ARCHIVIO MUSICA     2011    

 

 

 

 

DICEMBRE 2011

Barenboim e Pollini alla Scala

Nel quinto e ultimo appuntamento scaligero del ciclo Beethoven-Schőnberg un cambiamento di programma deciso all'ultimo momento e dovuto ad uno sciopero del Coro, ha visto il noto Concerto n.5 "Imperatore" con il grande Maurizio Pollini al pianoforte sostituire la celebre Nona Sinfonia. Il programma ufficiale ascoltato il 21 c.m. prevedeva anche la Kammersymphonie in mi magg. op.9 di Schőnberg. In apertura, sempre del musicista di Bonn, è stata eseguita anche l'Ouverture n.3 "Leonore". Il lavoro di Schœnberg, per quindici strumenti solisti, data 1906 ed è un brano di straordinario interesse per quel che concerne le modalità espressive e di ricerca stilistica. L'approccio cameristico e le timbriche allargate dei numerosi strumenti ad arco e a fiato che entrano in gioco, rendono la dialettica sonora tra il solista e il tutto orchestrale avvincente sotto ogni profilo. L'ottima direzione di Barenboim e l'eccellenti qualità dei solisti hanno resa questa interpretazione particolarmente espressiva e di alto livello. Il concerto "Imperatore" eseguito nella seconda parte ha trovato un ottimo Pollini specie nel movimento centrale e in quello finale. Un'ovazione finale del numeroso pubblico, come spesso accade con Pollini, ha reso la presenza del pianista milanese unica.

23 dicembre         Cesare Guzzardella  

Andràs Schiff alle Serate Musicali

Siamo abituati alla costante presenza in Sala Verdi, nel Conservatorio milanese, del pianista ungherese Andràs Schiff. Ieri per Serate Musicali ha ancora una volta rimarcato la sua sorprendente musicalità con l'esecuzione delle stranote Variazioni Goldberg, monumento bachiano di architettura musicale e di equilibrio formale. La celebre composizione data 1741 ed è un esempio grandioso di polifonia vocale. Le linee melodiche principali della composizione, prendendo spunto dalla semplice Aria iniziale, ritornano continuamente in tutte le trenta varianti del brano per circa settantacinque minuti di musica. Schiff in una non lontana intervista rimarcava l'essenziale riferimento della voce più bassa, quella sostenuta dalla mano sinistra, e raccomandava l'ascoltatore di concentrarsi soprattutto su questa. Il pianista ieri ha sostenuto un'eccellente interpretazione complessiva evidenziando con chiarezza espositiva e luminosità le voci in un contesto di moderati contrasti timbrici. Alcune variazioni sono state sostenute con una maggiore intensità espressiva. Da notare che Schiff in questo brano non usa mai i pedali (eccezione per la sordina nella variazione n.26) e utilizza il pianoforte in modo quasi clavicembalistico anche se le sonorità dell'ottimo Steinway hanno evidenziato un colore che solo la timbrica del pianoforte puo' mettere in rilievo. Profondamente sentiti i lunghi applausi tributati al termine e una sorpresa finale con un lungo bis ancora all'insegna delle variazioni: l'ultimo movimento della Sonata N.30 Op.109 di L.v.Beethoven.

20 dicembre       Cesare Guzzardella

 

L’Orchestra Filarmonica di Belgrado al Coccia di Novara

Una prestigiosa compagine orchestrale europea, l’Orchestra Filarmonica di Belgrado, ha concluso ieri sera 15 dicembre, al Teatro Coccia, il novarese Autunno musicale G. Cantelli 2011. A guidare la formazione serba il quarantenne maltese Charles Olivieri Munroe,non molto noto in Italia, ma con una ormai lunga attività direttoriale nell’Europa centrale (è attuale direttore principale della North Czech Philarmonia di Teplice). L’interessante programma della serata proponeva un’ampia escursione attraverso il tardo romanticismo sinfonico europeo nel suo versante mortuario-demonico, dalla wagneriana Ouverture da’L’Olamdese volante’ alla popolarissima Danza macabra di Saint Saens, all’altrettanto celebre Mephistowalz di Liszt: a questo ‘tema’ si può associare in fondo anche un altro pezzo della serata, anch’esso lisztiano, Les Preludes, il cui titolo fa riferimento alla prefazione all’opera, di mano dello stesso Liszt, in cui si definisce la vita “una serie di preludi alla canzone sconosciuta, la cui prima nota è la morte”. Incastonato in questa serie di brani, a conclusione del primo tempo. il clou della serata, il Concerto n.1 in mi bem. maggiore per pianoforte e orchestra di Liszt, e a chiudere il concerto, infine, sempre di Liszt., la Rapsodia ungherese n.6. A eseguire l’impegnativo concerto lisztiano una solista già nota al pubblico novarese , la ventinovenne Mariangela Vacatello, virgulto della sempre fertile scuola napoletana di V. Vitale e ottimo secondo premio Busoni nel 2005. La Vacatello ha mostrato anche in questa occasione le sue doti migliori: un suono potente ed esatto e un dominio tecnico della tastiera che non è mai virtuosismo fine a se stesso, ma esplorazione attenta delle potenzialità timbrico-espressive della partitura, calibratissima in particolare nel primo tempo, ove la sapienza del fraseggio della giovane pianista ha inciso con efficacia il maestoso tema iniziale, per poi librarsi con suadente abbandono nel lirico volo del secondo tema .Splendido il Presto finale, per scelta dei tempi e limpidezza nella tornitura del suono. Un’interpretazione da applausi, che la sala non ha lesinato e ha ribadito dopo il bel bis, un travolgente Studio per le cinque dita di Debussy. Senza infamia e senza lode la direzione di Olivieri Munroe: l’Orchestra belgradese è ottima formazione, con una buona sezione fiati e archi smaglianti nelle zone ‘scure’ del reparto (violoncelli e bassi), forse poco brillante nei primi violini, ma è stata diretta, specie nell’Olandese volante, con tempi un po’ fiacchi. Tra le composizioni in programma ci ha convinto più di tutte Les Preludes, in cui direttore e orchestra hanno trovato il giusto stacco dei tempi e la necessaria ‘energia’ di suono. Saremo forse troppo ‘seriosi’ ma non abbiamo gradito il bis dell’orchestra, il tango Jalousie, suonato con Olivieri Munroe che mimava sul podio i movimenti di un ballerino: roba, francamente, da teatrino di provincia… E’ così che viene considerato il Coccia di Novara negli ambienti musicali? Temiamo di sì…

16 dicembre          Bruno Busca

 

Un duo di grande qualità per la Società dei Concerti

Non capita spesso di ascoltare la celebre Sonata "A Kreutzer" op.47 di L.v.Beethoven interpretata con evidente intensità espressiva e chiarezza espositiva. Il duo violino-pianoforte di Pavel Berman e Vardan Mamikonian ha stupito il numeroso pubblico intervenuto in Sala Verdi impaginando un programma di brani di S.Prokof'ev e di Beethoven. Del grande russo abbiamo ascoltato i rari brani 5 Melodie op.35 bis e Sonata n.1 op.80. Quindi dopo l'intervallo la Kreutzer. Tecnicamente impeccabili i due strumentisti hanno il raro pregio di una complementarietà interpretativa di alto livello. Il timbro delicato sostenuto con un eccellente vibrato del violinista è stato sottolineato dal tocco preciso, asciutto e luminoso dell'ottimo pianista. Il quarantenne Berman, figlio del leggendario Lazar, ha iniziato la sua carriera violinistica arrivando secondo al "Paganini" di Genova all'età di diciassette anni e da oltre venti è da annoverarsi tra i migliori violinisti della sua generazione. L'armeno Marmiconian è una preziosa scoperta non essendo assolutamente noto qui in Italia. Prokof'ev è stato eseguito con espressività e grande equilibrio dialettico. La Kreutzer, specie nell'incantevole Andante con variazioni, dove risulta evidenziata la parte pianistica, e nel Finale è stata sostenuta sottolineando con perizia musicale ogni dettaglio compositivo. Splendidi i due bis proposti al termine: l'arcinota Liebesleid di Fritz Kreisler e un raro ma profondo brano dello svizzero Ernst Block hanno concluso una serata che bisogna ricordare per molto tempo.

15 dicembre       Cesare Guzzardella  

Il Don Giovanni mozartiano alla Scala

Il meritato successo che il Don Giovanni mozartiano sta ottenendo in questi giorni al Teatro alla Scala è dovuto principalmente alla valida direzione orchestrale di Daniel Barenboim e all'ottimo cast vocale che affronta la maggior parte delle repliche in programma. La non sempre raffinata messinscena di Robert Carsen -  la regia trova invece un'ottima fattura aspressa dalle valide capacità attoriali di molti protagonisti presenti in scena- per quel che concerne le scelte scenografiche di Michael Levine a volte scialbe, eccessivamente minimali e disordinate, non impoverisce la complessiva resa artistica di un lavoro comunque di ottimo livello. Valida la scelta del grande specchio in movimento che rende scena tutto il teatro, meno l'eccessiva ripetizione degli elementi grafici - quinte e sipari- che ricalcano il teatro. Il cast vocale ha trovato nella elegante e chiarissima voce di Peter Mattei, Don Giovanni (foto Archivio Scala) e in quella penetrante di Anna Netrebko, Donna Anna, i migliori interpreti. Valide anche le altre voci con Barbara Frittoli, una sensuale Donna Elvira, non sempre limpida nella timbrica, Giuseppe Filianoti un Don Ottavio timbricamente omogeneo con dei picchi espressivi nelle più note arie. Bravissimi l'incisivo Kwangchul Youn, il Commendatore e Bryan Terfel, Leporello. Bravi Anna Prohaska e Stefan Koćan rispettivamente Zerlina e Masetto. Bravissimo Barenboim nel sottolineare la vocalità dei cantanti con una direzione garbata ma nello stesso tempo varia e incisiva. Splendida nei momenti timbricamente drammatici. Nella terza rappresentazione di ieri lunghissimi applausi al termine in una sala al completo. Prossime repliche per 16-20-23-28 dicembre e 4-8-12 e 14 gennaio. Da non perdere.

14 dicembre      Cesare Guzzardella

Il Quartetto di Tokio alle Serate Musicali

Ritorna spesso il Quartetto di Tokio alle Serate Musicali milanesi. Tra le maggiori formazioni cameristiche mondiali, il celebre Quartetto ha ieri impaginato un programma classico con brani di Haydn e Mozart. Del primo i Quartetti op. 76 n. 2 e 3 e del secondo il Quartetto in fa maggiore K590. Si rimane stupiti ascoltando la perfezione formale ed espressiva  dalla formazione d'archi. Il timbro misurato ed omogeneo dei quattro strumenti ad arco, tali da immaginare un unico strumento, è anche di una qualità tale da rendere queste interpretazioni di raro ascolto in codesta fattura. Ricordiamo i nomi dei quattro interpreti: Martin Beaver al violino, Kikuei Ikeda al secondo violino, Kazuhide Isomura alla viola e Clive Greensmith al violoncello. Grande successo in una Sala Verdi purtroppo non al completo.

13 dicembre             Cesare Guzzardella  

Prossimamente l'Orchestra Filarmonica di Belgrado per i Concerti della Società del Quartetto di Vercelli

Una delle più importanti orchestre europee, in grande formazione, e un programma che ben si abbina all’atmosfera delle feste natalizie per l’assoluta bellezza e popolarità delle musiche, caratterizzano il concerto con l’Orchestra Filarmonica di Belgrado, il prossimo 18 dicembre al Teatro Civico. Al centro del programma la Rapsodia in Blue di George Gershwin eseguita da Illya Zuyko, giovanissimo secondo premio al Concorso Internazionale di pianoforte Gian Battista Viotti 2011. In omaggio a Franz Liszt due Rapsodie ungheresi trascritte per orchestra, la N. 2, in assoluto una delle musiche più amate di Liszt, e la N. 6 “Carnevale di Pest”. Ad aprire il concerto l’Ouverture da L’Olandese volante di Wagner cui seguirà la Danse Macabre di Saint-SaÎns. Chiude la serata il celeberrimo Bolero di Ravel, una sorta di manifesto straordinario della musica del ‘900. Il concerto di Natale 2011, realizzato con il contributo della Fondazione Banca Popolare di Novara per il Territorio, presenta a Vercelli per la prima volta l’Orchestra Filarmonica di Belgrado diretta da Mladen Tarbuk. La storica compagine sinfonica, fondata nel 1923, Ë stata diretta da grandi Maestri quali Karl Bˆhm, Lorin Maazel e Zubin Mehta. Nel 2010 ha suonato al prestigioso Ravello Festival.
I biglietti sono già disponibili in prevendita presso la Societ‡ del Quartetto (biglietti €18, €15, €13, €10). Per prenotazioni telefoniche: 0161 255575.

11 dicembre                         dalla redazione

 

Julia Fischer in duo alle Serate Musicali

Un programma variegato quello ascoltato ieri in Conservatorio per le Serate Musicali. La nota violinista tedesca, di Monaco, Julia Fischer insieme alla pianista ucraina Milana Chernyavska hanno impaginato un programma interessante alternando brani di Mozart, Schubert, Debussy e Saint-Saëns. L'ottimo equilibrio formale e l'elegante timbro del violino della FIscher sono emersi nella Sonata in si bem. Magg. KV454 di Mozart, eseguita in modo impeccabile e sinergicamente dalle strumentiste. Non capita spesso di ascoltare Schubert nel Rondeau brillante in si min. D 895. E' un brano diverso dallo Schubert solito più tenue e delicato al quale siamo abituati, dove l'influenza di certo virtuosismo alla Paganini e di certi richiami al folclore dell'est europeo vengono messi in luce. Valida l'interpretazione del duo. Ci è piaciuta meno ma non poco, la rara Sonata n.3 in sol minore di Debussy, lavoro del 1916-17 particolarmente "moderno" per le sonorità espresse e invece abbiamo molto apprezzato l'esecuzione della Sonata n.1 in re min. Op.75 di Camille Saint-Saëns, brano del 1885 dove l'equilibrio tra i due strumenti e le costruzioni armoniche sono di altissimo livello compositivo. Ottima l'interpretazione complessivafornita dal duo con un punto in più per la violinista e un giudizio positivo per la pianista di indubbia elevata preparazione tecnico-virtuosistica. Grande successo in una sala non completa. Un bis con Melodie di Cajkovskij.

2 dicembre           Cesare Guzzardella

L’Orchestra Filarmonica di Torino al Coccia di Novara

Confessiamo subito che ci ha un po’ deluso l’Orchestra Filarmonica di Torino ascoltata ieri sera 30 novembre, al Coccia di Novara, per l’Autunno musicale G. Cantelli, sotto la guida di Christian Benda, cinquantenne direttore nato in Brasile, ma discendente di quel Jiri A. Benda, padre, nel XVIII sec., della prestigiosa tradizione sinfonica e operistica ceca. Il programma prevedeva tre pezzi: l’Ouverture dal Don Giovanni di Mozart, il Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra in La magg. di F. Liszt con Paolo Restani alla tastiera e, dopo l’intervallo, la Sinfonia n. 1 in Do magg. di Beethoven. L’impressione generale, che ci è sembrata largamente condivisa dal numeroso pubblico presente, è stata quella di una direzione diligente, da parte di Benda, ma piuttosto anonima, senza personalità e senza energia: gli archi ci sono apparsi di suono fragile, senza nerbo, e per quanto riguarda la sezione fiati, ci ha lasciato perplessi la curiosa disposizione degli ottoni, con il corno a destra dei legni e i tromboni sul lato opposto, il che ha prodotto una non felice dispersione dell’energia di suono del registro grave dei fiati. Ne è uscita un’Ouverture mozartiana francamente scialba, con il magico re minore dell’Andante, che di solito ti gela il sangue, condotto senza sussulti e senza emozioni. Un po’ meglio la sinfonia beethoveniana, la cui lettura, da parte di Benda, ci è parsa cercare un equilibrio fra grazia viennese (specie nei primi due tempi) e plastico vigore dei temi e del ritmo, preludio al futuro “secondo stile” del genio di Bonn: anche in questa esecuzione è però mancata un’interpretazione capace di dare risalto con la dovuta energia ai nuovi procedimenti strutturali di questa partitura, specie nel formidabile terzo tempo, quelli che trasformano il tradizionale Minuetto in uno Scherzo di concezione inedita. Due parole, infine sul concerto lisztiano. Valida come sempre l’esecuzione di uno dei più affidabili interpreti di Liszt oggi in Italia, P. Restani, dal suono nitido e cristallino, al servizio di un fraseggio tecnicamente ineccepibile e capace di delicate sfumature, come di impeti di intensa energia, ma non sempre sostenuto adeguatamente da un’orchestra talora un po’ in affanno. Due bis, uno pianistico (uno studio di Rachmaninov) e uno orchestrale (le musiche per balletto Le creature di Prometeo di Beethoven), hanno chiuso la serata di musica novarese.

1 dicembre     Bruno Busca

NOVEMBRE

Andràs Schiff per la Società del Quartetto

Andràs Schiff, pianista ungherese nato nel 1953, è una figura d'interprete particolarmente legata a Milano, città dove regolarmente, da molti anni, tiene concerti di rilevante riuscita estetica. Ieri in Conservatorio in una Sala Verdi gremita, ha proposto un percorso musicale stimolante e vario. Il tema delle "Variazioni" è stato sviluppato attraverso grandi protagonisti del Settecento e dell'Ottocento quali, in ordine di esecuzione, Mozart, Mendelssohn, Haydn, Schumann e Beethoven. Brani diversificati, alcuni di semplice costruzione melodica e armonica quale le 12 Variazioni su un Tema in si bem. maggiore KV500 di Mozart o il più intenso Andante con variazioni in fa maggiore Hob. XVII.6 di Haydn, altri più impegnativi quali le Variations Sérieuses op.54 di Mendelssohn o il raro Tema con Variazioni "Geistervariationen" di Schumann, per terminare, dopo l'intervallo, con le corpose, più complesse e maggiormente rilevanti, da un punto di vista compositivo, Variazioni su un valzer di Diabelli di L.v.Beethoven. E' indubbiamente un eccellente pianista Schiff. Ieri sera ha mostrato ancora una volta le sue doti di grande cesellatore e minuzioso costruttore di forma musicale. Il suo Mozart o Haydn, di grande perfezione ed equilibrio è in linea con le sue modalità stilistiche. Ci è piaciuto molto anche Mendelssohnn, meno l'asciutto e visionario Schumann. Ma forse il lavoro migliore ascoltato è stato quello più importante delle Variazioni Diabelli beethoveniane. La coerenza costruttiva operata da Schiff con i poderosi contrasti dei tempi nella durata complessiva di 53 minuti del brano, seppure molto differenti dalle celebri interpretazioni di un Brendel, un Pollini, un Richter o un Giles, ci hanno rivelato una interessantissima esecuzione che ricorderemo per molto tempo. Due i bis concessi: il tema delle Goldberg di Bach e uno splendido Brahms. Grande successo di pubblico. Ricordiamo il prossimo concerto per il Quartetto del 13 dicembre con il Duo Kavakos-Pace che eseguiranno alcune Sonate per violino e pianoforte di Beethoven.

30 novembre          Cesare Guzzardella

Oleg Caetani all’Auditorium dirige la Sinfonica Verdi

Torna tutti gli anni all’Auditorium Oleg Caetani per dirigere l’Orchestra Sinfonica Verdi.In passato abbiamo ascoltato eccellenti interpretazioni delle grandiose sinfonie di Sostakovic. I compositori russi sono quelli che maggiormente impegnano questo ottimo direttore d’orchestra allievo in passato di Franco Ferrara e ispirato, nella sua concezione musicale, da Nadia Boulanger. Ieri pomeriggio l’ultima replica domenicale prevedeva due importanti lavori sinfonici: la Sesta Sinfonia “Pastorale” op.68 di L.v.Beethoven e il corposo lavoro sinfonico Manfred op.58 di P.I.Čajkovskij. Due composizioni musicalmente molto diverse ma legate da un filo conduttore simile: la natura per la sinfonia beethoveniana e il dramma di un uomo, Manfred, nella Sinfonia in quattro quadri del russo. Il contrasto musicale tra i due lavori è stato intenso: la leggerezza di gran parte del lavoro di Beethoven, la più orecchiabile delle suo sinfonie, reso molto bene dall’Orchestra Verdi attraverso timbriche ricche di luminosità, e la forza contrastante dei lunghi movimenti del lavoro del russo, eseguiti con efficace tensione timbrica da un’orchestra che risulta molto preparata ai rapidi cambiamenti di registro musicale. Decisamente valida ed espressiva la direzione di Caetani in questo lavoro dove l’esercizio virtuosistico, in tutte le differenti componenti timbriche, restituisce un effetto poetico-sonoro di grande tensione emotiva. Al termine lunghissimi applausi del pubblico. Prossimo appuntamento sinfonico per giovedì 1 dicembre, con repliche il 2 e 4 dicembre, con musiche di Stravinskij e Čajkovskij diretta da Zhang Xiang.

28 novembre Cesare Guzzardella

La XIV Stagione del Viotti Festival a Vercelli

Il concerto ascoltato ieri sera, 26 novembre, presso il Teatro Civico di Vercelli, nell’ambito della XIV Stagione del Viotti Festival, proponeva un impaginato giustamente definito “eterogeneo” nelle note del programma di sala: eterogeneo sia per stile e linguaggio musicale, sia per qualità e profondità estetica dei brani eseguiti. Al vertice una delle opere più affascinanti del Novecento russo-sovietico: la Kammersinfonie op.110 A di D. Schostakovic, trascrizione per orchestra, ad opera di R. Barschaj (ma approvata dall’autore) dello stupendo Quartetto n. 8 in do min. op.110 del 1960: finalmente un po’ di Novecento vero anche nel Piemonte orientale! Intorno a questo abbagliante sole musicale ruotavano pianeti e pianetini di composizioni anche molto note, ma scelte con l’evidente intento di compiacere il gusto di un pubblico appassionato e generoso, che nell’ascolto musicale cerca soprattutto (o soltanto?) un’esperienza acusticamente gradevole e/o tecnicamente avvincente. Si cominciava con il Divertimento n. 1 per archi op.20 di Leo Weiner, presentato con un po’ di esagerazione nel programma come “il maggiore compositore ungherese del XX sec. dopo Bartok e Kodàly” (e dove li mettiamo un Ligeti o un Kurtag, nati solo per caso cittadini romeni, ma magiari a tutti gli effetti per origine e formazione?): si tratta di un brano ispirato al folklore ungherese, richiamato come puro repertorio di temi elaborati secondo una tecnica espressiva ancora rigorosamente tonale, lontana anni luce dalla ricerca bartokiana verso soluzioni linguistiche rivoluzionarie. Il resto dell’impaginato proponeva due brani di Liszt, l’Angelus S 378, e la Rapsodia ungherese S 244/2 , entrambi trascrizione per orchestra da originari pezzi pianistici, due di Ciajkovskij, la Melodie da Souvenir d’un lieu cher per violino e orchestra op. 42 n.3 e il Valse-Scherzo per violino e orchestra op.34 e un famoso brano di Saint Saens, l’ Introduction et Rondo capriccioso per violino e orchestra op. 28. Il tutto era affidato all’esecuzione di un complesso austriaco fondato circa vent’anni fa, l’orchestra d’archi da camera Arpeggione Kammerorchester, sotto la direzione del macedone R. Bokor, noto al pubblico degli intenditori anche come apprezzato violinista. Nella parte del violino solista si presentava per la prima volta al pubblico vercellese la ventottenne violinista di origine russa Maria Azova, che ci è piaciuta molto per la sua cavata intensa e ben intonata, dal suono morbido e vibrato, sostenuto da una tecnica sicura: veramente bella, sottoil suo archetto, la Melodie ciajkovskijana, in cui l’interpretazione della Azova ha saputo sintetizzare al meglio la limpida melodiosità alla Mendelssohn e l’effuso lirismo proprio del grande russo, che sono i due elementi compositivi di base del brano. Ma validissima anche l’esecuzione del pezzo di Saint Saens, in cui la Azova ha superato con disinvolta agilità le impervie difficoltà tecniche della partitura. Ottima è anche l’impressione lasciataci dall’Arpeggione e dalla direzione di Bokor, che non usa la bacchetta, ma guida gli orchestrali con gestualità ampia ed eloquente, ottenendone un suono molto bello, pieno, ricco di tutte le sfumature degli archi, dalla coloritura timbrica così viva da non far rimpiangere l’assenza dei fiati. Bellissima in particolare l’interpretazione del pezzo che da solo valeva la serata, la sinfonia di Sciostakovic-Barschaj, di cui l’Arpeggione e Bokor hanno restituito al meglio il clima espressionistico di cupa angoscia che la pervade: ricorderemo a lungo con qualche brivido il sinistro valzer del terzo tempo (Allegretto), con la sua danza macabra allucinata sulle note che compongono il crittogramma del nome del compositore.A lla fine dopo il bis reclamato a gran voce dal pubblico, un Valzer di Ciajkovskji, grandi e prolungati applausi per tutti i protagonisti di questa bella serata di musica vercellese.

27 novembre             Bruno Busca

Simone Pedroni a Novara

Un numeroso pubblico ha gremito ieri sera, 25 novembre, l’auditorium del conservatorio G. Cantelli di Novara, per ascoltare il pianista Simone Pedroni, tornato nella sua città di origine, su invito del locale Kiwanis club Monterosa, per un concerto il cui incasso sarà devoluto ad attività di beneficienza a favore dell’infanzia bisognosa. Pedroni, attualmente pianista “in residence” presso l’orchestra “Verdi” di Milano, ha presentato un programma che proponeva (senza intervallo) due pezzi di Chopin, il Notturno op. 48 n.2 e la splendida Barcarola op.60, un’ampia antologia dal primo libro dei Preludi di Debussy e infine quattro pezzi da musiche da film di Nino Rota, cui il giovane solista novarese ha dedicato assidui studi, stimandolo, come ha dichiarato lui stesso in un appassionato discorso di presentazione al pubblico, una delle personalità più interessanti del ‘900 musicale italiano. Ovviamente il clou dell’impaginato era rappresentato dalle composizioni di Debussy, interpretate benissimo da Pedroni, che nella fedeltà assoluta alla partitura, ha saputo scavare, con un tocco sempre finissimo e ricco di sfumature, nelle idee melodiche contenute nelle indefinite armonie e nell’affascinante tessuto timbrico della scrittura debussyana. Un’esecuzione, quella di Pedroni, che non concede nulla all’”effetto” , ma esplora con intelligenza e profondità le più intime nervature del testo musicale, rendendone al meglio l’incanto poetico: splendida, per raffinatezza timbrica e colore, la Cattedrale sommersa nell’interpretazione di Pedroni. Valido per scelte agogiche e interiorità del suono anche il suo Chopin, mentre non siamo riusciti a cogliere particolari motivi di interesse musicologico nei brani di Rota, al di là della loro indubbia piacevolezza melodica, in particolare Il padrino e Amarcord. Applausi a scena aperta, dopo i due bis, da Chopin e Liszt.

27 novembre       Bruno Busca

Prossimamente a Vercelli le Sonate di Beethoven con il pianista Fabio Grasso

Venerdì 2 dicembre, al Museo Borgogna, ore 21, per la Stagione di concerti della Società del Quartetto, è in programma il concerto del pianista Fabio Grasso. L'artista vercellese giunge al termine di un lungo percorso iniziato nel 2007 e che lo ha visto attraversare con straordinaria maestria tutto l’arco delle 32 Sonate beethoveniane. Questa particolare, ultima serata propone le Variazioni Diabelli (op. 120) e un capolavoro assoluto come la Sonata op. 106 “Hammer-klavier”. Se l'op. 120 segna la nascita della tecnica di variazione moderna, riferimento obbligato per Schumann, Brahms e successivi continuatori e innovatori della tradizione fino al 900, la Sonata op. 106 è la più ampia e complessa di tutte le Sonate di Beethoven, nata negli anni 1817-18 e pubblicata nel settembre del 1819. La genesi dell'op. 106 s'intreccia con i primi due movimenti della Nona Sinfonia, con parte della Messa solenne e con il progetto di una Cantata in onore dell'Arciduca Rodolfo d'Asburgo (cui la Sonata è dedicata): la Grande Sonata in si bemolle è il corrispettivo pianistico di queste monumentali concezioni sinfonico-corali.

27 novembre la redazione

Al via la  XIVesima  edizione del Viotti Festival  

Sabato 26 novembre alle 21:00 il Teatro Civico di Vercelli aprirà ufficialmente la XIVesima edizione del Viotti Festival con gli Arpeggione kammerorchester diretta dal maestro Robert Bokor. Una novità per il pubblico vercellese che avrà modo di apprezzare per la prima volta l’eccellente ensemble austriaca dalla storia ventennale. L’orchestra ha tra i suoi obiettivi quello di proporre un programma musicale ad altissimo livello, passando con disinvoltura dal repertorio classico al contemporaneo con la stessa accuratezza ed attenzione al dettaglio. Un gruppo di professori provenienti da tutto il mondo che suonano sotto la direzione artistica del violista Irakli Gogibedaschwili e che con lui celebrano 20 anni di grandi successi internazionali. Dalla sua fondazione questa orchestra ha tenuto più di 600 concerti in tutti il mondo: Europa, Stati Uniti, America Centrale, Sud America, Brasile, Russia e Israele. Sul podio del Civico Rober Bokor guiderà gli Arpeggione e Maria Azova, violino solista della serata, in  un programma che non potrà lasciare indifferenti gli amanti della musica classica. Il primo tempo vedrà protagonisti due autori del novecento, Leo Weiner e Dmitrij Shostakovic, mentre in secondo tempo sarà incentrato su un repertorio più classico e di facile ascolto con opere di Franz Liszt, Camille Saint-Saens e Pyotr Ilyich Tchaikovsky. 
I biglietti per sabato 26 novembre 2011 si potranno acquistare direttamente al box office del Teatro Civico di Vercelli venerdì 25 novembre dalle 17:00 fino alle 20:00, oppure sabato 26 novembre, un’ora prima del concerto. I prezzi partono da 10,00 euro fino a 22,00 euro. I possessori della Pyou Card, i CRAL e gli Over 65 hanno diritto al biglietto ridotto. Per maggiori info contattare l’Associazione Camerata Ducale allo 011 755791 o inviando una mail a info@viottifestival.it 
Il prossimo appuntamento in cartellone al Civico di Vercelli è per giovedì 1 dicembre 2011 alle ore 21:00 con il recital pianistico del virtuoso francese François-Joel Thiollier. Il concerto fuori abbonamento è organizzato dall’Associazione Camerata Ducale e dal Rotary Club di Vercelli con il sostegno del Comune di Vercelli, l’Istituzione Vercelli e i suoi Eventi in collaborazione con l’Associazione benefica Donne di Porta Torino. I proventi del concerto saranno devoluti in beneficenza alle famiglie vercellesi meno fortunate con l’augurio di un Natale più sereno. I biglietti potranno essere acquistati al box office del Teatro Civico nelle seguenti date: 21/22/23/24/25 e 30 novembre 2011 dalle 17:00 alle 20:00 e giovedì 1 dicembre un’ora prima dallo spettacolo. 
Gli abbonati al Viotti Festival hanno diritto all’ingresso ridotto. 

25   novembre    la redazione

Dudamel e la Sinfonica Simón Bolívar per il Progetto Arca onlus

Ieri sera al Teatro alla Scala abbiamo assistito ad uno spettacolo musicale di raffinato interesse a favore della Fondazione Progetto Arca onlus, un'associazione benefica nata nel 1994 per offrire una risposta concreta a chi vive un grave stato di indigenza ed emarginazione. La scelta artistica non poteva essere meglio in quanto a sostenere il Progetto Arca abbiamo trovato la Sinfónica Simón Bolívar de Venezuela e il suo direttore Gustavo Dudamel. L'orchestra è nata infatti in Venezuela per opera del musicista ed ex ministro della cultura José Antonio Abreu come punta di diamante di una capillare organizzazione musicale che dal 1975 interessa centinaia di migliaia di bambini e ragazzi, la maggior parte dei quali vive sotto la soglia di poverta. Il programma ascoltato ieri prevedeva la Sinfonia n.3 "Eroica" di L.v.Beethoven, la Suite n.2 "Daphnis et Chloé" di M. Ravel e la suite dal balletto "L'Oiseau de Feu" di I.Stravinskij, lavori di grande impatto coloristico e timbrico. È sorprendente vedere e sentire giovani orchestrali, tutti al di sotto dei trent'anni, interpretare fondamentali partiture di grandi musicisti ad un livello molto alto. La direzione di Dudamel e l'esecuzione dell'orchestra ci hanno stupito soprattutto nei brani di Ravel e Stravinskij per la qualità timbrica e lo spessore dinamico del suono, preciso e chiaro in ogni dettaglio. Di elevato livello ogni sezione dell'orchestra con una ancor più esemplare sezione di fiati. Il successo di pubblico e l'ovazione resa al termine del programma ufficiale ha portato ad un primo bis con un'energica Ouverture da La forza del destino di Verdi e dopo un improvviso spegnimento di luci e gli orchestrali e il direttore improvvisamente colorati con una blusa venezuelana ancora due bis sud-americani all'insegna del ritmo e del divertimento musicale. Strepitoso successo. Chi volesse aitare la Fondazione Progetto Arca onlus puo' sostenerla attraverso il c/c postale 35682202 o telefonando allo 02-67076867 di via Lazzaretto 19 Milano. Sito web: www.progettoarca.org

22 novembre       Cesare Guzzardella

Michele Campanella alla Scala

E' considerato uno dei massimi interpreti della musica di Liszt. Michele Campanella è venuto di recente più volte a Milano per farci ascoltare le preziose sonorità del musicista ungherese. Classe 1947 e allievo del napoletano Vicenzo Vitale, ha nella sua carriera interpretato tutto Liszt, i classici e anche alcuni autori a lui più congeniali quali Busoni e Mussorskij, sempre in esecuzioni molto ricercate e molto studiate. Il suo interesse per il timbro è dimostrato anche dal bisogno di portarsi in giro il suo amato Gran Coda Yamaha, realizzato appositamente per ottenere particolari sonorità specie nei toni medio- bassi. Ieri sera, alla Scala davanti ad un numeroso pubblico, ha sostituito all'ultimo momento Yuja Wang, giovane ed affermata pianista cinese proponendo la terza raccolta da Année de pèlerinage, di rara esecuzione, e la più nota Sonata in si minore. Sette sono i brani che formano l'ultima serie di Année e sono rappresentativi di un Liszt diverso da quello più estroverso e virtuosistico che il grande pubblico conosce. I colori cupi e ricchi di contrasti, le sonorità aspre nei toni bassi, il linguaggio crudo e spesso espressionista, sono presenti in almeno cinque dei brani della raccolta. L'avvincente interpretazione di Campanella ha convinto il pubblico presente nella Sala del Piermarini anche nella conosciuta Sonata in si minore, eseguita con grande equilibrio formale. Due i bis concessi dal pianista: un impeccabile Momento musicale di Schubert e ancora Liszt con la Rapsodia ungherese n.15

21 novembre  2011   Cesare Guzzardella

La Verdi e Roberto Cominati all' Auditorium

Molto bello il concerto ascoltato ieri nella replica domenicale dell'Auditorium. La Sinfonica Verdi diretta da Zhang Xian interpretava prima Beethoven con il Concerto per pianoforte n.2 Op. 19 e quindi Cajkovskij con la Sinfonia n.6 Op. 74 "Patetica". Il primo brano in programma ha visto un ottimo solista al pianoforte quale Roberto Cominati. L'ottima direzione della Xian del concerto ha trovato un valore aggiunto nella delicata ed equilibrata interpretazione di Cominati. Una esecuzione all'insegna del classicismo con ottime timbriche nella lunga cadenza dell'Allegro con brio iniziale. Valido anche il Debussy proposto da Cominati come bis. Ottima anche l'interpretazione della celebre Sinfonia "Patetica". Sala stracolma di pubblico e interminabili applausi al termine. Prossimo concerto il 24-25-27 novembre con il direttore Oleg Caetani e ancora Beethoven (Sinfonia Pastorale) e Cajkovskij (Manfred).

21 novembre C.G.

Barenboim dirige la Filarmonica scaligera

Per uno sciopero indetto dalle RSA CGIL, CISL, UIL e FIALS del Coro del Teatro alla Scala, il primo dei tre concerti diretti da Daniel Barenboim per la Stagione Sinfonica, mercoledì 16 novembre, non ha avuto luogo. La prima si è invece avuta ieri sera e l'Orchestra Filarmonica scaligera e il suo direttore Daniel Barenboim si sono cimentati nella Serenata in do min. K 388 di Mozart e in due lavori di Giuseppe Verdi: il Quartetto d'archi in mi minore, nella versione per grande orchestra d'archi, e i Quattro pezzi sacri. Il divertimento mozartiano è un brano per ottetto di fiati che prevede l'uso raddoppiato dell'oboe, del fagotto, del corno e del clarinetto. Valida l'interpretazione ascoltata dei solisti scaligeri. Il Quartetto di Verdi, nella bellissima trascrizione per grande orchestra d'archi ha trovato un'ottima direzione in Barenboim. Il direttore è riuscito a rendere con efficacia ogni timbrica mediante equilibrate ed espressive dinamiche sonore. Brani di grande effetto coloristico, i Quattro pezzi sacri, con la parte corale preparata dal bravissimo Bruno Casoni, sono stati interpretati con energica direzione orchestrale ed avvincente equilibrio nei settori vocali. Nelle note finali anche il soprano Adriana Damato ha dato un valido contributo all'ottima interpretazione. Particolarmente espressiva la resa coloristica. Domani sera, sabato 19 novembre si terrà la replica alle ore 20.00. Da non perdere.

18 novembre     Cesare Guzzardella

Prossimammente il Quartetto Lyskamm a Vercelli

Domenica 27 novembre al Museo Borgogna (ore 21), per la stagione concertistica della Societ‡ del Quartetto e nell’ambito della rassegna “l’Arte si fa sentire” è in programma il concerto del Quartetto Lyskamm. Il quartetto d’archi italo tedesco che, la sera successiva debutterà al Lingotto-musica di Torino, propone in programma il Quartetto in Sol maggiore D887 di Franz Schubert. Il Quartetto Lyskamm è stato fondato durante l'estate del 2008 sotto la guida di Roberto Tarenzi. E’ composto da due musicisti italiani, una italotedesca e una tedesca, di età compresa tra i 23 ed i 29 anni. Nel 2009 è entrato a far parte della classe dell'Artemis Quartett presso l'Università delle Arti di Berlino, città dove attualmente risiede. Su invito del Premio Paolo Borciani, il quartetto ha preso parte alla masterclass dello stesso Artemis Quartett al Festival Internazionale del Quartetto di Reggio Emilia. Dal 2010, il quartetto segue le masterclass organizzate dalla European Chamber Music Academy (Ecma) presso la scuola di musica di Fiesole (Accademia Europea del Quartetto) e l’Università delle Arti di Vienna; in queste occasioni, ha incontrato docenti quali Johannes Meissl, Hatto Beyerle, Claus Christian Schuster, Christophe Giovaninetti, Christoph Richter, Antonello Farulli e Andrea Nannoni. Ha partecipato inoltre alla masterclass del Quartetto Fine Arts presso la Fondazione Stradivari di Cremona (2008). Il Quartetto ha ricevuto il primo premio al concorso internazionale di musica da camera Guido Papini - Città di Camaiore (2009) e al concorso internazionale di musica da camera Luigi Nono di Venaria Reale (2008). Ha inoltre ottenuto il terzo premio ed il premio per la migliore esecuzione del Quartetto op. 41 n. 2 di Schumann al concorso internazionale di musica da camera Città di Pinerolo (2009), e il premio per la migliore esecuzione di un brano del novecento al concorso internazionale di musica da camera Carlo Mosso di Alessandria (2008). Nel 2010 è stato finalista al premio internazionale di musica da camera Vittorio Gui. Il quartetto ha collaborato con la violista Simone Jandl nell’esecuzione di quintetti di Beethoven e Brahms.Lo scorso anno ha tenuto concerti per la Societ‡ Filarmonica di Trento, gli Amici della Musica di Padova, gli Amici del Quartetto di Reggio Emilia e l'Associazione Amici di Campolofeno all'Isola d'Elba; inoltre, ha inaugurato la rassegna Brera Musica a cura della Società del Quartetto di Milano e tenuto un ciclo di concerti presso la Società del Quartetto di Vercelli. Tra gli impegni più recenti, i concerti presso il chiostro della Basilica di Santa Croce a Firenze, Villa Ciani a Lugano, il Festival Ad Occhi Chiusi di Pitigliano e Villa Cagnola a Gazzada Schianno. I biglietti sono già disponibili in prevendita presso la Società del Quartetto. Prezzi da 11 a 5 euro. Per informazioni e prenotazioni: tel. 0161 255575.

18 novembre         la redazione

Una serata speciale per le  Serate Musicali 

Due i pianisti ospitati ieri sera da Serate Musicali: il polacco Marcin Koziak e l'italiana Leonora Armellini. Entrambi giovani e con una predilezione per la musica di Chopin. Il concerto è stato organizzato anche in occasione della Festa Nazionale dell'Indipendenza della Repubblica di Polonia in collaborazione con il Consolato Generale di Polonia. I due bravissimi concertisti hanno ottenuto prestigiosi riconoscimenti al “Concorso Internazionale F.Chopin "di Varsavia del 2010: Koziak è arrivato in semifinale e la Armellini ha ottenuto il premio speciale "Janina Nawrocka" per la “musicalità  e bellezza di suono”. Ottime le interpretazioni dei brani ascoltati ieri sera. Il ventiduenne  Koziak ha rilevato un'alta perfezione tecnica ma soprattutto una timbrica molto polacca nell'eseguire cinque tra i più noti brani di Chopin. Tra quelli meglio interpretati segnaliamo gli Scherzi op.54 e op. 31 e il Notturno op.15 n.2. La diciannovenne Armellini ha mostrato una sicurezza interpretativa fuori dal comune con una splendida cantabilità specie nelle 4 Mazurche Op.33 e nell'incisiva Sonata in si min. Op.58. Grandissimo il successo di pubblico e un ottimo bis per l'Armellini con uno Studio del grande polacco.  

15 novembre 2011        Cesare Guzzardella

Madama Butterfly al Teatro Coccia di Novara

All’insegna di Puccini l’inaugurazione della stagione lirica del Teatro Coccia di Novara, cui abbiamo assistito oggi, domenica 13 novembre ( ma la prima assoluta ha avuto luogo venerdì 11): la Madama Butterfly, coproduzione  delle Fondazioni Coccia e Donizetti di Bergamo. Sul podio il giovane Maestro giapponese Hirofumi Yoshida, già presente in Italia nelle ultime stagioni (a Napoli e a Palermo) , alla guida dell’Orchestra Filarmonica Italiana, accompagnata dal Coro Donizetti di Bergamo e dal Balletto di Milano. Diremo subito che questa Butterfly novarese ci è parsa dignitosa, sia sotto il profilo musicale, sia sotto quello scenografico e registico, affidato  a Massimo Pezzutti. Yoshida ha diretto bene,  con una efficace concertazione e  valorizzando con l’opportuno impasto timbrico il suggestivo tessuto armonico e melodico della partitura del grande Lucchese. Quel che più conta, ha guidato validamente i cantanti in scena, anche se talvolta le loro voci ci sono giunte poco chiare, coperte dal suono orchestrale, ma non sappiamo francamente dire quanto questo dipenda dall’acustica  del teatro novarese…Apprezzabile la prova di Raffaella Angeletti, una Butterfly scenicamente attendibile, specie nei due atti conclusivi, nel progressivo alternarsi di cieca illusione e atroce sospetto, sino al suicidio finale, ben recitato. Vocalmente è soprano di voce morbida ben chiaroscurata sui registri centrali, non sempre impeccabile su quelli estremi. Degli altri interpreti ci sono piaciuti in particolare lo Sharpless di Marzio Giossi, pienamente all’altezza del ruolo di ‘antagonista morale’ di Pinkerton, dalla pastosa voce baritonale, e la Suzuki di Annunziata Vestri, che con il suo registro di mezzosoprano di particolare vigore ha dato spessore alla parte della ‘servetta’. Non ci ha invece detto molto il Pinkerton del giovane tenore basco dall’impossibile nome di Andeka Gorrotxategi: scenicamente impacciato (francamente irritante il sorriso eternamente stampato sul suo viso per tutto il primo atto) e vocalmente piuttosto insignificante: la romanza “Addio fiorito asil” del terz’atto, il numero più ad effetto della sua parte, è suonata sulla sua bocca alquanto sbiadita e priva in gran parte del suo struggente colore  sentimentale. Valida la proposta registica di Pezzutti, che sceglie, delle quattro versioni della Butterfly, secondo noi giustamente, l’ultima, quella parigina del 1906, e propone un allestimento essenziale, conservando i riferimenti esotici della tradizione, ma senza esagerare in ‘giapponeserie’ e con un suggestivo gioco di colori e luci, da delicata stampa giapponese, ma anche intelligentemente adatto ad accompagnare le iridescenze cromatiche della ‘tavolozza’ pucciniana. Buon successo di pubblico, con il Coccia tutto esaurito.

14 novembre     Bruno Busca

Roberto Cappello a Vercelli

Non è stato semplicemente un concerto, quello offerto dalla vercellese Società del Quartetto ieri sera, sabato 12 novembre, presso il locale Teatro Civico, ma un ghiotto, gioioso ‘banchetto dello spirito’, apparecchiato agli appassionati con due ‘ingredienti’ della più raffinata cucina musicale: il programma, impaginato su un solo pezzo, la trascrizione lisztiana per pianoforte solo del sublime ciclo liederistico Schwanengesang di F. Schubert, e il solista, Roberto Cappello, figura oggi aristocraticamente appartata dai clamori della cronaca musicale, ma di assoluta grandezza nel panorama del pianismo contemporaneo, non solo italiano ( tra i pochissimi Italiani, ricordiamolo, ad aver vinto il primo premio Busoni negli ultimi trentacinque anni…).  Il brano eseguito appartiene a quello  che personalmente riteniamo il vertice delle numerose e famose parafrasi e trascrizioni di Liszt: nello Schubert rivisitato dal grande ungherese la malinconica vena elegiaca di schietto sapore romantico-viennese  si sposa magnificamente con il sontuoso e sottile cromatismo tardo romantico, che nei registri acuti sembra dissolversi in un’atmosfera di incantevole dolcezza, mentre nelle ottave più basse della tastiera manda oscuri presagi di morte, fin dallo straordinario attacco del primo brano, Die Stadt-La Ville. Cappello ha interpretato in modo memorabile il complesso tessuto armonico e melodico di questo capolavoro: il suo è un suono che non ha mai nulla di gratuito, che si stacca dalla tastiera, nitido ed esatto, come scavato dalle profondità più remote della partitura. L’ascoltatore avverte che l’esecuzione non è frutto soltanto delle stratosferiche capacità tecniche del Maestro, ma scaturisce dal movimento interiore del pensiero che si fa musica, coinvolgendo il pubblico in un’intensa esperienza emozionale e intellettuale, che ha avuto il suo momento culminante nel brano  centrale della nota Serenata: la cullante e trepida elegia della linea melodica è stata eseguita  con un fraseggio delicatissimo, dal suono limpido e appena sfumato, sostenuto da un uso raffinato del pedale e da un tocco di  cristallina trasparenza. Trascinato dall’emozione il pubblico non ha potuto trattenere gli applausi,  scrosciati davvero dal cuore, che hanno costretto il Maestro, piacevolmente sorpreso, ad interrompere l’esecuzione per alcuni minuti ( è la prima volta, confessiamo volentieri, che ci capita di assistere ad un episodio simile). Alla fine del concerto i numerosi presenti hanno tributato a Cappello un autentico trionfo: un quarto d’ora buono di applausi e ovazioni, interrotti da tre bis lisztiani, fra cui la Trascrizione dell’Ave Maria di Schubert, di sobria e intima dolcezza, ha ancora una volta mostrato le eccelse qualità esecutive di un grande Maestro. Serata indimenticabile. 

13 novembre    Bruno Busca

Trombe squillanti per  I pomeriggi Musicali al Dal Verme  

Ieri pomeriggio grande successo per la replica del concerto tenuto dall'orchestra de “I Pomeriggi Musicali” guidati per l'occasione dal direttore Carlo De Martini. Il programma, tutto settecentesco, prevedeva brani di Haydn, Vivaldi e Mozart. La prima parte tutta haydniana ha visto sul palco il noto trombettista Gabriele Cassone che con una tromba d'epoca a "chiavi" ha interpretato il celebre Concerto per tromba e orchestra hob.VII 1 di J.Haydn. Questo è stato anticipato dalla breve ma efficace Marcia per la Reale Società dei Musicisti composta da Haydn qualche anno prima del brano trombettistico ed eseguita come introduzione al concerto ed in perfetta unità stilistica con il medesimo. Nella seconda parte il breve ma intenso Concerto per due trombe, archi e basso continuo di A.Vivaldi ha messo in risalto oltre che la tromba naturale di Cassone anche quella sempre naturale di Luciano Marconcini. Ottima l’esecuzione. Due i bis proposti da Cassone tra cui delle virtuosistiche Variazioni sul tema del Carnevale di Venezia per la più moderna tromba o meglio cornetta a pistoni. Ultimo brano proposto dalla compagine orchestrale la Sinfonia n.20 K.133, opera giovanile di W.A.Mozart, diretta impeccabilmente da De Martini ed eseguita con rigore stilistico dall'orchestra de I Pomeriggi. Lunghi applausi al termine. Prossimo concerto il 17 e 19 novembre con il pianista Ilya Kim e la direzione di Vittorio Parisi. Verranno eseguite musiche di Liszt, Weber e Brahms.  

13 novembre             Cesare Guzzardella

Il pianista Bronfman per il Quartetto in Conservatorio  

Yefim Bronfman è un pianista nato nel 1958 a Tashkent in Russia. Ha studiato negli Stati Uniti con grandi interpreti quali Rudolf Serkin e Leon Fleisher. Lo spessore musicale ereditato dalla migliore scuola pianistica russa e statunitense l'abbiamo riscontrato nel bellissimo concerto tenuto ieri in Conservatorio per la Società del Quartetto. Il programma, particolarmente impegnativo, prevedeva la Terza Sonata op.5 di J.Brahms, tra brani da Études d'exècution trascendante di F. Liszt e la Sonata n.8 op.54 di S.Prokof'ev. Se si volesse stabilire un ordine di preferenza dei brani ascoltati, Brahms andrebbe segnato al primo posto. La resa interpretativa di Bronfman dell'amburghese è stata avvincente sotto ogni profilo. Il suono pesato con giuste pause e dinamiche diversificate, ha sottolineato il mondo brahmsiano con espressività che da molto tempo, per questo autore, non si ascoltava. Efficace anche Liszt specie in Mazeppa e in Chasse-neige. La difficile sonata di Prokofe'ev, resa celebre da grandissimi quali Gilels o Richter, ha trovato un ottimo interprete in Bronfman. Maggiori contrasti ritmici e percussivi avrebbero forse giovato ad una esecuzione che ha avuto nella fluidità e nella morbidezza una sua connotazione. Di altissimo livello i due bis proposti con uno Studio di Chopin impeccabile e un equilibrato e pregnante brano di Paganini-Liszt. Grandissimo successo. Da ricordare. Prossimo concerto per il Quartetto giovedì, 29 novembre con Andràs Schiff che eseguirà “variazioni” di grandi autori classici.  

9 novembre     Cesare Guzzardella

Aldo Ceccato dirige la Sinfonica e il Coro Verdi nel Requiem di G.Verdi  

Era tra quelli imperdibili il concerto tenuto dalla “Sinfonica Verdi” all'Auditorium milanese. Domenica pomeriggio la grande sala, stracolma di pubblico, ha accolto con grandi applausi il bravissimo direttore Aldo Ceccato per terminare con una vera e propria ovazione. In programma la celebre Messa da Requiem di Giuseppe Verdi, un brano che prevede l'utilizzo di una grande orchestra, uno sterminato coro e quattro voci soliste. Verdi scrisse questo capolavoro per commemorare la scomparsa di Alessandro Manzoni avvenuta nel maggio del 1873. L'esecuzione ebbe luogo esattamente l'anno successivo e nel medesimo giorno, il 23 maggio, presso la chiesa di San Marco a Milano. Pochi giorni dopo la Messa venne replicata per ben tre volte al Teatro alla Scala e anche in questa sede il successo fu clamoroso. Nell'esecuzione della lunga partitura, ieri pomeriggio il Maestro Ceccato ha deciso un'intervallo -all'epoca lo aveva previsto anche Verdi-  dopo il Dies irae. Eccellente l'interpretazione ascoltata. I tempi molto equilibrati, gli efficaci sbalzi dinamici nelle suadenti timbriche, l'ottimo coro preparato da Erina Gambarini e un cast vocale di grande levatura, oltre ai bravissimi orchestrali, hanno portato al grande successo. Ricordiamo le luminose voci soliste: Francesca Scaini, soprano, Giovanna Lanza, mezzosoprano, Tomas Cerny, tenore, ed infine Martin Gurbal voce di basso. Da ricordare. Prossimo concerto per la Stagione sinfonica l'8-11-12 novembre con la Xian che dirige musiche di Rossini, Rossini-Britten e Beethoven (Settima sinfonia). Da non perdere.  

7 novembre          Cesare Guzzardella 

Raymonda di Glazunov-Petipa alla Scala  

Al Teatro alla Scala ultima replica del balletto Raymonda su musiche di Aleksandr Glazunov e le coreografie di Marius Petipa. La direzione orchestrale per l'occasione è affidata a Michail Jurowski. Il lavoro in tre atti ebbe la prima rappresentazione nel 1898 a San Pietroburgo. Raymonda  (foto Archivio Scala) è ambientato in epoca cavalleresca ed è in uno stile classico tipico dei balletti russi del periodo. Ieri sera l'ottima direzione musicale di Jurowski ha evidenziato  l'impeccabile maestria di Glazunov nel fondere la musica antica dei troubadours francesi, di immediata presa emotiva, insieme alle più complesse  timbriche e armonie di stampo wagneriano. Alcuni facili motivi di più leggera fattura in stile valzer viennese erano perfettamente amalgamati con il resto in una scrittura compositiva di elevato spessore musicale. Il bellissimo balletto ha trovato le scenografie di Allegri-Lambin-Ivanov  e i costumi di Ivan Vsevoloźskij  in perfetta simbiosi con la musica. Di grande eleganza il corpo di ballo scaligero e di alto livello i ballerini interpreti della decima rappresentazione: Petra Conti in Raymonda, Antonino Sutera nel cavaliere Jean de Brienne e tutti gli altri. Bravissima la Filarmonica e i suoi solisti. Sala del Piermarini al completo per una rappresentazione tra le migliori della Stagione. Lunghi e fragorosi applausi al termine.  

5 marzo    C.G.  

La Russian Academic Synphony Orchestra ed Elisso Virsaladze in Conservatorio  

Ieri sera le Serate Musicali hanno portato in Conservatorio una prestigiosa formazione orchestrale di Voronezh : la Russian Academic Symphony Orchestra diretta dal direttore principale Vladimir Verbitsky. Questa sera l'Orchestra farà un bis con un altro programma e un'altra grande solista: Natalia Gutman. Il programma della serata ascoltata ieri prevedeva l'esecuzione di brani di Glinka, Schumann e Čajkovskij. L'energico brano introduttivo, l'Ouverture "Ruslan e Ludmilla" del primo maestro russo ha evidenziato lo spessore direttoriale di Verbitsky giocato sul virtuosismo degli orchestrali in una esecuzione di immediato impatto sonoro. Nel celebre concerto schumanniano la protagonista georgiana Elisso Virsaladze, annuale ospite delle Serate Musicali, ha ancora una volta mostrato il suo splendido tocco pianistico che trova in Schumann il suo ideale compositore. Impeccabile il colore delle timbriche evidenziate nei nitidi piani sonori e di profonda valenza espressiva la componente melodica. Valida ma non altrettanto eccellente la parte orchestrale. Nella seconda parte della serata abbiamo ascoltato una energica interpretazione della Sinfonia n.4 di P.I.Čajkovskij. Grande successo di pubblico e due bis. Questa sera la Gutman. Da non perdere.  

4 novembre    Cesare Guzzardella

Concerto Straordinario per la Fondazione Don Carlo Gnocchi alla Scala  

E' stato una splendida serata musicale quella di ieri sera al Teatro alla Scala. Il concerto sinfonico, a sostegno della Fondazione Don Carlo Gnocchi, vedeva due protagonisti della scena mondiale: il giovane direttore israeliano Omar Meir Wellber e il pianista polacco Emanuel Ax. In programma una struggente rarità di Puccini, Crisantemi, il noto Concerto n.5  "Imperatore" di L.v.Beethoven e la Sinfonia n.4 in fa minore op. 36 di P.I.Čajkovskij. Crisantemi è un quartetto d'archi, poi ampliato per orchestra d'archi, scritto da Giacomo Puccini in una notte nel 1890 per commemorare l'improvvisa morte di Amedeo di Savoia figlio di Vittorio Emanuele II. E' uno struggente capolavoro che evidenzia cupe e laceranti timbriche rese ottimamente dalla sezione degli archi della Filarmonica scaligera e dal trentenne direttore Wellber. Cambiamento di tono con il brano successivo beethoveniano. Il Concerto "Imperatore" è caratterizzato da una grande estroversione nel primo e terzo movimento mentre l'Adagio un poco mosso centrale è una geniale riflessione melodica ricca di contemplazione e soave sentimento. Emanuel Ax ha centrato l'obiettivo dell'equilibrata e classica interpretazione. Il pianista, tra i migliori interpreti "classici"  della sua generazione, ha sostenuto il ruolo primario del concerto elargendo sonorità chiare e delicate nelle parti più melodiche e sicurezza timbrico-armonica in quelle più solenni. Ottima la direzione di Wellber e la resa orchestrale. Eccellente il bis pianistico di Ax con un luminoso valzer di Chopin. Dopo l'intervallo la Filarmonica della Scala nella sua veste allargata ha affrontato la Sinfonia di Čajkovskij. La direzione di Wellber ha trovato espressività migliore nelle parti più estroverse e spesso fragorose del noto lavoro del russo. Nei momenti più introversi e meno ridondanti, come nel  pizzicato ostinato dello Scherzo, la resa timbrica non ci è apparsa altrettanto adeguata. Meritati applausi a conclusione. Ricordiamo che chi volesse sostenere le attività della Onlus Fondazione Don Carlo Gnocchi può telefonare al numero 02-49308902 o utilizzare il C.c.p. n.737205 intestato a Fondazione Don Gnocchi Piazzale Morandi n.6 -20121 Milano. Si può anche consultare il sito www.dongnocchi.it  

1 novembre         Cesare Guzzardella

OTTOBRE

La donna del lago alla Scala  

Era da quasi vent’anni che la poco rappresentata La donna del lago di Gioachino Rossini mancava dalla Scala. L'opera seria a lieto fine del compositore pesarese, su libretto di Leone Andrea Tottola, ha avuto la prima nel 1819 al San Carlo di Napoli in un momento di incredibile periodo creativo nel quale Rossini nell'arco di quattro anni  componeva per il teatro napoletano ben sette opere del genere serio. Nel lontano 1992 Muti dirigeva nel teatro scaligero sette rappresentazioni de La donna del lago  per la regia di Werner Herzog. Ieri sera alla prima replica abbiamo assistito alla messinscena diretta da Roberto Abbado, con la regia di Lluís Pasqual, le scene di Ezio Frigerio (foto Archivio Scala) e i costumi di Franca Squarciapino. Il meritato successo riscontrato nella sala del Piermarini, per l'occasione al completo, lo si deve soprattutto all'ottimo cast vocale con almeno tre voci di elevato spessore espressivo e tecnico: Juan Diego Flóres nel ruolo di re Giacomo V-Uberto, Joyce Didonato in Elena e Daniela Barcellona, coltralto en travesti, in Malcon. Bravi anche  Bálint Szabo in Duglas D'Angus, Michael Spyres in Rodrigo, José Maria Lo Monaco e gli altri. Non siamo rimasti entusiasti delle scene, sostanzialmente un'unica scena - rappresentante l'interno di un grande palazzo ottocentesco con vistosi lampadari - che di volta in volta apriva parzialmente la zona centrale per mostrare in lontananza un esterno paesaggistico. L'ambientazione, troppo cupa e priva di dinamicità, aveva solo un ruolo di contorno per gli ottimi cantanti. Grazie  alle voci soliste e all'ottimo coro preparato da Bruno Casoni e grazie alla valida ma non entusiasmante direzione di Roberto Abbado, il risultato complessivo ci è sembrato di ottimo livello. Ovazioni per i tre maggiori interpreti. Le prossime rappresentazioni saranno il 2-5-15-18 novembre. Da non perdere.  

30 ottobre             Cesare Guzzardella  

IL PRIMO PREMIO  DEL 62° CONCORSO INTERNAZIONALE DI PIANOFORTE G. B. VIOTTI 2011 A ALEXEY LEBEDEV  

Il primo premio del 62° Concorso Internazionale Gian Battista Viotti di Pianoforte di Vercelli è stato assegnato a Alexey Lebedev (Russia), 31 anni. Sabato 29 ottobre 2011, al Teatro Civico di Vercelli si è conclusa la sessantaduesima edizione del Concorso Pianistico Viotti con la finale con orchestra a cui partecipavano tre candidati risultati da una selezione di tre prove per 55 pianisti provenienti da 20 nazioni.Nel teatro vercellese gremito di pubblico i tre finalisti, Alexey Lebedev (foto), Artem Yasynskyy (Ucraina-foto), Illya Zuyko (Ucraina-foto) hanno dato vita ad una finale entusiasmante, caratterizzata da uno straordinario valore artistico considerando anche il tour de force a cui i concorrenti sono sottoposti per circa dieci giorni. Hanno proposto, con la partecipazione dell'Orchestra Sinfonica Carlo Coccia, diretta da Alessandro Ferrari, tre capolavori del grande repertorio sinfonico. Artem Yasinskyy ha eseguito il Concerto per pianoforte e orchestra in Si bemolle minore, Op. 23 di Čajkovskij, Alexey Lebedev il Concerto per pianoforte e orchestra N. 2 in Do minore, Op. 18 di Sergej Rachmaninov, Illya Zuyko  il Concerto per pianoforte e orchestra N.1 in Mi bemolle minore di Franz Liszt. Al termine del concerto finale, la giuria del Concorso Viotti 2011, presieduta da Gabriel Tacchinò (Francia) e composta da Konstantin Bogino (Russia), Pietro Borgonovo (Italia), Ruggero Laganà (Italia), Richard Trythall (USA), Mi Kyung Kim (Corea del Sud) e Roberto Cominati (Italia) ha deciso di assegnare, all'unanimità, il primo premio di 16000 euro e scritture per concerti solistici e con orchestra a Alexey Lebedev.Il secondo premio del valore di 5000 euro è stato assegnato a Illya Zuyko, 16 anni, che ha anche ottenuto il premio del pubblico. Il terzo premio del valore di 3000 euro è stato attribuito a Artem Yasynskyy, 23 anni. Il premio Soroptimist Club di 500 euro, per la pianista donna meritevole di incoraggiamento è stato assegnato alla semifinalista georgiana Ketevan Sharumashvili. La Finale è stata ripresa dalle telecamere del giornale online Vercelli Oggi in diretta internet ed è possibile rivederla sul sito www.vercellioggi.it oppure www.concorsoviotti.it. Alexey Lebedev suonerà in questi giorni all’Accademia Filarmonica di Casale Monferrato il 2 novembre, a Roma il 4 novembre, e a dicembre in tre concerti con l’Orchestra Filarmonica di Belgrado. Altre importanti scritture sono previste nel 2012.Alexey Lebedev, nato in Russia nel 1980, ha studiato presso il Conservatorio Statale di San Pietroburgo e attualmente si sta perfezionando presso la Hochschule für Musik und Theater di Hannover. Ha vinto il primo premio in vari concorsi internazionali in Italia, Spagna, Germania, Francia ed ha ottenuto borse di studio in Germania. E' stato premiato con il secondo premio al Busoni di Bolzano (2009) e al Maria Canals di Barcellona (2011). Si è esibito in importanti festival in Europa.  

30  ottobre       dalla redazione

Fazil Say per la Societá dei Concerti  

Torna puntualmente in Conservatorio il pianista turco Fazil Say. Scoperto alcuni anni or sono dalla Società dei Concerti il pianista-compositore Say ottiene sempre un meritato successo di pubblico. Ieri sera in una Sala Verdi colma, ha tenuto un valido concerto iniziando con un fuori programma dedicato alla popolazione del suo Paese colpita proprio in questi giorni da un violento sisma. Il brano, una sua composizione intolata Terra nera, ha rivelato le qualità compositive di Fazil e la sua cifra stilistica forgiata dal folclore turco, da linee melodiche di stampo occidentale e da influenze jazz. Dopo questa introduzione l'eclettico interprete è passato al programma ufficiale che prevedeva musiche di Bach, Beethoven, Stravinskij e del compositore tedesco Bernd Alois Zimmermann. Say ci ha regalato un ottimo Bach con la celebre Ciaccona dalla Partita in re minore nella rielaborazione di Busoni. Il  marcato contrasto  tra le diverse linee polifoniche del brano è emerso nella rilevante lettura. Con il brano successivo, la Sonata op. 111 di Beethoven, il suo estroso e creativo approccio pianistico ci ha relativamente entusiasmato. Certamente abbiamo trovato momenti di pregnante lirismo ed avvincente espressività ma complessivamente il Beethoven ascoltato esce un po’ troppo dalle linee interpretative oramai storicizzate. Dopo l'intervallo Fazil ha eseguito i tre brani pianistici dal balletto Petruska di Igor Stravinskij. Il carattere quasi improvvisatorio della sua esecuzione con una marcata sottolineatura  della difficile ritmica stravinskiana ci ha rivelato un lavoro quasi ricostruito del notissimo brano, con tuttavia momenti di eccitante bellezza. Il concerto terminava con una selezione di brani da Enchiridion, un lavoro in quindici movimenti di Zimmerman, compositore tedesco nato nel 1918 e morto nel 1970 che utilizza modalità compositive che spaziano dalla seconda scuola di Vienna a certo jazz. Interessante l'esecuzione. Due i bis proposti: un brano da Quadri di una Esposizione di Musorskij e una interessante composizione di Say. Successo di pubblico.  

27-10           Cesare Guzzardella 

Evgeny Bushkov dirige la Verdi all'Auditorium  

Ieri pomeriggio abbiamo ascoltato l'ultima replica del concerto della Sinfonica Verdi diretta per l'occasione dal russo Evgeny Bushkov, ottimo direttore con ovvia predilizione per i compositori russi. Il programma prevedeva l'esecuzione di brani di Čajkovskij e Šostakovič e precisamente, del primo,  il Capriccio italiano e le Suite da Lo Schiaccianoci e del secondo, il Concerto per pianoforte, tromba e archi n.1 op. 35. Ottima l'interpretazione di Buskhov, con  timbriche chiare ed incisive tipiche della migliore scuola russa e di spessore la resa coloristica della Verdi specie nella sezione dei fiati. Il Capriccio italiano, composizione del 1880 del primo grande russo, è una ideale coniugazione della melodicità tipica italiana con i colori e l'anima russa e la Verdi con il bravissimo direttore -  anche eccellente violinista - hanno colto nel segno nell'espressività coloristica. Nel noto ma non molto eseguito concerto del secondo russo ottima è stata  la resa pianistica di Boris Petrushansky, interprete di deciso impatto sonoro e impeccabili le linee melodiche del bravissimo trombettista Alessandro Caruana. Due i bis concessi da Petrushanky, Tango di Stravinskij e un brano di Prokof'ev. Prossimo appuntamento all'Auditorium per questa sera alle ore 20.30 con un concerto per il Centenario del Liceo Classico Berchet e con i giovanissimi pianisti Luca Buratto e Luca Zilianti.  

24 ottobre        Cesare guzzardella

La XIV stagione concertistica del Viotti Festival a Vercelli

Si  è aperta ufficialmente ieri 22 ottobre a Vercelli,  tra gli splendidi affreschi gaudenziani della chiesa di S. Cristoforo, la XIV stagione concertistica del Viotti Festival, il cui programma, presentato al pubblico  dal Direttore Artistico, la pianista Cristina Canziani e dal giovane, bravissimo musicologo Andrea Malnati,  promette quest’anno agli appassionati della musica “forte” momenti di vera gioia (i nostri lettori potranno prenderne visione sulle pagine precedenti del  giornale).La serata inaugurale era naturalmente affidata all’orchestra “stabile” del festival vercellese, la Camerata ducale, che, con il suo Direttore e violino solista Guido Rimonda, è ormai una realtà riconosciuta ben fuori dai confini piemontesi: grande il successo ottenuto con la sua tournée estiva in Giappone, mentre si annuncia l’inizio di una promettente attività di registrazioni discografiche. Il programma, piuttosto nutrito, presentava una serie di brani per violino e orchestra del’7-‘800, noti e meno noti: l’Ouverture dall’opera L’anima del filosofo di Haydn, il Rondeau dalla mozartiana Serenata in re maggiore Haffner KV 250 , il Rondò elegant op.9 per violino e orchestra di Henri Wieniawski erano per così dire il “contorno” del programma, il cui “piatto forte” era rappresentato da quattro brani nei quali il limpido fraseggio melodico del violino “italiano” si unisce al più impegnativo virtuosismo: due di Viotti, la celeberrima Meditazione in preghiera e  l’ inedito Tema con variazioni per violino e orchestra, una chicca datata 1781, che consiste in una serie di acrobatiche variazioni sul tema della Marsigliese, circa dieci anni prima che la ‘inventasse’ Rouget de Lisle…! A seguire due brani di Paganini, Le streghe op. 8 e il Tema e variazioni ‘per la Granduchessa di Parma’. Ancora una volta l’assoluto protagonista dell’impaginato, il violino di Rimonda, ha dato prova delle sue indiscutibili qualità esecutive, capaci di interpretare al meglio l’espressività preromantica di Haydn, come l’avvolgente melodia della Meditazione di Viotti, con un suono caldo e intenso, sorretto da una cavata sempre limpida ed esatta. Ma, com’è ovvio, Rimonda ha strappato al pubblico i più entusiastici applausi con i numeri di più arduo virtuosismo, che hanno messo alla prova le sue ottime capacità tecniche, dal Rondeau di Mozart alle pagine dei due italiani, ricche di doppie corde, di vertiginosi pizzicati e di vere acrobazie sul cantino. Nulla ha invece potuto, a nostro avviso, il pur bravissimo Rimonda, per riscattare dalla più assoluta mediocrità il tedioso Rondò di Wieniawski, privo di una qualsivoglia idea musicale degna di tal nome. Con il bis della Meditazione di Viotti, nume tutelare del Festival, tra gli scroscianti applausi del gran pubblico presente (tutto esaurito), si è concluso questo primo, interessante appuntamento con la nuova stagione concertistica vercellese. 

23 ottobre      Bruno Busca 

Il pianista Romanovsky e la Filarmonica di Stoccarda in Conservatorio  

Ieri sera per la stagione de La Società dei Concerti è tornata in Conservatorio la Stuttgarter Philarmoniker guidata dal direttore  stabile Gabriel Feltz. Il programma prevedeva musiche di Sergej Rachmaninov e precisamente il noto Concerto n.3 in re minore e la poco frequentata Sinfonia n.1 in re minore. Al pianoforte nel primo brano  l'affermato pianista ucraino Alexander Romanovsky ha dato sfoggio di esemplare virtuosismo. Il ventisettenne  interprete ha all'attivo la vittoria di numerosi concorsi internazionali tra cui il prestigioso “F.Busoni” ottenuto all'età di diciassette anni. L'interpretazione fornita da Romanovsky, ben sottolineata dalla valida orchestra tedesca, ha evidenziato una esemplare sicurezza esecutiva forgiata da un virtuosismo trascendentale non fine a se stesso ma ben relazionato con le timbriche tipiche del grande Maestro russo. Anche i passaggi più arditi sono stati messi in risalto con ottima espressività. Eccellente il bis proposto con un preludio ancora di Rachmaninov. Valide la direzione e l'esecuzione orchestrale nella Sinfonia. Grande successo in una Sala Verdi stracolma. Prossimo appuntamento per mercoledì 26 ottobre con il pianista turco Fazil Say. Da non perdere.  

20  Ottobre      Cesare Guzzardella 

Uno splendido Stravinskji per il duo Lonquich-Barbuti alle Serate Musicali  

E' rincominciata ieri sera in Conservatorio la nuova stagione concertistica delle Serate Musicali. Il pianista Alexander Lonquich in duo con Cristina Barbuti, ottima pianista, hanno interpretato musiche di Debussy, Schubert e Stravinskij. Entusiasmante è stata l'esecuzione della celebre Sagra della primavera nella versione per pianoforte a quattro mani. Questa versione era stata trascritta dal compositore russo  per accompagnare i ballerini nella preparazione coreografica di Djaghilev. La partitura, pur mancando dei fondamentali colori orchestrali che solo la grande orchestra sinfonica può garantire, è comunque di un interesse straordinario per quanto concerne la componente ritmica. I due eccellenti pianisti, in coppia anche nella vita, sono stati brillanti e sinergici nel definire ogni dettagli tecnico, dinamico e soprattutto espressivo del complesso lavoro ancora oggi considerato il capostipite della musica moderna novecentesca. In apertura abbiamo ascoltato, sempre a quattro mani, un ottimo Debussy con Six Epigraphes Antiques  e un notevole Schubert con il Divertimento all’ungherese in sol min. D.818 . Grande successo di pubblico e un bis di Erik Satie. Da ricordare. Prossimo concerto delle Serate mercoledì 19 ottobre al Dal Verme con i Sei Brandeburghesi di Bach eseguiti dall’Orchestra di Padova e del Veneto. Da non perdere.  

18 ottobre      Cesare Guzzardella

A Vercelli il 62° Concorso Internazionale di pianoforte "GIAN BATTISTA VIOTTI 2011"

 89 pianisti provenienti da 20 nazioni mondiali daranno vita, a partire dal 20 ottobre 2011, al Teatro Civico di Vercelli, alla 62esima edizione del Concorso Internazionale di Musica Gian Battista Viotti. Il Viotti può vantare uno dei percorsi musicali e artistici più prestigiosi. Musicisti che più tardi hanno avuto una straordinaria carriera si sono cimentati a Vercelli, da Alexander  Jenner a  Claudio Abbado a Daniel Bremboim a Angela Hewitt, solo per citarne alcuni. Dal 2006 il Concorso ha assunto cadenza biennale, alternando, di anno in anno, le sezioni di Canto e di Pianoforte. L’ultima vincitrice del Concorso pianistico (2007) è stata la croata Martina Filjak, artista che sta ottenendo oggi grande successo internazionale. L’ultima edizione nel 2009 ha visto l’assegnazione del secondo premio a Stefan Ciric. Le nazioni rappresentate a questa edizione del Concorso sono Giappone, Russia, Italia, Ucraina, Germania, Corea del Sud, Olanda, Cina, Austria, USA, Polonia, Georgia, Estonia, Spagna, Nuova Zelanda, Romania, India, Bielorussia, Lituania, Kazakhstan. Il più giovane candidato è il russo Ilya Zuyko di 16 anni. Alcuni dei partecipanti sono stati selezionati tra i vincitori di concorsi pianistici internazionali iscritti alla Federazione Mondiale dei Concorsi di Musica. Per informazioni e biglietti: Società del Quartetto tel. 0161.255.575 – 0161.252.667, segreteria@concorsoviotti.it. Per maggiori informazioni: www.concorsoviotti.it.  

18  ottobre       dalla    redazione

Der Rosenkavalier alla Scala  

Continuano le repliche al Teatro alla Scala dell'opera di Richard Strauss Der Rosenkavalier. La messinscena sia per la regia che per le scene e i costumi è quella di Herbert Wernicke, l'artista tedesco prematuramente scomparso nel 2002 a Basilea dopo una breve malattia. La replica di ieri sera ci è sembrata particolarmente valida per quanto concerne la direzione musicale di Philippe Jordan, giovane ed affermato direttore svizzero, e ben interpretata dal cast vocale che vedeva Peter Rose nel ruolo del Barone Ochs, Anne Schwanewilms nella Marescialla (foto Archivio Scala), Joyce Didonato in Octavian,  Jane Harchibald in Sophie e Hans-Joachim Ketelsen in Faninal. Ottima la resa attoriale. Per quanto concerne la scelta d'ambientazione non ci è piaciuta la scenografia del primo atto mentre particolarmente riuscita anche se molto tradizionale, quella del secondo. Buono l'ultimo atto. L'opera di Strauss su testi di Hofmannsthal, il librettista prediletto del compositore, trovò immediato successo sino dalla prima rappresentazione di Dresda del gennaio 1911. L'atmosfera musicale legata anche al valzer viennese pur nella complessa e non facile modalità stilistica di Richard Strauss, è di immediata presa al grande pubblico. Il lavoro è un rilevante esempio di teatralità all'interno del quale la musica è fondamentale struttura portante. Grande successo di pubblico in un teatro al completo. Prossime repliche il 13- 17 e 20 ottobre. Da non perdere.  

11  ottobre         Cesare Guzzardella

Aldo Ceccato interpreta Antonín Dvořák all’Auditorium  

Aldo Ceccato è tornato sul podio dell’Orchestra Sinfonica Verdi per un nuovo ciclo di concerti sinfonici che hanno come protagonista il compositore ceco Antonín Dvořák. Nella replica di ieri pomeriggio abbiamo ascoltato la Serenata in mi magg.Op.22, la Serenata in re min. op. 44 e la celebre Sinfonia n.9 op.95 Dal nuovo mondo”. La lettura di Dvořák espressa da Ceccato ha esaltato le qualità di questo grande compositore purtroppo ancora poco eseguito in Italia. La popolarità della Sinfonia “Dal nuovo mondo” eseguita in questo primo concerto sinfonico  ha introdotto un artista contemporaneo di Brahms che merita una maggior attenzione specie per il corposo repertorio sinfonico. Ceccato, in passato direttore dell’Orchestra Filarmonica di Brno, eseguirà molti lavori di Dvořák come le Sinfonie n.7 e n.8, i concerti per violino e per pianoforte e altri che meritano una più frequente esecuzione. Particolarmente felice l’esecuzione ascoltata della Serenata Op.22 interpretata con delicatezza e luminosità. Eccellenti l’equilibrio timbrico e la chiarezza espositiva della Sinfonia “Dal nuovo mondo”. La Sinfonica Verdi attraverso la mediazione di un grande ed esigente direttore ha esaltato le ottime qualità di tutti i giovani strumentisti. Grandissimo successo di pubblico. Prossimo concerto della stagione sinfonica per giovedì 20 ottobre (repliche venerdì e domenica) con musiche di Caikovskij e Sostakovic. Aalla direzione della Verdi ci sarà Evgeny Bushkov.  

10   ottobre        Cesare Guzzardella

Un compleanno speciale per Paul Badura-Skoda in Conservatorio  

Ieri sera in Conservatorio si è inaugurata la nuova stagione concertistica de "La Società dei Concerti" con un grande del pianoforte quale Paul Badura-Skoda. Il pianista viennese ha compiuto proprio ieri in Sala Verdi 84 anni, portati benissimo, suonando i suoi amati classici: Mozart, Beethoven e Schubert. Una targa speciale gli è stata offerta al termine della bellissima serata da Antonio Mormone, presidente della storica società concertistica. Si rimane ancora stupiti dalla formidabile chiarezza espositiva ascoltata nel repertorio classico proposto e precisamente la Fantasia in do min. K475 di Mozart, la Sonata in do min. Op.111 e  la Sonata in si bem. Magg. D.960 di Schubert. Tre brani notissimi interpretati con lucida luminosità  e rigore espressivo specie quando le sonorità risultavano più rarefatte e l'elemento riflessivo è maggiormente presente. Bellissimo soprattutto Schubert con un Andante sostenuto di rara bellezza e uno Scherzo e un Allegro finale particolarmente equilibrati nelle dinamiche. Lunghissimi applausi, un ringraziamento da parte del celebre pianista e un ottimo bis con un Improvviso di Schubert. Da ricordare.  

7 ottobre       Cesare Guzzardella  

La musica di Helmut Lachenmann per il Festival di Milano Musica  

Siamo arrivati al ventesimo anno del Festival Milano Musica, l'importante rassegna milanese dedicata alla musica contemporanea diretta da Luciana Pestalozza e patrocinata dal Teatro alla Scala. Quest'anno i Percorsi di musica d'oggi, dieci concerti sinfonici e cameristici, sono dedicati al compositore tedesco Helmut Lachenmann  (Stoccarda,1935 -foto). In ben sei concerti infatti sono presenti sue composizioni e ieri sera, nel concerto di apertura tenuto per l'occasione al Teatro alla Scala, è stato eseguito un suo recente lavoro orchestrale denominato Schreiben (2003-2005). L'orchestra scaligera era diretta da Roberto Abbado. Il bellissimo brano Requies (1984-85) di Luciano Berio ha introdotto la serata mentre la Sinfonia n.4 in re min.op.120 di Schumann ha concluso il concerto guadagnandosi al termine, fragorosi applausi in una sala al completo. Decisamente valida la direzione di Roberto Abbado, direttore che ha il merito di esprimersi con sicurezza ed espressività in ogni  repertorio, da quello lirico ai classici sinfonici, ma con una predilezione per quello novecentesco e contemporaneo. Il brano iniziale di Berio  era un canto espresso polifonicamente dalle timbriche orchestrali secondo modalità tipiche della musica corale. Berio, che amava profondamente la vocalità, specie femminile, è stato  un maestro nel tradurre con ardite timbriche strumentali le voci umane.  Abbado ha colto in toto la delicatezza e la trasparenza compositiva del bellissimo lavoro interpretandolo con profondità espressiva e restituendo il linguaggio inconfondibile del Maestro ligure in modo impeccabile. Con il suggestivo lavoro di Lachenmann, eseguito al termine della prima parte della serata,  il contrasto con la delicata musica di Berio è emerso in modo prepotente. Lachenmann, conosciuto al pubblico di musica contemporanea e poco noto a quello più numeroso della classica ha studiato per alcuni anni anche con il nostro Luigi Nono. Non è facile la sua musica. La sua ricerca è legata alla musica concreta, al mondo degli effetti e dei rumori. In molti suoi lavori, come anche in Schreiben,  l'effetto rumoroso, ottenuto usando gli strumenti in modo inconsueto, costituisce la base di partenza e di arrivo dei suoi lavori. La sua musica parte da Cage per arrivare allo strutturalismo o a modalità costruttive definite razionalmente in ogni dettaglio.  Schreiben alterna lunghe sequenze concrete ed effettistiche a momenti di tagliente e corale incisività strumentale. Bravissimi gli orchestrali scaligeri nell'interpretazione del lavoro. Al termine lunghi applausi anche al compositore presente in sala. L'ultima sinfonia di Schumann, la Quarta, è un lavoro di grande maturità. Abbado ha centrato il segno donandoci una pregnante interpretazione, con una cifra stilistica mitteleuropea molto germanica. Uno splendido Schumann. Il prossimo concerto della rassegna si terrà mercoledi 5 ottobre all'Auditorium San Fedele e verranno eseguiti due brani di Lachemmann, Pression e Trio fluido e  musiche di Stroppa, Platz, Stier e Mundry.  Da non perdere.  

3 ottobre       Cesare Guzzardella  

CONVEGNO E CONCORSO INTERNAZIONALE DI CHITARRA CLASSICA “MICHELE PITTALUGA” – CITTÁ DI ALESSANDRIA EDIZIONE 2011  

     Sabato 1 ottobre ’11 si è tenuto presso l’Auditorium “Michele Pittaluga” (foto ) del Conservatorio “A. Vivaldi” di Alessandria la 16a edizione del Convegno Internazionale di Chitarra. Anche quest’anno vi sono stati contributi da parte di musicologi e docenti di Conservatori riguardanti il mondo della chitarra classica (e non solo); tra gli altri è intervenuto il Mo Ugo Orlandi, mandolinista, docente presso il Conservatorio “G. Verdi” di Milano, con un’interessante relazione sulla figura di Carlo Munier, compositore mandolinista e chitarrista (Napoli  1859 – Firenze 1911), autore di un  metodo per mandolino e per chitarra.  Orlandi ha sottolineato la straordinaria vicinanza tra il mondo della chitarra e quello del mandolino, di come essi abbiano “combattuto” la stessa battaglia per il riconoscimento statale del diploma di strumento; ha poi sfatato il luogo comune che offre un'immagine del  mandolino come strumento partenopeo, confermando invece un'origine policentrica, diffusa anche e soprattutto nel nord Italia.   L'intervento si è valso di  gradevolissime esecuzioni di brani   musicali composti da Munier per mandolino solo, chitarra sola,  duetti di mandolini e un quintetto finale, con la partecipazione del Quintetto Munier (Ugo Orlandi, Raffaele La Ragione, mandolino; Camilla Finardi, mandolino/mandola; Andrea Bazzoni, mandola/mandoloncello; Luisa Conter, chitarra).  

     Altro intervento è stato quello della liutaia Silvia Zanchi,   docente di Verniciatura a gommalacca a tampone presso la Civica Scuola di Liuteria di Milano, che ha raccontato la sua esperienza  come  liutaia  dedita alla costruzione ed al restauro di strumenti musicali a pizzico.

    Il maestro Piero Bonaguri, docente di chitarra presso il Conservatorio di Bologna, ha invece illustrato e eseguito alla chitarra alcune composizioni di autori contemporanei, pubblicate nei 4 volumi della “Antologia di studi e pezzi introduttivi alla musica contemporanea”  dalla casa editrice Ut Orpheus 2011. Tra i brani suonati citiamo “Lontano” di Roberto Tagliamacco,  con un carattere vagamente  “new age”; “Quasi modo” di Paolo Ugoletti, con reminiscenze dal canto gregoriano.     Sempre pubblicato dalla casa editrice  Ut Orpheus è il libro sulla vita del grande chitarrista Alirio Diaz (1923, Carora, Venezuela), scritta dal musicologo e chitarrista Stefano Picciano, seguito da un breve ma intenso intervento del figlio di Alirio Diaz,  Senio Diaz.

     Una serie di concerti ha concluso i lavori del  convegno:  la talentuosa Alberta Khouri, la più giovane concorrente del concorso (16 anni)  ha eseguito “Variazioni su un tema di Sor” di M. Llobet e “Introduzione e capriccio” di G. Regondi; Paolo Pegoraro, con un bellissimo suono e dimostrando una grande  maestrìa ha eseguito la “Sonata III” di M. Ponce e  “Fantasia Sevillana” di J. Turina; il duo (coniugi) Michael Newman e Laura Oltman docenti presso il  Mannes College The New School for Music di New York , hanno suonato  pregevoli trascrizioni per due chitarre di I. Albeniz; infine lo spagnolo  Francisco Sanchez Bernier  (già vincitore  dell’edizione del concorso Pittaluga nel 1996) ha eseguito seguendo un percorso cronologico che va dalle “Variazioni su un tema di Mozart” op 9 di F. Sor, al “Tiento” di M. Ohana fino  ad una splendida “Saudade” nr 3 di R. Dyens.

     Sono seguite le consuete premiazioni: ricordiamo in particolare la chitarra d'oro per la composizione  data a Ennio Morricone (non intervenuto al Convegno), per la didattica a Carlo Carfagna; premio speciale “Una vita per la chitarra” a Konrad Ragossnig (non intervenuto al Convegno); miglior CD a Paolo Pegoraro (“Fararecords” 2010).  

       Alla sera si è svolta presso il Duomo di Alessandria l'attesa  finale della 44° edizione del concorso di chitarra “Michele Pittaluga”.  Due dei tre finalisti hanno suonato il “dionisiaco” (citando le parole di Biraghi che presentava la serata) concerto Elegiaco nr. 3 per chitarra e orchestra del compositore contemporaneo cubano Leo Brouwer, diviso in tre movimenti: Tranquillo, Interlude, Finale-Toccata;

la seconda finalista ha invece eseguito il concerto op. 30 di Mauro Giuliani, compositore pugliese di inizio ‘800, diviso ancora in tre movimenti, Maestoso, Andantino-Siciliano, Polonaise.      

La giuria, formata da  Norbert Kraft,  Thomas Müller-Pering, Shin Ichi Fukuda, Michael Newman,  Laura Oltman, Massimo Felici e Micaela Pittaluga, ha dato il  primo premio (13.000 euro più varie tournee di concerti e un CD da registrare con la  Naxos) al chitarrista messicano Cecilio Perera (foto in alto), che ha eseguito il concerto elegiaco di Brouwer, con un suono molto robusto e deciso, e soprattutto con musicalità e una buona sintonia con l'orchestra; il secondo premio è invece andato alla  chitarrista coreana Park Kyuhee (foto) che quest'anno si è cimentata con  il concerto di Mauro Giuliani op. 30, eseguito curando particolarmente il fraseggio, l’agogica e l’aspetto ritmico. Forse il suono era a tratti un po’ debole. Infine il terzo premio è stato attribuito al chitarrista venezuelano Jonathan Bolivar (foto) , che ha suonato ancora il concerto elegiaco, con una performance effettivamente meno convincente dal punto di vista della “sinergia” con l’orchestra.  

 

3 ottobre  2011          Alberto   Cipriani

SETTEMBRE

Il ritorno di Ulisse in patria alla Scala  

Continuano le repliche al Teatro alla Scala dell’opera di Claudio Monteverdi Il ritorno di Ulisse in patria. Non è facile l’ascolto di quest’opera monteverdiana, composta dal cremonese nel 1640 per un teatro di Venezia. Pochi sono gli episodi strumentali, rare le arie, mentre l’intreccio contenutistico si sviluppa su una continua successione di recitazione intonata. La musicalità e la teatralità del lavoro di Monteverdi nasce dalla lettura del testo  di Giacomo Badoaro espresso da una nutrita presenza di personaggi, ben quindici, che si alternano sul palcoscenico nel corso dei tre atti. Il prologo e i tre atti sono stati in questa rappresentazione, anche per ragioni di tempo, raggruppati e suddivisi in due parti. Avvincente la resa complessiva sia  per la qualità dei cantanti presenti sulla scena, sia per la regia di Robert Wilson – anche scenografo e autore delle determinanti luci- sia per l’eccellente direzione musicale di Rinaldo Alessandrini. Quello che colpisce maggiormente è la resa artistica ottenuta dovuta a unità estetiche di tutte le componenti teatrali. Wilson ha splendidamente interpretato il testo trovando una perfetta sintesi tra le essenziali e geometriche scene, la componente luminosa e la direzione degli attori, perché oltre che di cantanti, di ottimi attori trattasi. Anche l’intonata scelta dei costumi di Jacques Reynaud ha contribuito alla realizzazione ed al successo di questa messinscena. Tra i cantanti, tutti all’altezza, citiamo almeno l’Ulisse di Furio Zanasi, Penelope con Sara Mingardo, Melanto con Monica Bacelli (foto Archivio Scala), Minerva con Anna Maria Panzarella, Telemaco con Leonardo Cortellazzi, e tutti gli altri. Ottima la direzione di Alessandrini alla guida anche del gruppo Concerto Italiano, interpreti di raffinate sonorità che utilizzano strumenti originali. Avvincente la parte corale preparata da Casoni. Da ricordare e da non perdere. Prossime repliche il 28 e il 30 settembre.  

27  settembre       Cesare Guzzardella

Un brano di Antonioni e musiche di  Čajkovskij all’Auditorium  

Nell’ultima replica domenicale di ieri pomeriggio abbiamo ascoltato dalla Sinfonica Verdi un brano del 2006 di Francesco Antonioni (foto)  denominato “Giga per orchestra” e quindi musica di Pёtr Il'ič Čajkovskij con Simone Pedroni solista al pianoforte nel celebre Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in Si bemolle maggiore op. 23 e la Sinfonia n. 4 in Fa minore op. 36, il tutto per la direzione di Zhan Xian. Scritto e ben orchestrato, il lavoro di Antonioni, rivisitato nel 2009, ha come supporto una grande orchestra che ieri ha esaltato con competenza e ricchezza espressiva i numerosi contrasti timbrici della Giga. La scrittura, chiara ed essenziale, mostra al primo ascolto una cifra coloristica di ottimo livello per una ricchezza d’invenzione accattivante in tutto il brano dalla durata di circa dieci minuti.  Applausi al termine. Il concerto  di Čajkovskij, forse il brano pianistico-orchestrale più popolare del genere, ha visto il deciso e incisivo tocco del novarese Simone Pedroni, pianista noto e vincitore nel 1992 del Concorso internazionale Van Cliburn. Energica la direzione di Zhan Xian e di qualità la parte pianistica seppure con qualche sbavatura e pedale a volte eccessivo. Ottimi i bis pianistici eseguiti  da Pedroni con una Consolazione di Liszt e un'impeccabile Mazurca di Chopin. Valida l’interpretazione della Verdi e di Zhan Xian della Sinfonia n.4 eseguita dopo l’intervallo. Lunghissimi applausi al termine. Il prossimo concerto della serie è previsto per giovedì 29 settembre con repliche il 30 e il 2 ottobre: verranno eseguiti la Sinfonia n.3 di Pёtr Il'ič Čajkovskij e Lieder aus Des knaben wunderhorn di Gustav Mahler. Alla direzione della Sinfonica Verdi ancora Zhan Xian.  

26   settembre          Cesare  Guzzardella

Alla Scala una serata straordinaria  per i bambini di Haiti

La Fondazione Francesca Rava è nata nel 2000 per opera di Mariavittoria Rava e da allora organizza attività di aiuto ai bambini bisognosi nel mondo. Da alcuni anni il Teatro alla Scala ospita la Filarmonica scaligera  e grandi interpreti per concerti a sostegno dell’importante Fondazione umanitaria. Ieri sera in un  teatro al completo  due interpreti di prestigio quali il direttore  venezuelano Diego Matheuz ed il violinista taiwanese-australiano Ray Chen, insieme alla prestigiosa Filarmonica scaligera, hanno tenuto un concerto sinfonico eseguendo prima il celebre Concerto per violino in re magg. Op. 35 di Cajkovskij e quindi due coloratissimi brani orchestrali rispettivamente di Ravel e di Stravinskij, Daphnis et Chloé Suite n.2 e L’oiseau de feu. Il virtuoso Chen, vincitore di recente dei prestigiosi Concorsi internazionali Queen Elisabeth e Yehudi Menhuin, ha interpretato magistralmente il notissimo concerto, forse il più popolare brano violinistico-orchestrale della storia, mostrando sicurezza stilistica, perfetta intonazione anche nei difficili sopracuti e soprattutto spessore interpretativo. Valido il Capriccio paganiniano eseguito come bis. La maestria direttoriale del bravissimo Matheuz, direttore che ha ereditato da Abbado una certa gestualità, si è evidenziata anche nel virtuosismo orchestrale raveliano della Suite n.2 Daphnis et Chloé e nella più celebre Suite dal balletto L’oiseau de feu del grande russo. Grandissimo il successo tributato al termine con interminabili applausi. Ricordiamo che tutti quelli che vogliono aiutare la Fondazione Francesca Rava, fondazione Onlus con donazioni deducibili, possono telefonare al numero 02-54122917 o fare un versamento su bollettino postale  c.c.p. 17775230.  

23  settembre     Cesare  Guzzardella

Al via in Auditorium la Stagione della Verdi

E’ iniziata la nuova  Stagione  dell’Orchestra Sinfonica Verdi in Auditorium con un concerto diretto dal direttore musicale Zhang Xiang. Ieri pomeriggio in replica  sono stati eseguiti brani di L.v.Beethoven e di H. Berlioz. Del tedesco il Concerto per pianoforte e orch. Op.73 “Imperatore” e del francese la Sinfonia fantastica op.14. Due brani molto importanti: il primo è l’ultimo e il  più celebre concerto pianistico di Beethoven, interpretato a Lipsia per la prima volta nel 1811; il secondo lavoro in programma è il brano più noto ed eseguito di Berlioz. La sinfonia è sottotitolata anche Episodio della vita di un’artista ed ebbe la sua prima a Parigi nel 1830.  Valide le interpretazioni della Verdi per entrambi i capolavori e di buon livello l’interpretazione del pianista Lars Vogt (nella foto) nel brano beethoveniano.  Il prossimo appuntamento della Sinfonica Verdi è per giovedì 22 settembre con repliche il 23 e il 25. Il programma, particolarmente interessante, annovera come brano introduttivo un lavoro orchestrale di Francesco Antonioni  denominato Giga per orchestra e due lavori di Caikovskij: il Concerto n.1 op.23 – al pianoforte il novarese Simone Pedroni-  e la Sinfonia n.4 op. 36. L'orchestra è diretta da Zhang Xiang.  Da non perdere.

19  settembre     Cesare  Guzzardella

Ottimi pianisti per Liszt al MiTo

Si è conclusa al Teatro Filodrammatici per il MiTo, la rassegna pianistica dedicata a Liszt. Nelle ultime tre serate del 12-13 e 14 settembre si sono succeduti tre giovani e affermati virtuosi quali Roberto Cominati, Roberto Giordano e Alberto Nosè. I programmi interamente lisztiani hanno evidenziato ogni peculiarità dell’arte pianistica del celebre compositore e virtuoso magiaro. Tra i numerosi brani eseguiti segnaliamo almeno la splendida esecuzione della nota trascrizione dall’Ouverture dal Tannhauser di Wagner, interpretata con coerenza e valenza espressiva da Cominati, l’altrettanto celebre parafrasi da concerto del verdiano Rigoletto, ottimamente eseguito da Giordano e  un Mephisto Walzer  interpretato con luminoso e preciso virtuosismo dal bravissimo Nosè. Ma il programma dei tre ottimi interprete durava complessivamente oltre quattro ore e se si sommano le altrettanto valide interpretazioni degli altri pianisti intervenuti alla rassegna non possiamo che esprimere congratulazioni a tutti gli interpreti e agli  organizzatori di questa riuscita rassegna. Grandissimo il successo ottenuto in un teatro sempre al completo.  

15   settembre        Cesare Guzzardella

Lang Lang al Teatro alla Scala  

Al Teatro alla Scala si è concluso il ciclo dedicato all’interprete  cinese Lang Lang con un recital pianistico che prevedeva brani di Bach, Schubert e Chopin. Dopo le pagine cameristiche, quelle orchestrali e quelle eseguite  in duo con il celebre jazzista Herbie  Hancock , ora Lang Lang ha scelto di presentarsi davanti al folto pubblico scaligero solo, davanti allo Steinway, con un programma classico introdotto dalla Partita n.1 in si bem. Maggiore  di J.S.Bach, per arrivare alla celebre ultima Sonata in si bem. Magg. D 960 di F. Schubert e per terminare, dopo l’intervallo, con i Dodici Studi Op.25 di F. Chopin.  Il talento non discutibile del cinese, divide da alcuni anni i critici musicali. Il suo modo di presentarsi come celebre  star internazionale con una gestualità forse eccessiva – ma ultimamente i suoi gesti risultano più misurati- ha forse condizionato il giudizio di molti. La sicurezza interpretativa mostrata nel concerto dello scorso lunedì, la sua capacità di pesare le timbriche con raffinato gusto e incisività controllata, ci hanno rilevato  uno splendido Bach, un meditato e riflessivo Schubert ed uno Chopin con alcuni Studi al top per chiarezza ed eleganza espressiva  e con altri forse lontani dalla genuinità polacca ma indubbiamente di elevato valore musicale. Grande successo e come bis due brevi e luminosi  Canti di Liszt. 

14  settembre     Cesare Guzzardella

Giovani pianisti per MiTo SettembreMusica 

All’interno della rassegna musicale di MiTo SettembreMusica trova una valida collocazione il ciclo pianistico dedicato a Liszt nel quale giovani pianisti, alcuni particolarmente  affermati  ed altri meno, dedicano al grande compositore ungherese gran parte del loro programma. Poco più di un’ora di musica che a Milano viene eseguita al Teatro Filodrammatici, luogo particolarmente idoneo per le esecuzioni cameristiche e con una ottima acustica per il timbro pianistico. Il ciclo era iniziato il 5settembre con l’affermato interprete Gianluca Cascioli ed è continuato con altri due pianisti non di fama ma particolarmente bravi: André Gallo e Chiara Opalio. Il ventunenne di Cosenza ha introdotto il concerto del 6 settembre con le note del celebre ciclo pianistico dei Quadri di un’esposizione di Modest Musorgskij  per continuare con il Liszt dei  Studi di esecuzione trascendentale da Paganini all’interno dei quali svetta la celebre La campanella. E’ molto bravo Gallo. Ha una tecnica di alto livello espressa con sicurezza e con mature qualità espressive. La diciannovenne veneta Chiara Opalio ha interpretato nel concerto del giorno successivo prima Liszt con brani noti quali La morte di Isotta da Wagner, i Sonetti del Petrarca n.104-123, Widmung da Schumann e il celebre Lieberstraum n.3. Quindi è approdata a Schubert con la Soirées de Vienne n.6 e la Sonata in la minore D 784. Ottima l’impostazione pianistica della Opalio con evidente splendida musicalità che va solo potenziata con una linea interpretativa più personale. Grandissimo successo in entrambi i concerti. 

7  settembre    Cesare Guzzardella  

 

LUGLIO

Festival Masterclass  LEALTRENOTE 2011

Dopo il grande successo di pubblico e critica ottenuto dalla scorsa edizione, l’Associazione Musicale LeAltreNote è lieta di presentare la prossima edizione dell’omonimo Festival Masterclass di musica da camera che si svolgerà a Bormio e in Alta Valtellina dal 27 agosto al 10 settembre, un’ampia e qualificata proposta di spettacoli e iniziative in grado di coinvolgere l’intero territorio provinciale e non solo. Percorso di studio e formazione per tutti coloro che intendono approfondire la conoscenza di uno strumento, i corsi della Masterclass sono tenuti dai componenti del Trio Albatros (Stefano Parrino, flauto, Francesco Parrino, violino, Alessandro Marangoni, pianoforte) e da Alessandra Garosi (musica da camera) ai quali si aggiungono quest’anno il clarinettista spagnolo Iñigo Alonso e i finlandesi Jouko Mansnerus (viola) e Samuli Peltonen (violoncello). La partecipazione di questi artisti ha destato l’interesse delle ambasciate di Spagna e Finlandia che hanno concesso il loro patrocinio dando così a tutta la manifestazione un indiscusso richiamo di respiro internazionale. Arricchito nel programma e negli ospiti, il Festival prevede un articolato calendario di quindici concerti gratuiti che faranno risuonare chiese, strade e antichi palazzi in un coinvolgente rapporto con il pubblico. L’anteprima del Festival sarà con il Trio Albatros Ensemble sabato 27 agosto alle 15h in Valmasino; l’ appuntamento è realizzato grazie alla stretta collaborazione con l’Associazione Kima in occasione dell’imminente terza edizione della gara sportiva “Trofeo Kima”. Il tema del Festival LeAltreNote 2011 sarà incentrato sul rapporto tra cultura popolare e musica d’arte e si caratterizzerà per l’originale connubio di fruibilità e assoluta originalità con gemme di raro ascolto in un clima di riscoperta e condivisa passione musicale. Particolare attenzione sarà inoltre dedicata alla musica di Nino Rota in celebrazione del centenario della nascita del grande compositore. Oltre al Trio Albatros Ensemble si esibiranno gli artisti del Duo Alterno (foto), considerato uno dei più significativi punti di riferimento nel repertorio vocale pianistico dal Novecento storico ai contemporanei (Tiziana Scandaletti, soprano e Riccardo Piacentini, pianoforte) e il solista di corno delle Alpi Carlo Torlontano. I programmi che presentano sono inusuali e di grande i patto. Mentre il Duo Alterno proporrà una serie di testi dialettali messi in musica da grandi compositori italiani del primo Novecento (concerti del 27 agosto a Grosio e 28 agosto a Bormio), Carlo Torlontano, in collaborazione con i docenti della masterclass, nel corso delle due serate del 31 agosto (Trepalle) e del primo settembre (Bormio), introdurrà il pubblico a composizioni che esplorano le potenzialità espressive del corno delle Alpi, tra le quali un brano raramente eseguito di Leopold Mozart. Nei giorni del Festival sarà inoltre allestita la mostra fotografica “Essenza” con foto originali di Norman Douglas Pensa negli spazi della Banca Popolare di Sondrio a Bormio, in via Roma. Speaker delle serate di evento sarà anche quest’anno Silvio Mevio. Tutta la programmazione e maggiori informazioni si possono trovare sul sito www.lealtrenote.org

11 luglio   dalla redazione

L'italiana in Algeri al Teatro alla Scala

Ha inaugurato la Stagione scaligera nel 1973 l'opera rossiniana su libretto di Angelo Anelli in scena in questi giorni nella sala del Piermarini. La riuscita messinscena de L'italiana in Algeri per la regia, le scene e i costumi di Jean-Pierre Ponnelle da allora è approdata alla Scala in cinque stagioni d'opera, l'ultima nel 2003 al Teatro degli Arcimboldi, sede temporanea dell'attività scaligera in attesa della ristrutturazione del teatro milanese. La collaudata messinscena per la regia ripresa da Lorenza Cantini, è stata ottimamente allestita dalle maestranze più giovani del teatro nell'ambito del Progetto Accademia. L'orchestra dell'Accademia del Teatro alla Scala per l'occasione era diretta da Antonello Allemandi e il Coro preparato da Alfonso Caiani. Valida sotto ogni profilo la resa artistica, specie nella parte vocale con un ottimo e omogeneo cast di voci è un coro all'altezza. La rispettosa direzione di Allemandi ha avuto il merito di aver lasciato ben in rilievo le voci soliste ed il coro anche se le parti strumentali meritavano più incisività e maggior dinamicità timbrica. Michele Pertusi ha mostrato eccellenza timbrica e chiarezza espressiva nel suo ruolo di Mustafà; calda, espressiva e particolarmente intonata la voce di Anita Rachvelishvili (foto Archivio Scala , un'ottima Isabella; timbro squillante e all'altezza del ruolo di Lindoro sostenuto, quello di Lawrence Brownlee, rilevante tecnicamente ma con una fisicità che non s'imponeva nella scena insieme ad un Pertusi e all'altro bravissimo e robusto Vincenzo Taormina, un Taddeo divertente con voce incisiva e intonata e con una disinvoltura teatrale cabarettistica. Bravi anche Linda Jung, Elvira, Filippo Polinelli, Haly e Valeria Tornatore in Zulma. Alla terza rappresentazione grande successo di pubblico per uno spettacolo che merita il tutto esaurito. Prossime repliche il 7-9-11-13-14 luglio Da non perdere.

6 luglio     Cesare Guzzardella

Attila alla Scala dopo vent'anni

Continuano le repliche alla Scala dell'opera di Verdi Attila. La nuova produzione scaligera in coproduzione con San Francisco Opera vede la regia di Gabriele Lavia, una complessiva tradizionale scenografia di Alessandro Camera con i costumi di Andrea Viotti. Nella replica di ieri sera, quarta rappresentazione, il cast comprendeva Orlin Anastassov nel ruolo di Attila (foto archivio Scala), Marco Vratogna in Ezio, Elena Pankratova in Odabella, Fabio Sartori in Foresto, Gianluca Floris in Uldino e Ernesto Panariello in Leone. Un buon cast con una punta nella voce di Sartori che si è espressa con qualità specie nella bellissima romanza del terzo atto “Che non avrebbe il misero“. Non particolarmente rilevanti i cambiamenti di scena voluti da Lavia-Camera nella rappresentazione con una scelta di proiezione nello schermo del terzo atto di poca efficacia scenica in un contesto complessivo molto tradizionale. La valida direzione orchestrale era di Nicola Luisotti e l'eccellente parte corale curata da Bruno Casoni. Successo di pubblico. Prossime repliche il 4-6-8-12-15 luglio. Contemporaneamente nelle date 5-7-9-11-13-14 continuano le repliche de L'italiana in Algeri per la regia di Jean-Pierre Ponnelle.

3 luglio      C.G

GIUGNO

L’ Orchestra Sinfonica di Savona a Vercelli

Impaginato su composizioni ‘minori’, ma proprio per questo accattivante per il musicofilo, il programma proposto dalla vercellese Società del Quartetto ieri sera 24 giugno al Teatro Civico: due composizioni sinfoniche, l’Ouverture in do maggiore “im italienischen Stile” D591 di Schubert e la Sinfonia in do maggiore n.1 op.21 di Beethoven, a incorniciare tre ‘chicche’ per soprano e orchestra di Mozart. Si tratta dell’aria Vado, ma dove? K583, composta nel 1789, insieme con la ‘gemella’ K582, in sostituzione di un’aria per un’opera buffa di Martin y Soler; dell’aria K528 Bella mia fiamma (1787), tipica ‘aria da concerto’ scritta da Mozart per la grande e capricciosa cantante Josepha Duschek e il cui testo è attinto all’opera Cerere placata di Jommelli; infine la nota aria di Donna Elvira Mi tradì quell’alma ingrata dal finale dell’Atto II del Don Giovanni. L’orchestra impegnata per l’occasione era una formazione anch’essa ‘minore’, nel panorama delle compagini strumentali italiane, ma di collaudata professionalità, l’ Orchestra Sinfonica di Savona, nata nel 1992 e che nel 2002 ha avuto il privilegio della presidenza onoraria di C. M. Giulini; sul podio il maestro milanese Pietro Borgonovo, dal 2003 legato a Vercelli in qualità di Direttore artistico del Concorso G.B. Viotti. Ma la vera attrazione del cartellone era la giovane soprano nigeriana Omo Bello, dal curioso curriculum professionale: biologa genetista, la Bello ha coltivato la propria vocazione al bel canto in Francia, coronandola con il primo premio assoluto al concorso internazionale Pavarotti dello scorso anno a Vercelli. Nei brani ascoltati Omo Bello ci è piaciuta molto: la sua è una voce di trasparente dolcezza e di delicata morbidezza melodica, a proprio agio in pagine tenere e cantabili come quelle proposte, che mettono alla prova non tanto il bagaglio virtuosistico della cantante (pochi i vocalizzi), quanto la sua espressività sul registro di un pathos leggero e sfumato, tipicamente settecentesco, con accenti di più risentita passionalità nell’aria dal Don Giovanni. Ottima anche la qualità esecutiva delle composizioni sinfoniche, dirette con mano sicura da Borgonovo, molto bravo a nostro parere, soprattutto nella ‘Prima’ di Beethoven, di cui ha proposto una lettura intesa a sottolinearne, più che la continuità con la tradizione viennese, gli aspetti di novità e rottura nel plastico, quasi ruvido vigore dei temi e dei procedimenti strutturali dell’Allegro iniziale così come nell’empito trascinante di un Minuetto, suonato come un tipico Scherzo beethoveniano. Decisamente apprezzabile anche l’Ouverture schubertiana, resa dalla bacchetta di Borgonuovo in tutta la limpida cantabilità ‘italiana’ della sua architettura melodica e armonica, imperniata sulla ‘solare’ tonalità del Do maggiore. Una serata di buona musica, salutata con il meritato tributo di applausi del numeroso pubblico.

27 giugno       Bruno Busca

Appuntamento alla Società del Quartetto di Vercelli

Il secondo appuntamento di giugno per la Stagione della Società del Quartetto di Vercelli è con la musica sinfonica al Teatro Civico. Venerdì 24 giugno, alle ore 21, il Maestro Pietro Borgonovo dirige l’Orchestra Sinfonica di Savona in un concerto di grande fascino che propone la Prima Sinfonia in do maggiore op. 21 di Ludwig van Beethoven, l’Ouverture in Stile Italiano D591 di Franz Schubert e, con la partecipazione del soprano nigeriano Omo Bello, un programma mozartiano con le arie da concerto “Vado, ma dove?” K583, “Bella mia fiamma, addio!” K528, e d’opera “In quali eccessi... Mi tradì quell’alma ingrata” dal Don Giovanni. I biglietti sono già disponibili in prevendita presso la Società del Quartetto. Prenotazioni telefoniche: 0161 255 575

19 giugno       dalla redazione

Roméo et Juliette alla Scala

Mancava da oltre settantantacinque anni Roméo et Juliette al Teatro alla Scala, l'opera che il francese Charles Gounod terminò di comporre nel 1867 su libretto di Jules Barbier e Michel Carré. Questo dramma lirico in cinque atti, nella messinscena scaligera prodotta dal Festival di Salisburgo, ha trovato, nella quarta rappresentazione di ieri sera, due voci di primo livello come quelle di Nino Machaidze nel ruolo di Juliette e di Vittorio Grigolo in Roméo (foto dall'Archivio Scala). Entrambi molto bravi ma con un punto a favore per il tenore che con un timbro particolarmente chiaro ed espressivo ha mostrato anche potenza adeguata in ogni parte dell'opera. L'ottima direzione del francese Yannick Nézet-Séguin si è accostata con rilevante unità al bellissimo coro preparato da Bruno Casoni. Le tradizionali scene di M.Yeargan e i costumi di C.Zuber hanno sostenuto la complessivamente valida regia di Bartlett Sher. Bello ma monotono l'unico luogo scenografico, considerando i cinque atti dell'opera: un unico spazio aperto circondato da facciate neoclassiche. Poco efficace la regia solo nella scena finale relativa alla morte dei due celebri amanti. Valide le altre voci del cast vocale con un eccellente AlexanderVinogradov in Frère Laurent e i bravissimi Russel Braun in Mercutio, Cora Burggraff in Stéphano, Frank Ferrari, le Comte Capulet, Juan Francisco Gatell in Tybalt e gli altri. Le prossime repliche saranno il 16-21 e 23 giugno.

14 giugno   Cesare Guzzardella

Conclusa la tredicesima stagione concertistica del Viotti Festival a Vercelli

Sabato 4 giugno, nella consueta sede del Teatro civico si è conclusa la tredicesima stagione concertistica del Viotti Festival, con un programma di notevole interesse ‘musicologico’, legato a quella che possiamo definire la linea di ricerca caratterizzante la Camerata ducale, la formazione orchestrale creata e diretta da Guido Rimonda, cui è affidato questo importante appuntamento musicale della cittadina piemontese L’impaginato presentava infatti per l’occasione quattro composizioni, di ascolto alquanto raro, per violino e orchestra di autori italiani del secondo ‘700-primo’800 e precisamente L’Arte dell’arco di G. Tartini (una serie di variazioni su un tema di Corelli), la Meditazione in preghiera di G. B. Viotti, il Concerto in do maggiore BI 507 (1796) del semisconosciuto Alessandro Rolla (1757-1841), uno dei maestri di Paganini e dal 1802 al 1832 primo violino e direttore alla Scala milanese e infine, di Paganini, il Concerto in mi minore, n. 6 di catalogo, ma in realtà il primo in ordine cronologico di composizione dei nove scritti dal grande genovese, opera giovanile databile intorno al 1815: si tratta di una vera chicca filologica, essendone andata perduta per più di un secolo e mezzo la partitura, fortunosamente ritrovata nel 1972 presso un antiquario londinese. Potremmo individuare il ‘filo conduttore’ del programma nella progressiva evoluzione dello stile violinistico italiano, dal ’galante’ settecentesco-rococò ancora dominante nelle variazioni tartiniane, al delinearsi di atmosfere più drammatiche e di uno sviluppo tematico più elaborato, che da un melodismo limpidamente italiano e settecentesco si carica di colori ormai ‘romantici’. Esemplare a tal riguardo il confronto fra la Meditazione di Viotti, ancora impregnata di effusa, dolcissima cantabilità e il Largo centrale del Concerto di Rolla (vera scoperta della serata), dal marcato carattere cupo e patetico, o l’Adagio del Concerto di Paganini, di un intimismo quasi chopiniano. E’ evidente che un programma siffatto concede il ruolo di protagonista pressoché esclusivo al solista, per l’occasione un. Rimonda davvero in splendida forma, anche nella veste di direttore. Crediamo che attualmente in Italia Rimonda sia uno degli interpreti migliori della scuola violinistica italiana sette-ottocentesca: la sua cavata sempre pulita, energica e calda, dal bel vibrato, sa dare voce tanto all’abbandonato lirismo, quanto alle incipienti inquietudini romantiche di queste pagine; la sua eccellente tecnica gli consente un perfetto dominio anche dei momenti di più ardimentoso virtuosismo, come quelli presenti nei due tempi estremi del Concerto di Paganini. Un caloroso applauso del folto pubblico ha salutato la Camerata e il suo Direttore, nonché Cristina Canziani, sua consorte e preziosa collaboratrice e sodale della bellissima “avventura” della Camerata Ducale, cui siamo certi arrida un futuro di grandi soddisfazioni anche fuori del Piemonte. Attendiamo con impazienza l’apertura della prossima stagione, in cui si annunciano protagonisti del calibro di Shlomo Mintz, Louis Lortie, Uto Ughi, Andrea Bacchetti…Ne daremo prossimamente più dettagliato ragguaglio.

8 giugno      Bruno Busca

Andrea Bacchetti alle Serate Musicale

E' sempre alla ricerca di novità il pianista Andrea Bacchetti, noto in Italia come valente interprete di J.S.Bach. Ieri sera per Serate Musicali ha impaginato un programma soprattutto dedicato al Settecento italiano con Galuppi, Marcello, Paisiello, Scarlatti, inframezzati dallo spagnolo Antonio Soler, allievo di D. Scarlatti ed autore di numerose Sonate in stile scarlattiano. Ma c'era anche una novità di un compositore padovano, Guido Alberto Fano. Vissuto tra il 1875 e il1961, direttore di importanti Conservatori e insegnante di pianoforte al Conservatorio Verdi di Milano, Fano fu attivo come compositore e nel concerto di ieri, alla presenza di un suo nipote che ha introdotto il musicista, è stato eseguito in prima esecuzione milanese Rimembranze, cinque brevi e melodici brani dal sapore debussyniano ma con una verve tipicamente italiana. Una estroversa Tarantella rossiniana concludeva il programma ufficiale. Bacchetti ha il dono della chiarezza espositiva, scava in profondità con una timbrica luminosa mediata da una accurata ricerca di perfezione estetica. I tempi dei vari brani eseguiti senza soluzione di continuità, come se fossero una unica suite, dimostrano il bisogno di riflessione dell'artista e il suo distacco emotivo dalla presenza del pubblico. Dopo una meditata ed elegante Sonata in si bemolle maggiore di Baldassarre Galuppi, abbiamo ascoltato un interessantissimo Benedetto Marcello in prima esecuzione milanese da una edizione critica dei manoscritti curata da Bacchetti (con M.Marcarini). A seguire due Minuetti di Paesiello. Le cinque Sonate di Soler che sono state scelte ricordano molto Scarlatti e la selezione di altre cinque Sonate, questa volta del grandissimo Domenico, ci ha rivelato la tendenza stilistica di scuola napoletana e mediterranea del Settecento legata agli strumenti a tastiera e nobilitata dalla timbrica del più moderno pianoforte. Mentre le semplici ma melodicalmente efficaci Rimembranze di Fano hanno rappresentato un altro elemento di novità nella scelta del programma, la nota Tarantelle pur sang, da Peccati di vecchiaia di Rossini, ha  vivacizzato il clima musicale. Geniale il Rossini cameristico. Due i bis offerti dal bravissimo Bacchetti con un raro Notturno di Louis Diémer, un allievo di  C.Franck, e a conclusione una superiore Toccata di J.S. Bach: del tedesco Bacchetti è un grande Maestro d'interpretazione. Grande successo.

7 giugno     Cesare Guzzardella

All'Auditorium si è concluso il ciclo dedicato a Rota

Si è concluso con i ringraziamente del direttore d'orchestra Giuseppe Grazioli, promotore ed interprete della bellissima rassegna musicale su Nino Rota, e con l'esecuzione delle musiche più celebri del compositore milanese scritte per il film Il Padrino, il decimo ed ultimo concerto a lui dedicato. La grandissima affluenza di pubblico intervenuta ai concerti dell'Auditorium nell'inconsueto orario della domenica mattina sono la prova del grande interesse dei milanesi per la musica considerando poi che alle ore sedici di domenica c'è sempre il pienone per il concerto pomeridiano. Un impaginato indovinato quello scelto per l'ultimo concerto rotiano: insieme alle splendide musiche composte all'inizio degli anni '70 per Il Padrino ed interpretate a conclusione, è stata eseguita l'ouverture La Fiera di Bari, brano del 1963 che rivela la grande passione di Rota per la musica d'oltre oceano di Gershwin, Bernstein e per il jazz; la Ballata per corno e orchestra “Castel del Monte“, lavoro del 1974, ha evidenziato le ottime qualità del cornista della Verdi Giuseppe Amatulli e il bisogno di Rota di comporre per strumenti solisti mostrando il suo incredibile interesse per le timbriche di ogni strumento. Le Variazioni sopra un tema giovanile eseguite successivamente sono un brano strumentale del 1953 che mostrano le capacità del musicista di variare un semplice e genuino tema iniziale secondo una forma, quella delle variazioni, utilizzata in passato dai più grandi Maestri come Haydn, Mozart, Beethoven, Brahms ecc. Splendidi i colori orchestrali nelle varianti al tema, con riferimenti che vanno dal Neoclassicismo di Prokof'ev ai colori di Ravel. Bravissimi alla direzione Grazioli e la Sinfonica Verdi. Grande successo di pubblico in quest’ultima mattinata veramente speciale.

5 Giugno Cesare Guzzardella

Il Requiem tedesco all'Auditorium

Ieri sera in Auditorium prima replica del monumentale Requiem Tedesco op.45 per soli, coro e orchestra di Johannes Brahms. Questo lavoro venne eseguito nella sua versione definitiva nel 1869. Suddiviso in nove parti, alcune delle quali unite in un grande movimento, il lavoro di Brahms vede l'utilizzo di un grande coro che in tutta la composizione primeggia per musicalità ed incisività. Il celebre Requiem del grande amburghese nato nel 1833, prevede anche l'utilizzo di due voci soliste, un soprano e un baritono. Particolarmente efficace l'interpretazione ascoltata ieri dall'Orchestra Sinfonica e del Coro Verdi nella direzione di Zhang Xian e sostenuti applausi al termine anche alla bravissima Erina Gambarini, Maestro del Coro. Ottime le voci soliste con Sibylla Rubens, soprano e David Wilson Johnson, baritono. Sala affollata e strepitosi applausi al termine. Domenica alle ore 16,00 ultima replica. Giovedí 9, venerdì 10 e domenica 12 giugno, verranno eseguite musiche degli statunitensi Gershwin, Coplan, Shaw e Bernstein. Al clarinetto Martin Fröst.

4 giugno     Cesare Guzzardella

MAGGIO

Angelika Kirchschlager alla Scala

E' tra le più valide interpreti presenti sulle scene mondiali il mezzosoprano austriaco Angelika Kirchschlager. Ieri sera ha tenuto un recital alla Scala accompagnata dall'ottimo pianista Helmut Deutsch. Il programma, molto interessante, prevedeva brani di Schubert, Mahler, Brahms e Liszt. La Kirchschlager, nota per le interpretazioni liriche di R.Strauss e Mozart, ha mostrato di eccellere nella forma del Lied esprimendo una timbrica qualitativamente elegante, robusta e di grande espressività. Splendida la selezione da Schubert con sette canti molto noti; particolarmente intensi i brani di Mahler e tra questi quelli dalla raccolta Des Knaben Wunderhorn. Nella seconda parte del concerto i sette brani di Brahms hanno preceduto cinque Lieder di Liszt interpretati con una chiarezza musicale sorprendente. Anche il bravissimo Deutsch ha sottolineato con espressività la voce della Kirchschlager attraverso una parte pianistica di grande rigore tecnico-espressivo. Grandissimo successo e ben tre bis.

31 maggio         Cesare Guzzardella

La Mahler Chamber Orchestra, Daniel Harding e Isabelle Faust alla Scala per Progetto Itaca

Il Concerto Straordinario di ieri sera al Teatro alla Scala era riservato a Progetto Itaca, la nota Onlus costituita da un gruppo di volontari che si propone di attivare iniziative e progetti a favore delle persone affette da disturbi della Salute Mentale e al sostegno delle famiglie. Attraverso i numerosi Club Itaca presenti in Italia, l'associazione interviene con aiuti concreti, combatte l'isolamento delle persone disturbate e da speranza alle famiglie. L'attività di questa Onlus è promossa anche dalla Regione Lombardia. Il concerto, alla presenza di numerosi sostenitori, ha visto sul palco scaligero la Mahler Chamber Orchestra guidata dal suo direttore principale Daniel Harding. Protagonista insieme a pochi altri di una fiorente nuova scuola direttoriale, Harding ha avuto tra i suoi maestri anche Claudio Abbado - fondatore dell'orchestra nel 1997 - essendo stato per alcuni anni suo assistente alla direzione dei mitici Berliner. Il programma tutto brahmsiano prevedeva il Concerto per violino e orchestra in re magg. Op.77 e la Sinfonia n.2 in re magg. Op.73. Questi due lavori vicini nel tempo - vennero composti tra il 1877 e il 1879- sono rappresentativi dell'età matura del compositore deceduto nel 1887 ed entrambi sono caratterizzati da una complessa architettura costruttiva nella quale la melodicità dei temi si incrocia con un tessuto armonico particolarmente ricco. Il modo di melodiare ed intersecare piani sonori lo troviamo con evidenza nel concerto violinistico interpretato per l'occasione dall'eccellente Isabelle Faust. Violinista tedesca, la Faust vinse nel 1993 il celebre Concorso Paganini e da allora è molto richiesta dai maggiori direttori e dalle migliori orchestre del mondo. Il tocco grintoso, la forza espressiva e l'intonazione perfetta hanno caratterizzato la bellissima interpretazione effettuata in modo dettagliato con l'energica direzione di Harding. Strepitoso il successo tributato al termine. Dopo l'intervallo la Mahler e Harding hanno proposto un’ottima esecuzione della Seconda Sinfonia di J.Brahms specie nei momenti di grande contrasto sonoro e di maggiore incisività costruttiva. I momenti meno incisivi avrebbero meritato una maggiore luminosità. Molto belli comunque i colori orchestrali specie nella sezione dei fiati. Grandissimo successo e come bis la ripetizione dell'ultimo movimento. Chi volesse sostenere Progetto Itaca può indicare nella dichiarazione dei redditi per il 5x1000 il codice 97249300159 oppure per dei lasciti telefonare al numero 02-62695235.

30 maggio          Cesare Guzzardella

La pianista Mizuka Kano a Vercelli

Al loro secondo appuntamento stagionale, ieri 27 maggio, i Concerti della Società del Quartetto di Vercelli, nella suggestiva cornice della Galleria Borgogna, hanno offerto agli appassionati la possibilità di conoscere Mizuka Kano, una giovane pianista giapponese, non ancora nota in Italia al grande pubblico, ma vincitrice di due prestigiosi concorsi, quali il Viotti di Vercelli nel 2004 e lo Schumannn di Zwickau nel 2008. La Kano ha presentato un programma piuttosto impegnativo, che, partendo dalla Partita in Si bem. maggiore BWV 825 di J. S. Bach, approdava alla Davidsbundler- tanze Op. 6 di R. Schumann, disegnando un percorso che si snodava attraverso composizioni “minori” quali le Variazioni su un tema di Schumann op. 9 di J. Brahms, le parafrasi listziane dagli Standchen von Shakespeare e Du bist die Ruh di F. Schubert e Widmung di Schumann.La Kano ha sfoggiato una tecnica di prim’ordine, che le permette di superare con una disinvoltura da consumata pianista anche le più impervie difficoltà della partitura: da ricordare la sua interpretazione della variazione 13 di Brahms, con quel defatigante moto perpetuo di terze e di seste che era tra i ‘passaggi’ più difficili della serata. Il suono della Kano è un suono sempre nitido, campito limpidamente a disegnare con nettezza di contorni il fraseggio e l’architettura del pezzo, come è apparso nella sicura interpretazione della partita bachiana, e unito ad un’energia vigorosa che si esalta nelle sezioni più impetuose della Davidsbundlertanze schumanniana, eseguita con precisione e piena aderenza alla dinamica del testo, pienamente convincente nella resa delle diramazioni contrappuntistiche e delle continue fluttuazioni del tessuto armonico. Forse la Kano può ancora migliorare nell’affinamento espressivo del suono, che ha dato talvolta l’impressione di non riuscire a penetrare a fondo certi momenti di intensa interiorità, come , per fare due soli esempi, la sedicesima e ultima variazione di Brahms, col suo singhiozzante e angoscioso Fa diesis maggiore o lo Schumann più ripiegato e malinconico di Widmung. Si tratta di rilievi che ovviamente nulla tolgono ad una pianista di grande bravura e solida professionalità, di cui sentiremo certo parlare in futuro. Gli applausi scroscianti e prolungati del pubblico, attento e competente, hanno chiuso degnamente questa bella serata di musica nella sempre ospitale ed elegante Vercelli.

28 maggio       Bruno Busca

Prossimamente la Camerata Ducale a Vercelli

Sabato 4 giugno alle ore 21.00 al Teatro Civico di Vercelli ultimo appuntamento in cartellone per il XIII Viotti Festival che chiude una ricchissima stagione concertistica con Guido Rimonda impegnato al violino e alla direzione dell’Orchestra Camerata Ducale in un programma dedicato ai grandi compositori italiani del Settecento. Durante la serata verranno eseguiti il Concerto in do maggiore per violino e orchestra BI 507 di Alessandro Rolla e il Concerto in mi minore per violino e orchestra di Nicolò Paganini.Per ulteriori informazioni: Da lunedì a venerdì orario ufficio Comune di Vercelli: 0161 596277 – 0161 596369 Associazione Camerata Ducale: 011 755791 www.viottifestival.it www.camerataducale.it

28 maggio      dalla redazione

Daniel Harding alla Scala per Progetto Itaca

Domenica 29 maggio si terrà al Teatro alla Scala un concerto straordinario della Mahler Chamber Orchestra diretta da Daniel Harding a favore di Progetto Itaca. Club Itaca è un centro per lo sviluppo dell’autonomia socio lavorativa di persone con una storia di disagio psichico. Nasce nel 2005 per volontà di Progetto Itaca onlus e realizza, perla prima volta in Italia, il modello di integrazione sociale “Clubhouse”, elaborato da ICCD – International Center for Clubhouse Developement -, organismo che coordina più di 300 centri in tutto il mondo, di cui più di 70 in Europa. La visione di ICCD, condivisa dal Consiglio di Progetto Itaca, è che le persone affette da disagio psichico hanno il diritto di integrarsi nella società, di realizzarsi nel lavoro, di avere amici, di essere felici. Il programma del concerto prevede musica di J.Brahms e ospite importante è la violinista Isabel Faust che eseguirà il Concerto per violino op.77; seguirà quindi la Sinfonia n.2 op.73. Per informazioni telefonare al numero 02-62695235 o collegarsi al sito www.progettoitaca.org

26 maggio dalla redazione

Lang Lang ed Herbie Hancock alla Scala

Un vero spettacolo quello visto ed ascoltato ieri alla Scala: due musicisti internazionali quali i pianisti Lang Lang ed Herbie Hancock si sono esibiti in solitaria, in coppia ed insieme all'Orchestra dell'Accademia del Teatro alla Scala diretta dal bravissimo John Axelrod. Il programma in sintonia con il mondo classico di Lang Lang e quello jazz di Hancock, ha trovato un mediatore ottimale in Axelrod, direttore statunitense in passato allievo di Bernstein che ha ereditato dal grande Lenny la gioia di far musica e in particolare sintonia con il repertorio di Gershwin o di Bernstein stesso. Il primo brano orchestrale in programma, la Cuban Overture di George Gershwin ha messo in risalto la freschezza della giovanile orchestra scaligera e l'eccellente direzione di Axelrod che ha trovato risalto soprattutto nella componente ritmica del lavoro: un brano straordinario, con un equilibrio tecnico sorprendente nella definizione dei piani sonori. L'ingresso in teatro dei due pianisti in un brano a quattro mani ha creato entusiasmo fra il numeroso pubblico intervenuto, mentre i timbri leggeri di Ma mère l'Oye di Maurice Ravel hanno immediatamente portato ad una concentrata attenzione il pubblico in sala. Profonda, meditata e con colori orientali l'interpretazione ascoltata con un Lang Lang che impostava i tempi di esecuzioni privilegiando l'aspetto meditativo del brano. Cambio di registro timbrico con la trascrizione a quattro mani della Rapsodia ungherese n.2 eseguita molto bene dalla coppia privilegiando l'accentuazione degli attacchi nella definizione delle sonorità folcloriche di cui il brano è intriso. Ritorno all'orchestra con una dinamica Danza ungherese n.5 di J. Brahms piena di energia e ritorno in teatro di Lang Lang che in solitaria ha fornito preziose interpretazioni di Liszt e di Schumann-Liszt con due brani assai noti tra cui un Sigmund di straordinaria nitidezza e perfetto equilibrio. Due brani di improvvisazione jazz sono stati quindi eseguiti da Herbie Hancock, il primo particolarmente ritmico nei registri più gravi del pianoforte Fazioli, il secondo dal sapore debussyano di grande delicatezza. Lunghi applausi anche per Hancock. L'ultimo brano in programma, la celebre Rhasody in Blue di Gershwin nella versione per due pianoforti ed orchestra, rappresenta la giusta conclusione del programma ufficiale in quanto è esemplare nell'unire gli elementi jazzistici cari ad Hancock e quelli classici più consoni alla formazione di Lang Lang. L'accurata ed analitica interpretazione, con qualche cadenza solistica improvvisata, è stata messa in rilievo dall'eccellente interpretazione  della giovane orchestra e dal direttore Axelrod che ancora una volta, dopo l'oramai lontano ma splendido Candid scaligero di alcuni anni fa, ha mostrato di trovarsi perfettamente a proprio agio alla Scala. Interminabili applausi e tre bis. Il primo da dimenticare con una proposta di improvvisazione sulla celebre Campanella di Liszt nella quale Hancock non ha saputo ben orientarsi.Ma il pastrocchio voluto da Lang Lang non ha certo inficiato la splendida serata conclusasi con un classico e riuscito brano jazz di Hancock e un divertente bis orchestrale della danza ungherese già ascoltata, questa volta con ritmo di mani del pubblico ed entrate improvvisate dei due pianisti. Strepitoso successo, interminabili applausi, e fiori per i protagonisti distribuiti da questi alle bravissime orchestrali. Da ricordare.

24 maggio         Cesare Guzzardella

Musiche di Nino Rota all'Auditorium milanese

E' particolarmente interessante il ciclo di musiche del compositore milanese Nino Rota presentate dal direttore Giuseppe Grazioli alla guida della Sinfonica Verdi. Ieri mattina per il nono e penultimo incontro e davanti ad un numeroso pubblico, abbiamo avuto un'ampia panoramica delle variegate qualità musicali di questo autore, celebre per le musiche filmiche ma di indubbia importanza anche per il più vasto repertorio della musica "colta". L'attività rotiana legata ai grandi registi come Fellini, Zeffirelli, Coppola, ecc.,la conosciamo bene e l'ultimo brano presentato al termine della mattinata con la Suite sinfonica dal Romeo e Giulietta di Zeffirelli, ci ha ancora una volta ricordato l'alta cifra melodica, tutta italiana, del compositore ma anche la sua maestria nell'uso delle timbriche orchestrali. Esemplare la direzione di Grazioli in questo gran finale. Il primo brano "cameristico" presentato ci ha rivelato il Rota legato agli insegnamenti di Alfredo Casella e alla tradizione "antica" italiana. La Sonata per orchestra da camera, lavoro del 1937 in tre movimenti, prevede un esiguo numero di strumentisti nel definire un brano elegante, ricco di melodie ben orchestrate e di solare trasparenza. Il Rota musicalmente onnivoro e grande conoscitore di musica l'abbiamo ritrovato negli altri due brani presentati. Nel 1958-59 Rota ha completato il Concerto per corno e orchestra K412 di W.A.Mozart aggiungendo in stile mozartiano il suo Andante sostenuto centrale e ieri mattina abbiamo avuto la fortuna di poterlo ascoltare in prima esecuzione. Protagonista il bravissimo cornista della Verdi Sandro Ceccarelli che ha con rigore interpretato il concerto. Ottimo l'equilibrio complessivo dei movimenti anche nell'imitazione stilistica di quello centrale. Il brano Fantasia sopra 12 note del Don Giovanni per pianoforte ed orchestra è legato a Mozart per il fatto che le 12 note dell'intera gamma cromatica enunciate inizialmente appartengono al Don Giovanni. Dopo questa enunciazione in stile dodecafonico, Rota costruisce un lavoro interessante, complesso e ricco di contrastanti sonorità che ricorda un certo neoclassicismo alla Poulenc. Al pianoforte il validissimo pianista Simone Pedroni ha con grande rigore sostenuto la non facile parte solistica. Lunghi applausi al termine. Ultimo appuntamento con le musiche di Nino Rota per domenica 5 giugno ore 11.00 in Auditorium.

23 maggio         Cesare Guzzardella

Presentata alla Regione Lombardia la Stagione “Incontri Musicali” della Fondazione La Società dei Concerti

Si è svolto il 18 maggio 2011 alle ore 12 presso la Sala del Gonfalone della Regione Lombardia e alla presenza del Presidente Roberto Formigoni, l’incontro stampa di presentazione della stagione concertistica “Incontri Musicali” organizzati dalla Fondazione La Società dei Concerti. Come ha sottolineato il Presidente Formigoni (foto sotto) si tratta di una iniziativa di grande rilevanza poiché Regione Lombardia collabora con Fondazione La Società dei Concerti ad una stagione concertistica unica nel suo genere, dedicataesclusivamente ai giovani talenti. Da Ottobre 2011 i tradizionali concerti del lunedì sera, con protagonisti le giovani leve del concertismo, si svolgeranno presso il bellissimo Auditorium Gaber del Grattacielo Pirelli . Regione Lombardia e il Presidente Formigoni hanno sposato l’iniziativa concedendo uno spazio prestigioso, confortevole, acusticamente adeguato e con le giuste caratteristiche ricettive e logistiche . Il Presidente di Regione Lombardia Roberto Formigoni, il Presidente della Fondazione La Società dei Concerti Antonio Mormone (foto) e il Direttore Artistico Enrica Ciccarelli, partendo dalla convinzione che la Musica sia espressione alta della Cultura, linguaggio universale che può favorire l’abbattimento di ogni barriera, anche generazionale, hanno presentato al pubblico e alla stampa i trenta concerti gratuiti che includono un mini-festival Liszt nel bicentenario della nascita e un concerto di gala. Tale serata inaugurale (3 ottobre) vedrà infatti la partecipazione straordinaria del leggendario pianista Paul Badura Skoda, che suonerà due sonate di Beethoven in duo con il violinista Edoardo Zosi e la violoncellista Tilly Cernitori, ormai già affacciati con successo alla carriera concertistica. E’ un ideale passaggio di testimone tra un grande artista con più di sessanta anni di carriera e due giovani grandi talenti italiani. A latere degli “Incontri Musicali” merita un breve accenno anche la stagione concertistica presso la Sala Verdi del Conservatorio che come ogni anno si divide in due serie Smeraldo e Rubino. Un totale di 30 concerti (15 per serie) con alcuni tra i più importanti artisti internazionali e ben dodici grandi orchestre sinfoniche e due orchestre da camera. Come ha sottolineato il Direttore artistico Enrica Ciccarelli, l’offerta è ampia e articolata. Tra i solisti vi è il ritorno del grandissimo pianista Radu Lupu, la fedele presenza di Grigory Sokolov, divenuto a ragione personaggio di culto per gli appassionati dell’interpretazione pianistica, e poi tanti interpreti amati, virtuosi, estrosi e sensibili. Molte conferme e alcune novità. Rudolf Buchbinder che intraprende nuovamente l’esecuzione del ciclo completo delle sonate di Beethoven: durante la stagione 2011/2012 le prime due tappe. Paul Badura-Skoda con cui verranno spente, proprio nel giorno del compleanno, le 84 candeline. Tra i violinisti il debutto dell’affascinante Simone Lamsma, le conferme di Zosi e Berman. Su tutti quel grand seigneur che è Salvatore Accardo, autentica leggenda del violinismo mondiale. Una menzione particolare agli artisti Italiani e ai giovani che portano un vento di freschezza al cartellone della Società dei Concerti. Tanti acclamati concertisti di oggi sono stati tenuti a battesimo nel corso degli anni dal nostro pubblico: anche per la stagione 2011/2012 vi sono debutti che diverranno presenze costanti delle società di concerti internazionali.

23 maggio        dalla redazione

Peter-Lukas Graf per il “Festivalfiati” di Novara

Il “Festivalfiati” è una manifestazione musicale che si svolge ogni anno, dal 2003, a Novara e che è venuta guadagnandosi, col tempo, fama e prestigio nazionali, grazie alla presenza di celebri solisti di legni e ottoni italiani e stranieri, i cui concerti sono gratuitamente aperti al pubblico. Accanto all’attività concertistica, Festivalfiati prevede anche un intenso programma di master classes e attività seminariali tenute da prestigiosi maestri e naturalmente rivolte ad un pubblico più ristretto di studenti del Conservatorio G. Cantelli di Novara, l’ente promotore del Festival (ma ad alcuni seminari possono iscriversi anche studenti esterni). Fra gli ospiti di caratura internazionale presenti quest’anno, uno dei “grandi vecchi” della scena musicale europea, un flautista fra i più grandi della generazione successiva a quella dei Gazzelloni e dei Rampal, lo zurighese Peter-Lukas Graf, che a ottantadue anni suonati, dopo una gloriosa carriera di interprete e direttore d’orchestra, è ancora dedito ad una intensa attività didattica (fra i suoi attuali impegni c’è il corso di flauto presso l’Accademia Perosi di Tortona e Biella). Ieri sera 21 maggio, davanti ad un folto pubblico assiepato nel salone dell’Auditorium del Cantelli, il Maestro ha offerto un concerto, articolato su cinque composizioni per flauto solo. Il cuore del programma era formato da tre brani novecenteschi: Piéce di J. Ibert , pezzo di inconfondibile “spirito francese “, nella sua linearità e nel pieno rispetto dell’ordine formale, reso piacevole dal vivo senso del colore, sorretto da un impianto diatonico, appena incrinato da cenni di cromatismo; gli Acht Stucke (Otto pezzi), opera di P. Hindemith, risalente al 1927, in cui appare già superata la politonalità radicale dei suoi primi lavori, a vantaggio di una nuova armonia diatonica, in un’ atmosfera molto suggestiva di arcana musica ideale, come sospesa fuori del tempo ; a chiudere la parte moderna del programma Mei, uno splendido brano di Kazuo Fukushima (1930), uno dei migliori esponenti della cd. neoavanguardia postweberniana, nella sua versione nipponica. Si tratta di una sorta di lamento funebre, composto nel 1962, che ha il suo motivo di fascino nell’abbandono al timbro e al ritmo puri, senza rinunciare tuttavia a momenti di grande sensibilità, con l’alternarsi di malinconica elegia e straziante dolore, prorompente iu un grido lancinante di orrore di fronte al buio del nulla, in cui si spegne infine il suono. . Di queste tre composizioni Graf ha offerto un’interpretazione superba, eccellente nella resa timbrica come nella dinamica, con un bellissimo suono, duttile e vigoroso, sapientemente sfumato in brani come quelli di Ibert e di Fukushima. Graf ci ha convinto meno nelle altre due prove che incorniciavano la ‘sezione’ novecentesca, rispettivamente la Sonata in la min. di C. Ph. E. Bach e la Sonata in sol maggiore di J. S. Bach, trascrizione ad opera dello stesso Graf delle due sonate Bwv 1005 e 1006. Qui abbiamo sentito un Graf un po’ in difficoltà nella tenuta delle note sul registro forte, in lieve affanno laddove la partitura si faceva più densa armonicamente, o la dinamica più complessa (francamente da dimenticare la Gavotte dalla sonata di Bach padre). Si tratta però di episodi, più che comprensibili data la veneranda età dell’interprete, che nulla tolgono alla commovente bravura e forza espressiva di un grande Maestro, che tanto ha donato e ancora (si spera!) donerà agli appassionati della grande musica in tutto il mondo. Uno scroscio interminabile di applausi ha salutato Graf alla fine del bel concerto, siglato da un magnifico bis, l’assolo per flauto dell’Aprés Midi d’un Faune di Debussy.

22 maggio         Bruno Busca

Roberto Giordano al Coccia di Novara

La Stagione concertistica da camera 2011 promossa dalla benemerita associazione novarese Amici dela musica si è conclusa ieri sera, 20 maggio, presso il Teatro Coccia, con un concerto pianistico dedicato interamente a Liszt, quasi a riscattare una stagione stranamente avara di omaggi ad un compositore di cui ricorre quest’anno il bicentenario. Protagonista della serata il trentenne pianista Roberto Giordano, ormai solidamente affermatosi a livello nazionale, dopo studi prestigiosi alla “Cortot” di Parigi e a Imola con Rattalino, coronati da alcuni primi premi in concorsi internazionali di chiara fama, tra i quali il “Regina Elisabetta” di Bruxelles. Il programma eseguito da Giordano prevedeva la Sonata in Si minore, seguita da tre parafrasi: Parafrasi sul Rigoletto di Verdi, Der Muller und der Bach (dalla schubertiana Schone Mullerin) , Réminiscences de don Juan de Mozart. Il questa serata lisztiana Giordano si è confermato una volta di più interprete votato al repertorio del grande pianismo romantico, al quale si accosta unendo una solidissima tecnica pianistica a una raffinata eleganza di fraseggio, sostenuta da una lussureggiante ricchezza della tavolozza timbrica della tastiera. Eccellente l’interpretazione del pezzo esteticamente più significativo dell’impaginato, la monumentale sonata in Si minore: con un tocco sempre limpido e vigoroso il giovane solista di Tropea ha dato pieno risalto alla varietà cromatica della partitura, con particolare abilità nel rendere il jeu perlé di trilli e ricami di note sui registri acuti. Ma il Liszt di Giordano non è solo ricchezza di colori, ma anche nitida impalcatura architettonica, pur lontana ormai dalla ferrea logica della classica forma-sonata: da segnalare il rigore “bachiano” con cui il pianista ha reso la sezione “fugata” della sonata, uno dei momenti in assoluto più alti dell’intera composizione. Nelle tre parafrasi Giordano ha potuto sfoggiare al meglio le sue doti di virtuoso, al limite del trascendentale nelle Réminiscences su temi del Don Giovanni. Dopo il bis, ancora una Parafrasi di Liszt su un tema dalla Schone Mullerin di Schubert, il concerto si è chiuso tra gli applausi del non numeroso pubblico in sala.

21 maggio       Bruno Busca

Jewels al Teatro alla Scala

E' in tre parti Jewels, il valido e consolidato lavoro coreografico di George Balanchine e precisamente Emeralds su musiche di Gabriel Fauré, Rubies su musiche di Igor Stravinskij. e Diamonds su quelle di P.I. Čajkovskij. Presentato per la prima volta nel 1967, Jewels non ha narrazione ma è una coreografia costruita sulle musiche dei tre grandi compositori. Emeralds e Diamonds seguono stilemi più classici mentre Rubies, composizione neoclassica di Stravinskij è un balletto più moderno, che mostra un Balanchine più fantasioso e proiettato nel futuro. I notevoli costumi di Karinska e le preziose scenografie di Peter Harvey hanno reso l'intenzione di Balanchine di voler rappresentare le tre pietre preziose attraverso passi di danza eleganti e pieni di coerenti simmetrie. Nella rappresentazione di ieri sera, in Emeralds si sono avvicendati quattro solisti quali Mariafrancesca Garritano, Marco Agostino (in sostituzione di A.Sutera indisposto), Petra Conti e Mick Zeni ed insieme ad un sinergico corpo di ballo hanno interpretato con equilibrio le dolci, eleganti e leggere timbriche del francese Fauré tratte da Pelléas e Melisande e Shylock. Ottima la direzione musicale di Coleman. Con Rubies, balletto tratto dal bellissimo Capriccio per pianoforte ed orchestra di Stravinskij, ci troviamo di fronte ad una ballerina solista, nella fattispecie l'elegante Marta Romagnia e ad una coppia solistica ieri rappresentata dal bravissimo Leonid Sarafanov (foto dall'Archivio Scala) e dall'altrettanto brava Alessandra Vassallo in sinergia con il versatile corpo di ballo. La strepitosa fantasia compositiva di Stravinskij nell'elaborare ritmicamente  il Capriccio - al pianoforte un eccellente Roberto Cominati - e dalle asimmetriche timbriche orchestrali, sembra aver ispirato Balanchine nel generare movenze di danza spettacolari, ricche di simmetrie ed asimmetrie in perfetta sintonia come la musica di provenienza. Un balletto strepitoso diretto con rigore musicale da David Coleman. Con Diamonds, costruito sulle musiche di Čajkovskij tratte dalla Sinfonia n.3 (precisamente gli ultimi quattro movimenti), torniamo ad un concezione classica del balletto: una coppia di solisti, ieri lo statuario Gabriele Corrado e la bravissima Alina Somova, si oppongono o si integrano nel grande corpo di ballo. L'interpretazione musicale troppo inglese e poco russa di Coleman non ci è apparsa sinergica con la parte coreografica alcune volte non in perfetta sintonia. Bravissimi comunque i due solisti. Successo di pubblico. Prossime repliche il 21, 22, 24, 25, 26 maggio. Nel prossimo cast: Polina Semionova e  Guillaume Côté in Diamonds ( 24, 25, 26)

21 maggio         Cesare Guzzardella

Ilary Hahn e Valentina Lisitsa alle Serate Musicali

Variegato il concerto ascoltato ieri sera in Conservatorio per le Serate Musicali. Due ottime interpreti quali Ilary Hahn e Valentina Lisitsa hanno impaginato un interessante programma che vedeva in alternanza autori noti quali Tartini, Beethoven e Bach ad altri di raro ascolto come Charles Ives o sconosciuti ai più come George Antheil. Ma partiamo dal brano eseguito in solitaria dalla statunitense Hahn a metà concerto e precisamente dalla Partita n.1 in si minore per violino. La splendida interpretazione ascoltata ha evidenziato più che negli altri brani le avvincenti qualità di questa violinista: perfezione tecnica, precisione in tutti i registri del violino, anche nelle zone più impervie dei sovracuti con eccellente intonazione e soprattutto grande spessore musicale anche nei più incisivi double, sorta di variazioni sui movimenti. Tra i brani eseguiti in duo quello meno entusiasmante, sebbene di valido livello, è quello di L.v.Beethoven, la celebre Sonata n.5 "Primavera": esecuzione fin troppo equilibrata e formalmente corretta ma priva di incisività. Questo brano era stato anticipato da una ottima lettura delle Variazioni su un tema di Corelli di G.Tartini nella trascrizione di Kreisler, brano che ha avviato il concerto. Di rilevante qualità i due rari brani più recenti, entrambi di compositori statunitensi: la Sonata per violino e piano n.4 di C. Ives (1874-1954) e l'interessantissima Sonata per violino e pianoforte di G. Antheil (1900-1959), eclettico personaggio che oltre ad essere musicista, fu saggista, inventore ed appassionato di medicina. La già contrastata sonata di Ives, ottimamente eseguita è stata surclassata dall'incredibile brano di Antheil, lavoro in più parti dove troviamo timbriche e ritmiche influenzate dal neoclassico di Stravinskij, dalle esperienze di E. Varèse, dalla musica della macchina, come quelle dei nostri futuristi, a da modalità che anticipano certo minimalismo con ripetizione quasi ossessiva dalle ardite strutture. Nel brano le timbriche e gli effetti non sono disgiunti da una attenta ricerca sulle potenzialità sonore del violino e del pianoforte con trovate al limite della genialità. Eccellente l'esecuzione ascoltata in una sinergia musicale nella quale anche la bravissima Lisitsa ha mostrato il suo alto spessore musicale. Grande successo di pubblico e tre bis: Chopin, Kreisler e Gluck

17 Maggio          Cesare Guzzardella

 

Musica di Menotti all'Auditorium con F.M. Colombo e Luca Santaniello

Viene purtroppo eseguito poco Gian Carlo Menotti, il compositore divenuto celebre per aver inventato e organizzato per quasi cinquant'anni il Festival dei Due Mondi di Spoleto. Autore di opere liriche, alcune ancora in scena come Il Console, La medium o Il telefono, Menotti è anche stato un prolifico autore di musica sinfonica e tra i lavori in repertorio, anche se di rara esecuzione, troviamo il Concerto per violino e orchestra in la minore e la Suite Sebastian dall'omonimo balletto. Questi brani sono stati eseguiti in replica ieri pomeriggio all'Auditorium in una sala colma di pubblico. Il direttore d'orchestra Francesco Maria Colombo per l'occasione ha impaginato un programma che oltre a questi due lavori accostava le più note Ouverture sinfoniche di Rossini, quelle dalla Gazza ladra, La scala di seta e il Gugliemo Tell. Colombo ha in passato avuto un rapporto privilegiato con il Maestro Menotti (1911-2007- foto) essendo stato chiamato a dirigere nel 2001 e nel 2002 concerti e sue opere a Spoleto. Il Concerto per violino è stato interpretato ottimamente dalla Sinfonica Verdi e dal violino solista Luca Santaniello che ha espresso intense sonorità definite da un timbro pastoso di grande ricchezza espressiva. Il concerto di Menotti non è certo di facile esecuzione ed è caratterizzato da influssi che vanno dalla liricità di Alban Berg al neoclassicismo di Prokof'ev o di Stravinskij. L'eccellente costruzione formale e l'interessantissima parte solistica sarebbe sufficiente per giustificare una maggior diffusione di questo lavoro. Bravissimo Santaniello - da molti anni primo violino della Verdi- anche nel bis da lui concesso con una sua trascrizione per violino, arpa ed archi di un aria da Cavalleria Rusticana. Valida anche l'interpretazione della suite Sebastian. I momenti di grande lirismo tutto italiano dei movimenti Barcarolle e Sebastian's Dance si alternano ad altri più ritmici ed incisivi dal sapore americano alla Barber o Bernstein come Street Fight o di radice stravinskiana come la Dance of the Wounded Courtesan. Direzione trasparente e luminosa quella di Colombo. Di particolare rilevanza anche l'esecuzione delle Sinfonie dalle grandi opere rossiniane con un finale di grande effetto  con la celebre cavalcata dal Guglielmo Tell. Colombo tende a rilevare in maniera chiara e precisa i diversi pieni sonori evidenziando ogni sezione strumentale con equilibrio sinergico. Ottima la Sinfonica Verdi. Lunghi e fragorosi applausi del pubblicoal termine.

16 Maggio      Cesare Guzzardella

Il Quartetto Avos al Coccia di Novara

Ieri sera al Coccia si è presentato al pubblico novarese il quartetto Avos (pianoforte e archi), una formazione assai recente, nata nel 2009 a Roma, nell’ambito dell’Accademia di S. Cecilia, e già impostasi all’attenzione della critica e del pubblico, vincendo due dei più importanti concorsi cameristici italiani, il Gui di Firenze e il Trio di Trieste. Interessante il programma proposto: di Beethoven il Quartetto con pianoforte WoO36,n.1 in Mi bem. maggiore, una composizione adolescenziale del genio di Bonn (1785) chiaramente influenzata dallo stile mozartiano, con riconoscibili reminiscenze della sonata per violino K379, evidenti ingenuità (come il terzo tempo, un Tema con variazioni francamente banalotto), ma non priva di alcuni bei passaggi, soprattutto il tempo lento centrale, di morbida cantabilità; il Quartetto con pianoforte op. 2 n. 2 in fa minore di F. Mendelssohn-Bartholdy (1822), composizione anche questa assai precoce (l’autore aveva 13 anni!), in cui, pur con tutti i limiti di un’opera di un fanciullo, già si esprime a tratti il radioso romanticismo della sua ispirazione; infine, nel secondo tempo, l’ampio e splendido Quartetto con pianoforte op. 26 n. 2 in La maggiore di J. Brahms. Per la complessità della scrittura, l’autonomia conferita alle singole parti strumentali nell’intreccio delle voci, di respiro ‘sinfonico’, la vastità della concezione architettonica e la particolare stratificazione timbrica, era ovviamente quest’ultimo pezzo a costituire il vero biglietto di presentazione della giovane formazione romana. L’esecuzione del Quartetto Avos ci è parsa semplicemente perfetta: di rado abbiamo ascoltato un’interpretazione così bella di quello che è il centro emozionale del quartetto brahmsiano, cioè il secondo movimento Poco Adagio: la ricchezza di sfumature del pianoforte di Mario Montore, la calda e morbida cavata della bravissima e graziosa Mirei Yamada (violino), il tocco energico e pulito del violoncello di Luca Magariello, il colore pastoso e ramato, da viola romantica, di Diana Bonatesta, hanno reso al meglio il clima tenero e rarefatto di questo incantevole brano musicale, di atmosfera schumanniana: da ricordare il passaggio affidato al contrasto tra gli arpeggi al registro basso del pianoforte e la linea degli archi. Ma l’Avos ci è piaciuto non solo sul versante “espressivo” dell’interpretazione, ma anche per la limpida aderenza all’organizzazione del materiale tematico, la cui architettura ha ricevuto pieno risalto dalla lucida distinzione delle linee strumentali e delle arcate melodiche, efficaci nella resa delle strutture contrappuntistiche dell’insieme. Un’ultima osservazione: qualche severo critico trovò, ai tempi, ‘piatti’ e scialbi’ i temi del quartetto: ammesso che ciò sia vero, l’esecuzione dell’Avos, col suo suono caldo, vivo, avvolgente, ce lo ha fatto dimenticare. Dopo il singolare bis, una trasposizione di temi della Traviata, composta dallo stesso Avos, il pubblico, conquistato dall’interpretazione, ha applaudito a lungo con vero entusiasmo. Una serata da ricordare.

14 maggio      Bruno Busca

Prossimamente il pianista  Mizuka Kano a Vercelli

Venerdì 27 maggio, per la Stagione musicale della Società del Quartetto di Vercelli è in programma al Museo Borgogna, ore 21, il concerto con la pianista giapponese Mizuka Kano. In programma musiche di Bach, Brahms, Schubert e Schumann. Già vincitrice del Concorso Internazionale di pianoforte Gian Battista Viotti di Vercelli nel 2005, Mizuka Kano nel 2008 ha ottenuto un altro prestigioso riconoscimento con il primo premio assoluto al Concorso pianistico Robert Schumann di Zwichau. E’ uno degli eventi più importanti e riconosciuti in Europa tanto che i vincitori spesso prendono un deciso slancio per la difficile carriera di concertista. Biglietti: intero euro 11, ridotto abbonati euro 8, ridotto over65 euro 9, giovani euro 5. Per prenotazioni e informazioni: Società del Quartetto, tel. 0161-255575.

16 maggio         la redazione

L'Orchestra Sinfonica di Wuppertal e Alexandar Madzar in Conservatorio per la Società dei concerti

La Fondazione Società dei Concerti è una delle poche organizzazioni concertistiche che ha il merito di portare in Italia grandi formazioni orchestrali unitamente a concertisti di fama. Nel concerto ascoltato ieri sera la Sinfonieorchester Wuppertal, orchestra di primo livello tedesca, era diretta dal suo direttore stabile Toshiuki Kamioka, noto anche come pianista. Il programma impegnativo prevedeva l'esecuzione di due capolavori del romanticismo tedesco quali il Concerto n.2 in si bem.magg. Op 33 di J. Brahms e la Sinfonia in do magg. "La grande" D944 di F. Schubert. Nel primo brano il pianista Alexandar Mdzar, premiato (3°posto) nel 1996 al celebre Concorso Internazionale Leeds, ha reso efficacemente questa non facile partitura intrisa di virtuosismo armonico e di grandi contrasti, spesso di difficile resa dinamica. Inusitatamente in quattro movimenti, il secondo concerto pianistico ha trovato realizzazione intorno al 1880 a molti anni dal primo lavoro di questo genere. L'opera precedente passó alla storia anche per il grande fiasco ottenuto alle prime esecuzioni e per l'impossibilità di trovare pianisti adeguati alla difficile esecuzione. Adesso sia il primo che il più eseguito secondo, sono concerti considerati tra i lavori migliori del compositore. L'ottima sinergia tra l'orchestra ed il solista nell'energica mediazione direttoriale, ha permesso una rilevante interpretazione specie, a nostro avviso, nei movimenti finali: l'Andante e l'Allegretto grazioso. Nel bis scarlattiano Madzar, chiamato sul palco più volte, ha rivelato la sua notevole sensibiltà e le sue non indifferenti qualitá espressive per i lavori più intimistici. La validità della compagine orchestrale e del suo direttore è stata riconfermata nella sinfonia "La grande" di Schubert, uno dei lavori più maturi e profondi del grande viennese. Un pubblico entusiasta in una Sala Verdi quasi al completo ha tributato al termine lunghi applausi agli interpreti.

12 maggio          Cesare Guzzardella

Due splendidi pianisti per un pubblico esiguo: Paolo Restani e Sofya Gulyak

Milano è la città d'Italia che offre il maggior numero di spettacoli nel settore della musica classica. Gli artisti presenti ogni anno alla Scala, nelle sale Verdi e Puccini del Conservatorio, in Auditorium, al Dal Verme e in spazi minori ma non meno rilevanti quali la Palazzina Liberty o il Filodrammatici, sono tra i più affermati al mondo. Alcune realtà piuttosto recenti come quella dell'Auditorium di l.go Mahler, con alcune centinaia di migliaia di spettatori annui presenti ai concerti serali o alla domenica mattina e pomeriggio, spesso con il tutto esaurito, segnalano il notevole interesse dei milanesi per la musica. Purtroppo non è la stessa cosa per le aree più periferiche dove la mancanza di spazi d'ascolto non favorisce la fruizione musicale. Il bellissimo Teatro degli Arcimboldi ha abbandonato quasi completamente la musica classica ma è molto frequentato per i balletti o per altre manifestazioni artistiche. Capita però non di rado, di ascoltare splendidi interpreti in sale semi vuote con meno di cento spettatori. Accade quando mancano gli abbonati e in orari inconsueti, orari che andrebbero coltivati con un più rigoroso impatto pubblicitario. E' successo in questi giorni in due realtà per posizione ed importanza opposte: all'Auditorium di l.go Mahler, realtà consolidata e vincente, e al piccolo, poco conosciuto ma elegante SpazioTeatro 89, localizzato in una zona periferica milanese di alta densità abitativa tra Forze Armate e Baggio con, a mio avviso, ottime potenzialità di fruizione musicale. I due artisti in questione sono pianisti di alto livello quali l'italiano Paolo Restani, ascoltato sabato nel tardo pomeriggio in Auditorium, e la russa Sofya Gulyac, pianista vincitrice nel 2009 del prestigioso Concorso Internazionale di Leeds, rassegna vinta in passato da Peraya e Lupu. Settanta, ottanta, i fortunati spettatori presenti in entrambi i concerti. Il numero adeguato sarebbe stato di almeno mille per la qualità artistica fornita anche se lo SpazioTeatro89 ha una capienza di poche centinaia di posti. Brani virtuosistici in entrambi i programmi con Rachmaninov, Liszt e Brahms per il quarantaquatrenne Restani e Schubert-Liszt, Schubert e Liszt per la trentenne Gulyak. Restani di recente ha inciso l'opera pianistica di Brahms per la Decca e nel bellissimo concerto di sabato, ultimo della valida rassegna Sabato da Camera!, segnaliamo almeno l'esecuzione di un'avvincente Rapsodia Spagnola di Liszt e delle Variazioni brahmsiane su temi di Schumann e Paganini interpretate con equilibrio formale e rilevante espressività. La Gulyak, pianista di forza che per grinta virtuosistica ricorda un Richter o un Sokolov, ci ha stupito in un programma azzeccato per equilibrio ed interesse: dopo alcuni lieder di Schubert rivisti da Liszt e tra questi una toccante Serenata - vi ricordate quella stratosferica di Horowitz?… non siamo così lontani !- ha donato due mirabili interpretazioni della Wanderer di Schubert e della Sonata in si minore di Liszt inframezzate da un Wagner-Liszt con Amore e morte di Isotta. Un concerto al quale pochissimi hanno avuto il privilegio di esserci ma che rimarrà a lungo nella nostra memoria.

9 settembre      Cesare Guzzardella

Marlena Maciejkowicz a Vercelli

In quella “officina culturale” minore, ma assai operosa, che è Vercelli, abbiamo assistito oggi, domenica 8 maggio, ad un’iniziativa intelligente per avvicinare il pubblico a quel tesoro inestimabile di piacere e cultura, ma troppo spesso considerato inaccessibile ai più, che è la musica cosiddetta “classica”. Nella sala centrale del Museo Borgogna, abbellita dai capolavori pittorici del Cinquecento piemontese, nell’ambito della Stagione dei concerti della Società del Quartetto, si è svolto il terzo e conclusivo appuntamento del ciclo “L’Arte si fa sentire”, dal titolo: “Franz Liszt, i colori del virtuosismo”. Il programma proponeva quattro fra le più celebri composizioni lisztiane per pianoforte: i due Sonetti del Petrarca dagli Années de pèlerinage, deuxième année, il Mefisto Valzer n.1, e infine la Sonata in Si Minore. La particolarità del concerto consisteva nel fatto che la figura di Liszt e i singoli brani sono stati introdotti dal noto attore teatrale e cinematografico vercellese Roberto Sbaratto, che, in modo semplice e accattivante, ma pertinente, ha fornito agli ascoltatori anche “profani” le informazioni essenziali per apprezzare la musica del grande compositore ungherese nel suo significato storico-culturale, con l’ausilio di brani, accortamente scelti, da scritti dello stesso Liszt e di contemporanei. Al pianoforte sedeva Marlena Maciejkowicz, trentaquattrenne pianista polacca, ma da anni residente nel nostro Paese. Vincitrice di alcuni importanti concorsi europei, fra cui l’austriaco “J. Brahms” nel 2003, non ha ancora conquistato da noi la notorietà delle grandi sale da concerto, ma nella sua esibizione vercellese ha mostrato indubbie qualità interpretative, messe alla prova dalle ardue partiture lisztiane, soprattutto la Sonata in si min. Il dominio virtuosistico della tastiera, di solida scuola slava, si accompagna ad un suono energico, di vigorosa potenza, sostenuto da un uso efficace del pedale, ma capace anche di un tocco delicato, duttile nella resa dei timbri e nitido nella distinzione dei piani sonori della composizione. Ne è scaturita una linea interpretativa che ha dato voce all’ispirazione più appassionatamente romantica dell’opera di Liszt, unita ad una lucida individuazione della struttura armoniche del testo,nella loro novità gravida di sviluppi futuri. La nostra preferenza, tra i brani oggi ascoltati, va all’esecuzione del Mefisto Valzer, di cui la Maciejkowicz ha reso al meglio i colori di sulfureo demonismo, con la dinamica infuocata del ritmo e i timbri acidi e taglienti. Gli applausi prolungati del numeroso pubblico presente hanno concluso questo bel pomeriggio di musica a Vercelli.

8 maggio       Bruno Busca

Gloria Campaner per la Società dei Concerti

Per la presentazione della Stagione Concertistica 2011-12, annata che si preannuncia di alto livello (tra i grandi interpreti Lupu, Skoda, ecc.), la Società dei Concerti ha invitato la giovane e affermata pianista veneta Gloria Campaner. L'artista venticinquenne ha recentemente conquistato il podio con una medaglia d'argento al Concorso Internazionale Paderewsky di Los Angeles e ha già tenuto parecchi concerti negli Stati Uniti. Ieri sera davanti un numeroso pubblico ha interpretato con ottima resa stilistica due autori romantici quali Schumann e Rachmaninov: del primo abbiamo ascoltato la Grande Humoresque op.20 e del secondo i Momenti Musicali op.16. L'approccio riflessivo della Campaner per entrambi gli autori nulla ha tolto alla valida ed emotiva resa romantica. Sia nell'Humoresque che nei Momenti musicali la pianista ha definito una timbrica ricca di sfumature, individuando con rigore i differenti piani sonori e centrando il bersaglio della coerenza interpretativa. Ogni difficoltà tecnica, specie in Rachmaninov dove certe arditezze sono prerogativa per pochi, è stata superata con maestria aprendo la strada alla pura riflessione ed espressione musicale. Abbiamo riscontrato una più efficace resa complessiva nel russo con sequenze di qualità non comune. Nel panorama delle migliori concertiste italiane (Vacatello e pochissime altre...) la Campaner merita certamente una alta posizione. Splendidi i due bis con una energica e "strappaapplausi" Toccata di Prokof'ev.

 

7 maggio        Cesare Guzzardella

 

Il duo Mezzena-Giavazzi al Coccia di Novara

Al suo secondo concerto per l’attuale stagione novarese di musica da camera, il duo Franco Mezzena (violino) e Stefano Giavazzi (pianoforte), ha presentato ieri sera 6 maggio al Teatro Coccia un intenso programma, monograficamente costruito, come quello precedente del 22 febbraio, sulle sonate per violino e pianoforte di L. van Beethoven : sommando le esecuzioni dei due concerti, gli appassionati novaresi hanno potuto ascoltare quest’anno sette delle dieci sonate beethoveniane, una ‘quasi integrale’ che ci auguriamo possa essere completata la prossima stagione. Nel primo tempo del concerto di ieri sera sono state eseguite le Sonate op. 30 n. 3 e op. 96 (entrambe nella tonalità di Sol maggiore), mentre dopo l’intervallo al pubblico è stato proposto uno dei capolavori assoluti di questa forma cameristica, l’immortale Kreutzer op. 47 in La maggiore. Si tratta di un programma scelto con intelligenza, che presenta tre “volti ” diversi” dell’inesauribile mondo compositivo e spirituale del genio beethoveniano: la gioiosa e spensierata vitalità (l’op. 30), la pacata e profonda sapienza, frutto di una ormai raggiunta maturità (l’op.96, l’ultima delle dieci sonate composte dal Maestro di Bonn per questi due strumenti) e infine l’impetuosa tensione romantica, con guizzi inquietanti di demoniaca passione (la Kreutzer). Ancora una volta di Giavazzi e Mezzena ci è piaciuta la chiarezza di un fraseggio sempre preciso, quasi didattico, nel presentare all’ascoltatore la dinamica e l’architettura delle forme musicali, grazie ad un suono, per entrambi gli strumenti, di levigata pulizia, anche nella lettura di pagine di arduo virtuosismo, come la vorticosa tarantella del finale della Kreutzer. Laddove, come in particolare avviene con quest’ultima, la dialettica fra il violino e il pianoforte si fa concertante, fitta e serrata, le due linee strumentali s’intrecciano in una limpidezza di disegno melodico e armonico davvero esemplari., per esattezza ‘tecnica’ del suono e intesa collaudata nel dialogo fra due interpreti ormai più che affiatati. Sul piano della resa espressiva il duo Mezzena –Giavazzi ci è sembrato del tutto a proprio agio nelle pagine di più delicata ispirazione, come il tempo di Minuetto dell’op.30, la cui grazia velata affidata al violino è stata interpretata al meglio da Mezzena, o l’estatica melodia che apre al pianoforte l’Adagio dell’op.96. Avremmo invece desiderato un guizzo di più sanguigna energia in certi passaggi di pulsante vitalità, soprattutto nell’op. 30, nell’Allegro iniziale e nella ‘danza degli orsi’ del Finale, dove ci è parsa un po’ troppo esangue la carica ‘haydniana’ che percorre la pagina e, in generale, il ritmo di esuberante rusticità dell’intera composizione. Gradevole e ben eseguito il bis, le sei Danze tedesche, fresca e aggraziata composizione giovanile del Maestro di Bonn, salutato con prolungati applausi dal pubblico,visibilmente soddisfatto . della serata di musica, per quanto disturbata, per tutto il primo tempo, dal rumore di un comizio politico svoltosi nei pressi del teatro (ma il Coccia non dispone di mezzi di isolamento acustico? Mah!).

7 maggio       Bruno Busca

Prossimamente Richard Galliano al Viotti Festival

Giunto alle battute finali, il cartellone della tredicesima edizione del Viotti Festival propone ancora un artista di fama internazionale del calibro di Richard Galliano che sabato 14 maggio alle ore 21:00 calcherà la scena del Teatro Civico di Vercelli con il concerto da Da Bach a Piazzolla. Il musicista di origine italiana sarà affiancato dall’Orchestra Camerata Ducale, diretta come consuetudine dal maestro Guido Rimonda, e coinvolgerà gli spettatori in sala in un itinerario musicale dal Barocco al Novecento, nel quale il denominatore comune sarà l’affascinate timbro della sua fisarmonica e del bandonéon. Un connubio particolare quello tra orchestra classica e uno strumento della tradizione popolare che gli organizzatori del festival da tempo volevano proporre a Vercelli e che da subito ha riscosso un notevole interesse da parte del pubblico che si è mosso immediatamente per prenotare i biglietti per la serata del 14 maggio. Ma non solo, perché lo spettacolo è caratterizzato anche da alcuni aspetti veramente unici, sia per lo strumento protagonista che raramente trova un ruolo solistico nelle sale concerto, nonostante lo sdoganamento attuato prima da Astor Piazzolla e successivamente proprio da Richard Galliano, sia per il programma musicale che culmina in una particolarissima versione del Concerto in do minore per oboe, violino, archi e basso continuo di Johann Sebastian Bach elaborata dallo stesso Galliano, sostituendo il violino e l’oboe con la fisarmonica, dimostrando nel contempo la complessità interpretativa di questo straordinario strumento e come la musica del grande compositore barocco sia realmente universale e perfettamente eseguibile dagli strumenti di ogni epoca.I biglietti per l’appuntamento di sabato 14 maggio 2011 si possono prenotare telefonando al Comune di Vercelli ai numeri 0161 596369 – 0161 596277, oppure contattando direttamente l'Associazione Camerata Ducale allo 011 755791 o inviando una mail a orchestra@camerataducale.it. Altra possibilità è recarsi direttamente al box office del Teatro Civico di Vercelli venerdì 13 maggio dalle 17:00 fino alle 20:00, oppure sabato 14 maggio, un’ora prima del concerto. I prezzi partono da 8,00 euro fino a 22,00 euro. I possessori della Pyou Card, i CRAL e gli Over 65 hanno diritto al biglietto ridotto.

Lang Lang e Bychkov alla Scala

Ieri sera alla Scala è tornato Lang Lang. ll pianista cinese questa volta ha interpretato Chopin eseguendo il suo più celebre concerto per pianoforte ed orchestra, il n.1 in mi minore op.11. Il programma prevedeva anche la monumentale e tragica Sesta Sinfonia di Gustav Mahler. La Filarmonica scaligera diretta da Semyon Bychkov ha fornito una ottima prestazione. Lang Lang , star internazionale, lo conosciamo bene: la critica si divide nel sostenere o meno le qualità di questo interprete che dotato di tecnica travolgente, spesso spettacolarizza le sue prestazioni attraverso la sua particolare mimica facciale che sembra controllare il pubblico con i suoi movimenti oculari. Il suo Chopin è di qualità. Non è uno Chopin polacco ma indubbiamente personale e di alta valenza estetica. I tempi complessivi lenti del concerto, permeati da un tocco delicato e da una dolcezza riflessiva orientale, hanno rivelato trasparente profondità in tutta l'estesa gamma dinamica. La parte orchestrale, più incisiva, ha comunque rispettato il bisogno del solista di esprimersi con timbriche sottili, sonorità al limite della comprensione acustica per la loro bassa voluminosità. Splendido il Larghetto centrale e folclorico ed espressivo il Rondò finale. Pubblico entusiasta e travolgente il bis concesso con uno Studio del polacco. Cambio di registro e di volume acustico con la tragica Sesta Sinfonia di Gustav Mahler. Bychkov ha colto senza enfasi ma con rigore espressivo l'essenza del monumentale lavoro del viennese. Una esecuzione di alto livello per una Filarmonica in grande forma. Grandissimo successo di pubblico. Prossimo appuntamento per il Ciclo Lang Lang per il 23 maggio: il cinesa duetta con la star del jazz Herbie Hancock in un programma dedicato a Gershwin. Da non perdere.

5 maggio        Cesare Guzzardella

Roberto Sbaratto per la Stagione dei concerti di Vercelli

Per i concerti della Società del Quartetto, al Museo Borgogna, domenica 8 maggio, alle ore 17, nell’ambito del progetto promosso dal Museo Borgogna “l’Arte si fa sentire”, è in programma lo spettacolo teatral-musicale “Franz Liszt, i colori del virtuosismo” con Roberto Sbaratto, voce recitante, e Marlena Maciejkowicz, pianoforte, che, dopo Chopin e Schumann lo scorso anno, chiudono un ideale trittico sui grandi autori romantici. Ora è la volta del compositore ungherese nei duecento anni dalla nascita (1811- 2011). Maciejkowicz-Sbaratto propongono la collaudata formula del concerto con lettura teatrale: un’occasione per conoscere davvero, in un’ora e mezza di spettacolo, una delle vicende più significative nella storia della musica. Il programma musicale della serata comprende due Sonetti del Petrarca (104 e 123), Mefisto – Valzer n.1 e la Sonata in si minore. La manifestazione è in collaborazione con Vercelli e i suoi eventi e con il Museo Borgogna.Roberto Sbaratto, vercellese, è una figura di spicco del panorama teatrale italiano. Biglietti: intero euro11, ridotto abbonati euro 8, ridotto over65 euro 9, giovani euro 5. Per prenotazioni e informazioni: Società del Quartetto, tel. 0161-255575.

5 maggio    dalla redazione

Giovanni Sollima alle Serate musicali

E' un musicista particolarmente singolare il palermitano Giovanni Sollima: violoncellista-interprete, compositore, arrangiatore. Il programma presentato ieri sera in Conservatorio davanti ad un folto pubblico, mediamente più giovane del consueto, era diversificato ed interessante: Bach con la Suite n.4 in mi bemolle maggiore preannunciava le ottime qualitá interpretative di Sollima; i tre brani - Romanella, Ciaccona, Tarantella- di Giulio De Ruvo (XVII sec.), i due Capricci di Guseppe Dall'Abaco (XVIII sec.) e il Caprice de Chaconne di Francesco Corbetta (1615-1681) hanno rivelato la passione del cellista per la musica antica e la sua voglia di ricerca di elementi del folclore che partono da lontano. Ma è con le sue composizioni e i personali arrangiamenti che Sollima ha mostrato il suo lato  creativo e la sua inconfondibile cifra stilistica. Concerto Rotondo (1998) è un lavoro  in quattro parti dove il cellista "cerca parentele con vocalità e tecniche strumentali arcaiche e non occidentali". La particolare accordatura dello strumento utilizzato in modo inconsueto e speciale per una ricerca di sonorità totali e la sua intensità espressiva hanno prodotto un ottmo e convincente risultato, molto apprezzato dal pubblico presente in Sala Verdi. La sua voglia di libertà espressiva, assistita da una certa gestualità che in alcuni lavori arriva alla performance mimica, è molto marcata e si ritrova in alcune personali composizioni-arrangiamenti come Raining Blood da un brano del gruppo di rock metal Slayer, in Angel di Jimi Hendrix- e con le performance del celebre chitarrista rock e nelle modalità espressive Sollima ha una somiglianza- e nei suoi Natural Songbook ispirati da Satie, Scott Joplin e altri autori ma trasformati secondo modalità di sintesi espressiva. Grande successo, con molti giovanissimi in sala venuti ad ascoltare un musicista che sa essere trasversale ai generi...e questo è un pregio. Due i bis concessi.

3 maggio      Cesare Guzzardella

Isabelle Faust al Viotti Festival di Vercelli

Il cartellone, come sempre stimolante, del Viotti Festival di Vercelli ha proposto ieri sera 30 Aprile all’ascolto degli appassionati un programma dedicato al violino, che ha avuto come protagonista una solista forse ancora non nota da noi in Italia come meriterebbe: la quarantenne tedesca (ma ormai da tempo trasferitasi in Francia) Isabelle Faust, vincitrice del prestigioso Concorso Paganini nel 1993. Il clou della serata è stato preceduto da due pezzi sinfonici, eseguiti dalla Camerata ducale, come sempre affidata alla sapiente direzione di Guido Rimonda. Anzitutto Le variazioni sui capricci di Paganini, composizione inedita (2010), e dunque in prima assoluta, del compianto Giorgio Ferrari, violinista, compositore e direttore per molti anni del Conservatorio di Torino, scomparso lo scorso anno e che aveva scritto questo suo estremo lavoro proprio per la Camerata ducale: si tratta in verità di una gradevole esercitazione accademica, consistente nella citazione/rielaborazione di noti temi paganiniani, confezionata con mestiere, rispettosa del principio della tonalità, forse lontana reminiscenza della Paganiniana del neoclassico Casella. A seguire, un ‘fuori programma’: la Sinfonia, G 503 in re maggiore di Boccherini, la prima delle sei sinfonie op.12 del 1771, in quattro movimenti, tra cui svettano i due centrali, l’Andantino dalla suadente pennellata melodica e con raffinate transizioni nel fraseggio e il Minué amoroso, contenente un bellissimo Trio col suo colloquio intimo e dolce tra flauto e archi bassi. La Faust ha eseguito due perle della letteratura violinistica di tutti i tempi, due dei cinque concerti “salisburghesi” di Mozart del 1775, il K 216 in Sol maggiore e il K 219 in La maggiore. Non esitiamo a confessare che l’interpretazione della giovane solista d’oltralpe ci ha conquistato: il suo è un suono di dolcissima , delicata trasparenza, perfettamente intonato, sempre distillato con nitida pulizia. Soprattutto, ed è la virtù somma della Faust, dal suo strumento, uno Stradivari del 1704, noto come “La bella addormentata”, si effonde, grazie ad un tocco di angelica leggerezza, un fraseggio di purissima melodiosità, per il quale tutte le quattro corde dello strumento sembrano suonare “in cantino”, davvero straordinario nel ritmo e nel “respiro” della frase musicale, nella variazione dell’intensità del suono, e che in particolare nei movimenti lenti dei due concerti ha rapito il pubblico. Aggiungete la completa sicurezza tecnica con la quale la Faust affronta da grande virtuosa le parti più impervie dei due concerti (il Rondeau finale del K216, lo sviluppo del primo tempo e il terzo tempo del K219) e avrete il ‘ritratto’ di una interprete di prim’ordine, che ha saputo dare adeguata voce all’ideale estetico di perfezione formale e piacevolezza espressiva, propria del Mozart di questa fase della sua produzione, frutto prodigioso dell’ innesto dello stile galante francese sull’architettura del concerto per violino italiano del ‘700. Semplicemente perfetta, poi, l’intesa con un’orchestra, la Camerata Ducale, indiscutibilmente oggi uno degli organici più collaudati in Italia per la musica settecentesca: non a caso allieva di Cristoph Poppen, fondatore e primo violino del Cherubini Quartet, la Faust ha nel sangue l’inclinazione al taglio “cameristico” dell’esecuzione, in cui la voce solista cerca spontaneamente il dialogo con il tutto orchestrale, fondendosi nell’intreccio delle varie linee strumentali. A tal riguardo si può forse muovere alla Faust l’unico rilievo critico: talvolta il suo suono ci è sembrato perdere vigore, un po’ troppo debole proprio nel dialogo con il “tutto” dell’orchestra, tanto da esserne sopraffatto sino a scomparire. E’ quanto accaduto in particolare nel bis , un tempo del Divertimento per archi in Fa maggiore K138 di Mozart, in cui il primo violino di G. Rimonda (come sempre bravissimo nel guidare i colleghi), “si sentiva” di più di quello solistico. Ma si tratta; sia chiaro; di un’osservazione che nulla toglie alla nostra gratitudine alla bravissima e graziosa Isabelle, per il dono di sublime poesia che ci ha offerto in questa indimenticabile serata.

1 maggio          Bruno Busca

Quartett":  la nuova opera di Luca Francesconi alla Scala

E' piaciuta al pubblico scaligero la nuova opera in un unico atto di Luca Francesconi. "Quartett" è ispirata dall'omonima pièce teatrale di Heiner Müller ed è liberamente tratta da Le relazioni pericolose di Choderlos de Laclos. La messinscena del regista Alex Ollè-La Fura dels Baus è indubbiamente valida ed è dettata da una ricercata modernità che unisce sapientemente più ambiti espressivi in eccellenti sinergie creando un'ambientazione che calza bene le non facili ma incisive timbriche di Francesconi. Centro della rappresentazione è una camera-scatola posta nella parte centrale della scena, circondata in tutti i lati da uno schermo nel quale vengono proiettate immagini che completano in modo anche spettacolare la scena. I due cantanti protagonisti della pièce, nella seconda rappresentazione del 28 aprile, Alliso Cook, la Marquise de Merteuil e Robins Adams, il Viconte de Valmont, hanno mostrato ottime qualità vocali e attoriali e hanno definito il testo in inglese di Francesconi con rilevante teatralità. La parte musicale è sostenuta da due formazioni orchestrali, una nella buca e una seconda nascosta insieme al coro. La direzione musicale per la prima volta in un'opera è al femminile: la finlandese Susanna Mälkki ha dimostrato qualità interpretative di primo livello. La direzione musicale è stata ottimamente completata dal secondo direttore J.M. Lavoie. Le scene (foto dall’archivio Scala) di Alfons Flores, i vedeo di Frac Aleu, i costumi di Lluc Castells e le luci di Marco Filibeck, in splendida sinergia, hanno concorso a rendere l'opera di Francesconi un'imperdibile novità. Il complesso e variegato linguaggio del cinquantenne musicista milanese riassume in modo completo le esperienze musicali del Secondo Novecento: musica concreta ed elettronica insieme a modalità compositive che devono molto alle frequentazioni di Francesconi con Berio, Stockhausen e Boulez. Da non perdere. Prossime repliche il 30 aprile e il 3-5-7-maggio

30 aprile          Cesare Guzzardella

Il duo Bianchi - Demicheli al Coccia di Novara

Decisamente modesto sotto il profilo della qualità musicale dei brani proposti, ma curioso dal punto di vista squisitamente storico, il programma proposto ieri sera al Teatro Coccia di Novara dal duo Marcello Bianchi (violino/viola) e Daniela Demicheli (pianoforte), nell’ambito della Stagione concertistica da camera. Il concerto è iniziato con un’opera minore di R. Schumann, le tre Romanze op. 94 per violino e pianoforte, trascrizione da un originale per oboe e pianoforte (1849), tra cui la seconda spicca come un vero gioiellino di fresca semplicità, sgorgata dalle più pure vene di un intimo romanticismo, come suggerisce il titolo Einfach, innig (semplice, intimo). Accanto a quello di Schumann, l’altro nome noto al grande pubblico, tra quelli proposti nella serata, è quello di Alexander Glazunov, di cui è stata eseguita una Elegia per viola e pianoforte (1892), caratterizzata da una forma melodica cara a questo autore russo, di morbida e avvolgente malinconia, giocata su una ripetuta cellula motivica, affidata prevalentemente alle quattro corde. Gli altri brani ascoltati appartengono al genere delle pure curiosità filologico-musicali, opere di autori “minori” poco frequentati dagli interpreti: in primo luogo don Lorenzo Perosi, la cui fama, notevole nella prima metà del secolo scorso, come autore di musica sacra, è oggi forse un po’ appannata. Si deve proprio al duo Bianchi-De Micheli la ‘scoperta’ della produzione ‘profana’ cameristica perosiana, incisa integralmente per Bongiovanni, tra cui i due pezzi in programma ieri sera, la Piccola sonata per violino e pianoforte e il brevissimo Pezzo in do minore per viola e pianoforte. Si tratta di composizioni di limitato valore musicale, di solido impianto tonale, su cui si sviluppa un melodismo di pretto sapore ottocentesco, con qualche ammiccamento alla tradizione barocca: francamente, non sapremmo riconoscere quelle “aperture alle influenze dell’esperienza storica contemporanea” che il programma di sala gli attribuisce. Un po’ più aggiornato ai propri tempi ci è sembrato il Dramma artistico per violino e pianoforte del praticamente sconosciuto Carlo Rossaro ( non ne fa neppure cenno il programma di sala, che, incredibilmente, rinuncia a presentarlo).: si tratta di un compositore piemontese del XIX secolo (1828-1878), che all’epoca godette di effimera fama per melodie di genere mitologico o ispirate a soggetti letterari. Questo suo Dramma ( il titolo è dovuto al forte contrasto fra le linee tematico-melodiche affidate ai due strumenti) si caratterizza per un accentuato eclettismo stilistico: a un incipit pianistico di sapore vagamente listziano fa seguito uno svolgimento, affidato prevalentemente al violino, in cui, accanto a reminiscenze brahmsiane, affiorano armonie di gusto tardo romantico francese (C. Franck). A conclusione del concerto il Gran Tango per viola e pianoforte di A. Piazzolla, composto nel 1982 nella versione originale per violoncello e pf. con dedica a M. Rostropovich, che ne fu anche il primo interprete nel ’90: brano di piacevole ascolto, di raffinata elaborazione ritmica e armonica, con passaggi di alto virtuosismo, soprattutto per il pianoforte, sintetizza le tradizioni del tango e della milonga, con suggestive dissonanze di gusto quasi espressionistico. Il giudizio sulle qualità esecutive dei due interpreti va ovviamente rimandato a un programma di più corposo spessore, ma fin d’ora ci sentiamo di apprezzare la cavata precisa di Bianchi, dal suono (specie per il violino) forse un po’ troppo “chiuso”, con poco vibrato, ma rigoroso, nitido nei sopracuti. Diligente l’esecuzione della Demicheli, talvolta penalizzata da un’acustica del Coccia non impeccabile. Buono il bis, il celeberrimo Liebesleid di Fritz Kreisler, salutato dai cordiali applausi del non numeroso pubblico presente in sala.

29 aprile       Bruno Busca

Isabelle Faust al Teatro Civico di Vercelli

Da sempre il violino è uno degli strumenti protagonisti del Viotti Festival, per questo motivo gli organizzatori della rassegna concertistica vercellese invitano, ogni anno, i migliori interpreti di questo affascinante strumento. Nella stagione in corso, dopo l’esibizioni di Salvatore Accardo e Uto Ughi, sabato 30 aprile alle ore 21:00 calcherà la scena del Teatro Civico l’irruente ed eclettica Isabelle Faust. Per il pubblico di Vercelli Isabelle Faust eseguirà con il suo Stradivari “Bella Addormentata” del 1704 i Concerti per violino e orchestra KV 216 e KV 219 composti da Mozart nel 1775. Un programma decisamente impegnativo per la Faust ma anche per l’Orchestra Camerata Ducale che proporrà anche in prima assoluta l’opera Variazioni sui ventiquattro capricci di Niccolò Paganini per orchestra d’archi del compositore Giorgio Ferrari. Per ulteriori informazioni da lunedì a venerdì orario ufficio Comune di Vercelli: 0161 596277 – 0161 596369 Associazione Camerata Ducale: 011 755791 www.viottifestival.it www.camerataducale.it

28 aprile      lLa Redazione

Olaf John Laneri al Coccia di Novara

In sostituzione del previsto concerto del pianista Riccardo Schwartz, indisposto, la Stagione concertistica da Camera di Novara ha offerto ieri sera, 19 aprile, al Coccia, un recital di Olaf John Laneri. Quarantenne di origine svedese, ma nato a Catania, premio Busoni nel 1998, Laneri ha eseguito un programma che proponeva nella prima parte del concerto due celeberrime composizioni pianistiche beethoveniane, le Sonate op.31 n.2 in re minore La tempesta e in do minore op.111, e nella seconda parte quattro pezzi di Chopin: le due Ballate  op.23  e op.47 , la berceuse op.57 e infine l’Andante spianato e Grande polacca brillante op.22. Un impaginato, ci pare, studiato con intento quasi didattico, ad illuminare la tendenza del grande pianismo primo-ottocentesco a indagare e sviluppare al massimo le possibilità armoniche e timbriche della tastiera, al di là della classica forma-sonata del secolo precedente. Notevoli le qualità di Laneri: ci è piaciuto molto il suo tocco, sempre di assoluta trasparenza, tanto nei passaggi di più acrobatico virtuosismo tecnico, quanto nei pezzi di più sottile e sfumata sonorità, come la berceuse chopiniana. All’esattezza tecnica del gran virtuoso, si accompagna poi una convincente capacità di penetrare in modo non banale nelle sfumature e nei dettagli della composizione: davvero eccellente, sotto questo profilo, l’esecuzione della Tempesta, di cui Laneri ha reso al meglio il pathos tragico, con una dinamica perfetta nel sapiente fluttuare dei ritmi del primo tempo e nel moto perpetuo del Finale, e nelle scelte timbriche,  con la bellissima coloritura ramata, da corni, del secondo tema dell’Adagio centrale. Di alto livello anche l’esecuzione dell’op.111, dove il momento più intenso ci è parsa la sezione conclusiva della meravigliosa Arietta, di cui l’interprete ha espresso con rara profondità l’emozionante contrasto tra i cupi accordi della quarta variazione e il celestiale flusso di terzine delle zone acute della tastiera nel finale. Di Chopin, sempre esatto e senza enfasi, abbiamo apprezzato in particolare la berceuse, eseguita con un fraseggio di prodigiosa delicatezza, ai limiti del sussurro,  appena velato di un tocco di dolce malinconia. Due bis, uno splendido Notturno  di Grieg e un Valzer  di Chopin, hanno concluso tra scroscianti applausi uno dei migliori concerti della stagione novarese. 

20 aprile    Bruno Busca

Il lettone Shimkus alle Serate Musicali 

E’ tornato in Conservatorio per le Serate Musicali il pianista lettone Vestard Shimkus per un concerto particolarmente vario che prevedeva musiche di Beethoven, Liszt, Ravel, Gershwin, e a conclusione Shimkus stesso con un brano da Piazzola. E’ infatti anche compositore il ventisettenne pianista e possiede una tecnica trascendentale che gli consente di eseguire brani di sorprendente difficoltà esecutiva come l’Après une lecture de Dante di F. Liszt o alcuni dei cinque brani che compongono Miroirs di M.Ravel come il celebre Alabrado de grazioso. Con una valida interpretazione della Sonata in do maggiore Op.2 n.3 di L.v.Beethoven il lettone ha iniziato il concerto in Sala Verdi alla presenza di un pubblico purtroppo esiguo. Diciamo chiaramente che Shimkus ha una cifra interpretativa di ottimo livello anche se non sempre entusiasma per raffinatezza di tocco. Le sue eccellenti qualità improvvisatorie sono note essendo anche un attimo jazzista e la brillante esecuzione della Rapsodia in Blue di G. Gershwin, brano intriso di ritmica jazz,   ne è la più evidente  dimostrazione. Il suo essere compositore lo abbiamo particolarmente apprezzato ascoltando la suite di brani da lui composta nel 2005 dal titolo Heartbeats of Astor Piazzola nella quale partendo dalle celebri melodie del grande argentino, riesce a costruire un lavoro dal carattere rapsodico di immediato impatto costruttivo-musicale che evidenzia le sue qualità di rielaboratore. Particolarmente contrastante ma ben eseguito il bis proposto con il celebre Notturno postumo di F. Chopin. 

19 aprile   2011           Cesare Guzzardella

Una Turandot alla Scala che piace a metà 

Turandot, l’incompiuta e ultima opera di Giacomo Puccini, è in scena in questi giorni alla Scala e nelle prime rappresentazioni vede alla direzione dell’orchestra scaligera il russo Valery Gergiev. Trattasi di una nuova produzione del Teatro alla Scala  per la regia, le scene e i costumi di Giorgio Barberio Corsetti. Le scene e i costumi ( foto Archivio Scala) portano la firma anche di Cristian Taraborrelli. La seconda rappresentazione di ieri sera ci ha convinto solo a metà. La direzione orchestrale nel complesso è apparsa convincente per forza ed unità espressiva anche se il taglio musicale di Gergiev è segnato da una cultura musicale molto russa e talvolta Puccini ha assunto colorazioni orchestrali che ricordavano più Prokof’ev, soprattutto nei numerosi momenti scenici ricchi di personaggi e laddove i volumi orchestrali e corali riempiono di sonorità la sala del Piermarini. I momenti più pacati, nelle poche e celebri arie, dove l’intervento dei solisti risultano determinanti, non sono stati entusiasmanti. Buona la regia, ma le scene e i costumi, d’impianto tradizionale, cercavano la modernità con alcune proiezioni di bassa qualità visiva che volevano ingrandire e sovrapporre alcuni protagonisti in parti sceniche. Nell’era dell’immagine, i capolavori visivi degli spot pubblicitari, per quanto riguarda l’effettistica, sono davanti anni luce da quello che abbiamo trovato sulla scena. A parte le proiezioni luminose, valida è stata la scenografia nei frangenti dove la coralità dei solisti, dei saltimbanco o dei mimi e delle comparse riempivano la scena. Non valido e noioso invece scenograficamente il primo quadro dell’Atto secondo, dove Ping, Pong e Pang lamentano la decadenza della Cina. I colori rosso-azzurri troppo evidenti in una scena quasi minimalista, ripetuta dalla proiezione, non ci è piaciuta. Il cast vocale di buon livello ci è apparso disomogeneo: Maija Kovalevska nel delicato e discreto ruolo di Liù è stata la voce timbricamente più valida e adatta al ruolo. Ottimo il finale pucciniano, prima dell’entrata della discutibile musica di Alfano, con un espressivo e delicato Tu che di gel sei cinta. Bravo anche Marco Spotti nel ruolo di  Timur. I due principali protagonisti della seconda rappresentazione non hanno convinto pienamente: Stuart Neill, il Principe ignoto-Calaf, ha espresso un Nessun dorma di media espressività e Lise Lindstrom, la Principessa Turandot, pur intonando bene, ha una timbrica poco rotonda, lontana dalla bellezza che una voce pucciniana deve avere. Bravissimi il Coro di Voci Bianche dirette da  Casoni e tutti i saltimbanchi e mimi presenti in scena. Applausi del pubblico  ma non ricchi di entusiasmo. Prossime repliche il 13-15-16-19- 20-22- aprile e 6-8-11-13-maggio. 

13   aprile         Cesare Guzzardella.

La rassegna  dedicata a Nino Rota all'Auditorium milanese

Siamo arrivati all’ottavo concerto  dedicato al compositore milanese Nino Rota. Ieri mattina l'Auditorium milanese era colmo di pubblico  ed il programma offriva quattro lavori del noto musicista: Roma, suite dall’omonimo film (1972),  Tre canzoni dal Giornalino di Gian Burrasca (1964), il Concerto per fagotto e orchestra (1974-77) e  la Sinfonia n.3 (1957). Ancora una volta i brani sono stati introdotti dal bravissimo direttore Giuseppe Grazioli. Il programma vario, eterogeneo e ben distribuito, ci ha rivelato il Rota più celebre, quello legato al cinema e agli sceneggiati televisivi con il popolare successo della Pappa col pomodoro, entrato nella storia della Rai, e il compositore più impegnato,  capace  di assimilare gli stili compositivi  del primo Novecento, restituendoli con linguaggio personale e riconoscibile.  Il Concerto per fagotto e orchestra è stato ottimamente interpretato dal fagottista Alarico Lenti e ci ha mostrato l’abilità di Rota di penetrare le timbriche dello strumento solista attraverso un autentico modo di melodiare. La Sinfonia n.3 composta di getto in un periodo nel quale Rota terminava un’incredibile quantità di lavori cinematografici, ci rivela la capacità di sintesi del musicista che in questo interessante lavoro  ha estrapolato dallo stile neoclassico alla Prokof’ev  molte idee. Ottima ed accurata la direzione di Grazioli  e un plauso al Coro di voci bianche dellaVerdi diretto da Maria Teresa Tramontin per le piacevoli ed intelligenti canzoni di Gian Burrasca. Grande successo. 

11  aprile      Cesare Guzzardella   

La Traviata al Teatro Coccia di Novara 

La  stagione lirica del Teatro Coccia di Novara si è conclusa oggi, domenica 10 aprile, con La Traviata, in un allestimento prodotto dalla Fondazione  Coccia, che affidava la direzione dell’Orchestra Filarmonica Italiana al giovane  (1980)  viareggino Valerio Galli, formatosi soprattutto nell’ambiente del Festival Puccini e con sette anni di esperienza in ambito operistico, accompagnato dal Coro del Teatro Coccia e dal Balletto di Milano. Dalle note di regia di Paolo Bosisio ricaviamo queste osservazioni: “. Oltre che storia di sentimenti, di emozioni, di mondanità, Traviata mi sembra un dramma sociale, prima ancora  che umano…. I personaggi del dramma, prima forse che individui, sono ingranaggi di un meccanismo sociale consolidato all’interno del quale non c’è spazio per l’amore, per la compassione, per la salvezza” In tale prospettiva protagonista del dramma non è più Violetta , vittima e soprattutto donna che ama generosamente, ma Germont padre, che “incarna quell’urgenza di rispettabilità che è la spinta di ogni suo agire: non l’amore per la propria figlia, non la compassione per Violetta, ma la necessità tutta borghese di difendere la sua reputazione”, mentre Violetta altro non sarebbe che una professionista cinica, cui capita di incapricciarsi irrazionalmente di quell’ingenuo giovanotto “inesperto della vita” che è Alfredo. Di qui la decisione di posticipare l’ambientazione della vicenda dal Settecento del libretto alla Belle Epoque della trionfale affermazione della borghesia e l’avvertimento allo spettatore a non aspettarsi “lacrime, abbracci, struggimenti, commozioni transitorie e “lieto” fine con decesso risolutivo di tutti i problemi in campo (fatti salvi quelle della defunta),”  ma una morte in totale solitudine, “senza che alcuno le porga il conforto di un contatto autentico, di un sentimento profondo di solidarietà, capace di travalicare anche le barriere imposte dalla società”. Tutto questo ci pare molto interessante, ma del tutto privo di qualsiasi rapporto con la musica di Verdi, oltre che con il libretto di Piave: Non ci riesce proprio di vedere in Violetta una “cinica professionista”, già a partire dall’etereo, trepidante motivo iniziale dell’Ouverture, motto musicale della fragilità e della malattia, il vero” tema” di Violetta. Per questo la regia di Bosisio ci sembra enunci  un astratto percorso interpretativo difficile da sostenere, e che infatti né la direzione di Galli, né tantomeno i cantanti sostengono in alcun modo. Nel complesso si è trattato di una Traviata dignitosa, sorretta da interpreti in generale all’altezza del compito. Elena Rossi, Violetta, è una soprano talvolta un po’ ingolfata sulle note basse, ma di buona energia vocale e presenza scenica: è venuta crescendo nel corso dei tre atti, da una non memorabile cabaletta Sempre libera degg’io della fine del primo atto al duetto bipartito degli amorosi del finale, decisamente di buon livello. Buona la performance di Sergej Romanovskji, giovane  tenore di scuola russa, fisicamente molto adatto al ruolo di Alfredo, dalla bella voce calda  e pulita in tutta la gamma dell’estensione e morbida nei legati. Non si scopre certo oggi la professionalità del baritono Gianfranco Montresor, a suo agio nel collaudato ruolo di Germont padre. Dignitose le parti minori e come sempre di solida professionalità la Filarmonica italiana, condotta con gesto sicuro, magari un tantino enfatico, dalla bacchetta di Galli.Tutto esaurito e meritati applausi alla fine. 

10  aprile        Bruno Busca

Shlomo Mintz alle Serate Musicali 

E' tra i più affermati violinisti al mondo l'israeliano Sholomo Mintz ed è ospite da molti anni di Serate Musicali. Ieri sera in duo con l'eccellente pianista Petr Jiríkovský ha interpretato Beethoven con tre Sonate per violino e pianoforte - l'op.12 n.3, l'op.24 "Primavera" e l'op.30 n.2 - ma ha concluso il concerto con due entusiasmanti bis di Sarasate. Il Beethoven ascoltato nell'interpretazione di Mintz e Jiríkovský è molto classico: l'equilibrio delle parti strumentali, in ottima sinergia, e il controllo del flusso sonoro è nello stile esecutivo più vicino al classicismo viennese mozartiano. L'ottimo equilibrio strumentale è emerso attraverso il bellissimo vibrato di Mintz ed il timbro luminoso e calibrato del pianoforte che nelle Sonate ha un ruolo altrettanto rilevante. Più incisiva ed estemporanea l'op. 30 n.2, composizione che in alcuni frangenti ricorda la celebre Kreutzer. Cambio di registro e stile nei due straordinari bis proposti: Capriccio basco e la ancor più nota Zingaresca di Sarasate. Qui il violino di Mintz diviene il protagonista assoluto con effetti virtuosistici di straordinaria qualità espressiva che solo pochi grandi sono in grado di evidenziare. Grande successo. Da ricordare. 

5  aprile           Cesare Guzzardella 

D'Orazio e Nuti per il “Sabato da Camera”  all'Auditorium 

Il concerto pomeridiano di ieri per il “Sabato da Camera”  dell'Auditorium ha visto un ottimo duo cameristico formato dal violinista Francesco D'Orazio e dal pianista Giampaolo Nuti in un programma diversificato che prevedeva due sonate di Maurice Ravel, quella postuma in un unico movimento Allegro e quella più celebre in Sol maggiore, una di Ferruccio Busoni, la Prima Sonata per violino e pianoforte in Do magg. Op.29 ed infine un brano di Luciano Berio, Sequenza VIII per violino solo. L'Allegro della sonata postuma, lavoro degli anni '20, è stato ritrovato ed è entrato in repertorio solo nel 1975. La cifra compositiva di questo unico movimento rivela un Ravel coloristico molto personale, mentre la più eseguita Sonata in Sol maggiore riflette la passione del musicista francese per certo jazz. Il brano centrale denominato Blues con le sue dissonanze, i glissandi e i pizzicati del violino fa intravedere la musica di Gershwin. Ottima l'interpretazione del duo.  Meno entusiasmante ma comunque interessante  l'Op.29 di Busoni, decisamente meno frequentata della Seconda. Lo stile molto brahmsiano e il sapiente sviluppo dei temi ci mostrano un Busoni, storico virtuoso pianista, di robusto spessore compositivo. Valida l'interpretazione ascoltata. Il violinista D'Orazio si è cimentato in solitaria nella nota Sequenza VIII di Luciano Berio. Il compositore ligure nelle sue sequenze ha rivelato  doti di grande conoscitore delle timbriche strumentali ed il brano eseguito, splendidamente interpretato da D'Orazio, ci mostra raffinate sonorità del violino ottenute con poche note ma con  variazioni ricche di effetti per un risultato affascinante. La capacità di controllo tecnico e l'avvincente resa timbrica sono la dimostrazione della statura espressiva di un violinista versatile e particolarmente richiesto nella musica contemporanea. Successo e applausi  davanti a circa cento spettatori per un concerto che meritava l'Auditorium colmo. Uno spensierato bis ben eseguito con una Bagatella di Busoni molto viennese. 

3  aprile       Cesare Guzzardella

Audizioni alla Camerata Ducale per il Viotti Festival di Vercelli

Come si svolge un’audizione in un’orchestra? E quali strani personaggi orbitano in un’organizzazione musicale? E’ quello che vedranno, in chiave del tutto ironica, il pubblico del Teatro Civico di Vercelli sabato 9 aprile alle ore 21.00 con lo spettacolo Audizioni alla Camerata Ducale. Uno show prodotto e allestito dagli organizzatori del Viotti Festival e ideato da Ranieri Paluselli – percussionista del Teatro Regio di Torino oltre che dei Catubam – che in quest’occasione sarà il vero motore della serata, spalleggiato da un improbabile presentatore/regista impersonato dal coautore dello spettacolo, Mauro Ginestrone. Un’ora di sketch esilaranti in cui i professori dell’Orchestra Camerata Ducale, assieme al direttore Guido Rimonda, cercheranno di valutare, tra lo sconcerto e la meraviglia, una serie di personaggi fuori dal comune interpretati unicamente dallo stesso Paluselli. I biglietti per lo spettacolo Audizioni alla Camerata Ducale si possono prenotare telefonando al Comune di Vercelli ai numeri 0161 596369 – 0161 596277, oppure contattando direttamente l'Associazione Camerata Ducale allo 011 755791 o inviando una mail a orchestra@camerataducale.it. Il prossimo appuntamento del Viotti Festival è con la violinista tedesca Isabelle Faust, sabato 30 aprile alle ore 21:00 al Teatro Civico di Vercelli. I biglietti si potranno prenotare con le stesse modalità elencate sopra, a partire da lunedì 11 aprile 2011.

3 aprile     la redazione

 

L'altro Casanova al Teatro alla Scala 

L'altro Casanova è un balletto di nuova produzione del Teatro alla Scala realizzato dal coreografo Gianluca Schiavoni. In esso la novità contenutistica, il Casanova femminile nell'ottima interpretazione di Polina Semionova, non trova sempre chiara definizione all'interno dello svolgimento. Le sequenze del balletto, costruite sulle musiche settecentesche di Vivaldi, Albinoni, C.P. E. Bach, Boccherini o sul Settecento rivisitato da G.Malipiero o in maniera più moderna da Schnittke e da Eben, trovano una maggior resa stilistica nella coralità del corpo di ballo scaligero piuttosto che nei singoli interventi anche se l'altro protagonista della messinscena vista ieri sera, Gabriele Corrado, Eros, dimostra di essere una delle migliori presenze sceniche con la sua evidente statuaria fisicità. Abbiamo trovato sacrificata e non sempre  riconoscibile la brava ballerina russa Semionova (foto M.Brescia, Amisano -Archivio Scala) in un contesto dove il ruolo della sessualità raccontata da caste ed incomplete nudità non è particolarmente pregnante. Il balletto, costruito sulle originali scene settecentesche di Aurelio Colombo e i validi costumi di Erika Carretta, ha il momento di miglior resa artistica e di maggior modernità  nella lunga sequenza costruita sulla musica di Alfred Schnittke, compositore russo deceduto da non molti anni ed esperto nel trasformare il linguaggio classico del Settecento in modi espressivi altamente moderni e personali. La metamorfosi del brano di Schinttke Kein Sommernachtstraum deve avere particolarmente ispirato il bravo Schiavoni, stimolandolo in una ricerca che in non pochi frangenti ha notevole coerenza espressiva. Un plauso all'ottima direzione musicale di Fabio Bonizzoni. Grande successo di pubblico. Sabato 2 aprile ancora nei ruoli principali l'artista ospite Polina Semionova (Casanova) e Gabriele Corrado (Eros). Cambio di cast invece il 5 e 9 aprile, quando a debuttare saranno i primi ballerini Marta Romagna e Mick Zeni, mentre la recita conclusiva del 14 aprile sarà affidata a Sofia Rosolini e Eris Nezha . 

1 aprile  Cesare Guzzardella

MARZO

Freddy Kempf alle Serate Musicali 

Torna tutti gli anni, invitato da Serate Musicali il pianista virtuoso inglese Freddy Kempf. L'impaginato era un omaggio a Liszt, per il bicentenario dalla nascita,  e alla musica operistica italiana ottocentesca nei 150 anni dell'Unità d'Italia. Il concerto è stato presentato da Luca Schieppati -pianista, didatta e organizzatore musicale- che ha spiegato la scelta del programma e il forte legame del grande compositore-virtuoso ungherese con la musica italiana di quel periodo. Reminescenze e trascrizioni da Norma, Lucia di Lammermoor, Trovatore, unitamente a brani di Rossini e di Mozart, con un Don Giovanni molto italiano, hanno permesso di ascoltare le note melodie italiane ma anche l'incredibile virtuosismo pianistico di F.Lizst nelle possenti mani di Kempf. Il suo modo di affrontare Liszt, giocato sulla forza e i voluminosi affetti timbrici, rileva una coerente e rilevante qualità espressiva. Ci sono piaciuti particolarmente i brani della prima parte con Reminescences de Norma, Sonetto 104 del Petrarca, Reminescences de Lucia di Lammermoor e i tre brani da Rossini - Cujus animam, La Regatta Veneziana e la celebre Danza- , resa di minor valenza per il Miserere dal Trovatore e le Reminescences del Don Giovanni. Grandissimo successo di pubblico e due pacati bis con due noti notturni di F.Chopin. 

29 marzo          Cesare Guzzardella

All'Auditorium continua la rassegna dedicata a Nino Rota

Ancora una mattinata musicale dedicata al compositore milanese Nino Rota, quella di ieri all'Auditorium milanese. Questa volta in programma tre lavori: l'Ouverture dall'opera Il cappello di paglia di Firenze(1945), il Concerto per violoncello e orchestra n.2 (1973) e La Strada, suite dal balletto omonimo (1966). L'ottimo direttore Giuseppe Grazioli, artefice di questa eccellente rassegna dedicata ai cent'anni dalla nascita del noto musicista, ha introdotto il concerto con un breve ed esaustivo intervento di chiarimento sul programma. L'Ouverture della più nota opera di Rota ci rivela le ottime qualità orchestrali del musicista: attingendo da Rossini, Offenbach e certo Prokof'ev ha realizzato un’introduzione all'opera di grande impatto musicale. Le straordinarie capacità  di assimilare gli stili compositivi e restituirli con un personale linguaggio sono molto evidenti in questa brillante Ouverture ottimamente interpretata dalla Verdi. Il Concerto per violoncello n.2, lavoro tardo di Rota, è inspiegabilmente di rara esecuzione pur avendo il solista un ruolo particolarmente rilevante e di avvincente resa musicale. Tutto il lavoro, nei classici tre movimenti, è sostenuto da un eccellente equilibrio formale tra orchestra e solista e i riferimenti ai migliori compositori della prima metà del Novecento quali Prokof'ev, Stravinskj e i migliori italiani di quel periodo, non nascondono la vena melodica italiana di Rota. Bellissimo il lungo movimento centrale con un modo di melodiare del solista, l’ottimo cellista Mario Shirai Grigolato (foto) - primo violoncello della Verdi- , fluido e di grande spessore emotivo  La Strada più che una suite, è un ampio movimento sinfonico che prende spunto dalle più note melodie scritte per i celebri film non solo felliniani. Un unico movimento che comprende e lega con grande unità stilistica le celebri sequenze melodiche e ci rivela ancora una volta il miglior Rota, grande orchestratore e conoscitore delle timbriche strumentali. Un plauso a tutti i solisti intervenuti nel brano e naturalmente all'ottima Verdi e al direttore Grazioli. Grande successo. 

28  marzo     Cesare Guzzardella  

Fabrizio Von Arx e Julien Quentin per le Serate Musicali 

Ieri sera al Dal Verme il duo formato dal violinista napoletano  Fabrizio Von Arx e dal pianista francese Julien Quentin ha tenuto un concerto ottimamente impaginato per le Serate Musicali. In programma musiche di Grieg, Stravinskj, Szymanowskj e Ravel. La più nota delle sonate per violino e pianoforte di E. Grieg, la n.3 in do minore Op.45 ha dato l’avvio alla serata. I due protagonisti, di eccellente valenza musicale e sinergicamente rilevanti, hanno espresso da subito un’avvincente interpretazione del noto brano di Grieg composto nel 1886-87. La musicalità tardo romantica del compositore-pianista norvegese intrisa di melodie dal carattere popolare è stata sottolineata dal duo con trasparenza timbrica  e progressiva musicalità. La Suite Italienne, omaggio di Igor Stravinskj alla musica italiana di G.Pergolesi ha fatto emergere le caratteristiche melodiche tutte italiane del napoletano Von Arx. La nota Suite tratta dal balletto Pulcinella (1922) stravinskiano è dei primi anni ’30 in stile neoclassico con riferimento alla musica settecentesca. L’equilibrio formale dell’ottimo duo con andamenti riflessivi nelle sette parti che compongono la Suite ha ben sottolineato la genialità del musicista russo che con questo lavoro introduce uno stile musicale, quello neoclassico, che avrà  seguito in un grandissimo numero di compositori. I Tre capricci di Paganini (1918) del polacco Karol Szymanoswski (1882-1937), nato lo stesso anno di Stravinskj (1982-1971)  ma deceduto ben  34 anni prima, sono di raro ascolto e uniscono al virtuosismo paganiniano l’abilità compositiva del polacco caratterizzata da un linguaggio personale e genuino. Non si tratta di trascrizioni ma di elaborazioni di tre noti Capricci del genovese -tra questi il n.24, quello con le variazioni, -  in una forma di grande originalità. Il concerto è terminato con la Sonata in sol maggiore (1927) di Ravel. I referimenti a Gershwin – nella parte pianistica dell'Allegro finale- ma soprattutto al jazz, il secondo movimento è infatti Blues-Moderato, sono stati con sapienza e nitore coloristico  interpretati dal duo cameristico. Bravissimo il pianista Quentin nel cogliere e definire ogni sfumatura timbrica, bellissimi i glissandi di Von Arx. Il duo ha  concluso il concerto donandoci anche un melodico bis. Grande successo in una sala con molti posti liberi. Da ricordare. 

26   marzo      Cesare Guzzardella

La Camerata Ducale e 150 anni di melodie italiane al Teatro Civico di  Vercelli

Domenica, 27 marzo al Teatro Civico di Vercelli si terrà un concerto di melodie italiane per i 150 dell’unità d’Italia con l’Orchestra Camerata Ducale diretta da Guido Rimonda. Per assistervi  rivolgersi al Comune di Vercelli ai numeri 0161 596277 - 0161 596369, oppure contattando direttamente l'Associazione Camerata Ducale al numero 011 755791 o inviando una mail a orchestra@camerataducale.it.  

25  marzo    la redazione  

Fazil Say per la Società dei Concerti

Torna ogni anno in Conservatorio il pianista e compositore turco Fazil Say. Ieri sera era in Sala Verdi insieme al Quartetto d'Archi "Borusan", formazione cameristica nata nel 2005 formata dalle prime parti dell'Orchestra Borusan Instanbul Philharmonic. Il programma prevedeva musiche di Mozart, Say ed Erkin. La Sonata in la magg. K331 è conosciuta soprattutto per il celebre movimento finale Alla turca. Say ha eseguito  con grande musicalità la sonata uscendo dagli equilibri formali classici  quale siamo abituati, e restituendoci un Mozart vigoroso, pieno di accenti e contrasti, dimostrando una completa padronanza timbrico-espressiva per una coerente personale interpretazione. Il secondo brano in programma era il Quartetto per archi op.29Divorzio” dello stesso Say, in prima esecuzione a Milano. Il lavoro, scritto molto bene, ci rivela un compositore legato alla tradizione novecentesca, al jazz e alla musica popolare turca con modalità compositive che esprimono timbriche sia occidentali che orientali. I movimenti laterali, assai ritmati, Allegro assai e Finale- presto, contrastano con l'Andante centrale, movimento poetico dove il sottile melodiare degli archi è completato da suggestivi effetti coloristici in glissando. Tornato al pianoforte Fazil Say ha eseguito una selezione dalla composizione in 11 miniature di Ulvi Cemal Erkin (1906-1972) denominata Duyuşlar (Sensazioni). Il compositore turco Erkin, autore anche dell'ultimo brano in programma il Quintetto con pianoforte, è considerato uno dei massimi autori del '900 turco. Sia nei movimenti pianistici ascoltati che nel successivo Quintetto, emergono le caratteristiche peculiari della musica di Erkin, con influenze che spaziano dal romanticismo tedesco, al neoclassicismo e soprattutto a Bartok oltre naturalmente al folclore locale. Erkin, non conosciuto in Italia, meriterebbe maggior approfondimenti. Ottima l'esecuzione  data dal Borusan con Say al pianoforte. Grande successo in una sala quasi al completo e un eccellente bis con una trascrizione per quartetto d'archi e pianoforte di un concerto di J.S.Bach. Da ricordare. 

24  marzo        Cesare Guzzardella

 

Il flauto magico alla Scala 

E' una valida edizione de Il flauto magico quella che abbiamo visto ieri sera alla Scala in seconda rappresentazione. Tutti gli elementi artistici presenti, quali la regia, le scene, i costumi, le proiezioni luminose e filmiche, la direzione orchestrale e il valido ed omogeneo cast vocale, hanno concorso all'ottima riuscita della messinscena. Il capolavoro di Mozart rappresentato per la prima volta a Vienna nel settembre del 1791 - Wolfgang moriva a dicembre - ebbe una rapida stesura effettuata con il librettista-attore Emanuel Schikaneder e al suo interno presenta splendide arie, importanti recitativi e consistenti parti recitate che richiedono elevate capacità attoriali dai cantanti. Segnaliamo soprattutto le qualità recitative di Alex Esposito (foto Archivio Scala), un Papageno con anche voce chiara ed incisiva. L'idea d'introdurre repentini accompagnamenti di fortepiano - con brevi sequenze  di  brani mozartiani - nel corso delle parti recitate ci è sembrata di valido gusto ma non di importante significato nella complessa realizzazione. Ottima la regia di William Kentridge, autore anche delle scene insieme a Sabine Theunissen in un complesso unitario con i costumi di Greta Goiris, le luci di Jennifer Tipton e i particolari video di Chaterine Meyburgh. La fusione di diversi elementi, alcuni formalmente datati, con immagini classiche, geometrie piane e prospettiche, ecc., riescono nella loro unione a proporre una cifra stilistica moderna ed innovativa perché ottimamente inseriti nel contesto scenico. Il movimento, l'ampiezza e la profondità scenica vengono esaltati sia dal gradevole gioco di luci, sia dalle immagini proiettate che si formano durante lo svolgimento dell'opera, che da pedane mobili concorrenti ad una ulteriore dinamicità. Bravi tutti i cantanti, oltre al citato Esposito segnaliamo almeno la colorata e calda voce di Genia Kümeier, Pamina, l'intonata e cristallina Albina Shagimuratova, Regina della notte. Valida la direzione di Roland Böer e ottimo il coro preparato da Casoni. Prossime repliche il 24-26-30 marzo e l'1 e 3 aprile. Da non perdere. 

23 marzo      Cesare Guzzardella  

Roberto Cominati al Coccia di Novara

Pianista della non folta schiera dei solisti italiani vincitori del prestigioso primo premio Busoni negli ultimi vent’anni (1993), il quarantenne Roberto Cominati è approdato ieri sera a Novara (Teatro Coccia) per un concerto della locale stagione cameristica. Parco, ma intenso, il programma proposto: una prima parte occupata interamente dalle Davidsbundlertanze schumanniane, una seconda parte consacrata invece a Liszt: la Vallèe d’Obermann dagli Années de pèlerinage, Suisse, e due parafrasi wagneriane, dai Meistersinger (Am stillen Herd) e dal Tannhauser (Ouverture). Dobbiamo dire subito che lo stile esecutivo di Cominati ci è piaciuto molto: il suo Schumann è tra i migliori tra quelli ascoltati negli ultimi anni a Novara. La scelta interpretativa privilegia una lettura rigorosa della partitura, sorretta da un fraseggio sempre energico e trasparente, capace di tornire il suono con una cesellatura di grande raffinatezza, da cui ricevono limpida luce la struttura architettonica e la tessitura armonica del pezzo. La personalità del pianista di gran classe emerge poi nella sapiente dinamica dell’esecuzione, scandita da pause e respiri capaci di far risuonare con efficacia la profondità interiore di certi passaggi (pensiamo soprattutto alla sezione Innig ) e nelle scelte timbriche sempre convincenti e guidate da quel gusto per il suono nitido e denso, che è la cifra del pianismo di Cominati. La seconda parte della serata ha poi permesso all’ascoltatore di apprezzare il Cominati virtuoso, a suo agio, grazie ad una tecnica pianistica di assoluta valore, con le trascendentali difficoltà di scrittura delle partiture lisztiane: ci è piaciuto soprattutto, anche per il valore estetico superiore del brano, l’Obermann, reso al meglio dal pianista napoletano, senza alcuna concessione ad un tardoromanticismo un po’ esteriore, che è tentazione spesso inevitabile per chi si misura con le opere di Liszt, ma con grande attenzione al dettaglio armonico e timbrico. Agli ascoltatori attenti non è sfuggita una lieve incertezza in uno dei passaggi conclusivi della parafrasi dal Tannhauser, che perdoniamo più che volentieri ad un ottimo pianista, i cui meriti sono tanto maggiori, in quanto ha dovuto sfidare non solo le difficoltà di ardue partiture, ma anche quelle causate da uno strumento non proprio impeccabile, come il pianoforte fornito dal Teatro Coccia. Davvero deprecabile la scarsità del pubblico presente ad un concerto che avrebbe meritato ben altra partecipazione.

23 marzo Bruno Busca

Khatia Buniatishvili alle Serate Musicali 

Ha una tecnica prodigiosa Khatia Buniatishvili, la giovane e bella pianista georgiana ascoltata ieri sera in Conservatorio per le Serate Musicali. Il programma, di particolare interesse, prevedeva la Sonata in si minore di F.Liszt, la Ballata n.4 e gli Scherzi 1-2-3 di F.Chopin e i Tre movimenti da Petrouchka di I. Stravinsky, tutti brani particolarmente noti. La sicurezza con la quale ha affrontato i passaggi più impervi dei tre compositori non sono certo il motivo sufficiente per provare entusiasmo per le sue interpretazioni. Indubbiamente in alcuni frangenti si rimane colpiti dal suo modo di suonare, specie nei passaggi meno voluminosi e di più tenue colore, come nella Ballata di Chopin o in alcuni Scherzi. Più difficile è ritrovare uno stile che ci ricordi Liszt, mentre il suo, ricco di eccessivi contrasti, appare più una continua lotta virtuosistica, vinta dalla Buniatishvili, che un desiderio di ricercare l'autentico mondo musicale lizstiano che ritroviamo sempre in un Berman, un Bolet  e nel migliore Campanella, solo per citare alcuni splendidi interpreti dell'ungherese. Ci è piaciuto parecchio Petrouchka, la versione pianistica di Stravinsky, brano interpretato con coraggiosa e impeccabile timbrica, molto orchestrale per i contrasti esaltati. Una pianista comunque da seguire, con importanti potenziali di qualità, che deve trovare il giusto repertorio. Piatto il bis chopiniano, con alcune note che hanno perso l'accordatura. Ma la pianista ha picchiato duro sulla tastiera! 

22  febbraio         Cesare Guzzardella

Meritato successo per Death in Venice alla Scala 

Si sono concluse con grande successo di pubblico e critica le repliche di Death in Venice, l'ultima opera di Benjamin Britten su libretto di Myfanwj Piper dal celebre racconto di Thomas Mann. Ieri sera la scrosciante pioggia milanese non ha impedito ad un  numerosissimo pubblico di assistere alla sesta ed ultima rappresentazione anche se alcuni posti in platea erano liberi. Peccato, le repliche sono state veramente poche! Protagonista assoluto del lavoro che il grande compositore inglese presentò nel 1973 è stato il tenore John Graham-Hall ( foto Archivio Scala) nel ruolo dello scrittore Gustav von Aschenbach. Eccellenti le qualità vocali e attoriali di questo interprete che ha dominato i numerosi cambiamenti di scena - 17 quelli previsti- mettendo in risalto l'ottima regia di Deborah Warner. L'eccellente risultato  di questa messinscena è dovuto oltre che alla regia e al grande interprete, anche alle valide scene, costumi, luci e coreografie rispettivamente di Tom Pye, Chloe Obolensky, Jean Kalman e Kim Branstrup. Non dimentichiamo naturalmente le  parti corali preparate dal nostro insuperabile Bruno Casoni. Del cast, sul palcoscenico, citiamo almeno Peter Coleman-Wright nel ruolo dei personaggi incontrati da Aschenbach e il giovani Alberto Terribile in Tadzio, tra i bravissimi allievi della Scuola di ballo scaligera. Ottima la direzione musicale di Edward Gardner. Morte a Venezia è senza dubbio uno dei massimi esempi di grande unità artistica tra recitazione ed espressione musicale e in questo l'inglese Britten è stato uno dei più grandi maestri. Da ricordare. Da questa sera e sino il 3 aprile alla Scala Die Zauberflöte.

20 marzo        Cesare Guzzardella  

Sofja Guljak al Coccia di Novara 

Nella sua nuova tournée italiana la giovane pianista russa Sofja Guljak, nota fra l’altro come prima donna vincitrice del Concorso di Leeds nel 2009, si è esibita ieri sera, 16 marzo, al Teatro Coccia di Novara, presentando un programma dedicato a Chopin e Liszt (finalmente anche a Novara qualcuno ne ricorda il bicentenario!). Nella prima parte del concerto  la Guljak ha eseguito di Chopin i due Notturni op.55 in fa e in mi bemolle maggiore, la Polacca-Fantasia op.61, lo Scherzo n.3 op.39 in do diesis minore, l’Andante sostenuto e Grande Polacca op.22. Dopo l’intervallo è stata la volta di Liszt.con il Sonetto 104 del Petrarca (dagli Années de pelérinage), lo Studio trascendentale n.12 “Chasse-neige”, le due Consolations n.2 e n.3, la Campanella e infine la Rapsodia ungherese n. 2 in do diesis minore.  La Guljak è un tipico “prodotto”, di alta qualità della grande e sempre viva scuola pianistica russa: smagliante virtuosismo e superba padronanza della tastiera (abbiamo colto un leggero cedimento nella precisione del fraseggio solo nel finale, sulla rapsodia lisztiana), dita di ferro, che le permettono di raggiungere un ottimo volume di suono anche nelle parti tecnicamente più ardue, sensibilità tipicamente “slava” per i colori, sono le doti di questa solista che immediatamente colpiscono l’ascoltatore.  Noi abbiamo particolarmente apprezzato il tocco della Guljak, di cristallina precisione anche nei melismi e nei trilli, che consente di delineare perfettamente il tessuto musicale e la dinamica costruttiva del pezzo, grazie anche ad un uso molto sapiente dei pedali. Nonostante la giovane età, la Guljak ha già raggiunto una buona maturità espressiva, che le consente di misurarsi adeguatamente con un’ampia gamma di registri ,dal più puro lirismo dei Notturni di Chopin e delle Consolazioni di Liszt, all’impeto dello Scherzo e della Rapsodia. Diremmo che la parte migliore del concerto, sotto questo profilo siano state le due Consolazioni lisztiane, molto ben suonate, con capacità di sondarne i dettagli più intimi, rivelandone la squisita interiorità del tessuto musicale. Dopo due bellissimi bis da Prokofiev e da Rachmaninov (altri due autori molto amati  dalla Guljak),il purtroppo scarso pubblico ha salutato la brava pianista con un lungo e affettuoso applauso.  

17  marzo        Bruno Busca

Uto Ughi e la Camerata Ducale per le Serate Musicali milanesi 

Questa volta in Auditorium, l'organizzazione concertistica Serate Musicali ha ospitato il grande violinista Uto Ughi insieme alla formazione orchestrale piemontese Camerata Ducale. Rimandiamo i lettori alle recensione del concerto vercellese uscita pochi giorni or sono sul nostro giornale. Medesimo il programma. Grandissimo successo ottenuto nello splendido Auditorium milanese davanti ad un pubblico numerosissimo. Ughi, in stato di grazia, ha mostrato tutte le sue doti virtuosistiche accompagnato dall'eccellente formazione di Guido Rimonda rivelatesi tali anche nella sublime ed intensa Sinfonia in re minore «La casa del diavolo» op. 12 n. 4  di Boccherini, brano di raro ascolto che dovrebbe entrare con frequenza nei repertori concertistici italiani. Segnaliamo oltre il bis di Bizet-Serasate l'Abanera dalla Carmen, eseguito anche a Vercelli, anche Paganiniana, una estrapolazione dai migliori capricci di Paganini eseguiti da Ughi in solitaria con impeccabile virtuosismo ed elevata cifra espressiva. Da ricordare. Prossimo concerto per le Serate in Conservatorio il 21 marzo con la pianista georgiana  Khatia Buniatishvili.  

17 marzo          Cesare Guzzardella

Zukerman Chamber Players in Conservatorio 

Il noto violinista Pinchas Zukerman ha fondato nel 2002 un gruppo cameristico denominato Zukerman Chamber Players che sta effettuando numerosi concerti in tutto il mondo. Ieri sera per le Serate Musicali, l'eccellente formazione cameristica ha  impaginato un programma vario con musiche di Mozart, Schubert e Brahms. Dopo il breve ed estroverso Duo per violino e viola in sol magg. K423 del salisburghese brillantemente eseguito dalla violinista Jessica Linnebach e dal violista Jethro Marks, abbiamo ascoltato il Quintetto in Do magg. D956 di Franz Schubert, opera tarda del viennese caratterizzata dalla presenza di due violoncelli, quello di Amanda Forsyth e di Sadao Harada, uno di questi sostituisce la tradizionale seconda viola. Il gruppo capeggiato da Zukerman lo ha eseguito con espressività e chiarezza in ogni dettaglio. Purtroppo questo capolavoro viene spesso trascurato.  Il quintetto, circa cinquanta minuti di splendida musica, riassume tutte le peculiarità stilistiche dell'opera del viennese con ricchezze melodiche e timbriche di inestimabile valore espressivo. La presenza dei due violoncelli conferisce al lavoro timbriche chiaro-scurali uniche nel genere. Dopo l'intervallo il gruppo ha interpretato il noto Quintetto in fa min. Op.34 per archi e pianoforte. Alla tastiera Angela Cheng. Opera centrale (1862)  di Brahms, il quintetto subì nel decennio successivo alla prima stesura rimaneggiamenti consistenti divenendo quindi un lavoro di rilevante interesse e cifra stilistica tipicamente brahmsiana. Ottima l'esecuzione. Successo di pubblico. 

15 marzo       Cesare Guzzardella     

Daniel Barenboim interpreta Schubert alla Scala 

Passando tra la lirica e la sinfonica torna spesso al suo amatissimo pianoforte Daniel Barenboim. Ieri sera in un Teatro alla Scala al completo ha tenuto un concerto pianistico eseguendo brani di Franz Schubert, il musicista viennese che da non molti anni gode di una rinnovata rivalutazione per quel che concerne la sua corposa produzione pianistica. In questi ultimi giorni nelle sale milanesi abbiamo ascoltato  molta sua musica eseguita da pianisti di primo livello: prima l'inglese Paul Lewis, poi l'israeliano Saalem Abbud Ashkar, quindi l'ungherese Andras Schiff e l'austriaco Rudolf Buckbinder. Ieri un grande Barenboim, nato a Buenos Aires nel 1942, ha reso omaggio al viennese interpretando due tra le sue più note sonate, la D894 "Fantasia" in Sol maggiore e la D958 in Do minore. Composte rispettivamente  nel 1826 e nel  1828, ultimo anno di vita del compositore, entrambe fanno parte del periodo più fecondo dell'artista morto all'età di trentun anni. Mirabile l'interpretazione di Barenboim. La leggerezza di tocco del suo Schubert non ha escluso incursioni dinamiche ricche di contrasti. Il suo modo di melodiare particolarmente riflessivo ha individuato tenui sfumature nel delineare anche le preziose variazioni armoniche che caratterizzano la musica del geniale Schubert. Tra le due sonate, splendidamente interpretate, la prima ci è sembrata di maggior valenza estetica e di maggior equilibrio complessivo. Avvincente l'Allegro finale della Sonata in do minore, movimento di non facile esecuzione per il continuo cambiamento di armonie e di timbriche. Uno Schubert doc per un musicista completo quale Daniel Barenboim.  Grandissimo successo di pubblico e un intenso bis con l' Impromptus n.2  D935.  Da ricordare.  

14 Marzo         Cesare Guzzardella 

Il Rigoletto al Teatro Coccia di Novara 

La stagione lirica 2010/2011 del Teatro Coccia di Novara ha proposto al suo numeroso pubblico di fedeli  affezionati Venerdì 11 e oggi Domenica 13 marzo il Rigoletto verdiano, nella coproduzione della Fondazione Coccia, della Fondazione Donizetti di Bergamo, dell’Azienda Teatro del Giglio di Lucca e dell’Ente Concerti M. De Carolis di Sassari. La presente recensione si riferisce allo spettacolo domenicale.   La scena di Ivan Stefanutti (che firma regia, scene e costumi) presenta come elemento centrale: una fastosa cornice  a rilievi barocchi che, ruotando, mostra scorci  di  possenti edifici,  trasparente simbolo del potere incarnato dal Duca di Mantova. L’azione vede l’incessante movimento di satiretti-calibani, che starebbero a rappresentare la sessualità incontrollata e la lussuria che prosperano incontrollate dietro la maschera del potere, A sottolineare questa linea intepretativa, durante l’introduzione orchestrale al secondo atto, dall’ingresso della camera da letto del Duca, scivolano fanciulle sfinite, usate ed abusate, che vengono trascinate via, prive di sensi. Nelle Note di regia accluse al libretto, Stefanutti parla esplicitamente del Rigoletto come “di un mondo dove ragazze vengono rapite da un organizzato Barbablù, che non uccide le sue vittime, ma le rovina per sempre”: insomma, a volerla mettere un po’ sul ridere, il bunga bunga come vero volto del potere. Lasciamo ogni commento acli eventuali lettori di queste note…Quanto all’interpretazione musicale, definiremmo di dignitosa routine la parte orchestrale, diretta da un attento Giuseppe Acquaviva alla guida dell’Orchestra Filarmonica italiana e del  Coro del Coccia,  molto diligente anche nel dirigere i cantanti. Questi ultimi sono stati il punto di maggiore debolezza dell’intero allestimento. Ci dissociamo nettamente dagli applausi calorosi tributati a fine spettacolo dal folto pubblico al baritono americano Robert Hyman (foto), il peggior Rigoletto da noi mai ascoltato: alla sua scarsa presenza scenica, va aggiunta una voce senza personalità, monocorde, dal fraseggio inesistente, inconsistente nei registri acuti e poco limpido in quelli gravi. Se proprio dovessimo salvare qualcosa della sua interpretazione, indicheremmo il duetto con Gilda nel finale del secondo atto. Chi abbia un minimo di esperienza di teatro musicale, sa che proprio con il Rigoletto Verdi inaugura l’arte della ‘parola scenica’, cioè di una recitazione chiara dei versi sopra la linea melodica, di intensa energia espressiva, che richiede una vocalità dinamica e di efficace limpidezza, cioè il contrario esatto della vocalità del baritono d’oltreoceano. Né più soddisfacente ci è parsa la prestazione del tenore Valter Borin nei panni del Duca, lontanissimo da quell’immagine di torva libidine, che il regista intendeva attribuirgli e vocalmente opaco, con resa poco efficace nei registri alti, salvo qualche acuto occasionalmente azzeccato..Decisamente al di sotto della sufficienza anche la mezzosoprano Letizia Del Magro, una Maddalena di cui si faticava a distinguere una parola, specie nei toni gravi della gamma. Delle parti principali salviamo il collaudato basso Luigi Roni (Sparafucile), dalla bella voce, chiara e potente (finalmente!) e la soprano Elena Rossi una Gilda abbastanza convincente, con qualche riserva sui registri alti, un po’ troppo gridati per i nostri gusti, e qualche calo d’intonazione su quelli bassi: l’aspettiamo per una verifica alla prossima Traviata novarese. Insomma un Rigoletto non precisamente memorabile! 

14   marzo      Bruno Busca

Uto Ughi e la Camerata Ducale al Viotti di Vercelli  

Decisamente nutrito il programma, tutto settecentesco, tra ‘stile galante’ e primi presentimenti romantici, proposto ieri sera, 12 marzo, al Teatro Civico di Vercelli dal XIII Viotti Festival. Nella prima parte del concerto la Sinfonia in re maggiore G 490 di L. Boccherini  e la Ciaccona in sol minore per violino e basso continuo comunemente attribuita a Tommaso Vitali (1663-1745), nella trascrizione per accompagnamento orchestrale di O. Respighi (1908)  e infine il Concerto in do maggiore Hob VIIa per violino di F. J. Haydn. Dopo l’intervallo,   una seconda parte all’insegna del diavolo: la Sinfonia in re minore “La casa del diavolo ”op. 12 n. 4 ancora di Boccherini e il celeberrimo “Trillo del diavolo” , ovvero la Sonata in si minore per violino e basso continuo, di G. Tartini, qui nella versione per orchestra (con un pianoforte in organico) di R. Zandonai. Ad eseguire il tutto la Camerata ducale di G. Rimonda e il mattatore della serata, quell’Uto Ughi che a Vercelli (ma non solo) è un vero e proprio divo, capace di realizzare il miracolo (in Italia!) di un teatro tutto esaurito per un concerto di musica ‘classica’, o, come oggi qualcuno preferisce chiamarla, ‘forte’. E ancora una volta il Maestro ha incantato il suo pubblico, affascinandolo con quella che è la sua dote più riconosciuta: un suono caldo e intenso, appassionato, che si libra dalle quattro corde del suo meraviglioso Guarneri del Gesù del 1744 di suadente timbro, pastoso e profondo, trascinando le emozioni dell’ascoltatore con le rapide volate e i difficili ornamenti a doppie corde dei tempi veloci del concerto di Haydn, o con l’espressività patetica, tra sénsiblerie galante e sentimentalismo preromantico del tempo lento haydniano e della ciaccona di Vitali, o ancora con i fremiti sulfurei e gli ardui virtuosismi che lampeggiano nella partitura di Tartini. Perdoniamo volentieri a Ughi qualche difetto di intonazione nel fraseggio, specialmente  sulla prima corda, che al nostro orecchio è sembrato di percepire in qualche passaggio dei tempi esterni del concerto di Haydn, scotto quasi inevitabile per interpreti di impetuosa generosità come lui. Saremmo meno indulgenti, però, con qualche sbavatura nei sincronismi orchestra-solista, specie nella prima parte del concerto, forse effetto di prove un po’ frettolose…Per quanto concerne la qualità dei brani eseguiti, diremo francamente che gli arrangiamenti orchestrali di Vitali e di Tartini non ci hanno convinto per niente: ci sembrano musicalmente insignificanti e non aggiungono nulla, anzi, tradiscono lo spirito settecentesco dell’originale, come certi brutti restauri neogotici in uso nella Belle Epoque. Per qualità estetica il pezzo migliore della serata, accanto al concerto di Haydn è stata senz’altro la Sinfonia in re minore op. 12 n.4 di Boccherini (1771), eseguita ottimamente dalla Camerata ducale, che su queste partiture ‘gioca in casa’: ormai lontana per robustezza di tono dal sinfonismo alla  Scarlatti o alla Sammartini, presente invece nella sinfonia in re maggiore,  ha il suo punto di forza nel terzo tempo, una ciaccona che ‘rappresenta l’inferno’, ispirandosi alle fosche atmosfere musicali del Festin de pierre di Gluck. Dopo il bis, la parafrasi  per violino e orchestra dell’ Abanera della Carmen, firmata da Sarasate, tra gli scroscianti applausi del gran pubblico presente, Uto Ughi e l’assessore comunale alla cultura dott. Fossale hanno ancora una volta denunciato con toni veementi il ‘pantano’ (testuale)  cui l’ignoranza di chi governa e la rassegnata indifferenza della società stanno condannando la cultura e soprattutto la musica oggi in Italia, invitando i cittadini ad una qualche forma di resistenza e indicando in Vercelli un nobile esempio in controtendenza, per il continuo aumento delle risorse a sostegno della vita culturale della città. Ci uniamo volentieri al loro auspicio. Ricordiamo che questo concerto sarà replicato a Milano il 16 p.v. 

13   marzo         Bruno  Busca 

Murray Perahia per il Quartetto 

Torna tutti gli anni il celebre pianista Murray Perahia in Conservatorio per la Società del Quartetto. Ieri sera è stato applaudito a lungo dal numeroso pubblico intervenuto per ascoltarlo in un programma particolarmente variegato che prevedeva musiche di Bach, Beethoven, Brahms, Schumann e Chopin. E da alcuni anni che Perahia inserisce come brano iniziale nei suoi recital una composizione di J.S.Bach e il bel concerto di ieri è iniziato con la nota Suite francese in sol magg.BWV 816. Partcolarmente classica e luminosa l'interpretazione ascoltata. A seguire abbiamo ascoltato un ottimo Beethoven con la Sonata in mi min.Op. 90, lavoro particolarmente lirico del tedesco in soli due movimenti composto nel 1814. Avvincente l'interprete nel definire con equilibrio e nitidezza ogni dettaglio musicale. Validi anche  Brahms e Schumann nei brani  successivi: i Klavierstüke op.119 del primo e le celebri Kinderscenen op. 15 del secondo, entrambi  eseguiti con gusto e preziosismo estetico. Il concerto è stato completato da tre brani di Chopin - il Preludio op. 28 n. 8, la Mazurka op. 30 n.4 e lo Scherzo op. 39- che ci sono sembrati, soprattutto lo Scherzo, di minor valenza estetica. Valido il bis, un Improvviso di Schubert. Grande successo di pubblico. Da ricordare. 

9  marzo         Cesare Guzzardella

 

Andras Schiff per le Serate Musicali 

Le Serate Musicali ospitano il pianista ungherese Andras Schiff dal 1991. Nella Sala Verdi milanese, sempre al completo,  lo abbiamo ascoltato in memorabili concerti; negli ultimi anni ha eseguito tutte le sonate di Beethoven e di Schubert. Ieri sera è tornato in Conservatorio riproponendo il viennese e precisamente con i brani: Sei Momenti musicali D780, Quattro improvvisi D899, Tre Klavierstücke D946 e Quattro improvvisi D935. Entrando in sala e sedendosi di fronte al Bosendorfer, uno dei pianoforti a lui più congeniali per il particolare colore dei registri medio-bassi, Schiff ha imposto  un'atmosfera di concentrata attenzione e di meditata disposizione all'ascolto. Indubbiamente un ottimo concerto quello dell'ungherese che ci rivela, come sempre abbiamo constatato, la sua prodigiosa memoria e la sua completa interiorizzazione del materiale sonoro. Il suo Schubert ha momenti di geniali raffinatezze, specie in molti degli otti Impromptus ascoltati, ma non in tutto risulta entusiasmante. Alcune scelte di accenti e di dinamica  appaiono  arbitrarie o improvvisate,  specie nei Tre Klavierstücke D946.  In Schubert abbiamo sempre presenti le memorabili e anche recenti interpretazioni di un Brendel e di un Lupu con la loro costante ed intensa espressiva, il colore viennese soprattutto del primo, e la loro inimitabile cifra stilistica e il confronto... è davvero difficile.  Splendido il bis: una melodia ungherese di Schubert. Grandissimo successo.  

8 marzo         Cesare Guzzardella

Arabella Steinbacher  con la Verdi  all’Auditorium 

Uno splendido concerto quello ascoltato ieri pomeriggio in ultima replica all’Auditorium milanese. L’Orchestra Sinfonica Verdi diretta da  Zhang Xian, ha eseguito musiche di Korsakov, Caikovskij e R.Strauss. Dopo il brano introduttivo del primo russo, il Capriccio spagnolo,  eseguito in modo eccellente, con energia e colore dalla corposa orchestra e dal direttore musicale Zhang Xian, è salita sul palco la giovane e affermata violinista tedesca- la madre  però è giapponese- Arabella Steinbacher per interpretare uno dei più celebri capolavori della letteratura violinistica, il Concerto per violino e orch. in re magg. Op. 35 di Caikovskij. La popolarità del brano con le relative note sequenze melodiche dei tre movimenti che lo compongono,  rivela con chiarezza anche l’alto virtuosismo che il solista deve possedere per rendere in modo naturale il lavoro. La bella e bravissima  Arabella S. ha dimostrato scioltezza e disinvoltura nell’esprimere anche le più difficili arditezze solistiche ma soprattutto ha reso con elevata espressività il celebre concerto. L’eccellente direzione della Xian e i bellissimi colori della Verdi in ogni sezione orchestrale hanno favorito il successo ottenuto dalla Steinbacher in una sala al completo. Interminabili gli applausi e  splendido il bis violinistico concesso. Nella seconda parte ottima l’interpretazione del noto poema sinfonico di Richard Strauss, Così parlò Zarathustra. 

7   marzo     Cesare  Guzzardella

Prossimamente Uto Ughi a Vercelli 

Dopo la brillante esibizione di Salvatore Accardo, che ha chiuso la sua performance con un monito sulle gravi conseguenze che i tagli alla cultura stanno producendo sul settore della musica classica, arriva al Viotti il 12  Marzo al Teatro Civico di Vercelli Uto Ughi,  grande artista che negli ultimi anni si è prodigato non poco sulla rovente questione dei finanziamenti inadeguati che stanno mettendo in ginocchio molte realtà musicali. Un argomento affrontato dallo stesso Ughi al termine del concerto che ha chiuso la dodicesima edizione del Viotti Festival, invitando personalmente gli spettatori a sostenere iniziative musicali come quella organizzata dall’Associazione Camerata Ducale e il Comune di Vercelli, in modo che la musica di qualità possa continuare a vivere. Un appello che sembra aver toccato molte persone, visto l’altissimo afflusso di pubblico eterogeneo che gremisce ogni singolo spettacolo della stagione in corso e che smentisce l’idea che le sale concerto siano luoghi per pochi eletti. Il programma selezionato per il quinto appuntamento del Viotti Festival è un omaggio ai classici del repertorio violinistico del Settecento. La scaletta prevede nel primo tempo la Sinfonia in re maggiore G 490 di Luigi Boccherini, impostata sull’antica struttura tripartita concepita da Alessandro Scarlatti per le pagine strumentali introduttive delle proprie opere in musica. Nonostante la giovane età, Boccherini realizza una pagina sinfonica matura, ritenuta da molti critici musicali un vero gioiello che nulla ha da invidiare alle composizioni di Haydn o Mozart. Seguono la Ciaccona in sol minore per violino e orchestra di Tommaso Antonio Vitali nella versione rivisitata da Ottorino Respighi nel 1908 per l’esecuzione berlinese del violinista Arrigo Serato e il Concerto in do maggiore per violino e orchestra Hob VIIa: 1 di Franz Joseph Haydn. La seconda parte è dedicata alla Sinfonia in re minore «La casa del diavolo» op. 12 n. 4 G 506 di Boccherini e alla Sonata in sol minore «Il trillo del diavolo» di Giuseppe Tartini. Una partitura, quest’ultima, famosa anche per la leggenda che lega il grande violinista ad un sogno rivelatore in cui gli apparve il diavolo intento ad eseguire una musica di sovraumana bellezza”. L’impressione e l’emozione suscitate da questa melodia furono tali che Tartini si svegliò di soprassalto, afferrò il suo violino e cercò di riprodurre la musica udita in sogno. Per tutti coloro che volessero prenotare i pochissimi biglietti rimasti per il concerto del 12 marzo possono telefonare fino alle ore 15:00 del 11/03/2011 presso il Comune di Vercelli ai numeri 0161 596277 - 0161 596369, oppure contattando direttamente l'Associazione Camerata Ducale al numero 011 755791 o inviando una mail a orchestra@camerataducale.it.  

6  marzo    la redazione

Ultime repliche alla Scala per Tosca 

Ultime repliche alla Scala per Tosca di Puccini il 6, il 23 e il 25 marzo. Ieri sera l’ottava rappresentazione ha avuto un adeguato successo in una sala  al completo, Ricordiamo la regia di Luc Bondy, le scene di Richard Peduzzi, i costumi di Milena Canonero, le luci di Michael Bauer e la direzione musicale del giovane israeliano Omer Meir Wellber. Il tenore Marco Berti, Cavaradossi, (foto Archivio Scala) sarà presente anche nelle prossime  rappresentazioni; il soprano Sondra Radvanovsky, Tosca, in quella del 6 marzo mentre Oksana Dyka tornerà il 23 e il 25; Zeljko Licic, Scarpia, lo ritroviamo il 23 e il 25 marzo mentre il medesimo ruolo per il 6 marzo è di Bryn Terfel. Questa sera alle ore 20.00 prima rappresentazione di Death in Venice per la direzione di Edward Gardner e la regia di Deborah Warnen.  

5  marzo     C.G

Paul Lewis per la Società dei Concerti 

E' per la prima volta in Conservatorio il trentottenne pianista inglese Paul Lewis, interprete affermato internazionalmente e noto anche  per le sue integrali delle Sonate di Beethoven. Attualmente sta portando in giro per l'Europa la musica di F.Schubert e ieri sera per la Società dei Concerti ha tenuto un valido concerto eseguendo brani del viennese: la Sonata in do magg. D840, i tre Klavierstücke D946 e la Sonata in re magg. D850. E' un pianista di scuola classica Lewis e il suo legame con grandi interpreti come Alfred Brendel - tra i suoi insegnanti -risulta evidente. Molto equilibrato, preciso e ricco nelle dinamiche, il suo Schubert andrebbe forse addolcito con un sapore più viennese ma è comunque di alto livello e molto godibile. La prima Sonata, rimasta incompiuta è stata eseguita nei due movimenti completati dall'autore omettendo il minuetto e il rondò finale. Particolarmente interessante anche l'interpretazione dei Drei Klavierstücke, eseguiti con determinazione e impeccabile rigore tecnico e stilistico. A conclusione un bis ancora di Schubert. Successo di pubblico.  

3 marzo         Cesare Guzzardella

 

Il pianista Saleem Abboud Ashkar per il Quartetto 

Per la prima volta nella Sala Verdi del Conservatorio milanese, ieri sera  il pianista israeliano Saleem Abboud Ashkar ha tenuto ieri un concerto per la Società del Quartetto. Il programma vario e ben distribuito, prevedeva brani di Bach, Schubert e Brahms.  Saleem Abboud Ashkar è nato a Nazareth nel 1976 ed è un ottimo interprete. Non ha la tecnica  sorprendente di molti suoi colleghi pianisti ma riesce ad esprimersi con intensità emotiva di alto livello, specie nei momenti di più pacata riflessione. La bellissima e poco eseguita pagina musicale di F. Schubert, la Sonata in la min. D 784, ci è sembrata la cosa migliore. Ottimo l'equilibrio formale complessivo e bellissime le sonorità dove la componente melodica è più in evidenza. Validi anche gli altri brani: la Suite inglese n.2 in la minore di J.S.Bach dalle sonorità quasi organistiche e le Variazioni e fuga su un tema di Haendel di J.Brahms con lievi imperfezioni ma ottimo equilibrio strutturale.  Eccellente il bis proposto: l' Intermezzo n.2 Op.116 di Brahms. Successo di pubblico in una Sala non al completo. Prossimo appuntamento del Quartetto per martedì 8 marzo con Murray Perahia che interpreta Bach, Beethoven, Schumann e Chopin. Da non perdere. 

2 marzo        Cesare Guzzardella    

Thomas Zehetmair alle Serate musicali  

Il violinista Thomas Zehetmair ha tenuto un concerto con l'Orchestra di Padova e del Veneto in Conservatorio. In programma due note composizioni di J.Brahms: il Concerto per violino e orch. Op.77 e la Sinfonia n.4 op.98. Nella veste anche di direttore, Zehetmair ha dato il meglio nel celebre concerto, unico lavoro brahmsiano del genere e particolarmente virtuosistico nella parte solistica. Raramente troviamo un solista alla direzione di brani romantici, anche perché, soprattutto in Brahms e nel suo celebre concerto, la componente orchestrale è particolarmente complessa: il carattere sinfonico della parte orchestrale merita una dedizione costante che il violinista sempre impegnato con il suo strumento non può sempre garantire. Alcuni squilibri sinergici nel sovrapporre i piani sonori sono risultati evidenti e soprattutto la sezione dei fiati,  a volte, ha sovrastato l'eccellente timbro del violino solista. Ottimo il violino di Zehetmair. Il suo timbro incisivo e perfetto in ogni registro sono la prova evidente delle sue splendide qualità  solistiche. Ricordiamo i numerosi riconoscimenti internazionali, la sua eccellente interpretazione dei 24 Capricci di Paganini in un disco ECM ed il suo impegno nella musica contemporanea dimostrato anche nella scelta del bis con un breve e valido brano del tedesco Heinz Hollinger. Nella seconda parte abbiamo ascoltato un interpretazione valida ma non entusiasmante della Quarta di Brahms. Successo di pubblico.

 1 marzo    Cesare Guzzardella

FEBBRAIO

Brani di Maurilio Cacciatore e di Nino Rota ai Pomeriggi del Dal Verme 

Ottimo e diversificato il programma ascoltato nella replica di ieri pomeriggio al Teatro dal Verme per la Stagione dei Pomeriggi musicali . In programma nella prima parte due brani, Stesso Denso (2010) di Maurilio Cacciatore e Concerto soirèe  (1961) di Nino Rota, quindi dopo l'intervallo, la Sinfonia n.2 op.36 di L.v.Beethoven. Il primo brano per orchestra - prima esecuzione assoluta-  è una recente commissione dei Pomeriggi e del suo direttore artistico Ivan Fedele al trentenne compositore pugliese Cacciatore (foto).  Circa 14 minuti per un lavoro particolarmente vario, nel quale si riconoscono influssi di certo Varèse, di certa musica  concreta o di certo jazz liberatorio alla San Ra. Rilevante il senso di “spazialità” del brano, dove entrano in gioco in continuazione sia gli strumenti solisti che le sezioni orchestrali,. Le prime note del vibrafono e le percussioni danno l'avvio ad un continuum sonoro nel quale le variazioni  alle note introduttive generano una crescente tensione.  Le note, spesso ripetute in modo quasi ossessivo, cambiano nella timbrica attraverso un uso degli  strumenti aperto alla più completa espressione acustica. Nei minuti finali l'affiorare di effetti e rumori generano una situazione acustica  che ricorda le esperienze del già citato Varèse. Rilevanti le qualità espressive complessive del brano  che continua una tradizione compositiva dell'autore già intrapresa con altri brani dal titolo simile quali Stesso obliquo o Stesso fragile.   Dopo una recente esecuzione milanese degli Studi trascendentali di Liszt è tornato a Milano il valido pianista Maurizio Baglini (foto), questa volta diretto da  A.Manacorda. Il bellissimo lavoro di Rota è una composizione in cinque parti del 1961 nel quale il ruolo centrale è affidato al pianoforte solista. Ci rivela un musicista molto attento alla musica del Novecento soprattutto al Neoclassicismo che partendo da certo Satie attraversa soprattutto il melodico Poulenc  e, in certi frangenti del movimento iniziale, anche Hindemith. Nella composizione sono spesso presenti richiami melodici al Rota più celebre,  quello delle colonne sonore, ma l'efficacia della scrittura complessiva,  interpretata con precisione dall'Orchestra dei Pomeriggi, e dall'ottimo pianista Baglini, pone il musicista milanese, anche per questo lavoro, tra i più rilevanti artisti del Novecento italiano. Milano finalmente nel commemorare i cento anni dalla nascita del compositore tanto amato da Fellini, sta dedicando a lui   numerosi concerti. Avvincente il bis solistico di Baglini, lo Studio Trascendentale n.10 di F.Liszt. Dopo l'intervallo è stata eseguita la Sinfonia n.2 di L.v.Beethoven. Valida l'interpretazione di Manacorda. Successo di pubblico. 

27. febbraio        Cesare Guzzardella 

Sa Chen al Viotti Festival di Vercelli  

La quarta serata del vercellese Viotti Festival 2011 ha permesso ai sempre più numerosi appassionati della città piemontese di fare la conoscenza con un astro in ascesa della scena musicale internazionale, trasformata anch’essa da quella globalizzazione che è il fenomeno caratterizzante della nostra epoca: parliamo della pianista cinese Sa Chen, nata nel 1979, con studi tutti nella madrepatria e perfezionamento in Gran Bretagna e Germania, attualmente in tournée in Italia. Ad accompagnarla, come di consueto, la Camerata Ducale diretta da G. Rimonda, per l’occasione ‘rinforzata’ da elementi del Regio di Torino. A mo’ di ‘aperitivo’ il programma prevedeva un pezzo di non frequente ascolto nelle nostre sale, di quelli che da anni rientrano nel progetto musicale dell’orchestra torinese, meritoriamente mirato all’esplorazione di quell’interessante e semisconosciuto continente che è il sette-ottocento strumentale italiano: la Sinfonia ‘ a grande orchestra’ in Si bem. maggiore op. 18 n. 1 di Muzio Clementi (1787). Si tratta di una composizione che, con sforzo generoso, tenta di adeguarsi allo stile del sinfonismo viennese contemporaneo, soprattutto haydniano, evidente in particolare nel Rondò finale, una monferrina che evoca alla lontana la vigorosa freschezza popolare dei Landler di Haydn, ma che mostra tutti i noti limiti della tecnica compositiva del mecanicus (Mozart dixit) Clementi, quali appaiono nella maggior parte della sua  vasta opera pianistica: poca musica, temi tagliati con l’accetta, scarsa inventiva (insignificante lo sviluppo nella forma-sonata del primo tempo), sonorità acide, totalmente ignare dei suggestivi impasti timbrici mozartiani tra legni e archi, per troppa povertà di dialogo tra le linee strumentali. Il momento clou della serata è arrivato naturalmente coi due pezzi per orchestra e pianoforte, due capolavori assoluti di ogni tempo: il mozartiano Concerto n. 23 in La magg. KV 488 e, dopo l’intervallo, il Concerto n. 4 in Sol Magg. op. 58 di Beethoven. Sa Chen, ottimamente accompagnata dalla Camerata Ducale, ha messo in mostra le sue doti migliori: una tecnica smagliante, fatta di trasparente pulizia di tocco, suono vigoroso e morbido a un tempo, capace di adattarsi alle esigenze espressive della partitura, eccellente dinamismo nel fraseggio, con un paio di appena percettibili momenti di stanchezza nel finale rondò del concerto beethoveniano. Da ascoltatori, ci è piaciuta di più nel Kv 488, dove ci è parsa perfettamente a suo agio nell’interpretare quella particolarissima atmosfera timbrica di velata luminosità che contraddistingue la tonalità mozartiana del La maggiore, e che si fa inesprimibile canto di dolore nel sublime Fa diesis minore della Siciliana centrale. Sicura e potente, ma meno espressiva, l’interpretazione del concerto beethoveniano, in particolare nello straordinario tempo centrale, dove il tocco della pur bravissima solista del Sol levante, a nostro avviso, non sempre è riuscito a librarsi all’altezza di quell’inarrivabile bellezza intessuta di mistero, che è nel tema ‘implorante’ affidato al pianoforte, in contrasto colla corrusca cupezza delle note martellate dall’orchestra. Letteralmente sommersa dai lunghi applausi del foltissimo pubblico, Sa Chen si è congedata da Vercelli, lasciando di sé, ne siamo certi, un ricordo che durerà a lungo. 

27    febbraio      Bruno Busca

Michele Campanella a Milano per la VISES-Onlus 

Viene raramente a Milano il pianista napoletano Michele Campanella e la ghiotta occasione per ascoltarlo la dobbiamo alla Vises, Associazione volontari Iniziative di Sviluppo Economico e Sociale. Questa ONLUS fondata a Roma nel 1987 ha operato con successo in Italia, Africa e Centro America. L'iniziativa più recente di Vises è in Marocco dove nei pressi di Ouarzazate ha costruito un Centro di formazione professionale per disabili. Ma l'attività di aiuto di Vises alle popolazioni più bisognose sono in crescita e se vogliamo possiamo sostenerla. Con il progetto A.I.M.A. Vises ha l’obiettivo di favorire l’occupazione femminile attraverso la formazione professionale e l’apprendimento di lavori artigianali. Ieri sera in Sala Verdi, di fronte ad un numeroso pubblico Campanella ha tenuto un concerto nel quale oltre ad il suo amatissimo Liszt,  tra l'altro di raro ascolto per la scelta dei brani,  ha interpretato i notissimi Quadri da un'esposizione di Modest Musorgskji. Sette i brani dell'ungherese, tra i meno virtuosistici ma più vicini al pianismo moderno che partendo dall'ultimo Liszt arriva a Debussy e Ravel. Sancta Dorothea, Nuages Gris, En rêve, La lugubre gondola, Bagatelle sans tonalité, Ave Maria e, a conclusione, il breve ed estroverso Carrousel de Madame Pelet-Narbonne, sono brani composti tra il 1862 e il 1885, nell'ultimo periodo della corposa attività compositiva del grande virtuoso. La resa interpretativa di Campanella, lisztiano doc, è stata giocata su modalità sfumate e precise e sonorità terse nell'esprimere con chiarezza i toni a volte cupi e tristi dei brani. Dopo il breve intervallo, le celebri note della Promenade che introduce i Quadri di Musorgskji hanno riempito di luce la grande sala. L'interpretazione analitica e impeccabile fornita da Campanella - proviene dalla scuola pianistica di Vincenzo Vitale- è di quelle che non si ascoltano spesso per equilibrio formale ed espressivo. Un concerto da ricordare. Chi volessi aiutare la Visas per donazioni è pregato di contattare la sede milanese di via Larga 31 o il numero telefonico 02-583761  

26  Febbraio    Cesare Guzzardella

 

Sa Chen alle Serate musicali 

E' tornata alle Serate musicali la pianista cinese Sa Chen. Interprete affermata internazionalmente, la Chen è dotata di una tecnica sorprendente derivante da una scuola musicale, quella cinese, diffusa e selettiva che ha portato alla ribalta in questi ultimi anni una schiera ingente di ottimi interpreti, alcuni tra i più noti e richiesti in ogni parte del mondo come Lang Lang, Yundy Li e Yuja Wang . Il programma presentato ieri sera in Conservatorio, interessante e diversificato, prevedeva musiche di Scarlatti, Currier, Ravel e Liszt. Il perfezionismo della Chen si è evidenziato da subito nelle sonate di Domenico Scarlatti -  L375, K466 e K13- . Di grande rilievo la chiarezza espositiva e l'equilibrio delle parti in tutte le sonate eseguite e particolarmente riflessiva la più nota K466. Il brano del compositore statunitense Sebastian Currier, Scarlatti Cadenza e Brain Storm, è una composizione del 1994-97 divisa in due parti. I framenti scarlattiani della prima parte vengono rielaborati dall'autore in situazioni ritmiche molto contrastanti e nella seconda parte un continuo ritmico si alterna ad improvvisi sbalzi dinamici. Molto brava la Chen a sottolineare con espressione ogni dettaglio della riuscita composizione.  Gaspard de la Nuit di Maurice Ravel, la celebre composizione i tre parti -Ondine, Le gibet, Scarbo- è il terzo autore affrontato dalla pianista. Tecnicamente ineccepibile l'esecuzione ascoltata. La seconda parte è stata integralmente dedicata a F.Liszt con la rara Ballata n.2 in si minore, il noto studio da concerto Un sospiro e la Rapsodia Ungherese n.12 in do diesis minore. Avvincente l'interpretazione complessiva ascoltata. Due i bis con Sigmund di Schumann-Liszt e un brano cinese. Successo in una Sala Verdi purtroppo con molti posti liberi. Sabato la Chen suonerà al Teatro Civico di Vercelli per interpretare due capolavori della letteratura musicale: il Concerto K488 di Mozart e il Concerto n.4 di Beethoven. Ad accompagnarla la Camerata Ducale. 

24  febbraio     Cesare  Guzzardella

 

Alessio Bidoli per la Società dei Concerti 

Il milanese violinista Alessio Bidoli, classe 1986, si è esibito in un concerto organizzato dalla Società dei Concerti accompagnato dalla valida pianista Sterfania Mormone. La storica organizzazione concertistica ha nella sua programmazione una serie di concerti denominati "Per amore" riservati a giovani interpreti che stanno per compiere un importante salto di qualità nella loro carriera artistica. Bidoli è uno di questi. Di qualità ne ha molte, prima di tutto una capacità di melodiare di alto spessore estetico. Lo ha dimostrato nel bel programma proposto ieri sera in una Sala Verdi stracolma di pubblico nel quale si alternavano autori diversi da Wieniavski a Beethoven, da Grieg a Ravel. Premessa l'ottima sinergia tra i due interpreti, rileviamo l'avvincente resa musicale in una delle più note sonate di Beethoven, la Sonata n.8 in sol magg. Op. 30 n.3. La classicità della composizione è stata definita con equilibrio formale impeccabile,  specie nelle linee melodiche del solista, e le sonorità morbide del violino sono state espresse con timbriche molto "italiane". La valenza musicale del violinista, anticipata nella rara Polonaise op.21 del virtuoso-compositore H.Wieniawski  è emersa ancor più nei due brani eseguiti dopo l'intervallo: la Sonata n.3 in do min.op.45 di E.Grieg e il celebre Tzigane di M.Ravel. La perfetta intonazione di Bidoli in ogni registro del violino e la sua capacità di esprime con nitidezza e luminosità anche i più impervi passaggi virtuosistici hanno reso splendidamente i due lavori e, specie in Tzigane, la valenza estetica è stata di alto livello. Lunghi applausi e due i bis concessi: un brano di Manuel Ponce nella trascrizione di J.Heifetz, Estrellita, e un delicato ed elegante brano di Elgar, la Capricieuse. Da ricordare.  

24 febbraio 2011      Cesare Guzzardella  

 

Stefano Giovazzi e Franco Mezzena al Coccia di Novara 

Un bel programma ‘monografico’, quello proposto ieri sera, 22 febbraio, al Coccia di Novara, nel nuovo appuntamento con la Stagione concertistica da camera 2011: quattro sonate per violino e pianoforte di L. van Beethoven, le op. 12 n.1 in re maggiore e n. 2 in la maggiore, la n. 23 il la min. e la celeberrima Primavera in fa maggiore n. 24. Come si vede, un impaginato che permette all’ascoltatore, con scelta intelligente, di seguire gli sviluppi stilistici, dagli esordi ancora ‘mozartiani’ alla piena maturità espressiva,  di un genere compositivo cui Beethoven non attribuì certo l’importanza di altri generi cameristici come i quartetti o le sonate per pianoforte solo, ma che annovera comunque pagine tra le memorabili della storia della musica (si pensi alla Kreutzer, o, appunto, alla Primavera). A eseguire il programma il duo, già noto al pubblico novarese, formato da Franco Mezzena al violino e Stefano Giavazzi al pianoforte, reduci  proprio dalla registrazione integrale su disco (per la Wide Classic) delle dieci sonate beethoveniane. L’interpretazione di Giavazzi e Mezzena ci è piaciuta, mostrandosi all’altezza delle atmosfere espressive diversificate  proposte dal programma: dalla brillante grazia  viennese dell’op 12, al raccolto  lirismo dello stupendo Adagio della  Primavera, al selvaggio ritmo di giga affiorante nello straordinario primo tempo dell’op. 23, in cui la nota cupa che nella maggior parte delle interpretazioni a noi note domina la partitura, nella lettura di questo duo ci è sembrata lampeggiare di qualche guizzo di sulfurea ironia. La chiave interpretativa che ha ispirato i due strumentisti è apparsa già evidente dall’esecuzione dell’Allegro vivace dell’op. 12 n2, suonato con tranquillo distacco, con misurato stacco dei tempi, che più che il dinamismo della pagina, ne sottolinea il nitido fraseggio, l’architettura, grazie al suono cristallino della tastiera di Giavazzi e alla cavata di Mezzena, timbricamente calda e morbida, efficace nella ricerca della tornitura del suono, calibratissimo sino al calligrafismo. Un’interpretazione, quella ascoltata ieri, comunque capace di aprirsi anche all’espressività estatica e sognante dell’Adagio dell’op. 24, resa con efficace intensità dai due esecutori. Se un rilievo dobbiamo proprio muovere a Mezzena e Giavazzi, riguarda alcuni momenti di squilibrio tra i due strumenti, n cui la tastiera soverchiava il suono delle quattro corde, non sappiamo se a causa dell’acustica del teatro o di ‘sbavature ‘ esecutive. Ancora beethoveniano il bis, le 12 Variazioni su “Se vuol ballare” WoO41, eseguite benissimo, con il giusto dosaggio di dinamismo e ironia. Scroscianti gli applausi, di un pubblico, purtroppo, piuttosto scarso. 

23   febbraio      Bruno Busca 

 

Prossimamente la pianista Sa Chen al Teatro Civico di Vercelli

Dopo la serata che ha visto sul palco del Teatro Civico di Vercelli la straordinaria performance di Salvatore Accardo, sabato 26 febbraio alle ore 21.00, sempre al Civico di Vercelli, arriva al XIII Viotti Festival la pianista Sa Chen, indicata dal leggendario artista e intellettuale cinese Fou Ts'Ong il volto nuovo della Cina pianistica, assieme a Lang Lang e Yundi Li. L’appuntamento del 26 febbraio si aprirà con la Sa Chen, accompagnata dall’Orchestra Camerata Ducale, impegnata nel Concerto n. 23 in la maggiore per pianoforte e orchestra KV 488 di Wolfgang Amadeus Mozart. Una composizione tipicamente settecentesca che venne eseguita in prima assoluta dallo stesso Mozart in qualità di direttore e solista nel marzo del 1786, con l’intento di promuovere la sua immagine di virtuoso-compositore. Seguirà il Concerto n. 4 il sol maggiore per pianoforte e orchestra op. 58 di Ludwig van Beethoven, considerata tra le composizioni più mature dell’autore tedesco, che assume un respiro autenticamente sinfonico per la perfetta interazione tra solista ed orchestra. Un programma che metterà in luce le qualità tecniche ed interpretative della giovanissima ospite e che farà rivivere sul proscenio del Civico di Vercelli, il mito del grande virtuoso di fine Settecento. Il secondo tempo si animerà unicamente con il l’Orchestra Camerata Ducale, diretta dal maestro Guido Rimonda, nella Sinfonia ‘a grande orchestra’ in si bemolle maggiore op. 18 n. 1 di Muzio Clementi. Un’opera riconosciuta e stimata come la prova sinfonica più significativa del compositore italiano. Per tutti coloro che volessero prenotare i biglietti per il concerto del 26 febbraio 2011, possono telefonare da lunedì 14 a venerdì 25 febbraio presso il Comune di Vercelli ai seguenti numeri: 0161 596369 – 0161 596277 oppure, contattando direttamente l’Associazione Camerata Ducale al numero 011 755791 o inviando una mail a orchestra@camerataducale.it 

23  febbraio   La  Redazione

Louis Lortie alle Serate Musicali 

Il pianista canadese Louis Lortie, recente interprete di un avvincente concerto scaligero dedicato a Chopin, ha voluto rendere omaggio a F. Liszt nel bicentenario dalla nascita eseguendo Années de pèlerinage, tre raccolte di brani che il Maestro ungherese  compose tra il 1848 e il 1877. Circa due ore e trenta minuti di musica separate da un intervallo non breve. L'impresa è certamente riuscita e Lortie ha superato con successo l'ardua prova restituendoci un Liszt originale giocato su netti contrasti tra i momenti di grande forza espressiva di alcuni brani -Chapelle de Guillaume Tell, Lallée d'Obermann, Après une lecture de Dante: Fantasia quasi Sonata, ecc.- e il nitore espressivo dei colorati e quasi impressionistici  altri brani quali Pastorale, Au bord d'une source e il celebre Les jeux d'eaux à la Villa d'Este, per citarne alcuni. Il suo modo interpretativo, in apparenza poco classico e molto improvvisatorio, nasconde in realtà una conoscenza profonda delle dinamiche interpretative di Liszt consolidate da una completa interiorizzazione del materiale sonoro: interpreta completamente a memoria. I migliori interventi si sono rivelati soprattutto nei momenti di più pacata espressività ma l'equilibrio complessivo e comunque di ottimo livello e certe forzature emerse, quando il volume timbrico raggiunge elevati gradi, sono coerentemente funzionali alla sua valida cifra stilistica ben sostenuta dall' ottimo pianoforte Fazioli utilizzato. Al termine grandi applausi e un breve bis: un brano veneziano di Liszt. 

22  febbraio     Cesare Guzzardella  

 

John Axerold in Auditorium per la Nona di Mahler 

E' molto richiesto in tutto il mondo il direttore statunitense John Axelrod. Assistente in passato del grande Leonard Bernstein, ha ereditato dal Maestro una passione  aperta ad ogni genere musicale con predilezione per il repertorio novecentesco e contemporaneo. Lo abbiamo iniziato a conoscere e ad apprezzare ascoltandolo alla Scala nel Candide di Bernstein e da allora il simpatico direttore torna spesso a Milano, sovente per dirigere l'Orchestra  Sinfonica Verdi. Ieri infatti è tornato in Auditorium con la Verdi per interpretare uno dei lavori più rilevanti di Gustav Mahler, la Sinfonia n.9 in re maggiore(1909), ultima delle sinfonie completate dal grande compositore e direttore boemo (la decima rimase incompleta). Axerold ha diretto ottimamente trovandosi perfettamente in sintonia con un'orchestra, la Verdi, educata da anni all'interpretazione di grandi partiture quali quelle di Mahler e non solo.  Piena di energia l'esecuzione ascoltata nella replica domenicale con chiarezza ed equilibrio nei piani sonori e dettaglio nei particolari. Grande successo di pubblico in una sala al completo. Ricordiamo il prossimo concerto sinfonico previsto per il 24 febbraio con repliche per il 25 e il 27: il direttore Giuseppe Grazioli interpreterà Bernstein con Wonderful Town in collaborazione con la Yale Opera. 

21 febbraio       Cesare Guzzardella

Roberto Prosseda alle Serate musicali 

Il pianista Roberto Prosseda ha tenuto un concerto per le Serate musicali al Dal Verme eseguendo Liszt in occasione del bicentenario dalla nascita. Il programma prevedeva sia brani originali del grande virtuoso e musicista ungherese che trascrizioni da lieder di Schubert e di Mendelssohn. Conosciamo le ottime qualità mendelssohniane di Prosseda, avendo lui vinto numerosi premi discografici  interpretando il tedesco. Conoscevamo meno la cifra stilistica del pianista sul più complesso e difficile Liszt, musicista che richiede oltre alla capacità di rendere chiara e trasparente la componente melodica delle sue mirabili composizioni, anche abilità tecniche non comuni per quel che concerne le armonie e la sovrapposizione dei complessi piani sonori. Prosseda ha ben evidenziato l’elemento lirico soprattutto nelle trascrizioni da Schubert e Mendelssohn ma abbiamo rilevato a volte mancanza di chiarezza, scorrevolezza quando gli elementi armonici diventano più complessi e voluminosi. Tra i brani eseguiti “Angiolin dal biondo Crin”,  Le campane di Roma”,  Liebenstraum n.3, e la Fantasia quasi Sonata aprés une lecture de Dante; da Schubert la nota Ave Maria e Gretchen am Spinnrade. Da Mendelssohn trascrizioni da  sette Lieder,  Wasserfahart Jagers Abschied e la Parafrasi da concerto sulla marcia nuziale e la ronda degli Elfi, quest’ultima eseguita con notevole espressività. Caloroso successo in una sala purtroppo con numerosi posti liberi. Ricordiamo il prossimo concerto delle Serate musicali  di lunedì 21 febbraio in Conservatorio con inizio alle ore 20.00:  L. Lortie interpreta tutto Liszt. 

19 febbraio        Cesare Guzzardella

Francesco Piemontesi per il "Quartetto" 

E' svizzero, di Locarno, il ventisettenne pianista Francesco Piemontesi. Ha tenuto ieri sera un bellissimo recital per la Società del Quartetto in Conservatorio impaginando un programma dove si alternavano i classici Haydn e Beethoven al raro Janáček della Sonata 1.X.1905 e Schumann con la celebre Kreisleriana op.16 e la Toccata op.7. E' molto preparato Piemontesi. Proviene da una scuola pianistica che ha riferimenti in Brendel, Uchida e Weissenberg, artisti che ha seguito e che gli hanno dato preziosi consigli. La classicità stilistica ha calzato perfettamente nell'Adagio con variazioni Hob. XVII.6 di Haydn e nella Sonata in la mag. Op.101 di Beethoven, brani eseguiti in modo impeccabile, con una chiarezza espositiva ed un equilibrio formale di alto livello. Valide anche le altre interpretazioni: i colori impressionistici della Sonata di Janáček, lavoro in due movimenti (Presentimento e Morte), - il terzo è stato distrutto dall'autore perché scontento- sono emersi da una lettura calibrata razionalmente in modo da evidenziare i notevoli contrasti timbrici e dinamici. Ottimo l'equilibrio complessivo della Kreisleriana schumanniana: l'interpretazione analitica ha privilegiato la componente costruttiva classica piuttosto che l'immediatezza improvvisatoria che più si addice al romanticismo di Schumann. Molto bella la Toccata. Due i bis proposti e tra questi un'eccellente esecuzione del finale dall'Uccello di fuoco di Stravinsky. Grande successo di pubblico. Da ricordare. 

16  Febbraio      Cesare Guzzardella  

Accardo e la Camerata ducale alle Serate musicali milanesi 

Salvatore Accardo e la Camerata ducale hanno tenuto un concerto nella Sala Verdi del Conservatorio milanese per le Serate musicali. Il programma, identico a quello vercellese di sabato scorso (vedi recensione sotto), prevedeva le due Romanze op.40 e op.50 di L.v.Beethoven e il Concerto per viol. e orch. op.22 di G.B.Viotti. Mentre riconfermiamo la validità interpretativa del bellissimo concerto di Viotti specie nel movimento finale, evidenziamo la delusione per la cifra musicale delle romanze beethoveniane per quel che concerne la parte solistica. Problemi d'intonazione iniziale, poca voluminosità complessiva nel definire le sequenze melodiche, ecc. Tecnicamente ineccepibile il bis con il Capriccio n. 24 paganiniano. La splendida luminosità timbrica della Camerata ducale di Rimonda è stata riconfermata nella nota Sinfonia op.29 mozartiana  che ha visto Accardo alla direzione e che ha concluso con successo e applausi ripetuti la serata. Prossimi appuntamenti venerdì 18 febbraio al Dal Verme con l'ottimo Prosseda in Liszt e lunedì 21 in Conservatorio con il pianista canadese L. Lortie per un lungo programma lisztiano nel bicentenario dalla nascita.(inizio alle ore 20.00). Da non perdere!  

15 febbraio       Cesare Guzzardella 

 

Salvatore Accardo e la Camerata ducale a Vercelli

Le due Romanze per violino e orchestra op.40 n.1 in Sol maggiore e op. 50 n. 2 in Fa maggiore di Beethoven; il Concerto n. 22 in La minore per violino e orchestra di G. B. Viotti; infine la Sinfonia n. 29 in La maggiore KV 201 di Mozart: questo l’interessante programma proposto dalla nuova serata del XIII Viotti Festival di Vercelli, al Civico ieri sera 12 febbraio. Come si nota facilmente, si tratta di una serie di opere, al di là della cronologia, ancora largamente legate ad una modalità espressiva di inconfondibile grazia e naturalezza  ‘settecentesche’, pur con gli inevitabili fermenti preromantici che lievitano nelle pieghe della partitura. Si tratta insomma di uno stile musicale in cui da anni sa esprimersi al meglio quella che ormai possiamo chiamare l’Orchestra di Vercelli (anche se torinese di provenienza), perché ha legato inscindibilmente il suo nome alla vita musicale della bella cittadina piemontese: la Camerata ducale, fondata e diretta da Guido Rimonda con l’intento originario di riscoprire e valorizzare l’opera del grande violinista vercellese G. B. Viotti, ma da anni impegnata anche in un repertorio sette-ottocentesco di respiro europeo, soprattutto sull’asse Bonn-Salisburgo-Vienna. D’eccezione il solista chiamato sul podio a eseguire le due romanze e il concerto di Viotti, quel S. Accardo cui sorride il destino di non dimostrare neppure l’ombra dei suoi settant’anni, riuscendo a suonare le quattro corde con una freschezza e agilità di diteggiatura a dir poco straordinarie. Riconosciamolo: non è facile oggi ascoltare “doppie corde” o “sopracuti” della precisione e chiarezza di suono, di cui è capace Accardo. Al nostro orecchio ieri sera il Maestro ha raggiunto gli esiti più alti nel concerto di Viotti, ponendo la sua stupenda cavata, dal suono sempre potente, terso ed esatto, al servizio sapiente di quelle che sono le caratteristiche stilistiche salienti del Viotti ‘maturo’ del periodo londinese: un’alternanza di limpida e struggente musicalità da Romanza (nel tempo lento) e impeto ‘eroico’ di impronta cherubiniana  (soprattutto nel finale), in una scrittura in cui l’elemento virtuosistico è sempre ricondotto alla necessità espressiva dei valori interiori dell’opera.  Ci è sembrata invece un po’ povera di risonanze espressive l’interpretazione delle due romanze beethoveniane, la cui vena melodica è sgorgata dal violino di Accardo, soprattutto nella prima, senza quella intensità interiore del suono che è delle grandissime interpretazioni di questi brani. Il Maestro ci ha invece strappato applausi di stupita ammirazione nel bis, suonando con bravura senza pari uno dei pezzi più celebri e ardui di quello che probabilmente è l’ autore nel quale oggi Accardo non teme rivali: Paganini, con l’ultimo dei 24 capricci, il tema con variazioni in La min. Nella seconda parte del concerto Accardo ha assunto il ruolo di Direttore (senza bacchetta), guidando la Camerata nell’esecuzione della sinfonia di Mozart, di cui ha proposto una valida interpretazione, in particolare  nell’aggraziato tempo lento e nell’incalzante finale, vera esplosione di gioiosa serenità. Il lunghissimo applauso del gran pubblico presente in sala ha salutato la fine di questa bella serata di musica, sotto la maestosa mole della cattedrale di S. Andrea. 

13  febbraio     Bruno Busca

Sentieri Selvaggi per “Koinè 2011” al Dal Verme 

Il secondo concerto della Stagione di musica contemporanea ideata da Ivan Fedele "Koiné 2011", ha visto sul palcoscenico del Dal Verme l'ensemble  Sentieri selvaggi (foto), formazione nata per la diffusione e la realizzazione di musica contemporanea. Tra gli ideatori, Filippo Del Corno e Carlo Boccadoro, entrambi ottimi compositori - il secondo anche pianista e direttore d'orchestra-, sono sempre alla ricerca di nuovi brani e di nuovi musicisti che possano arricchire il repertorio già molto vasto. Nella serata di ieri sera, alla presenza di un pubblico selezionato ed appassionato - tra i presenti anche Riccardo Chailly, Giacomo Manzoni e molti altri compositori o musicisti in genere- abbiamo ascoltato sette brani di artisti 40-50enni quali i citati Del Corno e Boccadoro, Montalbetti, Antonioni, Verrando, Dell'Ongaro. Fa eccezione la composizione eseguita per seconda, Arpège di Franco Donatoni (1927-2000) compianto musicista veronese e maestro di moltissimi artisti. Tra i brani proposti, tutti interessanti, rilevanti per qualità compositiva ed espressiva Dogma#6 di Filippo Dal Corno, quello di Montalbetti denominato Brightness, Ad libitum di Michele Dall'Ongaro e Zingiber di Carlo Boccadoro. Dogma#6 è per sei strumenti - violino, cello, flauto, clarinetto basso, pianoforte e vibrafono-, gioca sulla ripetizione di sequenze ritmiche, sovrapposizioni di timbriche e variazione di tempo in modo rapido e tagliente, ma trova anche un certo respiro melodico nella sezione centrale. L'influenza di certo minimalismo alla Reich o alla Riley risulta evidente . La qualità dell'interpretazione ha dato spessore estetico al brano. Il brano di Montalbetti, una commissione di Sentieri selvaggi, ha sonorità più tenui e pone l'elemento armonico al centro. Un'armonia costruita su sovrapposizione delle timbriche del sestetto strumentale in modo da generare atmosfere particolarmente delicate. Il brano, dal sapore sperimentale, ricorda anche certe esperienze del rock progressivo anni '70 ( King Krimson, ecc.). Ad libitum di Michele Dell'Ongaro è una versione recente più rielaborata di uno precedente scritto per l'ensemble. Particolarmente riuscito nelle timbriche, il brano costruisce il flusso musicale partendo dagli interventi dei solisti che hanno la possibilità di esprimersi individualmente in modo libero- coinvolgente nella parte centrale  l'intervento del bravissimo violinista Piercarlo Sacco- per poi ridefinire il complessivo sonoro. Il lavoro di Boccadoro Zingiber è particolarmente interessante per la capacità di evocare atmosfere ambientali con i relativi rumori presenti, nella fattispecie i campanacci e le mucche in una paesaggio montano. Nella definizione del tutto strumentale  l'elemento ritmico è la principale fonte d'ispirazione. Un divertimento musicale che ci rivela un musicista completo ispirato da infiniti generi musicali. Il noto Arpège (1986) di Donatoni, tra i massimi compositori del Secondo Novecento, è un brano che oltre ad evidenziare le avvincenti qualità del Maestro, ha rivelato le ottime abilità dell'ensemble formata dalla flautista Paola Fre, dal violinista Piercarlo Sacco, dalla violoncellista Aya Shimura, dal clarinettista Mirco Ghirardini, dal vibrafonista e percussionista Andrea Dulbecco e dal pianista Andrea Rebaudengo. Ottima la direzione di Boccadoro e valide le immagine e le luci di Andrew Quinn. A conclusione  un bis particolarmente coinvolgente e divertente con un brano dello statunitense Michael Daugherty(1954). Lunghi e calorosi applausi. Prossimo appuntamento mercoledì 16 febbraio al San Fedele con ancora i Sentieri Selvaggi alle prese con Stockhausen, Boulez, Andriessen e Reich. 

12 febbraio      Cesare Guzzardella 

 Conclusa alla Scala L'histoire de Manon di Massenet- Kenneth MacMillan 

Si è conclusa con la decima rappresentazione e un grandissimo  successo di pubblico la messinscena scaligera del balletto L'histoire de Manon. Le  splendide coreografie (foto a sinistra archivio Scala) che lo scozzese Kenneth MacMillan ha ideato nei primi anni’ 70  erano alla Scala   per la quinta volta dal 1994. Interessante rilevare come la maggiore “classicità” dei primi due atti siano in contrasto con la maggiore “modernità” del breve,  ultimo atto. Le bellissime musiche di Massenet, arrangiate e riorchestrate da Leighton Lucas, per volere dello stesso MacMillan, provengono da numerose  opere del francese come Cenerentola, Le Cid, Thais, Griselidis, Don Quichotte, Arianne ecc. ma non  da  Manon. Perfetta  sintonia della coreografia con  le  scene e i costumi settecenteschi di Nicholas Georgiadis e  valida, sotto ogni aspetto,  la direzione musicale di David Coleman. L’ultima rappresentazione ha visto lo statuario Roberto Bolle, Des Grieux, protagonista insieme ad una stupenda Olesia Novikova, una Manon piena di grazia e leggerezza che insieme al nostro Bolle ha strappato applausi nei numerosi interventi a due. Bravissimi anche Mik Zeni, Lescaut, Matteo Buongiorno, Monsieur G.M., Emanuela Montanari, l’amante di Lescaut, Roberta Nebulone, Madame, e gli altri. Avvincente tutto il Corpo di Ballo scaligero. Ricordiamo che il prossimo balletto scaligero, L’ultimo casanova,  è previsto per il 27 marzo con repliche fino al 14 aprile. E’ una nuova produzione scaligera per le coreografie di Gianluca Schiavoni. Da non perdere

12   febbraio    Cesare  Guzzardella

Alexei Volodin alle Serate Musicali 

La scuola pianistica russa è forse la migliore al mondo e ogni anno un notevole numero d'interpreti di elevata qualità salgono sui più prestigiosi palcoscenici. Il pietroburghese Alexei Volodin, classe 1977, é risultato vincitore di un importante concorso internazionale quale il Géza Anda di Zurigo ed ha studiato con Elisso Virsaladze, l'eccellente pianista georgiana recentemente ascoltata in Sala Verdi. Volodin è certamente un ottimo pianista. Ieri sera in una Sala Verdi non al completo, ha impaginato un programma disomogeneo: nella prima parte due classici quali Haydn e Beethoven e nella seconda Chopin. Scelta non facile per il diverso approccio stilistico dovuto ai compositori scelti. Di J.Haydn abbiamo ascoltato una delle Sonate più note, quella in mi bem. Maggiore Hob.XVI/49 e di Beethoven la non frequente op.31 n.3. Eccellente l'approccio stilistico di Volodin in Haydn, ottimo in Beethoven. Fluido, preciso nelle sonorità e minuzioso nel ricreare minimi e  raffinati contrasti, Volodin ha centrato il bersaglio nella classicità hydniana proponendo un equilibrio formale ed espressivo stupefacente. Diverso il risultato in Chopin. In programma i non facili 24 Preludi op.28, brani che se eseguiti unitariamente hanno bisogno di un equilibrio complessivo di non facile attuazione. Ci sono piaciuti alcuni preludi, quelli più tenui e con meno contrasti. I piani sonori dei preludi più contrastati e voluminosi sono sovente risultati sovrapposti in modo poco chiaro. Ottimi invece i tre bis concessi e tra questi uno Studio e un poetico Notturno postumo del grande polacco. Lunghi applausi.

8 febbraio.    Cesare Guzzardella

Il Don Pasquale al Coccia di Novara 

In scena oggi, domenica 6 febbraio, al Coccia di Novara il Don Pasquale  di Donizetti, uno dei capolavori più popolari dell’opera buffa italiana, in un nuovo allestimento del Bergamo Musica Festival coprodotto dalla Fondazione Donizetti di Bergamo e Fondazione  Teatro Coccia di Novara, in buca l’Orchestra e Coro del Bergamo Opera festival diretti per l’occasione da Stefano Montanari, da quattro anni .apprezzato protagonista della Stagione d’0pera del capoluogo orobico.Com’è noto, il compito che attende gli interpreti (direttore e cantanti) del Don Pasquale è rendere in modo adeguato l’estrema varietà di toni e registri drammaturgico-musicali che ne caratterizza libretto e partitura, in cui sorriso malizioso e schietta risata, propri del dramma buffo classico,  si alternano, con singolare scioltezza, a lirismo e malinconia, esprimendosi in una musica particolare, fatta di passaggi subitanei dalla più fresca gaiezza salottiera,  quasi da operetta, alla melodia più struggente.  Data questa premessa, due sono le pietre di paragone per valutare la qualità di un Don Pasquale: la duttilità dell’accompagnamento orchestrale e la capacità del tenore di adattarsi al ruolo particolare del tenore buffo donizettiano, chiamato a far vibrare, nella grana magari un po’ grossa della farsa, anche più sottili corde romantiche, dalla sofferenza all’estasi. Diremmo che il Don Pasquale ascoltato a Novara sia stato pienamente soddisfacente dal  primo punto di vista: Montanari ha diretto molto bene, accompagnando i cantanti con gesto sicuro ed efficace e dando voce con bella scioltezza ai vari registri della partitura. Da segnalare in particolare due momenti da antologia: il commento orchestrale alla scena della stipulazione del matrimonio (atto II) ,  quando tutti i personaggi si tramutano in ‘buffi’ e il loro canto diviene ‘parlante’, mentre la melodia si trasferisce all’orchestra, nonché, nel terzo atto, il patetico motivo dell’orchestra (Larghetto) che segna, dopo un ultimo scontro con Norina e la scena dello schiaffo, la disfatta e il crollo di Don Pasquale..Non del tutto soddisfacente, invece, l’interpretazione del tenore milanese Roberto Iuliano nella parte di Ernesto: la sua ci è parsa voce tecnicamente bene impostata, morbida e calda, ma non molto espressiva. Buono il livello interpretativo del restante cast: pienamente all’altezza: Christian Senn, eccellente dottor Malatesta, Eugenio Leggiadri Galliani, buon basso comico nel ruolo di don Pasquale e una scintillante Linda Campanella, soprano brillante molto a suo agio nella parte di Norina. Intelligente la regia , firmata da Francesco Bellotto, efficace nel sottolineare l’incalzante movimento di coro e cantanti e nella scenografia, che nel suo progressivo spogliarsi accompagna il precipitare di Don Pasquale nella rovina. Il Coccia, come sempre affollatissimo per la stagione lirica, ha salutato gli interpreti con un applauso di cinque minuti. 

6  febbraio      Bruno Busca

 

Il duo Tchakerian-Prosseda all'Auditorium milanese  

Per la Stagione cameristica  dell'Auditorium milanese ieri nel tardo pomeriggio abbiamo ascoltato la violinista italiana, di origine armena, Sonig Tchakerian ed il pianista  Roberto Prosseda in un programma tutto beethoveniano che prevedeva tre sonate per violino e pianoforte: la poco frequentata op.23 e le note op.24 “Primavera” e op.47 “Kreutzer”. Valide le interpretazioni fornite: la chiarezza espositiva dei temi per entrambi gli interpreti e l'ottima intesa tra i due non sempre è stata completata da una ricchezza di contrasti che i capolavori beethoveniani meritavano.  Meglio i movimenti centrali, con un pianoforte dalle timbriche trasparenti e precise e una solista in ottima sinergia. Non sempre adeguati i movimenti più contrastati, specie nella Kreutzer, con alcune sbavature del pianoforte. Splendidi i due bis concessi con il Capriccio n.5 di Paganini nella trascrizione per duo di Schumann e un preludio da una Partita di Bach nella trascrizione con pianoforte di F.Mendelssohn. ( prima assoluta milanese). In questi due pezzi, altamente virtuosistici, la Tchakerian - terzo  premio al Concorso Paganini del 1980-, accompagnata ottimamente da Prosseda, ha mostrato le sue indiscusse e rilevanti qualità d'interprete. Grande successo di pubblico. 

6 febbraio      Cesare Guzzardella

 

Gidon Kremer e la Kremerata baltica omaggiano Glenn Gould alle Serate Musicali 

Il violinista lettone Gidon Kremer fondava nel 1997 un gruppo cameristico particolarmente valido dal punto di vista interpretativo e molto interessante per la ricerca di un repertorio che accosta sempre la musica del passato con il contemporaneo. La Kremerata Baltica è formata da giovani strumentisti che esprimono una qualità musicale di altissimo livello attraverso sonorità ricche di grande luminosità e attualmente sono tra le formazioni più richieste al mondo. Nel bellissimo concerto di ieri sera organizzato da Serate Musicali abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare una serie di brani ordinati in una lunga suite cameristica denominata “L’arte della strumentazione”. E’ un omaggio di Kremer e della sua formazione ad uno dei più grandi interpreti della musica di J.S. Bach: Glenn Gould.  Kremer ha chiesto ad alcuni compositori, soprattutto baltici, di trascrivere per formazione d’archi alcuni tra i più noti brani del grande Maestro sassone, brani  spesso presenti nel repertorio del pianista canadese. Silvestrov, Pelecis, Raskatov, Vine, Poleva, Kancevi, Desyatnicov, Tickmayer, Serksnyte e Kissine si sono cimentati in questa impresa ed il risultato trovato è sorprendente. Riascoltare Bach  attraverso una nuova ricerca  timbrico-espressiva ed alcune volte con variazioni o invenzioni perfettamente inserite nel tessuto polifonico, ha valorizzato e non certo sminuito il genio del tedesco. Dopo l’incisiva introduzione violinistica di Kremer nel “frammento” di Silvestrov, la celebre Aria  dalle “Variazioni Goldberg” nella trascrizione di G.Pelecis ha rivelato le eccellenti sonorità della compagine orchestrale, una formazione d’archi completata da una tastiera e da un vibrafono. I numerosi brani che si sono succeduti in un continuo musicale ci ha riservato preludi e fughe dal Clavicembalo ben temperato, uno splendido Largo dal Concerto per in fa minore Bwv 1056 rivisitato da C.Vine, una Sarabanda dalla Partita n.6 nel riadattamento di Desyatnicov, alcune tra le più note delle "Goldberg" intelligentemente intervallate da brevi brani di Arnold Schonberg – musicista molto amato da Gould- nella selezione di S.K.Tickmayer . A conclusione, di nuovo l’Aria delle  "Goldberg" questa volta nella trascrizione di V.Kissine. I brani sono stati preceduti nella prima parte della serata da due lavori altrettanto validi e ottimamente interpretati: l’Andante con moto, Ouverture dall’opera Capriccio di Richard Strauss,  e un  brano del 2004 del compositore georgiano Giya Kancheli denominato Twilight (Crepuscolo), un lavoro di ottima fattura, dalle timbriche trasparenti e riflessive che rimandano a paesaggi crepuscolari. Grande successo di pubblico e un bis di A.Piazzolla. 

5   febbraio      Cesare  Guzzardella 

 

Accardo al Viotti Festival di Vercelli

Sabato 12 febbraio alle ore 21.00 presso il Teatro Civico di Vercelli torna al Viotti Festival Salvatore Accardo in una serata che lo vedrà in doppia veste di violino solista e direttore dell’Orchestra Camerata Ducale. Una presenza ormai consueta per il festival vercellese ma che quest’anno assume una connotazione diversa, visto che il concerto presentato al Teatro Civico verrà riproposto il 14 febbraio alle prestigiose Serate Musicali di Milano – ore 21.00, Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano – e il 15 febbraio alla XXXIIesima Stagione Concertistica di Tortona – ore 21.15, Teatro Civico di Tortona –. Una breve tournée che intensifica il rapporto tra questo fuoriclasse della musica classica e l’Orchestra Camerata Ducale. Ma non solo, perché sarà un’occasione importante per far conoscere ad un maggior numero di persone una delle più belle pagine scritte dall’autore piemontese Giovanni Battista Viotti. Oltre a Viotti, il programma prevede composizioni di Ludwig van Beethoven e Wolfgang Amadeus Mozart. Prevendita biglietti Associazione Camerata Ducale  tel.; 011 755791 orchestra@camerataducale.it

4 febbraio  dalla redazione 

GENNAIO

Martha Argerich e Géza Hosszu-Legocky alle Serate Musicali 

E da alcuni anni che la celebre pianista argentina Martha Argerich preferisce portare sulla scena  suoi colleghi, spesso giovani e poco conosciuti,  che suonare in solitaria. L’annuale sua frequentazione del pubblico milanese alle Serate Musicali di Hans Fazzari non può che farci piacere, ma se una volta suonasse da sola in recital saremo ancora più contenti. L’indubbio valore interpretativo della grande Argerich l’abbiamo comunque ritrovato nel bel concerto di ieri sera in Conservatorio in  una Sala Verdi stracolma di pubblico. In platea abbiamo notato un maggior numero di giovani appassionati  e alcuni bambini. Insieme all’Argerich anche il venticinquenne violinista svizzero Géza Hosszu-Legocky, un talento ai più sconosciuto che ha all’attivo anche  incisioni discografiche molto premiate, alcune effettuate insieme alla celebre collega. Il programma, di straordinario interesse, prevedeva tre noti capolavori per violino e pianoforte: la Sonata n.1 in la min.  op.105 di Schumann, la Sonata in  la maggiore di Franck e dopo l’intervallo la n.9 in la maggiore  op.47 “Kreutzer” di Beethoven.  Combinazione vuole che i primi due brani siano stati eseguiti nel concerto di martedì scorso dall’ottimo duo cameristico Dego-Leonardi (vedi recensione) ed è molto interessante constatare come le differenti interpretazioni, entrambe valide, riaffermino in maniera evidente l’importante ruolo dell’interprete nell’espressione artistica musicale. Dalla più classica, tecnicamente più precisa e corretta, esecuzione del giovanissimo duo ascoltato martedì, siamo passati ad una interpretazione più trascinante, piena di impeto e di maggiori contrasti, quella nella quale la travolgente Argerich ha trascinato il suo giovane collega. E’ un ottimo interprete Géza Hosszu-Legocky, a volte impreciso  ma coloristicamente valido, con un vibrato eccellente  sostenuto da una tagliente energia - Géza ha la passione della musica zigana, che pratica con il proprio complesso denominato “The 5 DeVils” - che ben si addice alle esecuzioni romantiche in programma. La compagnia della scultorea Argerich, sempre alla  ricerca di una maggior sintesi espressiva evidenziata da una maggior valorizzazione degli accenti, non può che giovargli. Alcune volte però l’esuberanza musicale della grandissima ha sovrastato il più giovane. Bellissimi tutti i brani con una “Kreutzer” più rispettosa dei canoni classici ma sempre molto vitale. Validi i due bis: le Danze rumene di Bartok e il notissimo Liebesleid di Fritz Kreisler. Da ricordare

30   gennaio         Cesare  Guzzardella

 

Cristiano Burato al Coccia di Novara 

La seconda serata della Stagione concertistica da camera  al Coccia di Novara, ha proposto ieri, 27 gennaio, un recital del quarantatreenne pianista Cristiano Burato, premio Ciani 1996, tra gli esponenti più rappresentativi della “penultima generazione” dei nostri solisti della tastiera, alla sua “prima” nella città piemontese. Sontuoso il programma, dall’impaginato intelligente, che ha permesso all’ascoltatore di seguire l’evoluzione della sonata per pianoforte attraverso la sua parabola sette-ottocentesca, dalla limpida architettura classica, ma già incrinata dai fremiti di una sensibilità preromantica, della bellissima Sonata in la min. KV 310 di Mozart, al tempestoso titanismo sturmer della beethoveniana Appassionata, dalla malinconica grazia viennese della sonata in La Magg. D120 di Schubert, alla Fantasia sonata D’aprés une lecture du Dante di F. Liszt (omaggio al bicentenario della nascita del sommo pianista e compositore ungherese), ove la violenza fantastica che investe la materia sonora la porta ai limiti estremi delle sue possibilità tecnico-espressive. Si tratta, come si vede, di un repertorio molto vario dal punto di vista sia espressivo-stilistico, sia tecnico, che richiede un esecutore non solo agguerritissimo sul piano, appunto, della tecnica pianistica, ma anche duttile in quella capacità di penetrare il mondo spirituale profondo dell’autore, senza la quale non si può dare vera interpretazione. Burato si è mostrato in possesso di entrambe le qualità: dominio assoluto della tastiera, che fa sembrare facili anche i passaggi più ‘impossibili’ del pezzo lisztiano, un bel suono potente, chiaro ed esatto, che riesce a rendere limpidi anche i trilli più estenuanti (sempre in Liszt, ma anche l’Appassionata non scherza…), con dei bei ‘rubati’ da chopiniano di gran classe qual è lui, il tutto unito a una notevole sensibilità espressiva, che a nostro avviso ha dato i risultati migliori nell’Andante cantabile centrale della sonata mozartiana e nella sonata schubertiana, forse il momento migliore della serata, resa magnificamente in quel tenue velo elegiaco che avvolge il suono del maestro viennese. Ci ha convinto meno l’interpretazione dell’Appassionata, che ci è parsa privilegiare gli aspetti più “teatrali” (che indubbiamente ci sono) della partitura, a scapito di quelli di maggiore interiorità , in particolare nel tempo centrale, dove molto della misteriosa tenerezza delle variazioni sul tema-corale iniziale va perduto nell’interpretazione di Burato. Splendido il primo bis, il Notturno op. postuma in do diesis min. di Chopin, di trascinante virtuosismo il secondo, la trascrizione pianistica dalla Danza del fuoco dall’Amor brujo  di De Falla. Torrenziali e meritati gli applausi del numeroso pubblico presente in sala. 

28   gennaio     Bruno Busca

Il duo Dego-Leonardi per la Società del Quartetto 

Per la prima volta ai concerti del Quartetto abbiamo ascoltato ieri sera in Conservatorio il duo strumentale formato dalla violinista Francesca Dego e dalla pianista Francesca Leonardi. Lecchese e milanese, rispettivamente classe 1989 e 1984, le giovani artiste si sono formate musicalmente al Conservatorio milanese frequentando master class con importanti interpreti. Impegnativo il programma presentato: di Schumann la Sonata in la min. Op.105, di Mozart la Sonata in si b. maggiore K454, di C.Franck la Sonata in la maggiore e per finire il celebre Tzigane di M.Ravel. Ottime le sinergie del duo con un affiatamento dovuto sia alle singole qualità interpretative che ai sei anni di esperienza comune. Il suono della Dego si è rivelato luminoso, intensamente lirico  e particolarmente maturo nella difficile e splendida sonata di Franck, capolavoro della letteratura romantica francese. Lo spessore virtuosistico della violinista e la sua sicurezza tecnico-espressiva sono emersi ancor più in Tzigane, brano di Ravel nei quali i colori, le arditezze tecniche e i contrasti dinamici risultano evidenti. Perfette le intonazioni, senza minime sbavature anche nei difficili sopracuti. Ottima  la resa pianistica della Leonardi, dalla tecnica precisa e sicura con momenti eccellenti nella resa stilistica alternati ad altri nei quali era eccessivo l'uso del pedale di risonanza. Sonorità più asciutte migliorerebbero la prestazione. Due i bis concessi: uno Scherzo da una sonata di J.Brahms e una trascrizione di N. Milstein del celebre Nottorno in do diesis min. postumo di Chopin di raro ascolto in questa versione ed eseguito ottimamente. Da ricordare. 

26 gennaio      Cesare Guzzardella   

 

Elisso Virsaladze alle Serate Musicali 

Nel panorama mondiale dei migliori pianisti sono pochi quelli che riescono a rendere di alto valore espressivo le musiche di Robert Schumann: Elisso Virsaladze è indubbiamente tra le migliori interpreti viventi. La pianista georgiana allieva della migliore scuola russa e grande didatta come il celebre suo maestro Heinrich Neuhaus, ha impaginato un programma nel quale il grande romantico spiccava per quantità e qualità dei brani scelti. Gli 8 Fantasiestücke op.12, i 3 Fantasiestüke op.111 e Carnaval op.9 sono stati eseguiti insieme ad una Ballata di Chopin, la n.2 in fa maggiore op.38 e al virtuosistico Studio n.1 in sol minore di Paganini nella rivisitazione di Liszt. Bellissimo tutto Schumann con un Carnaval da ricordare a lungo per perfezione stilistico-espressiva. La sicurezza di tocco e la chiarezza espressiva hanno evidenziato al meglio la sua capacità di riflessione espressa anche con splendidi  fraseggi ed eccellenti rapporti tra i molteplici  piani sonori. Tre i bis concessi con uno Schubert e due Chopin di eccellente qualità. Grandissimo successo.  

25  gennaio        Cesare Guzzardella

 

Successo alla Scala nelle repliche di Pagliacci-Cavalleria

E' tornato entusiasmo al Teatro alla Scala alle repliche di Pagliacci e di Cavalleria rusticana dopo le rilevanti polemiche della prima messinscena. Nella terza rappresentazione di ieri sera (doveva essere la quarta) si è riscontrato un esplicito apprezzamento del pubblico al termina di Cavalleria rusticana con lunghi applausi per tutti i protagonisti. Accoglienza più tiepida ma comunque positiva invece in Pagliacci, l'opera di Leoncavallo andata in scena all'inizio della serata. La messinscena di Mario Martone, ottimo regista cinematografico  con un certo numero di regie liriche alle spalle,  è sembrata debole nel contesto delle buone scenografie di Sergio Tramonti in Pagliacci (foto Archivio Scala) e più che adeguata in Cavalleria. Il tutto all'insegna di scelte registiche e scenografiche tradizionali che nelle opere veriste trovano una certa giustificazione.  Il cast vocale dell'ultima replica si è rivelato  nettamente disomogeneo: particolarmente debole quello per i Pagliacci e valido e unitario per Cavalleria. L'energica, poco mediterranea e molto nordica, direzione musicale di Daniel Harding ha espresso valenza interpretativa in Cavalleria centrando l'essenza del capolavoro di Pietro Mascagni, opera nella quale la componente musicale con la sua ricchezza melodica ha un ruolo essenziale nella determinazione della semplice ma efficace vicenda. Ricordiamo l’ottimo cast vocale di ieri sera nella replica di Cavalleria rusticana: bravissimi Marianne Cornetti, Santuzza, e Yonghoon Lee, Turiddu; bravi Claudio Sgura, Alfio, Giuseppina Piunti, Lola, e Elena Zilio,Lucia. Un plauso in entrambi le opere al Coro preparato da  Bruno Casoni e a tutti gli acrobati di Pagliacci. Prossime repliche il 25-28 gennaio e l’1-3-5 febbraio. 

23 gennaio       Cesare Guzzardella 

Il St. Lawrence String Quartet al Coccia di Novara  

Decisamente allettante per gli amanti della musica il programma proposto dalla serata inaugurale della Stagione concertistica da camera 2011 al Coccia di Novara, ieri 18 gennaio: tre  gioielli della letteratura per quartetto d’archi; in ordine di esecuzione  il Quartetto in do maggiore op.54/2 di Haydn e il Quartetto in do maggiore op.36 di B. Britten nella prima parte del concerto; il Quartetto n.12 in mi bemolle maggiore op.127 dopo l’intervallo. La compagine chiamata a eseguire questo impegnativo impaginato è un quartetto affermato nel continente nordamericano, ma non molto noto in Italia, dove ci risulta, dalle informazioni contenute nel programma di sala, solo una fugace apparizione ad un Festival di Spoleto di qualche anno fa: si tratta del St. Lawrence String Quartet, formazione canadese-americana, nata nel 1989 a Toronto e ‘plasmata’ dagli studi con fior di insegnanti, come i quartettisti di Tokio e quelli dello Julliard. Ci sentiamo di esprimere un giudizio pienamente positivo sulle qualità esecutive del St. Lawrence, con qualche riserva sugli archi gravi, in particolare il violoncello di Christopher Costanza, preciso nelle entrate e pulito nella lettura dello spartito, ma dal volume di suono un po’ secco ed esangue, quale è emerso dalle cadenze della splendida Ciaccona finale del monumentale quartetto di Britten e dal tessuto timbrico d’insieme del pezzo beethoveniano, le cui dense trame contrappuntistiche, tipiche dell’”ultimo stile” del Maestro di Bonn, sollecitano una sonorità voluminosa e ben scandita dell’insieme strumentale. Il punto di forza di questa formazione è sicuramente nei due violini di Geoff Nuttall (primo violino) e Scott St.John, dalla cavata intensa, timbricamente “calda” e sempre nitida e trasparente, capace di esaltarsi tanto nelle  ardue fioriture e nella tensione emotiva dell’Adagio del brano di Haydn (il tempo più bello della composizione), quanto nell’ampio flusso melodico delle variazioni del secondo tempo e nel vivace ritmo da danza popolare del finale del quartetto beethoveniano. Al di là degli accenni critici sopra formulati, il St. Lawrence, lo ripetiamo, è  comunque compagine di tutto rispetto, apprezzabile soprattutto nella nitida esattezza delle strutture armoniche e nella tensione espressiva delgli sviluppi melodici, qualità che ha dato il meglio di sé nell’esecuzione del pezzo di Haydn, davvero memorabile. L’attento e numeroso pubblico ha accolto con un meritatissimo, prolungato applauso la fine del concerto, dopo un bel bis, il tempo lento del Quartetto op.20 n.6 di Haydn. 

19   gennaio        Bruno Busca

 

Boris Berezowsky alla Scala per la Società dei Concerti 

Doveva esserci Kissin ieri sera al Teatro alla Scala,  ma è stato bloccato a Madrid per una difficile influenza. La Società dei Concerti è riuscita nell'arduo compito di trovare una degna sostituzione che compensasse, e non solo parzialmente, la delusione iniziale di non poter ascoltare una star del pianoforte quale il quarantenne Evgenij.  La scelta di un altro quarantenne russo quale Boris Berezowsky ci è sembrata riuscita. Soprattutto nella lunga parte dedicata alle musiche di Liszt in occasione del bicentenario della sua nascita. Berezowsky, alla ribalta internazionale dopo la vittoria nel 1990 del Concorso Tchaikovsky di Mosca, è un solido pianista dall’indiscusso virtuosismo che trova migliori qualità espressive dove la componente armonica e le strutture musicali  diventano più complesse. In Liszt certamente ha dato prova di elevato spessore artistico mettendo in risalto con facilità ogni arditezza interpretativa: precisa la resa stilistica,  trasparente la restituzione dei piani sonori ed elevata l'escursione dinamica.  L’impaginato prevedeva dell’ungherese una selezione con sette brani dai virtuosistici Études d'exécution trascendante¸ da Années de pèlerinage “Venezia e Napoli” e, eseguito come ultimo brano, il noto Mephisto Waltz n.I. Completava il concerto una selezione di brani di Chopin: la Polonaise-fantasia  op. 61, lo Scherzo n.3, 5 Studi dall’op10 e 3 Valzer. La lettura di Chopin è stata meno coinvolgente specie nella Polacca op.61. Laddove le sonorità del grande romantico sono espresse da linee melodiche più semplici e meno articolate, la lettura  risulta meno entusiasmante. Validi invece i tre Valzer eseguiti con eleganza stilistica. Mirabili i 4 bis concessi  e tra questi  un Valzer di Tchaikovsky, un bellissimo Asturias di Albeniz,  un brano poco conosciuto di Aram Kaciaturian. Grandissimo successo di pubblico.  

18    gennaio       Cesare  Guzzardella

Radovan Vlatkovic’ al XIII Festival Viotti di Vercelli 

Il secondo concerto del XIII Festival Viotti, sabato 15 gennaio al Civico di Vercelli, presentava due motivi di notevole interesse per i musicofili: in primo luogo la ricchezza dell’impaginato, con la proposta, tra l’altro,  di due compositori del settecento italiano di non frequente ascolto nelle nostre sale da concerto: A. Sacchini, con l’Ouverture da Oedipe à Colone (1786), e A. Rolla (1757-1841), esponente della ‘minore’, ma vivace scuola sinfonica milanese del secondo settecento, con l’Ouverture in re maggiore e la Sinfonia in re maggiore BI 533. La seconda attrattiva del programma era costituita dalla presenza di quello che si può considerare oggi uno dei più autorevoli solisti di corno in Europa, il croato Radovan Vlatkovic’, molto noto anche in Italia per la sua intensa attività concertistica (è dal 2007 artista in residence dell’orchestra Verdi di Milano): a lui erano affidati il Concertino in Fa maggiore per corno e archi (1955) del compositore novecentesco Lars-Erik Larsson e il Concerto in Mi bemolle maggiore per corno e orchestra KV 417 di Mozart. Per quanto riguarda il primo ‘tema’ della serata, un sincero elogio va ancora una volta tributato alla Camerata Ducale e al suo direttore e violino primo e solista,  G. Rimonda, animatore impareggiabile, con Cristina Canzani, del Festival vercellese; al nostro orecchio hanno reso al meglio le qualità essenziali di quel settecento italiano, ingiustamente trascurato, ma cui pure tanto deve, ad esempio, il genio di Mozart: l’esatta limpidezza del disegno melodico, rimarcata dalla ‘solare’ tonalità in Re magg. cara a Rolla, e la soave galanteria del ‘tono’ musicale, sottolineate entrambe dalla precisa scansione ritmica e dalla pulizia di suono dell’orchestra, in cui, per l’occasione, avevano un ruolo di gran lunga preponderante gli ottimi archi. Mattatore della serata è stato però, inevitabilmente, il possente ‘doppio corno’ (cioè con un quarto cilindro, che permette di potenziare i registri acuti dello strumento) di Vlatkovic’. Il croato è davvero padrone assoluto di tutte le risorse tecniche del corno francese, dominandone l’estensione del suono e le ricche potenzialità timbriche, che, nel concerto mozartiano, svariano dal malinconico cantabile del secondo tempo al festoso richiamo di caccia del Rondò finale. Convincente anche l’interpretazione del brano dello svedese Larsson, di impronta stilistica alquanto eclettica, con influenze tardo-romantiche (da Grieg a Sibelius) e dell’Hindemith più lontano dalle tensioni avanguardistiche: interessante in particolare il primo tempo, Allegro moderato, dall’atmosfera sospesa e misteriosa, evocata dal continuo avvicendarsi di modo maggiore e minore e da qualche raro episodio di politonalità. Davvero un concerto ben pensato e ben eseguito, salutato dagli strameritati applausi del folto pubblico, dopo il bis (la ripetizione del terzo tempo del concerto di Mozart).

16 gennaio         Bruno Busca 

La prima edizione del Rome Chamber Music Festival con il duo pianistico di  LauraRuzza e Isabella Colonna 

Sabato 29 Gennaio, alle ore 18.30, presso la St. Andrew’s Church di Roma (Via Venti Settembre 7), il Duo Pianistico Laura Ruzza-Isabella Colonna apre la prima edizione del Rome Chamber Music Festival, festival di Musica da Camera con pianoforte organizzato dagli Amici della Musica di Roma, Associazione musicale operante sotto la Presidenza Onoraria di Ennio Morricone. Ben 4 appuntamenti dedicati alla musica cameristica con pianoforte. Da segnalare, in alcuni concerti, la partecipazione straordinaria di musicisti di fama internazionale quali Lya De Barberiis e Fausto Di Cesare  in qualità di ospiti d’onore. Sarà il Duo Pianistico Laura Ruzza-Isabella Colonna ad inaugurare, sabato 29 Gennaio, alle ore 18.30, presso la St. Andrew’s Church di Roma (Via Venti Settembre 7 – M Barberini), la prima edizione del Rome Chamber Music Festival organizzato dagli Amici della Musica di Roma, Associazione musicale operante sotto la Presidenza Onoraria di Ennio Morricone. Il cartellone, realizzato sotto la Direzione Artistica della dott.ssa Laura Ruzza, contempla ben 4 appuntamenti con la musica cameristica con pianoforte. Caratteristica principale del Festival è l’atmosfere salottiera in cui si svolgeranno tutti i concerti; il pubblico potrà così interagire con i musicisti e scoprire da vicino i segreti della Grande Musica. Per il Concerto Inaugurale del 29 Gennaio il Laura Ruzza ed Isabella Colonna eseguiranno alcune delle più belle opere per pianoforte a 4 mani dei celebri compositori W. A. Mozart e L. V. Beethoven. E non sarà da meno il secondo appuntamento previsto per sabato 26 febbraio con la pianista Laura Ruzza ed il violinista Alessandro Miele che presenteranno un intenso programma dedicato anch’esso alla produzione cameristica di  W. A. Mozart e L. V. Beethoven proponendo anche l’ascolto di celebri brani di J. Strauss. Di sapore completamente diverso la serata di sabato 26 marzo  interamente affidata alla pianista Laura Ruzza, che renderà omaggio ad J. Haydn attraverso l’interpretazione di alcune delle più belle Sonate e Variazioni. Il Rome Chamber Musica Festival si chiuderà sabato 16 aprile con il concerto straordinario del Trio composto da Laura Ruzza al pianoforte, Alessandro Miele al Violino e Luca Andreetti al violoncello. Ogni appuntamento in cartellone sarà poi allietato dalla presenza di grandi ospiti d’onore tra cui i Soci Onorari dell’Associazione. Ogni concerto sarà preceduto da una breve Guida all’Ascolto tenuta dalla dott.ssa Laura Ruzza (musicologa, docente di conservatorio e critico musicale). 

16   gennaio     dalla redazione

 

Boris Berewzoski sostituisce Evgenij Kissin indisposto alla Scala

Per una seria influenza ll pianista Evgenij Kissin è bloccato a Madrid  e non potrà essere presente a Milano per il suo recital previsto al Teatro alla Scala Lunedì 17 gennaio. La Fondazione La Società dei Concerti ha pertanto provveduto alla sostituzione invitando il pianista russo Boris Berewzoski in un programma che prevede soprattutto Liszt ma anche Chopin

 

15  gennaio       dalla redazione 

Il Corno di Radovan Vlatković a Vercelli

Sabato 15 gennaio 2011 alle ore 21.00 presso il Teatro Civico  di Vercelli, Radovan Vlatković/corno solitsta e l’Orchestra Camerata Ducale  diretta da Guido Rimonda/primo violino terranno un concerto.  Associazione Camerata  755791 orchestra@camerataducale.it Comune di Vercelli  0161 596369-0161 596277  Vendita diretta e ritiro biglietti presso la cassa del Teatro Civico di Vercelli

14  gennaio      la redazione

Alberto Nosè alla Bocconi per il ciclo Schumann 

E' ripreso all'università Bocconi di Milano il ciclo di concerti pianistici ad ingresso libero dedicati a Robert Schumann. Ieri sera abbiamo ascoltato un valido interprete quale Alberto Nosè. Vincitore di numerosi concorsi internazionali, il trentenne pianista ha impaginato un programma con brani noti e meno noti. Dopo le rare Marsch op.76 n.1 e 2 ed il breve ed intenso Kanon für Alexis, Nosè ha ottimamente interpretato la più celebre Humoreske op.20. Nella seconda parte ancora brani poco frequentati quali Albumblätter op.124 e Gesänge der Frühe op.133. Pianista particolarmente riflessivo e tecnicamente completo, Nosè ha rivelato eccellenti qualità specie nei momenti di maggior distensione armonica. La fluidità del suo tocco, la sicurezza interpretativa e la coerenza complessiva sulle scelte espressive  lo pongono tra i migliori interpreti della sua generazione. Eccellente il bis concesso al termine con una mazurca di Chopin dal sapore di notturno. Prossima interprete, tra due giovedì, la giovane ed affermata Alice Baccalini. 

14 gennaio       Cesare Guzzardella

Kavakos e Pace alle Serate Musicali 

Una scelta difficile e impegnativa quella proposta ieri sera in Conservatorio dai due valenti strumentisti Leonidas Kavakos ed Enrico Pace. Il noto violinista greco e il pianista riminese hanno proposto brani poco noti al grande pubblico ma di efficace valenza estetica. La Sonata per violino e pianoforte n.1 op. 80, lavoro maturo (1946) di S.Prokof'ev, ha introdotto il concerto e il rigore interpretativo dell'eccellente pianista Pace, chiaro e luminoso in ogni frangente, è stato sostenuto dal melodioso e intonato Kavakos. Il brano del grande russo alterna una timbrica percussivamente bartokiana a sonorità morbide tipiche del migliore Prokof'ev: i riferimenti ad alcuni suoi concerti solistici, soprattutto quelli per violino, risultano evidenti. La seconda composizione presentata si è rivelata in piena sintonia con il lavoro precedente. La giovane russa Lera Auerbach, classe 1973, con studi alla Juilliard di New York, è particolarmente affermata all'estero ed è autrice feconda anche in campo letterario. I suoi 24 Preludi per violino e pianoforte op. 46 sono un'opera recente e il nostro duo ha estrapolato dieci brani in modo da farli sembrare una suite particolarmente interessante dove gli influssi del grande russo, di Schnittke e di altri connazionali risultano rilevanti. Valida l'interpretazione fornita. La seconda parte del concerto è iniziata con una rarità dell'austriaco, naturalizzato statunitense, E.W. Korngold, musicista noto per le sue eccellenti colonne sonore ma anche autore fecondo nel settore cameristico e sinfonico. La sua elegante SuiteMuch Ado About Nothing” op.11 ha reso il clima del concerto meno impegnativo e più disteso. Ultimo brano proposto la rara Fantasia in do maggiore D 934 di F.Schubert.  Bravo Kavakos ma ancora di più Enrico Pace. Un bis di Ravel, per un concerto particolarmente interessante. Grande successo di pubblico. 

11 gennaio        Cesare Guzzardella 

All’Auditorium le musiche di Nino Rota dirette da Giuseppe Grazioli 

E' un musicista ancora da scoprire Nino Rota. Compositore nato a Milano nel 1911, celebre per i film di Fellini ma sconosciuto ai più nel repertorio più impegnato, Rota ha una produzione vasta che merita maggior attenzione. Nel centenario dalla nascita è meritoria l'iniziativa della Sinfonica Verdi e del direttore Giuseppe Grazioli che da alcune domeniche e per dieci concerti  propongono l'esecuzione di brani noti, quelli legati ai film felliniani, e meno noti : concerti, sinfonie, brani cameristici, ecc. Questa mattina in Auditorium di fronte ad un numeroso pubblico, abbiamo ascoltato la più celebre delle sue composizioni, la Suite da Amarcord insieme al raro Concerto per pianoforte e orchestra in Mi" Piccolo mondo antico" e quindi, in prima assoluta per Milano, il Concerto festivo per orchestra. I brani sono stati ottimamente presentati e poi diretti da Grazioli. Dopo Amarcord, tanto celebre quanto ricco di significati sonori e visivi, l'ascolto del concerto per pianoforte, nella valida interpretazione del pianista novarese Simone Pedroni, ci ha immerso in un clima romantico che trova riferimenti in Caikovskij, Rachmaninov e, nell'Allegro finale in Prokof'ev.  Le difficoltà tecniche della parte pianistica, superate brillantemente da Pedroni, e l'incisività del tessuto armonico sono la prova di come il valente Rota andasse oltre il genuino mondo della melodia filmica e fosse immerso nello spirito musicale dei suoi tempi. Lontano dalle avanguardie musicali del dopo-guerra, legato alla tonalità del tardo romanticismo e del neo-classicismo, Rota ha prodotto brani poco considerati dalla critica di allora che invece godono di indubbia vitalità, ottima orchestrazione e di una genuina personalità sempre riconoscibile nel suo modo di melodiare molto italiano. L'ultima composizione in programma, il Concerto festivo (1958-62) è una sorpresa per qualità timbrica della strumentazione. L'influsso di certo Bartok nel tagliente movimento iniziale e nel finale  e la bellezza dei temi nell'Aria, nella Cabaletta nell'Elegia centrali, rendono questo concerto particolarmente interessante. Eccellente  la direzione di Grazioli e bravissima la Sinfonica Verdi. Grande successo di pubblico. Prossimo appuntamento con le musiche di Rota per domenica 16 gennaio alle ore 11,00 ancora in Auditorium. 

2 gennaio 2011          Cesare Guzzardella