Per la rassegna Grandi pianisti alla Scala, ieri sera abbiamo ascoltato il pianista russo-tedesco Igor Levit (n. 1987) in un programma particolarmente interessante, che prevedeva brani di Bach, Brahms e Beethoven-Liszt.

La Fantasia cromatica e fuga in re minore BWV 903 di Johann Sebastian Bach (composta intorno al 1720) ha aperto la serata, rivelando subito le qualità di questo virtuoso del pianoforte, dotato di una spiccata personalità interpretativa. La leggerezza discorsiva della Fantasia e la chiarezza timbrica della Fuga, con note ben legate e articolazione precisa, hanno restituito un Bach moderno, vivido ed efficace. Sono seguite le Quattro Ballate op. 10 di Johannes Brahms (composte nel 1854), interpretate da Levit in maniera personale ed espressiva. La sua lettura ha fatto emergere colori scuri e una narrazione spesso dilatata — in particolare nell’Andante con moto della Ballata n. 4 — per mettere in luce la raffinata architettura musicale dei quattro capolavori giovanili di Brahms. La seconda parte del concerto ha visto l’esecuzione della trascrizione pianistica di Franz Liszt della Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 55 “Eroica” di Ludwig van Beethoven (composta nel 1803–1804). L’interpretazione di Levit è stata di alto livello, capace di restituire con nitidezza la ricchezza orchestrale beethoveniana attraverso il solo pianoforte, grazie a un sapiente gioco di tensioni melodiche e armoniche perfettamente dosate nei diversi piani sonori. Chi conosce l’originale sinfonico non può che aver riconosciuto nella trascrizione lisztiana le principali caratteristiche del capolavoro del grande compositore tedesco.

Applausi fragorosi e meritati da parte del numeroso pubblico presente alla Scala. Il bis, l’Adagio cantabile dalla Sonata per pianoforte n. 8 in do minore op. 13 “Patetica” di Beethoven (composta nel 1798–1799), ha concluso la serata con intensità e raffinatezza.
7 aprile 2025 Cesare Guzzardella