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IL FESTIVAL CANTELLI DI NOVARA FINISCE…IN GLORIA

Oggi, Domenica 16 marzo, nel bel salone medievale dell’Arengo del Broletto di Novara, si è concluso il 44° Festival Cantelli, organizzato dall’Associazione Amici della musica Cocito. Il concerto finale ha visto protagonista la musica sacra barocca, con la Messa “Non sine quare” del compositore, ingiustamente semisconosciuto da noi, Joseph Caspar Kerll (1627-1693), attivo a Monaco di Baviera e soprattutto a Vienna, presso la Cappella di corte degli Absburgo. Un suo soggiorno romano fu decisivo per la sua formazione, grazie alla conoscenza di Carissimi, che lasciò tracce profonde su Kerll. Riteniamo doveroso segnalare che l’Associazione Amici della Musica Cocito di Novara annovera, tra le varie iniziative in cui si prodiga, uno dei più importanti Festival italiani di musica antica, Il Festival Cusiano, che ogni anno, da tempo, si tiene nello splendido scenario naturale del Lago d’Orta. Possiamo dunque dire che la conclusione del Festival Cantelli quest’anno coincide idealmente con l’apertura del Festival Cusiano. La Messa “Non sine quare”, una delle diciotto

conservateci di Kerll, è in stile concertato, cioè non affidata alle sole voci (Messa a cappella), secondo lo ‘stile antico’, ma in ‘stile moderno’, cioè, appunto, concertato, in cui le voci sono accompagnate da un organico strumentale, che in due casi suona mentre le voci tacciono, eseguendo vere e proprie Sonate, ovviamente col basso continuo. L’esecuzione della Messa era affidata ad uno degli organici più affermati oggi in Italia e nel mondo nel campo della musica barocca, La Risonanza: creato circa trent’anni fa, è diretto dal Maestro Fabio Bonizzoni, uno dei migliori organisti/clavicembalisti della sua generazione, con una vasta discografia, ben nota anche a chi solo si affacci al mondo della musica barocca.  L’esecuzione della Messa “Non sine quare” era affidata alle voci di Federica Napoletani (soprano), Angela Hyun Jung Oh (contralto), Emanuele Bianchi (controtenore), Matteo Magistrali (tenore), Salvo Vitali (basso). L’ensemble strumentale era formato da due violini (Olivia Centurioni, attualmente docente al Conservatorio Cantelli di Novara e Ulrike Slowik), violoncello (Caterina dell’Agnello), violone (strumento intermedio tra violoncello e contrabbasso, generalmente a cinque corde), affidato a Guisella Massa, cornetto (Pietro Modesti) e organo (Fabio Bonizzoni, che naturalmente ha anche la direzione). Non c’è coro. Il basso continuo è costituito dall’organo, col violoncello e il violone. La struttura della Missa “Non sine quare”, accanto all’Ordinarium, cioè le parti fisse della messa cattolica (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei), ha anche un Proprium, cioè parti variabili a seconda dell’occasione particolare per cui la messa è scritta: l’Introitus Cibavit eos, tratto dal Salmo 80 (e che secondo la tradizione fu introdotto da Tommaso d’Aquino, per la celebrazione del Corpus Domini, e questa dovrebbe dunque essere la festività liturgica cui era destinata questa messa), seguito dalle altre parti del Proprium Missae, dal Graduale, all’Offertorium, alla Communio con la Post Communio. Questa messa è stata per noi una vera scoperta, per la sua bellezza, ma anche per la bravura degli esecutori. Perfette le voci, che hanno cantato con tecnica eccellente quell’arioso monteverdiano che domina la vocalità di Kerll, appresa in Italia da Carissimi, con un’attenzione e ricchezza di sfumature espressive per ogni singola parola, con ripetizioni, cromatismi, pause, il tutto secondo quella ‘teoria degli affetti’ tipicamente barocca. Non potendo ovviamente entrare nei dettagli, citeremo solo uno dei momenti per noi più emozionanti dell’intera messa, il punto del Credo in cui le voci d’indicibile tristezza sulla parola Crucifixus, seguita dal cupo rintocco del basso, il davvero eccellente Salvo Vitale; sul “Sepultus est”, dopo una pausa di sospeso silenzio, cedono alle voci, calde, luminose, di trasparenza eterea, che esplodono nel “Resurrexit”, irradiando quella ‘luce sonora’ che domina la parte finale della messa, in particolare il Sanctus, in cui è ravvisabile l’influenza della scuola veneziana ‘protobarocca’ dei Gabrieli. Dalla componente vocale non si può naturalmente separare quella strumentale. Anzitutto per l’impasto timbrico dell’ensemble, che dal cornetto al violone, all’organo, si è intrecciato con le voci in un mirabile tessuto contrappuntistico, in particolare nel Gloria e nel Credo e che sfrutta splendidamente ogni risorsa della tecnica imitativa, trovando negli strumentisti de “La Risonanza” interpreti superbi, mirabili nella cura finissima delle sfumature degli affetti, nei chiaroscuri delle dinamiche,  nei colori. Interessante il ruolo del cornetto, per la nettezza di suono con cui sostiene la voce umana, o addirittura la sostituisce. Gli strumenti hanno celebrato il loro trionfo nelle due Sonate, nel Graduale e nella Post Communio: si tratta di due Sonate, rispettivamente in Fa maggiore e in sol minore per due violini e basso continuo, mentre nella seconda il violoncello e l’organo hanno un ruolo più rilevante del basso continuo. Ammirevoli la morbidezza e trasparenza di suono, l’agilità nei numerosi adornamenti e nei

subitanei cambiamenti agogici, la calibratura affascinante degli impasti timbrici realizzati dagli strumentisti de La Risonanza, tra cui primeggiano per importanza i due violini, dal suono caldo e chiaro, in particolare il primo violino di Olivia Centurioni. Al termine del concerto, salutati da una salva di applausi entusiastici, i cantanti e gli strumentisti della Risonanza hanno concesso due bis: il finale Alleluja dal Deo Gratias e l’Agnus Dei. Una bellissima esperienza di un gioiello ingiustamente ignorato della musica barocca, che conclude degnamente, tra gli applausi, un’altra stagione del Festival Cantelli, più che valida per le sue sempre apprezzabili proposte musicali.

16 marzo 2025 Bruno Busca

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