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Quando la bellezza si sposa allo spettacolo. Il recital di Ettore Pagano

Il ventunenne violoncellista romano Ettore Pagano è ormai popolare anche agli amanti della musica c.d. classica del Piemonte orientale: i due Festival stagionali di Vercelli e di Novara, il Viotti e il Cantelli, sembrano quasi contenderselo, e il suo recital di ieri sera a Novara, nel quarto appuntamento del Festival Cantelli, per l’occasione ospitato al Conservatorio, è stato il suo terzo concerto che in poco più di un anno abbiamo ascoltato. Date le prodigiose qualità di questo autentico talento, non possiamo che ringraziare tanta abbondanza. Ieri sera Pagano suonava in duo con il pianista viennese Max Kromer (n.1996), vincitore di numerosi, prestigiosi concorsi in area mitteleuropea, nonché protagonista da anni di un’intensa attività concertistica. I due giovani hanno dato vita ad uno dei più emozionanti concerti cameristici ascoltati a Novara negli ultimi anni. Già il primo pezzo dell’impaginato, la trascrizione per violoncello (prevista dallo stesso Beethoven) della Sonata in Fa magg. op.17 per corno (1800), pur non brillando per particolari qualità musicali nel catalogo beethoveniano, ha offerto subito a Pagano l’occasione per esprimersi nel suo fraseggio nitido e capace di raffinata cantabilità, nell’’Allegro moderato iniziale, così come nel brillante virtuosismo del finale Rondò, in cui la tecnica del giovane talento eccelle non esaurendosi mai su un piano puramente meccanico, ma trovando sempre sottili risonanze espressive. Perfetta l’intesa con Kromer, a sua volta dotato di un tocco di perlaceo nitore e di energia potente, capace peraltro di colorarsi di tutte le più variegate sfumature dinamiche e timbriche, in funzione di un’espressività che si integra esemplarmente con la linea espressiva del violoncello di Pagano Di ben altro spessore, per impegno richiesto agli interpreti, la successiva composizione, la Sonata n.2 in Fa magg.op.99 di J. Brahms. (1896).

L’interpretazione datane dal duo Pagano-Kromer è stata una delle più coinvolgenti ascoltate di recente, per il perfetto equilibrio sonoro e timbrico tra i due strumenti, per il sapiente e preciso trattamento della densa scrittura polifonica tipicamente brahmsiana e per l’intensa tensione espressiva che ha ispirato tutta l’esecuzione e che ha toccato il suo culmine negli episodi estremi dell’Adagio affettuoso, dove il violoncello di Pagano, col suo suono di una morbidezza e ricchezza di sfumature dinamiche impagabili, e il pianoforte di Kromer hanno creato una linea musicale di cantabilità nobile e distesa, soffusa di un trepidante crepuscolarismo, che traduce l’essenza della Stimmung brahmsiana. Indimenticabile è anche stato l’impetuoso e drammatico tema principale, affidato al violoncello, nell’iniziale Allegro vivace, esploso quasi come un grido, che Pagano suona con una potenza di contrasti chiaroscurali e un’energia di suono e di fraseggio che non temono confronti. Splendide le battute conclusive della sezione dello sviluppo, in cui Pagano ha sfoggiato un vibrato trascendentale, su un delicato tappeto sonoro del pianoforte, che lo caricava di ulteriore suggestione. Dopo l’impegnativa Sonata di Brahms, il successivo brano in programma, la Toccata op.83 (1935) di M. Castelnuovo-Tedesco giunge all’ascoltatore come una pausa di raffinato e gradevole divertissement musicale, ove il momento più bello è l’Aria centrale: Pagano la esegue con aerea leggerezza e avvolgente morbidezza della cavata, che si appoggia coi suoi suoni cesellati e le delicate ombreggiature chiaroscurali sulla linea accordale del pianoforte, suonata con pari delicatezza, quasi eterea, da Kromer: un breve sogno tradotto in suoni, che da solo ci dice la maturità, per certi aspetti straordinaria, di questo ragazzo. Il compito di chiudere il concerto spettava alla Sonata per violoncello e pianoforte FP 143 (1948) di F. Poulenc, in quattro movimenti. Pagano e Kromer traducono le limpide linee musicali neoclassiche di questo delizioso gioiello musicale in una sonorità trasparente, che rende al meglio la varietà di ritmi e temi che la caratterizza, toccando i vertici di una cantabilità raffinata e rarefatta nella Cavatina in seconda posizione, dove il violoncello carica lo svolgimento melodico di valori espressivi appena virati sul registro di una velata malinconia, cui si contrappone il cenno d’ironia con il quale è presentato il tema principale un po’sghembo del successivo Ballabile. Il pubblico ha mostrato di aver gradito molto il concerto, tributando un prolungato, entusiastico scroscio di applausi a Pagano e a Kromer, ricompensati con due bis: una delle Chemins de l’Amour di Poulenc e di Paganini Le Variazioni sul Mosè di Rossini. Travolgenti, inutile dirlo.

20 gennaio 2025 Bruno Busca

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