ARCHIVIO MUSICA 2011
DICEMBRE 2011 Barenboim e Pollini alla Scala Nel quinto e ultimo appuntamento scaligero del ciclo Beethoven-Schőnberg un cambiamento di programma deciso all'ultimo momento e dovuto ad uno sciopero del Coro, ha visto il noto Concerto n.5 "Imperatore" con il grande Maurizio Pollini al pianoforte sostituire la celebre Nona Sinfonia. Il programma ufficiale ascoltato il 21 c.m. prevedeva anche la Kammersymphonie in mi magg. op.9 di Schőnberg. In apertura, sempre del musicista di Bonn, è stata eseguita anche l'Ouverture n.3 "Leonore". Il lavoro di Schœnberg, per quindici strumenti solisti, data 1906 ed è un brano di straordinario interesse per quel che concerne le modalità espressive e di ricerca stilistica. L'approccio cameristico e le timbriche allargate dei numerosi strumenti ad arco e a fiato che entrano in gioco, rendono la dialettica sonora tra il solista e il tutto orchestrale avvincente sotto ogni profilo. L'ottima direzione di Barenboim e l'eccellenti qualità dei solisti hanno resa questa interpretazione particolarmente espressiva e di alto livello. Il concerto "Imperatore" eseguito nella seconda parte ha trovato un ottimo Pollini specie nel movimento centrale e in quello finale. Un'ovazione finale del numeroso pubblico, come spesso accade con Pollini, ha reso la presenza del pianista milanese unica. 23 dicembre Cesare Guzzardella Andràs Schiff alle Serate Musicali Siamo abituati alla costante presenza in Sala Verdi, nel Conservatorio milanese, del pianista ungherese Andràs Schiff. Ieri per Serate Musicali ha ancora una volta rimarcato la sua sorprendente musicalità con l'esecuzione delle stranote Variazioni Goldberg, monumento bachiano di architettura musicale e di equilibrio formale. La celebre composizione data 1741 ed è un esempio grandioso di polifonia vocale. Le linee melodiche principali della composizione, prendendo spunto dalla semplice Aria iniziale, ritornano continuamente in tutte le trenta varianti del brano per circa settantacinque minuti di musica. Schiff in una non lontana intervista rimarcava l'essenziale riferimento della voce più bassa, quella sostenuta dalla mano sinistra, e raccomandava l'ascoltatore di concentrarsi soprattutto su questa. Il pianista ieri ha sostenuto un'eccellente interpretazione complessiva evidenziando con chiarezza espositiva e luminosità le voci in un contesto di moderati contrasti timbrici. Alcune variazioni sono state sostenute con una maggiore intensità espressiva. Da notare che Schiff in questo brano non usa mai i pedali (eccezione per la sordina nella variazione n.26) e utilizza il pianoforte in modo quasi clavicembalistico anche se le sonorità dell'ottimo Steinway hanno evidenziato un colore che solo la timbrica del pianoforte puo' mettere in rilievo. Profondamente sentiti i lunghi applausi tributati al termine e una sorpresa finale con un lungo bis ancora all'insegna delle variazioni: l'ultimo movimento della Sonata N.30 Op.109 di L.v.Beethoven.20 dicembre Cesare Guzzardella
L’Orchestra Filarmonica di Belgrado al Coccia di Novara Una prestigiosa compagine orchestrale europea, l’Orchestra Filarmonica di Belgrado, ha concluso ieri sera 15 dicembre, al Teatro Coccia, il novarese Autunno musicale G. Cantelli 2011. A guidare la formazione serba il quarantenne maltese Charles Olivieri Munroe,non molto noto in Italia, ma con una ormai lunga attività direttoriale nell’Europa centrale (è attuale direttore principale della North Czech Philarmonia di Teplice). L’interessante programma della serata proponeva un’ampia escursione attraverso il tardo romanticismo sinfonico europeo nel suo versante mortuario-demonico, dalla wagneriana Ouverture da’L’Olamdese volante’ alla popolarissima Danza macabra di Saint Saens, all’altrettanto celebre Mephistowalz di Liszt: a questo ‘tema’ si può associare in fondo anche un altro pezzo della serata, anch’esso lisztiano, Les Preludes, il cui titolo fa riferimento alla prefazione all’opera, di mano dello stesso Liszt, in cui si definisce la vita “una serie di preludi alla canzone sconosciuta, la cui prima nota è la morte”. Incastonato in questa serie di brani, a conclusione del primo tempo. il clou della serata, il Concerto n.1 in mi bem. maggiore per pianoforte e orchestra di Liszt, e a chiudere il concerto, infine, sempre di Liszt., la Rapsodia ungherese n.6. A eseguire l’impegnativo concerto lisztiano una solista già nota al pubblico novarese , la ventinovenne Mariangela Vacatello, virgulto della sempre fertile scuola napoletana di V. Vitale e ottimo secondo premio Busoni nel 2005. La Vacatello ha mostrato anche in questa occasione le sue doti migliori: un suono potente ed esatto e un dominio tecnico della tastiera che non è mai virtuosismo fine a se stesso, ma esplorazione attenta delle potenzialità timbrico-espressive della partitura, calibratissima in particolare nel primo tempo, ove la sapienza del fraseggio della giovane pianista ha inciso con efficacia il maestoso tema iniziale, per poi librarsi con suadente abbandono nel lirico volo del secondo tema .Splendido il Presto finale, per scelta dei tempi e limpidezza nella tornitura del suono. Un’interpretazione da applausi, che la sala non ha lesinato e ha ribadito dopo il bel bis, un travolgente Studio per le cinque dita di Debussy. Senza infamia e senza lode la direzione di Olivieri Munroe: l’Orchestra belgradese è ottima formazione, con una buona sezione fiati e archi smaglianti nelle zone ‘scure’ del reparto (violoncelli e bassi), forse poco brillante nei primi violini, ma è stata diretta, specie nell’Olandese volante, con tempi un po’ fiacchi. Tra le composizioni in programma ci ha convinto più di tutte Les Preludes, in cui direttore e orchestra hanno trovato il giusto stacco dei tempi e la necessaria ‘energia’ di suono. Saremo forse troppo ‘seriosi’ ma non abbiamo gradito il bis dell’orchestra, il tango Jalousie, suonato con Olivieri Munroe che mimava sul podio i movimenti di un ballerino: roba, francamente, da teatrino di provincia… E’ così che viene considerato il Coccia di Novara negli ambienti musicali? Temiamo di sì… 16 dicembre Bruno Busca
Un duo di grande qualità per la Società dei Concerti Non capita spesso di ascoltare la celebre Sonata "A Kreutzer" op.47 di L.v.Beethoven interpretata con evidente intensità espressiva e chiarezza espositiva. Il duo violino-pianoforte di Pavel Berman e Vardan Mamikonian ha stupito il numeroso pubblico intervenuto in Sala Verdi impaginando un programma di brani di S.Prokof'ev e di Beethoven. Del grande russo abbiamo ascoltato i rari brani 5 Melodie op.35 bis e Sonata n.1 op.80. Quindi dopo l'intervallo la Kreutzer. Tecnicamente impeccabili i due strumentisti hanno il raro pregio di una complementarietà interpretativa di alto livello. Il timbro delicato sostenuto con un eccellente vibrato del violinista è stato sottolineato dal tocco preciso, asciutto e luminoso dell'ottimo pianista. Il quarantenne Berman, figlio del leggendario Lazar, ha iniziato la sua carriera violinistica arrivando secondo al "Paganini" di Genova all'età di diciassette anni e da oltre venti è da annoverarsi tra i migliori violinisti della sua generazione. L'armeno Marmiconian è una preziosa scoperta non essendo assolutamente noto qui in Italia. Prokof'ev è stato eseguito con espressività e grande equilibrio dialettico. La Kreutzer, specie nell'incantevole Andante con variazioni, dove risulta evidenziata la parte pianistica, e nel Finale è stata sostenuta sottolineando con perizia musicale ogni dettaglio compositivo. Splendidi i due bis proposti al termine: l'arcinota Liebesleid di Fritz Kreisler e un raro ma profondo brano dello svizzero Ernst Block hanno concluso una serata che bisogna ricordare per molto tempo. 15 dicembre Cesare Guzzardella Il Don Giovanni mozartiano alla Scala Il meritato successo che il Don Giovanni mozartiano sta ottenendo in questi giorni al Teatro alla Scala è dovuto principalmente alla valida direzione orchestrale di Daniel Barenboim e all'ottimo cast vocale che affronta la maggior parte delle repliche in programma. La non sempre raffinata messinscena di Robert Carsen - la regia trova invece un'ottima fattura aspressa dalle valide capacità attoriali di molti protagonisti presenti in scena- per quel che concerne le scelte scenografiche di Michael Levine a volte scialbe, eccessivamente minimali e disordinate, non impoverisce la complessiva resa artistica di un lavoro comunque di ottimo livello. Valida la scelta del grande specchio in movimento che rende scena tutto il teatro, meno l'eccessiva ripetizione degli elementi grafici - quinte e sipari- che ricalcano il teatro. Il cast vocale ha trovato nella elegante e chiarissima voce di Peter Mattei, Don Giovanni (foto Archivio Scala) e in quella penetrante di Anna Netrebko, Donna Anna, i migliori interpreti. Valide anche le altre voci con Barbara Frittoli, una sensuale Donna Elvira, non sempre limpida nella timbrica, Giuseppe Filianoti un Don Ottavio timbricamente omogeneo con dei picchi espressivi nelle più note arie. Bravissimi l'incisivo Kwangchul Youn, il Commendatore e Bryan Terfel, Leporello. Bravi Anna Prohaska e Stefan Koćan rispettivamente Zerlina e Masetto. Bravissimo Barenboim nel sottolineare la vocalità dei cantanti con una direzione garbata ma nello stesso tempo varia e incisiva. Splendida nei momenti timbricamente drammatici. Nella terza rappresentazione di ieri lunghissimi applausi al termine in una sala al completo. Prossime repliche per 16-20-23-28 dicembre e 4-8-12 e 14 gennaio. Da non perdere. 14 dicembre Cesare Guzzardella Il Quartetto di Tokio alle Serate Musicali Ritorna spesso il Quartetto di Tokio alle Serate Musicali milanesi. Tra le maggiori formazioni cameristiche mondiali, il celebre Quartetto ha ieri impaginato un programma classico con brani di Haydn e Mozart. Del primo i Quartetti op. 76 n. 2 e 3 e del secondo il Quartetto in fa maggiore K590. Si rimane stupiti ascoltando la perfezione formale ed espressiva dalla formazione d'archi. Il timbro misurato ed omogeneo dei quattro strumenti ad arco, tali da immaginare un unico strumento, è anche di una qualità tale da rendere queste interpretazioni di raro ascolto in codesta fattura. Ricordiamo i nomi dei quattro interpreti: Martin Beaver al violino, Kikuei Ikeda al secondo violino, Kazuhide Isomura alla viola e Clive Greensmith al violoncello. Grande successo in una Sala Verdi purtroppo non al completo. 13 dicembre Cesare Guzzardella Prossimamente
l'Orchestra
Filarmonica di Belgrado
per i Concerti della Società
del Quartetto
di Vercelli 11 dicembre dalla redazione
Julia Fischer in duo alle Serate Musicali Un programma variegato quello ascoltato ieri in Conservatorio per le Serate Musicali. La nota violinista tedesca, di Monaco, Julia Fischer insieme alla pianista ucraina Milana Chernyavska hanno impaginato un programma interessante alternando brani di Mozart, Schubert, Debussy e Saint-Saëns. L'ottimo equilibrio formale e l'elegante timbro del violino della F Ischer sono emersi nella Sonata in si bem. Magg. KV454 di Mozart, eseguita in modo impeccabile e sinergicamente dalle strumentiste. Non capita spesso di ascoltare Schubert nel Rondeau brillante in si min. D 895. E' un brano diverso dallo Schubert solito più tenue e delicato al quale siamo abituati, dove l'influenza di certo virtuosismo alla Paganini e di certi richiami al folclore dell'est europeo vengono messi in luce. Valida l'interpretazione del duo. Ci è piaciuta meno ma non poco, la rara Sonata n.3 in sol minore di Debussy, lavoro del 1916-17 particolarmente "moderno" per le sonorità espresse e invece abbiamo molto apprezzato l'esecuzione della Sonata n.1 in re min. Op.75 di Camille Saint-Saëns, brano del 1885 dove l'equilibrio tra i due strumenti e le costruzioni armoniche sono di altissimo livello compositivo. Ottima l'interpretazione complessivafornita dal duo con un punto in più per la violinista e un giudizio positivo per la pianista di indubbia elevata preparazione tecnico-virtuosistica. Grande successo in una sala non completa. Un bis con Melodie di Cajkovskij.2 dicembre Cesare GuzzardellaL’Orchestra Filarmonica di Torino al Coccia di Novara Confessiamo subito che ci ha un po’ deluso l’Orchestra Filarmonica di Torino ascoltata ieri sera 30 novembre, al Coccia di Novara, per l’Autunno musicale G. Cantelli, sotto la guida di Christian Benda, cinquantenne direttore nato in Brasile, ma discendente di quel Jiri A. Benda, padre, nel XVIII sec., della prestigiosa tradizione sinfonica e operistica ceca. Il programma prevedeva tre pezzi: l’Ouverture dal Don Giovanni di Mozart, il Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra in La magg. di F. Liszt con Paolo Restani alla tastiera e, dopo l’intervallo, la Sinfonia n. 1 in Do magg. di Beethoven. L’impressione generale, che ci è sembrata largamente condivisa dal numeroso pubblico presente, è stata quella di una direzione diligente, da parte di Benda, ma piuttosto anonima, senza personalità e senza energia: gli archi ci sono apparsi di suono fragile, senza nerbo, e per quanto riguarda la sezione fiati, ci ha lasciato perplessi la curiosa disposizione degli ottoni, con il corno a destra dei legni e i tromboni sul lato opposto, il che ha prodotto una non felice dispersione dell’energia di suono del registro grave dei fiati. Ne è uscita un’Ouverture mozartiana francamente scialba, con il magico re minore dell’Andante, che di solito ti gela il sangue, condotto senza sussulti e senza emozioni. Un po’ meglio la sinfonia beethoveniana, la cui lettura, da parte di Benda, ci è parsa cercare un equilibrio fra grazia viennese (specie nei primi due tempi) e plastico vigore dei temi e del ritmo, preludio al futuro “secondo stile” del genio di Bonn: anche in questa esecuzione è però mancata un’interpretazione capace di dare risalto con la dovuta energia ai nuovi procedimenti strutturali di questa partitura, specie nel formidabile terzo tempo, quelli che trasformano il tradizionale Minuetto in uno Scherzo di concezione inedita. Due parole, infine sul concerto lisztiano. Valida come sempre l’esecuzione di uno dei più affidabili interpreti di Liszt oggi in Italia, P. Restani, dal suono nitido e cristallino, al servizio di un fraseggio tecnicamente ineccepibile e capace di delicate sfumature, come di impeti di intensa energia, ma non sempre sostenuto adeguatamente da un’orchestra talora un po’ in affanno. Due bis, uno pianistico (uno studio di Rachmaninov) e uno orchestrale (le musiche per balletto Le creature di Prometeo di Beethoven), hanno chiuso la serata di musica novarese. 1 dicembre Bruno Busca NOVEMBRE Andràs Schiff per la Società del Quartetto Andràs Schiff, pianista ungherese nato nel 1953, è una figura d'interprete particolarmente legata a Milano, città dove regolarmente, da molti anni, tiene concerti di rilevante riuscita estetica. Ieri in Conservatorio in una Sala Verdi gremita, ha proposto un percorso musicale stimolante e vario. Il tema delle "Variazioni" è stato sviluppato attraverso grandi protagonisti del Settecento e dell'Ottocento quali, in ordine di esecuzione, Mozart, Mendelssohn, Haydn, Schumann e Beethoven. Brani diversificati, alcuni di semplice costruzione melodica e armonica quale le 12 Variazioni su un Tema in si bem. maggiore KV500 di Mozart o il più intenso Andante con variazioni in fa maggiore Hob. XVII.6 di Haydn, altri più impegnativi quali le Variations Sérieuses op.54 di Mendelssohn o il raro Tema con Variazioni "Geistervariationen" di Schumann, per terminare, dopo l'intervallo, con le corpose, più complesse e maggiormente rilevanti, da un punto di vista compositivo, Variazioni su un valzer di Diabelli di L.v.Beethoven. E' indubbiamente un eccellente pianista Schiff. Ieri sera ha mostrato ancora una volta le sue doti di grande cesellatore e minuzioso costruttore di forma musicale. Il suo Mozart o Haydn, di grande perfezione ed equilibrio è in linea con le sue modalità stilistiche. Ci è piaciuto molto anche Mendelssohnn, meno l'asciutto e visionario Schumann. Ma forse il lavoro migliore ascoltato è stato quello più importante delle Variazioni Diabelli beethoveniane. La coerenza costruttiva operata da Schiff con i poderosi contrasti dei tempi nella durata complessiva di 53 minuti del brano, seppure molto differenti dalle celebri interpretazioni di un Brendel, un Pollini, un Richter o un Giles, ci hanno rivelato una interessantissima esecuzione che ricorderemo per molto tempo. Due i bis concessi: il tema delle Goldberg di Bach e uno splendido Brahms. Grande successo di pubblico. Ricordiamo il prossimo concerto per il Quartetto del 13 dicembre con il Duo Kavakos-Pace che eseguiranno alcune Sonate per violino e pianoforte di Beethoven. 30 novembre Cesare Guzzardella Oleg Caetani all’Auditorium dirige la Sinfonica Verdi Torna tutti gli anni all’Auditorium Oleg Caetani per dirigere l’Orchestra Sinfonica Verdi.In passato abbiamo ascoltato eccellenti interpretazioni delle grandiose sinfonie di Sostakovic. I compositori russi sono quelli che maggiormente impegnano questo ottimo direttore d’orchestra allievo in passato di Franco Ferrara e ispirato, nella sua concezione musicale, da Nadia Boulanger. Ieri pomeriggio l’ultima replica domenicale prevedeva due importanti lavori sinfonici: la Sesta Sinfonia “Pastorale” op.68 di L.v.Beethoven e il corposo lavoro sinfonico Manfred op.58 di P.I.Čajkovskij. Due composizioni musicalmente molto diverse ma legate da un filo conduttore simile: la natura per la sinfonia beethoveniana e il dramma di un uomo, Manfred, nella Sinfonia in quattro quadri del russo. Il contrasto musicale tra i due lavori è stato intenso: la leggerezza di gran parte del lavoro di Beethoven, la più orecchiabile delle suo sinfonie, reso molto bene dall’Orchestra Verdi attraverso timbriche ricche di luminosità, e la forza contrastante dei lunghi movimenti del lavoro del russo, eseguiti con efficace tensione timbrica da un’orchestra che risulta molto preparata ai rapidi cambiamenti di registro musicale. Decisamente valida ed espressiva la direzione di Caetani in questo lavoro dove l’esercizio virtuosistico, in tutte le differenti componenti timbriche, restituisce un effetto poetico-sonoro di grande tensione emotiva. Al termine lunghissimi applausi del pubblico. Prossimo appuntamento sinfonico per giovedì 1 dicembre, con repliche il 2 e 4 dicembre, con musiche di Stravinskij e Čajkovskij diretta da Zhang Xiang. 28 novembre Cesare Guzzardella La XIV Stagione del Viotti Festival a Vercelli Il concerto ascoltato ieri sera, 26 novembre, presso il Teatro Civico di Vercelli, nell’ambito della XIV Stagione del Viotti Festival, proponeva un impaginato giustamente definito “eterogeneo” nelle note del programma di sala: eterogeneo sia per stile e linguaggio musicale, sia per qualità e profondità estetica dei brani eseguiti. Al vertice una delle opere più affascinanti del Novecento russo-sovietico: la Kammersinfonie op.110 A di D. Schostakovic, trascrizione per orchestra, ad opera di R. Barschaj (ma approvata dall’autore) dello stupendo Quartetto n. 8 in do min. op.110 del 1960: finalmente un po’ di Novecento vero anche nel Piemonte orientale! Intorno a questo abbagliante sole musicale ruotavano pianeti e pianetini di composizioni anche molto note, ma scelte con l’evidente intento di compiacere il gusto di un pubblico appassionato e generoso, che nell’ascolto musicale cerca soprattutto (o soltanto?) un’esperienza acusticamente gradevole e/o tecnicamente avvincente. Si cominciava con il Divertimento n. 1 per archi op.20 di Leo Weiner, presentato con un po’ di esagerazione nel programma come “il maggiore compositore ungherese del XX sec. dopo Bartok e Kodàly” (e dove li mettiamo un Ligeti o un Kurtag, nati solo per caso cittadini romeni, ma magiari a tutti gli effetti per origine e formazione?): si tratta di un brano ispirato al folklore ungherese, richiamato come puro repertorio di temi elaborati secondo una tecnica espressiva ancora rigorosamente tonale, lontana anni luce dalla ricerca bartokiana verso soluzioni linguistiche rivoluzionarie. Il resto dell’impaginato proponeva due brani di Liszt, l’Angelus S 378, e la Rapsodia ungherese S 244/2 , entrambi trascrizione per orchestra da originari pezzi pianistici, due di Ciajkovskij, la Melodie da Souvenir d’un lieu cher per violino e orchestra op. 42 n.3 e il Valse-Scherzo per violino e orchestra op.34 e un famoso brano di Saint Saens, l’ Introduction et Rondo capriccioso per violino e orchestra op. 28. Il tutto era affidato all’esecuzione di un complesso austriaco fondato circa vent’anni fa, l’orchestra d’archi da camera Arpeggione Kammerorchester, sotto la direzione del macedone R. Bokor, noto al pubblico degli intenditori anche come apprezzato violinista. Nella parte del violino solista si presentava per la prima volta al pubblico vercellese la ventottenne violinista di origine russa Maria Azova, che ci è piaciuta molto per la sua cavata intensa e ben intonata, dal suono morbido e vibrato, sostenuto da una tecnica sicura: veramente bella, sottoil suo archetto, la Melodie ciajkovskijana, in cui l’interpretazione della Azova ha saputo sintetizzare al meglio la limpida melodiosità alla Mendelssohn e l’effuso lirismo proprio del grande russo, che sono i due elementi compositivi di base del brano. Ma validissima anche l’esecuzione del pezzo di Saint Saens, in cui la Azova ha superato con disinvolta agilità le impervie difficoltà tecniche della partitura. Ottima è anche l’impressione lasciataci dall’Arpeggione e dalla direzione di Bokor, che non usa la bacchetta, ma guida gli orchestrali con gestualità ampia ed eloquente, ottenendone un suono molto bello, pieno, ricco di tutte le sfumature degli archi, dalla coloritura timbrica così viva da non far rimpiangere l’assenza dei fiati. Bellissima in particolare l’interpretazione del pezzo che da solo valeva la serata, la sinfonia di Sciostakovic-Barschaj, di cui l’Arpeggione e Bokor hanno restituito al meglio il clima espressionistico di cupa angoscia che la pervade: ricorderemo a lungo con qualche brivido il sinistro valzer del terzo tempo (Allegretto), con la sua danza macabra allucinata sulle note che compongono il crittogramma del nome del compositore.A lla fine dopo il bis reclamato a gran voce dal pubblico, un Valzer di Ciajkovskji, grandi e prolungati applausi per tutti i protagonisti di questa bella serata di musica vercellese. 27 novembre Bruno Busca Simone Pedroni a Novara Un numeroso pubblico ha gremito ieri sera, 25 novembre, l’auditorium del conservatorio G. Cantelli di Novara, per ascoltare il pianista Simone Pedroni, tornato nella sua città di origine, su invito del locale Kiwanis club Monterosa, per un concerto il cui incasso sarà devoluto ad attività di beneficienza a favore dell’infanzia bisognosa. Pedroni, attualmente pianista “in residence” presso l’orchestra “Verdi” di Milano, ha presentato un programma che proponeva (senza intervallo) due pezzi di Chopin, il Notturno op. 48 n.2 e la splendida Barcarola op.60, un’ampia antologia dal primo libro dei Preludi di Debussy e infine quattro pezzi da musiche da film di Nino Rota, cui il giovane solista novarese ha dedicato assidui studi, stimandolo, come ha dichiarato lui stesso in un appassionato discorso di presentazione al pubblico, una delle personalità più interessanti del ‘900 musicale italiano. Ovviamente il clou dell’impaginato era rappresentato dalle composizioni di Debussy, interpretate benissimo da Pedroni, che nella fedeltà assoluta alla partitura, ha saputo scavare, con un tocco sempre finissimo e ricco di sfumature, nelle idee melodiche contenute nelle indefinite armonie e nell’affascinante tessuto timbrico della scrittura debussyana. Un’esecuzione, quella di Pedroni, che non concede nulla all’”effetto” , ma esplora con intelligenza e profondità le più intime nervature del testo musicale, rendendone al meglio l’incanto poetico: splendida, per raffinatezza timbrica e colore, la Cattedrale sommersa nell’interpretazione di Pedroni. Valido per scelte agogiche e interiorità del suono anche il suo Chopin, mentre non siamo riusciti a cogliere particolari motivi di interesse musicologico nei brani di Rota, al di là della loro indubbia piacevolezza melodica, in particolare Il padrino e Amarcord. Applausi a scena aperta, dopo i due bis, da Chopin e Liszt. 27 novembre Bruno Busca Prossimamente a Vercelli le Sonate di Beethoven con il pianista Fabio Grasso Venerdì 2 dicembre, al Museo Borgogna, ore 21, per la Stagione di concerti della Società del Quartetto, è in programma il concerto del pianista Fabio Grasso. L'artista vercellese giunge al termine di un lungo percorso iniziato nel 2007 e che lo ha visto attraversare con straordinaria maestria tutto l’arco delle 32 Sonate beethoveniane. Questa particolare, ultima serata propone le Variazioni Diabelli (op. 120) e un capolavoro assoluto come la Sonata op. 106 “Hammer-klavier”. Se l'op. 120 segna la nascita della tecnica di variazione moderna, riferimento obbligato per Schumann, Brahms e successivi continuatori e innovatori della tradizione fino al 900, la Sonata op. 106 è la più ampia e complessa di tutte le Sonate di Beethoven, nata negli anni 1817-18 e pubblicata nel settembre del 1819. La genesi dell'op. 106 s'intreccia con i primi due movimenti della Nona Sinfonia, con parte della Messa solenne e con il progetto di una Cantata in onore dell'Arciduca Rodolfo d'Asburgo (cui la Sonata è dedicata): la Grande Sonata in si bemolle è il corrispettivo pianistico di queste monumentali concezioni sinfonico-corali. 27 novembre la redazione Al via la XIVesima edizione del Viotti Festival
Sabato 26 novembre alle 21:00 il
Teatro Civico di Vercelli aprirà ufficialmente
la XIVesima edizione del Viotti Festival con gli
Arpeggione kammerorchester diretta dal maestro
Robert Bokor. Una novità per il pubblico
vercellese che avrà modo di apprezzare per la
prima volta l’eccellente ensemble austriaca
dalla storia ventennale. L’orchestra ha tra i
suoi obiettivi quello di proporre un programma
musicale ad altissimo livello, passando con
disinvoltura dal repertorio classico al
contemporaneo con la stessa accuratezza ed
attenzione al dettaglio. Un gruppo di professori
provenienti da tutto il mondo che suonano sotto
la direzione artistica del violista Irakli
Gogibedaschwili
e
che con lui celebrano 20 anni di grandi successi
internazionali. Dalla sua fondazione questa
orchestra ha tenuto più di 600 concerti in tutti
il mondo: Europa, Stati Uniti, America Centrale,
Sud America, Brasile, Russia e Israele. Sul
podio del Civico Rober Bokor guiderà gli
Arpeggione e Maria Azova, violino solista della
serata, in un programma che non potrà
lasciare indifferenti gli amanti della musica
classica. Il primo tempo vedrà protagonisti due
autori del novecento, Leo Weiner e Dmitrij
Shostakovic, mentre in secondo tempo sarà
incentrato su un repertorio più classico e di
facile ascolto con opere di Franz Liszt, Camille
Saint-Saens e Pyotr Ilyich Tchaikovsky. 25 novembre la redazione Dudamel e la Sinfonica Simón Bolívar per il Progetto Arca onlus Ieri sera al Teatro alla Scala abbiamo assistito ad uno spettacolo musicale di raffinato interesse a favore della Fondazione Progetto Arca onlus, un'associazione benefica nata nel 1994 per offrire una risposta concreta a chi vive un grave stato di indigenza ed emarginazione. La scelta artistica non poteva essere meglio in quanto a sostenere il Progetto Arca abbiamo trovato la Sinfónica Simón Bolívar de Venezuela e il suo direttore Gustavo Dudamel. L'orchestra è nata infatti in Venezuela per opera del musicista ed ex ministro della cultura José Antonio Abreu come punta di diamante di una capillare organizzazione musicale che dal 1975 interessa centinaia di migliaia di bambini e ragazzi, la maggior parte dei quali vive sotto la soglia di poverta. Il programma ascoltato ieri prevedeva la Sinfonia n.3 "Eroica" di L.v.Beethoven, la Suite n.2 "Daphnis et Chloé" di M. Ravel e la suite dal balletto "L'Oiseau de Feu" di I.Stravinskij, lavori di grande impatto coloristico e timbrico. È sorprendente vedere e sentire giovani orchestrali, tutti al di sotto dei trent'anni, interpretare fondamentali partiture di grandi musicisti ad un livello molto alto. La direzione di Dudamel e l'esecuzione dell'orchestra ci hanno stupito soprattutto nei brani di Ravel e Stravinskij per la qualità timbrica e lo spessore dinamico del suono, preciso e chiaro in ogni dettaglio. Di elevato livello ogni sezione dell'orchestra con una ancor più esemplare sezione di fiati. Il successo di pubblico e l'ovazione resa al termine del programma ufficiale ha portato ad un primo bis con un'energica Ouverture da La forza del destino di Verdi e dopo un improvviso spegnimento di luci e gli orchestrali e il direttore improvvisamente colorati con una blusa venezuelana ancora due bis sud-americani all'insegna del ritmo e del divertimento musicale. Strepitoso successo. Chi volesse aitare la Fondazione Progetto Arca onlus puo' sostenerla attraverso il c/c postale 35682202 o telefonando allo 02-67076867 di via Lazzaretto 19 Milano. Sito web: www.progettoarca.org 22 novembre Cesare Guzzardella E' considerato uno dei massimi interpreti della musica di Liszt. Michele Campanella è venuto di recente più volte a Milano per farci ascoltare le preziose sonorità del musicista ungherese. Classe 1947 e allievo del napoletano Vicenzo Vitale, ha nella sua carriera interpretato tutto Liszt, i classici e anche alcuni autori a lui più congeniali quali Busoni e Mussorskij, sempre in esecuzioni molto ricercate e molto studiate. Il suo interesse per il timbro è dimostrato anche dal bisogno di portarsi in giro il suo amato Gran Coda Yamaha, realizzato appositamente per ottenere particolari sonorità specie nei toni medio- bassi. Ieri sera, alla Scala davanti ad un numeroso pubblico, ha sostituito all'ultimo momento Yuja Wang, giovane ed affermata pianista cinese proponendo la terza raccolta da Année de pèlerinage, di rara esecuzione, e la più nota Sonata in si minore. Sette sono i brani che formano l'ultima serie di Année e sono rappresentativi di un Liszt diverso da quello più estroverso e virtuosistico che il grande pubblico conosce. I colori cupi e ricchi di contrasti, le sonorità aspre nei toni bassi, il linguaggio crudo e spesso espressionista, sono presenti in almeno cinque dei brani della raccolta. L'avvincente interpretazione di Campanella ha convinto il pubblico presente nella Sala del Piermarini anche nella conosciuta Sonata in si minore, eseguita con grande equilibrio formale. Due i bis concessi dal pianista: un impeccabile Momento musicale di Schubert e ancora Liszt con la Rapsodia ungherese n.15. 21 novembre 2011 Cesare Guzzardella La Verdi e Roberto Cominati all' Auditorium Molto bello il concerto ascoltato ieri nella replica domenicale dell'Auditorium. La Sinfonica Verdi diretta da Zhang Xian interpretava prima Beethoven con il Concerto per pianoforte n.2 Op. 19 e quindi Cajkovskij con la Sinfonia n.6 Op. 74 "Patetica". Il primo brano in programma ha visto un ottimo solista al pianoforte quale Roberto Cominati. L'ottima direzione della Xian del concerto ha trovato un valore aggiunto nella delicata ed equilibrata interpretazione di Cominati. Una esecuzione all'insegna del classicismo con ottime timbriche nella lunga cadenza dell'Allegro con brio iniziale. Valido anche il Debussy proposto da Cominati come bis. Ottima anche l'interpretazione della celebre Sinfonia "Patetica". Sala stracolma di pubblico e interminabili applausi al termine. Prossimo concerto il 24-25-27 novembre con il direttore Oleg Caetani e ancora Beethoven (Sinfonia Pastorale) e Cajkovskij (Manfred). 21 novembre C.G. Barenboim dirige la Filarmonica scaligera Per uno sciopero indetto dalle RSA CGIL, CISL, UIL e FIALS del Coro del Teatro alla Scala, il primo dei tre concerti diretti da Daniel Barenboim per la Stagione Sinfonica, mercoledì 16 novembre, non ha avuto luogo. La prima si è invece avuta ieri sera e l'Orchestra Filarmonica scaligera e il suo direttore Daniel Barenboim si sono cimentati nella Serenata in do min. K 388 di Mozart e in due lavori di Giuseppe Verdi: il Quartetto d'archi in mi minore, nella versione per grande orchestra d'archi, e i Quattro pezzi sacri. Il divertimento mozartiano è un brano per ottetto di fiati che prevede l'uso raddoppiato dell'oboe, del fagotto, del corno e del clarinetto. Valida l'interpretazione ascoltata dei solisti scaligeri. Il Quartetto di Verdi, nella bellissima trascrizione per grande orchestra d'archi ha trovato un'ottima direzione in Barenboim. Il direttore è riuscito a rendere con efficacia ogni timbrica mediante equilibrate ed espressive dinamiche sonore. Brani di grande effetto coloristico, i Quattro pezzi sacri, con la parte corale preparata dal bravissimo Bruno Casoni, sono stati interpretati con energica direzione orchestrale ed avvincente equilibrio nei settori vocali. Nelle note finali anche il soprano Adriana Damato ha dato un valido contributo all'ottima interpretazione. Particolarmente espressiva la resa coloristica. Domani sera, sabato 19 novembre si terrà la replica alle ore 20.00. Da non perdere. 18 novembre Cesare Guzzardella Prossimammente il Quartetto Lyskamm a Vercelli Domenica 27 novembre al Museo Borgogna (ore 21), per la stagione concertistica della Societ‡ del Quartetto e nell’ambito della rassegna “l’Arte si fa sentire” è in programma il concerto del Quartetto Lyskamm. Il quartetto d’archi italo tedesco che, la sera successiva debutterà al Lingotto-musica di Torino, propone in programma il Quartetto in Sol maggiore D887 di Franz Schubert. Il Quartetto Lyskamm è stato fondato durante l'estate del 2008 sotto la guida di Roberto Tarenzi. E’ composto da due musicisti italiani, una italotedesca e una tedesca, di età compresa tra i 23 ed i 29 anni. Nel 2009 è entrato a far parte della classe dell'Artemis Quartett presso l'Università delle Arti di Berlino, città dove attualmente risiede. Su invito del Premio Paolo Borciani, il quartetto ha preso parte alla masterclass dello stesso Artemis Quartett al Festival Internazionale del Quartetto di Reggio Emilia. Dal 2010, il quartetto segue le masterclass organizzate dalla European Chamber Music Academy (Ecma) presso la scuola di musica di Fiesole (Accademia Europea del Quartetto) e l’Università delle Arti di Vienna; in queste occasioni, ha incontrato docenti quali Johannes Meissl, Hatto Beyerle, Claus Christian Schuster, Christophe Giovaninetti, Christoph Richter, Antonello Farulli e Andrea Nannoni. Ha partecipato inoltre alla masterclass del Quartetto Fine Arts presso la Fondazione Stradivari di Cremona (2008). Il Quartetto ha ricevuto il primo premio al concorso internazionale di musica da camera Guido Papini - Città di Camaiore (2009) e al concorso internazionale di musica da camera Luigi Nono di Venaria Reale (2008). Ha inoltre ottenuto il terzo premio ed il premio per la migliore esecuzione del Quartetto op. 41 n. 2 di Schumann al concorso internazionale di musica da camera Città di Pinerolo (2009), e il premio per la migliore esecuzione di un brano del novecento al concorso internazionale di musica da camera Carlo Mosso di Alessandria (2008). Nel 2010 è stato finalista al premio internazionale di musica da camera Vittorio Gui. Il quartetto ha collaborato con la violista Simone Jandl nell’esecuzione di quintetti di Beethoven e Brahms.Lo scorso anno ha tenuto concerti per la Societ‡ Filarmonica di Trento, gli Amici della Musica di Padova, gli Amici del Quartetto di Reggio Emilia e l'Associazione Amici di Campolofeno all'Isola d'Elba; inoltre, ha inaugurato la rassegna Brera Musica a cura della Società del Quartetto di Milano e tenuto un ciclo di concerti presso la Società del Quartetto di Vercelli. Tra gli impegni più recenti, i concerti presso il chiostro della Basilica di Santa Croce a Firenze, Villa Ciani a Lugano, il Festival Ad Occhi Chiusi di Pitigliano e Villa Cagnola a Gazzada Schianno. I biglietti sono già disponibili in prevendita presso la Società del Quartetto. Prezzi da 11 a 5 euro. Per informazioni e prenotazioni: tel. 0161 255575. 18 novembre la redazione
Una serata speciale per le
Serate
Musicali
Due i pianisti ospitati ieri sera
da Serate Musicali: il polacco Marcin
Koziak e l'italiana Leonora Armellini. Entrambi
giovani e con una predilezione per la musica di
Chopin. Il concerto è stato organizzato anche in
occasione della Festa
Nazionale
dell'Indipendenza della Repubblica di
Polonia in collaborazione con il Consolato
Generale di Polonia. I due bravissimi
concertisti hanno ottenuto prestigiosi
riconoscimenti al “Concorso Internazionale
F.Chopin "di Varsavia del 2010: Koziak è
arrivato in semifinale e la Armellini ha
ottenuto il premio speciale "Janina Nawrocka"
per la “musicalità e bellezza di suono”.
Ottime le interpretazioni dei brani ascoltati
ieri sera. Il ventiduenne
Koziak ha rilevato un'alta perfezione
tecnica ma soprattutto una timbrica molto
polacca nell'eseguire cinque tra i più noti
brani di Chopin. Tra quelli meglio interpretati
segnaliamo gli Scherzi op.54 e op. 31
e il Notturno op.15 n.2. La diciannovenne
Armellini ha mostrato una sicurezza
interpretativa fuori dal comune con una
splendida cantabilità specie nelle 4
Mazurche Op.33 e nell'incisiva Sonata in
si min. Op.58. Grandissimo il successo di
pubblico e un ottimo bis per l'Armellini con uno
Studio del grande polacco. 15 novembre 2011 Cesare Guzzardella Madama Butterfly al Teatro Coccia di Novara All’insegna di Puccini l’inaugurazione della stagione lirica del Teatro Coccia di Novara, cui abbiamo assistito oggi, domenica 13 novembre ( ma la prima assoluta ha avuto luogo venerdì 11): la Madama Butterfly, coproduzione delle Fondazioni Coccia e Donizetti di Bergamo. Sul podio il giovane Maestro giapponese Hirofumi Yoshida, già presente in Italia nelle ultime stagioni (a Napoli e a Palermo) , alla guida dell’Orchestra Filarmonica Italiana, accompagnata dal Coro Donizetti di Bergamo e dal Balletto di Milano. Diremo subito che questa Butterfly novarese ci è parsa dignitosa, sia sotto il profilo musicale, sia sotto quello scenografico e registico, affidato a Massimo Pezzutti. Yoshida ha diretto bene, con una efficace concertazione e valorizzando con l’opportuno impasto timbrico il suggestivo tessuto armonico e melodico della partitura del grande Lucchese. Quel che più conta, ha guidato validamente i cantanti in scena, anche se talvolta le loro voci ci sono giunte poco chiare, coperte dal suono orchestrale, ma non sappiamo francamente dire quanto questo dipenda dall’acustica del teatro novarese…Apprezzabile la prova di Raffaella Angeletti, una Butterfly scenicamente attendibile, specie nei due atti conclusivi, nel progressivo alternarsi di cieca illusione e atroce sospetto, sino al suicidio finale, ben recitato. Vocalmente è soprano di voce morbida ben chiaroscurata sui registri centrali, non sempre impeccabile su quelli estremi. Degli altri interpreti ci sono piaciuti in particolare lo Sharpless di Marzio Giossi, pienamente all’altezza del ruolo di ‘antagonista morale’ di Pinkerton, dalla pastosa voce baritonale, e la Suzuki di Annunziata Vestri, che con il suo registro di mezzosoprano di particolare vigore ha dato spessore alla parte della ‘servetta’. Non ci ha invece detto molto il Pinkerton del giovane tenore basco dall’impossibile nome di Andeka Gorrotxategi: scenicamente impacciato (francamente irritante il sorriso eternamente stampato sul suo viso per tutto il primo atto) e vocalmente piuttosto insignificante: la romanza “Addio fiorito asil” del terz’atto, il numero più ad effetto della sua parte, è suonata sulla sua bocca alquanto sbiadita e priva in gran parte del suo struggente colore sentimentale. Valida la proposta registica di Pezzutti, che sceglie, delle quattro versioni della Butterfly, secondo noi giustamente, l’ultima, quella parigina del 1906, e propone un allestimento essenziale, conservando i riferimenti esotici della tradizione, ma senza esagerare in ‘giapponeserie’ e con un suggestivo gioco di colori e luci, da delicata stampa giapponese, ma anche intelligentemente adatto ad accompagnare le iridescenze cromatiche della ‘tavolozza’ pucciniana. Buon successo di pubblico, con il Coccia tutto esaurito.
14 novembre
Bruno Busca Non è stato semplicemente un concerto, quello offerto dalla vercellese Società del Quartetto ieri sera, sabato 12 novembre, presso il locale Teatro Civico, ma un ghiotto, gioioso ‘banchetto dello spirito’, apparecchiato agli appassionati con due ‘ingredienti’ della più raffinata cucina musicale: il programma, impaginato su un solo pezzo, la trascrizione lisztiana per pianoforte solo del sublime ciclo liederistico Schwanengesang di F. Schubert, e il solista, Roberto Cappello, figura oggi aristocraticamente appartata dai clamori della cronaca musicale, ma di assoluta grandezza nel panorama del pianismo contemporaneo, non solo italiano ( tra i pochissimi Italiani, ricordiamolo, ad aver vinto il primo premio Busoni negli ultimi trentacinque anni…). Il brano eseguito appartiene a quello che personalmente riteniamo il vertice delle numerose e famose parafrasi e trascrizioni di Liszt: nello Schubert rivisitato dal grande ungherese la malinconica vena elegiaca di schietto sapore romantico-viennese si sposa magnificamente con il sontuoso e sottile cromatismo tardo romantico, che nei registri acuti sembra dissolversi in un’atmosfera di incantevole dolcezza, mentre nelle ottave più basse della tastiera manda oscuri presagi di morte, fin dallo straordinario attacco del primo brano, Die Stadt-La Ville. Cappello ha interpretato in modo memorabile il complesso tessuto armonico e melodico di questo capolavoro: il suo è un suono che non ha mai nulla di gratuito, che si stacca dalla tastiera, nitido ed esatto, come scavato dalle profondità più remote della partitura. L’ascoltatore avverte che l’esecuzione non è frutto soltanto delle stratosferiche capacità tecniche del Maestro, ma scaturisce dal movimento interiore del pensiero che si fa musica, coinvolgendo il pubblico in un’intensa esperienza emozionale e intellettuale, che ha avuto il suo momento culminante nel brano centrale della nota Serenata: la cullante e trepida elegia della linea melodica è stata eseguita con un fraseggio delicatissimo, dal suono limpido e appena sfumato, sostenuto da un uso raffinato del pedale e da un tocco di cristallina trasparenza. Trascinato dall’emozione il pubblico non ha potuto trattenere gli applausi, scrosciati davvero dal cuore, che hanno costretto il Maestro, piacevolmente sorpreso, ad interrompere l’esecuzione per alcuni minuti ( è la prima volta, confessiamo volentieri, che ci capita di assistere ad un episodio simile). Alla fine del concerto i numerosi presenti hanno tributato a Cappello un autentico trionfo: un quarto d’ora buono di applausi e ovazioni, interrotti da tre bis lisztiani, fra cui la Trascrizione dell’Ave Maria di Schubert, di sobria e intima dolcezza, ha ancora una volta mostrato le eccelse qualità esecutive di un grande Maestro. Serata indimenticabile.
13 novembre
Bruno Busca
Trombe squillanti per
I pomeriggi Musicali al Dal Verme
Ieri pomeriggio grande successo
per la replica del concerto tenuto
dall'orchestra de “I
Pomeriggi Musicali” guidati per l'occasione
dal direttore Carlo De Martini. Il programma,
tutto settecentesco, prevedeva brani di Haydn,
Vivaldi e Mozart. La prima parte tutta haydniana
ha visto sul palco il noto trombettista Gabriele
Cassone che con una tromba
d'epoca
a
"chiavi" ha interpretato il
celebre
Concerto per tromba e orchestra hob.VII 1 di
J.Haydn. Questo è stato anticipato dalla breve
ma efficace
Marcia
per la Reale Società dei Musicisti composta
da Haydn qualche anno prima del brano
trombettistico ed eseguita come introduzione al
concerto ed in perfetta unità stilistica con il
medesimo. Nella seconda parte il breve ma
intenso
Concerto per due trombe, archi e
basso
continuo di A.Vivaldi ha messo in risalto
oltre che la tromba
naturale
di Cassone anche quella sempre
naturale
di Luciano Marconcini. Ottima l’esecuzione. Due
i bis proposti da Cassone tra cui delle
virtuosistiche Variazioni sul tema del
Carnevale
di
Venezia per la più moderna tromba o meglio
cornetta a
pistoni.
Ultimo brano proposto dalla compagine
orchestrale la
Sinfonia
n.20 K.133, opera giovanile di W.A.Mozart,
diretta impeccabilmente da De Martini ed
eseguita con rigore stilistico dall'orchestra de
I Pomeriggi. Lunghi applausi al termine.
Prossimo concerto il 17 e 19 novembre con il
pianista Ilya Kim e la direzione di Vittorio
Parisi. Verranno eseguite musiche di Liszt,
Weber e Brahms.
13 novembre
Cesare Guzzardella
Il pianista Bronfman per il
Quartetto
in Conservatorio
Yefim Bronfman è un pianista nato
nel 1958 a Tashkent in Russia. Ha studiato negli
Stati Uniti con grandi interpreti quali Rudolf
Serkin e Leon Fleisher. Lo spessore musicale
ereditato dalla migliore scuola pianistica russa
e statunitense
l'abbiamo
riscontrato nel bellissimo concerto tenuto ieri
in Conservatorio per la
Società
del Quartetto. Il programma, particolarmente
impegnativo, prevedeva la
Terza
Sonata op.5 di J.Brahms, tra brani da
Études
d'exècution trascendante di F. Liszt e la
Sonata
n.8 op.54 di S.Prokof'ev. Se si volesse
stabilire un ordine di preferenza dei brani
ascoltati, Brahms andrebbe segnato al primo
posto. La resa interpretativa di Bronfman
dell'amburghese è stata avvincente sotto ogni
profilo. Il suono pesato con giuste pause e
dinamiche diversificate, ha sottolineato il
mondo brahmsiano con espressività che da molto
tempo, per questo autore, non si ascoltava.
Efficace anche Liszt specie in
Mazeppa
e in
Chasse-neige. La difficile sonata di
Prokofe'ev, resa celebre da grandissimi quali
Gilels o Richter, ha trovato un ottimo
interprete in Bronfman. Maggiori contrasti
ritmici e percussivi avrebbero forse giovato ad
una esecuzione che ha avuto nella fluidità e
nella morbidezza una sua connotazione. Di
altissimo livello i due bis proposti con uno
Studio di Chopin impeccabile e un equilibrato e
pregnante brano di Paganini-Liszt. Grandissimo
successo. Da ricordare. Prossimo concerto per il
Quartetto
giovedì, 29 novembre con Andràs Schiff che
eseguirà “variazioni” di grandi autori classici.
9 novembre
Cesare Guzzardella
Aldo Ceccato
dirige la Sinfonica e il Coro Verdi nel
Requiem
di G.Verdi
Era tra quelli imperdibili il
concerto tenuto dalla “Sinfonica Verdi”
all'Auditorium milanese. Domenica pomeriggio la
grande sala, stracolma di pubblico, ha accolto
con grandi applausi il bravissimo direttore Aldo
Ceccato per terminare con una vera e propria
ovazione. In programma la celebre
Messa da
Requiem di Giuseppe Verdi, un brano che
prevede
l'utilizzo di una grande orchestra, uno
sterminato coro e quattro voci soliste. Verdi
scrisse questo capolavoro per commemorare la
scomparsa di Alessandro Manzoni avvenuta nel
maggio del 1873. L'esecuzione ebbe luogo
esattamente l'anno successivo e nel medesimo
giorno, il 23 maggio, presso la chiesa di San
Marco a Milano. Pochi giorni dopo la Messa venne
replicata per ben tre volte al Teatro alla Scala
e anche in questa sede il successo fu clamoroso.
Nell'esecuzione della lunga partitura, ieri
pomeriggio il Maestro Ceccato ha deciso
un'intervallo -all'epoca lo aveva previsto anche
Verdi-
dopo il
Dies
irae. Eccellente l'interpretazione
ascoltata. I tempi molto equilibrati, gli
efficaci sbalzi dinamici nelle suadenti
timbriche, l'ottimo coro preparato da Erina
Gambarini e un cast vocale di grande levatura,
oltre ai bravissimi orchestrali, hanno portato
al grande successo. Ricordiamo le luminose voci
soliste: Francesca Scaini,
soprano,
Giovanna Lanza,
mezzosoprano, Tomas Cerny,
tenore,
ed infine Martin Gurbal voce di
basso.
Da ricordare. Prossimo concerto per la Stagione
sinfonica l'8-11-12 novembre con la Xian che
dirige musiche di Rossini, Rossini-Britten e
Beethoven (Settima
sinfonia). Da non perdere.
7 novembre
Cesare Guzzardella
Raymonda
di Glazunov-Petipa alla Scala
Al Teatro alla Scala ultima
replica del balletto
Raymonda
su musiche di Aleksandr Glazunov e le
coreografie di Marius Petipa. La direzione
orchestrale per l'occasione è affidata a Michail
Jurowski. Il lavoro in tre atti ebbe la prima
rappresentazione
nel 1898 a San Pietroburgo.
Raymonda
(foto
Archivio Scala) è ambientato in epoca
cavalleresca ed è in uno stile classico tipico
dei balletti russi del periodo. Ieri sera
l'ottima direzione musicale di Jurowski ha
evidenziato l'impeccabile maestria di
Glazunov nel fondere la musica antica dei
troubadours francesi, di immediata presa
emotiva, insieme alle più complesse
timbriche e armonie di stampo wagneriano.
Alcuni facili motivi di più leggera fattura in
stile
valzer viennese erano perfettamente
amalgamati con il resto in una scrittura
compositiva di elevato spessore musicale. Il
bellissimo balletto ha trovato le scenografie di
Allegri-Lambin-Ivanov
e i costumi di Ivan Vsevoloźskij
in perfetta simbiosi con la musica. Di
grande eleganza il corpo di ballo scaligero e di
alto livello i ballerini interpreti della decima
rappresentazione: Petra Conti in
Raymonda,
Antonino Sutera nel cavaliere
Jean de
Brienne
e tutti gli altri. Bravissima la Filarmonica e i
suoi solisti. Sala del Piermarini al completo
per una rappresentazione tra le migliori della
Stagione. Lunghi e fragorosi applausi al
termine.
5 marzo
C.G.
La
Russian
Academic Synphony Orchestra ed Elisso
Virsaladze in Conservatorio
Ieri sera le
Serate
Musicali hanno portato in Conservatorio una
prestigiosa formazione orchestrale di Voronezh :
la
Russian Academic Symphony Orchestra diretta
dal direttore principale Vladimir Verbitsky.
Questa sera l'Orchestra
farà
un bis con un altro programma e un'altra grande
solista: Natalia Gutman.
Il
programma della serata ascoltata ieri prevedeva
l'esecuzione di brani di Glinka, Schumann e
Čajkovskij. L'energico brano introduttivo, l'Ouverture
"Ruslan e Ludmilla" del primo maestro russo
ha evidenziato lo spessore direttoriale di
Verbitsky giocato sul virtuosismo degli
orchestrali in una esecuzione di immediato
impatto sonoro. Nel celebre concerto
schumanniano la protagonista georgiana Elisso
Virsaladze, annuale ospite delle Serate
Musicali, ha ancora una volta mostrato il suo
splendido tocco pianistico che trova in Schumann
il suo ideale compositore. Impeccabile il colore
delle timbriche evidenziate nei nitidi piani
sonori e di profonda valenza espressiva la
componente melodica. Valida ma non altrettanto
eccellente la parte orchestrale. Nella seconda
parte della serata abbiamo ascoltato una
energica interpretazione della
Sinfonia
n.4 di P.I.Čajkovskij. Grande successo di
pubblico e due bis. Questa sera la Gutman.
Da non perdere.
4 novembre
Cesare Guzzardella
Concerto Straordinario
per la Fondazione Don Carlo
Gnocchi alla Scala
E' stato una splendida serata
musicale quella di ieri sera al Teatro alla
Scala. Il concerto sinfonico, a sostegno della
Fondazione Don Carlo Gnocchi, vedeva due
protagonisti della scena mondiale: il giovane
direttore israeliano Omar Meir Wellber e il
pianista polacco Emanuel Ax. In programma una
struggente rarità di Puccini,
Crisantemi, il noto
Concerto
n.5
"Imperatore" di L.v.Beethoven e la
Sinfonia
n.4 in fa minore op. 36 di P.I.Čajkovskij.
Crisantemi è un
quartetto
d'archi, poi ampliato per orchestra d'archi,
scritto da Giacomo Puccini in una notte nel 1890
per commemorare l'improvvisa morte di Amedeo di
Savoia figlio di Vittorio Emanuele II. E' uno
struggente capolavoro che evidenzia cupe e
laceranti timbriche rese ottimamente dalla
sezione degli archi della Filarmonica scaligera
e dal trentenne direttore Wellber. Cambiamento
di tono con il brano successivo beethoveniano.
Il
Concerto "Imperatore" è caratterizzato da
una grande estroversione nel primo e terzo
movimento mentre l'Adagio
un poco mosso centrale è una geniale
riflessione melodica ricca di contemplazione e
soave sentimento. Emanuel Ax ha centrato
l'obiettivo dell'equilibrata e classica
interpretazione. Il pianista, tra i migliori
interpreti "classici"
della sua generazione, ha sostenuto il
ruolo primario del concerto elargendo
sonorità
chiare e delicate nelle parti più melodiche e
sicurezza timbrico-armonica in quelle più
solenni. Ottima la direzione di Wellber e la
resa orchestrale. Eccellente il bis pianistico
di Ax con un luminoso valzer di Chopin. Dopo
l'intervallo la Filarmonica della Scala nella
sua veste allargata ha affrontato la Sinfonia di
Čajkovskij. La direzione di Wellber ha trovato
espressività migliore nelle parti più estroverse
e spesso fragorose del noto lavoro del russo.
Nei momenti più introversi e meno ridondanti,
come nel
pizzicato
ostinato
dello Scherzo, la resa timbrica non ci è apparsa
altrettanto adeguata. Meritati applausi a
conclusione. Ricordiamo che chi volesse
sostenere le attività della Onlus Fondazione Don
Carlo Gnocchi può telefonare al numero
02-49308902 o utilizzare il C.c.p. n.737205
intestato a Fondazione Don Gnocchi Piazzale
Morandi n.6 -20121 Milano. Si può anche
consultare il sito
www.dongnocchi.it
1 novembre
Cesare Guzzardella OTTOBRE
Era da quasi vent’anni che la
poco rappresentata
La donna
del lago di Gioachino Rossini mancava dalla
Scala. L'opera seria a lieto fine del
compositore pesarese, su libretto di Leone
Andrea Tottola, ha avuto la prima nel 1819 al
San Carlo
di
Napoli in un momento di incredibile periodo
creativo nel quale Rossini nell'arco di quattro
anni
componeva per il teatro napoletano ben
sette opere del genere serio. Nel lontano 1992
Muti dirigeva nel teatro scaligero sette
rappresentazioni de
La donna
del lago per
la regia di Werner Herzog. Ieri sera alla prima
replica abbiamo assistito alla messinscena
diretta da Roberto Abbado, con la regia di Lluís
Pasqual, le scene di Ezio Frigerio
(foto
Archivio Scala) e i costumi di Franca
Squarciapino. Il meritato successo riscontrato
nella sala del Piermarini, per l'occasione al
completo, lo si deve soprattutto all'ottimo cast
vocale con almeno tre voci di elevato spessore
espressivo e tecnico: Juan Diego Flóres nel
ruolo di
re Giacomo V-Uberto, Joyce Didonato in
Elena
e Daniela Barcellona, coltralto
en
travesti, in
Malcon.
Bravi anche
Bálint Szabo in
Duglas
D'Angus, Michael Spyres in
Rodrigo,
José Maria Lo Monaco e gli altri. Non siamo
rimasti entusiasti delle scene, sostanzialmente
un'unica scena - rappresentante l'interno di un
grande palazzo ottocentesco con vistosi
lampadari - che di volta in volta apriva
parzialmente la zona centrale per mostrare in
lontananza un esterno paesaggistico.
L'ambientazione, troppo cupa e priva di
dinamicità, aveva solo un ruolo di contorno per
gli ottimi cantanti. Grazie
alle
voci soliste e all'ottimo coro preparato da
Bruno Casoni e grazie alla valida ma non
entusiasmante direzione di Roberto Abbado, il
risultato complessivo ci è sembrato di ottimo
livello. Ovazioni per i tre maggiori interpreti.
Le prossime rappresentazioni saranno il
2-5-15-18 novembre.
Da non perdere.
30 ottobre
Cesare Guzzardella
IL
PRIMO PREMIO
DEL 62° CONCORSO INTERNAZIONALE DI
PIANOFORTE G. B. VIOTTI 2011 A
ALEXEY
LEBEDEV
Il
primo premio del 62° Concorso Internazionale
Gian Battista Viotti di Pianoforte di Vercelli è
stato assegnato a Alexey Lebedev (Russia), 31
anni. Sabato 29 ottobre 2011, al Teatro Civico
di Vercelli si è conclusa la sessantaduesima
edizione del Concorso Pianistico Viotti con la
finale con orchestra a cui partecipavano tre
candidati risultati da una selezione di tre
prove per 55 pianisti provenienti da 20 nazioni.Nel
teatro vercellese gremito di pubblico i tre
finalisti, Alexey Lebedev (foto), Artem
Yasynskyy (Ucraina-foto), Illya Zuyko
(Ucraina-foto) hanno
dato
vita ad una finale entusiasmante, caratterizzata
da uno straordinario valore artistico
considerando anche il
tour de
force a cui i concorrenti sono sottoposti
per circa dieci giorni. Hanno proposto, con la
partecipazione dell'Orchestra Sinfonica Carlo
Coccia, diretta da Alessandro Ferrari, tre
capolavori del grande repertorio sinfonico.
Artem Yasinskyy ha eseguito il Concerto per
pianoforte e orchestra in Si bemolle minore, Op.
23 di Čajkovskij, Alexey Lebedev il Concerto per
pianoforte e orchestra N. 2 in Do minore, Op. 18
di Sergej Rachmaninov, Illya Zuyko
il Concerto per pianoforte e orchestra
N.1 in Mi bemolle minore di Franz Liszt. Al
termine del concerto finale, la giuria del
Concorso Viotti 2011, presieduta da Gabriel
Tacchinò
(Francia) e composta da Konstantin Bogino
(Russia), Pietro
Borgonovo
(Italia), Ruggero Laganà (Italia), Richard
Trythall (USA), Mi Kyung Kim (Corea del Sud) e
Roberto Cominati (Italia) ha deciso di
assegnare, all'unanimità, il primo premio di
16000 euro e scritture per concerti solistici e
con orchestra a Alexey Lebedev.Il secondo premio
del valore di 5000 euro è stato assegnato a
Illya Zuyko, 16 anni, che ha anche ottenuto il
premio del pubblico. Il terzo premio del valore
di 3000 euro è stato attribuito a Artem
Yasynskyy, 23 anni. Il premio Soroptimist Club
di 500 euro, per la pianista donna meritevole di
incoraggiamento è stato assegnato alla
semifinalista georgiana Ketevan Sharumashvili.
La Finale è stata ripresa dalle telecamere del
giornale online Vercelli Oggi in diretta
internet ed è possibile rivederla sul sito
www.vercellioggi.it
oppure
www.concorsoviotti.it.
Alexey Lebedev suonerà in questi giorni
all’Accademia Filarmonica di Casale Monferrato
il 2 novembre, a Roma il 4 novembre, e a
dicembre in tre concerti con l’Orchestra
Filarmonica di Belgrado. Altre importanti
scritture sono previste nel 2012.Alexey Lebedev,
nato in Russia nel 1980, ha studiato presso il
Conservatorio Statale di San Pietroburgo e
attualmente si sta perfezionando presso la
Hochschule für Musik und Theater di Hannover. Ha
vinto il primo premio in vari concorsi
internazionali in Italia, Spagna, Germania,
Francia ed ha ottenuto borse di studio in
Germania. E' stato premiato con il secondo
premio al Busoni di Bolzano (2009) e al Maria
Canals di Barcellona (2011). Si è esibito in
importanti festival in Europa. 30 ottobre dalla redazione
Fazil Say per la
Societá
dei Concerti
Torna puntualmente in
Conservatorio il pianista turco Fazil Say.
Scoperto alcuni anni or sono dalla
Società
dei Concerti il pianista-compositore Say
ottiene sempre un meritato successo di pubblico.
Ieri sera in una Sala Verdi
colma,
ha tenuto un valido concerto iniziando con un
fuori programma dedicato alla popolazione del
suo Paese colpita proprio in questi giorni da un
violento sisma. Il brano, una sua composizione
intolata
Terra nera, ha rivelato le qualità
compositive di Fazil e la sua cifra stilistica
forgiata dal folclore turco, da linee melodiche
di stampo occidentale e da influenze jazz. Dopo
questa introduzione l'eclettico interprete è
passato al programma ufficiale che prevedeva
musiche di Bach, Beethoven, Stravinskij e del
compositore tedesco Bernd Alois Zimmermann. Say
ci ha regalato un ottimo Bach con la celebre
Ciaccona
dalla
Partita in re minore nella rielaborazione di
Busoni. Il marcato
contrasto
tra le diverse linee polifoniche del
brano è emerso nella rilevante lettura. Con il
brano successivo, la
Sonata
op. 111
di Beethoven, il suo estroso e creativo
approccio pianistico ci ha relativamente
entusiasmato. Certamente abbiamo trovato momenti
di pregnante lirismo ed avvincente espressività
ma complessivamente il Beethoven ascoltato esce
un po’ troppo dalle linee interpretative oramai
storicizzate. Dopo l'intervallo Fazil ha
eseguito i tre brani pianistici dal balletto
Petruska
di Igor Stravinskij. Il carattere quasi
improvvisatorio della sua esecuzione con una
marcata sottolineatura
della
difficile ritmica stravinskiana ci ha rivelato
un lavoro quasi ricostruito del notissimo brano,
con tuttavia momenti di eccitante bellezza. Il
concerto terminava con una selezione di brani da
Enchiridion, un lavoro in quindici movimenti
di Zimmerman, compositore tedesco nato nel 1918
e morto nel 1970 che utilizza modalità
compositive che spaziano dalla seconda scuola di
Vienna a certo jazz. Interessante l'esecuzione.
Due i bis proposti: un brano da
Quadri di
una Esposizione di Musorskij e una
interessante composizione di Say. Successo di
pubblico.
27-10
Cesare Guzzardella
Evgeny Bushkov dirige la Verdi
all'Auditorium
Ieri pomeriggio abbiamo ascoltato
l'ultima replica del concerto della Sinfonica
Verdi diretta per l'occasione dal russo
Evgeny Bushkov, ottimo direttore con ovvia
predilizione per i compositori russi. Il
programma prevedeva l'esecuzione di
brani
di Čajkovskij e Šostakovič e precisamente, del
primo, il
Capriccio
italiano e le
Suite
da Lo
Schiaccianoci e del secondo, il
Concerto
per pianoforte, tromba e archi n.1 op. 35.
Ottima l'interpretazione di Buskhov, con
timbriche
chiare ed incisive tipiche della migliore scuola
russa e di spessore la resa coloristica della
Verdi specie nella sezione dei fiati. Il
Capriccio italiano, composizione del 1880 del
primo grande russo, è una ideale coniugazione
della melodicità tipica italiana con i colori e
l'anima russa e la Verdi con il bravissimo
direttore -
anche eccellente violinista - hanno colto
nel segno nell'espressività coloristica. Nel
noto ma non molto eseguito concerto del secondo
russo ottima è stata
la resa pianistica di Boris Petrushansky,
interprete di deciso impatto sonoro e
impeccabili le linee melodiche del bravissimo
trombettista Alessandro Caruana. Due i bis
concessi da Petrushanky,
Tango
di Stravinskij e un brano di Prokof'ev. Prossimo
appuntamento all'Auditorium per questa sera alle
ore 20.30 con un concerto per il Centenario del
Liceo Classico Berchet e con i giovanissimi
pianisti Luca Buratto e Luca Zilianti.
24 ottobre
Cesare guzzardella La XIV stagione concertistica del Viotti Festival a Vercelli Si è aperta ufficialmente ieri 22 ottobre a Vercelli, tra gli splendidi affreschi gaudenziani della chiesa di S. Cristoforo, la XIV stagione concertistica del Viotti Festival, il cui programma, presentato al pubblico dal Direttore Artistico, la pianista Cristina Canziani e dal giovane, bravissimo musicologo Andrea Malnati, promette quest’anno agli appassionati della musica “forte” momenti di vera gioia (i nostri lettori potranno prenderne visione sulle pagine precedenti del giornale).La serata inaugurale era naturalmente affidata all’orchestra “stabile” del festival vercellese, la Camerata ducale, che, con il suo Direttore e violino solista Guido Rimonda, è ormai una realtà riconosciuta ben fuori dai confini piemontesi: grande il successo ottenuto con la sua tournée estiva in Giappone, mentre si annuncia l’inizio di una promettente attività di registrazioni discografiche. Il programma, piuttosto nutrito, presentava una serie di brani per violino e orchestra del’7-‘800, noti e meno noti: l’Ouverture dall’opera L’anima del filosofo di Haydn, il Rondeau dalla mozartiana Serenata in re maggiore Haffner KV 250 , il Rondò elegant op.9 per violino e orchestra di Henri Wieniawski erano per così dire il “contorno” del programma, il cui “piatto forte” era rappresentato da quattro brani nei quali il limpido fraseggio melodico del violino “italiano” si unisce al più impegnativo virtuosismo: due di Viotti, la celeberrima Meditazione in preghiera e l’ inedito Tema con variazioni per violino e orchestra, una chicca datata 1781, che consiste in una serie di acrobatiche variazioni sul tema della Marsigliese, circa dieci anni prima che la ‘inventasse’ Rouget de Lisle…! A seguire due brani di Paganini, Le streghe op. 8 e il Tema e variazioni ‘per la Granduchessa di Parma’. Ancora una volta l’assoluto protagonista dell’impaginato, il violino di Rimonda, ha dato prova delle sue indiscutibili qualità esecutive, capaci di interpretare al meglio l’espressività preromantica di Haydn, come l’avvolgente melodia della Meditazione di Viotti, con un suono caldo e intenso, sorretto da una cavata sempre limpida ed esatta. Ma, com’è ovvio, Rimonda ha strappato al pubblico i più entusiastici applausi con i numeri di più arduo virtuosismo, che hanno messo alla prova le sue ottime capacità tecniche, dal Rondeau di Mozart alle pagine dei due italiani, ricche di doppie corde, di vertiginosi pizzicati e di vere acrobazie sul cantino. Nulla ha invece potuto, a nostro avviso, il pur bravissimo Rimonda, per riscattare dalla più assoluta mediocrità il tedioso Rondò di Wieniawski, privo di una qualsivoglia idea musicale degna di tal nome. Con il bis della Meditazione di Viotti, nume tutelare del Festival, tra gli scroscianti applausi del gran pubblico presente (tutto esaurito), si è concluso questo primo, interessante appuntamento con la nuova stagione concertistica vercellese.
23 ottobre
Bruno Busca
Il pianista Romanovsky e la
Filarmonica di Stoccarda in Conservatorio
Ieri sera per la stagione de
La
Società dei Concerti è tornata in
Conservatorio la Stuttgarter Philarmoniker
guidata dal
direttore
stabile
Gabriel Feltz. Il programma prevedeva musiche di
Sergej Rachmaninov e precisamente il noto
Concerto
n.3 in re minore e la poco frequentata
Sinfonia
n.1 in re minore. Al pianoforte nel primo
brano
l'affermato pianista ucraino Alexander
Romanovsky ha dato sfoggio di esemplare
virtuosismo. Il ventisettenne
interprete ha all'attivo la vittoria di
numerosi concorsi internazionali tra cui il
prestigioso “F.Busoni” ottenuto all'età di
diciassette anni. L'interpretazione fornita da
Romanovsky, ben sottolineata dalla valida
orchestra tedesca, ha evidenziato una esemplare
sicurezza esecutiva forgiata da un virtuosismo
trascendentale non fine a se stesso ma ben
relazionato con le timbriche tipiche del grande
Maestro russo. Anche i passaggi più arditi sono
stati messi in risalto con ottima espressività.
Eccellente il bis proposto con un preludio
ancora di Rachmaninov. Valide la direzione e
l'esecuzione orchestrale nella Sinfonia. Grande
successo in una Sala Verdi stracolma. Prossimo
appuntamento per mercoledì 26 ottobre con il
pianista turco Fazil Say.
Da non perdere.
20
Ottobre
Cesare Guzzardella
Uno splendido Stravinskji per
il duo Lonquich-Barbuti alle
Serate
Musicali
E' rincominciata ieri sera in
Conservatorio la nuova stagione concertistica
delle
Serate Musicali. Il pianista Alexander
Lonquich in duo con Cristina Barbuti, ottima
pianista, hanno interpretato musiche di Debussy,
Schubert e Stravinskij.
Entusiasmante
è stata l'esecuzione della celebre
Sagra
della primavera nella versione per
pianoforte a quattro mani. Questa versione era
stata trascritta dal compositore russo
per accompagnare i ballerini nella
preparazione coreografica di Djaghilev. La
partitura, pur mancando dei fondamentali colori
orchestrali che solo la grande orchestra
sinfonica può garantire, è comunque di un
interesse straordinario per quanto concerne la
componente ritmica. I due eccellenti pianisti,
in coppia anche nella vita, sono stati brillanti
e sinergici nel definire ogni dettagli tecnico,
dinamico e soprattutto espressivo del complesso
lavoro ancora oggi considerato il capostipite
della musica moderna novecentesca. In apertura
abbiamo ascoltato, sempre a quattro mani, un
ottimo Debussy con
Six
Epigraphes Antiques
e un notevole Schubert con il
Divertimento all’ungherese in sol min. D.818
. Grande successo di pubblico e un bis di Erik
Satie. Da ricordare. Prossimo concerto delle
Serate mercoledì 19 ottobre al Dal Verme con i
Sei Brandeburghesi di Bach eseguiti
dall’Orchestra di Padova e del Veneto. Da non
perdere. 18 ottobre Cesare Guzzardella
A
Vercelli il 62° Concorso Internazionale di
pianoforte "GIAN BATTISTA VIOTTI 2011"
18 ottobre dalla redazione
Continuano le repliche al Teatro
alla Scala dell'opera di Richard Strauss
Der Rosenkavalier.
La messinscena sia per la regia che per le scene
e i costumi è quella di Herbert Wernicke,
l'artista tedesco prematuramente scomparso nel
2002 a Basilea dopo una breve malattia. La
replica di ieri sera ci è sembrata
particolarmente valida per quanto concerne la
direzione
musicale di Philippe Jordan, giovane ed
affermato direttore svizzero, e ben interpretata
dal cast vocale che vedeva Peter Rose nel ruolo
del
Barone
Ochs,
Anne Schwanewilms nella
Marescialla
(foto Archivio Scala), Joyce Didonato in
Octavian,
Jane Harchibald in
Sophie
e Hans-Joachim Ketelsen in
Faninal.
Ottima la resa attoriale. Per quanto
concerne la scelta d'ambientazione non ci è
piaciuta la scenografia del primo atto mentre
particolarmente riuscita anche se molto
tradizionale, quella del secondo. Buono l'ultimo
atto. L'opera di Strauss su testi di
Hofmannsthal, il librettista prediletto del
compositore, trovò immediato successo sino dalla
prima rappresentazione di Dresda del gennaio
1911. L'atmosfera musicale legata anche al
valzer viennese pur nella complessa e non facile
modalità stilistica di Richard Strauss, è di
immediata presa al grande pubblico. Il lavoro è
un rilevante esempio di teatralità all'interno
del quale la musica è fondamentale struttura
portante. Grande successo di pubblico in un
teatro al completo. Prossime repliche il 13- 17
e 20 ottobre.
Da non perdere.
11
ottobre
Cesare Guzzardella
Aldo Ceccato interpreta
Antonín
Dvořák
all’Auditorium
Aldo Ceccato è tornato sul podio
dell’Orchestra Sinfonica Verdi per un nuovo
ciclo di concerti sinfonici che hanno come
protagonista il compositore ceco
Antonín
Dvořák.
Nella replica di ieri pomeriggio abbiamo
ascoltato la
Serenata
in mi magg.Op.22, la
Serenata
in re min. op. 44 e la celebre
Sinfonia
n.9 op.95 “Dal
nuovo mondo”. La lettura di
Dvořák
espressa da Ceccato ha esaltato le qualità di
questo grande compositore purtroppo ancora poco
eseguito in Italia. La popolarità della Sinfonia
“Dal nuovo mondo” eseguita in questo primo
concerto sinfonico ha introdotto un
artista contemporaneo di Brahms che merita una
maggior attenzione specie per il corposo
repertorio sinfonico. Ceccato, in passato
direttore dell’Orchestra Filarmonica di Brno,
eseguirà molti lavori di Dvořák
come le Sinfonie n.7 e n.8, i concerti per
violino e per pianoforte e altri che meritano
una più frequente esecuzione. Particolarmente
felice l’esecuzione ascoltata della Serenata
Op.22 interpretata con delicatezza e luminosità.
Eccellenti l’equilibrio timbrico e la chiarezza
espositiva della Sinfonia “Dal nuovo mondo”. La
Sinfonica Verdi attraverso la mediazione di un
grande ed esigente direttore ha esaltato le
ottime qualità di tutti i giovani strumentisti.
Grandissimo successo di pubblico. Prossimo
concerto della stagione sinfonica per giovedì 20
ottobre (repliche venerdì e domenica) con
musiche di Caikovskij e Sostakovic. Aalla
direzione della Verdi ci sarà Evgeny Bushkov.
10
ottobre
Cesare Guzzardella
Un compleanno speciale per
Paul Badura-Skoda in Conservatorio
Ieri sera in Conservatorio si è
inaugurata la nuova stagione concertistica de "La
Società
dei
Concerti" con un grande del pianoforte quale
Paul Badura-Skoda. Il pianista viennese ha
compiuto proprio ieri in Sala Verdi 84 anni,
portati benissimo, suonando i suoi amati
classici: Mozart, Beethoven e Schubert. Una
targa speciale gli è stata offerta al termine
della bellissima serata da Antonio Mormone,
presidente della storica società concertistica.
Si rimane ancora stupiti dalla formidabile
chiarezza espositiva ascoltata nel repertorio
classico proposto e precisamente la
Fantasia
in do min. K475 di Mozart, la
Sonata in
do
min. Op.111 e
la
Sonata in
si bem. Magg. D.960 di Schubert. Tre brani
notissimi interpretati con lucida luminosità
e rigore espressivo specie quando le
sonorità risultavano più rarefatte e l'elemento
riflessivo è maggiormente presente. Bellissimo
soprattutto Schubert con un
Andante
sostenuto di rara bellezza e uno
Scherzo
e un
Allegro finale particolarmente equilibrati
nelle dinamiche. Lunghissimi applausi, un
ringraziamento da parte del celebre pianista e
un ottimo
bis con un
Improvviso di Schubert.
Da ricordare.
7 ottobre
Cesare Guzzardella
La musica di Helmut
Lachenmann per il
Festival di Milano Musica
Siamo arrivati al ventesimo anno
del
Festival Milano Musica, l'importante
rassegna milanese dedicata alla musica
contemporanea diretta da Luciana Pestalozza e
patrocinata dal Teatro alla Scala. Quest'anno i
Percorsi
di musica d'oggi, dieci concerti sinfonici e
cameristici, sono dedicati al compositore
tedesco Helmut Lachenmann (Stoccarda,1935
-foto). In ben sei concerti infatti sono
presenti sue composizioni e ieri sera, nel
concerto di apertura
tenuto
per l'occasione al Teatro alla Scala, è stato
eseguito un suo recente lavoro orchestrale
denominato
Schreiben
(2003-2005). L'orchestra scaligera era diretta
da Roberto Abbado. Il bellissimo brano
Requies
(1984-85) di Luciano Berio ha introdotto la
serata mentre la
Sinfonia
n.4 in re
min.op.120 di Schumann ha concluso il
concerto guadagnandosi al termine, fragorosi
applausi in una sala al completo. Decisamente
valida la direzione di Roberto Abbado, direttore
che ha il merito di esprimersi con sicurezza ed
espressività in ogni
repertorio, da quello lirico ai classici
sinfonici, ma con una predilezione per quello
novecentesco e contemporaneo.
Il brano iniziale di Berio
era un canto espresso polifonicamente
dalle timbriche orchestrali secondo modalità
tipiche della musica corale. Berio, che amava
profondamente la vocalità, specie femminile, è
stato un
maestro nel tradurre con ardite timbriche
strumentali le voci umane.
Abbado ha colto in toto la delicatezza e
la trasparenza compositiva del bellissimo lavoro
interpretandolo con profondità espressiva e
restituendo il linguaggio inconfondibile del
Maestro ligure in modo impeccabile. Con il
suggestivo lavoro di Lachenmann, eseguito al
termine della prima parte della serata,
il contrasto con la delicata musica di
Berio è emerso in modo prepotente. Lachenmann,
conosciuto al pubblico di musica contemporanea e
poco noto a quello più numeroso della classica
ha studiato per alcuni anni anche con il nostro
Luigi Nono. Non è facile la sua musica. La sua
ricerca è legata alla musica concreta, al mondo
degli effetti e dei rumori. In molti suoi
lavori, come anche in
Schreiben,
l'effetto rumoroso, ottenuto usando gli
strumenti in modo inconsueto, costituisce la
base di partenza e di arrivo dei suoi lavori. La
sua musica parte da Cage per arrivare allo
strutturalismo o a modalità costruttive definite
razionalmente in ogni dettaglio.
Schreiben alterna lunghe sequenze concrete
ed effettistiche a momenti di tagliente e corale
incisività strumentale. Bravissimi gli
orchestrali scaligeri nell'interpretazione del
lavoro. Al termine lunghi applausi anche al
compositore presente in sala. L'ultima sinfonia
di Schumann, la Quarta, è un lavoro di grande
maturità. Abbado ha centrato il segno donandoci
una pregnante interpretazione, con una cifra
stilistica mitteleuropea molto germanica. Uno
splendido Schumann. Il prossimo concerto della
rassegna si terrà mercoledi 5 ottobre
all'Auditorium San Fedele e verranno eseguiti
due brani di Lachemmann,
Pression e
Trio
fluido
e
musiche di Stroppa, Platz, Stier e Mundry.
Da non perdere.
3
ottobre
Cesare Guzzardella
CONVEGNO E CONCORSO
INTERNAZIONALE DI CHITARRA CLASSICA “MICHELE
PITTALUGA” – CITTÁ DI ALESSANDRIA EDIZIONE 2011
Sabato 1 ottobre ’11 si è tenuto presso
l’Auditorium “Michele Pittaluga” (foto ) del
Conservatorio “A. Vivaldi” di Alessandria la 16a
edizione del Convegno Internazionale di
Chitarra. Anche quest’anno vi sono stati
contributi da parte di musicologi e docenti di
Conservatori riguardanti il mondo della chitarra
classica (e non solo); tra gli altri è
intervenuto il Mo Ugo Orlandi,
mandolinista, docente presso il Conservatorio
“G. Verdi” di Milano, con un’interessante
relazione sulla figura di Carlo Munier,
compositore mandolinista e chitarrista (Napoli
1859 – Firenze 1911), autore di un
metodo per mandolino e per chitarra.
Orlandi ha sottolineato la straordinaria
vicinanza tra il mondo della chitarra e quello
del mandolino, di come essi abbiano “combattuto”
la stessa battaglia per il riconoscimento
statale del diploma di strumento; ha poi sfatato
il luogo comune che offre un'immagine del
mandolino come strumento partenopeo,
confermando invece un'origine policentrica,
diffusa anche e soprattutto nel nord Italia.
L'intervento si è valso di
gradevolissime esecuzioni di brani
musicali composti da Munier per
mandolino solo, chitarra sola,
duetti di mandolini e un quintetto
finale, con la partecipazione del Quintetto
Munier (Ugo Orlandi, Raffaele La Ragione,
mandolino; Camilla Finardi,
mandolino/mandola; Andrea Bazzoni,
mandola/mandoloncello; Luisa Conter, chitarra).
Altro intervento è
stato quello della liutaia Silvia Zanchi,
docente di Verniciatura a gommalacca a
tampone presso la Civica Scuola di Liuteria di
Milano, che ha raccontato la sua esperienza
come
liutaia
dedita alla costruzione ed al restauro di
strumenti musicali a pizzico.
Il maestro Piero
Bonaguri, docente di chitarra presso il
Conservatorio di Bologna, ha invece illustrato e
eseguito alla chitarra alcune composizioni di
autori contemporanei, pubblicate nei 4 volumi
della “Antologia di studi e pezzi introduttivi
alla musica contemporanea”
dalla casa editrice Ut Orpheus 2011. Tra
i brani suonati citiamo “Lontano” di Roberto
Tagliamacco,
con un carattere vagamente
“new age”; “Quasi modo” di Paolo
Ugoletti, con reminiscenze dal canto
gregoriano.
Sempre pubblicato dalla casa editrice
Ut Orpheus è il libro sulla vita del
grande chitarrista Alirio Diaz (1923, Carora,
Venezuela), scritta dal musicologo e chitarrista
Stefano Picciano, seguito da un breve ma intenso
intervento del figlio di Alirio Diaz,
Senio
Diaz.
Una serie di
concerti ha concluso i lavori del
convegno:
la talentuosa Alberta Khouri, la più
giovane concorrente del concorso (16 anni)
ha eseguito “Variazioni su un tema di
Sor” di M. Llobet e “Introduzione e capriccio”
di G. Regondi; Paolo Pegoraro, con un bellissimo
suono e dimostrando una grande
maestrìa ha eseguito la “Sonata III” di
M. Ponce e
“Fantasia Sevillana” di J. Turina; il duo
(coniugi) Michael Newman e Laura Oltman
docenti presso il
Mannes College The New School for Music di
New York , hanno suonato
pregevoli trascrizioni per due chitarre
di I. Albeniz; infine lo spagnolo
Francisco Sanchez Bernier
(già vincitore
dell’edizione del concorso Pittaluga nel
1996) ha eseguito seguendo un percorso
cronologico che va dalle “Variazioni su un tema
di Mozart” op 9 di F. Sor, al “Tiento” di M.
Ohana fino
ad una splendida “Saudade” nr 3 di R.
Dyens.
Sono seguite le
consuete premiazioni: ricordiamo in particolare
la chitarra d'oro per la composizione
data a Ennio Morricone (non intervenuto
al Convegno), per la didattica a Carlo Carfagna;
premio speciale “Una vita per la chitarra” a
Konrad Ragossnig (non intervenuto al Convegno);
miglior CD a Paolo Pegoraro (“Fararecords”
2010).
Alla sera si è svolta presso il Duomo di
Alessandria l'attesa
finale della 44° edizione del concorso di
chitarra “Michele Pittaluga”.
Due dei tre finalisti hanno suonato il
“dionisiaco” (citando le parole di Biraghi che
presentava la serata) concerto Elegiaco nr. 3
per chitarra e orchestra del compositore
contemporaneo cubano Leo Brouwer, diviso in tre
movimenti: Tranquillo, Interlude,
Finale-Toccata;
la seconda finalista ha invece
eseguito il concerto op. 30 di Mauro Giuliani,
compositore pugliese di inizio ‘800, diviso
ancora in tre movimenti, Maestoso,
Andantino-Siciliano, Polonaise.
La giuria, formata da
Norbert Kraft,
Thomas Müller-Pering, Shin Ichi Fukuda,
Michael Newman,
Laura Oltman, Massimo Felici e Micaela
Pittaluga, ha dato il
primo
premio (13.000 euro più varie
tournee
di concerti e
un
CD da registrare con la
Naxos) al chitarrista messicano
Cecilio Perera (foto in alto), che ha
eseguito il concerto elegiaco di Brouwer, con un
suono molto robusto e deciso, e soprattutto con
musicalità e una buona sintonia con l'orchestra;
il secondo premio è invece andato alla
chitarrista coreana
Park
Kyuhee (foto) che quest'anno si è
cimentata con
il concerto di Mauro Giuliani op. 30,
eseguito curando particolarmente il fraseggio,
l’agogica e l’aspetto ritmico. Forse il suono
era a tratti un po’ debole. Infine il terzo
premio è stato attribuito al chitarrista
venezuelano
Jonathan
Bolivar
(foto)
, che ha suonato ancora il concerto
elegiaco, con una performance effettivamente
meno convincente dal punto di vista della
“sinergia” con l’orchestra.
3 ottobre 2011 Alberto Cipriani SETTEMBRE
Il ritorno di Ulisse in patria
alla Scala
Continuano le repliche al Teatro alla Scala
dell’opera di Claudio Monteverdi
Il
ritorno di Ulisse in patria. Non è facile
l’ascolto di quest’opera monteverdiana, composta
dal cremonese nel 1640 per un teatro di Venezia.
Pochi sono gli episodi strumentali, rare le
arie, mentre l’intreccio contenutistico si
sviluppa su una continua successione di
recitazione
intonata.
La musicalità e la teatralità del lavoro di
Monteverdi nasce dalla lettura del testo
di Giacomo Badoaro espresso da una
nutrita presenza di personaggi, ben quindici,
che si alternano sul palcoscenico nel corso dei
tre atti. Il prologo e i tre atti sono stati in
questa rappresentazione, anche per ragioni di
tempo, raggruppati e suddivisi in due parti.
Avvincente la resa complessiva
sia
per la qualità dei cantanti presenti
sulla scena, sia per la regia di Robert Wilson –
anche scenografo e autore delle determinanti
luci- sia per l’eccellente direzione musicale di
Rinaldo Alessandrini. Quello che colpisce
maggiormente è la resa artistica ottenuta dovuta
a unità estetiche di tutte le componenti
teatrali. Wilson ha splendidamente interpretato
il testo trovando una perfetta sintesi tra le
essenziali e geometriche scene, la componente
luminosa e la direzione degli attori, perché
oltre che di cantanti, di ottimi attori
trattasi. Anche l’intonata scelta dei costumi di
Jacques Reynaud ha contribuito alla
realizzazione ed al successo di questa
messinscena. Tra i cantanti, tutti all’altezza,
citiamo almeno l’Ulisse
di Furio Zanasi,
Penelope
con Sara Mingardo,
Melanto
con Monica Bacelli (foto Archivio Scala),
Minerva
con Anna Maria Panzarella,
Telemaco
con Leonardo Cortellazzi, e tutti gli altri.
Ottima la direzione di Alessandrini alla guida
anche del gruppo Concerto Italiano, interpreti
di raffinate sonorità che utilizzano strumenti
originali. Avvincente la parte corale preparata
da Casoni. Da ricordare e da non perdere.
Prossime repliche il 28 e il 30 settembre.
27
settembre
Cesare Guzzardella
Un brano di Antonioni e musiche
di
Čajkovskij all’Auditorium
Nell’ultima replica domenicale di ieri
pomeriggio abbiamo ascoltato dalla Sinfonica
Verdi un brano del 2006 di Francesco Antonioni
(foto) denominato
“Giga per
orchestra” e quindi musica di Pёtr Il'ič
Čajkovskij con Simone Pedroni solista al
pianoforte nel celebre
Concerto
per pianoforte e orchestra n. 1 in Si bemolle
maggiore op. 23 e la
Sinfonia
n. 4 in Fa minore op. 36, il tutto per la
direzione di Zhan Xian. Scritto e ben
orchestrato, il lavoro di
Antonioni,
rivisitato nel 2009, ha come supporto una grande
orchestra che ieri ha esaltato con competenza e
ricchezza espressiva i numerosi contrasti
timbrici della Giga. La scrittura, chiara ed
essenziale, mostra al primo ascolto una cifra
coloristica di ottimo livello per una ricchezza
d’invenzione accattivante in tutto il brano
dalla durata di circa dieci minuti.
Applausi
al termine. Il concerto di
Čajkovskij, forse il brano
pianistico-orchestrale più popolare del genere,
ha visto il deciso e incisivo tocco del novarese
Simone Pedroni, pianista noto e vincitore nel
1992 del Concorso internazionale Van Cliburn.
Energica la direzione di Zhan Xian e di qualità
la parte pianistica seppure con qualche
sbavatura e pedale a volte eccessivo. Ottimi i
bis pianistici eseguiti da Pedroni con una
Consolazione di Liszt e un'impeccabile
Mazurca di Chopin. Valida l’interpretazione
della Verdi e di Zhan Xian della Sinfonia n.4
eseguita dopo l’intervallo. Lunghissimi applausi
al termine. Il prossimo concerto della serie è
previsto per giovedì 29 settembre con repliche
il 30 e il 2 ottobre: verranno eseguiti la
Sinfonia
n.3 di Pёtr Il'ič Čajkovskij e
Lieder
aus Des knaben wunderhorn di Gustav Mahler.
Alla direzione della Sinfonica Verdi ancora
Zhan Xian.
26
settembre
Cesare
Guzzardella
Alla Scala una serata
straordinaria per i bambini di Haiti
La Fondazione Francesca Rava è
nata nel 2000 per opera di Mariavittoria Rava e
da allora organizza attività di aiuto ai bambini
bisognosi nel mondo. Da alcuni anni il Teatro
alla Scala ospita la Filarmonica scaligera
e grandi
interpreti per concerti a sostegno
dell’importante Fondazione umanitaria. Ieri sera
in un
teatro al completo
due interpreti di prestigio
quali
il direttore
venezuelano Diego Matheuz ed il
violinista taiwanese-australiano Ray Chen,
insieme alla prestigiosa Filarmonica scaligera,
hanno tenuto un concerto sinfonico
eseguendo prima il celebre
Concerto
per violino in re magg. Op. 35 di Cajkovskij
e quindi due coloratissimi brani orchestrali
rispettivamente di Ravel e di Stravinskij,
Daphnis
et Chloé Suite n.2 e
L’oiseau
de feu. Il virtuoso Chen, vincitore di
recente dei prestigiosi Concorsi internazionali
Queen Elisabeth e Yehudi Menhuin, ha
interpretato magistralmente il notissimo
concerto, forse il più popolare brano
violinistico-orchestrale della storia, mostrando
sicurezza stilistica, perfetta intonazione anche
nei difficili sopracuti e soprattutto spessore
interpretativo. Valido il Capriccio paganiniano
eseguito come bis. La maestria direttoriale del
bravissimo Matheuz, direttore che ha ereditato
da Abbado una certa gestualità, si è evidenziata
anche nel virtuosismo orchestrale raveliano
della Suite n.2
Daphnis
et Chloé e nella più celebre Suite dal
balletto
L’oiseau de feu del grande russo.
Grandissimo il successo tributato al termine con
interminabili applausi. Ricordiamo che tutti
quelli che vogliono aiutare la Fondazione
Francesca Rava, fondazione Onlus con donazioni
deducibili, possono telefonare al numero
02-54122917 o fare un versamento su bollettino
postale c.c.p. 17775230. 23 settembre Cesare Guzzardella
Al via in Auditorium la Stagione
della
Verdi
E’ iniziata la nuova
Stagione
dell’Orchestra
Sinfonica Verdi in Auditorium con un
concerto diretto dal direttore musicale Zhang
Xiang. Ieri pomeriggio in replica
sono
stati eseguiti brani di L.v.Beethoven e di H.
Berlioz. Del tedesco il
Concerto
per pianoforte e orch. Op.73 “Imperatore” e
del francese la
Sinfonia
fantastica op.14. Due brani molto
importanti:
il primo è l’ultimo e il
più
celebre concerto pianistico di Beethoven,
interpretato a Lipsia per la prima volta nel
1811; il secondo lavoro in programma è il brano
più noto ed eseguito di Berlioz. La sinfonia è
sottotitolata anche
Episodio
della vita di un’artista ed ebbe la sua
prima a Parigi nel 1830.
Valide
le interpretazioni della
Verdi
per entrambi i capolavori e di buon livello
l’interpretazione del pianista Lars Vogt (nella
foto) nel brano beethoveniano.
Il
prossimo appuntamento della Sinfonica Verdi è
per giovedì 22 settembre con repliche il 23 e il
25. Il programma, particolarmente interessante,
annovera come brano introduttivo un lavoro
orchestrale di Francesco Antonioni
denominato
Giga per
orchestra e due lavori di Caikovskij: il
Concerto
n.1 op.23 – al pianoforte il novarese Simone
Pedroni- e
la
Sinfonia n.4 op. 36. L'orchestra è diretta
da Zhang Xiang. Da non perdere.
19
settembre
Cesare
Guzzardella
Ottimi pianisti per Liszt al MiTo
Si è conclusa al Teatro Filodrammatici per il
MiTo, la rassegna pianistica dedicata a Liszt.
Nelle ultime tre serate del
12-13
e 14 settembre si sono succeduti tre giovani e
affermati virtuosi quali Roberto Cominati,
Roberto Giordano
e
Alberto Nosè. I programmi interamente lisztiani
hanno evidenziato ogni peculiarità dell’arte
pianistica del celebre compositore e virtuoso
magiaro. Tra i numerosi brani eseguiti
segnaliamo almeno la splendida esecuzione della
nota trascrizione dall’Ouverture
dal Tannhauser di Wagner, interpretata con
coerenza e valenza espressiva da Cominati,
l’altrettanto celebre parafrasi da concerto del
verdiano
Rigoletto, ottimamente eseguito da Giordano
e
un
Mephisto Walzer
interpretato
con luminoso e preciso virtuosismo dal
bravissimo Nosè. Ma il programma dei tre ottimi
interprete durava complessivamente oltre quattro
ore e se si sommano le altrettanto valide
interpretazioni degli altri pianisti intervenuti
alla rassegna non possiamo che esprimere
congratulazioni a tutti gli interpreti e agli
organizzatori di questa riuscita rassegna.
Grandissimo il successo ottenuto in un teatro
sempre al completo.
15
settembre
Cesare Guzzardella
Lang Lang al Teatro alla Scala Al Teatro alla Scala si è concluso il ciclo dedicato all’interprete cinese Lang Lang con un recital pianistico che prevedeva brani di Bach, Schubert e Chopin. Dopo le pagine cameristiche, quelle orchestrali e quelle eseguite in duo con il celebre jazzista Herbie Hancock , ora Lang Lang ha scelto di presentarsi davanti al folto pubblico scaligero solo, davanti allo Steinway, con un programma classico introdotto dalla Partita n.1 in si bem. Maggiore di J.S.Bach, per arrivare alla celebre ultima Sonata in si bem. Magg. D 960 di F. Schubert e per terminare, dopo l’intervallo, con i Dodici Studi Op.25 di F. Chopin. Il talento non discutibile del cinese, divide da alcuni anni i critici musicali. Il suo modo di presentarsi come celebre star internazionale con una gestualità forse eccessiva – ma ultimamente i suoi gesti risultano più misurati- ha forse condizionato il giudizio di molti. La sicurezza interpretativa mostrata nel concerto dello scorso lunedì, la sua capacità di pesare le timbriche con raffinato gusto e incisività controllata, ci hanno rilevato uno splendido Bach, un meditato e riflessivo Schubert ed uno Chopin con alcuni Studi al top per chiarezza ed eleganza espressiva e con altri forse lontani dalla genuinità polacca ma indubbiamente di elevato valore musicale. Grande successo e come bis due brevi e luminosi Canti di Liszt.
14
settembre
Cesare Guzzardella
Giovani pianisti per MiTo
SettembreMusica
All’interno della rassegna
musicale di MiTo SettembreMusica trova
una valida collocazione il ciclo pianistico
dedicato a Liszt nel quale giovani pianisti,
alcuni particolarmente
affermati
ed altri meno, dedicano al grande
compositore
ungherese
gran parte del loro programma. Poco più di
un’ora di musica che a Milano viene eseguita al
Teatro Filodrammatici, luogo particolarmente
idoneo per le esecuzioni cameristiche e con una
ottima acustica per il timbro pianistico. Il
ciclo era iniziato il 5settembre
con l’affermato interprete Gianluca Cascioli ed
è continuato con altri due pianisti non di fama
ma particolarmente bravi: André Gallo e Chiara
Opalio. Il ventunenne di Cosenza ha introdotto
il concerto del 6 settembre con le note del
celebre ciclo pianistico dei Quadri di
un’esposizione di Modest Musorgskij
per continuare con il Liszt dei
Studi di esecuzione trascendentale
da Paganini all’interno dei quali svetta la
celebre La campanella. E’ molto bravo
Gallo. Ha una tecnica di alto livello espressa
con sicurezza e con mature qualità espressive.
La diciannovenne veneta Chiara Opalio ha
interpretato nel concerto del giorno successivo
prima Liszt con brani noti quali La morte di
Isotta da Wagner, i Sonetti del Petrarca
n.104-123, Widmung da Schumann e il
celebre Lieberstraum n.3. Quindi è
approdata a Schubert con la Soirées de Vienne
n.6 e la Sonata in la minore D 784.
Ottima l’impostazione pianistica della Opalio
con evidente splendida musicalità che va solo
potenziata con una linea interpretativa più
personale. Grandissimo successo in entrambi i
concerti. 7 settembre Cesare Guzzardella
LUGLIO Festival Masterclass LEALTRENOTE 2011 Dopo il grande successo di pubblico e critica ottenuto dalla scorsa edizione, l’Associazione Musicale LeAltreNote è lieta di presentare la prossima edizione dell’omonimo Festival Masterclass di musica da camera che si svolgerà a Bormio e in Alta Valtellina dal 27 agosto al 10 settembre, un’ampia e qualificata proposta di spettacoli e iniziative in grado di coinvolgere l’intero territorio provinciale e non solo. Percorso di studio e formazione per tutti coloro che intendono approfondire la conoscenza di uno strumento, i corsi della Masterclass sono tenuti dai componenti del Trio Albatros (Stefano Parrino, flauto, Francesco Parrino, violino, Alessandro Marangoni, pianoforte) e da Alessandra Garosi (musica da camera) ai quali si aggiungono quest’anno il clarinettista spagnolo Iñigo Alonso e i finlandesi Jouko Mansnerus (viola) e Samuli Peltonen (violoncello). La partecipazione di questi artisti ha destato l’interesse delle ambasciate di Spagna e Finlandia che hanno concesso il loro patrocinio dando così a tutta la manifestazione un indiscusso richiamo di respiro internazionale. Arricchito nel programma e negli ospiti, il Festival prevede un articolato calendario di quindici concerti gratuiti che faranno risuonare chiese, strade e antichi palazzi in un coinvolgente rapporto con il pubblico. L’anteprima del Festival sarà con il Trio Albatros Ensemble sabato 27 agosto alle 15h in Valmasino; l’ appuntamento è realizzato grazie alla stretta collaborazione con l’Associazione Kima in occasione dell’imminente terza edizione della gara sportiva “Trofeo Kima”. Il tema del Festival LeAltreNote 2011 sarà incentrato sul rapporto tra cultura popolare e musica d’arte e si caratterizzerà per l’originale connubio di fruibilità e assoluta originalità con gemme di raro ascolto in un clima di riscoperta e condivisa passione musicale. Particolare attenzione sarà inoltre dedicata alla musica di Nino Rota in celebrazione del centenario della nascita del grande compositore. Oltre al Trio Albatros Ensemble si esibiranno gli artisti del Duo Alterno (foto), considerato uno dei più significativi punti di riferimento nel repertorio vocale pianistico dal Novecento storico ai contemporanei (Tiziana Scandaletti, soprano e Riccardo Piacentini, pianoforte) e il solista di corno delle Alpi Carlo Torlontano. I programmi che presentano sono inusuali e di grande i patto. Mentre il Duo Alterno proporrà una serie di testi dialettali messi in musica da grandi compositori italiani del primo Novecento (concerti del 27 agosto a Grosio e 28 agosto a Bormio), Carlo Torlontano, in collaborazione con i docenti della masterclass, nel corso delle due serate del 31 agosto (Trepalle) e del primo settembre (Bormio), introdurrà il pubblico a composizioni che esplorano le potenzialità espressive del corno delle Alpi, tra le quali un brano raramente eseguito di Leopold Mozart. Nei giorni del Festival sarà inoltre allestita la mostra fotografica “Essenza” con foto originali di Norman Douglas Pensa negli spazi della Banca Popolare di Sondrio a Bormio, in via Roma. Speaker delle serate di evento sarà anche quest’anno Silvio Mevio. Tutta la programmazione e maggiori informazioni si possono trovare sul sito www.lealtrenote.org11 luglio dalla redazione L'italiana in Algeri al Teatro alla Scala Ha inaugurato la Stagione scaligera nel 1973 l'opera rossiniana su libretto di Angelo Anelli in scena in questi giorni nella sala del Piermarini. La riuscita messinscena de L'italiana in Algeri per la regia, le scene e i costumi di Jean-Pierre Ponnelle da allora è approdata alla Scala in cinque stagioni d'opera, l'ultima nel 2003 al Teatro degli Arcimboldi, sede temporanea dell'attività scaligera in attesa della ristrutturazione del teatro milanese. La collaudata messinscena per la regia ripresa da Lorenza Cantini, è stata ottimamente allestita dalle maestranze più giovani del teatro nell'ambito del Progetto Accademia. L'orchestra dell'Accademia del Teatro alla Scala per l'occasione era diretta da Antonello Allemandi e il Coro preparato da Alfonso Caiani. Valida sotto ogni profilo la resa artistica, specie nella parte vocale con un ottimo e omogeneo cast di voci è un coro all'altezza. La rispettosa direzione di Allemandi ha avuto il merito di aver lasciato ben in rilievo le voci soliste ed il coro anche se le parti strumentali meritavano più incisività e maggior dinamicità timbrica. Michele Pertusi ha mostrato eccellenza timbrica e chiarezza espressiva nel suo ruolo di Mustafà; calda, espressiva e particolarmente intonata la voce di Anita Rachvelishvili (foto Archivio Scala , un'ottima Isabella; timbro squillante e all'altezza del ruolo di Lindoro sostenuto, quello di Lawrence Brownlee, rilevante tecnicamente ma con una fisicità che non s'imponeva nella scena insieme ad un Pertusi e all'altro bravissimo e robusto Vincenzo Taormina, un Taddeo divertente con voce incisiva e intonata e con una disinvoltura teatrale cabarettistica. Bravi anche Linda Jung, Elvira, Filippo Polinelli, Haly e Valeria Tornatore in Zulma. Alla terza rappresentazione grande successo di pubblico per uno spettacolo che merita il tutto esaurito. Prossime repliche il 7-9-11-13-14 luglio Da non perdere. 6 luglio Cesare Guzzardella Attila alla Scala dopo vent'anni Continuano le repliche alla Scala dell'opera di Verdi Attila. La nuova produzione scaligera in coproduzione con San Francisco Opera vede la regia di Gabriele Lavia, una complessiva tradizionale scenografia di Alessandro Camera con i costumi di Andrea Viotti. Nella replica di ieri sera, quarta rappresentazione, il cast comprendeva Orlin Anastassov nel ruolo di Attila (foto archivio Scala), Marco Vratogna in Ezio, Elena Pankratova in Odabella, Fabio Sartori in Foresto, Gianluca Floris in Uldino e Ernesto Panariello in Leone. Un buon cast con una punta nella voce di Sartori che si è espressa con qualità specie nella bellissima romanza del terzo atto “Che non avrebbe il misero“. Non particolarmente rilevanti i cambiamenti di scena voluti da Lavia-Camera nella rappresentazione con una scelta di proiezione nello schermo del terzo atto di poca efficacia scenica in un contesto complessivo molto tradizionale. La valida direzione orchestrale era di Nicola Luisotti e l'eccellente parte corale curata da Bruno Casoni. Successo di pubblico. Prossime repliche il 4-6-8-12-15 luglio. Contemporaneamente nelle date 5-7-9-11-13-14 continuano le repliche de L'italiana in Algeri per la regia di Jean-Pierre Ponnelle. 3 luglio C.G GIUGNO L’ Orchestra Sinfonica di Savona a Vercelli Impaginato su composizioni ‘minori’, ma proprio per questo accattivante per il musicofilo, il programma proposto dalla vercellese Società del Quartetto ieri sera 24 giugno al Teatro Civico: due composizioni sinfoniche, l’Ouverture in do maggiore “im italienischen Stile” D591 di Schubert e la Sinfonia in do maggiore n.1 op.21 di Beethoven, a incorniciare tre ‘chicche’ per soprano e orchestra di Mozart. Si tratta dell’aria Vado, ma dove? K583, composta nel 1789, insieme con la ‘gemella’ K582, in sostituzione di un’aria per un’opera buffa di Martin y Soler; dell’aria K528 Bella mia fiamma (1787), tipica ‘aria da concerto’ scritta da Mozart per la grande e capricciosa cantante Josepha Duschek e il cui testo è attinto all’opera Cerere placata di Jommelli; infine la nota aria di Donna Elvira Mi tradì quell’alma ingrata dal finale dell’Atto II del Don Giovanni. L’orchestra impegnata per l’occasione era una formazione anch’essa ‘minore’, nel panorama delle compagini strumentali italiane, ma di collaudata professionalità, l’ Orchestra Sinfonica di Savona, nata nel 1992 e che nel 2002 ha avuto il privilegio della presidenza onoraria di C. M. Giulini; sul podio il maestro milanese Pietro Borgonovo, dal 2003 legato a Vercelli in qualità di Direttore artistico del Concorso G.B. Viotti. Ma la vera attrazione del cartellone era la giovane soprano nigeriana Omo Bello, dal curioso curriculum professionale: biologa genetista, la Bello ha coltivato la propria vocazione al bel canto in Francia, coronandola con il primo premio assoluto al concorso internazionale Pavarotti dello scorso anno a Vercelli. Nei brani ascoltati Omo Bello ci è piaciuta molto: la sua è una voce di trasparente dolcezza e di delicata morbidezza melodica, a proprio agio in pagine tenere e cantabili come quelle proposte, che mettono alla prova non tanto il bagaglio virtuosistico della cantante (pochi i vocalizzi), quanto la sua espressività sul registro di un pathos leggero e sfumato, tipicamente settecentesco, con accenti di più risentita passionalità nell’aria dal Don Giovanni. Ottima anche la qualità esecutiva delle composizioni sinfoniche, dirette con mano sicura da Borgonovo, molto bravo a nostro parere, soprattutto nella ‘Prima’ di Beethoven, di cui ha proposto una lettura intesa a sottolinearne, più che la continuità con la tradizione viennese, gli aspetti di novità e rottura nel plastico, quasi ruvido vigore dei temi e dei procedimenti strutturali dell’Allegro iniziale così come nell’empito trascinante di un Minuetto, suonato come un tipico Scherzo beethoveniano. Decisamente apprezzabile anche l’Ouverture schubertiana, resa dalla bacchetta di Borgonuovo in tutta la limpida cantabilità ‘italiana’ della sua architettura melodica e armonica, imperniata sulla ‘solare’ tonalità del Do maggiore. Una serata di buona musica, salutata con il meritato tributo di applausi del numeroso pubblico. 27 giugno Bruno Busca Appuntamento alla Società del Quartetto di Vercelli Il secondo appuntamento di giugno per la Stagione della Società del Quartetto di Vercelli è con la musica sinfonica al Teatro Civico. Venerdì 24 giugno, alle ore 21, il Maestro Pietro Borgonovo dirige l’Orchestra Sinfonica di Savona in un concerto di grande fascino che propone la Prima Sinfonia in do maggiore op. 21 di Ludwig van Beethoven, l’Ouverture in Stile Italiano D591 di Franz Schubert e, con la partecipazione del soprano nigeriano Omo Bello, un programma mozartiano con le arie da concerto “Vado, ma dove?” K583, “Bella mia fiamma, addio!” K528, e d’opera “In quali eccessi... Mi tradì quell’alma ingrata” dal Don Giovanni. I biglietti sono già disponibili in prevendita presso la Società del Quartetto. Prenotazioni telefoniche: 0161 255 575 19 giugno dalla redazione Mancava da oltre settantantacinque anni Roméo et Juliette al Teatro alla Scala, l'opera che il francese Charles Gounod terminò di comporre nel 1867 su libretto di Jules Barbier e Michel Carré. Questo dramma lirico in cinque atti, nella messinscena scaligera prodotta dal Festival di Salisburgo, ha trovato, nella quarta rappresentazione di ieri sera, due voci di primo livello come quelle di Nino Machaidze nel ruolo di Juliette e di Vittorio Grigolo in Roméo (foto dall'Archivio Scala). Entrambi molto bravi ma con un punto a favore per il tenore che con un timbro particolarmente chiaro ed espressivo ha mostrato anche potenza adeguata in ogni parte dell'opera. L'ottima direzione del francese Yannick Nézet-Séguin si è accostata con rilevante unità al bellissimo coro preparato da Bruno Casoni. Le tradizionali scene di M.Yeargan e i costumi di C.Zuber hanno sostenuto la complessivamente valida regia di Bartlett Sher. Bello ma monotono l'unico luogo scenografico, considerando i cinque atti dell'opera: un unico spazio aperto circondato da facciate neoclassiche. Poco efficace la regia solo nella scena finale relativa alla morte dei due celebri amanti. Valide le altre voci del cast vocale con un eccellente AlexanderVinogradov in Frère Laurent e i bravissimi Russel Braun in Mercutio, Cora Burggraff in Stéphano, Frank Ferrari, le Comte Capulet, Juan Francisco Gatell in Tybalt e gli altri. Le prossime repliche saranno il 16-21 e 23 giugno. 14 giugno Cesare Guzzardella Conclusa la tredicesima stagione concertistica del Viotti Festival a Vercelli Sabato 4 giugno, nella consueta sede del Teatro civico si è conclusa la tredicesima stagione concertistica del Viotti Festival, con un programma di notevole interesse ‘musicologico’, legato a quella che possiamo definire la linea di ricerca caratterizzante la Camerata ducale, la formazione orchestrale creata e diretta da Guido Rimonda, cui è affidato questo importante appuntamento musicale della cittadina piemontese L’impaginato presentava infatti per l’occasione quattro composizioni, di ascolto alquanto raro, per violino e orchestra di autori italiani del secondo ‘700-primo’800 e precisamente L’Arte dell’arco di G. Tartini (una serie di variazioni su un tema di Corelli), la Meditazione in preghiera di G. B. Viotti, il Concerto in do maggiore BI 507 (1796) del semisconosciuto Alessandro Rolla (1757-1841), uno dei maestri di Paganini e dal 1802 al 1832 primo violino e direttore alla Scala milanese e infine, di Paganini, il Concerto in mi minore, n. 6 di catalogo, ma in realtà il primo in ordine cronologico di composizione dei nove scritti dal grande genovese, opera giovanile databile intorno al 1815: si tratta di una vera chicca filologica, essendone andata perduta per più di un secolo e mezzo la partitura, fortunosamente ritrovata nel 1972 presso un antiquario londinese. Potremmo individuare il ‘filo conduttore’ del programma nella progressiva evoluzione dello stile violinistico italiano, dal ’galante’ settecentesco-rococò ancora dominante nelle variazioni tartiniane, al delinearsi di atmosfere più drammatiche e di uno sviluppo tematico più elaborato, che da un melodismo limpidamente italiano e settecentesco si carica di colori ormai ‘romantici’. Esemplare a tal riguardo il confronto fra la Meditazione di Viotti, ancora impregnata di effusa, dolcissima cantabilità e il Largo centrale del Concerto di Rolla (vera scoperta della serata), dal marcato carattere cupo e patetico, o l’Adagio del Concerto di Paganini, di un intimismo quasi chopiniano. E’ evidente che un programma siffatto concede il ruolo di protagonista pressoché esclusivo al solista, per l’occasione un. Rimonda davvero in splendida forma, anche nella veste di direttore. Crediamo che attualmente in Italia Rimonda sia uno degli interpreti migliori della scuola violinistica italiana sette-ottocentesca: la sua cavata sempre pulita, energica e calda, dal bel vibrato, sa dare voce tanto all’abbandonato lirismo, quanto alle incipienti inquietudini romantiche di queste pagine; la sua eccellente tecnica gli consente un perfetto dominio anche dei momenti di più ardimentoso virtuosismo, come quelli presenti nei due tempi estremi del Concerto di Paganini. Un caloroso applauso del folto pubblico ha salutato la Camerata e il suo Direttore, nonché Cristina Canziani, sua consorte e preziosa collaboratrice e sodale della bellissima “avventura” della Camerata Ducale, cui siamo certi arrida un futuro di grandi soddisfazioni anche fuori del Piemonte. Attendiamo con impazienza l’apertura della prossima stagione, in cui si annunciano protagonisti del calibro di Shlomo Mintz, Louis Lortie, Uto Ughi, Andrea Bacchetti…Ne daremo prossimamente più dettagliato ragguaglio.8 giugno Bruno Busca Andrea Bacchetti alle Serate Musicale E' sempre alla ricerca di novità il pianista Andrea Bacchetti, noto in Italia come valente interprete di J.S.Bach. Ieri sera per Serate Musicali ha impaginato un programma soprattutto dedicato al Settecento italiano con Galuppi, Marcello, Paisiello, Scarlatti, inframezzati dallo spagnolo Antonio Soler, allievo di D. Scarlatti ed autore di numerose Sonate in stile scarlattiano. Ma c'era anche una novità di un compositore padovano, Guido Alberto Fano. Vissuto tra il 1875 e il1961, direttore di importanti Conservatori e insegnante di pianoforte al Conservatorio Verdi di Milano, Fano fu attivo come compositore e nel concerto di ieri, alla presenza di un suo nipote che ha introdotto il musicista, è stato eseguito in prima esecuzione milanese Rimembranze, cinque brevi e melodici brani dal sapore debussyniano ma con una verve tipicamente italiana. Una estroversa Tarantella rossiniana concludeva il programma ufficiale. Bacchetti ha il dono della chiarezza espositiva, scava in profondità con una timbrica luminosa mediata da una accurata ricerca di perfezione estetica. I tempi dei vari brani eseguiti senza soluzione di continuità, come se fossero una unica suite, dimostrano il bisogno di riflessione dell'artista e il suo distacco emotivo dalla presenza del pubblico. Dopo una meditata ed elegante Sonata in si bemolle maggiore di Baldassarre Galuppi, abbiamo ascoltato un interessantissimo Benedetto Marcello in prima esecuzione milanese da una edizione critica dei manoscritti curata da Bacchetti (con M.Marcarini). A seguire due Minuetti di Paesiello. Le cinque Sonate di Soler che sono state scelte ricordano molto Scarlatti e la selezione di altre cinque Sonate, questa volta del grandissimo Domenico, ci ha rivelato la tendenza stilistica di scuola napoletana e mediterranea del Settecento legata agli strumenti a tastiera e nobilitata dalla timbrica del più moderno pianoforte. Mentre le semplici ma melodicalmente efficaci Rimembranze di Fano hanno rappresentato un altro elemento di novità nella scelta del programma, la nota Tarantelle pur sang, da Peccati di vecchiaia di Rossini, ha vivacizzato il clima musicale. Geniale il Rossini cameristico. Due i bis offerti dal bravissimo Bacchetti con un raro Notturno di Louis Diémer, un allievo di C.Franck, e a conclusione una superiore Toccata di J.S. Bach: del tedesco Bacchetti è un grande Maestro d'interpretazione. Grande successo.7 giugno Cesare Guzzardella All'Auditorium si è concluso il ciclo dedicato a Rota Si è concluso con i ringraziamente del direttore d'orchestra Giuseppe Grazioli, promotore ed interprete della bellissima rassegna musicale su Nino Rota, e con l'esecuzione delle musiche più celebri del compositore milanese scritte per il film Il Padrino, il decimo ed ultimo concerto a lui dedicato. La grandissima affluenza di pubblico intervenuta ai concerti dell'Auditorium nell'inconsueto orario della domenica mattina sono la prova del grande interesse dei milanesi per la musica considerando poi che alle ore sedici di domenica c'è sempre il pienone per il concerto pomeridiano. Un impaginato indovinato quello scelto per l'ultimo concerto rotiano: insieme alle splendide musiche composte all'inizio degli anni '70 per Il Padrino ed interpretate a conclusione, è stata eseguita l'ouverture La Fiera di Bari, brano del 1963 che rivela la grande passione di Rota per la musica d'oltre oceano di Gershwin, Bernstein e per il jazz; la Ballata per corno e orchestra “Castel del Monte“, lavoro del 1974, ha evidenziato le ottime qualità del cornista della Verdi Giuseppe Amatulli e il bisogno di Rota di comporre per strumenti solisti mostrando il suo incredibile interesse per le timbriche di ogni strumento. Le Variazioni sopra un tema giovanile eseguite successivamente sono un brano strumentale del 1953 che mostrano le capacità del musicista di variare un semplice e genuino tema iniziale secondo una forma, quella delle variazioni, utilizzata in passato dai più grandi Maestri come Haydn, Mozart, Beethoven, Brahms ecc. Splendidi i colori orchestrali nelle varianti al tema, con riferimenti che vanno dal Neoclassicismo di Prokof'ev ai colori di Ravel. Bravissimi alla direzione Grazioli e la Sinfonica Verdi. Grande successo di pubblico in quest’ultima mattinata veramente speciale. 5 Giugno Cesare Guzzardella Il Requiem tedesco all'Auditorium Ieri sera in Auditorium prima replica del monumentale Requiem Tedesco op.45 per soli, coro e orchestra di Johannes Brahms. Questo lavoro venne eseguito nella sua versione definitiva nel 1869. Suddiviso in nove parti, alcune delle quali unite in un grande movimento, il lavoro di Brahms vede l'utilizzo di un grande coro che in tutta la composizione primeggia per musicalità ed incisività. Il celebre Requiem del grande amburghese nato nel 1833, prevede anche l'utilizzo di due voci soliste, un soprano e un baritono. Particolarmente efficace l'interpretazione ascoltata ieri dall'Orchestra Sinfonica e del Coro Verdi nella direzione di Zhang Xian e sostenuti applausi al termine anche alla bravissima Erina Gambarini, Maestro del Coro. Ottime le voci soliste con Sibylla Rubens, soprano e David Wilson Johnson, baritono. Sala affollata e strepitosi applausi al termine. Domenica alle ore 16,00 ultima replica. Giovedí 9, venerdì 10 e domenica 12 giugno, verranno eseguite musiche degli statunitensi Gershwin, Coplan, Shaw e Bernstein. Al clarinetto Martin Fröst. 4 giugno Cesare Guzzardella MAGGIO Angelika Kirchschlager alla Scala E' tra le più valide interpreti presenti sulle scene mondiali il mezzosoprano austriaco Angelika Kirchschlager. Ieri sera ha tenuto un recital alla Scala accompagnata dall'ottimo pianista Helmut Deutsch. Il programma, molto interessante, prevedeva brani di Schubert, Mahler, Brahms e Liszt. La Kirchschlager, nota per le interpretazioni liriche di R.Strauss e Mozart, ha mostrato di eccellere nella forma del Lied esprimendo una timbrica qualitativamente elegante, robusta e di grande espressività. Splendida la selezione da Schubert con sette canti molto noti; particolarmente intensi i brani di Mahler e tra questi quelli dalla raccolta Des Knaben Wunderhorn. Nella seconda parte del concerto i sette brani di Brahms hanno preceduto cinque Lieder di Liszt interpretati con una chiarezza musicale sorprendente. Anche il bravissimo Deutsch ha sottolineato con espressività la voce della Kirchschlager attraverso una parte pianistica di grande rigore tecnico-espressivo. Grandissimo successo e ben tre bis. 31 maggio Cesare Guzzardella La Mahler Chamber Orchestra, Daniel Harding e Isabelle Faust alla Scala per Progetto Itaca Il Concerto Straordinario di ieri sera al Teatro alla Scala era riservato a Progetto Itaca, la nota Onlus costituita da un gruppo di volontari che si propone di attivare iniziative e progetti a favore delle persone affette da disturbi della Salute Mentale e al sostegno delle famiglie. Attraverso i numerosi Club Itaca presenti in Italia, l'associazione interviene con aiuti concreti, combatte l'isolamento delle persone disturbate e da speranza alle famiglie. L'attività di questa Onlus è promossa anche dalla Regione Lombardia. Il concerto, alla presenza di numerosi sostenitori, ha visto sul palco scaligero la Mahler Chamber Orchestra guidata dal suo direttore principale Daniel Harding. Protagonista insieme a pochi altri di una fiorente nuova scuola direttoriale, Harding ha avuto tra i suoi maestri anche Claudio Abbado - fondatore dell'orchestra nel 1997 - essendo stato per alcuni anni suo assistente alla direzione dei mitici Berliner. Il programma tutto brahmsiano prevedeva il Concerto per violino e orchestra in re magg. Op.77 e la Sinfonia n.2 in re magg. Op.73. Questi due lavori vicini nel tempo - vennero composti tra il 1877 e il 1879- sono rappresentativi dell'età matura del compositore deceduto nel 1887 ed entrambi sono caratterizzati da una complessa architettura costruttiva nella quale la melodicità dei temi si incrocia con un tessuto armonico particolarmente ricco. Il modo di melodiare ed intersecare piani sonori lo troviamo con evidenza nel concerto violinistico interpretato per l'occasione dall'eccellente Isabelle Faust. Violinista tedesca, la Faust vinse nel 1993 il celebre Concorso Paganini e da allora è molto richiesta dai maggiori direttori e dalle migliori orchestre del mondo. Il tocco grintoso, la forza espressiva e l'intonazione perfetta hanno caratterizzato la bellissima interpretazione effettuata in modo dettagliato con l'energica direzione di Harding. Strepitoso il successo tributato al termine. Dopo l'intervallo la Mahler e Harding hanno proposto un’ottima esecuzione della Seconda Sinfonia di J.Brahms specie nei momenti di grande contrasto sonoro e di maggiore incisività costruttiva. I momenti meno incisivi avrebbero meritato una maggiore luminosità. Molto belli comunque i colori orchestrali specie nella sezione dei fiati. Grandissimo successo e come bis la ripetizione dell'ultimo movimento. Chi volesse sostenere Progetto Itaca può indicare nella dichiarazione dei redditi per il 5x1000 il codice 97249300159 oppure per dei lasciti telefonare al numero 02-62695235.30 maggio Cesare Guzzardella La pianista Mizuka Kano a Vercelli Al loro secondo appuntamento stagionale, ieri 27 maggio, i Concerti della Società del Quartetto di Vercelli, nella suggestiva cornice della Galleria Borgogna, hanno offerto agli appassionati la possibilità di conoscere Mizuka Kano, una giovane pianista giapponese, non ancora nota in Italia al grande pubblico, ma vincitrice di due prestigiosi concorsi, quali il Viotti di Vercelli nel 2004 e lo Schumannn di Zwickau nel 2008. La Kano ha presentato un programma piuttosto impegnativo, che, partendo dalla Partita in Si bem. maggiore BWV 825 di J. S. Bach, approdava alla Davidsbundler- tanze Op. 6 di R. Schumann, disegnando un percorso che si snodava attraverso composizioni “minori” quali le Variazioni su un tema di Schumann op. 9 di J. Brahms, le parafrasi listziane dagli Standchen von Shakespeare e Du bist die Ruh di F. Schubert e Widmung di Schumann.La Kano ha sfoggiato una tecnica di prim’ordine, che le permette di superare con una disinvoltura da consumata pianista anche le più impervie difficoltà della partitura: da ricordare la sua interpretazione della variazione 13 di Brahms, con quel defatigante moto perpetuo di terze e di seste che era tra i ‘passaggi’ più difficili della serata. Il suono della Kano è un suono sempre nitido, campito limpidamente a disegnare con nettezza di contorni il fraseggio e l’architettura del pezzo, come è apparso nella sicura interpretazione della partita bachiana, e unito ad un’energia vigorosa che si esalta nelle sezioni più impetuose della Davidsbundlertanze schumanniana, eseguita con precisione e piena aderenza alla dinamica del testo, pienamente convincente nella resa delle diramazioni contrappuntistiche e delle continue fluttuazioni del tessuto armonico. Forse la Kano può ancora migliorare nell’affinamento espressivo del suono, che ha dato talvolta l’impressione di non riuscire a penetrare a fondo certi momenti di intensa interiorità, come , per fare due soli esempi, la sedicesima e ultima variazione di Brahms, col suo singhiozzante e angoscioso Fa diesis maggiore o lo Schumann più ripiegato e malinconico di Widmung. Si tratta di rilievi che ovviamente nulla tolgono ad una pianista di grande bravura e solida professionalità, di cui sentiremo certo parlare in futuro. Gli applausi scroscianti e prolungati del pubblico, attento e competente, hanno chiuso degnamente questa bella serata di musica nella sempre ospitale ed elegante Vercelli. 28 maggio Bruno Busca Prossimamente la Camerata Ducale a Vercelli Sabato 4 giugno alle ore 21.00 al Teatro Civico di Vercelli ultimo appuntamento in cartellone per il XIII Viotti Festival che chiude una ricchissima stagione concertistica con Guido Rimonda impegnato al violino e alla direzione dell’Orchestra Camerata Ducale in un programma dedicato ai grandi compositori italiani del Settecento. Durante la serata verranno eseguiti il Concerto in do maggiore per violino e orchestra BI 507 di Alessandro Rolla e il Concerto in mi minore per violino e orchestra di Nicolò Paganini.Per ulteriori informazioni: Da lunedì a venerdì orario ufficio Comune di Vercelli: 0161 596277 – 0161 596369 Associazione Camerata Ducale: 011 755791 www.viottifestival.it www.camerataducale.it 28 maggio dalla redazione Daniel Harding alla Scala per Progetto Itaca Domenica 29 maggio si terrà al Teatro alla Scala un concerto straordinario della Mahler Chamber Orchestra diretta da Daniel Harding a favore di Progetto Itaca. Club Itaca è un centro per lo sviluppo dell’autonomia socio lavorativa di persone con una storia di disagio psichico. Nasce nel 2005 per volontà di Progetto Itaca onlus e realizza, perla prima volta in Italia, il modello di integrazione sociale “Clubhouse”, elaborato da ICCD – International Center for Clubhouse Developement -, organismo che coordina più di 300 centri in tutto il mondo, di cui più di 70 in Europa. La visione di ICCD, condivisa dal Consiglio di Progetto Itaca, è che le persone affette da disagio psichico hanno il diritto di integrarsi nella società, di realizzarsi nel lavoro, di avere amici, di essere felici. Il programma del concerto prevede musica di J.Brahms e ospite importante è la violinista Isabel Faust che eseguirà il Concerto per violino op.77; seguirà quindi la Sinfonia n.2 op.73. Per informazioni telefonare al numero 02-62695235 o collegarsi al sito www.progettoitaca.org 26 maggio dalla redazione Lang Lang ed Herbie Hancock alla Scala Un vero spettacolo quello visto ed ascoltato ieri alla Scala: due musicisti internazionali quali i pianisti Lang Lang ed Herbie Hancock si sono esibiti in solitaria, in coppia ed insieme all'Orchestra dell'Accademia del Teatro alla Scala diretta dal bravissimo John Axelrod. Il programma in sintonia con il mondo classico di Lang Lang e quello jazz di Hancock, ha trovato un mediatore ottimale in Axelrod, direttore statunitense in passato allievo di Bernstein che ha ereditato dal grande Lenny la gioia di far musica e in particolare sintonia con il repertorio di Gershwin o di Bernstein stesso. Il primo brano orchestrale in programma, la Cuban Overture di George Gershwin ha messo in risalto la freschezza della giovanile orchestra scaligera e l'eccellente direzione di Axelrod che ha trovato risalto soprattutto nella componente ritmica del lavoro: un brano straordinario, con un equilibrio tecnico sorprendente nella definizione dei piani sonori. L'ingresso in teatro dei due pianisti in un brano a quattro mani ha creato entusiasmo fra il numeroso pubblico intervenuto, mentre i timbri leggeri di Ma mère l'Oye di Maurice Ravel hanno immediatamente portato ad una concentrata attenzione il pubblico in sala. Profonda, meditata e con colori orientali l'interpretazione ascoltata con un Lang Lang che impostava i tempi di esecuzioni privilegiando l'aspetto meditativo del brano. Cambio di registro timbrico con la trascrizione a quattro mani della Rapsodia ungherese n.2 eseguita molto bene dalla coppia privilegiando l'accentuazione degli attacchi nella definizione delle sonorità folcloriche di cui il brano è intriso. Ritorno all'orchestra con una dinamica Danza ungherese n.5 di J. Brahms piena di energia e ritorno in teatro di Lang Lang che in solitaria ha fornito preziose interpretazioni di Liszt e di Schumann-Liszt con due brani assai noti tra cui un Sigmund di straordinaria nitidezza e perfetto equilibrio. Due brani di improvvisazione jazz sono stati quindi eseguiti da Herbie Hancock, il primo particolarmente ritmico nei registri più gravi del pianoforte Fazioli, il secondo dal sapore debussyano di grande delicatezza. Lunghi applausi anche per Hancock. L'ultimo brano in programma, la celebre Rhasody in Blue di Gershwin nella versione per due pianoforti ed orchestra, rappresenta la giusta conclusione del programma ufficiale in quanto è esemplare nell'unire gli elementi jazzistici cari ad Hancock e quelli classici più consoni alla formazione di Lang Lang. L'accurata ed analitica interpretazione, con qualche cadenza solistica improvvisata, è stata messa in rilievo dall'eccellente interpretazione della giovane orchestra e dal direttore Axelrod che ancora una volta, dopo l'oramai lontano ma splendido Candid scaligero di alcuni anni fa, ha mostrato di trovarsi perfettamente a proprio agio alla Scala. Interminabili applausi e tre bis. Il primo da dimenticare con una proposta di improvvisazione sulla celebre Campanella di Liszt nella quale Hancock non ha saputo ben orientarsi.Ma il pastrocchio voluto da Lang Lang non ha certo inficiato la splendida serata conclusasi con un classico e riuscito brano jazz di Hancock e un divertente bis orchestrale della danza ungherese già ascoltata, questa volta con ritmo di mani del pubblico ed entrate improvvisate dei due pianisti. Strepitoso successo, interminabili applausi, e fiori per i protagonisti distribuiti da questi alle bravissime orchestrali. Da ricordare. 24 maggio Cesare Guzzardella Musiche di Nino Rota all'Auditorium milanese E' particolarmente interessante il ciclo di musiche del compositore milanese Nino Rota presentate dal direttore Giuseppe Grazioli alla guida della Sinfonica Verdi. Ieri mattina per il nono e penultimo incontro e davanti ad un numeroso pubblico, abbiamo avuto un'ampia panoramica delle variegate qualità musicali di questo autore, celebre per le musiche filmiche ma di indubbia importanza anche per il più vasto repertorio della musica "colta". L'attività rotiana legata ai grandi registi come Fellini, Zeffirelli, Coppola, ecc.,la conosciamo bene e l'ultimo brano presentato al termine della mattinata con la Suite sinfonica dal Romeo e Giulietta di Zeffirelli, ci ha ancora una volta ricordato l'alta cifra melodica, tutta italiana, del compositore ma anche la sua maestria nell'uso delle timbriche orchestrali. Esemplare la direzione di Grazioli in questo gran finale. Il primo brano "cameristico" presentato ci ha rivelato il Rota legato agli insegnamenti di Alfredo Casella e alla tradizione "antica" italiana. La Sonata per orchestra da camera, lavoro del 1937 in tre movimenti, prevede un esiguo numero di strumentisti nel definire un brano elegante, ricco di melodie ben orchestrate e di solare trasparenza. Il Rota musicalmente onnivoro e grande conoscitore di musica l'abbiamo ritrovato negli altri due brani presentati. Nel 1958-59 Rota ha completato il Concerto per corno e orchestra K412 di W.A.Mozart aggiungendo in stile mozartiano il suo Andante sostenuto centrale e ieri mattina abbiamo avuto la fortuna di poterlo ascoltare in prima esecuzione. Protagonista il bravissimo cornista della Verdi Sandro Ceccarelli che ha con rigore interpretato il concerto. Ottimo l'equilibrio complessivo dei movimenti anche nell'imitazione stilistica di quello centrale. Il brano Fantasia sopra 12 note del Don Giovanni per pianoforte ed orchestra è legato a Mozart per il fatto che le 12 note dell'intera gamma cromatica enunciate inizialmente appartengono al Don Giovanni. Dopo questa enunciazione in stile dodecafonico, Rota costruisce un lavoro interessante, complesso e ricco di contrastanti sonorità che ricorda un certo neoclassicismo alla Poulenc. Al pianoforte il validissimo pianista Simone Pedroni ha con grande rigore sostenuto la non facile parte solistica. Lunghi applausi al termine. Ultimo appuntamento con le musiche di Nino Rota per domenica 5 giugno ore 11.00 in Auditorium. 23 maggio Cesare Guzzardella Presentata alla Regione Lombardia la Stagione “Incontri Musicali” della Fondazione La Società dei Concerti Si è svolto il 18 maggio 2011 alle ore 12 presso la Sala del Gonfalone della Regione Lombardia e alla presenza del Presidente Roberto Formigoni, l’incontro stampa di presentazione della stagione concertistica “Incontri Musicali” organizzati dalla Fondazione La Società dei Concerti. Come ha sottolineato il Presidente Formigoni (foto sotto) si tratta di una iniziativa di grande rilevanza poiché Regione Lombardia collabora con Fondazione La Società dei Concerti ad una stagione concertistica unica nel suo genere, dedicataesclusivamente ai giovani talenti. Da Ottobre 2011 i tradizionali concerti del lunedì sera, con protagonisti le giovani leve del concertismo, si svolgeranno presso il bellissimo Auditorium Gaber del Grattacielo Pirelli . Regione Lombardia e il Presidente Formigoni hanno sposato l’iniziativa concedendo uno spazio prestigioso, confortevole, acusticamente adeguato e con le giuste caratteristiche ricettive e logistiche . Il Presidente di Regione Lombardia Roberto Formigoni, il Presidente della Fondazione La Società dei Concerti Antonio Mormone (foto) e il Direttore Artistico Enrica Ciccarelli, partendo dalla convinzione che la Musica sia espressione alta della Cultura, linguaggio universale che può favorire l’abbattimento di ogni barriera, anche generazionale, hanno presentato al pubblico e alla stampa i trenta concerti gratuiti che includono un mini-festival Liszt nel bicentenario della nascita e un concerto di gala. Tale serata inaugurale (3 ottobre) vedrà infatti la partecipazione straordinaria del leggendario pianista Paul Badura Skoda, che suonerà due sonate di Beethoven in duo con il violinista Edoardo Zosi e la violoncellista Tilly Cernitori, ormai già affacciati con successo alla carriera concertistica. E’ un ideale passaggio di testimone tra un grande artista con più di sessanta anni di carriera e due giovani grandi talenti italiani. A latere degli “Incontri Musicali” merita un breve accenno anche la stagione concertistica presso la Sala Verdi del Conservatorio che come ogni anno si divide in due serie Smeraldo e Rubino. Un totale di 30 concerti (15 per serie) con alcuni tra i più importanti artisti internazionali e ben dodici grandi orchestre sinfoniche e due orchestre da camera. Come ha sottolineato il Direttore artistico Enrica Ciccarelli, l’offerta è ampia e articolata. Tra i solisti vi è il ritorno del grandissimo pianista Radu Lupu, la fedele presenza di Grigory Sokolov, divenuto a ragione personaggio di culto per gli appassionati dell’interpretazione pianistica, e poi tanti interpreti amati, virtuosi, estrosi e sensibili. Molte conferme e alcune novità. Rudolf Buchbinder che intraprende nuovamente l’esecuzione del ciclo completo delle sonate di Beethoven: durante la stagione 2011/2012 le prime due tappe. Paul Badura-Skoda con cui verranno spente, proprio nel giorno del compleanno, le 84 candeline. Tra i violinisti il debutto dell’affascinante Simone Lamsma, le conferme di Zosi e Berman. Su tutti quel grand seigneur che è Salvatore Accardo, autentica leggenda del violinismo mondiale. Una menzione particolare agli artisti Italiani e ai giovani che portano un vento di freschezza al cartellone della Società dei Concerti. Tanti acclamati concertisti di oggi sono stati tenuti a battesimo nel corso degli anni dal nostro pubblico: anche per la stagione 2011/2012 vi sono debutti che diverranno presenze costanti delle società di concerti internazionali.23 maggio dalla redazionePeter-Lukas Graf per il “Festivalfiati” di Novara Il “Festivalfiati” è una manifestazione musicale che si svolge ogni anno, dal 2003, a Novara e che è venuta guadagnandosi, col tempo, fama e prestigio nazionali, grazie alla presenza di celebri solisti di legni e ottoni italiani e stranieri, i cui concerti sono gratuitamente aperti al pubblico. Accanto all’attività concertistica, Festivalfiati prevede anche un intenso programma di master classes e attività seminariali tenute da prestigiosi maestri e naturalmente rivolte ad un pubblico più ristretto di studenti del Conservatorio G. Cantelli di Novara, l’ente promotore del Festival (ma ad alcuni seminari possono iscriversi anche studenti esterni). Fra gli ospiti di caratura internazionale presenti quest’anno, uno dei “grandi vecchi” della scena musicale europea, un flautista fra i più grandi della generazione successiva a quella dei Gazzelloni e dei Rampal, lo zurighese Peter-Lukas Graf, che a ottantadue anni suonati, dopo una gloriosa carriera di interprete e direttore d’orchestra, è ancora dedito ad una intensa attività didattica (fra i suoi attuali impegni c’è il corso di flauto presso l’Accademia Perosi di Tortona e Biella). Ieri sera 21 maggio, davanti ad un folto pubblico assiepato nel salone dell’Auditorium del Cantelli, il Maestro ha offerto un concerto, articolato su cinque composizioni per flauto solo. Il cuore del programma era formato da tre brani novecenteschi: Piéce di J. Ibert , pezzo di inconfondibile “spirito francese “, nella sua linearità e nel pieno rispetto dell’ordine formale, reso piacevole dal vivo senso del colore, sorretto da un impianto diatonico, appena incrinato da cenni di cromatismo; gli Acht Stucke (Otto pezzi), opera di P. Hindemith, risalente al 1927, in cui appare già superata la politonalità radicale dei suoi primi lavori, a vantaggio di una nuova armonia diatonica, in un’ atmosfera molto suggestiva di arcana musica ideale, come sospesa fuori del tempo ; a chiudere la parte moderna del programma Mei, uno splendido brano di Kazuo Fukushima (1930), uno dei migliori esponenti della cd. neoavanguardia postweberniana, nella sua versione nipponica. Si tratta di una sorta di lamento funebre, composto nel 1962, che ha il suo motivo di fascino nell’abbandono al timbro e al ritmo puri, senza rinunciare tuttavia a momenti di grande sensibilità, con l’alternarsi di malinconica elegia e straziante dolore, prorompente iu un grido lancinante di orrore di fronte al buio del nulla, in cui si spegne infine il suono. . Di queste tre composizioni Graf ha offerto un’interpretazione superba, eccellente nella resa timbrica come nella dinamica, con un bellissimo suono, duttile e vigoroso, sapientemente sfumato in brani come quelli di Ibert e di Fukushima. Graf ci ha convinto meno nelle altre due prove che incorniciavano la ‘sezione’ novecentesca, rispettivamente la Sonata in la min. di C. Ph. E. Bach e la Sonata in sol maggiore di J. S. Bach, trascrizione ad opera dello stesso Graf delle due sonate Bwv 1005 e 1006. Qui abbiamo sentito un Graf un po’ in difficoltà nella tenuta delle note sul registro forte, in lieve affanno laddove la partitura si faceva più densa armonicamente, o la dinamica più complessa (francamente da dimenticare la Gavotte dalla sonata di Bach padre). Si tratta però di episodi, più che comprensibili data la veneranda età dell’interprete, che nulla tolgono alla commovente bravura e forza espressiva di un grande Maestro, che tanto ha donato e ancora (si spera!) donerà agli appassionati della grande musica in tutto il mondo. Uno scroscio interminabile di applausi ha salutato Graf alla fine del bel concerto, siglato da un magnifico bis, l’assolo per flauto dell’Aprés Midi d’un Faune di Debussy. 22 maggio Bruno Busca Roberto Giordano al Coccia di Novara La Stagione concertistica da camera 2011 promossa dalla benemerita associazione novarese Amici dela musica si è conclusa ieri sera, 20 maggio, presso il Teatro Coccia, con un concerto pianistico dedicato interamente a Liszt, quasi a riscattare una stagione stranamente avara di omaggi ad un compositore di cui ricorre quest’anno il bicentenario. Protagonista della serata il trentenne pianista Roberto Giordano, ormai solidamente affermatosi a livello nazionale, dopo studi prestigiosi alla “Cortot” di Parigi e a Imola con Rattalino, coronati da alcuni primi premi in concorsi internazionali di chiara fama, tra i quali il “Regina Elisabetta” di Bruxelles. Il programma eseguito da Giordano prevedeva la Sonata in Si minore, seguita da tre parafrasi: Parafrasi sul Rigoletto di Verdi, Der Muller und der Bach (dalla schubertiana Schone Mullerin) , Réminiscences de don Juan de Mozart. Il questa serata lisztiana Giordano si è confermato una volta di più interprete votato al repertorio del grande pianismo romantico, al quale si accosta unendo una solidissima tecnica pianistica a una raffinata eleganza di fraseggio, sostenuta da una lussureggiante ricchezza della tavolozza timbrica della tastiera. Eccellente l’interpretazione del pezzo esteticamente più significativo dell’impaginato, la monumentale sonata in Si minore: con un tocco sempre limpido e vigoroso il giovane solista di Tropea ha dato pieno risalto alla varietà cromatica della partitura, con particolare abilità nel rendere il jeu perlé di trilli e ricami di note sui registri acuti. Ma il Liszt di Giordano non è solo ricchezza di colori, ma anche nitida impalcatura architettonica, pur lontana ormai dalla ferrea logica della classica forma-sonata: da segnalare il rigore “bachiano” con cui il pianista ha reso la sezione “fugata” della sonata, uno dei momenti in assoluto più alti dell’intera composizione. Nelle tre parafrasi Giordano ha potuto sfoggiare al meglio le sue doti di virtuoso, al limite del trascendentale nelle Réminiscences su temi del Don Giovanni. Dopo il bis, ancora una Parafrasi di Liszt su un tema dalla Schone Mullerin di Schubert, il concerto si è chiuso tra gli applausi del non numeroso pubblico in sala. 21 maggio Bruno Busca E' in tre parti Jewels, il valido e consolidato lavoro coreografico di George Balanchine e precisamente Emeralds su musiche di Gabriel Fauré, Rubies su musiche di Igor Stravinskij. e Diamonds su quelle di P.I. Čajkovskij. Presentato per la prima volta nel 1967, Jewels non ha narrazione ma è una coreografia costruita sulle musiche dei tre grandi compositori. Emeralds e Diamonds seguono stilemi più classici mentre Rubies, composizione neoclassica di Stravinskij è un balletto più moderno, che mostra un Balanchine più fantasioso e proiettato nel futuro. I notevoli costumi di Karinska e le preziose scenografie di Peter Harvey hanno reso l'intenzione di Balanchine di voler rappresentare le tre pietre preziose attraverso passi di danza eleganti e pieni di coerenti simmetrie. Nella rappresentazione di ieri sera, in Emeralds si sono avvicendati quattro solisti quali Mariafrancesca Garritano, Marco Agostino (in sostituzione di A.Sutera indisposto), Petra Conti e Mick Zeni ed insieme ad un sinergico corpo di ballo hanno interpretato con equilibrio le dolci, eleganti e leggere timbriche del francese Fauré tratte da Pelléas e Melisande e Shylock. Ottima la direzione musicale di Coleman. Con Rubies, balletto tratto dal bellissimo Capriccio per pianoforte ed orchestra di Stravinskij, ci troviamo di fronte ad una ballerina solista, nella fattispecie l'elegante Marta Romagnia e ad una coppia solistica ieri rappresentata dal bravissimo Leonid Sarafanov (foto dall'Archivio Scala) e dall'altrettanto brava Alessandra Vassallo in sinergia con il versatile corpo di ballo. La strepitosa fantasia compositiva di Stravinskij nell'elaborare ritmicamente il Capriccio - al pianoforte un eccellente Roberto Cominati - e dalle asimmetriche timbriche orchestrali, sembra aver ispirato Balanchine nel generare movenze di danza spettacolari, ricche di simmetrie ed asimmetrie in perfetta sintonia come la musica di provenienza. Un balletto strepitoso diretto con rigore musicale da David Coleman. Con Diamonds, costruito sulle musiche di Čajkovskij tratte dalla Sinfonia n.3 (precisamente gli ultimi quattro movimenti), torniamo ad un concezione classica del balletto: una coppia di solisti, ieri lo statuario Gabriele Corrado e la bravissima Alina Somova, si oppongono o si integrano nel grande corpo di ballo. L'interpretazione musicale troppo inglese e poco russa di Coleman non ci è apparsa sinergica con la parte coreografica alcune volte non in perfetta sintonia. Bravissimi comunque i due solisti. Successo di pubblico. Prossime repliche il 21, 22, 24, 25, 26 maggio. Nel prossimo cast: Polina Semionova e Guillaume Côté in Diamonds ( 24, 25, 26) 21 maggio Cesare Guzzardella Ilary Hahn e Valentina Lisitsa alle Serate Musicali Variegato il concerto ascoltato ieri sera in Conservatorio per le Serate Musicali. Due ottime interpreti quali Ilary Hahn e Valentina Lisitsa hanno impaginato un interessante programma che vedeva in alternanza autori noti quali Tartini, Beethoven e Bach ad altri di raro ascolto come Charles Ives o sconosciuti ai più come George Antheil. Ma partiamo dal brano eseguito in solitaria dalla statunitense Hahn a metà concerto e precisamente dalla Partita n.1 in si minore per violino. La splendida interpretazione ascoltata ha evidenziato più che negli altri brani le avvincenti qualità di questa violinista: perfezione tecnica, precisione in tutti i registri del violino, anche nelle zone più impervie dei sovracuti con eccellente intonazione e soprattutto grande spessore musicale anche nei più incisivi double, sorta di variazioni sui movimenti. Tra i brani eseguiti in duo quello meno entusiasmante, sebbene di valido livello, è quello di L.v.Beethoven, la celebre Sonata n.5 "Primavera": esecuzione fin troppo equilibrata e formalmente corretta ma priva di incisività. Questo brano era stato anticipato da una ottima lettura delle Variazioni su un tema di Corelli di G.Tartini nella trascrizione di Kreisler, brano che ha avviato il concerto. Di rilevante qualità i due rari brani più recenti, entrambi di compositori statunitensi: la Sonata per violino e piano n.4 di C. Ives (1874-1954) e l'interessantissima Sonata per violino e pianoforte di G. Antheil (1900-1959), eclettico personaggio che oltre ad essere musicista, fu saggista, inventore ed appassionato di medicina. La già contrastata sonata di Ives, ottimamente eseguita è stata surclassata dall'incredibile brano di Antheil, lavoro in più parti dove troviamo timbriche e ritmiche influenzate dal neoclassico di Stravinskij, dalle esperienze di E. Varèse, dalla musica della macchina, come quelle dei nostri futuristi, a da modalità che anticipano certo minimalismo con ripetizione quasi ossessiva dalle ardite strutture. Nel brano le timbriche e gli effetti non sono disgiunti da una attenta ricerca sulle potenzialità sonore del violino e del pianoforte con trovate al limite della genialità. Eccellente l'esecuzione ascoltata in una sinergia musicale nella quale anche la bravissima Lisitsa ha mostrato il suo alto spessore musicale. Grande successo di pubblico e tre bis: Chopin, Kreisler e Gluck 17 Maggio Cesare Guzzardella
Musica di Menotti all'Auditorium con F.M. Colombo e Luca Santaniello Viene purtroppo eseguito poco Gian Carlo Menotti, il compositore divenuto celebre per aver inventato e organizzato per quasi cinquant'anni il Festival dei Due Mondi di Spoleto. Autore di opere liriche, alcune ancora in scena come Il Console, La medium o Il telefono, Menotti è anche stato un prolifico autore di musica sinfonica e tra i lavori in repertorio, anche se di rara esecuzione, troviamo il Concerto per violino e orchestra in la minore e la Suite Sebastian dall'omonimo balletto. Questi brani sono stati eseguiti in replica ieri pomeriggio all'Auditorium in una sala colma di pubblico. Il direttore d'orchestra Francesco Maria Colombo per l'occasione ha impaginato un programma che oltre a questi due lavori accostava le più note Ouverture sinfoniche di Rossini, quelle dalla Gazza ladra, La scala di seta e il Gugliemo Tell. Colombo ha in passato avuto un rapporto privilegiato con il Maestro Menotti (1911-2007- foto) essendo stato chiamato a dirigere nel 2001 e nel 2002 concerti e sue opere a Spoleto. Il Concerto per violino è stato interpretato ottimamente dalla Sinfonica Verdi e dal violino solista Luca Santaniello che ha espresso intense sonorità definite da un timbro pastoso di grande ricchezza espressiva. Il concerto di Menotti non è certo di facile esecuzione ed è caratterizzato da influssi che vanno dalla liricità di Alban Berg al neoclassicismo di Prokof'ev o di Stravinskij. L'eccellente costruzione formale e l'interessantissima parte solistica sarebbe sufficiente per giustificare una maggior diffusione di questo lavoro. Bravissimo Santaniello - da molti anni primo violino della Verdi- anche nel bis da lui concesso con una sua trascrizione per violino, arpa ed archi di un aria da Cavalleria Rusticana. Valida anche l'interpretazione della suite Sebastian. I momenti di grande lirismo tutto italiano dei movimenti Barcarolle e Sebastian's Dance si alternano ad altri più ritmici ed incisivi dal sapore americano alla Barber o Bernstein come Street Fight o di radice stravinskiana come la Dance of the Wounded Courtesan. Direzione trasparente e luminosa quella di Colombo. Di particolare rilevanza anche l'esecuzione delle Sinfonie dalle grandi opere rossiniane con un finale di grande effetto con la celebre cavalcata dal Guglielmo Tell. Colombo tende a rilevare in maniera chiara e precisa i diversi pieni sonori evidenziando ogni sezione strumentale con equilibrio sinergico. Ottima la Sinfonica Verdi. Lunghi e fragorosi applausi del pubblicoal termine. 16 Maggio Cesare Guzzardella Il Quartetto Avos al Coccia di Novara Ieri sera al Coccia si è presentato al pubblico novarese il quartetto Avos (pianoforte e archi), una formazione assai recente, nata nel 2009 a Roma, nell’ambito dell’Accademia di S. Cecilia, e già impostasi all’attenzione della critica e del pubblico, vincendo due dei più importanti concorsi cameristici italiani, il Gui di Firenze e il Trio di Trieste. Interessante il programma proposto: di Beethoven il Quartetto con pianoforte WoO36,n.1 in Mi bem. maggiore, una composizione adolescenziale del genio di Bonn (1785) chiaramente influenzata dallo stile mozartiano, con riconoscibili reminiscenze della sonata per violino K379, evidenti ingenuità (come il terzo tempo, un Tema con variazioni francamente banalotto), ma non priva di alcuni bei passaggi, soprattutto il tempo lento centrale, di morbida cantabilità; il Quartetto con pianoforte op. 2 n. 2 in fa minore di F. Mendelssohn-Bartholdy (1822), composizione anche questa assai precoce (l’autore aveva 13 anni!), in cui, pur con tutti i limiti di un’opera di un fanciullo, già si esprime a tratti il radioso romanticismo della sua ispirazione; infine, nel secondo tempo, l’ampio e splendido Quartetto con pianoforte op. 26 n. 2 in La maggiore di J. Brahms. Per la complessità della scrittura, l’autonomia conferita alle singole parti strumentali nell’intreccio delle voci, di respiro ‘sinfonico’, la vastità della concezione architettonica e la particolare stratificazione timbrica, era ovviamente quest’ultimo pezzo a costituire il vero biglietto di presentazione della giovane formazione romana. L’esecuzione del Quartetto Avos ci è parsa semplicemente perfetta: di rado abbiamo ascoltato un’interpretazione così bella di quello che è il centro emozionale del quartetto brahmsiano, cioè il secondo movimento Poco Adagio: la ricchezza di sfumature del pianoforte di Mario Montore, la calda e morbida cavata della bravissima e graziosa Mirei Yamada (violino), il tocco energico e pulito del violoncello di Luca Magariello, il colore pastoso e ramato, da viola romantica, di Diana Bonatesta, hanno reso al meglio il clima tenero e rarefatto di questo incantevole brano musicale, di atmosfera schumanniana: da ricordare il passaggio affidato al contrasto tra gli arpeggi al registro basso del pianoforte e la linea degli archi. Ma l’Avos ci è piaciuto non solo sul versante “espressivo” dell’interpretazione, ma anche per la limpida aderenza all’organizzazione del materiale tematico, la cui architettura ha ricevuto pieno risalto dalla lucida distinzione delle linee strumentali e delle arcate melodiche, efficaci nella resa delle strutture contrappuntistiche dell’insieme. Un’ultima osservazione: qualche severo critico trovò, ai tempi, ‘piatti’ e scialbi’ i temi del quartetto: ammesso che ciò sia vero, l’esecuzione dell’Avos, col suo suono caldo, vivo, avvolgente, ce lo ha fatto dimenticare. Dopo il singolare bis, una trasposizione di temi della Traviata, composta dallo stesso Avos, il pubblico, conquistato dall’interpretazione, ha applaudito a lungo con vero entusiasmo. Una serata da ricordare. 14 maggio Bruno Busca Prossimamente il pianista Mizuka Kano a Vercelli Venerdì 27 maggio, per la Stagione musicale della Società del Quartetto di Vercelli è in programma al Museo Borgogna, ore 21, il concerto con la pianista giapponese Mizuka Kano. In programma musiche di Bach, Brahms, Schubert e Schumann. Già vincitrice del Concorso Internazionale di pianoforte Gian Battista Viotti di Vercelli nel 2005, Mizuka Kano nel 2008 ha ottenuto un altro prestigioso riconoscimento con il primo premio assoluto al Concorso pianistico Robert Schumann di Zwichau. E’ uno degli eventi più importanti e riconosciuti in Europa tanto che i vincitori spesso prendono un deciso slancio per la difficile carriera di concertista. Biglietti: intero euro 11, ridotto abbonati euro 8, ridotto over65 euro 9, giovani euro 5. Per prenotazioni e informazioni: Società del Quartetto, tel. 0161-255575. 16 maggio la redazione L'Orchestra Sinfonica di Wuppertal e Alexandar Madzar in Conservatorio per la Società dei concerti La Fondazione Società dei Concerti è una delle poche organizzazioni concertistiche che ha il merito di portare in Italia grandi formazioni orchestrali unitamente a concertisti di fama. Nel concerto ascoltato ieri sera la Sinfonieorchester Wuppertal, orchestra di primo livello tedesca, era diretta dal suo direttore stabile Toshiuki Kamioka, noto anche come pianista. Il programma impegnativo prevedeva l'esecuzione di due capolavori del romanticismo tedesco quali il Concerto n.2 in si bem.magg. Op 33 di J. Brahms e la Sinfonia in do magg. "La grande" D944 di F. Schubert. Nel primo brano il pianista Alexandar Mdzar, premiato (3°posto) nel 1996 al celebre Concorso Internazionale Leeds, ha reso efficacemente questa non facile partitura intrisa di virtuosismo armonico e di grandi contrasti, spesso di difficile resa dinamica. Inusitatamente in quattro movimenti, il secondo concerto pianistico ha trovato realizzazione intorno al 1880 a molti anni dal primo lavoro di questo genere. L'opera precedente passó alla storia anche per il grande fiasco ottenuto alle prime esecuzioni e per l'impossibilità di trovare pianisti adeguati alla difficile esecuzione. Adesso sia il primo che il più eseguito secondo, sono concerti considerati tra i lavori migliori del compositore. L'ottima sinergia tra l'orchestra ed il solista nell'energica mediazione direttoriale, ha permesso una rilevante interpretazione specie, a nostro avviso, nei movimenti finali: l'Andante e l'Allegretto grazioso. Nel bis scarlattiano Madzar, chiamato sul palco più volte, ha rivelato la sua notevole sensibiltà e le sue non indifferenti qualitá espressive per i lavori più intimistici. La validità della compagine orchestrale e del suo direttore è stata riconfermata nella sinfonia "La grande" di Schubert, uno dei lavori più maturi e profondi del grande viennese. Un pubblico entusiasta in una Sala Verdi quasi al completo ha tributato al termine lunghi applausi agli interpreti. 12 maggio Cesare Guzzardella Due splendidi pianisti per un pubblico esiguo: Paolo Restani e Sofya Gulyak Milano è la città d'Italia che offre il maggior numero di spettacoli nel settore della musica classica. Gli artisti presenti ogni anno alla Scala, nelle sale Verdi e Puccini del Conservatorio, in Auditorium, al Dal Verme e in spazi minori ma non meno rilevanti quali la Palazzina Liberty o il Filodrammatici, sono tra i più affermati al mondo. Alcune realtà piuttosto recenti come quella dell'Auditorium di l.go Mahler, con alcune centinaia di migliaia di spettatori annui presenti ai concerti serali o alla domenica mattina e pomeriggio, spesso con il tutto esaurito, segnalano il notevole interesse dei milanesi per la musica. Purtroppo non è la stessa cosa per le aree più periferiche dove la mancanza di spazi d'ascolto non favorisce la fruizione musicale. Il bellissimo Teatro degli Arcimboldi ha abbandonato quasi completamente la musica classica ma è molto frequentato per i balletti o per altre manifestazioni artistiche. Capita però non di rado, di ascoltare splendidi interpreti in sale semi vuote con meno di cento spettatori. Accade quando mancano gli abbonati e in orari inconsueti, orari che andrebbero coltivati con un più rigoroso impatto pubblicitario. E' successo in questi giorni in due realtà per posizione ed importanza opposte: all'Auditorium di l.go Mahler, realtà consolidata e vincente, e al piccolo, poco conosciuto ma elegante SpazioTeatro 89, localizzato in una zona periferica milanese di alta densità abitativa tra Forze Armate e Baggio con, a mio avviso, ottime potenzialità di fruizione musicale. I due artisti in questione sono pianisti di alto livello quali l'italiano Paolo Restani, ascoltato sabato nel tardo pomeriggio in Auditorium, e la russa Sofya Gulyac, pianista vincitrice nel 2009 del prestigioso Concorso Internazionale di Leeds, rassegna vinta in passato da Peraya e Lupu. Settanta, ottanta, i fortunati spettatori presenti in entrambi i concerti. Il numero adeguato sarebbe stato di almeno mille per la qualità artistica fornita anche se lo SpazioTeatro89 ha una capienza di poche centinaia di posti. Brani virtuosistici in entrambi i programmi con Rachmaninov, Liszt e Brahms per il quarantaquatrenne Restani e Schubert-Liszt, Schubert e Liszt per la trentenne Gulyak. Restani di recente ha inciso l'opera pianistica di Brahms per la Decca e nel bellissimo concerto di sabato, ultimo della valida rassegna Sabato da Camera!, segnaliamo almeno l'esecuzione di un'avvincente Rapsodia Spagnola di Liszt e delle Variazioni brahmsiane su temi di Schumann e Paganini interpretate con equilibrio formale e rilevante espressività. La Gulyak, pianista di forza che per grinta virtuosistica ricorda un Richter o un Sokolov, ci ha stupito in un programma azzeccato per equilibrio ed interesse: dopo alcuni lieder di Schubert rivisti da Liszt e tra questi una toccante Serenata - vi ricordate quella stratosferica di Horowitz?… non siamo così lontani !- ha donato due mirabili interpretazioni della Wanderer di Schubert e della Sonata in si minore di Liszt inframezzate da un Wagner-Liszt con Amore e morte di Isotta. Un concerto al quale pochissimi hanno avuto il privilegio di esserci ma che rimarrà a lungo nella nostra memoria. 9 settembre Cesare Guzzardella Marlena Maciejkowicz a Vercelli In quella “officina culturale” minore, ma assai operosa, che è Vercelli, abbiamo assistito oggi, domenica 8 maggio, ad un’iniziativa intelligente per avvicinare il pubblico a quel tesoro inestimabile di piacere e cultura, ma troppo spesso considerato inaccessibile ai più, che è la musica cosiddetta “classica”. Nella sala centrale del Museo Borgogna, abbellita dai capolavori pittorici del Cinquecento piemontese, nell’ambito della Stagione dei concerti della Società del Quartetto, si è svolto il terzo e conclusivo appuntamento del ciclo “L’Arte si fa sentire”, dal titolo: “Franz Liszt, i colori del virtuosismo”. Il programma proponeva quattro fra le più celebri composizioni lisztiane per pianoforte: i due Sonetti del Petrarca dagli Années de pèlerinage, deuxième année, il Mefisto Valzer n.1, e infine la Sonata in Si Minore. La particolarità del concerto consisteva nel fatto che la figura di Liszt e i singoli brani sono stati introdotti dal noto attore teatrale e cinematografico vercellese Roberto Sbaratto, che, in modo semplice e accattivante, ma pertinente, ha fornito agli ascoltatori anche “profani” le informazioni essenziali per apprezzare la musica del grande compositore ungherese nel suo significato storico-culturale, con l’ausilio di brani, accortamente scelti, da scritti dello stesso Liszt e di contemporanei. Al pianoforte sedeva Marlena Maciejkowicz, trentaquattrenne pianista polacca, ma da anni residente nel nostro Paese. Vincitrice di alcuni importanti concorsi europei, fra cui l’austriaco “J. Brahms” nel 2003, non ha ancora conquistato da noi la notorietà delle grandi sale da concerto, ma nella sua esibizione vercellese ha mostrato indubbie qualità interpretative, messe alla prova dalle ardue partiture lisztiane, soprattutto la Sonata in si min. Il dominio virtuosistico della tastiera, di solida scuola slava, si accompagna ad un suono energico, di vigorosa potenza, sostenuto da un uso efficace del pedale, ma capace anche di un tocco delicato, duttile nella resa dei timbri e nitido nella distinzione dei piani sonori della composizione. Ne è scaturita una linea interpretativa che ha dato voce all’ispirazione più appassionatamente romantica dell’opera di Liszt, unita ad una lucida individuazione della struttura armoniche del testo,nella loro novità gravida di sviluppi futuri. La nostra preferenza, tra i brani oggi ascoltati, va all’esecuzione del Mefisto Valzer, di cui la Maciejkowicz ha reso al meglio i colori di sulfureo demonismo, con la dinamica infuocata del ritmo e i timbri acidi e taglienti. Gli applausi prolungati del numeroso pubblico presente hanno concluso questo bel pomeriggio di musica a Vercelli. 8 maggio Bruno Busca Gloria Campaner per la Società dei Concerti Per la presentazione della Stagione Concertistica 2011-12, annata che si preannuncia di alto livello (tra i grandi interpreti Lupu, Skoda, ecc.), la Società dei Concerti ha invitato la giovane e affermata pianista veneta Gloria Campaner. L'artista venticinquenne ha recentemente conquistato il podio con una medaglia d'argento al Concorso Internazionale Paderewsky di Los Angeles e ha già tenuto parecchi concerti negli Stati Uniti. Ieri sera davanti un numeroso pubblico ha interpretato con ottima resa stilistica due autori romantici quali Schumann e Rachmaninov: del primo abbiamo ascoltato la Grande Humoresque op.20 e del secondo i Momenti Musicali op.16. L'approccio riflessivo della Campaner per entrambi gli autori nulla ha tolto alla valida ed emotiva resa romantica. Sia nell'Humoresque che nei Momenti musicali la pianista ha definito una timbrica ricca di sfumature, individuando con rigore i differenti piani sonori e centrando il bersaglio della coerenza interpretativa. Ogni difficoltà tecnica, specie in Rachmaninov dove certe arditezze sono prerogativa per pochi, è stata superata con maestria aprendo la strada alla pura riflessione ed espressione musicale. Abbiamo riscontrato una più efficace resa complessiva nel russo con sequenze di qualità non comune. Nel panorama delle migliori concertiste italiane (Vacatello e pochissime altre...) la Campaner merita certamente una alta posizione. Splendidi i due bis con una energica e "strappaapplausi" Toccata di Prokof'ev.
7 maggio Cesare Guzzardella
Il duo Mezzena-Giavazzi al Coccia di Novara Al suo secondo concerto per l’attuale stagione novarese di musica da camera, il duo Franco Mezzena (violino) e Stefano Giavazzi (pianoforte), ha presentato ieri sera 6 maggio al Teatro Coccia un intenso programma, monograficamente costruito, come quello precedente del 22 febbraio, sulle sonate per violino e pianoforte di L. van Beethoven : sommando le esecuzioni dei due concerti, gli appassionati novaresi hanno potuto ascoltare quest’anno sette delle dieci sonate beethoveniane, una ‘quasi integrale’ che ci auguriamo possa essere completata la prossima stagione. Nel primo tempo del concerto di ieri sera sono state eseguite le Sonate op. 30 n. 3 e op. 96 (entrambe nella tonalità di Sol maggiore), mentre dopo l’intervallo al pubblico è stato proposto uno dei capolavori assoluti di questa forma cameristica, l’immortale Kreutzer op. 47 in La maggiore. Si tratta di un programma scelto con intelligenza, che presenta tre “volti ” diversi” dell’inesauribile mondo compositivo e spirituale del genio beethoveniano: la gioiosa e spensierata vitalità (l’op. 30), la pacata e profonda sapienza, frutto di una ormai raggiunta maturità (l’op.96, l’ultima delle dieci sonate composte dal Maestro di Bonn per questi due strumenti) e infine l’impetuosa tensione romantica, con guizzi inquietanti di demoniaca passione (la Kreutzer). Ancora una volta di Giavazzi e Mezzena ci è piaciuta la chiarezza di un fraseggio sempre preciso, quasi didattico, nel presentare all’ascoltatore la dinamica e l’architettura delle forme musicali, grazie ad un suono, per entrambi gli strumenti, di levigata pulizia, anche nella lettura di pagine di arduo virtuosismo, come la vorticosa tarantella del finale della Kreutzer. Laddove, come in particolare avviene con quest’ultima, la dialettica fra il violino e il pianoforte si fa concertante, fitta e serrata, le due linee strumentali s’intrecciano in una limpidezza di disegno melodico e armonico davvero esemplari., per esattezza ‘tecnica’ del suono e intesa collaudata nel dialogo fra due interpreti ormai più che affiatati. Sul piano della resa espressiva il duo Mezzena –Giavazzi ci è sembrato del tutto a proprio agio nelle pagine di più delicata ispirazione, come il tempo di Minuetto dell’op.30, la cui grazia velata affidata al violino è stata interpretata al meglio da Mezzena, o l’estatica melodia che apre al pianoforte l’Adagio dell’op.96. Avremmo invece desiderato un guizzo di più sanguigna energia in certi passaggi di pulsante vitalità, soprattutto nell’op. 30, nell’Allegro iniziale e nella ‘danza degli orsi’ del Finale, dove ci è parsa un po’ troppo esangue la carica ‘haydniana’ che percorre la pagina e, in generale, il ritmo di esuberante rusticità dell’intera composizione. Gradevole e ben eseguito il bis, le sei Danze tedesche, fresca e aggraziata composizione giovanile del Maestro di Bonn, salutato con prolungati applausi dal pubblico,visibilmente soddisfatto . della serata di musica, per quanto disturbata, per tutto il primo tempo, dal rumore di un comizio politico svoltosi nei pressi del teatro (ma il Coccia non dispone di mezzi di isolamento acustico? Mah!). 7 maggio Bruno Busca Prossimamente Richard Galliano al Viotti Festival Giunto alle battute finali, il cartellone della tredicesima edizione del Viotti Festival propone ancora un artista di fama internazionale del calibro di Richard Galliano che sabato 14 maggio alle ore 21:00 calcherà la scena del Teatro Civico di Vercelli con il concerto da Da Bach a Piazzolla. Il musicista di origine italiana sarà affiancato dall’Orchestra Camerata Ducale, diretta come consuetudine dal maestro Guido Rimonda, e coinvolgerà gli spettatori in sala in un itinerario musicale dal Barocco al Novecento, nel quale il denominatore comune sarà l’affascinate timbro della sua fisarmonica e del bandonéon. Un connubio particolare quello tra orchestra classica e uno strumento della tradizione popolare che gli organizzatori del festival da tempo volevano proporre a Vercelli e che da subito ha riscosso un notevole interesse da parte del pubblico che si è mosso immediatamente per prenotare i biglietti per la serata del 14 maggio. Ma non solo, perché lo spettacolo è caratterizzato anche da alcuni aspetti veramente unici, sia per lo strumento protagonista che raramente trova un ruolo solistico nelle sale concerto, nonostante lo sdoganamento attuato prima da Astor Piazzolla e successivamente proprio da Richard Galliano, sia per il programma musicale che culmina in una particolarissima versione del Concerto in do minore per oboe, violino, archi e basso continuo di Johann Sebastian Bach elaborata dallo stesso Galliano, sostituendo il violino e l’oboe con la fisarmonica, dimostrando nel contempo la complessità interpretativa di questo straordinario strumento e come la musica del grande compositore barocco sia realmente universale e perfettamente eseguibile dagli strumenti di ogni epoca.I biglietti per l’appuntamento di sabato 14 maggio 2011 si possono prenotare telefonando al Comune di Vercelli ai numeri 0161 596369 – 0161 596277, oppure contattando direttamente l'Associazione Camerata Ducale allo 011 755791 o inviando una mail a orchestra@camerataducale.it. Altra possibilità è recarsi direttamente al box office del Teatro Civico di Vercelli venerdì 13 maggio dalle 17:00 fino alle 20:00, oppure sabato 14 maggio, un’ora prima del concerto. I prezzi partono da 8,00 euro fino a 22,00 euro. I possessori della Pyou Card, i CRAL e gli Over 65 hanno diritto al biglietto ridotto. Lang Lang e Bychkov alla Scala Ieri sera alla Scala è tornato Lang Lang. ll pianista cinese questa volta ha interpretato Chopin eseguendo il suo più celebre concerto per pianoforte ed orchestra, il n.1 in mi minore op.11. Il programma prevedeva anche la monumentale e tragica Sesta Sinfonia di Gustav Mahler. La Filarmonica scaligera diretta da Semyon Bychkov ha fornito una ottima prestazione. Lang Lang , star internazionale, lo conosciamo bene: la critica si divide nel sostenere o meno le qualità di questo interprete che dotato di tecnica travolgente, spesso spettacolarizza le sue prestazioni attraverso la sua particolare mimica facciale che sembra controllare il pubblico con i suoi movimenti oculari. Il suo Chopin è di qualità. Non è uno Chopin polacco ma indubbiamente personale e di alta valenza estetica. I tempi complessivi lenti del concerto, permeati da un tocco delicato e da una dolcezza riflessiva orientale, hanno rivelato trasparente profondità in tutta l'estesa gamma dinamica. La parte orchestrale, più incisiva, ha comunque rispettato il bisogno del solista di esprimersi con timbriche sottili, sonorità al limite della comprensione acustica per la loro bassa voluminosità. Splendido il Larghetto centrale e folclorico ed espressivo il Rondò finale. Pubblico entusiasta e travolgente il bis concesso con uno Studio del polacco. Cambio di registro e di volume acustico con la tragica Sesta Sinfonia di Gustav Mahler. Bychkov ha colto senza enfasi ma con rigore espressivo l'essenza del monumentale lavoro del viennese. Una esecuzione di alto livello per una Filarmonica in grande forma. Grandissimo successo di pubblico. Prossimo appuntamento per il Ciclo Lang Lang per il 23 maggio: il cinesa duetta con la star del jazz Herbie Hancock in un programma dedicato a Gershwin. Da non perdere. 5 maggio Cesare Guzzardella Roberto Sbaratto per la Stagione dei concerti di Vercelli Per i concerti della Società del Quartetto, al Museo Borgogna, domenica 8 maggio, alle ore 17, nell’ambito del progetto promosso dal Museo Borgogna “l’Arte si fa sentire”, è in programma lo spettacolo teatral-musicale “Franz Liszt, i colori del virtuosismo” con Roberto Sbaratto, voce recitante, e Marlena Maciejkowicz, pianoforte, che, dopo Chopin e Schumann lo scorso anno, chiudono un ideale trittico sui grandi autori romantici. Ora è la volta del compositore ungherese nei duecento anni dalla nascita (1811- 2011). Maciejkowicz-Sbaratto propongono la collaudata formula del concerto con lettura teatrale: un’occasione per conoscere davvero, in un’ora e mezza di spettacolo, una delle vicende più significative nella storia della musica. Il programma musicale della serata comprende due Sonetti del Petrarca (104 e 123), Mefisto – Valzer n.1 e la Sonata in si minore. La manifestazione è in collaborazione con Vercelli e i suoi eventi e con il Museo Borgogna.Roberto Sbaratto, vercellese, è una figura di spicco del panorama teatrale italiano. Biglietti: intero euro11, ridotto abbonati euro 8, ridotto over65 euro 9, giovani euro 5. Per prenotazioni e informazioni: Società del Quartetto, tel. 0161-255575.5 maggio dalla redazione Giovanni Sollima alle Serate musicali E' un musicista particolarmente singolare il palermitano Giovanni Sollima: violoncellista-interprete, compositore, arrangiatore. Il programma presentato ieri sera in Conservatorio davanti ad un folto pubblico, mediamente più giovane del consueto, era diversificato ed interessante: Bach con la Suite n.4 in mi bemolle maggiore preannunciava le ottime qualitá interpretative di Sollima; i tre brani - Romanella, Ciaccona, Tarantella- di Giulio De Ruvo (XVII sec.), i due Capricci di Guseppe Dall'Abaco (XVIII sec.) e il Caprice de Chaconne di Francesco Corbetta (1615-1681) hanno rivelato la passione del cellista per la musica antica e la sua voglia di ricerca di elementi del folclore che partono da lontano. Ma è con le sue composizioni e i personali arrangiamenti che Sollima ha mostrato il suo lato creativo e la sua inconfondibile cifra stilistica. Concerto Rotondo (1998) è un lavoro in quattro parti dove il cellista "cerca parentele con vocalità e tecniche strumentali arcaiche e non occidentali". La particolare accordatura dello strumento utilizzato in modo inconsueto e speciale per una ricerca di sonorità totali e la sua intensità espressiva hanno prodotto un ottmo e convincente risultato, molto apprezzato dal pubblico presente in Sala Verdi. La sua voglia di libertà espressiva, assistita da una certa gestualità che in alcuni lavori arriva alla performance mimica, è molto marcata e si ritrova in alcune personali composizioni-arrangiamenti come Raining Blood da un brano del gruppo di rock metal Slayer, in Angel di Jimi Hendrix- e con le performance del celebre chitarrista rock e nelle modalità espressive Sollima ha una somiglianza- e nei suoi Natural Songbook ispirati da Satie, Scott Joplin e altri autori ma trasformati secondo modalità di sintesi espressiva. Grande successo, con molti giovanissimi in sala venuti ad ascoltare un musicista che sa essere trasversale ai generi...e questo è un pregio. Due i bis concessi. 3 maggio Cesare Guzzardella Isabelle Faust al Viotti Festival di Vercelli Il cartellone, come sempre stimolante, del Viotti Festival di Vercelli ha proposto ieri sera 30 Aprile all’ascolto degli appassionati un programma dedicato al violino, che ha avuto come protagonista una solista forse ancora non nota da noi in Italia come meriterebbe: la quarantenne tedesca (ma ormai da tempo trasferitasi in Francia) Isabelle Faust, vincitrice del prestigioso Concorso Paganini nel 1993. Il clou della serata è stato preceduto da due pezzi sinfonici, eseguiti dalla Camerata ducale, come sempre affidata alla sapiente direzione di Guido Rimonda. Anzitutto Le variazioni sui capricci di Paganini, composizione inedita (2010), e dunque in prima assoluta, del compianto Giorgio Ferrari, violinista, compositore e direttore per molti anni del Conservatorio di Torino, scomparso lo scorso anno e che aveva scritto questo suo estremo lavoro proprio per la Camerata ducale: si tratta in verità di una gradevole esercitazione accademica, consistente nella citazione/rielaborazione di noti temi paganiniani, confezionata con mestiere, rispettosa del principio della tonalità, forse lontana reminiscenza della Paganiniana del neoclassico Casella. A seguire, un ‘fuori programma’: la Sinfonia, G 503 in re maggiore di Boccherini, la prima delle sei sinfonie op.12 del 1771, in quattro movimenti, tra cui svettano i due centrali, l’Andantino dalla suadente pennellata melodica e con raffinate transizioni nel fraseggio e il Minué amoroso, contenente un bellissimo Trio col suo colloquio intimo e dolce tra flauto e archi bassi. La Faust ha eseguito due perle della letteratura violinistica di tutti i tempi, due dei cinque concerti “salisburghesi” di Mozart del 1775, il K 216 in Sol maggiore e il K 219 in La maggiore. Non esitiamo a confessare che l’interpretazione della giovane solista d’oltralpe ci ha conquistato: il suo è un suono di dolcissima , delicata trasparenza, perfettamente intonato, sempre distillato con nitida pulizia. Soprattutto, ed è la virtù somma della Faust, dal suo strumento, uno Stradivari del 1704, noto come “La bella addormentata”, si effonde, grazie ad un tocco di angelica leggerezza, un fraseggio di purissima melodiosità, per il quale tutte le quattro corde dello strumento sembrano suonare “in cantino”, davvero straordinario nel ritmo e nel “respiro” della frase musicale, nella variazione dell’intensità del suono, e che in particolare nei movimenti lenti dei due concerti ha rapito il pubblico. Aggiungete la completa sicurezza tecnica con la quale la Faust affronta da grande virtuosa le parti più impervie dei due concerti (il Rondeau finale del K216, lo sviluppo del primo tempo e il terzo tempo del K219) e avrete il ‘ritratto’ di una interprete di prim’ordine, che ha saputo dare adeguata voce all’ideale estetico di perfezione formale e piacevolezza espressiva, propria del Mozart di questa fase della sua produzione, frutto prodigioso dell’ innesto dello stile galante francese sull’architettura del concerto per violino italiano del ‘700. Semplicemente perfetta, poi, l’intesa con un’orchestra, la Camerata Ducale, indiscutibilmente oggi uno degli organici più collaudati in Italia per la musica settecentesca: non a caso allieva di Cristoph Poppen, fondatore e primo violino del Cherubini Quartet, la Faust ha nel sangue l’inclinazione al taglio “cameristico” dell’esecuzione, in cui la voce solista cerca spontaneamente il dialogo con il tutto orchestrale, fondendosi nell’intreccio delle varie linee strumentali. A tal riguardo si può forse muovere alla Faust l’unico rilievo critico: talvolta il suo suono ci è sembrato perdere vigore, un po’ troppo debole proprio nel dialogo con il “tutto” dell’orchestra, tanto da esserne sopraffatto sino a scomparire. E’ quanto accaduto in particolare nel bis , un tempo del Divertimento per archi in Fa maggiore K138 di Mozart, in cui il primo violino di G. Rimonda (come sempre bravissimo nel guidare i colleghi), “si sentiva” di più di quello solistico. Ma si tratta; sia chiaro; di un’osservazione che nulla toglie alla nostra gratitudine alla bravissima e graziosa Isabelle, per il dono di sublime poesia che ci ha offerto in questa indimenticabile serata. 1 maggio Bruno Busca
|
||