andsnes ha
dato ancora di più ma anche i preludi di Debussy sono stati ben
interpretati. Il pubblico presente ha mostrato di apprezzare lo spessore
interpretativo del pianista il quale al termine dei brani in programma ha
concesso due stupefacenti bis: due Sonate di Domenico Scarlatti. Da ricordare.
2 aprile Cesare Guzzardella
Bruno Leonardo Gelber alle Serate
Musicali
E' da
ventitrè anni che il pianista argentino Bruno Leonardo Gelber torna
puntualmente a Milano per le Serate
Musicali. Ieri in una Sala Verdi molto affollata ha eseguito
un programma tutto beethoveniano con ben quattro sonate, le
celebri Clair
de lune, Waldstein, Patetica e Appassionata.
Gelber è stato allievo da bambino del noto Vincenzo
Scaramuzza, insegnante anche della Argerich e da questi ha ereditato una
sicurezza di stile che lo rende un rilevante interprete. Decisamente
apprezzabili le sonate Waldstein e
la Patetica con uno splendido Adagio
cantabile centrale. Prossimo appuntamento lunedì 7 aprile con la
pianista Polina Leschenko.
1
aprile Cesare
Guzzardella
"Mediterranea" per la Scala al Teatro degli Arcimboldi
Questa sera ultima replica al Teatro
degli Arcimboldi per la Stagione di balletto scaligera di “Mediterranea”,
riuscita coreografia di Mauro
Bigonzetti (foto di M.Brescia- archivio Scala). Nata nel 1993 e presentata allora in luglio per la rassegna
“Torino Danza”, Mediterranea si presentava su di un
palcoscenico all’aperto con un ridotto numero di ballerini rispetto a
quelli attuali. Nella versione scaligera odierna il numero di danzatori è
più che raddoppiato e il bel palcoscenico degli Arcimboldi, splendido
teatro che andrebbe ancora più sfruttato in rappresentazioni di qualità
come questa, è stato messo in risalto dalle eccellenti luci di Carlo
Cerri e dalle essenziali, discrete e funzionali scenografie di Roberto
Tirelli. Mediterranea è sapientemente costruito da Mauro
Bigonzetti sfuttando al massimo la fisicità-sensualità di ogni
ballerino. Utilizza un mix di musiche che hanno al centro brani
provvenienti da culture mediterranee, soprattutto tunisine, turche
e spagnole, in alternanza ad altri di G.P.da Palestrina, Ligeti e Mozart.
La coreografia, molto dinamica, gioca su un'alternanza tra momenti di
coppia, con numerosi passi a due,
e momenti in cui entrano in scena circa trenta ballerini. L’effetto
dinamico, con le entrate e le uscite velocissime degli interpreti, è
potenziato soprattutto dalla ritmica molto accentuata dei brani prescelti.
Unico punto debole, per chi considera la musica centrale e un
tutt'uno con la danza, è la sovrapposizione dei brani durante il
missaggio dei medesimi, ottenibili solo con una riproduzione registrata (i
balletti con un’orchestra live sono un'altra cosa!) con un cambio di
valenza estetica non sempre in sintonia con i movimenti coreografici
(alcuni brevi sequenze della fortunatamente completa Alla Turca di Mozart sono poco in sintonia con le movenze). Tutti
bravissimi in scena e segnaliamo in modo particolare nella replica di
ieri, la coppia formata da Massimo Murru (nella foto di Brescia), uomo
di terra e Antonino Sutera, uomo
di mare, il più applaudito, e alcune splendide ballerine come
Francesca Podini, Antonella Albano, Beatrice Carbone e Monica
Vaglietti. Grande successo. Ultima replica questa sera alle ore 20.30
30 marzo Cesare Guzzardella
L’EUYO
diretta da Ashkenazy per le Serate
Musicali
Si
è tenuto in Conservatorio un concerto
straordinario organizzato dalle Serate
Musicali con l’European
Union Youth Orchestra diretta da Vladimir Ashkenazy per celebrare i
trent’anni dalla fondazione
di questa meravigliosa orchestra che è formata da oltre 110 giovani
provenienti dai ventisette stati Membri dell’Unione Europea e di età
compresa tra i quattordici e i ventiquattro anni. In passato l’orchestra
ha avuto direttori responsabili quali Abbado e
Haitink. Sul palco abbiamo ascoltato anche una talentuosa
violinista quale la tedesca Arabella Steinbacher. Il
programma ottimamente impaginato prevedeva la Suite
n°1 op.46 dal Peer Gynt di Edward Grieg, il Concerto
per violino e orchestra in re min. op.47 di Jan Sibelius e dopo
l’intervallo, la Sinfonia Domestica op.53 di Richard Strauss. Ashkenazy con la sua direzione
nitida, garbata e trasparente nei diversi piani sonori, è riuscito ad
esprimere in modo avvincente le specificità delle composizioni in
programma. Dopo la splendida Suite
di Grieg è scesa in campo la giovane violinista di Monaco che ha
interpretato in modo impeccabile il difficile e tardo romantico concerto
violinistico di Sibelius. L’op.47, che il finlandese compose nel 1903,
è un esempio di grande ed equilibrata scrittura sia violinistica che
orchestrale, con momenti di alto virtuosismo che la Steinbacher è
riuscita a delineare con una profonda musicalità coadiuvata da una
direzione equilibrata e molto rispettosa dell’importante parte
solistica. Splendido il bis solistico concesso di Fritz Kreisler. Impeccabile e matura, per un orchestra così giovane,
l’interpretazione della Sinfonia di Strauss. Grandissimo
successo di pubblico in un splendida serata da ricordare.
29
giugno
Cesare Guzzardella
Olga
Kern per “La
Società dei Concerti”
Torna
ogni anno puntualmente in Conservatorio la bella e brava pianista Olga
Kern per la Società dei Concerti.
L’ottima interprete moscovita, medaglia d’oro nel 2001al prestigioso
Concorso Pianistico Van Cliburn,
dopo un’acclamata tournée che l’ha vista impegnata in 35 città
statunitensi nella primavera del 2007 è ora appena tornata dal Brasile.
Ieri è riuscita ad entusiasmare il
numeroso pubblico presente in Sala Verdi impaginando un programma
vario e non facile. Abbiamo ascoltato come introduzione una equilibrata Sonata
in do magg. Hob XVI/50 di F.J. Haydn per poi arrivare al top di
virtuosismo con le splendide Variazioni
su un tema di Paganini op.35
di J. Brahms nelle quali la Kern ha mostrato sicurezza ed energia nei
momenti più virtuosi e controllata pacatezza in quelli più delicati.
Dopo l’intervallo, una lucida interpretazione della Sonata
n°3 in si min. op 58 di F. Chopin ha entusiasmato il pubblico e la
Kern ha gentilmente concesso ben cinque bis tra i quali due splendidi
classici di Moszkowski e Rachmaninov.
27
marzo Cesare
Guzzardella
Nikolai Lugansky per le Serate Musicali
Il pianista moscovita Nikolai Lugansky, vincitore
di prestigiosi concorsi internazionali come il Cajkovskij nel
1994, ha impaginato un programma particolarmente vario e nel quale
gli elementi di virtuosismo tecnico hanno rappresentato l'ossatura
portante di importanti brani quali il Carnevale di Vienna
op.26 di Robert Schumann, 7 brani dal Romeo
e Giulietta di Serghej Prokof'ev e dopo l'intervallo, brani o studi
tra i piú noti di Franz Liszt come Sposalizio
o Jeux d'eau à la ville d'Este.
La notevole capacità di superare senza
difficoltà gli elementi di virtuosismo presenti specie in Liszt e la
riflessiva qualità interpretativa nella quale la bellezza del tocco, il
giusto peso timbrico e le accurate evidenziazioni melodiche sono
caratterizzanti delle eccellenti qualità interpretative di Lugansky.
L'eleganza di alcuni fraseggi del Carnevale, il granitico e deciso timbro
di alcuni passi di Romeo e Giulietta, la corretta e riconoscibile
sovrapposizione dei complessi piani sonori e l’accurato preziosismo in
Liszt, fanno di questo pianista un degno continuatore della scuola russa.
Al termine due bis: un luminoso preludio di Rachmaninov e una
stratosferica Campanella di Paganini-Liszt. Grandissimo successo.
17 marzo
Cesare
Guzzardella
Il
Trittico di Puccini alla Scala
Al
Teatro alla Scala continuano le repliche del Trittico, i tre atti unici
che Puccini iniziò a comporre nel 1913
e dei quali si ebbe la prima rappresentazione nel dicembre del 1918 a New
York. L’originalità dei lavori e la varietà della trattazione sia dei
soggetti che della musica è tale da rendere Il
tabarro, Suor Angelica e Gianni
Schicchi un caso unico nella storia dell’opera lirica. Spesso in
scena insieme, il Trittico (le foto di M.Brescia- archivio del Teatro alla
Scala) mancava dalla Scala dal 1983, allora con la direzione di Gianandrea
Gavazzeni e la regia, le scene e i costumi di Sylvano Bussotti, adesso, in
questa nuova produzione scaligera in coproduzione col Teatro Real di
Madrid, troviamo la direzione
orchestrale di Riccardo
Chailly, la regia di Luca Ronconi, le scene di Margherita Palli e i
costumi di Silvia Aymonino. Il successo in crescendo che si è riscontrato
nel corso delle repliche è derivato sostanzialmente da un valore certo
che è rappresentato dalla precisa, dettagliata e musicalmente
ineccepibile direzione di Chailly, il quale ha trovato soprattutto in Suor
Angelica con quelle chiaroscurali timbriche in perfetta sintonia con
le luminose luci di Marco Filibek, la maggiore epressività musicale.
Molto bravi e determinanti al successo anche tutti i cantanti con Juan
Pons, Antonello Palombi (in sostituzione di Dvorsky nella quarta replica)
e Paoletta Marrocu
in ottima forma nel Tabarro;
bravissima Barbara Frittoli,
splendida Suor Angelica,
teatralmente valida ma sottotono la voce di Mariana Lipovsek, la zia
principessa; un consolidato e splendido Gianni
Schicchi quello di Leo Nucci e bravissimo Vittorio Grigolo, un
incisivo Rinuccio. Di rilevanza la regia coreografica di Ronconi per
Gianni Schicchi, mentre Margherita Palli è riuscita a costruire
situazioni sceniche diversificate che, da
quelle più tradizionali del Tabarro, si spingono ad un maggior modernismo
in Suor Angelica con quell’ enorme scultura di donna in orizzontale,
parte integrante della scena. Un caso a parte è la scenografia utilizzata
per Gianni Schicchi: dopo un primo impatto quasi sconcertante dovuto al
totale velluto rosso della scena,
questa diviene poi particolarmente interessante grazie ad una scelta
prospettica originale che con piani obliqui contestualizza e dà
particolarmente risalto agli elementi
volumetrici presenti. Ottima
la trovata della proiezione visiva della città di Firenze e l’ingresso
in scena di Schicchi, l’unico in costume Duecentesco. I costumi moderni
dei protagonisti scelti dalla Aymonino, Schicchi a parte, sono in sintonia
con gli elementi scenici presenti e con l’armonia dei movimenti.
Successo pienamente meritato di pubblico. Prossime repliche il 20-25-28
marzo e 2 aprile.
17
marzo Cesare
Guzzardella
La
pianista Juana
Zayas a Palazzo Reale per le “Serate Musicali”
Nella
"Sala delle Otto Colonne" di Palazzo Reale abbiamo assistito
ieri, purtroppo non in molti, ad uno splendido concerto di Juana Zayas,
organizzato da “Serate Musicali” in collaborazione con il Comune di
Milano e l’Assessorato alla Cultura nell’ambito della mostra, parte
integrante del concerto, “L’Arte delle Donne”. La pianista cubana,
dalle altissime qualità interpretative, è da qualche anno ospite delle Serate Musicali
ma rimane ancora un’artista poco conosciuta in Italia. Peccato, perché
tra le interpreti presenti sulla scena mondiale è senza ombra di dubbio
tra le migliori, e parliamo di poche unità. Il programma incredibilmente
intenso prevedeva una prevalenza di brani di F.Chopin tra i quali i Quattro
Scherzi, l’Andante spianato e Grande Polacca Brillante op.22 e una pregevole e
originale elaborazione di Hans Fazzari di Wiosna,
dai Canti Polacchi. Aggiungiamo pure due Studi
eseguiti al termine come bis. Il modo d’interpretare Chopin della Zayas
è mirabile per rigore formale, equilibrio complessivo e spessore
interpretativo. Rilevanti pure i due Improvvisi
op.90 (quelli in sol bem, magg e in la bem.magg.) di F.Schubert
ascoltati e anche An die Musik
nella trascrizione di Fazzari. Si rimane attoniti nel vedere con quale
facilità e con quale qualità espressiva affronti brani di difficoltà
trascendentale quale la bedllissima rielaborazione di F.Liszt del Valzer
da “Faust “di Gounod. Bellissimo anche il terzo bis di Bach-
Busoni. Peccatto che la mediocre acustica del luogo preposto al recital
pianistico, una sala piena di riverbero, non abbia reso giustizia alla
bellezza dell’interpretazione (assessore Sgarbi, si potrebbe porre
rimedio?). Al termine la Zayas ha ricevuto la
Medaglia di Palazzo Reale da un rappresentante dell’Assessorato alla
Cultura essendo Vittorio Sgarbi assente giustificato.
15
marzo Cesare
Guzzardella
La
Argerich e Goerner con la “Verdi” commemorano Scaramuzza
Non
molti sanno che il crotonese Vincenzo Scaramuzza, ventiduenne insegnante
di pianoforte al Conservatorio
di Napoli ed emigrato poi in Argentina nel 1907, ha fondato una scuola di
pianoforte alla quale si sono formati innumerevoli grandi interpreti tra i
quali gli argentini Martha Argerich, sua allieva in giovane età, ed il
trentottenne Nelson Goerner,
allievo di Jeorge Garruba a sua volta allievo di Scaramuzza. Dopo il
recente e splendido concerto tenuto in Conservatorio, ieri abbiamo
ritrovato i due virtuosi all’Auditorium con una smagliante Orchestra
Sinfonica Verdi ottimamente
diretta da Pedro Ignacio Calderòn - importante direttore dell'America Latina allievo di Scaramuzza e Ginastera- per
commemorare il grande didatta. In
programma prima un raro ma significativo Concerto
per pianoforte e orchestra n.2 in si.bem.min. op 66 del napoletano
Giuseppe Martucci con Goerner solista e quindi il noto Concerto n.3 in do magg. Op.26 di Sergej Prokof’ev con una
insuperabile Argerich. Martucci (Capua 1856-Napoli 1909), pianista
apprezzato da Rubinstein e da Liszt e soprattutto prolifico autore di
musica strumentale, sinfonica e da camera, ha scritto concerti per
pianoforte di egregia fattura con uno stile architettonicamente molto
articolato di derivazione tedesca, soprattutto brahmsiana. Il difficile Concerto n.2, ricco di contrasti dinamici e di arditezze
costruttive, è stato interpretato da Goerner impeccabilmente con grande
precisione, equilibrio formale e soprattutto rilevanza espressiva. Al
termine un bellissimo bis di S. Rachmaninov ci ha dato ancora un’idea
delle sue superbe qualità
artistiche. Lo attendiamo
ansiosamente in un recital
solistico. Le qualità superlative della
Argherich in Prokof’ev, sottolineate da una direzione di Calderòn
ancora più significativa rispetto al brano precedente, non hanno bisogno
di commenti. La facilità con la quale il mito Argerich affronta le
difficili difficoltà tecniche che il brano impone è in simbiosi con
un’interpretazione nella quale la bellezza dei fraseggi si fondono con i
luminosi colori di questa composizione. Il Concerto
n.3, dalle caratteristiche particolarmente sinfoniche, riversa anche
sull’orchestra un ruolo primario e la Verdi è stata all’altezza della
situazione, ed esserlo con una Argerich è una grandissimo merito.
Successo di pubblico con ripetuti e incontenibili applausi in una sala
colma sino all’ultimo posto. Tre ottimi bis a quattro mani dalla
meravigliosa coppia di artisti.
8
marzo
Cesare Guzzardella
Il
pianoforte di Roberto Prosseda per le Serate
musicali
Particolare e valida la scelta fatta dall'ottimo
pianista Prosseda di alternare brani di Chopin
ad altri di Mendelssohn. Prevalenza di Notturni,
con un preludio, un valzer
e una ballata
(n.4), per il polacco, e
Lied ohne Worte - Romanze senza
parole -
per il tedesco. La successione ininterrotta nella maggior parte
dei brani ha dato una impressione di continuità e di sovrapposizione
stilistica giustificata dai modi
interpretattivi del pianista laziale. I tempi particolarmente dilatati,
soprattutto in Chopin, sostenuti da una lettura analitica e riflessiva,
hanno accentuato la componente melodica del polacco e sono una peculiarità
dell’interprete. Rilevante la scelta d'inserire al centro dei brani un
frammento del 1840-42 di Mendelssohn, Allegro
con fuoco, ricostruito in modo egregio da Gabrio Taglietti nel 2006 ed
in prima esecuzione a Milano. Il brano, particolarmente applaudito in Sala
Verdi insieme allo stesso autore che è salito sul palco, meriterebbe di
entrare in repertorio. Particolarmente riuscita la
trascrizione-rivisitazione operata da Hans Fazzari dell’op.19
n.6 di Mendelssohn. Un concerto che
anche per l'originalità dell'impaginato meritava una sala colma di
pubblico.
5 marzo Cesare Guzzardella
Giovani
talenti
in Concerto:
Rene Conti alla chitarra
Nell’ambito della seconda
edizione “Giovani talenti in concerto” , si è svolto domenica
2 marzo presso
l’Auditorium del Laboratorio Musicale di Locate Triulzi un appassionante
concerto del chitarrista Rene
Conti, 18 anni compiuti da qualche giorno. Il repertorio affrontato è
stato indubbiamente impegnativo e la sua esecuzione ha rivelato
interessanti “idee” musicali
dell’interprete. Conti si è cimentato subito con due brani di notevole
impegno virtuosistico, la Grande
Ouverture di Mauro Giuliani e “La
Catedràl” di Barrios, la quale ha incluso anche il Preludio
Saudade e l’Andante religioso non sempre eseguiti insieme all’ Allegro
solenne. Bene eseguiti anche il Preludio
e la Sarabanda dalla Suite n.1 BWV
1007 (originale per violoncello) che
hanno chiuso la prima parte del concerto. Una serie di brani di grande
fascino per la chitarra
classica ha caratterizzato la seconda parte del concerto: dal Carillon
di Benvenuto Terzi, al malinconico “Un dia de novembre” di Leo Brower , al famoso “Capricho arabe” di Tàrrega fino al conclusivo “Tango en Skai” di Roland Dyens, sono
stati interpretati con equilibrio di suono e fraseggio, sempre molto
curati. Aggiungiamo che Rene Conti si è già affermato in vari concorsi
nazionali ed internazionali; ci
sono tutti gli ingredienti per una promettente carriera.
4
marzo Alberto
Cipriani
Il
violino di Daniel Hope e l’Orchestra Sinfonica Verdi all’Auditorium
Un
altro eccellente violinista, l’inglese Daniel Hope ha portato splendida
musica a Milano, questa volta all’Auditorium
con l’Orchestra Sinfonica
Verdi diretta dal russo Vladimir Fedoseyev. Nella replica domenicale in
programma il Concerto n.1 in la min.
per violino e orchestra op.77 di Dmitrij Šostakovič
e, dopo l’intervallo, la Sinfonia
n.4 in fa min op.36 di Čajkovskij. Nel panorama violinistico di
oggi il giovane Hope è tra i
migliori interpreti, fra i più eclettici anche per la scelta di
repertorio che spesso privilegia la musica del Novecento e contemporanea.
Recentemente il violinista ha vinto alcuni prestigiosi premi per le sue
interpretazioni dei concerti di Berg e di Britten. Particolarmente
espressivo è stato Hope nel rendere quel concerto che Šostakovič
scrisse nel 1947 e che vide la
prima esecuzione a Leningrado nel ’55 con David Ojstrach solista. La
melodia melanconica del Notturno
iniziale è stata definita con profondità emotiva dal bel vibrato di Hope
che ha anche mostrato un'intesa impeccabile con l’ottima direzione di Fedoseyev e
con la Verdi. Molto bella anche la Passacaglia
con quella lunghissima cadenza finale del violino solista resa con nitore e
plasticità dall’inglese. Brillantemente delineati i movimenti
rapidi e più ritmici del concerto. Grande successo in un sala con molto pubblico
e bellissimo il raro e virtuosistico bis: una trascrizione del grande
Yehudi Menuhin da un Raga indiano per sitar di Ravi Shankar. Nella
seconda parte valida l’interpretazione della Sinfonia di Cajkovskij.
3
marzo
Cesare Guzzardella
Piotr
Anderszewski alle “Serate
Musicali”
Viene
spesso il pianista polacco Piotr Anderszewski alle Serate
Musicali in Conservatorio e sempre il pubblico
rimane molto soddisfatto per le sue qualità interpretative. Nel programma
di ieri Anderszewski ha incominciato e terminato con il sommo J.S.Bach:
all’inizio la Partita n.2 in do min. BWV 826 e al termine del concerto la Partita
n.1 BWV 825; nella parte centrale, prima dell’intervallo, un autore
polacco poco eseguito ma di
qualità come Karol Szymanowski (1882-1937) con il brano in tre parti Masques
op.34 (1916) e subito dopo la Grande
Humoresque in si bem. magg. Op.20 di Robert Schumann. E’ bravo
Anderszewski, un eccellente pianista che trova nell’equilibrio
interpretativo, anche su autori molto diversi come quelli in programma, il
suo punto di forza. Anche in Schumann il controllo di testa è sempre
presente. Rare le sbavature e ottima l’interpretazioni sia di Bach –
ma quanti bravissimi giovani eseguono Bach!- sia del non facile e
interessantissimo brano del connazionale Szymanowski,
con evidenti riferimenti che
vanno dall’impressionismo di Debussy e Ravel
sino a Skrjabin e Bartòk. Ma anche la Grande
Humorsque eseguita con cura minuziosa dei dettagli e con tempi a volte
dilatati, soddisfa pienamente. Bis con Beethoven. Prossimo concerto: lunedì,
3 marzo il pianista Roberto Prosseda alternerà Chopin a Mendelssohn, con una
sorpresa di Fazzari.
1 marzo Cesare Guzzardella
Comunicato
stampa della "Verdi"
Milano,
29 febbraio 2008 - Il
Presidente del Consiglio di Amministrazione Gianni Cervetti ha illustrato
le decisioni dellassemblea dei soci e lelezione dei nuovi organismi
dirigenti e gestionali della Fondazione:
1
marzo la redazione
Janine
Jansen per la "Società del
Quartetto"
La violinista olandese Janine Jansen ha tenuto uno
splendido concerto cameristico insieme al violista ucraino Maxim Rysanov e
al violoncellista svedese Torleif Thedéen improntato
su Bach, ma anche con un brano di notevole fattura per trio d'archi,
"String Trio", del compositore russo Alfred Schnittke. Nel brano
più atteso, la Partita
n.2 in re min. per violino solo BWV 1004
di J.S.Bach, che comprende la famosissimo
Ciaccona, la bellissima Jansen ha rivelato tutte le sue eccellenti
qualità d’interprete. La limpidezza del suo suono tondo, senza
sbavature o forzature, è accompagnata da un modo particolarmente grintoso
e sicuro d’intendere la musica. Al termine del brano il numeroso
pubblico ha più volte richiamato l'artista sul palco della Sala Verdi. Le
due serie di trascrizioni da strumenti a tastiera di Bach, le 15
Invenzioni a due voci (violino e viola) e le 15
Sinfonie a tre voci (trio d'archi),
sono state eseguite in duo o
in trio con un' intesa perfetta. Molto interessante ed estremamente
positivo l'inserimento del Trio
di Schnittke, compositore mancato alcuni anni or sono, che ha avuto nella
sua musica, definita post-moderna, un occhio di riguardo per il passato.
La particolare forza espressiva del suo tagliente e scultoreo Trio è
stata ben espressa dagli interpreti e soprattutto dalla Jansen che ha
mostrato una concentrazione e una carica di energia evidente. Grandissimo successo.
Prossimo concerto per il "Quartetto" martedì 4 marzo con Lucchesini, Brunello, Rizzi,
Allegrini e Widmann.
27 febbraio
Cesare
Guzzardella
Con il Wozzeck di Alban Berg in scena al Teatro
alla Scala in questi giorni, ci troviamo di
fronte ad un capolavoro di drammaturgia in musica che esige qualità
attoriali e vocali di primo livello. L'importanza dell'unità dei
linguaggi nell'esprimere un autentico teatro in musica è stata capita per
primo dai tedeschi con Wagner, R.Strauss fino ad arrivare alla Seconda
Scuola di Vienna che trova in Berg, soprattutto nel teatro, il suo massimo
rappresentante. Tedesco è anche Jürgen Flimm che ha firmato la splendida
regia in un’unica scena minimale e povera, quella di Erich Wonder,
che riassume tutti e quindici i momenti scenici che compongono
l'opera. Tedeschi sono anche molti dei protagonisti dell'eccellente cast
vocale ma soprattutto essi sono sorprendenti attori. Italiano, milanese è
invece Daniele Gatti, un direttore che nelle interpretazioni
tardo-romantiche ed espressioniste, come
nel Wozzeck, trova la sua maggiore qualità artistica. Splendida,
intensamente lirica e rispettosissima degli attori in scena la sua
direzione. Ricordiamo che Gatti debutterà quest'estate a Bayreuth, tempio
della musica wagneriana. Nella terza rappresentazione, nel ruolo di
Wozzeck abbiamo ascoltato un convincente Thomas J. Mayer, con voce corposa
e chiara ed abilissimo attore nell’impersonare la “follia” del
protagonista. Superlativa nella voce e
scenicamente perfetta il soprano Evelyn Herlitzius (le foto sono di M.
Brescia dall'archivio della Scala) nel ruolo di Marie. Un plauso anche ai
bravissimi Markus Marquardt, Wolfgang Ablinger-Sperrhacke, Ute Doring,
Marlin Miller e a tutti gli altri. Considerando che questa è una delle
migliori messinscene tra quelle viste in Stagione, non si comprende la
presenza in teatro di numerosi posti liberi sia in platea che nei palchi.
Ciò dovrebbe indurre l’organizzazione
a ripensare ad una nuova politica di prezzo nella vendita dei biglietti,
almeno nelle rappresentazioni in cui si prevede un’affluenza di pubblico
inferiore. Ciò non può che giovare all’immagine del teatro oltre che a
dare un’opportunità di ascolto in più agli amanti del repertorio
novecentesco. E sono molti!
25 febbraio
Cesare Guzzardella
Richard Goode per la "Società
del Quartetto
Il pianista
statunitense Richard Goode
ha tenuto un concerto dedicato a Chopin per la Società
del Quartetto. Il programma comprendeva in prevalenza brani del grande polacco
ma introdotti ed intervallati da altri compositori quali Bach, Mozart,
Debussy. L'inizio con due Preludi
e fughe dal Clavicembalo
ben temperato del sommo Bach ci ha dato subito l'idea dello spessore
interpretativo di Goode:
un fraseggio morbido, contenuto con timbriche luminose che hanno ben
evidenziato le singole voci polifoniche dei brani. Si sente che Goode
appartiene ad una scuola pianistica di primo livello, quella molto
classica di Serkin
e Horszowski.
La bellezza del suono, armonicamente contenuta,
si è rivelata anche nelle prime quattro mazurche chopiniane interpretate cui
ha fatto seguito
l'Improvviso
op.36. Quindi abbiamo ascoltato un impeccabile Mozart, quello
del Rondó
KV 511
e ancora Chopin con lo Sherzo
op.54. Nella seconda parte dopo un valido
Debussy,
forse troppo in contrasto con il resto del programma, siamo
tornati a Chopin con due Notturni,
op.48 n.1 e 64 n.1, e una avvincente Polonaise
op.44 suonata con grande equilibrio dinamico. Al termine due bis:
ancora Chopin e Bach. Splendido concerto.
20
febbraio
Cesare Guzzardella
La Argerich e i suoi amici alle "Serate Musicali"
Martha Argerich oltre ad essere quella splendida pianista che conosciamo ha il merito di essere un'importante organizzatrice di musica. Da alcuni anni si mostra in pubblico accompagnata da validi colleghi strumentisti, impaginando programmi diversificati dove l'elemento di novità è sempre presente. Nell'entusiasmante concerto di domenica organizzato dalle "Serate musicali" in omaggio a Vincenzo Scaramuzza (importante pianista, didatta e compositore di Crotone), oltre alla grande solista abbiamo ascoltato anche e contemporaneamente due validissimi colleghi pianisti: gli argentini Nelson Goerner e Eduardo Hubert (nelle foto). Brani per pianoforte a quattro mani, a sei mani, per due pianoforti, con musiche di Mozart, di Debussy, di Rachmaninov, di Piazzola e di Copland, sono stati interpretati dai tre strumentisti in una Sala Verdi al completo. Rimarchiamo almeno alcune rarità interpretative come la toccante Romance pour six mains di Serghei Rachmaninov, la squisita Petite Suite a quattro mani di Claude Debussy interpretata con leggera soavità da Goerner e Hubert, quindi un omaggio dei connazionali al grande compositore argentino Astor Piazzola con tre brani ottimamente trascritti da Hubart tra i quali il notissimo Libertango ed eseguiti con incisività espressiva dal medesimo e dalla Argerich ed infine le Danze sinfoniche di Rachmaninov nella versione per due pianoforti interpretate splendidamente dalla Argerich e da un magnifico Goerner. Da ricordare.
18 febbraio Cesare Guzzardella
Maria Grazia Bellocchio alla Palazzina Liberty per la Stagione “Rondò”
E' molto brava la pianista Maria Grazia Bellocchio ed anche coraggiosa nell’impaginare un programma di brani per pianoforte dove come meno recente troviamo il Klavierstücke n°7 di Karlheinz Stockhausen del 1954-55 mentre quello più fresco di stampa è una composizione del 2006 del tedesco Philipp Maintz (nella foto) dal titolo “gelände/zeichnung“. Per la rassegna di musica contemporanea "Rondó" ideata da Sandro Gorli, abbiamo ascoltato la pianista alla Palazzina Liberty milanese insieme ad un pubblico molto interessato alla musica dei nostri giorni ma purtroppo poco numeroso. Quattro dei noti e oramai classici Klavierstücke di Stockhausen, il grande musicista recentemente scomparso, e precisamente i numeri 7-9-14-16, sono stati preceduti da due brani di due giovani ma affermati campositori: il primo dal titolo On a clair day (2004) di Matthias Pintscher (1971) per pianoforte solo e il secondo, sopra citato, per pianoforte ed elettronica. Semplici e minimali le limpide strutture compositive di On a clair day, più interessanti nella loro complessità quelle del lavoro di Maintz che trovano nelle registrazioni elettroniche in perfetta "simbiosi" con la parte pianistica un motivo di grande interesse. Ricordiamo che le composizioni di Maintz, classe 1977, sono state eseguite da importanti interpreti come l'Arditti Quartet, l’Ensemble InterContemporain, la Kammerensemble Neue Musik Berlin, la RSO-Stoccarda diretta da Lothar Zagrosek e la BBC Symphony Orchestra ecc. Il brano, presentato dal compositore stesso prima del concerto, prevede un'integrazione sonora tra le non facili parti pianistiche ottimamente eseguite dalla Bellocchio, e quelle pre-registrate o che nascono da una trasformazione timbrica live ottenuta attraverso l'uso di un quarto pedale. Molto interessante e suggestivo l'effetto timbrico complessivo ottenuto che fa emergere una maggiore definizione spaziale del suono ed un potenziamento delle dinamiche. Il riferimento alle esperienze di Stockhausen, specie degli ultimi Klavierstücke ascoltati, risulta evidente. Bravissima la Bellocchio anche nella precisa e persuasiva interpretazione delle pagine pianistiche di Stockhausen. Il concerto è stato sponsorizzato da Goethe-Institut di Milano. Prossimo appuntamento in Palazzina Liberty per domenica 17 febbraio con il Divertimento Ensemble diretto da Sandro Gorli
16 febbraio Cesare Guzzardella
Appuntamenti
Martha Argerich per le Serate Musicali
Domenica 17 febbraio alle ore 21.00 Martha Argerich terrà un concerto per le Serate Musicali insieme ai pianisti E.Hubert e N. Goerner. In programma musiche di Mozart, Debussy, Rachmaninov e Piazzolla. Da non perdere.
Maria Grazia Bellocchio alla Palazzina Liberty suona Stockhausen
Concerto “tedesco” della pianista Maria Grazia Bellocchio – sul programma musiche di Maintz, Pintscher, Stockhausen. Due prime italiane per il concerto in collaborazione con il Goethe Institut Mailand. Per la prima volta il Divertimento Ensemble ha inserito nella stagione di concerti di musica contemporanea RONDO’, a Milano e Monza, anche concerti solistici, e il concerto del 15 febbraio a Palazzina Liberty di Milano, con la pianista MARIA GRAZIA BELLOCCHIO e con un programma rigorosamente tedesco realizzato in collaborazione con il Goethe-Institut, è il primo di questi appuntamenti. Il concerto, che si tiene alle ore 21, è preceduto alle ore 20.00 dall’incontro aperto al pubblico con il giovane compositore tedesco Philipp Maintz, che presenta il lavoro eseguito nel concerto. Il concerto si chiude con un omaggio al compositore Karlheinz Stockhausen, recentemente scomparso, al quale è dedicata anche gran parte del programma dei concerti del 16 e 17 febbraio, a Monza e Milano.Milano, venerdì 15 febbraio 2008 – ore 20.00/21.00 – Palazzina Liberty ore 20.00 – incontro con Philipp Maintzor e 21.00 – concerto: Philipp Maintz –Gelände-Zeichnung, per pianoforte ed elettronica (del 2006; prima esecuzione italiana). Matthias Pintscher – On a clair day (del 2004; prima esecuzione italiana). Karlheinz Stockhausen – Klavierstücke n. 7, 9, 14, 16. Maria Grazia Belocchio, pianoforte. In collaborazione con il Goethe Institut Mailand Ingresso: Intero Euro 12/ridotto Euro 8
15 febbraio la redazione
Cyprien Katsaris per la "Società dei Concerti"
La “Società dei Concerti” ha il merito di portare in Conservatorio formazioni orchestrali anche di ampie dimensioni e solisti di prima qualità. Nell'avvincente concerto di ieri, la Südwestdeutsches Kammerorchester ottimamente diretta da Sebastian Tewinkel (f.a destra) ha avuto come protagonista un talento di intenso spessore artistico quale il pianista franco-cipriota Cyprien Katsaris (foto). Dopo una pacata introduzione orchestrale con la breve e giovanile sinfonia mozartiana in Sol magg. K 74, si è seduto al pianoforte Katsaris per interpretare uno dei concerti per solista e orchestra tra i più noti di J.S.Bach, quello in Re min. BWV 1052. Nell’esecuzione improntata al massimo classicismo Katsaris ha ben evidenziato ogni sfumatura dinamica e ritmica mettendo in rilievo quella eleganza particolarmente raffinata che si riscontra dall’Allegro iniziale. Nella seconda parte della serata Tewinkel ha mostrato le sue indubbie qualità direttoriali in un avvincente interpretazione della Suite per archi di Leós Janácek; quindi al termine un impeccabile Concerto in re magg. Hob XVIII di J.Haydn con Katsaris al pianoforte che con una classe esecutiva evidente ha reso alla perfezione lo stile haydniano, stile che anticipa i grandi concerti pianistici di Mozart. Splendidi i due bis: il primo dal sapore jazzistico di un autore americano dal titolo Banjo nel quale il pianista ha dato sfoggio di chiaro e sfumato virtuosismo e poi ancora un pacato Bach da uno dei sui migliori concerti. Grande successo di pubblico in una Sala Verdi colma. Da ricordare.
14 febbraio Cesare Guzzardella
"Romea e Giulietta" di Kenneth MacMillan torna alla Scala
E’ dal luglio del 1995 che al Teatro alla Scala viene rappresentato il balletto "Romeo e Giulietta" costruito sulle celebri musiche di Sergej Prokof’ev per la coreografia di Kenneth MacMillan, le scene di Ezio Frigerio e i costumi di Franca Squarciapino. Con le dodici recite in programma per la ripresa coreografica di Julie Lincoln ci troviamo quindi di fronte ad uno spettacolo collaudato, di impianto tradizionale che ha il merito di riscuotere sempre un caloroso successo. La presenza dello statuario Roberto Bolle (foto archivio Scala), Romeo, non può che favorire questo successo. La novità è data dalla presenza di due nuove protagoniste nel ruolo di Giulietta, la romena di Bucarest, Alina Cojocaru, vista nella rappresentazione di domenica, e in alternanza, la statunitense Julie Kent che danzerà in alcune delle molte repliche (20-23 febbraio). La Cojocaru (nella foto) si è formata a Kiev per sette anni prima di entrare alla Royal Ballet School di Londra. Dalla scuola russa ha ereditato una meravigliosa presenza scenica ricca di grazia e di leggerezza. Avvincente sotto ogni profilo la sua Giulietta. Sempre in forma il Corpo di Ballo scaligero: tra i ballerini segnaliamo un eccellente Antonino Sutera nel ruolo di Mercuzio. Valida la direzione orchestrale di Paul Connelly. Prossime repliche il 20-21-23 febbraio e il 7 (due rapp.), il 12 (due rapp.) e il 14-18-21 marzo.
11 febbraio C.G.
Concerto Straordinario per la LILT della Filarmonica alla Scala
La Filarmonica della Scala diretta dal Maestro e Solista Alexander Lonquich ha celebrato i 60 anni di attività della sezione provinciale di Milano della LILT ( Lega italiana per la lotta contro i tumori ) con un Concerto Straordinario nel quale sono state eseguite musiche di Mozart, Prokof’ev e Beethoven. Il concerto ha visto la partecipazione delle massime autorità cittadine e dei delegati dei paesi BIE giunti a Milano per il Forum Expo Milano 2015. Lonquinch, noto soprattutto come pianista, ha ottimamente diretto la Filarmonica scaligera e dato il meglio nel Concerto n°12 in La magg. K 414 di W.A.Mozart, partitura particolarmente serena scritta dal salisburghese in una età relativamente giovane e resa ottimamente dalle sonorità molto morbide del pianista tedesco. Bravissimo anche alla direzione della nota Sinfonia “Classica” op.25 di Prokof’ev. Terminiamo ricordiamo che la LILT offre alla popolazione servizi nell’ambito della prevenzione, della diagnosi precoce, dell’assistenza e sovvenzionando la ricerca ai problemi dei tumori grazie anche all’aiuto di circa 780 volontari appositamente formati. Per donazioni preghiamo di contattare la LILT al numero telefonico 02-2662771 o consultare il sito www.legatumori.mi.it/
5 febbraio Cesare Guzzardella
Il pianista Rafal Blechacze, un grande Chopin
Capita raramente di assistere ad un concerto pianistico e di riconoscere nell’interprete, soprattutto quando è giovane e poco noto, un sicuro talento nel quale si riscontrano fin dalle prime note qualità tali da soddisfare pienamente l’ascolto. E’ quello che è successo all’Auditorium di l.go Mahler ieri, domenica, nell’ultima replica pomeridiana, ascoltando un pianista polacco di nome Rafal Blechacz. In programma l’arcinoto Concerto n°1 in Mi min. per pianoforte e orchestra op.11 di Fryderyk Chopin. Blechacz non ha ancora ventitre anni -ne dimostra meno- e a vent’anni, nell’ottobre del 2005, ha vinto con giudizio unanime della giuria, il concorso pianistico forse più prestigioso, il Chopin di Varsavia. Accompagnato dignitosamente dall’Orchestra Sinfonica Verdi diretta da Oleg Caetani, Blechacz ha rivelato le sue doti pianistiche presentando un tocco sicuro, preciso, senza minime sbavature e soprattutto un colore nel suono, e nella musica di Chopin è elemento essenziale, luminoso, tondo e intensamente poetico. Abbiamo in mente le interpretazioni di Pollini, di Zimerman e in passato di Rubinstein, solo per citare i massimi interpreti e trovare qualcuno che possa avvicinarsi a questi grandissimi non capita spesso…..ma forse ci siamo, perché le qualità ci sono tutte. Splendidi anche i due bis, nel primo ancora Chopin e il secondo, stratosferico, di Moritz Moszkowski: Etincelles op.36 n°6. Nella seconda parte del concerto ottima l’interpretazione di Caetani e della Verdi nella Sinfonia Manfred op.58 di Schumann. Grandissimo successo in una sala stracolma.
4 febbraio Cesare Guzzardella
Cyrano de Bergerac con Placido Domingo alla Scala
Franco Alfano (nella foto), classe 1875, pianista e soprattutto compositore, era napoletano di nascita ma legato in modo particolare alla cultura francese, anche per via della madre francese. Musicista prolifico e particolarmente noto ed eseguito sino alla morte avvenuta nel 1954, è stato dimenticato - ed è in buona compagnia! - negli ultimi cinquant’anni: viene sempre menzionato per aver terminato la pucciniana Turandot. In realtà rimane un artista di grande valore con uno stile musicale composito ma efficace. I riferimenti stilistici riscontrabili tipici del verismo, del simbolismo francese e in parte del neoclassicismo, rivelano una qualità estetica rilevante mediata da evidenti capacità di orchestrazione e da un’accurata ricerca timbrica. A questi si aggiunge una particolare abilità nel tradurre in musica quello che il testo dice. Il capolavoro riconosciuto è maturato nel periodo 1914-21, La leggenda di Sakùntala , mentre l’opera di scena in questi giorni nella sala del Piermarini,Cyrano de Bergerac, è del 1934-35. Cyrano, commedia eroica da Edmond Rostand su libretto in lingua francese di Henri Cain, ebbe successo soprattutto in Francia e venne rappresentata al Teatro alla Scala unicamente nel 1954. Dopo i grandi consensi ottenuti al Metropolitan di New York e al Covent Garden di Londra, la Scala ha pensato bene di portare l’opera a Milano. Il sorprendente successo di pubblico di questi giorni è più che meritato e lo si deve a molteplici fattori, primo fra tutti la presenza di un tenore di riferimento quale Placido Domingo (foto di M. Brescia- archivio Scala), Cyrano, capace ancora di sfruttare artisticamente le sue potenzialità di cantante e di attore. Valido il cast vocale con una bravissima Sondra Radvanovsky, Roxane, dal timbro chiaro, tondo e voluminoso. Ottima la sicura e dettagliata direzione orchestrale di Patrick Fournillier. Buona la regia di Francesca Zambello ed avvincenti le tradizionali, ricche e prospettiche scene di Peter J. Davison e i bellissimi costumi di Anita Y. Yavich. Da non perdere. Prossime repliche il 5-9-12-15 febbraio.
2 febbraio Cesare Guzzardella
Un bel temperamento la Hewitt in Conservatorio
Nel panorama musicale interpretativo di composizioni pianistiche, troviamo oramai da molti anni un vivo interesse per la musica di J.S.Bach. Moltissimi giovani eseguono, con eccellenti risultati esecutivi, le Suites, le Partite, le Invenzioni, le Goldberg, ecc. Questo è dovuto anche alla flessibilità della musica di Bach che da la possibilità, grazie alla sua geniale costruzione architettettonico-matematica, di infinite interpretazioni anche su strumenti diversi, a tastiera e non. Un'interprete che ha fatto di Bach il suo principale e forse esclusivo riferimento, è la pianista canadese Angela Hewitt. Cinquantanni ottimamente portati, ha dedicato la maggior parte dei suoi studi alla conoscenza del grande tedesco di Eisenach (nella foto), approffondendo ogni aspetto inerente la tecnica d'esecuzione e producendo una serie di incisioni discografiche completate nel 2005. Nel bellissimo concerto bachiano organizzato dalle "Serate musicali" in Conservatorio, la Hewitt ha eseguito il primo libro del Clavicembalo ben temperato, quasi due ore di intensa musica per i 24 preludi e le relative fughe che compongono la prima parte dell'opera. L'approccio pianistico della canadese è sostenuto da una tecnica impeccabile che trova una concentrazione evidente, suona tutto a memoria, utile al raggiungimento di livelli interpretativi di spessore. Le sonorità molto controllate ci mostrano un Bach classico ricco di sfumature, rese con efficacia dalla timbrica del pianoforte scelto, un Fazioli con timbri asciutti molto ben delineati nei toni bassi. Grande successo per una pianista tra le migliori interpreti bachiane.
30 gennaio Cesare Guzzardella
Ancora al completo la Scala per l’integrale di Barenboim
Siamo arrivati al terzo concerto di Daniel Barenboim (foto dall'archivio della Scala) al Teatro alla Scala per l’integrale delle Sonate di L.v. Beethoven. Il programma di domenica pomeriggio vedeva il grande direttore-pianista alle prese con la Sonata in do min. op.13 “Grande Sonata Patetica”, la Sonata in la bem.magg. Op.26 “Marcia funebre”, la Sonata in sol magg. Op.79 e la Sonata in la magg. Op.101. L’esecuzione ascoltata ci mostra ancora una volta l’altissimo livello musicale di Barenboim, quello di un interprete che prima di ogni altra cosa si rivela un musicista dalle qualità indiscutibili. Nei momenti più pacati, dove le note si fanno più rade, Barenboim sembra penetrare ancora di più l’anima del grande tedesco, con uno spessore artistico che raggiunge traguardi unici. Non per nulla le sue interpretazioni in genere hanno andamenti più lenti e riflessivi. Barenboim appartiene a quella categoria di pianisti che antepongono il pensiero musicale e la riflessione sull’evento sonoro al virtuosismo tout court. Il suo essere anche direttore d’orchestra , e che direttore!, lo si sente in ogni frase musicale, soprattutto quando interpreta autori che oltre ad essere pianisti erano grandi sinfonisti, come Beethoven, Liszt o Wagner, il lirico più sinfonico. Meravigliosi la Patetica e quell’ampio fugato nell’Allegro finale dell’Op.101. Al termine, grandissimo successo in una teatro ancora una volta al completo. Evento da ricordare. Prossimo concerto per il ciclo beethoveniano il 13 febbraio, quindi nel mese di giugno.
28 gennaio 2008 Cesare Guzzardella
Devia-Antonacci per la “Maria Stuarda” alla Scala
E’ tornata dopo 37 anni nella sala del Piermarini Maria Stuarda, l’opera di Gaetano Donizetti che nel 1971 - nel lontano 1835 avvenne la prima rappresentazione scaligera - vedeva come protagoniste la coppia Caballè-Verrett nei ruoli di Maria ed Elisabetta. Ora sul palcoscenico troviamo le voci di Mariella Devia e di Anna Caterina Antonacci. La regia, le scene e i costumi sono di Pier Luigi Pizzi e la direzione orchestrale di Antonino Fogliani. Il cast vocale nel complesso non ha di certo sbalordito: la Devia( foto M. Brescia), Stuarda, anche se non al meglio, ha avuto momenti di intensa espressività con timbro vocale inconfondibile ed è stata la vera protagonista, unica e sola acclamata dal pubblico; la Antonacci, Elisabetta, ha mostrato valida presenza scenica ma la voce, voluminosa ma con timbrica imperfetta, non convince pienamente; Francesco Meli, Leicester, ha buon timbro ma è carente nella recitazione; valida la prestazione di Simone Alberghini, Talbot, senza volume Piero Terranova, Cecil, bene Paola Gardina, Anna. La scenografia di Pizzi, una enorme struttura metallica a gabbia (foto di M.Brescia dall'archivio del Teatro alla Scala), collegata con pedane poste a più livelli, che vuole rappresentare il palazzo di Westminster ma anche il castello di Fortheringay, è molto statica e accentua una visione statuaria dei personaggi (soldati, cortigiani, ecc) presenti in scena. Tutto questo enorme complesso scenografico risulta spesso eccessivo in un'opera dove i protagonisti sono quasi sempre in primo piano con la loro voce. Non convince pienamente, ed è certamente più adatta allo Sferisterio. Ai minimi accettabili, ma non per una Scala, la direzione di Antonino Fogliani, corretta ma priva di colori e contrasti. Bene le parti corali di Casoni. Repliche il 20,22,26,30 e il 3 e il 7 febbraio.
19 gennaio Cesare Guzzardella
Concerto di chitarra di Emanuele Segre
E’ stata un’appassionante serata quella di martedì 15 gennaio organizzata dalla Fondazione UECO , presso la sala “Verdi” del Conservatorio di Milano, che ha visto protagonista Emanuele Segre (nella foto) con la sua chitarra. E’ riuscito a trasmettere entusiasmo con la sua interpretazione di brani di compositori del ‘700 e dell’800, con un programma che partendo da Giuliani, attraverso Domenico Scarlatti, Paganini e Boccherini, tornava a Giuliani, con la brillante “Rossiniana” n° 1. Molto interessante è stato il Concerto in Re maggiore G. 479 di Boccherini, per chitarra e quintetto di archi, con un’accurata ricerca timbrica di grande effetto. Le Sonate di D. Scarlatti, in origine per clavicembalo, tecnicamente complesse, sono risultate piacevoli all’ascolto. Segre ha eseguito bene anche la Grande Sonata MS 3 di Paganini: l’unica osservazione si può fare relativamente alla cadenza del secondo tempo “Romance”, un po’ “frettolosa” per arrivare subito all’arpeggio in Do maggiore della parte centrale, mentre poteva essere ulteriormente sviluppata. Di diverso genere è stato il bis, nel quale Segre ha suonato “Canto de Ossahna” di Baden Powell, un chitarrista brasiliano scomparso qualche anno fa, uno dei maestri della bossa nova, trasportandoci nei suggestivi ritmi della musica brasiliana. Un’ultima osservazione si può fare invece sull’impianto di amplificazione (microfono e due piccoli altoparlanti ai lati dell’esecutore): a partire da Boccherini, hanno cominciato a dare dei problemi, distorcendo il suono dei bassi nelle dinamiche forti, soprattutto negli accordi e nei rasgueado, creando a volte un senso di disagio in chi ascoltava. Si ripropone al solito la questione della sonorità della chitarra nelle grandi sale da concerto, che si cerca di superare con un’amplificazione più o meno “invasiva”, ma non sempre adeguata ad esprimere la ricchezza timbrica della chitarra. www.ueco.it/
17 gennaio Alberto Cipriani
Freddy Kempf in Conservatorio per le “Serate Musicali”
E’ tornato nella Sala Verdi del Conservatorio milanese il trentenne pianista londinese Freddy Kempf. Kempf rappresenta una non recente importante scoperta delle “Serate musicali” e tutti gli anni torna con un recital pianistico nel quale mette in evidenza le sue eccellenti qualità d’interprete. L’impaginato, particolarmente eterogeneo, prevedeva due Partite di J.S.Bach, la n°4 in re magg. e la n°6 in mi min., due brani delle “Soirèe de Vienne” di Schubert-Liszt e precisamente la n°4 e la più nota n°6, la Sonata L.415 (k119) di Domenico Scarlatti ed infine la celebre trascrizione dell’inno statunitense “Stars and Stripes forever”di Sousa fatta da V. Horowitz (nella foto a destra). L’omaggio al grande pianista russo era evidente. Kempf è un virtuoso con tecnica trascendentale che alterna momenti di altissima espressività musicale e di personale interpretazione, come nelle splendide partite bachiane eseguite con tocco morbido, vellutato e pesato nei giusti momenti, ad altri in cui le indubbie e sicure qualità tecnico-musicali non sono compensate da uno stile personale riconoscibile, come nei riferimenti horowitziani, specie la Soirèe n°6 e l’Inno di Sousa, nei quali a volte si è voluto imitare lo stile inimitabile del celeberrimo interprete. Un concerto splendido, in una sala che doveva essere al completo, terminato con due bis, uno di Liszt e l’altro di Chopin.
15 gennaio Cesare Guzzardella
Antonio Pappano, una novità per le “Serate Musicali”
Le “Serate Musicali”, oltre al merito di avere una programmazione musicale particolarmente ricca, con interpreti di prima qualità, hanno anche la necessità di novità, e nello splendido concerto ascoltato l’altra sera l’elemento nuovo è rappresentato dal celebre direttore italo-inglese Antonio Pappano, per la prima volta a Milano nella veste di pianista. Con lui un eccellente Luigi Piovano, primo violoncello solista dell’Orchestra Sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. L’interessante programma del duo pianoforte-violoncello prevedeva musiche di Schumann, Adagio e Allegro in la bem. magg. op.70, Brahms, Sonata n°1 in mi min. op.38, Rachmaninov, Vocalise op.34 n°14 (nella trascrizione per cello) e Shostakovich, Sonata in re min. op. 40. Ottima e di spessore l’interpretazione complessiva con una voce solista, quella di Piovano, intensa per nitore espressivo e di particolare bellezza timbrica e un ruolo pianistico, quello di Pappano, che dimostra come l’incontestabili qualità del grande direttore d’orchestra e il suo profondo pensiero musicale siano anche rilevabili nel pianoforte. Grande entusiasmo del numeroso pubblico presente nella Sala Verdi in Conservatorio ed eccellente il bis con una lirica di Brahms.
12 gennaio Cesare Guzzardella
L’Orchestra e il Coro del Bolscioi alla Scala
E’ la prima volta che a Milano abbiamo l’occasione di ascoltare l’Orchestra del Bolscioi, nota soprattutto per i balletti e le opere, in un programma interamente sinfonico. Nelle tre serate scaligere (l’ultima questa sera) all’insegna di uno straordinario successo di pubblico, il programma risulta essere tra i migliori con tre grandi russi, Ciaikovskij, Rachmaninov e Prokofiev che si alternano sotto la bacchetta del maestro Alexander Vedernikov. Prima i colori cupi della Fantasia sinfonica “Francesca da Rimini” , poi quel calibrato virtuosismo, mai invadente, rappresentato dalla “paganiniana” Rapsodia op.43 ed infine il grande affresco sonoro, ricco di suggestive timbriche strumentali e vocali, della cantata Aleksandr Nevskij. I modi interpretativi tipici della scuola russa emergono dalle prime note di Ciaikovskij e la direzione di Vedernikov offre una qualità direttoriale adeguata che privilegia il giusto equilibrio delle sezioni orchestrali che, specie negli archi, risultano di elevato nitore espressivo. Il volume sonoro complessivo è sempre contenuto anche nei momenti più appariscenti dello spettacolare Aleksandr Nevskij. Impeccabile ed essenziale il virtuosismo del pianista moscovita Nikolai Lugansky (nella foto), che nella Rapsodia sopra un tema di Paganini ha mostrato di cogliere ogni peculiarità della poetica di Rachmaninov. Avvincente l’orchestra, molto rispettosa delle sonorità pianistiche. Bis di Schumann per Lugansky, bello ma non in sintonia con il programma. Grande successo finale al termine, con intensi applausi. Ultima replica questa sera.
9 gennaio Cesare Guzzardella