Archivio Musica 2009 MESI G F M A M G L S O N D
Ultime
repliche per Serata
Béjart alla Scala
Continuano con successo le repliche di Serata Béjart, il trittico di
balletti comprendente L'Oiseau de Feu
(foto di M. Brescia- Archivio Scala)e Le Sacre du printemps di
Igor Stravinskij e Chant du compagnon errant, di Gustav Mahler.
L'interesse per questi lavori coreografati dal grande Maurice Béjart è
anche dato dalla presenza di Daniel Harding alla testa dell'orchestra
scaligera. Nella quinta rappresentazione di ieri sera protagonista del
primo balletto stravinskijano c'era
il bravissimo Antonino Sutera che insieme al sempre perfetto Corpo di
ballo del Teatro alla Scala ha donato un'ottima interpretazione. Nel
lavoro centrale mahleriano, insieme alla dolce voce solista del baritono
Roderick Williams, due i protagonisti:
Massimo Murru e Gabriele Corrado. Le movenze poetiche dei due ballerini
hanno splendidamente evidenziato la poetica mahleriana. Dopo
l'intervallo gran finale con la celebre coreografia Le sacre du
printemps, capolavoro di ritmica ed energia di Stravinskij, rese
con coralità e simmetria architettonica esemplari da Bèjart.
Bravissimi i due protagonisti, Francesca Podini, l'Elue e Mick
Zeni, l'Elu. Ultime repliche questa sera, 30 dicembre, il 31 e il
2-3-5 gennaio. Da non perdere.
30
dicembre Cesare
Guzzardella
La
Nona di Beethoven con la Sinfonica
Verdi a
Capodanno
Anche
per quest’anno laVerdi propone quattro appuntamenti per
festeggiare l’arrivo del nuovo anno con la Nona
Sinfonia di Beethoven diretta dal Maestro Wayne
Marshall, Direttore Principale Ospite della
Verdi e personaggio molto amato dal pubblico. Ormai da qualche tempo il
Concerto di Capodanno è diventato un appuntamento tradizionale anche a
Milano, che con grande entusiasmo ha accolto la gioiosa Nona
Sinfonia di Beethoven
come accade nelle maggiori capitali europee, monumento della storia
della musica, forse la composizione più celebre di tutto il repertorio
occidentale. Beethoven con
la Nona sinfonia
presentò un linguaggio musicale
fino a quel momento inaudito: l’audacia delle armonie, la complessa
struttura formale, e l’inserimento della voce dei solisti e del coro
nel quarto movimento della composizione, che, sulle parole dell’inno
Alla gioia, confluiscono insieme all’orchestra nel finale in una
grande fuga. Con la Nona
Sinfonia si rende esplicito il messaggio ideale di Beethoven:
la Gioia illuministicamente sentita quale slancio vitale, impegno
ottimistico a superare i propri egoismi in una fratellanza di tutti gli
uomini Concerto di capodanno Ludwig
van Beethoven: Sinfonia n. 9 in Re minore per
soli, coro e orchestra op. 125. Soprano
Helena Juntunen ; Mezzosoprano
Maria Josè Montiel ; Tenore
Kornelius Jan Dusseljee ;
Basso Stephen Gadd
; Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di
Milano Giuseppe Verdi
Maestro del Coro Erina
Gambarini ; Direttore Wayne
Marshall .
24 dicembre la redazione
Concerto di Capodanno con l’Orchestra de I
Pomeriggi Musicali
Al Teatro Dal Verme l’ Orchestra Lirica de I Pomeriggi Musicali terrà il concerto di fine anno. Saranno eseguiti alcuni tra i più famosi valzer di Johann Strauss jr. Arie da La Traviata di G. Verdi; Arie da La Vedova Allegra di F. Lèhar; Arie da Il Paese del Sorriso di F. Lèhar .Biglietti da 30,00 a 40,00 € più prevendita Per Informazioni: Teatro Dal Verme – Via San Giovanni Sul Muro, 2 – Tel. 02/87905 www.dalverme.org
24
dicembre la
redazione
Concerto di fine anno al Viotti Festival di Vercelli
Giovedì 31 dicembre 2009 (ore 19.30), presso il Teatro Civico di Vercelli, è in programma il sesto appuntamento del XII Viotti Festival, stagione concertistica 2009-2010, organizzata dal Comune di Vercelli “Istituzione Vercelli e i suoi eventi” in collaborazione con l’Orchestra Camerata Ducale e con il sostegno di Regione Piemonte Assessorati alla Cultura e al Turismo, Provincia di Vercelli, Compagnia di San Paolo e Fondazioni CRT e CRV.Divenuto negli anni un appuntamento irrinunciabile per la città di Vercelli, il Concerto di Capodanno dell’Orchestra Camerata Ducale si presenta anche quest’anno nella consueta formula che tanto successo e apprezzamento ha riscosso nelle scorse stagioni. La Camerata Ducale, diretta per l’occasione dal suo direttore musicale Guido Rimonda, presenterà un divertente programma - rigorosamente a sorpresa - incentrato su due filoni principali: la tradizionale proposta delle più belle pagine composte dalla dinastia Strauss, vera e propria ‘colonna sonora’ del primo giorno dell’anno, si affiancherà all’esecuzione delle più belle pagine musicali che hanno fatto la storia del cinema internazionale e del musical, senza per questo trascurare alcune tra le più celebri opere del repertorio classico. Il pubblico vercellese avrà anche la possibilità di ascoltare al fianco dell’Orchestra Camerata Ducale alcune sue ‘prime parti’ in ruoli solistici e la voce del soprano Evelyne Santana, già apprezzatissima protagonista lo scorso anno del concerto di capodanno del Viotti Festival. Una serata che fa del divertimento la propria linea guida e che non deluderà di certo le aspettative dell’ampio pubblico che ogni anno affolla il teatro. La serata sarà come sempre ad ingresso libero con posto riservato agli abbonati. Per accedere alla sala del Teatro Civico sarà necessario ritirare il tagliando d’ingresso con assegnazione del posto secondo le seguenti modalità: martedì 29 dicembre gli abbonati del Viotti Festival 2009-2010 potranno confermare la propria partecipazione alla serata presso la biglietteria del teatro (dalle 17.00 alle 20.00) ritirando il proprio tagliando d’ingresso. Da mercoledì 30 dicembre (stessi orari) la biglietteria del teatro assegnerà i posti ancora disponibili al resto del pubblico. Gli abbonati che il 29 dicembre non si presenteranno per confermare la propria partecipazione al concerto perderanno il diritto alla conferma del proprio posto.
24 dicembre la redazione
La
Carmen al Teatro alla Scala
Ultime repliche per Carmen al Teatro alla Scala. L'Opera di Georges
Bizet, probabilmente la più rappresentata al mondo, è certamente per
la Scala un meritato successo di inizio stagione grazie alla trasparente,
approfondita
e dettagliata direzione di Daniel Barenboim, grazie all'ottimo cast
vocale scelto, con un eccellente Jonas Kaufmann (foto di M. Brescia-
Archivio Scala) nel ruolo di Don José, una rivelazione di
qualità come Anita Rachvelishvili dal timbro impeccabile per il ruolo
di Carmen; grazie anche alla voce di Erwin Schrott, un Escamillo
limpido, rotondo e profondo, ai bravi co-protagonisti e al coro
splendidamente preparato da Bruno Casoni. Anche la regia, i costumi e le
scene sono da lodare. L'indirizzo tradizionale di scelta della giovane
Emma Dante, regista e costumista, ha trovato un'ottima sinergia con la
musica del capolavoro di Bizet.
Le scene essenziali e geometriche sono completate dai numerosi personaggi che entrano di continuo in scena creando un
movimento coreografico vario e in sintonia con l'incredibile varietà
musicale. La musica di Bizet sembra costruire l'azione scenica nella
forma e nella sostanza dei contenuti. Valide le scelte coloristiche.
L'uso delle parti recitate - un plauso a tutti gli attori-cantanti-
potenzia la teatralità dell'evento scenico e non interrompe il tutto
musicale dell'opera. Dei quattro atti, solo il terzo trova un calo
espressivo nella scelta scenografica. Delizioso l'ultimo atto con le
nitide Voci bianche del Teatro alla Scala e del Conservatorio
milanese preparate da Alfonso Caiani. Uno spettacolo da non perdere!
Prossime recite il 20 e il 23 dicembre.
19 dicembre Cesare Guzzardella
L’Autunno
musicale al Coccia di
Novara
L’Autunno
musicale Guido Cantelli 2009
si è concluso ieri sera, 17 dicembre, al Coccia di Novara
all’insegna del Romanticismo musicale slavo-russo. In programma due
brani popolarissimi, La Moldava di B. Smetana (secondo dei sei
poemi sinfonici che compongono il ciclo di Ma Vlast, La mia
Patria) e la Quarta
sinfonia in Fa minore op.36 di P. I. Ciajkovskij, a incorniciare
un’opera di non frequente ascolto e in prima assoluta a Novara: il Concerto
in do diesis minore per pianoforte e orchestra op.30
di N. Rimskji- Korsakov (!884).
A eseguire il programma, sul podio e alla tastiera Vittorio Bresciani,
alla guida dell’Orchestra sinfonica nazionale ucraina di Kiev, uno dei
più prestigiosi e antichi (1918) ensembles dell’Europa
orientale, che ha avuto l’onore in passato delle prime esecuzioni di
opere di Prokofiev e Sciostakovic. Subito è apparsa la perfetta intesa
fra orchestra e direttore nel dare pieno risalto alle caratteristiche
dominanti di questa tradizione musicale, il colore, lo slancio lirico,
la freschezza vigorosa e malinconica a un tempo delle melodie, spesso
tratte dall’immenso patrimonio folklorico di quei popoli. Una
compagine orchestrale registrata al meglio in tutte le sezioni (tranne,
forse qualche lieve sbavatura timbrica degli ottoni gravi
nell’esecuzione della Moldava)
e diretta da Bresciani con gesto esatto ed elegante, ha reso
magistralmente sia la gioia popolaresca del poema di Smetana, sia il
patetismo sconsolato della sinfonia ciajkovskijana. La curiosità
maggiore era però per il Concerto di Rimskji: si tratta
di un pezzo piuttosto breve, di splendida qualità tecnica, nel gusto
tipicamente russo dell’espressività e del colore, ma non senza
qualche influenza lisztiana, in certe morbidezze armoniche e passaggi
modulanti, e con la particolarità strutturale di procedere senza
divisioni in movimenti, in un fluido continuum, che nelle due
sezioni esterne varia instancabilmente una melodia di Balakirev e ha il
suo momento più bello nella parte intermedia, di intenso lirismo.
Bresciani ne ha offerto una lettura riflessiva, senza eccessi
virtuosistici, con tecnica rigorosa e fraseggio sicuro e limpido, di
mirabile duttilità, da degno allievo di Vincenzo Vitale e Nikita
Magaloff. Il pubblico che affollava il Coccia ha sottolineato il pieno
successo del concerto con lunghi applausi.
18 dicembre Bruno Busca
Salvatore
Accardo
con l'Orchestra di Stoccarda
Torna spesso in Conservatorio Salvatore Accardo, il celebre violinista che
nel 1958 vinse il Concorso Paganini di Genova e che ieri sera, per la Società
dei Concerti ha interpretato una delle pagine maggiori del
repertorio solistico romantico, il
Concerto in re magg. per violino e orchestra Op. 77 di J.Brahms.
Il
virtuoso era accompagnato dall'ottima Stuttgarter Philharmoniker per
l'occasione diretta dal giovane ma affermato direttore Matthias Foremmy.
Avvincente l'interpretazione, specie
nell'Allegro
non troppo iniziale e nell'Allegro
giocoso finale. Il timbro chiaro delle sezioni orchestrali,
soprattutto le nitide voci dei violoncelli e dei violini hanno ben evidenziato la tecnica
superlativa di Accardo che con determinazione ha affrontato i passaggi
più ardui con estrema padronanza del suo prezioso Stradivari.
Bellissimo il bis offerto con un brano solistico probabilmente di
Corelli.
Le qualità timbriche dalla formazione
tedesca, favorite anche dall'ottima direzione di Foremmy,
sono emerse ancora più nel secondo
brano in programma: la
Sinfonia in re maggiore di César
Franck, musicista francese dai modi
compositivi molto tedeschi.
Capolavoro del tardo romanticismo, la Sinfonia ciclica di Franck, lavoro
tardo (1886-88) del Maestro, è un
eccellente esempio di scrittura
orchestrale ed è un banco di prova per le migliori orchestre. Il
contrasto dei temi con il loro continuo ritorno nel corso dei movimenti,
è stato definito dalle valide sezioni della corposa orchestra con una
chiara ed energica espressività. Ottima l'interpretazione e alla fine
un regalo dell'orchestra tedesca al pubblico italiano con l'Ouverture dalla
Forza del destino di Verdi. Grande successo in una Sala Verdi
stracolma.
17 dicembre
Cesare Guzzardella
Un Concerto
Straordinario di Barenboim alla Scala a favore del Comitato
Negri-Weizmann
E’ dal 1990 che il Comitato Negri-Weizmann organizza un evento straordinario al Teatro alla Scala per finanziare le attività di ricerca degli Istituti Mario Negri e Weizmann nel campo dei tumori, dei trapianti d’organo e delle malattie neurodegenerative e ogni anno la capiente Sala del Piermarini trabocca di un pubblico amante della migliore musica e ben disposto a finanziare le importanti attività scientifiche. I più grandi interpreti-Muti, Lupu, Rostropovich, Vengerov, Accardo, Pollini, solo per citarne alcuni - in questi vent’anni, hanno aderito a questa importante iniziativa e questa volta, ieri sera, è stato Daniel Baremboin, Maestro scaligero, ad intrattenere il pubblico con un recital pianistico dedicato a Fryderyk Chopin. Il programma, intenso e diversificato, prevedeva pagine celebri ma anche una rarità interpretativa quale le Variazioni Brillanti in si bem. magg. Op.12 sul Rondò “Je vends des scapulaires”, eseguita come primo brano. A seguire il Notturno n.9 Op.27, la Sonata n.2 Op.35 , la Barcarola Op.60, tre Valzer, la Berceuse Op.57 e la Polacca Op.53 "Eroica" . Rilevante l’interpretazione di Barenboim che ha trovato nelle Variazioni Op.12, nel meditato Notturno, nella Barcarola, nei Valzer e nella Berceuse i momenti di maggiore tensione estetico-espressiva, con fraseggi di profonda bellezza e luminosa espressività. Non privi di squilibrio formale e imprecisioni la più complessa Sonata, quella della celebre Marcia funebre, e la Polacca. Avvincente il bis: la Mazurca Op. 17. n.4. Una curiosità: presente in un palco Maurizio Pollini, sublime interprete di Chopin, che ha ascoltato attentamente il collega. Quali le sue impressioni? Grande successo di pubblico. Chi volesse sostenere la ricerca degli istituti Negri-Weizmann attraverso donazioni è vivamente pregato di chiedere informazioni al numero 02-6775205 o consultare il sito: www.negriweizmann.org .
15 dicembre Cesare Guzzardella
Scipione
Sangiovanni allo Spazio-teatro89
Ultimo concerto dell'anno allo Spazio-teatro89
con un giovane pianista leccese,
Scipione Sangiovanni, che nel grazioso auditorium
milanese di via Fratelli Zoia 89 ha tenuto un recital molto
interessante e con parecchie rarità
interpretative presentate come sempre da Luca Schieppati. Il primo
Settecento di Haendel,
D.Scarlatti, Rameau, Platti e Bach ha evidenziato un notevole contrasto
musicale col primo Novecento di Busoni e Prokof'ev, autori eseguiti
nella seconda parte del concerto. Sangiovanni, vincitore di numerosi
concorsi e finalista anche di un Concorso Busoni, è un virtuoso dello
strumento con un ampio repertorio ma ha un debole per la musica
settecentesca e soprattutto per le trascrizioni pianistiche dei
clavicembalisti. Del bellissimo impaginato abbiamo infatti ascoltato la
poco eseguita Suite in re min.n.3
di Haendel, le più note Toccata
K141 e Sonata in fa min. di
Scarlatti, due rari brani di J.P. Rameau, Les
Sauvage e Tambourin, un
rarissimo G.B. Platti (1700-1762) con la Sonata
in fa maggiore e due più noti Bach-Busoni con i Preludi
n.1 e n.4 dai Corali,
questa volta, d'organo. Bravissimo
Sangiovanni nel reinterpretare il clavicembalo con le sonorità
ben più varie e ricche di colore del pianoforte moderno. Sicurezza,
determinazione e soprattutto chiarezza espressiva hanno ben delineato le
avvincenti pagine strumentali e l'interpretazione complessiva ci è
apparsa di ottimo livello. Valide anche l'esecuzioni della seconda parte
con il raro Busoni del Diario
indiano- quattro studi su motivi dei pellirossa d'America, omaggio
del grande virtuoso-compositore al nuovo continente, e con la celebre Sonata
n.6 Op. 82 di S. Prokof'ev. Bellissimo Busoni, poco russo, ma
espressivamente valido Prokof'ev. I validi bis, una
trascrizione-variazione da Haendel di Sangiovanni e ancora un Bach
rivisto dal pianista, hanno inoltre evidenziato le ottime capacità
compositivo-virtuosistiche del bravissimo leccese. Successo
meritatissimo con un pubblico numeroso e molto attento.
Prossimo appuntamento il 10 gennaio con il Trio Gagliano.
14 dicembre
Cesare Guzzardella
La nuova
serata del Viotti Festival, ieri 11 dicembre al Teatro civico di
Vercelli, ha offerto al suo numeroso e fedele pubblico un’altra
occasione per ascoltare grande musica. Il programma proponeva tre
monumenti del classicismo tardo settecentesco: la Sinfonia in re
minore op. 12 n. 4 (1771)
di L. Boccherini,, il Concerto in re maggiore per pianoforte e
orchestra Hob.XVIII:11 (1782
ca.) di F.J.Haydn, e il Concerto
in re minore per pianoforte e orchestra KV 466 (1785) di W. A.
Mozart. Chiamati a eseguire questi gioielli erano la Camerata Ducale
diretta da Guido Rimonda e il pianista Pietro
De Maria. Davvero singolare la sinfonia di Boccherini, dove la delicata
grazia melodica rococò tutta settecentesca
dei primi due tempi cede
alle vibrate linee melodiche degli archi dell’
Allegro finale (una sorta di Ciaccona ispirata al Festin
de pierre di Gluck), fremente di una tensione già romantica, di
sinistro ‘demonismo’, presente anche nell’inquietante Andante
sostenuto che introduce i due tempi esterni. La Camerata Ducale ha
una volta di più espresso la sua eccellente sensibilità interpretativa
nel cogliere le più segrete sfumature e la varietà di toni di un
linguaggio musicale solo apparentemente ‘facile’, rendendolo in
tutta la varietà dei suoi toni con precisione
e trasparente pulizia di suono, in ogni
reparto dell’organico. Il clou della serata era
naturalmente rappresentato dai due concerti per pianoforte, nei quali De
Maria ha confermato (se mai ce ne fosse bisogno) di essere uno dei
migliori pianisti italiani, e non solo, della sua generazione. Resta per
noi davvero memorabile l’interpretazione del concerto di Haydn,
soprattutto nel meraviglioso tempo lento centrale, di cui il
giovane pianista veneziano ha colto con il suo tocco straordinariamente
lieve eppure intenso il tono di intimo lirismo, che ci ricorda lo
Schubert più grande. La complessa struttura compositiva del KV 466 ha
messo in primo piano un’
altra dote di De Maria, cioè la strepitosa capacità
di dare un risalto costante a ciascuna voce del tessuto polifonico, con
un lucidissimo controllo anche delle parti
tecnicamente più impervie, che a qualcuno ha ricordato il
Pollini più giovane. Il caloroso abbraccio finale tra direttore e
pianista ha compendiato simbolicamente la perfetta intesa tra orchestra
e strumento solista, che ha toccato il suo vertice espressivo nel
concerto mozartiano, in particolare nel dolcissimo dialogo tra i fiati e il pianoforte. Meritatissimi, dunque gli
scroscianti e prolungati applausi seguiti ai due bis, un Notturno di
Chopin e una Sonata di
D. Scarlatti.
12 dicembre Bruno Busca
Stagioni del barocco a Novara
La quarta serata delle novaresi Stagioni del barocco, ieri 8 dicembre nella secentesca chiesa di S. Giovanni Decollato, ha offerto più di un motivo di interesse. Anzitutto per il “tema”, la Triosonata per due flauti e basso continuo, forma musicale in auge nel ‘700 e coltivata da tutti i più grandi compositori dell’epoca, da Bach ed Haendel fino ad Haydn. In secondo luogo per gli esecutori, un trio di recente formazione (2006), il Trio Dornel, composto da elementi legati al Conservatorio G. Verdi di Torino: i due flautisti Maurizio Benedetti (foto- attivo anche sul fronte della sperimentazione e della musica elettronica) e la giovane (1989) Eleonora Benedetti, cui si aggiunge, col compito di basso continuo, il violoncellista Filippo Tortìa, a soli 18 anni strumentista già di una certa fama in ambito piemontese. Il trio Dornel ha scelto infatti di realizzare la parte del basso continuo “senza cembalo” come si legge nel programma di sala “ ma con il solo violoncello per la sua affinità sonora col flauto”, allo scopo di esaltare la peculiarità del Triosonata, cioè il dialogo e l’intreccio contrappuntistico fra gli strumenti. All’ascolto la scelta ci pare abbia come conseguenza quella di appiattire un po’ la profondità armonica (è evidente che il violoncello per questo aspetto non può competere con uno strumento a tastiera), a vantaggio di una timbrica seducente, molto più ‘morbida’ e calda di quella realizzata dal cembalo. Ottimo il livello esecutivo dei tre musicisti, grazie alla loro intesa ormai collaudata e alla piena padronanza tecnica degli strumenti anche da parte dei più giovani. Il ricco programma, che proponeva brani di Haendel (Sonata in re minore, Telemann (Trietto terzo), Vivaldi (Sonata op.1n.12 La follia), Bach ( Sarabanda dalla suite n.5), Antoine Dornel (Sonate en trio n.3 op.3) e Haydn (Londoner trio n.1), ha offerto al folto pubblico una significativa rassegna di uno dei momenti più alti della nostra civiltà musicale, con le sue incantevoli melodie e i suoi delicati colori.
9 dicembre Bruno Busca
Pietro De Maria prossimamente a Vercelli
Venerdì 11 dicembre 2009 (ore 21), presso il Teatro Civico di Vercelli, è in programma il quinto appuntamento del XII Viotti Festival, stagione concertistica 2009-2010, organizzata dal Comune di Vercelli “Istituzione Vercelli e i suoi eventi” in collaborazione con l’Orchestra Camerata Ducale e con il sostegno di Regione Piemonte Assessorati alla Cultura e al Turismo, Provincia di Vercelli, Compagnia di San Paolo e Fondazioni CRT e CRV. Protagonista della serata sarà il giovane pianista veneziano Pietro De Maria, fra i talenti più interessanti della propria generazione. Al suo debutto al Viotti Festival, Pietro De Maria proporrà al pubblico di Vercelli un programma interamente dedicato al repertorio del classicismo viennese, affiancato nell’occasione dall’Orchestra Camerata Ducale diretta da Guido Rimonda. Il programma della serata prevede infatti due pagine che possono essere considerate tra le più significative del repertorio settecentesco per pianoforte e orchestra: il Concerto in re maggiore per pianoforte e orchestra Hob.XVIII:11 di Franz Joseph Haydn (nel 200° anniversario della morte dell’autore) e il celeberrimo Concerto in re minore per pianoforte e orchestra KV 466 di Wolfgang Amadeus Mozart, pagina molto nota e banco di prova tra i più impegnativi per i pianisti di ogni epoca. Alla Camerata Ducale il compito di completare il programma del concerto con un gioiello della scuola sinfonica italiana: la Sinfonia in re minore op. 12 n. 4, pagina tra le più celebri del lucchese Luigi Boccherini. Biglietti da 18 a 7 euro
4
dicembre la
redazione
Rudolf Buchbinder
per la Società dei Concerti
Il pianista viennese Rudolf Buchbinder
è tra i massimi rappresentanti viventi della tradizione
d'interpretazione "classica". Torna più volte all’anno a
Milano per i concerti organizzati dalla "Società dei
Concerti" e ogni volta ottiene un meritatissimo successo di
pubblico. Ieri in una Sala
Verdi stracolma ha proposto i
classici Mozart e Schumann: del primo la Fantasia in do min. K475,
la Sonata in fa magg. K332 e le Variazioni in do mag. K265,
brani dall'apparente facilità che sono
invece un banco di prova dei migliori interpreti; di Schumann è
stato eseguito il noto Carnaval Op.9, lavoro con rilevanti
difficoltà tecniche. Splendida l'interpretazione di Buchbinder. In
Mozart ha mostrato un altissimo livello di penetrazione estetica
costruendo le strutture tematiche ed armoniche in modo formalmente
impeccabile. Molto valide e diversificate
le scelte di andamento dei brani con una esecuzione lenta ma
efficace della nota Fantasia e con un andamento incredibilmente rapido del
finale della Sonata. Trasparenti i piani sonori e gli abbellimenti. Anche nel Carnaval, sorta di collage
musicale formato da un gran numero di brevi sezioni, ben 22, Buchbinder
è stato avvincente
e la sua bellissima interpretazione ha rivelato la versatilità di un
artista che riesce con facilità a passare dalle perfette simmetrie formali del classico
Mozart ai contrasti mutevoli del romantico Schumann. Al termine due bis
beethoveniani: il finale della Sonata Op.31 n.3 e quello della più
celebre "Patetica". Da ricordare.
3 dicembre Cesare Guzzardella
Juana
Zayas, pianista poco nota ma grande
Pochi conoscono in Italia la pianista cubana Juana Zayas pur essendo una
delle migliori interpreti sulle scene
mondiali. Ieri sera è tornata in Conservatorio per le Serate
Musicali ed ha entusiasmato il non numeroso pubblico presente in
Sala Verdi eseguendo un programma variegato che ha messo in risalto le
sue eccellenti qualità. Del repertorio settecentesco ha eseguito
J.S.Bach e D.Scarlatti. Prima il Concerto
italiano Bwv 971, opera nota del tedesco e poi una selezione delle Sonate
di Domenico Scarlatti: ben dieci, molte delle
quali di raro ascolto. L'affinità della Zayas
per i due compositori è evidente e il risultato interpretativo
di altissimo livello. Tecnica esemplare quella della cubana nella quale
la fluidità discorsiva è unita ad una chiarezza di sonorità che ha pochi
uguali (il confronto con Horowitz non è
azzardato!) e l'espressività è di grande
valore estetico. Dopo l'intervallo la Zayas ha interpretato due novità:
prima La primavera dai Canti
Polacchi di Chopin rivisitati da
Hans Fazzari, grande organizzatore dei concerti delle Serate Musicali
ma anche ottimo pianista e valente compositore. Di rilievo la
trascrizione-invenzione del brano con un contro-canto particolarmente
originale; quindi una vera trascrizione di Fazzari di un lied di
Schubert, An Die Musik. Il
puro Chopin è entrato in scena con la Tarantella
Op.43 e con la notissima Barcarola
Op. 60. Valida l'interpretazione. Ma è con
Paganini-Liszt che l'artista cubana è tornata ai livelli altissimi
della prima parte della serata: uno Studio n.4 e il celebre Studio
n.3 "La Campanella" . La fluidità discorsiva e il suono
cristallino del pianoforte sono stati esemplari e al termine la Zayas ha
regalato al pubblico presente ancora una Sonata scarlattiana
e un profondo corale di Bach-Busoni che ha commosso l'artista. Non
troppi i fortunati che
hanno potuto ascoltare un'interprete che doveva riempire la sala e che
dovrebbe avere porte spalancate in
palcoscenici come quelli della Scala.
Da non dimenticare.
1
dicembre 2009
Cesare
Guzzardella
All'Auditorium presentazione di un libro di Gossett
Giovedì
3 dicembre alle ore 18.00 all’Auditorium di Milano in Largo Gustav Mahler, Philip Gossett presenta
il libro Dive e maestri. L'opera italiana messa in scena edito da
Il Saggiatore. Interverranno Franca
Cella e Armando Torno. L’ingresso
è libero. Questo
libro è il racconto affascinante della rappresentazione dell’opera
lirica, attraverso i successi – e talvolta i fallimenti – della
carriera di Philip Gossett, massimo esperto di allestimenti dell’opera
italiana. Dive e maestri fa luce sui mille intrecci e sugli
scandali che di frequente accompagnano quella grande impresa che è la
messa in scena. Gossett delinea la storia sociale dei teatri italiani
dell’Ottocento, svela il processo creativo – a volte immediato,
altre laborioso – dei compositori. Rivela come le trattative dietro le
quinte, tra gli studiosi delle opere, i direttori e gli artisti, siano
spesso decisive nell’allestimento delle produzioni. Ma per saperne di
più intervenite siete invitati in Auditorium.
30 novembre dalla redazione
Damian
Iorio in Malipiero e Mahler all'Auditorium
È tornato sul podio della Sinfonica Verdi Damian Iorio (foto), il direttore
londinese che abbiamo ascoltato la scorsa settimana. Questa volta
l'impaginato orchestrale era riferito a due composizioni scritte da due
autori dediti soprattutto alla musica strumentale, uno notissimo quale
Gustav Mahler, con la Sinfonia n.5,
quella
del celebre
Adagietto, l'altro,
immeritatamente poco eseguito, il veneziano Gian Francesco Malipiero. Di
quest'ultimo, il primo brano in programma era Pause
del silenzio I serie,
lavoro per orchestra del 1917. Malipiero appartiene a quella
generazione di musicisti nati intorno al 1880 insieme a Respighi,
Pizzetti, Casella, Alfano. Come i suoi illustri compagni, anche
Malipiero ha incentrato le sue composizioni nella realizzazione
strumentale, sia cameristica che orchestrale, cercando nuovi orizzonti
compositivi in alternativa alla lirica e con uno sguardo verso l'antica
tradizione strumentale italiana. Tra i primi lavori orchestrali, la
prima serie di Pause del Silenzio
, brano di circa tredici minuti, si pone come essenziale per
comprendere la poetica del veneziano. Le rilevanti capacità di
orchestrazione di Malipiero e i sette momenti orchestrali che compongono
l'opera sono stati evidenziati con efficacia dall'ottima Verdi e
dal bravissimo Iorio il quale ha saputo dirigere con espressività le
luminose timbriche del lavoro. Bravissimi anche gli ottoni e i
legni. Dopo il breve intervallo abbiamo ascoltato una valida Quinta
Sinfonia nella quale tutti
i piani sonori che esprimono le linee polifoniche della rilevante opera
sono apparsi espressi con nitore. Molto
bello, per luminosità, l'Adagietto
eseguito con un'andatura particolarmente rapida (quasi nove minuti) ma
con un equilibrio formale impeccabile. Grande successo di pubblico. Prossimo
appuntamento il 3-4-6 dicembre con Prokof'ev e Dvorák (Sinfonia dal
nuovo mondo).
30 novembre Cesare Guzzardella
Un ottimo Bach per Maria Perrotta
Sono numerosi i giovani pianisti italiani affascinati
dalla musica di J.S.Bach (1685-1850) e dalla perfezione delle
geometriche polifonie che si avvicendano in quello sterminato territorio
musicale che il grande compositore di Eisenach ha costruito in circa
cinquant'anni di attività compositiva. Tra le pianiste emergenti,
la Perrotta è considerata tra le migliori interpreti del grande
tedesco. Si è diplomata al Conservatorio di Milano nel 1996 , ha vinto
numerosi concorsi nazionali e ha preso il terzo
premio all'importante Concorso
Internazionale J.S.Bach di Saarbrucken in Germania. Ieri sera nella
Sala Puccini del Conservatorio milanese si è tenuto il concerto
organizzato da Serate Musicale in collaborazione con Spazio/Teatro89 e la
pianista ha interpretato Bach eseguendo il primo volume del Clavicembalo ben Temperato, opera notissima di elevato valore
estetico e didattico. Quasi due ore di
musica per 24 preludi
e fughe in tutte le tonalità. Ottima l'interpretazione della Perrota
che ha mostrato timbro robusto ed energico, molto pianistco e in certi
frangenti quasi organistico. Ma la sua capacità di penetrazione e la
qualità di evidenziare le linee polifoniche in modo nitido ed
espressivo si sono rivelate soprattutto in alcune meditate fughe.
Brava!!
28 novembre
Cesare
Guzzardella
Questo
2009 ormai alla fine è
stato, in campo musicale, l’anniversario
non solo di due giganti come Haydn e Mendelssohn, ma anche di un
autore “minore”, ma non privo di interesse come il nostro
Giuseppe Martucci (Capua 1856-Napoli 1909- foto). Pianista enfant
prodige di fama europea, ammirato da Liszt, grande direttore
d’orchestra ( fu il primo direttore italiano a dirigere il Tristano),
si dedicò anche ad un’assidua attività compositiva, ignorando il
melodramma allora imperante in Italia e concentrandosi
esclusivamente sulle varie forme strumentali, prendendo a modello la
grande musica tedesca ottocentesca, da Beethoven a Wagner. Appunto
a Martucci sono dedicate le due giornate del Convegno Nazionale di Studi
Musicali, con la partecipazione dei più autorevoli studiosi italiani,
in programma ieri 27 e oggi 28 novembre a Novara, città sede del Centro
Studi Martucciani, fondato e diretto dal maestro Folco Perrino. A
conclusione della prima giornata del convegno, ieri, 27 novembre, nella
sala del Conservatorio Cantelli della città piemontese, è stato
proposto agli appassionati un concerto di musica cameristica del
compositore napoletano, affidato a un complesso di assoluta affidabilità,
l’ottimo Trio Modigliani (foto). Secondo il parere unanime degli
studiosi,
la produzione cameristica è quella in cui Martucci ha creato le sue
cose migliori e in effetti i brani proposti hanno fornito più di
un’occasione di piacevole ascolto. In generale è apparsa evidente
l’influenza di Brahms, da cui Martucci trae l’intenso lirismo, la
propensione alla ripresa dei temi in tempi diversi della composizione,
il limitato interesse per lo sviluppo, la scrittura armonicamente densa
Dei brani proposti ieri sera ci sono piaciuti soprattutto il
monumentale Trio in mi
bemolle maggiore op.62 (1883)
e il
Pezzo op.69 n. 3 (1888) per
violoncello e pianoforte, resi abbastanza originali dal fresco vigore
dei tempi veloci e dalla elaborazione dei temi, nonché da un accenno di
cromatismo di stampo wagneriano e soprattutto dal perfetto equilibrio
nella dialettica fra le diverse voci strumentali. Meno interessanti gli
altri brani, le Due romanze
op.72 (1890) per
violoncello e pianoforte, la Melodia
in sol maggiore op.71 (1890)
e il Pezzo op.67 n.3 (1888),
entrambi per violino e pianoforte. Un elogio va tributato ai tre solisti
del Modigliani (Mauro Loguercio violino, Francesco Pepicelli
violoncello, Angelo Pepicelli pianoforte), per la loro intesa perfetta,
la precisione rigorosa, la nobile eleganza e la luminosità del suono.
Bellissimi i due bis, il secondo e il terzo tempo del Trio op.101 in
do min. di Brahms. Una vera ovazione del numeroso pubblico ha
salutato la fine del bel concerto.
28 novembre Bruno Busca
I
Virtuosi italiani al Coccia di Novara
La seconda serata dell’Autunno musicale Guido Cantelli di Novara, ieri sera 26 novembre al locale Teatro Coccia, proponeva agli appassionati un impaginato tutto mendelssohniano, coerentemente con la volontà, che ha ispirato la programmazione di questo 2009, di celebrare degnamente il bicentenario del grande compositore tedesco: l’Ouverture Le Ebridi, il Concerto per violino in mi minore, la Sinfonia n.4 in la maggiore ‘Italiana’. Sul podio Massimo Quarta, nella doppia veste di direttore e di solista, alla guida dei Virtuosi italiani un'orchestra da camera che svolge un’intensa attività concertistica in Italia e all'estero, distinguendosi come uno dei complessi più attivi e qualificati nel panorama artistico internazionale. I successi raccolti dall’orchestra in quasi vent’anni sono stati amplificati dalla recente unione con una delle più attive e riconosciute realtà italiane: l’Accademia i Filarmonici di Verona. La collaborazione tra uno dei migliori violinisti italiani del momento e un’ottima compagine orchestrale ha avuto come risultato una serata di musica di eccellente qualità esecutiva. Ancora una volta Quarta ribadisce la sua fama di violinista completo, rigoroso ed elegante a un tempo La sua cavata calda e luminosa, che punta più al canto che al suono brillante, ha restituito un Mendelssohn di intensa dolcezza melodica e interiormente espressivo, in perfetta intesa con una orchestra a proprio agio sia nella meravigliosa tensione lirica del primo tempo, sia nell’ humour garbato del finale. Veramente splendidi, Quarta e i Virtuosi, nel rendere la tersa leggerezza del gioco tra solo e orchestra, che è la caratteristica di questo Concerto. Incantevole l’interpretazione delle Ebridi, che ha puntato a valorizzare gli impasti sonori più trasognati, nell’evocazione di un’atmosfera di onirica irrealtà, con tempi sapientemente prolungati in una specie di fantastica sospensione e coinvolgente l’esecuzione dell’Italiana, che ha esaltato al meglio la freschezza dei colori strumentali e delle limpide melodie (veramente splendidi i fiati!). Pieno il successo, proclamato dagli scroscianti applausi di un folto pubblico entusiasta.
27 novembre Bruno Busca .
Matthias Goerne per il “Quartetto”
Non c’era la sala stracolma per il recital canoro di Matthias Goerne, ma sicuramente un pubblico più selezionato, quello amante del canto ed in particolare delle dolci melodie di Franz Schubert. Numerosi comunque gli appassionati accorsi ieri sera in Sala Verdi per il concerto organizzato dalla Società del Quartetto e per ascoltare Heliopolis, raccolta di lieder selezionati dal baritono tedesco Goerne, voce accompagnata ottimamente al pianoforte da Alexander Schmacz. La scelta dai canti su testi di Schiller, Mayrhofer, Bruchmann, Goethe, Schlegel, Schober, Leitner, ha evidenziato le qualità melodiche del grande viennese e dell’eccellente baritono dalla voce dolce e robusta al tempo stesso. I tempi particolarmente lenti hanno ancor più messo in rilievo lo spessore poetico e intimista dei brani schubertiani interpretati con dovizia di sfumature dettate da una raro spessore interpretativo. Tra i brani, capolavori come Atys D585 o Der Konig in Thule D367 hanno reso la serata esclusiva. Perfetta l’intesa tra i due interpreti. Grande successo di pubblico.
25 novembre Cesare Guzzardella
Il
"Quartetto di Tokio" per le Serate
Musicali
Abbiamo la fortuna di poter ascoltare con una certa frequenza una delle più
prestigiose formazioni cameristiche: il
Quartetto
di Tokio. Lo
storico gruppo
d'archi nato nel 1969, è
quanto di meglio si possa ascoltare
oggi nel repertorio quartettistico,
al pari di poche altre formazioni. Dell'originario gruppo strumentale rimane ora solo la viola di
Kazuhide Isomura, ma anche gli strumentisti subentrati in questi anni e
precisamente Martin Beaver e Kikuei Ikeda ai violini e Clive Greensmith
al violoncello, sono di un livello interpretativo elevatissimo. Nella splendida
serata di ieri sera in Conservatorio sono
stati eseguiti due quartetti
di Haydn, l'Op.50
n.1 e l'Op.
76 n.4 e uno di Brahms, il N.3
Op.67. La qualità interpretativa
ascoltata, di altissimo livello, rivela l'equilibrio formale in Haydn
esaltato da un perfetto equilibrio strumentale che mostra i
quattro archi in sintonia e sinergia quasi da farli sembrare un unico
strumento. Intonazione, dinamiche e un tocco delicato e raffinato hanno
forgiato il genio del padre di questo genere musicale. Avvincente sotto
ogni profilo anche Brahms con un tocco magico nell'Allegretto
non
troppo per la storica
viola di Kazuhide Isomura. Grandissimo successo e strepitoso bis con il
movimento finale del quartetto haydniano Op76 n.5. Da ricordare.
24 novembre
Cesare Guzzardella
All'Auditorium milanese la lezione-concerto di
F.M.Colombo su Schönberg
Continuano gli incontri musicali all'Auditorium milanese dedicati alla
musica del Novecento. Ieri mattina, domenica, Francesco Maria Colombo ha
diretto la Sinfonica Verdi e tenuto una lezione-concerto. L'incontro,
secondo di questa serie, era sul decadentismo-espressionismo di Arnold
Schönberg, il grande dodecafonista. In programma Verklärte
Nacht op.4 (Notte trasfigurata- 1899) nella versione per
orchestra d'archi del 1943, brano fondamentale di transizione tra la
cultura tardo-romantica e quella espressionista. Colombo ha prima
intrattenuto il numeroso pubblico intervenuto esprimendo in modo
molto chiaro e preciso le
caratteristiche storico-musicali del grande viennese, inquadrando
quindi lo splendido brano nel periodo letterario ed artistico ad esso
contemporaneo e facendo ascoltare i principali momenti della complessa
partitura. Si è passati poi all'ascolto completo del brano. Avvincente
l'interpretazione di Francesco Maria Colombo. E' riuscito a
trasmettere ogni intenzione interpretativa all'Orchestra. La Verdi ha
rivelato una qualità coloristica davvero eccellente in ogni sezione
orchestrale penetrando con espressività nella poetica musicale di Schönberg.
Al termine grande successo in una sala con un pubblico molto attento e
desideroso di approfondire la non facile tematica musicale trattata.
Prossimo appuntamento con Colombo e la Verdi domenica, 13
dicembre alle ore 11.00 con una lezione-concerto su Alban Berg.
Altamente consigliabile.
23 novembre
Cesare Guzzardella
Le Stagioni del Barocco a Novara
Decisamente
intrigante il programma proposto ai
musicofili ieri a Novara,
venerdì 21 novembre, dal terzo concerto delle ‘ Stagioni del
Barocco’, la serie annuale di concerti di musica barocca
giunta alla sua terza edizione. L’impaginato prevedeva, come
suo centro tematico, tre concerti per fagotto, archi e basso continuo di
Antonio Vivaldi: in La minore RV 498, in Do
maggiore RV 474 e in Si bemolle maggiore RV 501 “La notte”, decisamente il più piacevole all’ascolto per la varietà dei ritmi e
l’originalità estrosa dell’invenzione melodica e tematica. I tre
concerti erano intervallati da due brevi composizioni di un
autore poco noto dei primi del XVII secolo, Giovanni Battista
Buonamente, di scuola bolognese: la Sonata
Quinta sopra “Poi che noi rimena”
e Ballo del Gran Duca”, entrambe
per due violini e continuo, dal fresco e
vigoroso ritmo di danza, di chiara destinazione cortigiana. A
eseguire il programma, nella bella sala rococò del settecentesco
palazzo oggi sede dell’Associazione industriali novaresi,
l’Orchestra Barocca “Città di Novara” costituitasi nel
2004, ad opera di specialisti locali in musica antica, in sinergia con
l’Amministrazione comunale. La formazione, che suona su strumenti
dell’epoca (originali o copie), secondo una consuetudine di fedeltà
‘filologica’ oggi diffusa ovunque per la musica antica, esegue senza
la guida di un direttore. Solista della serata Leonardo Dosso (nella
foto), ‘storico’ primo fagotto per quasi un ventennio
all’Orchestra Rai di Milano e attualmente docente presso il
Conservatorio Verdi del capoluogo lombardo. La qualità esecutiva è
stata davvero ottima, tecnicamente sicura, senza sbavature nella scelta
dei tempi: sia l’orchestra, sia il solista hanno saputo interpretare
al meglio i ritmi gioiosi
dei tempi veloci, sia la
malinconica pensosità dei tempi lenti della musica vivaldiana. Non ci
ha tuttavia persuaso del tutto la timbrica strumentale: Dosso suonava un
fagotto dell’epoca (una copia), dal suono piuttosto diverso
dall’attuale strumento, decisamente più cupo e ’ruvido’, privo
delle sfumature e morbidezze dello strumento moderno, che contrastava in
modo non sempre gradevole il tessuto sonoro degli archi e del
clavicembalo, oltre a essere inadatto a sostenere lunghe arcate
melodiche, creando un impasto timbrico un po’ estraneo alle orecchie
moderne (crediamo comunque non sia un caso che, dopo i ben 39 concerti
vivaldiani, la fortuna solistica del fagotto sia venuta declinando).
Pieno successo di pubblico, sottolineato dai prolungati e calorosi
applausi seguiti all’unico bis, l’Adagio da un altro concerto per fagotto di Vivaldi, il numero 11 del catalogo.
22 novembre Bruno Busca
Damian
Iorio e Massimo Quarta con la
sinfonica
Verdi
Ieri sera l'Orchestra Sinfonica G.Verdi è stata diretta
da un direttore inglese, Damian Iorio, in un programma che prevedeva
pagine di Verdi, Colasanti, Ravel e Prokof'ev. Motivo di ancor più
interesse per l'ascolto del concerto sinfonico era la presenza di una
nuova composizione della trentaquattrenne romana
Silvia Colasanti, compositrice affermata anche internazionalmente. Il
brano per violino e orchestra intitolato Il
Canto di Atropo, vedeva la presenza di un grande dell'archetto quale
Massimo Quarta, vincitore del "Paganini" nel 1991. Dopo l'Ouverture
verdiana da I Vespri Siciliani,
ottimamente diretta da
Iorio, siamo entrati nel clima intensamente cupo e suggestivo del brano
della Colasanti. Ispirata dalla mitologia classica, l'artista romana ha
costruito quindici minuti
di ottima musica nei quali sia la parte orchestrale che quella solistica
esprimono tensioni emotive definite da una sorta di angosciante
malinconia. I primi tre minuti introduttivi, solo orchestrali, preparano
all'entrata in scena del preciso e raffinato violino di Quarta che
inizia un canto melanconico prima in solitaria e poi dialogando con
l'orchestra che si alterna nella tensione drammatica. Gli ultimi minuti
musicali trovano il giusto inserimento del solista nel tutto orchestrale
definendo una ritrovata stabilità che sfocerà nella cadenza del
violino e nel visionario e luminoso finale. Molto brava è stata la
Colasanti nel costruire le timbriche del suo lavoro che vedono influenze
nelle sonorità di Berg, di Britten e in certa
musica orientale. Il terzo lavoro in programma, la versione per
violino e orchestra di Tzigane (1924) di Ravel è stato un successo tutto di Massimo
Quarta. Interprete preciso e misurato, ha un'intonazione perfetta anche
nei sopracuti. L'incisività del suo tocco e la chiarezza espressiva in
perfetta sinergia con i bellissimi colori della Verdi, hanno reso questa
interpretazione di altissimo livello. Splendido il bis paganiniano, il Capriccio
n.24, quello con le variazioni. Nella seconda parte della serata
abbiamo ascoltato la Sinfonia n.5 di S. Prokof'ev, opera monumentale (1944-45) del
musicista russo che alterna brevi momenti di classicità ad altri di
scultoree e taglienti timbriche. Damian Iorio, giovane direttore
londinese, ha mostrato grande penetrazione emotiva dirigendo ottimamente
la Verdi e rivelando precisione in ogni dettaglio della maestosa
sinfonia. Anche la prossima settimana dirigerà la Verdi in musiche di
Malipiero (Pause del silenzio) e Mahler (Sinfonia n. 5). Serata da
ricordare. Ultima replica, domenica alle ore 16,00.
21 novembre '09
Cesare Guzzardella
Ingrid
Fliter per la Società
dei concerti
La pianista argentina Ingrid Fliter ha interpretato Chopin ieri
in Conservatorio alla presenza di un numeroso
e attento pubblico. Due Notturni,
una Barcarola, una Mazurca,
una
Polacca e 17 Valzer
si sono succeduti rivelando le valide qualità di una pianista che fa
del musicista polacco il suo cavallo di battaglia avendo vinto la
medaglia d'argento nel 2000 al prestigioso Concorso
Internazionale F. Chopin
di Varsavia. La
Fliter è dotata di un'ottima tecnica e sa valorizzare la musica di
Chopin soprattutto laddove la trama
musicale è particolarmente trasparente e nei momenti
di maggiore intimità. Il suo tocco particolarmente vellutato ha
reso interessante la sua interpretazione dei
Notturni, della Mazurca e di
alcuni Valzer. Il pubblico ha mostrato di apprezzare la sua performance
e la Fliter ha gentilmente concesso due bis: ancora Chopin con tre rare
e brevi Scozzesi
e un agile
Improvviso
di Schubert.
19 novembre
C.G.
I
Musici di Parma al Teatro Coccia di Novara
I Musici di Parma e la pianista Sabrina Lanzi (nella foto) hanno inaugurato ieri sera, 17 novembre, al Teatro Coccia di Novara la nuova stagione dell’ Autunno Musicale Guido Cantelli. Il programma proponeva due classici brani beethoveniani, l’Ouverture Egmont op. 84 e l’ottava Sinfonia in Fa maggiore op.93, cui si aggiungeva il meno noto Concerto per pianoforte e orchestra n.1 op.1 in do diesis minore di Serghjej Rachmaninov (1891, ma revisionato dall’autore nel 1917). La qualità esecutiva degli interpreti è stata nell’insieme convincente: il complesso parmense, nato nel 2002, ci è apparso solida formazione, ben amalgamata nelle varie sezioni, precisa sotto l’aspetto timbrico e dinamico, a proprio agio sia nella fresca e vigorosa letizia della sinfonia beethoveniana, sia nelle note più cupe e frementi dell’Egmont, come nelle sonorità tardoromantiche e un po’ enfatiche del concerto del compositore russo. Per l’occasione i Musici erano diretti da Enrico Bronzi, che già conoscevamo come violoncello dell’ottimo Trio di Parma, ma avviato da qualche anno anche alla direzione orchestrale, per ora con compagini minori, come l’Orchestra Sinfonica della Valle d’Aosta o i Filarmonici di Verona: ha diretto con mano sicura, facendosi apprezzare nei momenti di maggiore cantabilità melodica, così come nelle pagine di ritmo più intenso, quali il tic-tac da metronomo dell’Allegretto scherzando o il tema frusciante del Finale della sinfonia di Beethoven. Quanto a Sabrina Lanzi, che ascoltavamo per la prima volta, ha affrontato con assoluta sicurezza tecnica l’impegnativo brano affidatole, dando prova di padronanza virtuosistica della tastiera (superba la cadenza del primo tempo) e di un fraseggio capace di cesellare con limpida esattezza le note, con un tocco che non eccede mai nel reboante, ma appare anzi talvolta persino cameristico. Un Rachmaninov, il suo, decisamente degno di riascolto: come ci informa il programma di sala , la Lanzi è la prima donna italiana impegnata nell’integrale delle opere per pianoforte e orchestra del musicista russo. Gli scroscianti e prolungati applausi del numerosissimo pubblico hanno sottolineato il pieno successo della serata.
18 novembre Bruno Busca
Presentato a Milano il concerto di Barenboim a favore
del Comitato Negri-Weizmann
Oggi,
17 novembre, il
Maestro
Daniel
Barenboim,
Silvio
Garattini, Direttore dell’Istituto di
Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Robert
Parienti,
Delegato Generale per l’Europa dell’Istituto Weizmann, ed
Enrico
Garattini,
Coordinatore di un nuova ricerca sul possibile utilizzo dell’acido
retinoico nel contrasto del tumore alla mammella, hanno presentato alla
stampa il nuovo Concerto Straordinario (il 14 dicembre) “Hommage
à Chopin”,
organizzato dal Comitato
Negri Weizmann,
presieduto da Jeanne Nissim,
che, come da tradizione si svolgerà al Teatro alla Scala, a
sostegno delle ricerche in collaborazione dei due Istituti.
Quest’anno, sul prestigioso palco del Teatro alla Scala, si esibirà al
pianoforte il
Maestro Daniel Barenboim,
che eseguirà musiche di Fryderyk
Chopin. Silvio Garattini,
Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri ha
sottolineato: “La
ricerca biomedica diviene sempre più complessa e puo' essere affrontata
solo con alte tecnologie ed attraverso collaborazioni internazionali.
“Negri Weizmann” è una collaborazione di lunga tradizione che potrà
continuare grazie al contributo dei nostri sostenitori”.
I fondi raccolti
con questo Concerto Straordinario serviranno a finanziare tre nuovi
progetti di ricerca, sviluppata in collaborazione dai ricercatori dei
due Istituti. Per
informazioni sul Concerto: Claudia Milan (Comitato Negri Weizmann) Tel.
02 6775 724. Per prenotazioni: Comitato Negri Weizmann Tel. 02 6775 409
- info@negriweizmann.org
17
novembre dalla redazione
Marc-André
Hamelin alle
Serate Musicali
È tornato in Conservatorio il pianista canadese Marc-André Hamelin per le Serate
Musicali. Come sempre accade nei concerti di questo eccellente
solista, la scelta dei brani è stata varia e diversificata. Nella
serata di ieri si è passati dal classicismo di Haydn con le Variazioni
in fa minore a quello
di Mozart
con la Sonata in la min. K330,
al romanticismo virtuosistico di Liszt con Venezia
e Napoli (da Années de Pèlerinage), al più delicato Fauré con il Notturno
n.6 in re bem.magg. Op. 63. Il concerto è poi terminato con una
rarità esecutiva del francese C.V. Alkan, la Sinfonia
per pianoforte solo Op. 39 dai 12
Studi per toni minori. Hamelin è un pianista che definirei
razionale. Arriva al dominio tecnico della tastiera e all'espressione
artistica attraverso un approccio musicale tipico del
"musicista" in senso ampio (è anche un ottimo
compositore). Entra nello spirito del compositore dopo un'attenta
analisi dei brani e riesce a dare molto sia nei classici che nei moderni
o contemporanei. Dopo le valide interpretazioni di Haydn e Mozart ha
raggiunto una vetta interpretativa con i due brani lisztiani rivelando
un virtuosismo strumentale ricco di sfumature espessive. Valido anche il
Notturno e rilevante sotto ogni profilo l'interpretazione della Sinfonia
di Alkan, musicista da lui prediletto ma ben poco conosciuto al grande
pubblico. Unica pecca della serata è stata la presenza in Sala Verdi di
moltissimi posti liberi per un concerto che doveva riempire ogni
poltroncina. Bellissimo il bis haydniano con la
Fantasia in Do
maggiore. Da ricordare.
17 novembre
Cesare Guzzardella
Mendelsshon
e Beethoven per la UECO
Doveva
esserci il direttore greco-americano Peter Tiboris al concerto di giovedì
della UECO, ma non è potuto intervenire.
La United Europe Chamber Orchestra è tornata alla bacchetta del
suo direttore stabile Massimo Palombo e il programma previsto è stato
ridotto: di Felix Mendelsshon è stato eseguito il Concerto per
violino e orchestra in la min. Op.64, cavallo di battaglia di tutti
i grandi solisti,e di Beethoven la Sinfonia n.7. Molto brava la
solista Suela Mullaj - fondatrice insieme a Palombo della UECO - nel
concerto mendelsshoniano. Tocco delicato e arcate espressive hanno
delineato in modo pertinente la poetica del musicista tedesco. Valida la
direzione orchestrale nella notissima Settima. Successo di
pubblico in una sala stipata. Prossimo appuntamento martedì 1
dicembre con "Musica & sapori"
14 novembre C.G.
Le
sorelle Labèque in Conservatorio
Le sorelle Labèque, Katia e Marielle, sono due eccellenti pianiste note
internazionalmente e nate nella Costa
Basca francese. Con un repertorio pianistico particolarmente esteso,
sono da sempre alla ricerca di
sonorità legate al folclore della loro terra d'origine. Nel bellissimo
impaginato della serata di ieri,
organizzata dalla Società del Quartetto, hanno
unito l'impressionismo classico di
autori come Albéniz, Debussy e Ravel alla tradizione popolare del nord
della Spagna scegliendo le pagine più
vicine alla tradizione popolare basca.
In
Iberia, di Isaac Albéniz, dalla
Suite per pianoforte in 4 libri,
hanno individuato sette brani ricchi di riferimenti popolari
e li hanno eseguiti nella trascrizione per due pianoforti di Decaux,
Granados e Amargos. Interpretazioni
genuine, ricche
di suggestive sonorità ed espressività.
Anche nella felice trascrizione per due pianoforti di Ravel dei Notturni per orchestra di
Claude Debussy, nei brani
esguiti, Nuages e Fêtes, le sorelle hanno colto
l'essenza impressionistica della
partitura con un calibrato senso del colore.
Pezzo forte della serata è stata
l'esecuzione del celeberrimo Boléro
di Maurice Ravel. Autore molto legato alla
Spagna, Ravel ha scritto il Boléro nel 1928. La celebre pagina
orchestrale ha anche una trascrizione meno nota per due pianoforti.
Un gruppo di abili percussionisti
- Fred Chambon, Paxkal Indo e Thierry Biscary -
ha adattato la versione pianistica alla ritmica delle loro percussioni.
Gli strumenti baschi impiegati dai nomi improbabili come il Ttun ttun,
il Txepetxa, la Txalaparta -percussioni simili al tamburo o alla
grancassa, solo per citarne alcune, -hanno fornito una accentuazione
alla ritmica ripetitiva ma coloristicamente molto varia del celebre Boléro.
Valida e originale la versione ascoltata. Al termine grande successo per
tutti e due bis canori e percussivi. Il primo, un canto del folclore
basco, è stato ottimamente intonato da due dei tre percussionisti
-limpida la voce di Biscary- con l'efficace
accompagnamento vocale del numeroso pubblico presente in Sala Verdi
(ottima l'intonazione!). Quindi
un virtuoso brano percussivo quasi improvvisato e a quattro mani ha
concluso la bellissima serata. Da ricordare.
11 novembre Cesare
Guzzardella
Vestard
Shimkus allo
Spazio/Teatro89
E sorprendentemente talentuoso Vestard Shimkus venticinquenne
pianista lettone per la prima volta in un concerto pubblico in Italia, a
Milano allo Spazio/Teatro89.
Nello splendido pomeriggio musicale di domenica
denominato Universi Paralleli per
la varietà e i contrasti
dell'impaginato, l'alto, magro, sorridente e sconosciuto -a noi italiani - Shimkus ha stupito il numeroso pubblico
intervenuto all'auditorium di via F.lli Gioia 89 con un programma
intelligente ed intenso: le 4
Ballate di F. Chopin, una delle Rhapsodie
espagnole di F.Liszt e
dopo il breve intervallo, la Hammerklavier
Op.106 di Beethoven e la Rhapsody
in Blue di G. Gershwin. Pianista riflessivo, con tecnica di
altissimo livello, ha dominato la tastiera con facilità esprimendo
qualità musicali rilevanti in tutti
i brani. Valido il suo Chopin;
ha mostrato particolare sintonia con il difficile Liszt
espresso con energia ma anche molta grazia, e penetrazione
interiore nel Beethoven più moderno della
106. Peccato la pessima accordatura del sonoro e timbricamente
valido pianoforte!! Vestard
Shimkus è anche compositore e
grande improvvisatore amante del jazz. Il suo senso ritmico è emerso in
una lettura splendida della Rhapsody in Blue di Gershwin eseguita nella
versione originale. Al termine ovazione del pubblico e un bellissimo bis
molto scarlattiano con una rara sonata di Soler. Potremo riascoltare
Shimkus in gennaio, in Conservatorio per le Serate
Musicali: da non perdere!!
10 novembre Cesare Guzzardella
La Turandot al Coccia di Novara
E’
cominciata con la pucciniana Turandot la
nuova stagione lirica del Teatro Coccia di Novara, sabato 7
novembre, con replica domenica 8. Si tratta di una coproduzione del
Coccia, del Sociale di Mantova e del
Teatro del Giglio di Lucca, con la regia di Maurizio Scaparro, ripresa
da Susanna Attèndoli, che ha scelto –giustamente, secondo noi- la
versione dell’opera quale
fu lasciata interrotta dall’autore, a metà del terzo atto, con la
morte di Liù., rinunciando alle più o meno improbabili
“conclusioni” di Alfano o altri. La scenografia, suggestiva e
raffinata, ma non particolarmente originale, è di Enzo Frigerio:
singolari, peraltro, i costumi del coro, che rendono i sudditi imperiali
cinesi simili a prigionieri dei campi di concentramento. L’esecuzione
musicale è affidata all’Orchestra e coro del Festival Puccini di
Torre del Lago, diretti per l’occasione da Giuseppe Acquaviva
(attuale segretario artistico
del Festival pucciniano
e dal 2005 impegnato nell’attività di direzione orchestrale):
un’esecuzione collaudata, scrupolosa e inappuntabile, che ha reso
adeguatamente l’ inconfondibile impasto melodico e timbrico del
‘suono’ pucciniano, accompagnando efficacemente i cantanti. Il cast
canoro, che nella replica dell’8, cui abbiamo assistito, era variato
nei ruoli principali rispetto alla sera precedente, ci è parso
generalmente di discreto livello: ci è piaciuta
soprattutto la Liù di Mina Yamazaki, soprano
dalla voce morbida e
intensa, capace di impennarsi in momenti di commovente tenerezza e
valida interprete del ruolo anche dal punto di vista drammaturgico.
Bene, diremmo, anche il tenore Enrico Nenci nella parte di Calaf,
applauditissimo, con bis di rito, nel numero più celebre dell’opera,
il Nessun dorma all’inizio del terzo atto. Un po’ incolore ci
è sembrata invece in questa occasione la Turandot della giovane
cantante di origine sarda Nila Masala, talvolta sopraffatta
dall’orchestra e drammaturgicamente poco incisiva, ma va riconosciuto
che il ruolo della Principessa è tra i più difficili del nostro teatro
musicale. Interpreti adeguati delle rispettive parti gli altri cantanti,
a cominciare da Luigi Roni, buon basso nel ruolo di Timur e da
Leo Han, bella voce baritonale (il Gran Cancelliere Ping). Il
pubblico, che ha riempito il Coccia fino all’esaurimento dei posti, ha
sottolineato con entusiastici applausi
il pieno successo dello spettacolo.
9 novembre Bruno Busca
Jian
Wang al Teatro Civico di Vercelli
Indiscusso
protagonista della quarta serata del Viotti Festival di Vercelli, sabato
7 novembre al Teatro Civico, è stato il violoncellista cinese Jian Wang
(Shangai 1968), scoperto come “énfant
prodige” da Isaac
Stern e dalla metà degli anni ottanta del secolo scorso presente nelle
sale da concerto più prestigiose del mondo occidentale (un affascinante
mistero costituiscono per noi i suoi studi musicali durante
l’infanzia: come avrà fatto a studiare violoncello in Cina, in piena
“rivoluzione culturale”?). Il programma gli affidava due rare perle
della letteratura violoncellistica , i due concerti di Haydn in
re maggiore HobVIIb:2 – il più celebre del maestro di Rohrau dei
tre da lui composti per tale strumento (1783)- e in do maggiore
HobVIIb:1 (1765 ca.). Si tratta, soprattutto il primo, di due
autentici “banchi di prova” per
i solisti, in quanto il violoncello è qui trattato da Haydn come
strumento dotato di totale autonomia melodica, dalla scioltezza
espressiva e tecnica pari a
quella del violino. Wang ha interpretato stupendamente entrambi i brani,
dando spazio sia alle più vellutate morbidezze del canto, con un suono
caldo e talvolta teneramente appassionato, specie negli Adagio,
sia ad un trascinante virtuosismo, con ardue , continue doppie corde,
eseguite con stupefacente disinvoltura, soprattutto nei due tempi
finali, l’apice delle difficoltà “tecniche” delle composizioni.
Il numeroso pubblico presente ha seguito con entusiasmo l’esecuzione
del solista, accompagnato dalla Camerata ducale, come sempre
impeccabilmente diretta da Guido Rimonda, nella parte di primo violino.
Lunghi e calorosi gli applausi finali, dopo i
due bis concessi dal Maestro.
Poco più che curiosità “filologiche” gli altri due brani in
programma, due sinfonie giovanili di Mozart, la n. 1 in mi bem.
Maggiore K 16 (1764) e la K A221/45 A in sol maggiore detta Vecchia
Lambach, dal nome del monastero benedettino austriaco, ove fu
trovato il manoscritto, composta probabilmente nel 1765 all’Aja. Si
tratta ovviamente di opere ancora poco originali, sotto la chiara
influenza di Johann Christian Bach e dello stile ‘italianeggiante’,
con scarso sviluppo tematico e gusto per l’ornamentazione galante, resa al meglio dalla direzione di Rimonda. Qualcosa
della futura genialità del salisburghese si può presentire nella
limpida grazia dei due tempi lenti, e l’ascoltatore attento può
riconoscere con sorpresa nel tessuto melodico della K16 una sequenza di
quattro note che Mozart riprenderà nel fugato finale della Jupiter.
8 novembre Bruno Busca
Boris
Berezovsky per la Società
dei Concerti
Ha quarant'anni Boris Berezovsky, il pianista russo che da alcuni anni torna
in Conservatorio invitato dalla Società
dei Concerti. Virtuoso molto affermato, ieri ha impaginato un
programma particolarmente intenso
e ricco di liriche romantiche: prima Robert Schumann con i Davidsbündlertänze
Op.6, e poi Franz Liszt
con 4 tra i più noti Ètudes d'exécution
trascendante ( n. 4-5-8-11) e la celebre Sonata
in si minore. Berezovsky è un virtuoso che esprime una
padronanza tecnica molto elevata e una sicurezza interpretativa che
delinea in modo marcato ogni momento musicale. Nelle più dolci e
interiori liriche di Schumann Berezovsky ha mostrato intensità
espressiva con capacità di calibrare le sonorità anche nei momenti più
intimi e discreti. L'enfasi liztiana, spesso definita da un virtuosismo
trascendentale ai limiti del possibile interpretativo, sia negli Studi
che nella Sonata, è stata sottolineata con forza e sicurezza, non sempre però in modo poetico. Validi i due bis chopiniani. Grande
successo in una sala Verdi stracolma.
Prossimo concerto mercoledì, 11 novembre con il giovane pianista
Stefano Ligoratti.
5
novembre
Cesare Guzzardella
Roberto Prosseda inaugura
la 9° Stagione dello Spazio/Teatro89
Lo SpazioTeatro89
di via Fratelli Zoia 89
(via Forze Armate) è una
realtà periferica culturale (musica, arte, teatro,
ecc.) oramai consolidata e l'organizzazione musicale
di Luca Schieppati (pianista, didatta e organizzatore
musicale) riesce ha reperire artisti ed interpreti
importanti quali Roberto Prosseda (foto). Il noto pianista ha
infatti inaugurato la 9° stagione musicale
dello Spazio con un bellissimo
concerto pianistico incentrato sulla figura di Robert Schumann e su
altri compositori a lui molto vicini:
Clara Schumann con le 3
Romanze Op. 11 e F. Mendelssohn-
Bartoldy con alcune delle più celebri Romanze senza parole. Di Schumann
sono stati eseguiti brani
quali quelli le Waldszenen
Op.82, i Phantasie-Stuecke
Op.111 e la nota Fantasia
Op.17. Il bellissimo concerto, sostenuto anche da Serate
Musicali, era anche a
sostegno di "Donatori di Musica", rete di
musicisti, medici e volontari nata per portare la musica negli ospedali,
tra chi vive in un situazioni difficili e spesso critiche ( www.donatoridimusica.it
).
Prosseda ha interpretato i brani ottimamente mostrando ancora una volta
la sua alta sensibilità romantica. Il suono delicato e riflessivo delle
timbriche è definito da un flusso musicale con andature lente e
meditate che trovano nei momenti di maggiore trasparenza strutturale una
situazione espressiva altamente poetica. Grande il successo
tributato dal numeroso pubblico che gremiva il piccolo ma
confortevole auditorium. Prossimo concerto domenica, 8 novembre alle ore
17.00 con Vestard Shimkus al pianoforte. Ingresso euro 3, ridotto euro
1. Per informazioni: t. 02-40914901. Il 7 novembre alle ore 21.00 "Cabarettando"
in lingue diverse. Ingresso euro 5.
2 novembre
Cesare Guzzardella
A Vercelli un
omaggio ad Angelo Gilardino
Non finisce di stupirci la Camerata
ducale, formazione torinese per origine e vercellese di adozione, per la
sua straordinaria capacità di misurarsi
con generi, forme e linguaggi musicali diversi, a un livello sempre
molto alto di qualità esecutiva. Ieri, sabato 31 ottobre, abbiamo avuto
occasione di ascoltarla in una per noi inedita “versione”
quartettistica, con Guido Rimonda (foto a destra) e Marina Martianova
violini, Enzo Salzano viola, Daniele Bogni violoncello, nel concerto in
omaggio ad una figura storica della vita musicale vercellese
(e nazionale!), il grande chitarrista Angelo Gilardino (1941- foto),
maestro impareggiabile delle sei corde, il vero erede di Segovia,
ritiratosi nell’81 dall’attività concertistica, per dedicarsi
esclusivamente all’insegnamento e alla composizione. Il programma di
sala. proponeva al numeroso pubblico presente nella suggestiva Sala
dugentesca -una delle perle della Vercelli medievale- una recentissima
(2008)
composizione di Gilardino, il Quintetto di Lucedio per chitarra e
quartetto d’archi, nei canonici quattro tempi, dedicato al
prediletto allievo Giulio Tampalini (1971), che per l’occasione ha
avuto l’onore di eseguire la parte chitarristica dell’opera. Il
quintetto era incastonato tra un raro quartetto di L. Boccherini, l’op.VI
n.1 in re maggiore, scandito nei due tempi Adagio-Allegro
(1769) e quel capolavoro assoluto che è il mozartiano Quartetto in
do maggiore “delle dissonanze” KV 465, l’ultimo dei sei
quartetti dedicati ad Haydn dal Maestro di Salisburgo (1785). Il
programma ci è parso impaginato sul filo conduttore di una ricerca di
strutture armoniche ‘sorprendenti’ e ‘misteriose’, evidenti sia
nella composizione di Boccherini, in particolare nell’Adagio, percorso
da fremiti già romantici nelle inquiete vibrazioni melodiche e negli
inconsueti sviluppi armonici, sia nel quartetto mozartiano, tutto
percorso da una ardita sperimentazione armonica, dalle dissonanti note
iniziali fino al Finale, dalle atmosfere schubertiane. Il quintetto di
Gilardino, a sua volta, ci è sembrato ispirato a un linguaggio
primo-novecentesco, “al confine fra polimodalità e
atonalità”, come dichiara lo stesso autore: ci sono piaciuti
in particolare il primo tempo, “Andantino lirico, un poco mosso”,
dalla sonorità misteriosa e avvolgente, generata dal ricorso insistente
di una cellula tematica-base, resa splendidamente dalla chitarra di
Tampalini, e l’Intermezzo (terzo tempo), sorta di virtuosistico
‘moto perpetuo’. Eccellente l’esecuzione degli strumentisti della
Camerata ducale, perfettamente a loro agio anche nella musica
cameristica, con una pulizia e limpidezza di suono sempre perfette,
unite a vigore espressivo e
precisione tecnica inappuntabile, che ha nel primo violino di Guido
Rimonda una guida salda e autorevole. Trionfale il successo di pubblico,
che ha tributato a Gilardino, presente in sala, un’entusiastica
ovazione, ispirata anche dall’accattivante facondia affabulatoria
dell’assessore alla Cultura del Comune di Vercelli, dott. Fossale, che
vogliamo qui ricordare con riconoscenza come infaticabile ed
efficientissimo promotore della vita culturale della città.
1 novembre Bruno Busca
La
stagione de I Pomeriggi si
apre con la pianista russa Leschenko
La nuova stagione de I Pomeriggi
Musicali è iniziata con un concerto che ha avuto come protagonista
una giovane ma molto affermata pianista, la venticinquenne
russa Polina Leschenko. In programma,
nella prima parte, il noto Concerto
per pianoforte e orchestra Op. 54 di Robert Schumann e nella seconda,
la Sinfonia n.6
"Pastorale" di L.v.Beethoven. Interessante ed avvincente
l'interpretazione della Leschenko
e dell'Orchestra dei Pemeriggi nella replica ascoltata ieri. Il romanticismo schumanniano
si è rivelato attraverso il tocco morbido e
poetico della solista
che attraverso volumi sonori particolarmente delicati e di pacata
intensità ha restituito
un'interpretazione lontana, nelle scelte
stilistiche, da quelle più accentuate
ed energiche alle quali siamo abituati
- vedi Argerich o Pollini - ma
decisamente valida. Eccellente la sinergia con l'orchestra ben
diretta da Manacorda. Di livello artistico più basso ci è sembrata
invece l'esecuzione "cameristica" della
Sinfonia n.6 di Beethoven, poco "pastorale"
e spesso mancante di unità timbrica, con violini poco efficaci e
qualche fiato troppo in evidenza o isolato
dal contesto sonoro. Valide invece le
timbriche complessive nella scena de Il
temporale. Grande
successo di pubblico in una sala stracolma.
Prossimo concerto sabato, 14 novembre con
Francesco Colombo alle prese con autori francesi.
1 novembre Cesare Guzzardella
Bellissimo il programma scelto per il concerto che ha inaugurato la stagione
sinfonica della Scala: tutto Bartók.
Dai Quattro pezzi per orchestra Op.12, al Concerto per pianoforte e orchestra n.2 alla suite completa da
Il mandarino meraviglioso,
tutti brani dal grande impatto timbrico e ritmico. Sul palcoscenico oltre
alla Filarmonica scaligera un coppia di grandissimi quali Pierre
Boulez e Maurizio Pollini. La musica di Bartók ha nella
tagliente ritmica percussiva una componente vitale e la perfetta forma
che attraversa diversi generi musicali, dall'Impressionismo di Debussy,
al Neoclassicismo Stravinskijano, all'espressionismo dei viennesi, è
stata evidenziata in modo eccellente dalla calibrata, sicura e perfetta
direzione di Boulez e nel Concerto, dal sempre profondo Pollini. Buona
la prestazione della Filarmonica nei Quattro pezzi, meglio nel Concerto
e ottima nel bellissimo Mandarino. Grandissimo il consenso tributato al
termine dal numeroso pubblico ai protagonisti nella replica di ieri.
Domani sera ultima replica alle ore 20.00. Da non perdere!
30 ottobre Cesare Guzzardella
Sabato 7 novembre 2009 (ore 21), presso il Teatro Civico di Vercelli, è in programma il quarto appuntamento del XII Viotti Festival, stagione concertistica 2009-2010, organizzata dal Comune di Vercelli “Istituzione Vercelli e i suoi eventi” in collaborazione con l’Orchestra Camerata Ducale e con il sostegno di Regione Piemonte Assessorati alla Cultura e al Turismo, Provincia di Vercelli, Compagnia di San Paolo e Fondazioni CRT e CRV. Il ritorno del violoncellista cinese Jian Wang (nella foto) a Vercelli a seguito dello strepitoso successo di pubblico e critica ottenuto in occasione della sua precedente esibizione al Viotti Festival coincide con una serata dedicata alla celebrazione del duecentesimo anniversario della morte di Franz Joseph Haydn (1809-2009). Jian Wang offrirà infatti al pubblico vercellese la propria straordinaria interpretazione dei due concerti per violoncello e orchestra (HobVIIb:1 e 2) del compositore austriaco accompagnato dall’Orchestra Camerata Ducale. Il programma della serata sarà completato dall’esecuzione di due rare pagine sinfoniche di Wolfgang Amadeus Mozart. Sotto la direzione del direttore musicale Guido Rimonda l’Orchestra Camerata Ducale proporrà la Sinfonia n. 1 in mi bemolle maggiore KV 16, prima pagina sinfonica del genio salsburghese composta a soli otto anni, e la Sinfonia in sol maggiore «Alte Lambach» KV A221/45a, opera realizzata da Mozart nel 1765 durante il suo primo grande viaggio di istruzione nell’Europa del Nord. Questo concerto è il primo della serie di sette concerti in abbonamento che compongono il XII Viotti Fstival. Gli abbonamenti all’intera stagione concertistica saranno in vendita dal 3 al 7 novembre prossimi presso la biglietteria del Teatro Civico di Vercelli dalle 17.00 alle 20.00. I singoli biglietti saranno invece in vendita un’ora prima di ogni concerto. Per ulteriori informazioni è possibile contattare la Segreteria dell’Orchestra Camerata Ducale (011-755791) o il Comune di Vercelli (0161-596369 // 0161-596277).
30 ottobre dalla redazione
Una
lunga maratona pianistica per
Cristiano Burato
Era numeroso il pubblico intervenuto ieri sera in Conservatorio
alle Serate Musicali per assistere alla Maratona pianistica
dedicata dal pianista Cristiano
Burato a F. Chopin. Due ore e
tranta minuti di musica, oltre i venti
minuti d'intervallo,
per ascoltare le Ballate,
gli
Scherzi, le Polacche,
uno Studio
e l'Andante spianato e Grande Polacca Op. 22 del
grande compositore polacco. È terminato
quasi a mezzanotte il bellissimo e originale concerto dello
specialista chopiniano Burato, interprete che
nel 1996 diede una svolta alla sua carriera pianistica vincendo il
prestigioso Premio Ciani. Burato è
un pianista originale, ha un modo di penetrare la musica di Chopin
certamente elevato e trova soluzioni dinamiche, timbriche ed espressive
differenti dai canoni classici interpretativi ai quali siamo abituati,
quelli di un Cortot, di un Rubinstein, di Magaloff o Pollini. Ma il suo
modo esecutivo, pieno di evidenti contrasti, rivela qualità indubbie
che mettono in risalto una ricercata modernità interpretativa. Tra
i brani eseguiti, tutti validi, particolare la serie delle Polacche
(per ragioni di tempo non ha potuto eseguire l'ultima, l'Op.61) trattate
con vigore, ricchezza sonora e personalità. Segnaliamo anche il
bellissimo Studio in fa minore op.
25 n. 2 chopiniano reinventato con estro da Hans Fazzari, brano che
ha riscosso grande successo di pubblico. Prossimo concerto, lunedì 2
novembre, con il pianista Anderzewski e l'Orchestra di Padova e del
Veneto.
27 ottobre
Cesare Guzzardella
L'Idomeneo
di Mozart torna alla Scala
E' tornato alla Scala l'Idomeneo
mozartiano che aveva inaugurato la stagione scaligera 2005-2006. La
riuscita regia di Luc Bondy
con le scarne scene di Erich Wonder e
i costumi moderni di Rudi Sabounghi integrano, questa volta, la
splendida musica di Mozart diretta dall'ottima bacchetta di Myung-Whun
Chung. La non facile partitura rivela un
Mozart che, se pure giovane – l’opera venne rappresentata a Monaco
per la prima volta il 29 gennaio del 1781- raggiunge vertici assoluti di
maturità espressiva. Il musicista salisburghese aveva rivisitato
l’opera seria italiana con importanti innovazioni musicali per
quanto concerne l’uso dei recitativi e delle arie. In questa
drammatica ma a lieto fine vicenda, costruita su libretto di
Giambattista Varesco, i recitativi e le arie si succedono senza
soluzione di continuità e anche i primi raggiungono livelli
espressivi particolarmente intensi. Di ottimo livello il cast vocale
della quarta rappresentazione, con la voce tenorile di Idomeneo affidata
ad un limpido Richerd Croft, intensamente soave l'Ilia
di Patrizia Ciofi (foto di M.Brescia -Archivio Scala), e
incisivamente robusta l'Elettra della bravissima Carmela Remigio (a sinistra); molto brava
Laura Polverelli nel ruolo di
Idamante, interpretazione che ricorda molto nelle timbriche e
nell'aspetto quella di Monica Bacelli dell'edizione 2005. Bravi anche
gli altri interpreti ed eccellente il coro curato da Bruno Casoni.
Direzione avvincente quella di Chung, specie nei momenti più concitati.
Grandissimo successo di pubblico. Repliche il 26-28-30 ottobre
24 ottobre
Cesare Guzzardella
Federico Colli per la
Società dei Concerti
Non conoscevo il giovane pianista Federico Colli
(Brescia,1988) e devo dire che l'ascolto del bellissimo concerto di ieri
in Conservatorio, organizzato dalla Società
dei Concerti, mi ha rivelato un
eccellente interprete.
Il programma presentato, vario e non facile, prevedeva musiche di Haydn,
Beethoven, Bach, Chopin e Prokof'ev. Un panorama musicale articolato che
alternava la classicità del delizioso brano Andante
e variazioni in fa min. del Maestro di Rohrau al Preludio e Fuga in si bem. min.
di Bach, la più contrastata e celebre Sonata
"Appassionata" di Beethoven e il raffinato Chopin
dell'Andante
spianato e Polacca Op.22,
per terminare con quel monumento di
virtuosismo ritmico e percussivo rappresentato dalla
Sonata n.7 in si bem. magg. Op.83 di S. Prokof'ev. Colli è un
interprete che stupisce per tecnica e soprattutto per maturità
espressiva, considerando la giovane età. Ha qualità timbriche limpide
e sicure. Pianista riflessivo, è sempre alla ricerca di un'autentica ed
equilibrata modalità espressiva che si rivela con morbidi
contrasti sonori. Molto versatile nel suo stile esecutivo, ha interpretato
un bellissimo Haydn, un raffinato e molto chopiniano Andante con una
brillante e formalmente impeccabile Polacca, di altissimo livello l'Allegro
ma non troppo dell'Appassionata e ci ha stupito al termine,
con un Prokof'ev interpretato nella giusta e corretta dimensione
ritmico-percussiva. Bravissimo!! Un bis eccellente, una Sonata
di Domenico Scarlatti. Grande successo di pubblico.
22 ottobre Cesare Guzzardella
Inaugurazione del XII Viotti
festival a Vercelli
Venerdì
16 ottobre, nella suggestiva cornice della chiesa di S. Cristoforo,
ornata dagli splendidi affreschi di Gaudenzio Ferrari, ha avuto luogo
l’inaugurazione della stagione concertistica 2009-10
del Viotti Festival di Vercelli, che, giunto ormai alla XII
edizione, si è guadagnato il meritato consenso di un pubblico, in
costante aumento, di fedeli appassionati. Il Viotti festival è da
sempre associato ad un’orchestra, la Camerata Ducale (creata e
diretta dal giovane Maestro e primo violino Guido Rimonda),
che per esemplare professionalità e intelligenza esecutiva si è
imposta come uno dei complessi sinfonici di assoluto prestigio in
Piemonte e non solo: quest’estate ha compiuto una lunga tournée nei
Paesi arabi, ove ha riscosso un trionfale successo. Il
ricco e interessante programma, tutto all’insegna del Barocco,
italiano e tedesco, presentava composizioni di Vivaldi (due concerti per
archi e basso continuo RV 121 in re maggiore e RV 127
in re minore), Albinoni (Sinfonia a cinque per archi e basso
continuo op. 2 n. 9), Torelli ( Sinfonia per tromba archi e basso
continuo in re maggiore G9), Telemann (Sonata in re maggiore per tromba
archi e basso continuo TWV 44:1) e di Johann Sebastian Bach la cantata
Jauchzet Gott in allen Landen per soprano tromba archi e
basso continuo BWV 51, eseguita come primo pezzo del concerto.
Eccellente come sempre la qualità esecutiva dei brani proposti: il
‘colorismo’caldo e brillante del barocco veneziano, così come la più
complessa tessitura contrappuntistica
e l’austera gravità della coeva musica tedesca, soprattutto
bachiana, sono stati interpretati al meglio da un’orchestra che ha
negli archi uno dei suoi punti di forza, dal suono duttile e vigoroso a
un tempo. Abbiamo seguito con particolare interesse due solisti che
ascoltavamo per la prima volta dal vivo: la giovane soprano (1983)
Francesca Lombardi Mazzulli, diplomata al Conservatorio di Milano,
specializzata nel repertorio barocco, ma anche con qualche ruolo
mozartiano (Susanna nelle Nozze di Figaro), ha dato prova, nella
convincente esecuzione della cantata bachiana, di una belle voce, da
soprano brillante di vigorosa forza espressiva e morbida coloritura
timbrica, forse da consolidare nei registri bassi, non sempre nitidi.
Superba l’esibizione dell’altro solista della serata, Ivano Buat,
prima tromba del Regio di Torino e collaboratore stabile dei Pomeriggi
musicali di Milano: il pubblico che gremiva la chiesa è stato rapito
dalla raffinatezza
incredibile nei colori dei suoni, dall'intonazione perfetta, dal ritmo,
capace come pochi di dare
voce all’estrosa contabilità delle composizioni barocche. Gli
scroscianti applausi dopo il bis (un arrangiamento dell’adagio di B.
Marcello per flicorno) hanno sottolineato il pieno successo di questa
bella serata vercellese di musica.
22 ottobre B.Busca
Gil
Shaham per
le Serate
Musicali
Dopo i recenti virtuosismi di Uto Ughi, è tornato in Conservatorio per le Serate Musicali un altro virtuoso del violino: Gil Shaham. Questa volta in solitaria, Shaham ha deliziato il numeroso pubblico accorso in Sala Verdi con un programma integralmente bachiano: due Partite e una Sonata. Non ha ancora 39 anni ma il violinista statunitense, israeliano di origine, è tra i più acclamati e richiesti della sua generazione. Le qualità interpretative ascoltate rivelano infatti un approccio musicale di prima categoria: intonazione perfetta, fluidità del fraseggio e alta penetrazione espressiva della musica di Bach. Shaham ha affrontato i brani del grande tedesco con determinazione, anche la Partita n.2 in re min., quella della celebre Ciaccona, rielaborata in passato da virtuosi quali Busoni. Le varietà timbriche del sonoro violino di Shaham si sono rivelate in ogni dettaglio tecnico-espressivo, e ancor di più nella splendida Fuga della bellissima Sonata n.2 in la min. e negli oltre12 minuti della fluida Ciaccona. Grandissimo il successo ottenuto e bis con una toccante Sarabande- Double ancora di Bach. Da ricordare. Prossimo appuntamento delle Serate, lunedì 26 ottobre con il pianista Cristiano Burato che interpreta Chopin.
20
ottobre Cesare
Guzzardella
L’opera al cinema: Simon Boccanegra
in diretta da Palermo
Il
29 Ottobre 2009 alle
h.18.30 in diretta via satellite dal Teatro Massimo di Palermo verrà
trasmessa l'opera Simon Boccanegra di G.Verdi in oltre cento sale cinema
Europee. L'iniziativa è il primo frutto dell'accordo
tra Raitrade e Dynamic che intendono offrire una serie di appuntamenti
con l'opera lirica dai migliori teatri europei direttamente sul grande
schermo. Il cast del "Simone" é di prim’ordine: Amarilli
Nizza, Ferruccio Furlanetto -attesissimo nel ruolo di Fiesco che fu il
cavallo di battaglia del compianto Nicolai Ghiaurov - Roberto Frontali,
Walter Fraccaro, sotto la bacchetta di Philippe Auguin e la regia di
Giorgio Gallione. Ormai
l'opera al cinema è una realtà apprezzatissima dal pubblico. Sull'onda
del successo delle trasmissioni dal Met e dal Covent Garden, anche
l'Italia fa la sua parte e con questo accordo coglie la grande
opportunità offerta dalle nuove tecnologie: portare l'opera lirica ad
un pubblico più vasto anche dove non esiste un teatro, ridare ossigeno
alla musica classica e creare una nuova generazione di appassionati. Il
tutto con il dettaglio incredibile dell'alta definizione e l'audio Dolby
Surround Per informazioni
sulle sale cinematografiche e per conoscere
i prossimi spettacoli in programma
consultare il sito www.dynamic.it oppure telefonare al n. 010 272.2884 Vedi il trailer: http://www.dynamic.it/cinema_contents.php
17 ottobre dalla redazione
Uto
Ughi per le Serate Musicali
Torna puntualmente a Milano in Conservatorio il violinista Uto Ughi. Ieri
sera, nel bellissimo concerto organizzato
delle Serate Musicali, era accompagnato al pianoforte da Alessandro
Specchi per un programma particolarmente vario che prevedeva musiche del
francese J.M. Leclair, del norvegese E. Grieg, del violinista -
compositore viennese F. Kreisler e
del polacco H..Wieniawski. Ughi che ha anche presentato, come è suo
solito fare, alcune dei brani eseguiti, ha suonato benissimo mostrando
una caratura interpretativa di alto spessore e curando in modo
appassionato il suo
riconoscibile vibrato timbrico sempre dolce e intensamente espressivo.
Interessante la scelta dei brani, alcuni di rara interpretazione come la
folcloristica e deliziosa Sonata in re magg. "Il Tamburino"
di Leclair o l'impegnativa virtuosistica
Fantasia su temi dal Faust di Gounod, altri di più immediata
presa come quelli di Kreisler, tra cui il celeberrimo e sempre toccante
valzer Liebeslied. Un inaspettato cambio di programma ci ha dato
la possibilità di ascoltare il bellissimo preludio
di Kreisler in stile di Pugnani. Valida anche
l'interpretazione della Sonata
in Do min.Op.45 di Grieg che ci ha rivelato ancor di più le
ottime qualità del pianista Alessandro Specchi, musicista di raffinata
eleganza, sempre in perfetta sintonia con il grande Ughi. Grande
successo in una colma Sala Verdi. Prossimo concerto per le Serata
Musicali, lunedì 19 ottobre con
ancora un grande solista del violino, Gil
Shaham, impegnato in un programma interamente bachiano.
16 ottobre
Cesare Guzzardella
Francesca
Dego
e la Verdi
all'Auditorium
Ha solo vent'anni Francesca
Dego, talentuosa violinista nata a Lecco con un bagaglio di esperienze importanti
e collaborazioni con acclamati virtuosi come Accardo e Mintz. Oggi
l'abbiamo ascoltata all'Auditorium nell'ultima replica del concerto per
violino e orchestra, certamente non facile, quello in Re
min. Op. 47 di Jean Sibelius, cavallo di battaglia di tutti i
virtuosi violinisti. L'ottima Orchestra Sinfonica Verdi era diretta da
Weyne Marshall e la bella ed elegante Francesca, come sempre imperturbabile
e molto sicura di sé, ha orientato l'andatura del celebre concerto
tardoromantico - venne eseguito per la prima volta ad Helsinki nel 1903
- con cavate molto delicate e precise e rivelando un'intonazione
perfetta senza alcuna sbavatura. Avvincente la direzione di Marshall che
ha saputo nei momenti giusti mettere in rilievo le espressive melodie
della solista. La Dego ha una tecnica superlativa mediata da una
razionale consapevolezza che la porta a valorizzare ogni dettaglio
melodico e ritmico. L'esperienza e un tocco
più pennellato e robusto non
potranno che portarla a risultati ancor più rilevanti ma rimane
comunque la migliore violinista ventenne italiana.
Due i bis, Paganini e Bach (sarabanda) , e splendido
soprattutto il primo con il Capriccio n. 24 del genovese, quello con le celebri
variazioni.. Bravissima Francesca. Nella seconda parte del concerto
abbiamo ascoltato una Suite
dal balletto Romeo e Giulietta
di Sergej Prokof'ev a cura del direttore Marshall: una dozzina di brani
tratti dalle tre Suite del russo. Interessante l'interpretazione
ascoltata che ha messo in risalto tutta la duttilità dell'ottima Verdi
e una scelta direttoriale molto occidentale e poco russa ma comunque
coerente e di ottimo gusto. Le scultoree sonorità di Prokof'ev sono
state addolcite da timbriche meno taglienti e geometriche ma di grande
effetto corale. Grande successo di pubblico. www.francescadego.com
10 ottobre
Cesare Guzzardella
Venerdì 16 ottobre 2009 (ore 21 - ingresso libero), presso la Chiesa di San Cristoforo in Vercelli, è in programma il terzo appuntamento del XII Viotti Festival, stagione concertistica 2009-2010, organizzata dal Comune di Vercelli “Istituzione Vercelli e i suoi eventi” in collaborazione con l’Orchestra Camerata Ducale e con il sostegno di Regione Piemonte Assessorati alla Cultura e al Turismo, Provincia di Vercelli, Compagnia di San Paolo e Fondazioni CRT e CRV. Il programma di questa terza serata del XII Viotti Festival è interamente dedicato alla musica barocca ed in particolare al raro ma interessantissimo repertorio per tromba, archi e basso continuo. Ospite della Camerata Ducale sarà per l’occasione Ivano Buat, prima tromba dell’Orchestra del Teatro Regio di Torino e stabile collaboratore anche dell’orchestra vercellese. Ivano Buat presenterà a Vercelli due pagine di autori che vanno annoverati tra i massimi esponenti del repertorio barocco per tromba: l’italiano Giuseppe Torelli e il tedesco Georg Philipp Telemann. Accanto a queste pagine sarà eseguita la ben più celebre cantata di Johann Sebastian Bach Jauchzet Gott in allen Landen, per soprano, tromba, archi e basso continuo, con la partecipazione del giovane ma già affermato soprano Francesca Lombradi. Completano il programma alcune pagine per archi dei due maggiori compositori veneziani del XVIII secolo: Tomaso Albinoni e Antonio Vivaldi.
9 ottobre dalla redazione
Leonidas Kavakos inaugura la
Stagione del “Quartetto”
È partita benissimo la Società del Quartetto,
storica organizzazione concertistica milanese, con il primo concerto
stagionale che ha visto sul palcoscenico uno dei migliori e acclamati
violinisti di oggi: Leonidas Kavakos.
Nella veste anche di direttore, il greco Kavakos ha
trovato il supporto di una valente compagine strumentale quale la Camerata
Salzburg, orchestra storica austriaca che ha avuto in
passato alla guida direttori quali Végh,
Norrington, ecc. Il programma tutto beethoveniano prevedeva due
capolavori del Maestro di Bonn: il Concerto per Violino e Orchestra Op. 61 e la Quinta Sinfonia
Op.67. Kavakos ha mostrato anche di saper
ben dirigere l'eccellente orchestra ma nella parte solistica del
concerto ha rivelato tutta la sua maestria di grande interprete. Il
suono dolce, spesso energico e determinato del suo violino ci ha
trasmesso sensazioni forti per un Beethoven dove ricchi sono i contrasti
tra i piani sonori orchestrali e sempre in primo piano è
la voce del solista. Veramente splendida la resa complessiva.
Interminabili gli applausi dell'attento pubblico
che gremiva Sala Verdi. Valida l'interpretazione della Quianta
beethoveniana che ha trovato nei movimenti più concitati la migliore
resa estetica. Grande
successo.
7 ottobre Cesare Guzzardella
Un raro Donizetti alla Scala per il Progetto Accademia
Sono proprio bravi i cantanti, gli orchestrali e i tecnici dell'Accademia del Teatro alla Scala che si sono cimentati con successo in una rarità buffa di Gaetano Donizetti, Le convenienze ed inconvenienze teatrali. L'atto unico (suddiviso in due parti), dramma giocoso su libretto di Domenico Gilardoni, venne rappresentato per la prima volta a Napoli nel novembre del 1827 e vuole essere una satira teatrale in musica sul mondo del teatro e sui variegati caratteri dei personaggi che si avvicendano sul palcoscenico. Esempio originale di teatro nel teatro, l'opera buffa donizettiana trova nella bellezza di alcune arie e nell'efficace parodia di modi rappresentativi settecenteschi i punti di forza. Bravi tutti i protagonisti- interpreti nella seconda rappresentazione che hanno dimostrato genuina teatralità altre che valida vocalità. Ricordiamo almeno Simge Buyukedes in Daria, Simon Baylei in Procolo, l'en travesti Davide Pelissero in Agata, Shi Young Jung in Luigia, Filippo Adami, Guglielmo, Filippo Polinelli, Biscroma Strappaviscere. L'Orchestra dell'Accademia è stata ottimamente diretta da Marco Guidarini e l'efficace e divertente regia del notissimo attore comico di cinema-teatro e tv Antonio Albanese, per la prima volta in una regia lirica, ha meritato il successo tributato dal numeroso pubblico presente. Valide le scene e i costumi tradizionali di Leila Fteita e di Elisabetta Gabbioneta. Prossime rappresentazioni il 7-9-11-14 ottobre.
6 ottobre Cesare Guzzardella
La
Maratona-Beethoven allo Spazio-Teatro
89 Spazio-Teatro
89
Lo
Spazio-Teatro 89 in collaborazione con Serate
musicali ha organizzato una Maratona-Beethoven mettendo in
palcoscenico le 32 Sonate di Beethoven. Pianisti quali Cristiano Burato,
Rebecca Capova, Luca Schieppati, Natalia Katyukova ed altri ancora,
si sono avvicendati in Conservatorio
e alla Spazio 89 di via Fratelli Zoia per
questa interessante iniziativa che ha avuto il merito di far
avvicinare il pubblico al sommo Beethoven attraverso l'ascolto di
capolavori indiscussi ma anche alla musica
contemporanea con l'esecuzione di brevi "bagatelle"
commissionate per l'occasione a 12 compositori italiani quali Boccadoro,
Antonioni, Campodonico, Fazzari, ecc. Nel
pomeriggio di domenica,
abbiamo ascoltato la trentenne russa Natalia Katyukova, affermata
interprete e vincitrice di imortanti concorsi internazionali. Ha
eseguito quattro Sonate beethoveniane e precisamente l'Op.
26, l'Op.27 n.1, la celebre Op.27 n.2
"Al chiaro di luna" e l'Op.28
"Pastorale". I brani sono stati anticipati da una breve ma
significativa presentazione di Luca Schieppati, pianista, didatta e
organizzatore musicale. Ottima l'interpretazione della Katyukova che ha
rivelato chiarezza espressiva, robustezza di tocco e una determinata
incisività. Un Beethoven di carattere ed energico. Inserite tra le
Sonate abbiamo ascoltato anche due brevi bagatelle composte per
l'occasione da due compositori
italiani: una Bagatella sull'Op.26
di Mauro Montalbetti e una
Bagatella sulla Sonata "Pastorale" di Giorgio Colombo
Taccani. Interessanti i lavori, soprattutto quello di Montalbetti e
valide le interpretazioni della Katyukova.
5 ottobre
Cesare Guzzardella
L'Orfeo
di
Monteverdi
alla Scala
Continuano
le repliche al Teatro alla Scala de L'Orfeo,
opera di Claudio Monteverdi su libretto di Alessandro Striggio in un
prologo e cinque atti. La messinscena porta la firma per la regia, le
scene e i costumi dello statunitense Robert Wilson ( foto dell'Archivio
Scala) e la direzione orchestrale è di Rinaldo Alessandrini. Quello che
si apprezza di più nel capolavoro che Monteverdi mise in scena per la
prima volta a Palazzo Ducale a Mantova nel febbraio del 1607, è il
riuscito connubbio tra l'antica timbrica
musicale, resa ottimamente dal gruppo cameristico
Concerto Italiano e dal
suo direttore, e la scelta registica e scenografica di Wilson. La
staticità dei personaggi presenti in scena
e le scenografie essenziali e pittoriche, ben inquadrate da scelte
luminose intense, trovano un equilibrio perfetto soprattutto nelle
lunghe declamazioni di Orfeo e degli altri protagonisti. L'originalità
dello spettacolo è completata anche dai bellissimi costumi d'epoca di
Jacques Reynaud. Avvincente il cast vocale con un acclamato Georg Nigl
nel ruolo di Orfeo, una ottima Roberta Invernizzi, Euridice
e La Musica, e una incisiva
Raffaella Milanesi, Proserpina.
Grande successo di pubblico. Ultime repliche il 30 settembre e il
3 e 6 ottobre.
29 settembre
Cesare Guzzardella
42° Concorso Internazionale di Chitarra “Michele Pittaluga” Premio
Città di Alessandria e 14a edizione del Convegno
di Chitarra - Alessandria.
Sabato
26 settembre 2009 si è tenuta la finale del 42° concorso
internazionale di chitarra presso il Teatro comunale di Alessandria.
I tre finalisti si sono esibiti in un concerto per chitarra e
orchestra, che poteva essere scelto
tra i seguenti: concerto di Heitor Villa-Lobos, Fantasia para un
gentilhombre di Joaquin Rodrigo e concerto nr 1 in
La maggiore di Antonio Lauro, accompagnati con l’Orchestra
Filarmonica del Conservatorio “A. Vivaldi” di Alessandria. La giuria
( foto)
era composta da 7 membri di varia nazionalità, in buona parte
chitarristi ma anche altri strumentisti e un architetto, presieduti dal
Mo Alirio Diaz, Presidente onorario del concorso: Tania
Chagnot, Marcin Dylla, Darko Petrinjak, Micaela Pittaluga, Alberto
Ponce, Jukka Savijoki e Elena Zaniboni. È risultato vincitore il
ventottenne ungherese Andras
Csàki (1° premio-
Foto -), che ha eseguito la
“Fantasia para un
gentilhombre” di Rodrigo, seguito dalla coreana Kyu-Hee Park (2° premio), che ha suonato
il “concerto” di
Villa-Lobos e dal francese Thomas
Viloteau (3° premio), esibitosi
con la “Fantasia” di
Rodrigo. La preparazione dei
finalisti era di altissimo livello, i premi altrettanto elevati.
In attesa delle premiazioni,
il pubblico ha assistito ad un’interessante performance del
chitarrista cubano Marco Tamajo, già vincitore della XXXIIa
edizione del concorso di Alessandria, che ha eseguito l’inedito
concerto nr 2 per chitarra e orchestra di Lauro.
Nell’ambito del Concorso, prima della finale,
si è svolto il tradizionale convegno di chitarra, nella giornata
di sabato 26 settembre. Sono
intervenuti Angelo Gilardino, Francesco
Biraghi, Ciro Fiorentino,
Mario Dell’Ara e Maurizio Mazzoli che hanno esposto argomenti di
letteratura chitarristica; Ciro Fiorentino
ha illustrato le recenti normative sui licei musicali che entreranno in
vigore nel 2010. Segnaliamo l’intervento di Dell’Ara che ha
presentato un suo libro di recente pubblicazione, “Calligrafia
secolare della chitarra”, un’analisi sia della diteggiatura che
delle forme musicali in uso nella letteratura chitarristica del
rinascimento e del barocco. Interessanti anche i contributi di Gilardino
e Biraghi rispettivamente sulla forza innovativa (e all’epoca
incompresa) delle composizioni
di Villa-Lobos e sugli aspetti biografici meno noti
di Tarrega. Mazzoli ha invece parlato della vita di Francesco
Balilla Pratella, un chitarrista vissuto tra Ottocento e Novecento; è
seguita un’interpretazione di una composizione di Pratella, “Notturno”
interpretata da Marco Battaglia su di una chitarra del 1802. Infine
preziosi contributi “sonori” hanno arricchito il convegno: Serena
Saloni, un’allieva dodicenne di Bruno Giuffredi, ha debuttato suonando
la Partita di Brescianello, la Tarantella di Mertz e altri brani.
Ancora due chitarristi di altissimo livello vincitori di precedenti
edizioni del concorso di Alessandria, si sono esibiti: Irina Kulikova,
ha interpretato la “Sonata
III” di Manuel Ponce, mentre Marcin Dylla ha suonato la “Sonata
Romantica” di Ponce e “Variazioni
su un tema di Skrjabin” di Alexandre Tansman. Infine c’è stata
la premiazione “Chitarre d’oro” 2009 nelle varie sezioni: Premio
Speciale “Una vita per la chitarra”: liutaio catanese Antonio
Scandurra. Premio per la
didattica: Mario Jalenti . Premio per la Composizione: compositore
cubano Leo Brower Premio per il miglio CD: Marcin Dylla, Guitar Recital
Naxos 2008. Premio per la promozione: Lena Kokkaliari .Premio giovane
promessa: Alberto Mesirca Premio per la ricerca musicologica: Maurizio
Mazzoli
28
settembre
Alberto Cipriani
Il Progetto
Pollini alla Scala
Penultimo appuntamento al Teatro alla Scala del Progetto
Pollini, rassegna musicale ideata dal grande pianista milanese che accosta
la migliore tradizione musicale classica con
il periodo moderno del Novecento
e i
nostri giorni. Nell'entusiasmante
concerto di ieri sera, Riccardo Chailly ha diretto la Gewandhausorchester
di Lipsia -orchestra che
segue stabilmente dal 2005- in
un programma prevalentemente classico che ha
avuto come primo brano una composizione giovanile di Luigi Nono
del 1951: Composizione per
orchestra n.1. Il brano appartiene al
periodo nel quale il compositore veneziano
seguiva i corsi estivi di Darmstadt e
assimilava le modalità compositive della Seconda Scuola di Vienna
sperimentando anche l'elettronica. Molto trasparente e formalmente
rilevante il brano seriale di Nono restituito
dalla ottima direzione di Chailly. La Sinfonia
n.4 Op.90 "Italiana "di F. Mendelssohn-Bartholdy
nell'edizione di Bretkopf & Härtel era in prima esecuzione italiana
e la direzione quasi "cameristica" di Chailly ci ha rivelato
un Mendelssohn essenziale, luminoso e di grande intensità melodica.
Eccellente in questo caso l'interpretazione ascoltata con un modo di
melodiare molto italiano. Nella seconda parte della serata è salito sul
palcoscenico Maurizio Pollini per il Concerto n.4 Op.58 di L.v. Beethoven. Ricordiamo che il programma
con gli stessi interpreti e la stessa orchestra ha avuto precedenti a
Parigi e a Lipsia. Ottima l'interpretazione pianistica e orchestrale
fornite e di rilievo l' integrazione tra le parti solistiche
e quelle dell'orchestra. La cadenza dell'Allegro moderato ci ha rivelato un Beethoven moderno e quasi
improvvisatorio e l'Andante con moto è stato eseguito con profonda intensità
espressività. Grandissimo il consenso di pubblico tributato al termine
della serata con lunghi e fragorosi applausi.
Nessun bis. Evento da ricordare.
27
settembre
Cesare Guzzardella
Ultimo appuntamento
per la rassegna musicale MiTo. Ieri sera in Conservatorio la
violinista Viktoria Mullova,
anche in duo con il bravissimo clavicembalista Ottavio Dantone, ha
tenuto un concerto in Sala Verdi interamente bachiano culminato con la
celebre Ciaccona dalla Partita n.2 in
re minore per violino solo BWV 1004 . Dopo la Sonata n.1 in Sol min. Per violino solo BWV 1001 è entrato in scena
anche Ottavio Dantone, tra i migliori clavicembalisti italiani e
fondatore nel 1996 e direttore dell'Accademia Bizantina, formazione
cameristica specializzata nel repertorio barocco. Due i brani proposti
in duo, la Sonata n.1 e n.4 per violino e cembalo BWV 1014-1017. Ottime le
interpretazioni: la Mullova rimane tra le migliori interpreti
violinistiche con una predilizione per il repertorio bachiano dove ha
mostrato elevata espressività attraverso
un tocco limpido mediato da una solida e precisa tecnica,
da una perfetta intonazione priva di sbavature e ricca di
timbriche e da un equilibrio formale
eccellente. Ottima anche
l'intesa tra i due solisti. Grandissimo successo
in una sala con numeroso pubblico. Al termine un bis ancora di Bach.
25 settembre
Cesare
Guzzardella
La Gustav Mahler
Jugend Orchester per i bambini di Haiti
Si preannunciava un evento importante quello
organizzato dalla Fondazione
Rava - N.P.H Onlus al Teatro alla
Scala per ottenere fondi per la
costruzione di laboratori artigianali, strutture scolastiche, fabbriche
di pane, ecc., tutte destinate ai
bambini e ai ragazzi di Haiti, e lo è
certamente stato. L'orchestra
fondata da Abbado nel lontano 1986, formata da giovani strumentisti
particolarmente dotati e provenienti da tutte le nazioni è stata
diretta per l'occasione dall'eccellente Franz Welser-Möst e ha mostrato
delle qualità musicali sorprendenti, degne delle migliori orchestre
mondiali. Sia il brano iniziale, il Concerto
per violino e orchestra n.1 Op.19 di S. Prokof'ev - solista la
giovane e bravissima Lisa
Batiashvili - che la Sinfonia n.5
Op.64 di Čajkovskij hanno riscosso un successo meritatissimo
per l'elevato spessore interpretativo che la compagine orchestrale ha
rivelato. Ogni sezione strumentale e ogni singolo strumentista hanno
dato il massimo in termini di impegno, concentrazione e resa
coloristica. Molto caldo, dettagliato e perfettamente intonato lo Stradivarius
Engleman dalla Batiashvili ed energica e ritmicamente
avvincente la Sinfonia Čajkovskijana. Al termine un lungo bis
ancora di Čajkovskij ha coronato una serata veramente unica. Il 25
maggio 2010 il Teatro alla Scala ospiterà la sua Filarmonica con la
direzione di Alexander Loquinch, anche solista al pianoforte, per un
altro importante evento benefico a favore della Fondazione Rava. Chi
volesse aiutare i bambini di Haiti può seguire queste indicazioni:
Fondazione Francesca Rava - N.P.H. Italia Onlus V.le E. Caldara,
43 - 20122 Milano, Italia Tel. 02/54.12.29.17 - Fax 02/55.19.49.58
e-mail: info@nphitalia.org www.nphitalia.org
- www.francisville.org
21
settembre Cesare
Guzzardella
Toshio
Hosokawa in Conservatorio per il MiTo
Il concerto serale di venerdì 18 settembre in
Conservatorio per il MiTo omaggiava il compositore giapponese Toshio
Hosokawa (1955) con tre suoi recenti brani strumentali. Alla guida
dell'Orchestra Sinfonica della Rai c'era il direttore tedesco Jonathan
Stockhammer che ha ottimamente diretto tre
originali lavori. Tabi-bito Wanderer per percussioni e orchestra, lavoro del 2000 in
prima esecuzione italiana prevede l'utilizzo di un percussionista che
introduce e conduce timbricamente il lungo brano, circa 32
minuti, con rilevanti interventi
solistici, come la lunga, espressiva ed animata cadenza della terza
parte. Da
rilevare la meditata gestualità dell'eccellente solista, il
percussionista Isao Nakamura, che riesce a sorprendere
per varietà timbrica dei mezzi impiegati. Anche gli interventi
orchestrali - una ampia e ricca orchestra- che
si intervallano o si sovrappongono ai ritmi percussivi sono
particolarmente interessanti e il concerto sinfonico è indubbiamente
caratterizzato da modalità musicali che si rifanno sia alla tradizione
occidentale novecentesca (spesso si
riscontrano
le timbriche di Varèse), che
ad una concezione meditativa molto orientale. Il
secondo brano in programma è caratterizzato dalla presenza di uno
strumento solista particolare il shõ,
una sorta di piccolo organo a bocca che emette suoni particolarmente
acuti, incantati e pungenti. Cloud
and Light, per shõ e
orchestra da camera, composto nel 2008 (circa 20 minuti la durata) ,
era in prima esecuzione assoluta e vedeva come solista la giapponese Mayumi
Miyata,
(nella foto) specialista di questo strumento. Molto suggestive le
atmosfere timbriche orchestrali rivelate dall'ottima orchestra e ben
definito il linguaggio stilistico meditativo e visionario dell'autore.
Il concerto è terminato con un lavoro orchestrale del 2005, Circulating Ocean per orchestra. In otto parti più una
introduzione, il brano dura circa 22 minuti e vuole rappresentare
sonorità legate all'ambiente marino di debussyana ispirazione. Le
lunghe note introduttive iniziali ci immergono in un'atmosfera calma e
visionaria che nel corso del tempo si carica di tensione come nei brani
centrali denominati Tempesta e
Onde. Molto efficace l'ochestrazione e la scelta timbrica del
bravissimo Hosokawa (nella foto) che, presente in Sala Verdi, al termine
del concerto ha ricevuto lunghi e sentiti applausi dal relativamente
numeroso (l'ingresso era libero!) e selezionato pubblico presente. Un
compositore di qualità da tenere ben presente!
21
settembre
Cesare Guzzardella
Un
concerto alla Scala per i bambini di Haiti
Domenica 20 settembre al Teatro alla Scala si esibirà
per la prima volta la Gustav Mahler Jugendorchester, l’orchestra
giovanile più famosa al mondo, fondata da Claudio Abbado, 110 tra i
migliori giovani talenti europei provenienti da 26 paesi, diretti dal
Maestro Welser Most. Musiche di Prokofiev e Chajkovsky, con la presenza
della solista star internazionale il violino Lisa Batiashvili. Saranno
presenti le madrine dei bambini di Haiti: Martina Colombari e Paola
Turci. Arriverà per l'occasione Padre Rick Frechette, sacerdote e
medico in prima linea, direttore dei progetti NPH in Haiti. I giovani
per i giovani: grazie al sostegno di Coccinelle (che in questa occasione
lancerà la nuova borsa etica Goodie Bag), l’intero ricavato sarà
devoluto alla Fondazione Francesca Rava - N.P.H. Italia Onlus per il
progetto Francisville – città dei mestieri, che salverà migliaia di
bambini e darà loro un futuro nel paese quarto mondo di Haiti, dove 1
bambino su 3 muore prima dei 5 anni, 1 su 2 non va a scuola,
e il 70% della popolazione non ha lavoro. Per donare: c/c bancario
Banca Mediolanum SpA - Ag. 1 di Basiglio (MI) IBAN: IT 39 G 03062 34210
000000760000 BIC: MEDBITMM
17 settembre dalla redazione
Ultime
repliche alla Scala per Sogno di una notte di mezza estate
Il mondo
fiabesco e il mondo classico si fondono nel cuore di una magica foresta
vicino ad Atene, dove il re e la regina delle fate, Oberon e Titania,
litigano per un paggio, rievocando le antiche contese tra Giove e
Giunone. Oberon incarica quindi un
folletto, Puck, simbolo della capricciosità dell’amore ma anche del
mondo tenebroso e pauroso della superstizione e del mistero profondo
della natura, di procurargli un fiore
particolare: chi viene a contatto con il suo succo mentre dorme, al
risveglio s’invaghisce della prima persona che vede. Oberon vuole che
Puck compia l’incantesimo su Titania, perché possa riconciliarsi; e
gli ordina anche di far innamorare un giovane, Demetrio, di una
fanciulla, Elena, che da tempo spasima invano per lui. Nella foresta si
trova anche un’altra coppia, Lisandro ed Ermia: quest’ultima
dovrebbe sposare contro la sua volontà proprio Demetrio, scelto dal
padre, e il duca di Atene Teseo le ha ordinato di obbedire. Ermia ha
invece deciso di fuggire con Lisandro, che ama, riamata. Ma
Puck commette un terribile errore: scambiando Lisandro
addormentato per Demetrio, gli versa il succo del fiore magico negli
occhi; Lisandro, svegliandosi, vede Elena e inizia a corteggiarla,
dimentico di Ermia, che si
dispera. Poco dopo, anche Demetrio cade vittima della magia e s’innamora,
naturalmente ricambiato, di Elena. Ma Lisandro e Demetrio sono rivali,
si contendono la stessa donna, e quindi duellano inseguendosi nella foresta. Anche l’incantesimo
su Titania sortisce effetti indesiderati: svegliandosi, la regina delle
fate vede un uomo con una testa d’asino – è in realtà un artigiano
ateniese così trasformato da Puck, e qui si ritrovano tracce de L’asino d’oro
di Apuleio– e se ne innamora. Sarà risolutivo l’intervento di
Oberon, che, con l’aiuto di Puck, userà i poteri magici del fiore per
rimettere tutto a posto: Titania si riconcilierà con lui, Lisandro
amerà di nuovo
Ermia. Il duca Teseo, che si sposa con la bella Ippolita,
consentirà, insieme alle sue, le nozze delle due coppie di giovani: e l’amore
trionfa (A.B.). La commedia di Shakespeare venne coreografata da Gorge
Balanchine nel 1962 sulle splendide musiche di Felix
Mendelssohn-Bartholdy e da
allora rappresenta uno dei capisaldi del balletto mondiale. Il Teatro
alla Scala in questi ultimi anni ha portato la splendida coreografia con
le scene e i costumi di Luisa Spinatelli in giro per il mondo. Nella
replica di ieri eccellenti le prime parti che hanno visto una
superlativa Gilda Gelati nel ruolo di Titania, un dinamico e
perfetto Antonino Sutera in Oberon e un elegante
Mick Zeni nel Cavaliere di Titania. Bravissimi anche
Maurizio Licita in Puck e tutti gli altri (a destra foto di M.
Brescia-Archivio Scala). Ottime la direzione musicale di David Garforth
e la parte vocale curata da Alfonso Caiani. Ultima replica il 18
settembre alla ore 20.00
16 settembre Cesare Guzzardella
Una martona classica per il Mito al Dal Verme
Una domenica molto musicale quella di ieri al
Dal Verme per il MiTo-SettembreMusica. Alle 15.00 il pianista
finlandese Olli Mustonen(foto), anche direttore dell'Orchestra di Padova
e del Veneto, ha interpretato prima
un raro P.Hindemith con I
quattro Temperamenti per pianoforte e orchestra d'archi e poi
il celeberrimo Concerto n.3 Op.37 di L.v.Beethoven;
alle 18.00 un gruppo cameristico di sei strumentisti alternandosi nei
brani in programma ha interpretato Debussy:
nella Chansons
de Bilitis era presente anche una voce recitante inconsueta
per il mondo musicale, quella dell'attrice Catherine Spaak. La maratona
è terminata con il concerto serale delle 21.00 che proponeva un omaggio
al compositore, pianista e didatta Marcello Abbado
con ben quattro brani in programma scritti di recente. Dei concerti
ascoltati segnaliamo l'ottima interpretazione del brano di Hindemith. Il
neoclassicismo hindemithiano dal sapore molto antico, specie nella parte
orchestrale, è stato ben rivelato da Mustonen che ha
centrato il bersaglio sia con un'ottima interpretazione pianistica che
con una direzione accurata. Meno convincente l'interpretazione del
concerto beethoveniano. Il classicismo del bellissimo concerto ci è
sembrato eccessivamente modernizzato dal tocco marcato e
frettoloso del pianista (ma il pianoforte era ben accordato?). Il
concerto serale è stato un omaggio all'ottantaduenne
compositore Marcello Abbado e i quattro
recenti brani proposti ci hanno
particolarmente soddisfatto. Dopo la Sinfonia
degli Arrivi (2006), evocazione della notissima Sinfonia
degli Addii haydniana - qui i musicisti entrano sul
palcoscenico uno alla volta ed è il
primo violino a emettere le prime semplici note che determinano
l'ossatura portante dell'interessante brano- abbiamo ascoltato due
rilevanti concerti per solista e orchestra: il Concerto
per arpa e orchestra d'archi (2003) e il Concerto
per flauto e orchestra (2002). Bravissime le soliste: l'arpista
triestina Maria Gamboz (nella foto) e la flautista croata Dive
Franetovic (foto), entrambe dedicatarie dei lavori. Molto valida la
ricerca timbrica operata da
Abbado: i solisti hanno dialogato con autorevolezza con i
validi strumentisti de I Pomeriggi
Musicali guidati dal bravissimo Vittorio Parisi. L'ultimo breve e
divertente brano in programma ha visto la presenza al pianoforte del
compositore stesso: l'Ostinato
sopra un ritmo della sinfonia del Signor Bruschino di Rossini, per
pianoforte, archi e percussioni (1994) ha concluso giocosamente la
bellissima giornata musicale. Pubblico entusiasta ma molti posti liberi
14
settembre
Cesare Guzzardella
Murray
Perahia per il MiTo in Conservatorio
Tra i numerosi appuntamenti programmati al MiTo,
il concerto tenuto ieri sera in Conservatorio dal pianista
Murray Perahia, nelle vesti anche di direttore d'orchestra, e dalla
notissima compagine orchestrale inglese Academy
of St.Martin in the Fields merita una maggiore attenzione.
L'impaginato prevedeva brani di J. Christian Bach, W.A.Mozart e J.S.
Bach. Dopo una poco nota Sinfonia
concertante di Bach figlio, ben interpretata dalla formazione senza
direttore, il livello interpretativo e la qualità musicale sono andate
in alto col bellissimo Concerto
n.17 in sol maggiore K453 di Mozart. Perahia ci ha rilevato un
Mozart classicissimo, di altissimo spessore anche nella parte
orchestrale. Il pianista, nato a New York, è uno dei massimi interpreti
dei concerti pianistici mozartiani e riesce a rendere ogni dettaglio
tecnico-timbrico con semplicitá e nitore espressivo attraverso
una evidente leggerezza di tocco ed un fraseggio raffinato
e colorito. Dopo l’intervallo abbiamo ascoltato un ottimo e classico
Bach con il Concerto in re
magg. per pianoforte ed
archi Bwv 1054 e
al termine ancora Mozart con una stupenda Sinfonia
n.38 “Praga” che ci
ha mostrato un Perahia bravissimo anche nella direzione orchestrale.
Grandissimo successo in una sala al completo.
12 settembre 2009 Cesare Guzzardella
Ultime repliche alla Scala per il balletto Sogno di una notte di mezza estate
Lunedi 14 settembre, con repliche il 15 e il 18, il Corpo di Ballo riprenderà le recite di Sogno di una notte di mezza estate, che vedrà in scena gli interpreti scaligeri che hanno già preso parte, con grande riscontro del pubblico, alle prime rappresentazioni. Per informazioni: www.teatroallascala.org
dalla redazione
Al Parenti Io
Hitler di Del Corno per il MiTo
Ieri sera al Teatro Parenti per il MiTo è stato rappresentato il nuovo lavoro di Filippo Del Corno: Io Hitler. La pièce tetrale, atto unico in 21 brevi scene, è nata dalla collaborazione del trentanovenne musicista milanese Del Corno (foto) con il romanziere Giuseppe Genna, autore del testo. Sul palcoscenico troviamo un unico attore nel ruolo di Adolf Hitler, il bravissimo Fulvio Pepe (nella foto in basso). L'azione teatrale, dalla durata complessiva di circa un'ora, racconta la vita del dittatore dal 1905 al 1933 e presenta una scena essenziale nella quale su di uno schermo vengono proiettate immagini e sequenze filmiche d'epoca sulle quali si sovrappone la realistica recitazione di Pepe. L'idea scenica, particolarmente originale, realizzata da Giovanni De Francesco e la valida regia di Francesco Frongia sono integrate in modo unitario dalle musiche gravi, incisive e ritmiche di Del Corno che con abiltà compositiva è riuscito a tradurre musicalmente il linguaggio retorico del dittatore. Molto bravi i musicisti dell'Ensemble Sentieri selvaggi diretti da Carlo Boccadoro nell'interpretare musicalmente l'azione scenica che trova un'avvincente riuscita soprattutto nel complesso del lavoro collettivo. Successo di pubblico in una sala al completo con una ampia rappresentanza di musicisti e giornalisti. Questa sera replica alle ore 21,00.
10
settembre Cesare Guzzardella
Viotti Festival di Vercelli
Giovedì 10 settembre 2009 (non sabato 12 come precedentemente comunicato) presso il Teatro Civico di Vercelli è in programma il secondo appuntamento del XII Viotti Festival 2009-2010. Protagonisti della serata - interamente dedicata alla musica da film e ai più grandi successi della canzone internazionale - saranno la voce del cantante cileno Oscar Feliu e il violino di Guido Rimonda, accompagnati dalla Camerata Ducale diretta per l'occasione da Luigi Abenante. Durante la serata sarà presentato al pubblico ed alla stampa il programma dei restanti appuntamenti del XII Viotti Festival.
2
settembre dalla redazione
Xian Zhang e la Sinfonica G. Verdi alla
Scala
Debutta al Teatro
alla Scala il
nuovo Direttore Musicale della Verdi Xian Zhang, che rinnova il tradizionale appuntamento di inizio stagione
della compagine sinfonica.Prima di tale ruolo, Xian Zhang ha ricoperto l’incarico
di “Associate Conductor” della New York Philharmonic (prima titolare
della “Arturo Toscanini Chair”) per tre anni, dopo essere stata
Assistant Conductor per un anno. Domenica 6 settembre alle ore 20.00 la
Verdi si esibirà in un concerto dal gusto tradizionale che coniuga
Beethoven e il Novecento, dei e marionette sentimentali “raccontate”
da Beethoven e Stravinskij. In programma l’ouverture dall’unico
balletto di Beethoven, Le creature di Prometeo ; a seguire, Petruška di
Stravinskij nell’edizione originaria del 1911 e, ancora di Beethoven,
la Sinfonia n. 7, che alla sua prima esecuzione nel 1813 ottenne un
enorme successo.
1 settembre La redazione
INAUGURAZIONE
DEL XII VIOTTI FESTIVAL -
CITTÀ DI VERCELLI 2009-2010
Sabato
1 agosto 2009 (ore 21 - ingresso libero), presso la Basilica di S.
Andrea in Vercelli, è in programma l’appuntamento inaugurale del XII Viotti Festival, stagione concertistica 2009-2010, organizzata
dal Comune di Vercelli “Istituzione Vercelli e i suoi eventi” in
collaborazione con l’Orchestra Camerata
Ducale e con il sostegno di Regione Piemonte Assessorati alla
Cultura e al Turismo, Provincia di Vercelli, Compagnia di San Paolo e
Fondazioni CRT e CRV. La suggestiva cornice
della Basilica di S. Andrea ospiterà il tradizionale concerto di S.
Eusebio, che quest’anno vedrà affiancarsi all’Orchestra Camerata
Ducale (nella foto) diretta da Guido Rimonda il grande baritono Renato
Bruson, uno fra i più grandi alfieri del belcanto italiano degli ultimi
cinquant'anni. Il pubblico del Viotti
Festival avrà così modo di poter apprezzare l'inconfondibile
bellezza della voce di Renato Bruson, unita alla sua non comune statura
artistica ed interpretativa, in un programma interamente sacro, cha a
pagine ben note (Ave verum corpus
di Mozart e Panis Angelicus
di Franck) accosta alcune gemme della produzione italiana di fine
Ottocento (Mascagni e Tosti). Di particolare rarità è il Tantum
Ergo di Francesco Paolo Tosti, pagina inedita tornata a nuova vita
artistica grazie all'instancabile attività di ricerca e scoperta di
Renato Bruson. A questo proposito l'Orchestra Camerata Ducale porge un
sentito ringraziamento all'Istituto Nazionale Tostiano di Ortona (CH)
per la gentilezza con la quale ha fornito il materiale orchestrale - a
tutt'oggi in attesa di pubblicazione - per l'esecuzione del brano.
A completamento della serata la Camerata Ducale eseguirà alcune pagine
strumentali nelle quali alcune «prime parti» dell'Orchestra saranno
impegnate in veste di solisti. Il flauto di
Maurizio Saletti sarà l'autentico protagonista della celebre Ouverture in si minore per flauto, archi e b. c. BWV 1067 di Johann
Sebastian Bach, mentre Guido
Rimonda (violino), Enzo Salzano (viola) e Daniele Bogni (violoncello)
eseguiranno la mozartiana Sinfonia
concertante in la maggiore per
violino, viola, violoncello e orchestra KV Ahn. 104 (320e), pagina di
rarissima esecuzione.
L'Orchestra Camerata Ducale dà quindi appuntamento al proprio pubblico
per il 12 settembre prossimo (ore 21.00 - ingresso libero) presso il
Teatro Civico di Vercelli per il secondo concerto della stagione
2009/2010. Nell'occasione sarà presentato a pubblico e stampa l'intero
calendario del XII Viotti Festival.
I più cordiali saluti e ringraziamenti,
Associazione Camerata Ducale.
Front Office ufficio Cultura Comune di Vercelli
Tel. 0161-596369 // 0161-596277
Associazione Camerata Ducale Tel.
011-755791
Il
Teatro Bol'Šoj di Mosca alla
Scala
Grandissimo
successo ieri sera al Teatro alla Scala per l'ultima replica e quarta
rappresentazione dell'Evgenij Onegin di Čajkovskij con l'Orchestra e il Coro del
Teatro Bol'Šoj di Mosca. L'ottima direzione di Alexander Vedernikov
(nella foto) ha messo ben in risalto le splendide musiche del Maestro
russo sottolineando anche le valide interpretazioni del cast vocale che
hanno trovato nella voce di Ekaterina Ščerbačenko, nel
ruolo di Tat'jana, il punto
di forza. Bravi anche Vjačeslav Sulimskij, Onegin, Margherita Mamsirova, Ol'ga,
Roman Šulakov, Lenskij,
Makvala Kasrašvili in Larina e
gli altri. L'ottima regia di Dmitri Tcherniakov meritava una scenografia
forse maggiormente diversificata nelle sette scene che formano il lavoro
di taglio tradizionale. Le ottime luci di Gleb Filshtinsky hanno
comunque dato spessore coloristico alla scena monotematica incentrata
attorno al grande tavolo ovale. Al termine, interminabili applausi in un
teatro al completo.
17 luglio
Cesare Guzzardella
Pink
Floyd Ballet
al Teatro alla Scala
Nei primissimi anni 70' ascoltavo anche la musica
"progressiva", soprattutto inglese,
e anche quella più psichedelica
e ricca di effetti dei Pink Floyd e non avevo ancora visto una
coreografia costruita su quella che per me allora costituiva la musica
di riferimento dove le influenze del rock, del jazz e della musica barocca
del '600 e del '700 si intravedevano. E' con un particolare uso
della tecnologia elettrica
che i Pink
Floyd sono entrati nella storia del Rock,
con quei lunghi suoni riverberati della chitarra di David Gilmour, con
quel colorismo dal sapore "sinfonico"
e, con quella ritmica ed espressività tutta inglese,
realizzarono i loro memorabili album che ancora adesso le nuove
generazioni ascoltano. Con le formidabili coreografie
del Pink Floyd Ballet ( foto di M. Brescia- Archivio
Scala) create da Roland Petite nel
1972 e poi potenziate nel corso degli anni con l'aggiunta di nuove parti
- brani aggiunti nel 1991 e nel 2004, la musica del gruppo trae un
ulteriore vantaggio. E' dalle "spaziali" musiche dei Floyd che
le coreografia sono nate e Roland Petit ha interpretato come meglio non
poteva le suggestive sonorità. Nella sesta rappresentazione scaligera
di ieri sera ancora una volta il teatro era al completo ed è curioso
evidenziare che l'età media del pubblico presente fosse almeno di
quindici anni più bassa. Non si può che elogiare il Corpo di ballo del
Teatro alla Scala che trova una stupefacente coralità espressiva in
tutte le 13 sequenze musicali ma che ha avuto anche momenti di singoli
trionfi con i solisti presenti in questa rappresentazione: Alessandro
Grillo, Marco Agostino, Antonella Albano, Riccardo Massimi, Emanuela
Montanari, Antonino Sutera, Mick Zeni, Luana Saullo, Marco Agostini,
Maurizio Licitra, Lara Montanaro, Matteo Gavazzi, tutti bravissimi.
Splendide le luci di Jean-Michel Désiré e straordinario anche
coreograficamente il bis che conclude l'ora e mezza di grande spettacolo
con la replica di One Of These Days dall'album Meddle. Grandissimo successo.
Repliche il 9 - 10 luglio.
8 luglio 2009 Cesare Guzzardella
Grande successo di pubblico al Teatro alla Scala
per l'Aida diretta da Daniel Barenboim, per la regia e le scene di
Franco Zeffirelli. La ripresa dell'opera di Verdi che aveva inaugurato
la stagione musicale del 1996-97 trova
il punto di forza nell'ottima direzione di Barenboim. Il direttore
unisce alla visione quasi sinfonica
dell'opera una capacità di penetrazione lirica di alto livello,
rispettando la vocalità dei singoli artisti e creando una sinergica
unità musicale anche con le splendide parti corali preparate dal
bravissimo Bruno Casoni. La compagine
canora, diversificata nelle differenti recite,
è stata, nella
rappresentazione ascoltata ieri, complessivamente solo di buon livello.
Ottima la voce
di Manon Feubel, una Aida
( Foto dall'Archivio Scala) particolarmente espressiva con bella
timbrica, chiara e dettagliata in ogni registro. Brava Anna Smirnova, Amneris;
teatralmente e vocalmente incisivo Juan Pons nel ruolo di Amonastro e ottimo anche Carlo
Cigni,
il Re; valida l'interpretazione di Giorgio Giuseppini, Ramfis, mentre di poco rilievo
il
Radamès
di Walter Fraccaro, una voce mancante di chiarezza e poco
voluminosa. Per la regia e le dorate scene di Zeffirelli si è tanto
parlato in passato e rivedendo, a otre due anni di distanza, le luminose
e sfarzose scene del primo e del secondo atto siamo più tolleranti e
comprensivi. Bravissimi i ballerini nelle
coreografie di Vassiliev con gli eccellenti Sabrina Brazzo, Andrea
Volpintesta e Flavia Vallone.Teatro al completo e pubblico
soddisfatto. Ricordiamo il cast delle
prossime repliche: Maria José Siri il 27 giugno e il
6 luglio; Anna Smirnova il 27 giugno e il 6 luglio; Luciana D’Intino
il 4 e l' 8 luglio; Walter Fraccaro il 6 luglio; Stuart Neill il 27
giugno; Salvatore Licitra il 4 e l'8 luglio.
26
giugno 2009
Cesare Guzzardella
Rudolf
Buchbinder per la
Società dei Concerti
Torna tutti gli anni
in Conservatorio il pianista austriaco Rudolf Buchbinder per la Società
dei Concerti e anche
ieri è stato accolto da un numeroso pubblico a conclusione della bellissima
stagione concertistica dell'importante Fondazione musicale
milanese. Buchbinder rappresenta uno dei vertici interpretativi del
pianismo classico mondiale e nel bellissimo concerto tenuto ieri sera
in Sala Verdi ha impaginato un programma alternando Haydn a
Beethoven e rivelando ancora le sue eccellenti qualità
d'interprete. L'interiorizzazione totale di ogni dettaglio
musicale è frutto di un assimilazione straordinaria del mondo musicale
classico, soprattutto tedesco
e austriaco. Esaustiva la scelta dei
brani presentati: dal primo Beethoven
con la Sonata n.1 in fa min. Op.2 n.1,
all'ultimo Haydn con la Sonata
in mi bem. HobXVI/52, dalla Sonata
in fa magg.Hob XVI/23 ancora di Haydn, alla Sonata
n.3 in Do magg. Op.2 n.3 del
maestro di Bonn, tutti eseguiti con
grande espressività, varietà di tocco, sottolineando l'intreccio di
tutte le linee melodiche e con una classicità interpretativa tipica dei
grandi interpreti austriaci. Grande successo di pubblico al termine e
due i bis concessi con il finale della Patetica
e lo Scherzo dall'Op.31 n.3, sempre di Beethoven. Da ricordare
18
giugno Cesare
Guzzardella
Il
pianista Louis Lortie per le Serate Musicali
Torna puntualmente ogni anno alle Serate
Musicali il pianista canadese Louis Lortie. Variegato il
programma presentato ieri sera in Sala Verdi con brani di Schumann,
Chopin e Ravel. La vittoria nel 1984
del Concorso Internazionale Busoni ha dato l'avvio alla carriera
solistica dell'ottimo pianista portandolo nelle sale da concerto più
prestigliose. Di Schumann abbiamo ascoltato
i Nachtstüke Op.23 e i Phantasiestüke
Op. 111 e di Chopin la nota Sonata
n.2 in Si bem. Min. Op.35. Lortie possiede una tecnica
perfetta ma a nostro avviso non in completa sintonia con il mondo del
primo romanticismo dei due grandi compositori.
Ottimo il livello interpretativo ma mancano quelle timbriche piene di
passionalità che i grandi interpreti romantici ci
hanno rivelato. Di tutt'altro
valore il brano che ha concluso il
programma: Gaspard de la nuit
di Maurice Ravel. In questo caso abbiamo ascoltato
un'interpretazione di eccellente qualità. Le sonorità leggere e
misurate e i contrasti timbrici che rimandano ad infinite impressioni
e suggestioni musicali,
rivelano l'affinità di Lortie con la
musica del primo Novecento di Ravel restituita
con una espressiva
e raffinata interpretazione. Splendido
l'incisivo
e luminoso bis da Petruska
di Igor Stravinskij, anche questo eseguito
sull'ottimo Gran coda Fazioli.
Successo di pubblico.
16
giugno
Cesare Guzzardella
A
Midsummer Night's Dream alla
Scala
Continuano al Teatro alla Scala le repliche
dell'opera di Benjamin Britten A
Midsummer Night's Dream, lavoro scritto
dal grande compositore inglese nel 1960 e
tratto dalla commedia di Shakespeare su libretto di Britten e
Pears. Nell'aprile
del 1961 l'opera in tre atti
ebbe anche un
allestimento nella sala del
Piermarini con la direzione di Nino Sanzogno
e in quell'occasione ottenne
un grande successo. La valida messinscena
(foto da Archivio Scala) di questi giorni vede la regia di Robert
Carsen, le scene e i costumi di Mchael Levine e la direzione musicale di
Sir Andrew Davis. Carsen aveva già
presentato l'opera nel 1991 in occasione del Festival di Aix-en-Provence
ma negli ultimi anni ha modificato la messinscena rendendola ancora più
fantasiosa e ricca di colori. Valido il cast vocale con una splendida ed
espressiva Rosemary Joshua nel ruolo di Tytania,
un buon David Daniels con una voce da controtenore poco voluminosa ma
chiara nel ruolo di Oberon, un teatrale Emil Wolk, molto divertente nel ruolo del
folletto Puck,
molto bravi anche Gordon Giez, David
Adam Moore, Deanne Meek, Erin Wall rispettivamente in Lisander,
Demetrius, Hermia ed Helena. Tra il divertente gruppo degli artigiani segnaliamo almeno
la voce piena ed intensamente espressiva di Matthew Rose nel ruolo di Nick
Bottom. Un plauso al bravissimo coro di voci bianche della Scala e
del Conservatorio preparato da Alfonso Caiani che nell'opera ha un ruolo
di primaria importanza. Ottima la direzione
di Sir Andrew Davis che ha ben evidenziato i bellissimi e
personali colori musicali di Britten, musicista che in Italia
meriterebbe una maggiore frequentazione. Grande successo di pubblico.
Prossime repliche il 13-15-17 giugno.
12
giugno
Cesare Guzzardella
Paul
Badura-Skoda per la "Società
dei Concerti"
Doveva esserci Olga Kern la brava e bella
pianista ascoltata spesso alle serate della Società
dei Concerti, ma un' improvvisa influenza ha costretto la
società concertistica milanese ad una subitanea sostituzione
e il cambio fortuito ha dato la possibilità al numerosissimo pubblico
intervenuto in Sala Verdi di ascoltare il grandissimo viennese Paul
Badura-Skoda. Quasi ottantadue anni portati benissimo per un pianista
che segue in modo splendido la
tradizione interpretativa classica che ha in
Edwin Fischer il principale riferimento. Oltre
sessanta anni di carriera rivelano in modo indelebile la carriere di
questo grande artista che ancora oggi mantiene una freschezza
interpretativa unica. Il programma riservava tre capolavori, nonché
traguardi dell'interpretazione pianistica: l'ultima Sonata composta
rispettivamente da F.J. Haydn, da L.v.Beethoven e da F. Schubert,
rispettivamente nel 1798, nel 1822 e nel 1828. Mirabili le
interpretazioni di Badura-Skoda. La chiarezza melodica definita da un
luminoso suono nel complesso intreccio armonico, caratterizza
l'avvincente interpretazione del viennese. Anche il Beethoven più
difficile e complesso, quello appunto della Sonata
in Do min. Op.111, quello più ricco di contrasti armonici e di
arditezze timbriche e d'invenzione ,
è stato ottimamente interpretato. Tutto viennese poi
l'equilibrio sonoro e l'approccio della bellissima Sonata
in Si bem. Magg. D.960 di Schubert: profondamente espressivo l'Andante
sostenuto e strepitosi lo Scherzo
e l'Allegro vivace finale. Una
esecuzione raffinata e trasparente per un pianista che ci auguriamo
tutti superi i cent'anni di vita per poterlo ancora ascoltare ed
apprezzare. Due i bis
concessi: alcuni valzer di Schubert e una mazurca di Chopin. Grandissimo
successo. Da ricordare
11
giugno Cesare
Guzzardella
Grande successo per Lang Lang alla Scala
Lang Lang, pianista cinese tra i più richiesti
sulla scena mondiale, ha tenuto ieri sera un recital pianistico al
Teatro alla Scala impaginando un programma particolarmente variegato:
Schubert, Bartók, Debussy e Chopin. Nella prima parte della serata
abbiamo ascoltato la Sonata
in la magg. D. 959 di F. Schubert, composta
nell'ultimo anno di vita del compositore e autentico capolavoro di
equilibrio musicale e di invenzione melodica. Lang Lang è riuscito a
penetrare l'anima di Schubert in profondità donandoci una
interpretazione di altissima qualità,
definita da timbriche
con sfumature coloristiche ben dosate e una chiarezza espressiva
avvincente anche nell'uso dei pianissimo. La tendenza riflessiva
del pianista si è rivelata anche nel bellissimo Andantino. Cambio di
registro dopo l'intervallo con la Sonata
di Béla Bartók, lavoro del 1926 ricco di arditezze ritmiche ed
armoniche. Valida l'interpretazione di Lang Lang, capace di variare il
flusso sonoro passando dalla viscerale percussività dell'Allegro
moderato iniziale al più morbido e pensoso Sostento e pesante centrale, al folcloristico e ritmico Allegro
molto, reso particolarmente bene in ogni dettaglio. Ampia la
selezione scelta nei successivi Préludes
di C. Debussy con quattro brani dal primo libro e tre dal secondo. Il
Debussy di Lang Lang è molto particolare. La dilatazione dei tempi e la
sua visione "orientale" ben si addicono alla musica del
francese. I suoni diventano molto leggeri, i pianissimo quasi
impercettibili, come nelle note della celebre La
cathédrale engloutie. Da segnalare l'originale gestualità che
completa il suo modo di interpretare Debussy come nel grazioso Minstrels
dal sapore un po' americano o nel coloristico ed effetistico
Feux d'artifice.
L'originalità dell'interpretazione merità ulteriori approfondimenti di
ascolto. Il programma ufficiale terminava con la celebre
Polacca Op.53 "Eroica" di F. Chopin. L'interpretazione giocata su una
sicurezza esecutiva forse eccessiva non è stata all'altezza degli altri
brani ascoltati. Due i bis proposti, un brano popolare cinese, leggero
ma intensamente espressivo e il noto Studio Op.25 n.3 di Chopin
ben interpretato. Grandissimo successo e strette di mano al pubblico
delle prime file in un teatro al completo.
8 giugno Cesare Guzzardella
Vladimir
Ashkenazy e la UECO per la Giornata Mondiale dell'Ambiente
Ieri sera Vladimir
Ashkenazy ha diretto la United
Europe Chamber Orchestra in Conservatorio in occasione della "Giornata
Mondiale dell'Ambiente". Il
programma, introdotto da Joachim Gretz
-ingegnere esperto di energia e ambiente- , prevedeva
musiche di Mendelssohn e Mozart e insieme alla
valida Orchestra della UECO sono saliti sul palco i pianisti Massimo
Palumbo e Vovka Ashkenazy, primogenito del celebre pianista-direttore,
la violinista Suela Mullaj ed il
soprano Eun-Hye Shin. Il concerto è stato introdotto dall'Ouverture La
bella Melusina Op.32, pagina
sinfonica di estrema freschezza ottimamente interpretata da Ashkenazy
senior. Il secondo brano
mendelssohniano ha messo in rilievo le qualità solistiche di
Suela Mullaj e di Massimo Palumbo, entrambi
fondatori otto anni orsono della UECO. Il
Concerto in Re min. per violino e pianoforte e orchestra è
infatti una composizione ricca di idee
musicali, con un lungo Allegro iniziale,
nella quale il duo cameristico ha un ruolo
preminente, mentre l'orchestra, dopo una rilevante introduzione, ha
una funzione d'appoggio. La secondo parte del concerto ha inizialmente
messo in risalto le ottime
qualità interpretative del soprano Eun-Hye Shin che si è rivelata
attraverso tre splendide arie mozartiane: Vado,
ma dove?, Conservati fedele
e Chi sa, chi sa, qual sia.
Gran finale con il delizioso Concerto
per due pianoforti n.10 in Mi bem. Magg. K. 365 del Maestro
salisburghese che ha evidenziato la perfetta sintonia dei solisti Vovka
Ashkenazy e Massimo Palumbo,
entrambi raffinati e precisi interpreti, e l'equilibrata direzione del
grande Ashkenazy. Grandissimo successo di pubblico e omaggi floreali a
tutti gli interpreti.
6 giugno
Cesare Guzzardella
Rizzi,
Dindo e Ceccato all'Auditorium per il ciclo Brahms
Questa sera ultimo concerto sinfonico per
l'Orchestra Sinfonica Verdi diretta Aldo Ceccato per il ciclo Brahms,
uno degli «eventi» della stagione classica di quest'anno che vede sul
palco dell'Auditorium alcuni
tra i massimi interpreti italiani. Ieri sera nel terzo
appuntamento abbiamo ascoltato il Concerto
per violino, viloncello e orchestra in La min. Op.102, ultimo
lavoro sinfonico del musicista di Amburgo, con due solisti di primo
ordine, Marco Rizzi ed Enrico Dindo. Dopo
la splendida interpretazione del più noto concerto per violino di
alcune sere orsono, ritroviamo Rizzi duettare con Dindo, uno dei più
prestigiosi violoncelli della scena internazionale. Ottima
la direzione di Ceccato e l'equilibrata intesa
con i solisti. Al termine un bis splendido con una trascrizione per
violino e violoncello di una Passacaglia di Händel-Halvorsen
eseguita in modo superlativo con
energia, passione e intesa perfetta. Pubblico entusiasta ed ovazione
finale. La
Sinfonia n.4 in Mi min. Op.98 concludeva
la serata. Ancora una volta Ceccato ci è apparso un direttore che
trova in Brahms un sicuro riferimento
interpretativo. Attraverso una gestualità essenziale ha trasmesso
all'ottima Verdi ogni minimo dettaglio tecnico-espressivo. Grande
successo e sala al completo. Questa sera per il
Concerto n.2 Op.83 troveremo solista al pianoforte l'ottimo
Benedetto Lupo. Seguirà
la Sinfonia n.2 Op.73.
4 giugno C.G.
Aldo Ceccato e Marco Rizzi con la
Verdi all’Auditorium
Ieri sera all'Auditorium
milanese secondo dei quattro concerti previsti per la Sinfonica
Verdi diretta da Aldo
Ceccato e dedicati all'integrale sinfonica
di J. Brahms. In
programma il celebre Concerto
in Re magg. per violino e orchestra Op.77 e la
Sinfonia N.3 in Fa magg. Op. 90. Violino
solista un eccellente Marco Rizzi. Vincitore di alcuni tra i più
importanti concorsi internazionali come ad esempio il
Cajkovskij di Mosca, Rizzi, coadiuvato dall’ ottima direzione di
Ceccato, ha espresso qualità interpretative
di altissimo livello, sia per la sicurezza tecnica ed espressiva
dimostrate con il sonoro Guarneri del Gesù, sia per l' approccio
estetico scelto, in perfetta sintonia con un Brahms profondo quale
quello di Ceccato. Il
rigore formale della suo modo espressivo e la perfetta interiorizzazione
dello stile brahmsiano hanno reso memorabile questa interpretazione
specie nel corposo Allegro non
troppo iniziale e nell'Allegro
giocoso finale. Perfetta l'intesa con il direttore che ha in Brahms
uno dei musicisti prediletti. Bellissimi i due bis concessi da Rizzi,
con un Bach di una eleganza stupefacente. Dopo l'intervallo è stata
eseguita una delle sinfonie brahmsiane più celebri, la Terza.
Interpretazione chiara ed espressiva con una Orchestra Verdi avvincente
soprattutto nei due movimemti conclusivi. Bravissimi tutti i solisti che
come sempre si esprimono benissimo quando hanno un direttore
all’altezza come l’esperto e valente Ceccato. Prossimi concerti
brahmsiani il 3 e il 4 giugno
30 maggio
Cesare
Guzzardella
Assassinio
nella cattedrale alla
Scala
Continuano fino al 12 giugno al Teatro alla Scala
le repliche dell'opera lirica di Idebrando Pizzetti Assassinio
nella cattedrale dal dramma di T.S. Eliot. La messinscena
nella nuova produzione scaligera vede
la regia, le scene e i costumi di Yannis Kokkos (foto di M.
Brescia-Archivio Scala) e la direzione musicale di Donato
Renzetti. Pizzetti, nato a Parma nel 1880,
appartiene, insieme a Casella, Malipiero, Respighi e non molti altri,
alla generazione dell'Ottanta, e insieme agli illustri colleghi ha
contribuito ad orientare la cultura musicale della prima metà del
Novecento in senso italiano, soprattutto attraverso la sua feconda
produzione lirica. Autore
di molte opere spesso dimenticate, ha trovato come compagno di lavoro
Gianandrea Gavazzeni, grande direttore scaligero che ha creduto molto
nelle sue qualità di musicista portando nel teatro di Piermarini, in
prima esecuzione, numerosi suoi
lavori e tra questi, nel 1958, Assassinio nella cattedrale. Il Teatro
alla Scala nel centenario dalla nascita del Maestro Gavazzeni ha pensato
di riportare sulla scena l'opera di Pizzetti che mancava da Milano dal
1969. Le rappresentazioni, fino ad ora hanno ottenuto un grande successo
di pubblico. Valide la regia e l'austera scenografia del greco Kokkos
unitamente alla equilibrata direzione di Renzetti e alla splendida
coralità supportata da Bruno Casoni. L'ottimo cast vocale ha trovato
nella espressiva voce di Tommaso Furlanetto, nel ruolo di Tommaso Becket, il suo punto di forza. Interessante la tradizionale ma personale
musica pizzettiana che ha nella
evidente teatralità una sua significativa ragione di essere. Prossime
repliche il 29 maggio e l'1-5-8-12 giugno.
28 maggio C.G.
TRITTICO
NOVECENTO alla Scala
Jiří Kylián, geniale coreografo praghese, vincitore di premi
prestigiosi e insignito in questi anni di alte onorificenze in Olanda,
Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, ideò il balletto Bella Figura, il
primo del Trittico, nel 1995, su musiche di Foss, Pergolesi, Marcello,
Vivaldi e Torelli. Il titolo, in italiano, richiama il doppio
significato dell’espressione: bel corpo, bella “presenza”, oppure
capacità di risolvere bene una situazione problematica e di mostrarsiag
li altri in modo positivo, vincente. Il balletto è straordinario: i corpi
dei ballerini (foto di M.Brescia-Archivio Scala) si muovono utilizzando
ogni muscolo e articolazione delle braccia, delle gambe e della schiena
con apparente facilità, seguendo la musica in fusione con essa,
avvolgendosi nel sipario, richiudendosi tra le membra, in una nascita e
rinascita continua. Il balletto inizia nel silenzio e si conclude nello
stesso modo, invitando lo spettatore alla meditazione. I corpi sono
avvolti da calzamaglie color carne, oppure in bianco, in nero, o in
rosso, o a torso nudo – uomini e donne, uguali nella loro sensuale
fisicità - con vaporose gonne rosse, colori che ricordano tuniche di
monaci e riti religiosi. Lo Stabat Mater accompagna i danzatori come se
nuotassero nell’aria, che viene pervasa da un raffinatissimo erotismo.
Si deve invece tornare a ottant’anni fa (1928) per la prima assoluta a
Parigi del secondo balletto del Trittico, l’Apollo di George
Balanchine, che aveva lavorato in stretta collaborazione con
Igor’Stravinskij, autore delle musiche. Il coreografo riuscì a
interpretare e condividere gli aspetti formali della musica di
Stravinskij, creando un balletto “neoclassico” – nel senso datogli
dal grande compositore - che ebbe grande successo. Il titolo originario
era Apollon musagète: fu lo stesso Balanchine a semplificarlo,
cinquant’anni dopo, insieme a una serie di modifiche, sia
scenografiche che di costumi, che spogliarono il balletto di alcuni
aspetti narrativi rendendolo più astratto. Il mito di Apollo ispira una
grande celebrazione della musica e della danza: il bellissimo pas de
deux del dio e dell’eletta musa Tersicore ne segna il culmine
simbolico. A chiudere il Trittico, Voluntaries, su musica di Francis
Poulenc (Concerto per organo, archi e timpani, del 1938) presentato nel
1973 da Glen Tetley, coreografo statunitense scomparso ottantenne due
anni fa. E’ un balletto splendido, che segue la struttura del
magnifico concerto e porta lo spettatore in una dimensione quasi
cosmica, in uno spazio-tempo di luce pura, note musicali e corpi
danzanti in sintonia con la creazione dell’universo, con la vita e con
la morte. Molto applauditi gli interpreti e tutto il corpo di ballo del
Teatro alla Scala, insieme al Direttore Marcello Rota. Ultima
replica sabato 23 maggio.
22 maggio 2009
Anna Busca
Christian
Zacharias e la Verdi in Auditorium
Ieri sera all'Auditorium
milanese, sul podio dell'Orchestra Sinfonica Verdi abbiamo
trovato Christian Zacharias, eccellente pianista tedesco,
vincitore di importanti Concorsi Internazionali: quello di Ginevra nel
1969, il Van Cliburn nel 1973 e il Ravel di Parigi nel 1975. Nel 1992 ha
debuttato come direttore d'orchestra
e da allora alterna le due attività, spesso espletate
contemporaneamente come nel bellissimo Concerto -il
n.22 in Mi bemolle magg. per pianoforte e orch. K.482
- di W.A. Mozart che ha introdotto la serata. Di
grande qualità la resa interpretativa sia pianistica che direttoriale.
Zacharias appartiene a quella rara categoria di interpreti, e sono
veramente pochi, che eccellono sia come solisti che nella direzione
d'orchestra. Nel concerto mazartiano, ma anche nel brano successivo,
Sei danze tedesche D820 di F. Schubert, eseguite prima al pianoforte
(in fuori programma) poi con la mirabile orchestrazione di Anton Webern,
abbiamo ritrovato un pianista-direttore che riporta tutta la bellezza
estetica dell'interpretazione solistica -molto viennese, fatta di tenue
e raffinate sfumature - anche nell'orchestra. Dobbiamo pure constatare
che la Sinfonica Verdi ha perfettamente acquisito gli insegnamenti di
Zacharias suonando benissimo e dimostrando di essere una splendida
orchestra, molto duttile che con i grandi direttori alza immediatamente
il suo livello interpretativo. Bellissima anche la Sinfonia
n. 6 in Do magg. D 589 "La Piccola" di Schubert che ha
concluso il concerto. Grandissimo successo di pubblico.
22 maggio Cesare Guzzardella
La violinista
Shoji in Stravinskji e un raro Respighi all'Auditorium
L'ultima replica nel concerto domenicale dell'Auditurium ha visto ieri sul
podio della Sifonica Verdi il direttore Francesco Maria Colombo. In
pragramma brani del primo Novecento di Stravinskij e di Respighi. Il Concerto per Violino e Orchestra in Re
maggiore è un lavoro in stile neoclassico del compositore
russo scritto nel 1931 e rilevante anche per l'ottima scrittura del
violino solista. La violinista giapponese Sayaka Shoji, ottima
interprete, ha espresso determinazione nell'eseguire i notevoli
virtuosismi dei quattro movimenti del concerto. Il timbro incisivo ed
espressivo del violino è stato sostenuto anche dall'ottima direzione di
F.M.Colombo. Ricordiamo che la Shoji è stata l'artista più giovane a
vincere nel 1999 il prestigioso Premio Paganini di Genova e vanta
collaborazioni con le maggiori orchestre internazionali.
Splendido il brano bachiano proposto come bis. Dopo l'intervallo
abbiamo ascoltaro una rarità assoluta di Ottorino Respighi: Belkis Regina di Saba . La coreografia in sette quadri musicata dal
compositore romano nel 1931, andò in scena al Teatro alla Scala nel
gennaio del '32 e ottenne un grandissimo successo anche per lo sfarzo
scenografico della messinscena. Da allora le musiche che accompagnano il
lavoro coreografico non sono state più eseguite in modo completo. Gli
oltre ottanta minuti di danze prevedono nel primo e quarto quadro
l'intervento di una voce narrante, ieri sostenuta dal bravo Roberto
Corona, di un coro, e nel sesto quadro di una voce da mezzosoprano. Le
bellissime danze, oltre dodici, e gli altri momenti musicali che si
succedono nell'interessante lavoro respighiano ci rivelano le
caratteristiche peculiari della musica del compositore che oltre ad una
capacità di orchestrazione eccellente ha un modo di melodiare e di
colorare la musica molto personale e riconoscibile per la sua
traparenza, anche se in alcuni frangenti risultano evidenti le influenze
di alcuni compositori del passato o a lui contemporanei come Rimskij-Korsakov
o Igor Stravinskij. Molto valide la direzione di F.M.Colombo, la parte
corale preparata da Erina Gambarini e, per bellezza timbrica, la voce
solista della novarese Manuela Custer. Grandissimo successo di pubblico.
18 maggio
Cesare Guzzardella
Francesco
e Vincenzo De Stefano in Conservatorio per le Serate
Musicali
Sono molto bravi
i gemelli calabresi Francesco e
Vincenzo De Stefano, pianisti da sempre, con un diploma a quindici anni
e una serie sterminata di vittorie in decine di concorsi interrnazionali. A soli
ventitre
anni hanno suonato in mezzo mondo e finalmente abbiamo avuto modo di
ascoltarli nel concerto organizzato da Serate
Musicali di fronte ad un pubblico non numeroso ma sicuramente
preparato. Il programma, molto impegnativo, prevedeva musiche per due
pianoforti di Liszt, Rachmaninov, Lutoslawsky e Ravel. Brani noti come
le Reminiscenze dal Don Giovanni e
la Parafrasi
dal Rigoletto di Liszt
(nell'ottima trascrizione per due pianoforti di A.Gottlieb), le Suite n.1 Op.5 «Fantasie Tableaux» -con
i movimenti anticipati dalla lettura di brevi poesie di grandi autori
russi- e la Suite
n.17 Op.2 di Rachmaninov,
La Valse di Ravel; brani meno frequentati come le
bellissime Variazioni su un tema
di Paganini di Witold Lutoslawski. Quello che subito stupisce
ascoltando i due pianisti, uno con i capelli corti e dalla presenza
scenica più estroversa e l'altro con i capelli molto lunghi e con
atteggiamento più introverso, è la perfetta intesa musicale definita
da una sincrona scansione ritmica del flusso sonoro che sembra provenire
da un unico interprete. Avvincente il modo di melodiare, delicato ed
espressivo, e l'evoluzione dinamica e agogica del fraseggio. Ottime
tutte le non facili interpretazioni, espressione di quel virtuosismo
musicale pianistico che trova in Liszt il primo grande innovatore e in
Ravel, grande colorista, e soprattutto in Rachmaninov, degni
continuatori. Splendidi i due bis proposti: Fast
Lane, un frizzante brano jazz del tedesco Marcel Bergmann e una danza ungherese a quattro mani di Brahms. Grandissimo
successo per i due gemelli-pianisti che speriamo di riascoltare
al più presto.
16
maggio
Cesare Guzzardella
Massimiliano Ferrati al Teatro Coccia di Novara
Il pubblico, ridotto ma affezionato, della
Stagione concertistica da Camera di Novara, ha potuto ascoltare per la
prima volta (se non andiamo errati) il pianista Massimiliano Ferrati,
nel concerto del 13 maggio, al Teatro Coccia. Trentanovenne di Adria,
dopo essersi diplomato presso il Conservatorio della sua
città, Ferrati ha proseguito gli studi con Maestri come P.Badura-Skoda
e M. Perticaroli, affermandosi in importanti concorsi pianistici
internazionali, quali il Busoni e il Rubinstein di Tel Aviv. A
Novara ha presentato un programma accattivante, impaginato come
una sorta di esemplificazione dello sviluppo delle forme pianistiche
nella musica europea fra ‘700 e ‘800: Haydn
con l’Andante e Variazioni in Fa minore Hob XVII n. 6;
Beethoven di cui Ferrati ha suonato la sublime Sonata n. 32 in do
minore op.111; Mendelssohn (6 Romanze senza parole op. 19);
Chopin con la sempre affascinante Sonata n. 3 in si minore op. 58.
Il nostro giudizio sull’esecuzione di Ferrati è di
più che convinto apprezzamento: di lui ci sono piaciute molto la
musicale fluidità e la nitida pulizia formale nell’approccio alla
pagina, unite ad una notevole duttililità interpretativa, capace di
adagiarsi nelle aggraziate melodie ancora settecentesche di Haydn, come
di dare voce alle ansie romantiche del moto perpetuo di crome della
romanza mendelssohniana n. 5 op. 19 o all’intreccio di intensa
contabilità e scintillante virtuosismo proprio della scrittura
chopiniana, resa con notevole espressione emotiva. Confessiamo che
attendevamo con particolare interesse Ferrati al varco dell’op. 111,
vero banco di prova per un pianista, per la stupefacente poliedricità
del linguaggio musicale, propria del Beethoven del ‘terzo stile’.
Qui il pianismo dinamico di Ferrati si è brillantemente confermato, fin
dall’apertura quasi rissosa con le continue fratture ritmiche e certe
coloriture improvvise di dolcissima musicalità, rese al meglio
dall’esecutore. Perfette la padronanza tecnica della complessa
scrittura contrappuntistica, la vocalità interiore della pura melodia
dell’arietta, la sapienza vellutata del tocco nelle
Variazioni finali, con il loro rutilante gioco di trilli. Chi ha
avuto la fortuna, nella vita, di ascoltare un’ esecuzione
beethoveniana di Badura
Skoda avrà qui riconosciuto un suo degno allievo! Lunghi e calorosi gli
applausi, dopo il bis di rito, un Notturno di Chopin.
15 maggio Bruno Busca
Presentata al Dal Verme la 65°Stagione de I
Pomeriggi Musicali
E' stata presentata
ieri al Dal Verme la Stagione 2009-2010 dei Pomeriggi
Musicali alla presenza di autorità politiche del Comune, della
Provincia e della Regione. Il nuovo direttore artistico, M.tro Ivan Fedele,
stimato compositore tra i più eseguiti in Europa,
ha illustrato le caratteristiche della nuova stagione musicale
che riserva una importante novità per quel che riguarda la musica
contemporanea. Una sezione di sei concerti con brani di quasi tutti
autori viventi denominata Koiné, curata integralmente da Fedele, viene
inserita nel programma di concerti che inizieranno
il 29 ottobre e termineranno il 22
maggio. Di primo livello gli interpreti partecipanti
con concertisti quali Leshenco,
Larsson, Lucchesini, Segre, Zimmermann e molti altri. Nella rassegna di
musica contemporanea segnaliamo la presenza di affermati compositori:
Boulez, Donatoni, Carter, Adams, Romitelli, Solbiati, Francesconi,
Bertrand, Delahoche, Momi, Rivas, Zappa e tanti altri. Direttore stabile
il M.tro Antonello Manacorda. Si preannuncia una stagione di grande
qualità. Per maggior informazioni: http://www.dalverme.org/pomeriggi.php
15
maggio
Cesare Guzzardella
Perényi
e Schiff in duo per la Società
del Quartetto
Suonano spesso insieme il violoncellista Miklós
Perényi e il pianista András Schiff, entrambi ungheresi di Bedapest.
Hanno all'attivo, in duo, importanti incisioni discografiche spesso
premiate come le Sonate per violoncello
e pianoforte di L.v. Beethoven incise nel 2004 e premiate con il Cannes
Classical Award 2005. Ieri sera si sono incontrati per uno splendido
concerto organizzato dalla Società
del Quartetto proponendo, al numeroso pubblico intervenuto in Sala
Verdi, un riuscito programma che alternava tre Sonate per violoncello e pianoforte di J.S. Bach (n.1-3-2)
alla Sonata n.1 in Mi min. Op.38 di J. Brahms e a quella n.3
in La magg. Op. 69 di L.v. Beethoven. Di rilievo l'equilibrio che si
è sviluppato nel corso delle esecuzioni: ma quando due grandi suonano
insieme, spesso il risultato è eccellente. In effetti lo stile
di Schiff che ha nel misurato equilibrio delle parti, nella
bellezza melodica e nella riflessiva espressività le migliori qualità,
si è ben sposato con il melodioso e dolce violoncello di
Perényi. Insieme hanno realizzato una esecuzione riflessiva, mai
frettolosa,
della sonata brahmsiana
interpretata con un andatura più lenta di quelle cui siamo abituati. I
due artisti ci hanno anche fatto ascoltare un ottimo Bach e una stupenda
Sonata di Beethoven resa con stupefacente nitore espressivo da entrambi.
Ultimo regalo un super-bis: le Variazioni
su un aria dal Flauto Magico di Mozart , ancora di Beethoven. Da
manuale. Grandissimo successo.
13 maggio
Cesare Guzzardella
Leonard Slatkin all'Auditorium milanese
Torna spesso il direttore statunitense Leonard
Slatkin all'Auditorium milanese alla guida dell Orchestra Sinfonica
Verdi e, nella replica di ieri
pomeriggio,
ha riproposto l'ottimo impaginato che
nella prima parte prevedeva
autori americani molto vicini alla sua cultura musicale: Bernstein,
Corigliano e Barber. Del
più noto, musicista e grande direttore
d'orchestra, Leonard Bernstein (1918-1990) abbiamo ascoltato la
celebre Ouverture dall'opera Candide.
Brano spesso inserito autonomamente
nei programmi da concerto, riassume in maniera esemplare i temi
principali dello splendido lavoro lirico. Molto rapida e scintillante la
direzione di Slatkin. Elegy for
Orchestra del newyorkese John
Corigliano (1938) è una breve composizione sinfonica
- circa sette minuti - scritta
nel 1966 che riassume le modalità
compositive di Corigliano. Legato
agli insegnamenti di Copland, Barber, Piston,
ecc. trova nell'uso della tonalità, nello stile di scrittura
neo-romantico e nell'esemplare capacità di orchestrazione,
ricca di scintillanti sonorità, alcune
caratteristica della personale scrittura.
Ricordiamo che Corigliano è un anche un affermato autore di colonne
sonore. Ottima la resa
interpretativa. Con la Sinfonia
n.1 Op.9 di Samuel Barber (1910-1981) siamo arrivati al brano più
impegnativo della prima parte del concerto. In un unico movimento, la
Sinfonia di Barber, prima delle due composte, è un lavoro del 1936
dedicato a Gian Carlo Menotti, grande amico del compositore. Il brano rivela
abilità orchestrale nel definire la molteplicità dei temi presenti nel
lavoro. Ache Barber è importante, insieme a Copland, Bernstein e pochi
altri, per avere consolidato un linguaggio che partendo dalla tradizione
europea trova caratteri riconoscibili tipicamente americani. Piena di
energia l'interpretazione di Slatkin e dell'ottima orchestra. Dopo
l'intervallo abbiamo ascoltato una valida interpretazione della Sinfonia
n.8 in Sol. Magg. di A. Dvoràk . Grandissimo successo di pubblico.
11
maggio
C.G.
Shlomo Mintz
e la Camerata Ducale di Torino al Teatro Civico di Vercelli
Un grande solista e direttore d’orchestra: Shlomo Mintz; un’ottima
orchestra, la Camerata Ducale di Torino, per l’occasione integrata da
strumentisti del Regio e dell’Orchestra della Rai; una musica di
intramontabile bellezza, quella di Mendelssohn-Bartholdy. Questi gli
ingredienti con i quali la benemerita associazione
Festival Viotti di Vercelli, ieri sera 9 maggio al Teatro Civico, ha
confezionato il bellissimo concerto conclusivo della stagione 2008-2009,
unendosi alle celebrazioni del duecentesimo anniversario mendelssohniano, in corso un po’ ovunque in Italia. Il programma
proponeva tre gemme tra le più celebri di quel prezioso tesoro che è
l’opera del compositore amburghese: l’Ouverture “Ein Sommernachtstraum” op. 21, il Concerto in mi minore per
violino
e orchestra op.61 e infine la Sinfonia n. 3 in la minore
“Scozzese”op. 56. L’esecuzione offerta è stata semplicemente
esemplare: ci ha, ancora una volta, positivamente sorpreso
la Camerata Ducale, complesso che meriterebbe di essere conosciuto più
di quanto non sia nel nostro distratto Paese. Pur misurandosi con un
programma inconsueto nel suo repertorio (che privilegia la musica del
‘700, in particolare italiana, Viotti in primo luogo), la compagine
torinese ha saputo sposare perfettamente la limpida grazia del
linguaggio musicale a lei più familiare con l’ispirazione romantica
delle composizioni mendelssohniane, dall’atmosfera incantata e
fiabesca del Sogno shakespeariano alla dolorosa malinconia
dell’Allegretto non troppo del Concerto, all’esultante crescendo
dello sviluppo del primo tempo della sinfonia. Perfettamente
sincronizzata nei diversi reparti, brillante e vigorosa negli
archi, la Camerata ha ieri dimostrato anche tutto il valore della sua
sezione fiati, messa alla prova soprattutto dalla partitura della
Scozzese, con quel suggestivo “effetto cornamusa” ricorrente
nel tessuto timbrico dell’opera, dato dall’impasto di clarinetti,
oboi e fagotti. Superlativa l’interpretazione di Mintz, nella doppia
veste di direttore e di solista: la tersa, fluente melodiosità
dell’orchestra, precisa nei fraseggi, sicura negli ‘stacchi’ dei
tempi, pareva irradiarsi, con luminosa continuità, dalle corde del
violino del Maestro. Del ‘suono’ di Mintz ci ha affascinato la
particolare vibrazione, capace di unire canto e passione, aderendo con
pieno abbandono ai continui trapassi dal ‘cantabile
riflessivo-malinconico’ alla più arguta briosità, che sono la cifra
più caratteristica del concerto di Mendelssohn. Quel “tocco di
perpetua giovinezza” che Giorgio Pestelli avverte nella musica del
grande compositore romantico, è davvero risuonato ieri grazie al
violino di Mintz, che si è anche esibito in due bis, dai Capricci
di Paganini. Al termine del concerto, dopo gli scroscianti applausi di
una platea, come sempre numerosa e appassionata, ha rivolto il suo
ringraziamento ai musicisti e al pubblico l’assessore alla cultura del
comune di Vercelli, dott. Fossale, che vogliamo qui additare come
rarissimo, luminoso esempio di politico italiano entusiasta e tenace
paladino di una politica di sostegno pubblico alla cultura e alla
musica. I risultati? Vercelli in cinque anni è passata dal 37° al 15°
posto nella graduatoria della qualità della vita culturale nelle città
italiane!
10 maggio Bruno
Busca.
All’Auditorium
di Milano un concerto della Filarmonica
“Arturo Toscanini” diretta da Tan Dun
Giovedì, 7 maggio si è tenuto un interessante concerto sinfonico dell’emiliana Filarmonica “Arturo Toscanini” presso l’Auditorium milanese. Sul podio il direttore-compositore cinese Tan Dun, musicista particolarmente affermato nel mondo, autore di valide composizioni sinfoniche, liriche, cameristiche e di originali colonne sonore per importanti film (La tigre e il dragone, ecc.). In programma la “Danza ritual del fuego” da “El amor brujo” di Manuel De Falla, il Concerto per chitarra e orchestra di Tan Dun in prima esecuzione italiana, “The Unanswered question” (a Cosmic Landscape) di Charles Ives e per finire “Death and fire. Dialogue with Paul Klee”, ancora del compositore cinese. In apertura abbiamo ascoltato l’opera di Manuel De Falla la “Danza ritual del fuego”, appagante nei suoi ritmi spagnoli ottenuti direttamente dai pizzicati e dai suoni degli strumenti. Clou della serata era il Concerto per chitarra e orchestra di Tan Dun, che l’affermata chitarrista americana Sharon Isbin ha ben eseguito e interpretato. La parte per chitarra era ricca di tremoli e glissati, con incisi che richiamavano la tradizione musicale cinese, intercalati da ritmi e battiti di flamenco. La chitarra era necessariamente dotata di amplificazione esterna, data la ricchezza dell’orchestrazione e la presenza di uno svariato numero di percussioni. D’altra parte le sonorità e i timbri degli strumenti dell’orchestra erano accuratamente “dosati” per creare un dialogo con la chitarra. Al termine dell’esecuzione, Sharon Isbin ha splendidamente suonato un Valse venezuelano di Antonio Lauro. Molto interessante “The Unanswered question” di Ives, una composizione del 1906; l’equilibrio e la tradizione tonale degli archi si scontravano con l’atonalità della tromba e i cromatismi degli altri fiati, genialmente disposti in posizione contrapposta, in alto, nella galleria dell’Auditorium. Infine nella “Death and fire. Dialogue with Paul Klee” l’ascoltatore-spettatore rimane coinvolto e sorpreso dalle infinite varietà timbriche, espressive, ritmiche e “gestuali” presenti nell’opera; c’è un formidabile arsenale di strumenti a percussione di ogni genere, dai gong alle campane tubolari, alle campane cinesi fino alle marimba, oltre ai soliti conosciuti; ad essi si aggiungono a volte voci, urla e sibili degli orchestrali. La sinfonia è composta di dieci movimenti, dei quali sette sono ispirati ad alcuni dipinti di Paul Klee. Al termine fragorosi sono stati gli applausi del numeroso pubblico intervenuto. http://www.fondazionetoscanini.it/index.asp
9 maggio Alberto Cipriani
Kit
Armstrong per la Società
del Quartetto
E' difficile esprimere delle valutazioni certe
quando ci si trova di fronte interpreti molto giovani. Si rimane spesso
condizionati dall'età e si tende ad esprimere pareri che hanno un
valore provvisorio. Ma
riferendoci al giovanissimo pianista californiano Kit Armstrong,
ascoltato martedì sera per i concerti del Quartetto,
alcuni elementi certi ci sono. Ad appena 17 anni suonare Bach o
Mozart come Kit ha fatto non lascia alcun dubbio sulle sue qualità.
Le 15
Invenzioni a due voci BWV 772-786 del Maestro di Eisenach e
la Sonata in Re magg. K.576 di
quello di Salisburgo, sono state eseguite, nella prima parte del
concerto, splendidamente. Le sonorità pianistiche di Armstrong giocano su un
equilibrio formale dove la ricerca della perfezione, riferita anche alla
limpidezza timbrica di ogni
singola nota, viene immediatamente evidenziata. Ricordiamo che Armstrong, anche
compositore e prodigio
che eccelle nella matematica e nelle lingue - ne conosce almeno cinque-
ha come maestro Alfred Brendel (presente in Sala Verdi). Da questo
grande pianista eredita modalità interpretative nelle quali
l'equilibrio complessivo dei brani e l'attenzione ai particolari,
espressi da una classicità oggettiva, stanno
alla base del linguaggio espressivo. Dopo l'intervallo abbiamo ascoltato
come primo brano una sua recente composizione pianistica, Message in a cabbage, nella quale ci sono riferimenti a classici
del Primo Novecento come Schönberg o Webern, o del Secondo, come Ligeti.
Il modo di presentare il materiale sonoro di questa
interessante composizione è sempre ricco di attenzione al bel suono e
ad una perfetta divisione del tempo. Validi anche gli ultimi brani
in programma: il Notturno
Op.27 n.2 di Chopin e tre Preludi
dal primo libro di Debussy, ma soprattutto le Variations Sérieuses in
Re min. Op. 54 di Mendelssohn interpretate con maturità espressiva.
Eccellente il bis proposto: di Franz Liszt, da Années de Pèlerinage-terzo
anno, " Les jeux d'eaux à la Villa d'Este".
7
maggio Cesare
Guzzardella
Il Duo Laffranchini-Rebaudengo al Coccia
di Novara
Al
Teatro Coccia di Novara si è esibito ieri sera, 5 Maggio, il duo
violoncello-pianoforte, formato da Sandro Laffranchini e Andrea
Rebaudengo. Laffranchini
(nato nel 1974), allievo di Brunello e Filippini,
è
dal 2000 Primo Violoncello solista dell’Orchestra del Teatro e della
Filarmonica della Scala, mentre Rebaudengo, pesarese
del 1972, studi con Bordoni, Berman e Lonquich, si è segnalato
in numerosi concorsi internazionali, fra i quali va citato almeno il
prestigioso R. Schumann di Zwickau del 2000. I due, oltre ad avere alle
spalle un ormai nutrito curriculum di prestazioni solistiche, suonano
insieme dal 1993, dopo aver studiato entrambi al Conservatorio di
Milano. Al pubblico novarese hanno presentato un programma interamente
dedicato a Mendellsohn, offrendo così la possibilità di apprezzare
pagine non notissime della vasta produzione del grande romantico
tedesco: due sonate per Violoncello e pianoforte, l’op. 58 n. 2 in re maggiore (1843) e la op. 45 n. 1 in si bemolle maggiore (1838), insieme con le Variazioni
concertanti op.17 (1829)
e la Romanza senza
parole op.109 (1845, si badi: anche questo è un brano per
violoncello e pianoforte!). Nel complesso si tratta di opere improntate
al carattere più tipico della musica di Mendelssohn, cioè quella
tensione alle forme trasparenti e perfette, alla serena limpidezza
melodica, fatta di costruzione simmetrica della frase e di assoluta
chiarezza del tracciato armonico, che raggiunge a nostro avviso
l’apice nella meravigliosa melodia della Romanza. Non mancano peraltro
momenti pervasi da un brivido d’inquietudine, come il misterioso tema
dell’Andante dell’op.45 o i cromatismi della settima Variazione
dell’op. 17. L’esecuzione ci è parsa tecnicamente ineccepibile,
rispettosa del perfetto equilibrio fra le parti strumentali
caratteristico di queste composizioni, ma talvolta priva di vera
risonanza interiore, un po’ piatta nel colore, in particolare nel
pianoforte, mentre il violoncello ha mostrato qualche difficoltà di
resa timbrica nelle note gravi. Il pubblico presente ha comunque
espresso un caloroso apprezzamento, salutando i due strumentisti, alla
fine del concerto, con un caloroso applauso.
6
maggio 2009 Bruno Busca
Freddy
Kempf per le Serate Musicali
Puntualmente torna a Milano per le Serate Musicali il trentaduenne pianista londinese Freddy Kempf. Il concerto del 4 maggio in Sala Verdi ha ancora una volta evidenziato le sorprendenti qualità del pianista e la sua versatilità. I primi settantaquattrominuti di musica della prima parte del concerto ci hanno riservato un capolavoro assoluto di J.S.Bach, le Variazioni Goldberg BWV 988, 30 variazioni su una semplice Aria, ripetuta poi a conclusione. Scritte tra il 1740 e il 1745, rappresentano uno dei momenti più elevati dell'arte contrappuntistica bachiana. Originariamente scritte per clavicembalo, le Goldberg assumono al pianoforte un significato ancor più interessante per le possibilità timbriche che il moderno strumento ci offre. Kempf ha affrontato in modo ineccepibile gli infiniti contrasti dei brani attraverso un'interpretazione prettamente pianistica, definita da sonorità vellutate dove i contrasti tra i pianissimi e i forti, tra gli andamenti lenti e le rapide serpintine di note, si succedono con grande equilibrio, grande espressività, raggiungendo quella sublime bellezza estetica che la musica del grande tedesco rappresenta. Dopo l'intervallo cambio di registro e di clima musicale con brani virtuosistici del secondo Ottocento di Liszt. La Parafrasi da concerto sul Rigoletto, La Morte di Isotta, trascrizione lisztiana da Wagner, e un brano interamente di Liszt , la Rapsodia n.6 in Re bem.magg. Passando da Bach a Liszt, il grande Kempf sembra trasformarsi. Da eccellente ed equilibrato interprete settecentesco si passa al grande virtuoso che trova forse nel pianismo di .V.Horowitz un riferimento ideale. Le sue sicure mani hanno espresso grandi momenti musicali, ricchi di contrasti e di raffinata melodicità. Anche i bis proposti, ancora all'insegna del virtuosismo, come una Gavotta di Bach rivisitata da Rachmaninov o la celebre trascrizione di Horowitz della marcia di Sousa, hanno reso questo concerto importante e da mantenere nella memoria. Grande successo di pubblico.
6
maggio Cesare
Guzzardella
The
Rake's Progress
alla Scala
Continuano al
Teatro alla Scala le
repliche dell'opera di Igor Stravinskij "The Rake's Progress"
su libretto di Auden-Kallman. Scritto alla fine degli anni '40,
nel periodo " americano" del compositore, il Rake
andò in scena la prima volta
a Venezia l'11 settembre 1951 e alla Scala nel dicembre dello
stesso anno.
Da quasi trent'anni non veniva rappresentato nella sala del Piermarini.
Il giudizio della critica
di allora non fu entusiastico, ma comunque l'opera ebbe,
dal lontano '51,
centinaia di rappresentazioni nel mondo. Composta dallo Stravinskij
più neoclassico, l'opera è strutturata secondo una forma
tipicamente settecentesca con tanto di recitativi, arie, parti corali,
ecc. ma rivela tuttora
una
modernità di scrittura, antitetica alla serialità e alla atonalità,
che oggi
viene rivalutata e utilizzata, come modalità compositiva,
da molti autori
contemporanei.
In breve : la storia parla di Tom Rakewell, un giovanotto scapestrato,
che, ereditata una cospicua somma da un suo zio, su consiglio dell'amico
Nick Shadow decide di spassarsela a Londra, lasciando a casa l'amata
Anne, sposando, seppur non volendo,
la turca Baba, una donna barbuta, ma ricchissima. Anne, arrivata a
Londra, scopre tutto e si allontana da Tom, disperata, che, nel giro di
pochi mesi, sperpera tutto il patrimonio; Nick, però, vuole la sua
ricompensa per il bene che ha procurato a Tom: la sua anima. Il diavolo
sfida Tom ad una partita a carte, dove il ragazzo vince, aiutato
dall'amore di Anne; Nick sprofonda, ma fa perdere la ragione a Tom. Il
ragazzo trascorrerà la fine dei suoi giorni in maniconio, dove morirà
senza nemmeno riconoscere l'amata Anne che era venuta a fargli visita.
L'opera non stupisce certo per la bellezza melodica delle singole arie,
ma va ascoltata su un piano più complesso valutando soprattutto la
strumentazione complessiva e l'efficacia dei differenti piani sonori.
Non mancano comunque momenti di ottimo lirismo. La capacità di
Stravinskij di assorbire i linguaggi musicali del passato e quella di
trasformarli nel
suo
riconoscibile linguaggio musicale, lascia ancora stupefatti.
Nella messinscena scaligera, co-prodotta
da molti teatri europei, un punto di forza
è rappresentato dalla valida regia di Robert Lepage e dalle riuscite
scene di Carl Fillion. La visione scenico-cinematografica, quasi di taglio 16:9, rende filmico l'aspetto
teatrale. Un ampio schermo,
nella parte lontana della scena, infatti ha
proiettate immagini in movimento.
Unico inconveniente è
che il pubblico dei
settori laterali
del teatro non ha la possibilità di godere a pieno della
bellezza scenica che invece necessita di una visione prospettica centrale.
Valido il cast vocale
ascoltato nella terza rappresentazione (foto di M.
Brescia-Archivio Scala), che trova
in Emma Bell,
Anne, in
Andrew Kennedy, Tom Rakewell e
in
William Shimell,
Nich Shadow, le voci migliori. Ottima la direzione di David
Robertson.
Prossime repliche il 12-14-17 maggio
4
maggio
Cesare
Guzzardella
Daniele
Rustioni e Francesca Dego ai Pomeriggi
Musicali del Dal Verme
Il ventiseienne
milanese Daniele Rustioni ha diretto,
giovedì 30 aprile, l'orchestra de I
Pomeriggi musicali impaginando un programma che oltre a
Schubert con l'Ouverture nello
stile italiano in Do magg. e
la Sinfonia n.4 in Do min. "Tragica"
D417
presentava, come brano centrale, il Concerto
per violino e orchestra K.219 di W.A.Mozart,
questo al posto del previsto Concerto n.2 di J. Field. Il
pianista Nazzareno Carusi purtroppo per un infortunio al polso non ha
potuto partecipare alla serata e al suo posto è subentrata
l'ottima
violinista lecchese Francesca Dego. Dopo un'
incisiva interpretazione della giovanile
Ouverture di Schubert, brano
entrato in repertorio solo nel
Novecento, è salita sul palco la bella ventenne
Dego, solista particolarmente
attiva che
ha di recente tenuto concerti con interpreti del calibro di
Salvatore Accardo e Shlomo Mintz ed
è stata finalista al Concorso "Paganini" di Genova nel 2008.
Il concerto mozartiano composto alla fine del 1775 conclude il ciclo dei
concerti violinistici del salisburghese ed è tra le
pagine musicali più belle del repertorio violinistico. È tra i
più popolari lavori di Mozart anche per via del
Rondò finale con il
celebre inserto in La minore
"alla Turca" come quello ancor più celebre della sonata
pianistica. L'ottima interpretazione della giovane violinista ha messo
in risalto le peculiarità più melodiche del concerto. La Dego ha un
modo di melodiare tipicamente italiano, nel senso che sottolinea in modo
chiaro e solare ogni dettaglio coloristico del brano. L'equilibrio
dinamico definito da contrasti delicati, è sostenuto da una perfetta
intonazione e da una grande determinazione espressiva. Si scorge nel suo
modo di suonare una musicalità di elevato livello che deve solo
irrobustirsi attraverso l'esperienza concertistica. Ma le qualità
dimostrate dalla solista in Mozart, coadiuvate dalla grintosa direzione
di Daniele Rustioni, la pongono come una promessa certa del grande
concertismo internazionale. Avvincenti i due bis proposti: un
virtuosistico Capriccio di
Paganini, il n°24, quello delle variazioni, e un buon Bach. Grande
successo. Il giovane
direttore milanese- anche pianista- ha mostrato le sue migliori
qualità nell'esecuzione della
Sinfonia "Tragica" di Schubert, lavoro scritto a 19 anni
ma che ha una profondità compositiva assimilabile, per ricchezza di
contrasti, a Beethoven. Molto valida la direzione che ha messo in
risalto i grandi dinamismi sinfonici della "Tragica". Il suo
gestuale ma redditizio modo di dirigere
ha portato l'ottima compagine de
I Pomeriggi ad una interpretazione rilevante. Al termine del
bellissimo concerto intensi gli applausi da parte del numeroso pubblico
intervenuto. Replica oggi, sabato 2
maggio alle ore 17.00.
2 maggio 2009 Cesare Guzzardella
Il pianista Paolo Restani al Coccia di Novara
Uno dei più ammirati
protagonisti della tastiera oggi in Italia, il quarantaduenne
Paolo Restani, è stato il solista di turno, ieri sera 29 aprile, della
stagione cameristica del Coccia di Novara.Il programma, diversamente
da quanto indicato sullo stampato diffuso ad inizio stagione, prevedeva
due autori tra i più congeniali alle straordinarie doti tecniche di
Restani: in ordine di esecuzione Rachmaninov, con otto Preludi
(dall’op. 32 e dall’op. 23, oltre all’op. 3 n. 2)
e Liszt, con tre Studi trascendentali (op. 3,9,11) e la Rapsodia
Spagnola. Si è trattato, diciamolo subito, di un’esecuzione di
altissimo livello: Restani non è solo un ipervirtuoso del pianoforte,
dotato di una padronanza tecnica della tastiera fuori del comune
(vedendolo suonare, ci veniva in mente un disegno ottocentesco che
ritrae Liszt mentre suona il piano con…quattro mani !). A questa dote
esecutiva si accompagna in lui un esemplare controllo del materiale
sonoro anche più incandescente, come nel caso della Rapsodia
lisztiana, grazie ad un suono di pulizia e trasparenza quasi
“clavicembalistiche”, tipico di quella scuola napoletana di cui
Restani, con Canino, è oggi uno dei più ragguardevoli eredi:
l’insegnamento del mitico Vincenzo Vitale, da lui seguito
nell’adolescenza, ha lasciato più di un segno. Ma per eseguire al
meglio una musica che, affidata a mani meno sapienti, rischia
di risolversi in esibizione di un virtuosismo un po’ esteriore,
come quella di Rachmaninov e di Liszt, occorrono ulteriori qualità
interpretative, che Restani ha ieri mostrato di possedere in sommo
grado: una meravigliosa ricchezza di colore e una finezza timbrica
sottilissima, unite ad una severa logica costruttiva che lo porta ad
evitare ogni enfasi sentimentale, per aderire con profonda interiorità
alle pieghe più segrete della melodia, specie nei momenti di intimo e
disteso lirismo, che non mancano anche nei più pirotecnici Preludi di
Rachmaninov o nei più
travolgenti Studi di Liszt. (sbaglieremo, ma ci pare che la
personalità di questo pianista ne faccia un grande interprete di
Chopin, di stampo “horowitziano”: ci auguriamo di ascoltarlo presto
nell’esecuzione di questo autore!). Tra tutti i pezzi eseguiti ci
hanno esaltato il magico Preludio
op.32 n. 2, dall’armonia ambigua e fluttuante, e il conturbante,
funereo Preludio op. 32 n. 10, in un si minore
incupito da un ossessivo ritmo puntato e da foschi accordi tenuti, un
capolavoro del decadentismo musicale. Dei brani listziani il più
emozionante ci è sembrato lo Studio n. 11 Harmonies du Soir, nel suo contrasto tra incantevole melodia e turbolenta passionalità.
Dopo un bis ancora all’insegna di Liszt, la memorabile serata è stata
conclusa dagli scroscianti, lunghissimi applausi di un numeroso,
emozionato pubblico.
30 aprile Bruno Busca
Brani
di Ivan Fedele e
Igor Stravinskij per
la Filarmonica scaligera diretta da Robert Robertson
Ultima replica ieri sera alla Scala
del concerto sinfonico diretto dall'americano David Robertson alla testa
della Filarmonica scaligera. In programma musiche di Ivan Fedele e Igor
Stravinskij. Il brano
sinfonico-corale di Fedele, in prima esecuzione assoluta, è
una commissione del
Teatro alla Scala ed è intitolato 33
Nomes, per orchestra e due voci femminili.
È stato
pensato e composto utilizzando una
piccola raccolta in versi di Marguerite
Yourcenar intitolata I trentatrè
nomi di Dio, trentadue
brevissime poesie e un disegno, scritti
intorno al 1982 e pubblicati nel 1986.
I 32
brevi testi poetici della scrittrice
francese hanno
fornito l'ispirazione al compositore leccese, milanese d'adozione,
per la realizzazione dei
33 brevi brani
(uno, il dodicesimo, ispirato da un disegno che rappresenta un cielo
stellato, aggiunto da Fedele anche
per una equa ripartizione della composizione in tre parti)
utilizzando soprattutto il
testo originale in francese ma
con qualche parte nella traduzione in
italiano.
Un ruolo molto importante è sostenuto dalle due voci soliste femminili.
Nella dettagliata e luminosa interpretazione di Robertson, ascoltata ieri
nella seconda replica, le voci dei
soprani Julia Henning e Valentina Coladonato ci sono apparse chiare ed
espressive e certe soluzioni coloristiche orchestrali di felice
ispirazione. I trentatrè brevi momenti musicali trovano validità nelle
riuscite ispirazioni degli attacchi di ogni sequenza e nella maestria di
Fedele di riunire i singoli brani in modo unitario e coerente. Il
riferimento ai Maestri novecenteschi, come ad esempio Luciano Berio per
quanto riguarda l'uso della vocalità, ad Arvo
Pärt per alcune luminose e
distensive soluzioni strumentali o a certe trovate d'effetto della
musica Ambient, risultano spesso evidenti. L'uso di differenti tecniche
espressive e di modalità di scrittura sono una caratteristica della ottima
musica di Fedele, artista che ultimamente si è dedicato molto all'uso
della voce, dalla sua prima opera lirica, Antigone, a
brani per coro, per coro e oboe, per coro e percussioni, al più
recente En Archè( 2008) per soprano, violino e orchestra. Nella seconda
parte della serata Robertson e la Filarmonica hanno ottimamente
interpretato Petruška di Igor' Stravinskij nella versione originale del
1911. Sonorità particolarmente delicate nell'interpretazione di
Robertson per un brano che ha quasi cento anni di vita ma che presenta
una modernità ancora attuale. Grande
sussesso di pubblico.
29 aprile
Cesare Guzzardedlla
Presentata la Stagione 2009-2010 dell'Orchestra Sinfonica Verdi
Si
rinnova quest’anno, innanzitutto, l’ormai tradizionale appuntamento
con l’apertura della nuova tagione
al Teatro alla Scala; in programma il 6
settembre 3 brani del grande repertorio, Le
creature di Prometeo di Beethoven, ouverture dell’omonimo
balletto, Petruška di
Stravinskij, nell’edizione proposta dai Ballets russes di Diaghilev
nel 1911, e ancora una composizione di Beethoven, la Sinfonia n. 7 che
inaugura l’intero ciclo delle Sinfonie beethoveniane proposte dalla
Verdi durante la prossima stagione. A dirigere, il nuovo Direttore
Musicale, la giovane cinese Xian
Zhang che si è già esibita con l’Orchestra nell’ottobre dello
scorso anno e che dirigerà la Verdi in molti concerti che vanno dai Quattro
ultimi lieder di Strauss alla Sinfonia
n. 5 di Čajkovskij, a grandi pagine di Wagner (dalle ouverture
del Tannhäuser a quelle de L’olandese
volante e Walkiria), alla Messa da requiem di Verdi in occasione dei novant’anni di Paolo
Grassi, e, ancora, alla Missa
solemnis di Beethoven , alla Sinfonia
n. 2 di Rachmaninov e all’Amore
delle tre melarance di Prokof’ev. ..... continua
Il
violinista Ilya Gringolts per le
Serate Musicali
Dovevamo ascoltare il duo
Gringolts -Sudbin ma il pianista per problemi di trasporto - forse un
guasto all'automobile
che doveva portarlo in aereoporto- , non è potuto arrivare
e allora il violinista russo Ilya Gringolts, vincitore nel 1998
del Concorso Internazionale Paganini, ha improvvisato un nuovo programma
che prevedeva brani di
Ysaye, Bartók e Paganini. La
straordinaria tecnica di Gringolts, sostenuta da una impeccabile
intonazione, anche nei suoni più acuti, e da un approccio coloristico
marcatamente viscerale, ha dato a questo recital un senso di unicità ed erano purtroppo in pochi i fortunati
che in Sala Verdi hanno
potuto deliziarsi delle splendide pagine musicali proposte. Rilevanti le
interpretazioni sia della Sonata
n.1 in sol min. di Eugène Ysaye che della
Sonata per violino solo
Sz.117 di Bela Bartók. Dopo l'intervallo Gringolts ha eseguito una
selezione dai Capricci Op.1 di
Niccoló Paganini e precisamente i numeri 1-5-6-13-14-16-18-24.
Straordinarii il vigore tecnico musicale espresso da Gringolts e
l'apparente facilità interpretativa mostrata nei difficili capricci.
Bellissimo il bis con una notevole trascrizione del
violinista-compositore Heinrich Wilhelm Ernst del famoso lied di Franz
Schubert "Erlkönig". Da ricordare
28
aprile Cesare
Guzzardella
Oleg
Caetani e Simone Pedroni all'Auditorium di Milano
È tornato alla direzione dell'Orchestra
Sinfonica Verdi per un interessante concerto sinfonico il
direttore russo Oleg Caetani, noto al pubblico dell'Auditorium per le
sue splendide interpretazioni di autori del Novecento, Šostakoviç
prima di tutti. Il programma
ascoltato ieri, in replica oggi e sabato, prevedeva tre brani: di
Berio-Boccherini Quattro versioni
dalla Ritirata notturna di Madrid, di Giuseppe Martucci il rarissimo
Concerto n.1 per pianoforte e orchestra in Re min. Op. 40 e, dopo
l'intervallo, la Sinfonia n.7 in La
magg.Op.92 di L.v. Beethoven. Il lavoro introduttivo di Luciano
Berio (1925-2003), scritto alla metà degli anni '70, fa parte di una
serie di trascrizioni con varianti personali su brani dei secoli scorsi,
Boccherini in questo caso. Il musicista di Oneglia
(oggi Imperia) ha operato una sorta di
trascrizione-sovrapposizione di alcune versioni delle Variazioni sulla
Ritirata notturna di Madrid, scritte da Boccherini alla fine del '700 e
inserite in alcuni dei suoi celebri quintetti. La versione Sinfonica di
Berio è ricca di colori ed è perfetta quale brano
introduttivo. Molto valida la resa coloristica di Caetani. L'Op.
40, lavoro giovanile del compositore, direttore e pianista napoletano Giuseppe Martucci (1856-1909)
rappresenta una recente scoperta e l'interessante lavoro trova influssi
romantici che spaziano da Chopin per la semplicità e la bellezza delle
melodie espresse, a Schumann
e Brahms per le modalità
architettonico-timbriche e
orchestrali. Il pianista novarese Simone Pedroni, primo premio al Van
Cliburn in Texas nel '93, ha fornito una ottima prova interpretativa
mettendo a fuoco ogni dettaglio del lavoro con sicurezza e rigore
formale. Tra i momenti migliori citiamo
le toccanti e semplici note dell'Andante
centrale, caratterizzato da una semplice ma geniale invenzione melodica.
Molto bello e ottimamente eseguito il bis proposto da Pedroni, un Notturno
di Martucci. La splendida e sicura bacchetta di Caetani ha invece
trovato nella celebre Settima
Sinfonia di Beethoven la migliore resa interpretativa. L'Orchestra
Verdi nelle mani di questo direttore, ancora una volta sembra
migliorare drasticamente nell'equilibrio delle sezioni orchestrali e il
Beethoven ascoltato, dal Poco sostenuto iniziale al rapidissimo Allegro con brio finale, ci è parso di altissima qualità. Grande
successo di pubblico. Repliche: venerdì alle ore 20.00 e sabato alle
ore 16.00.
24 aprile
Cesare Guzzardella
Il Quartetto di Roma al "Coccia" di Novara
Il pubblico novarese ha potuto ascoltare, ieri sera 22 aprile, al Teatro Coccia, una formazione di punta della musica cameristica italiana, il Quartetto di Roma. Formatosi nel 1995, “foggiato” da Piero Farulli (indimenticabile viola del sommo Quartetto italiano) ai corsi di perfezionamento della Chigiana, ha ormai al suo attivo numerose tournée di successo in Italia e all’estero. Il programma, impaginato ancora una volta sui due grandi centenari di questo 2009 (Haydn e Mendelssohn), ha proposto uno stimolante confronto fra due caposaldi della letteratura sette-ottocentesca per quartetto d’archi: una delle gemme più preziose degli haydniani Quartetti Erdody op. 76, il n. 2 in re minore”Le Quinte” e il Quartetto op. 13 in la minore di Mendelssohn. Tra i due, il meno noto Fuga e capriccio op. 81, sempre di Mendelssohn.Nell’esecuzione il Quartetto di Roma ha espresso al meglio le sue doti più caratteristiche, la nitida trasparenza del fraseggio e l’intensità espressiva, evidente, in particolare, nell’ottimo primo violino Marco Fiorini, dalla cavata sempre energica e coinvolgente, adeguatamente sostenuto dagli altri strumentisti, fra i quali ci è piaciuto sopra tutti il colore caldo e profondo del violoncello di Alessandra Montani. Vero banco di prova di tali qualità esecutive sono stati senz’altro i due brani tecnicamente più complessi della serata, vale a dire la densa fuga dell’Adagio del quartetto op. 13 e la Fuga op. 81 del maestro di Amburgo: in entrambi i casi l’ardua struttura contrappuntistica dei pezzi è stata resa al meglio, col limpido risalto delle varie linee strumentali, nel vario intreccio di soggetti e controsoggetti, con un equilibrato, asciutto e severo impasto timbrico. Convincente anche l’esecuzione delle Quinte, di cui il complesso romano è riuscito a esprimere coerentemente l’ispirazione essenziale, nell’inquieto alternarsi, decisamente preromantico, di atmosfere cupe e angosciose, (preannunciate dal tema iniziale su due quinte discendenti che dà il titolo all’opera), e di momenti più distesi e sereni, sino alla gioiosa conclusione in un rassicurante re maggiore. Dopo il bis, una rara Fuga per quartetto d’archi di G. Puccini, il caloroso applauso del pubblico ha concluso la serata.
23 aprile Bruno Busca
Nikolay Luganski per le Serate
Musicali
Torna di frequente in Conservatorio per le Serate
Musicali il trentasettenne pianista moscovita Nikolay Luganski,
vincitore di importanti concorsi internazionali come il Rachmaninov
nel 1990 e il Čaikovskij nel 1994. Ieri in una Sala Verdi
non al completo, e questo è davvero un peccato, ha tenuto un recital
pianistico impegnativo e ben articolato. Di Rachmaninov-Bach dalla Partita
in mi magg. Bwv 1006 abbiamo ascoltato
Prelude, Gavotte e Gigua, una rarità compositiva
ideatà dal virtuoso
Rachmaninov che partendo da movimenti bachiani particolarmente noti
modifica stilisticamente i temi potenziandone le qualità. Impeccabile
l'interpretazione di Luganski espressa con colori particolarmente
raffinati. Da Bach, mediato però da Rak, il salto è breve e il
pianista ci ha donato un ottimo Chopin con la Sonata n.3 in si min.
Op.58 eseguita bene e con precisione nei
dettagli. Colori particolarmente russi per uno Chopin polacco, specie
nel movimento Finale-Presto non tanto, eseguito in modo
particolarmente espressivo. Nella seconda parte del bellissimo concerto
abbiamo ascoltato tutto Rachmaninov: da quattro Preludi (Op.23
n.1, Op.32 n. 12, Op.32.n.5 e Op. 23 n. 7) a Etudes
Tableaux Op.33. Con Rachmaninov, il livello interpretativo di
Lunganski si è alzato ancora di più in termini di perfezione tecnica e
soprattuto di resa coloristica ed espressiva. La capacità virtuosistica
del pianistica è potenziata da una bellezza melodica evidente. Basta
citare come esempio il geniale Preludio Op.35 n.5 definito da un
semplice e limpido canto evidenziato in modo esemplare. Grande
successo e due bis: un Intermezzo di Schumann e uno Studio
di Chopin. Da ricordare.
21 aprile
Cesare Guzzardella
Patricia Kopatchinskaja all'Auditorium
Protagonista
indiscussa del concerto settimanale dell'Auditorium di l.go Mahler è
stata la violinista moldava Patricia
Kopatchinskaja,
giovane e con talento da vendere. Il programma prevedeva l'esecuzione
del Concerto per Violino
e Orchestra
in Re magg. Op.35 di Pëtr Il'ič Čajikovskij, uno dei brani
più celebri ed eseguiti del musicista russo. Sul podio della Verdi il
direttore Wayne Marshall. L'estrosa violinista, sul palco con un abito
lungo verde luccicante e scalza, ha all'attivo la vittoria di importanti
concorsi violinistici internazionali come l'International Szerying
Competition in Messico nel 2000. L'interpretazione ascoltata,
impeccabile dal punto di vista tecnico con intonazione perfetta anche
nei registri più alti, ha messo in rilievo tutte le caratteristiche
popolari del concerto,
spesso definite da accentuazioni timbriche molto marcate che
hanno trovato nella splendida violinista, nata tra la Romania e
l'Ucraina, una interprete ideale. Rilevante la cadenza dell'Allegro
moderato iniziale e particolarmente espressivo l'Andante
centrale con l'intensa melodia esaltata dalla timbrica calda del suo
violino Pressenda 1834.
All'altezza l'Orchestra Verdi diretta con energia da Marshall.
Successo strepitoso nella sala gremita nella replica domenicale di oggi
e un particolare bis della Kopatchinskaja con un breve brano
ritmico di folclore dalla durata di 35 secondi, nella quale i suoni del
violino si alternano o sovrappongono ad effetti vocali particolarmente
divertenti.
Ricordiamo che la violinista, anche compositrice, è
interprete ricercata di brani contemporanei e prossimamente
inciderà il prossimo concerto per violino di Fazil Say. Il
concerto era stato anticipato dalla nota Ouverture da Il
principe Igor' di Alexsandr Borodin (completata e orchestra da
Glazunov) e nella seconda parte del pomeriggio è stata eseguita la Sinfonia
n.2 in Si min. dello stesso Borodin. Valide le interpretazioni di
Marshall. Ricordiamo il prossimo concerto della Verdi (il 23-24 e
25 aprile) che vedrà il ritorno sul podio del M.tro Oleg Caetani con
brani di Berio-Boccherini, Martucci e Beethoven.
19 aprile Cesare Guzzardella
Il viaggio a Reims al Teatro alla Scala
Sono passati quasi ventiquattro anni dalla
messinscena scaligera, ora riproposta, de Il viaggio a Reims di
Gioachino Rossini. Allora sul podio dell'Orchestra del Teatro alla Scala
c'era Claudio Abbado e la compagnia
di canto trovava talenti quali la Cuberti, Valentini Terrani, la Gasdia
e la Ricciarelli e le ottime voci maschili di Merritt, Ramey, Raimondi, Gimenez, De Corato,
Surjan, ecc. La ripresa attuale della geniale e divertente opera ha il merito di
aver riportato sulla scena uno spettacolo di grande successo che allora,
oltra alla grande scoperta del capolavoro rossiniano, rappresentava una
originale ed innovativa
messinscena di Luca Ronconi e Gae Aulenti. Ancora oggi Il viaggio
è uno spettacolo
moderno, divertente e avvincente, come è anche dimostrato dal grande
successo
di pubblico ottenuto in questi giorni. Valida la direzione del
barocchista Ottavio Dantone, qui in un lavoro però più classico e forse non
perfettamente in sintonia con le sue specificità di splendido
interprete del Seicento e del Settecento. Valida
anche la compagnia di canto con le bravissime Patrizia Ciofi e
Annick Massis (foto di M. Brescia- Archivio Scala)
rispettivamente nei ruoli di Corinna e della Contessa di
Folleville, brave anche Daniela
Barcellona, la Contessa Melibea e Carmela Remigio, Madame
Cortese; nei ruoli maschili, bravissimi Juan F. Gatell Abre, Il
cavalier Belfiore, Alastair Miles, Lord Sidney e Nicola
Ulivieri, Don Profondo e bravi gli altri. Un plauso ai
solisti, il flautista Davide Formisano e l'arpista Luisa Prandina e all'
eccellente parte corale curata da Bruno Casoni. Prossime
repliche il 19-23-30 aprile e il 3-6-8-10 maggio. Assolutamente da non perdere.
17 aprile
Cesare Guzzardella
Tatiana Larionova per la Società dei Concerti
Ha trent'anni Tatiana Larionova, brava pianista
russa che ha tenuto un concerto ieri
per la Società
dei concerti
per
il ciclo "Per amore", rassegna
dedicata a giovani talentuosi concertisti. Variegato il programma con una Sonata di F.J.
Haydn, la n.
53 in mi min., la Wanderer Fantasia di
F. Schubert, i Momenti Musicali
Op.16 di S. Rachmaninov e il
virtuosistico Mephisto Waltz I di F. Liszt. Ottime le interpretazioni della
pianista che ha rilevato tecnica chiara, precisa e luminosa nella Sonata
haydniana, sicurezza e
rilevanza espressiva nella difficile Op.16
di Rachmaninov e nel Mephisto Waltz. Grande il successo di pubblico ottenuto in una sala
stracolma di appassionati. Bellissimo il bis di Paganini-Liszt proposto
dalla bella pianista, in dolce attesa, che speriamo di riascoltare
presto.
16
aprile
C.G.
Il pianista Roberto Giordano al
Coccia di Novara
Di scena ieri sera, 8 aprile, al
Teatro Coccia di Novara, per la Stagione Concertistica da Camera,
il giovane (1981) pianista Roberto Giordano, che vanta un curriculum
di studi di tutto rispetto, con diplomi
all’Ecole Normale A. Cortot di Parigi e al Conservatorio di
Pesaro e l’affermazione in numerosi e prestigiosi concorsi
internazionali, fra cui ci limitiamo a ricordare l’edizione 2003 del Reine
Elisabeth de Belgique a Bruxelles. Due gli autori in programma: Mendelssohn,
con il secondo (op.30) e il quarto (op.53) libro delle
Romanze senza parole e Mussorgskij con il capolavoro dei Quadri
di un’esposizione. Ha incantato il pubblico presente (in verità
piuttosto scarso!) la tecnica impeccabile del giovane esecutore, dal
tocco sempre chiaro, elegante, vellutato, capace di esprimersi
al meglio tanto nell’atmosfera meditativa della Romanza n.1 op.30, quanto
negli ardui ribattuti della Romanza n. 4 op.30 The Wanderer o
nella difficile scrittura accordale con doppie terze della n. 5 op.
30. A nostro parere, Giordano ha raggiunto il momento più alto di
intensità interpretativa e di profondità “interiore” del suono
nella terzultima e penultima delle Romanze op. 53, vale a dire
nell’incantevole Adagio dell’Abenlied (canto della
sera) in Fa maggiore, uno
dei vertici del romanticismo musicale, e nell’infuocato Volkslied
in La minore, dalla vigorosa
freschezza un po’ naif,
d’ispirazione “viennese”. Decisamente convincente anche
l’interpretazione di un brano molto lontano, per concezione e
linguaggio musicale, dal mondo di Mendellsohn, come il capolavoro
mussorgskiano. Qui il
pianista di Tropea ha saputo dar sfoggio di un’altra risorsa esecutiva
che lo contraddistingue, la smagliante ricchezza di colori e di timbri,
in grado di aderire, nella piena fedeltà ad ogni dettaglio melodico e
armonico, al ritmo festoso della Promenade, così come
alle lugubri cadenze di Bydlo o al registro freddo e “lunare”
di Cum mortuis in lingua mortua, sino all’apoteosi finale della
Grande porta di Kiev. Dopo
i bis di rito (parafrasi da opere liriche italiane e un brano forse
ancora di Mendellsohn), scroscianti applausi hanno meritatamente
sottolineato l’apprezzamento del pubblico.
9 aprile Bruno Busca
Sergey
e Lusine Khachatryan in Conservatorio
Un
programma importante quello ascoltato lunedì scorso in Conservatorio
per le Serate
Musicali. Un violinista di altissimo livello,
il ventiquatrenne Sergey
Khachatryan e un'ottima pianista, la sorella
ventiseienne Lusine, hanno
eseguito tre notissimi brani. La più rilevante delle partite di
J.S.Bach, quella
in re
min. Bwv 1004 per violino solo con la celebre
Ciaccona ha introdotto il concerto. La prima delle
Sonate Op.78 di J. Brahms ha introdotto il duo
cameristico e la Sonata
n.9 in la magg. Op.47 "Kreutzer"
di L.v.Beethoven ha concluso il programma ufficiale. Splendida
la serata, ma il momento più alto,
dal punto di vista interpretativo,
è stato l'intervento solistico del giovane
ma affermatissimo violinista armeno
con una Partita bachiana superlativa.
Il tocco equilibrato, perfettamente
intonato e pieno di sonorità di Khachatryan ha espresso ogni
angolo nascosto del brano. Anche i
momenti più virtuosistici con quei difficili sopracuti
della Ciaccona sono stati resi con grande
nitore espressivo. Lui è un fuoriclasse dell'archetto e ha pochissimi
rivali della sua età. Valida l'interpretazione di Brahms e
decisamente meglio la Kreutzer di Beethoven (peccato la rottura
di una corda del violino che ha interrotto per qualche minuto il
concerto) con un violino perfetto ed
incisivo e un pianoforte di ottimo livello, in accordo con il
solista, ma con una timbrica che a volte non ha completamente
soddisfatto. Grandissimo successo e un bellissimo bis del
compositore armeno Sogomonjan Gomidas. Da
ricordare
8
aprile
Cesare Guzzardella
Il
pianista Olli Mustonen all'Auditorium
Programma
particolarmente interessante quello ascoltato ieri, nella replica
domenicale, all'Auditorium di
Milano, con una rarità strumentale nella prima parte del
concerto rappresentata dal Concerto
in modo misolidio per pianoforte e orchestra di Ottorino Respighi.
Autore rilevante della generazione degli anni Ottanta (insieme a
Casella, Malipiero, Pizzetti,
ecc.), Respighi (1879-1936) ha portato la forma strumentale
italiana ad alti livelli musicali esprimendo qualità nell'uso
virtuosistico dell'orchestra e ritornando spesso a modalità compositive
tipiche della musica antica. Anche nel felice concerto pianistico
ascoltato, composto nel 1925, la parte orchestrale risulta spesso
rilevante unitamente al pianoforte che da protagonista ha trovato
un grande e affermato virtuoso quale Olli Mustonen, quarantaduenne
finlandese. Il brano, molto vario e complesso di Respighi, risente
l'influsso di autori quali Musorgskij, Ravel, Hindemith, Rachmaninov e
Gershwin, ma lo stile del compositore delle più celebri Fontane
di Roma è facilmente riconoscibile. Mustonen, anche compositore e
direttore d'orchestra, si trova perfettamente
a proprio agio in autori come quelli citati, che richiedono forza
timbrica, sicurezza interpretativa, virtuosismo trascendentale e
chiarezza espressiva. Della sua evidente gestualità avevamo già
parlato nella recensione del bellissimo recital tenuto in Conservatorio
l'autunno scorso. Molto belli tutti i momenti nei quali il
pianoforte è in evidenza. Ottima la direzione orchestrale della Verdi
di Moshe Atzmon il quale ha anche diretto con passione, dopo
l'intervallo, la Settima sinfonia di G. Mahler. Grande successo e
molto valido il bis pianistico, un
brano composto e interpretato da Mustonen dalle sonorità molto
nordiche.
6 aprile Cesare Guzzardella
Uto
Ughi al “Viotti festival” di Vercelli
Il Viotti festival di
Vercelli, sabato 4 aprile, presso il Teatro Civico, ha avuto come
prestigioso protagonista il grande Uto
Ughi, accompagnato
dall’orchestra Camerata
Ducale, diretta da Guido
Rimonda. Nutrito il
programma, che ha peraltro subito qualche
variazione rispetto a quanto previsto. Ha aperto la serata una sinfonia
di Haydn, di
ascolto non molto frequente, la n.
5 aprile Bruno Busca
Argerich
e Zilberstein per le Serate
Musicali
Viene
tutti gli anni in Conservatorio Martha Argerich e ultimamente sempre in
coppia con altri eccellenti
interpreti. L'abbiamo ascoltata
con Rabinovitch, con Freire, con Goerner
e Hubert. Ieri, per il bellissimo concerto organizzato dalle
Serate Musicali,
è stata la volta della pianista moscovita Lilya Zilberstein.
Ricordiamo almeno la sua vittoria,
tra le tante, al Concorso Busoni di Bolzano nel 1987. Il programma
variegato, come accade sempre per l'Argerich,
prevedeva brani per due
pianoforti di Mozart, Schumann, Shostakovich, Brahms, Rachmaninov.
Primo della serie un raro Mozart rivisitato da F.Busoni: la
Fantasia in fa minore K608 per organo meccanico. Alla Fantasia dal
sapore bachiano per l'evidente scrittura contrappuntistica della fuga
iniziale, ha fatto seguito, sempre del salisburghese,
la Sonata in re magg. K
448. Interpretazioni
molto equilibrate con intrecci sonori e scambio delle parti solistiche
che evidenziano alcune delle specificità virtuosistiche delle due
interpreti, per altro spesso in perfetta simbiosi. Nella Argerich, si
rileva una maggiori quantità di contrasti dinamici dettati da una
interiorizzazione della materia sonora sorprendente; ma anche la
Zilberstein è stata all'altezza della situazione . Con il
romantico Schumann dell'Andante e
Variazioni Op.46 (1841)
siamo entrati in un altro ambito musicale. Bellissima e dettagliata la
resa interpretativa delle due artiste. La Argerich, da quel momento
seduta di fronte al pianoforte di sinistra - quello con i bassi meglio
risonanti per via della presenza del copripiano- ha tra le sue
peculiarità quella di adattarsi con facilità all'autore fornendo
sempre prestazioni di alto livello, ma
per i romantici e per Schumann, prima di tutti, il livello
cresce. Una rarità di Shostakovich ha incrementato la varietà del
programma: il Concertino
in la min. Op.94. (1953). Il brano per due pianoforti trova un
colore sinfonico rivelato dalle sonorità crescenti e ricche di
contrasti dei due strumenti e ci mostra uno Shostakovich rilevante anche
nella sua produzione pianistica. Un altro brano sinfonico-pianistico ha
introdotto la seconda parte del concerto, le celebri Variazioni
su un tema di Haydn Op.56 b -8 variazioni più un Finale sul
Corale di S.Antonio di Haydn - scritte da Brahms nel 1873 nella versione
ascoltata che anticipa quella per orchestra. Ottima la resa ma ancora
meglio il brano conclusivo di S. Rachmaninov: la Suite
n.1 in sol min. Op.5 " Fantasie-Tableaux" . La Zilberstein
intona con grande espressività la solitaria e semplice melodia della
Barcarola iniziale mentre la Argerich, al pianoforte di destra, ci
delizia con le minuziose, rapide e ornamentali sonorità delle note più
alti della tastiera. Un capolavoro di colore scritto nel 1893 che solo
un grande interprete-compositore come
Rachmaninov poteva creare. Splendido concerto. Due i bis, forse Brahms e
sicuramente la smagliante samba di Brazileira
di Darius Milhaud dalla suite Scaramouche.
Sala Verdi stracolma, coro compreso, e grande entusiasmo per tutti. Naturalmente
da ricordare.
3
aprile
Cesare Guzzardella
Fabio
Vacchi e Salvatore Accardo all'Auditorium per
LILT
Grande
presenza di pubblico ieri sera all'Auditorium
di Milano per il Concerto
Speciale "Elegia
tra sentimento e speranza" dell'Orchestra da Camera Italiana
diretta da Salvatore Accardo, naturalmente anche in veste di solista.
Il programma prevedeva la prima assoluta
del brano "Elegia"
composto per l'occasione da Fabio Vacchi e "Le
Quattro Stagioni" di Antonio Vivaldi. Questa iniziativa
di carattere benefico è nata dall'esperienza della dottoressa
Franca Fossati Bellani, in ricordo di tutti i bambini e ragazzi
incontrati in 40 anni di lavoro presso la Struttura Complessa di
Pediatria della Fondazione IRCCS- Istituto Nazionale dei Tumori di
Milano. Molto toccante il brano scritto per l'occasione dal compositore
bolognese Fabio Vacchi. Elegia,
per violino e orchestra da camera,
è ispirato dal Concerto per
violino e orchestra di Alban Berg e trova nella sofferente melodia
del violino, intonato da Accardo con grande espressività e
partecipazione emotiva, un motivo di lunga riflessione sulla sofferenza,
in memoria dei bambini che non ce l'hanno fatta, che hanno perso la
battaglia contro il cancro, come scrive Fabio Vacchi nel libretto di
presentazione. Il canto cromatico
e teso del violino intonato nei registri gravi, segnano in
modo profondo l'animo dell'ascoltatore nei ventidue minuti circa di
musica. La serata si è conclusa con una
splendida interpretazione delle Quattro
Stagioni di A. Vivaldi. Naturalmente un bis con una pennellata di
colori caldi di Astor Piazzolla. Chi volesse sostenere l'attività di
ricerca, cura e assistenza dei bambini LILT può telefonare al numero
2
aprile
C.G.
Hilary
Hahn per le Serate
musicali
Hilary
Hahn, violinista statunitense ventinovenne,
è tornata a Milano per un concerto organizzato dalle
Serate Musicali. Accompagnata al
pianoforte dall'ottima pianista
Valentina Lisitsa, ha presentato un
programma vario che prevedeva brani di Ysaye, Brahms, Bartók e Ives. Di
Ysaye ha interpretato in solitaria le
Sonate per violino solo n.4 e n.6
rivelando delle qualità tecnico espressive di alto livello. Si
rimane particolarmente stupiti della
perfetta intonazione del violino
della Hahn, anche nei registri più alti, nei sopracuti e nei
chiarissimi pizzicati. Le sonate di Ysaye, che certamente
stilisticamente rimandano a J.S.Bach, hanno destato
stupore per la bellezza delle sonorità espresse. Rilevante anche il
brano, sempre di Ysaye, Rêve
d'enfant op.14 eseguito insieme all'eccelente Valentina Lisitsa che
ha mostrato di essere perfettamente in sinergia con la solista. Tra i
brani più noti eseguiti ricordiamo le Danze
popolari romene di B. Bartók, recentemente ascoltate in
un'altrettanto valida interpretazione di Uto Ughi e una selezione dalle Danze
ungheresi di J. Brahms. Una parte poderosa dell'impaginato è stato
occupato da una autore importante ma ancora poco eseguito quale lo
statunitense Charles Edward Ives (1874-1954). Tre le Sonate per violino
e pianoforte in programma: la n.4,
la n.2 e la n.1.
Bravissime le interpreti che hanno messo in rilievo il particolare stile
compositivo dell'autore che condensa l'anima occidentale di autori come
Brahms o Berg a sapori tipicamente americani. Due i bis: un luminoso Andante
amoroso di Paganini e un movimento della Sonata
n.3 di Ives. Grande successo in una sala con molti posti liberi. Da
ricordare.
31 marzo Cesare Guzzardella
Radu
Lupu e la Filarmonica G. Enescu per il "Quartetto"
Crea
ogni volta grande attesa il ritorno
nelle sale da concerto milanesi del grande pianista rumeno Radu Lupu e,
a dimostrazione di questo, le
platee sono sempre al completo.
Sabato 28 marzo, nella
splendida serata organizzata
dalla
Società del Quartetto, la Sala Verdi del Conservatorio era
stipata e la novità dell'evento era anche nella presenza dell'Orchestra
Filarmonica George Enescu, formazione rumena diretta da Cristian
Mandeal. Il programma prevedeva Beethoven nella prima parte con l'Ouverture
Op.84 "Egmont" e il Concerto
per pianoforte e orch. in do min. n.3 Op.37 e, dopo l'intervallo, il
lavoro sinfonico più celebre di L.Hector Berlioz: la Symphonie
fantastique Op.14. L'anticipazione orchestrale dell'Egmont,
celebre pagina beethoveniana, è stata ben interpretata dall'orchestra
che ha evidenziato sia la drammaticità delle battute iniziali, sia la
serena luminosità del finale ben rilevata dagli ottimi ottoni. Con l'Op.
37 l'attenzione si è immediatamente concentrata sulla figura oramai
mitica di Radu Lupu, pianista dalla presenza austera e severa che
trova in contrapposizione al suo aspetto corpulento, una leggerezza di
tocco ineguagliabile che rende trasparenti e piene di luce le sonorità
del pianoforte. Lupu ha il raro dono di penetrare e ricreare la musica
concentrandosi solo sull'interpretazione. Le rare imprecisioni tecniche
che saltano all'orecchio nulla sono rispetto all'alto valore espressivo
della sua interpretazione. Pur avendo sul podio un ottimo direttore, e
Cristian Mandeal ha dimostrato di esserlo nella bellissima conclusiva Fantastica
di Berlioz, l'indirizzo interpretativo del noto concerto era dettato
da Lupu, specie nel poetico largo
centrale con l'orchestra
che ha seguito in modo perfetto le indicazioni temporali del pianista.
Strepitoso e chiarissimo il rondò
finale. Pubblico entusiasta e due intimi bis tutti per Lupu: una
memorabile pagina di Schumann e un prezioso Schubert.
Nella seconda parte della serata è risultata di qualità
l'interpretazione nitida e dettagliata dell Sinfonia
Fantastica, capolavoro di virtuosismo orchestrale di Berlioz. Specie
gli ultimi movimenti, Marche au
supplice e Songe d'un nuit de
sabbath,
hanno messo in luce l'eccellenti qualità delle sezioni orchestrali e
del loro direttore. Ma il concerto non è finito qui perché Mandeal ha
regalato al pubblico una rarità di Enescu, la Rapsodia
n.2, lavoro di alto valore sinfonico-popolare. Un
concerto da ricordare.
30 marzo Cesare Guzzardella
È
tornata in scena al Teatro alla Scala l'opera verdiana I
due Foscari. L'allestimento del 2003, per la regia di Cesare
Lievi, le scene e i costumi di
Maurizio Balò e le luci di Luigi
Saccomandi ritrova il grande protagonista
di questo giovane lavoro di Verdi nella voce di Leo Nucci (foto di M.
Brescia dall'Archivio Scala),
Francesco Foscari.
Nella seconda rappresentazione Nucci ha mostrato una vitalità vocale
integra ed una timbrica ricca di espressività in un ruolo più che mai
a lui consono. Anche gli altri interpreti del cast vocale hanno
ottimamente interpretato i
loro ruoli: Fabio Sartori in
Jacopo Foscari, Manon Feubel in Lucrezia
Contarini, Marco Spotti in Jacopo
Loredano e gli altri.
Perfette le numerose parti corali preparate de Bruno Casoni. Si rimane
invece perplessi sul valore artistico complessivo dell'opera che
risulta
essere monocorde e definito da una trama davvero esigua. La regia, le
scene e i costumi non hanno contrastato i limiti teatrali di questo
lavoro dell'allora trentenne Verdi che invece trova splendida musicalità
in alcune arie e nei corali, specie nel più riuscito terzo atto. La
scenografia è tradizionale, con esigue idee innovative, e i costumi
d'epoca risultano in sintonia con i caratteri cupi e monotoni
dell'opera. Il terzo atto risulta essere anche scenograficamente più
vario. Il pubblico ha gradito il lavoro e gli applausi più calorosi
sono stati per Leo Nucci. Prossime
repliche il 29-31 marzo e il 2-4 aprile.
28 marzo Cesare Guzzardella
Il
pianista Gianluca Cascioli in
Auditorium per Beethoven
Martedì
24 marzo, all’Auditorium il pianista torinese Gianluca Cascioli ha
presentato il suo nuovo Cd dedicato interamente a L.v. Beethoven tenendo
un concerto che aveva in
programma le Variazioni Op. 35
sull'Eroica , la Sonata in do
diesis min. “Al chiaro di Luna” op. 27 n. 2 , la rara Fantasia
in sol minore op. 77 e
le due Sonate in fa diesis magg.
op. 78 e quella in re minore
op. 31 n. 2 “La Tempesta”. Questi
brani furono composti dal grande tedesco tra il 1801 e il 1809. Molto
bello e personale il Beethoven analitico e riflessivo di Cascioli che
utilizzando tempi piuttosto lunghi trova nella bellezza delle sonorità,
nell'attenzione per i particolari e nella perfetta divisione del tempo
alcune delle sue peculiarità. Il suo modo di "ascoltarsi",
come si evince dalla sua discreta gestualità, porta a delle escuzioni
molto espressive e autenticamente classiche. Ricordiamo che la carriera
pianistica del trent'enne Gianluca Cascioli
è iniziata nel 1994. La vittoria del Concorso
pianistico internazionale “Umberto Micheli”, la cui giuria,
presieduta da Luciano Berio, era composta anche da eminenti personalità
del mondo della musica, tra cui Elliott Carter, Maurizio Pollini e
Charles Rosen, ha segnato un percorso importante che ha portato
Cascioli, anche compositore e direttore, a collaborare con i massimi
direttori d'orchestra e con le migliori orchestre del mondo. Bravissimo.
Peccato che il pubblico presente nel bellissimo auditorio milanese fosse
veramente poco. Da ricordare
26
marzo
Cesare Guzzardella
Uto
Ughi
e I Filarmonici di Roma alle Serate
Musicali
Torna
costantemente in Conservatorio il violinista Uto Ughi e puntualmente
ottiene un grandissimo successo di pubblico. Nel concerto di ieri per le
Serate Musicali
in una Sala Verdi stipata anche nel coro,
si è presentato sul palco insieme ai Filarmonici
di Roma
interpretando un programma vario che prevedeva musiche di Kreisler,
Mozart, Boccherini, Bartok, Ravel. Ogni brano è stato presentato da
Ughi stesso. Ottimo l'inizio con il Preludio
e Allegro nello stile di Pugnani del viennese Fritz Kreisler,
violinista-compositore notissimo sia per le sue qualità virtuosistiche
che per le sue mirabili trascrizioni. Il Concerto
per violino e orchestra n.7 in re magg. K271a di
W.A.Mozart è tra i meno popolari e forse non completamente del
salisburghese. Non entusiasmante l'esecuzione. Dopo l'intervallo i Filarmonici,
senza direttore, hanno ben interpretato un raro ma significativo brano
di Luigi Boccherini,
la Sinfonia in re min. Op. 12 n.4
"La casa del diavolo" con
un originale e concitato Finale
di ispirazione vivaldiana. Con la versione per violino e orchestra delle
celebri Danze popolari rumene Sz.68
(1915) di Bela Bartók il concerto ha cambiato aspetto e Uto Ughi ha
da qui in poi evidenziato le sue migliori qualità di grande interprete.
La bellissima versione orchestrale ha messo in risalto il sicuro,
melodioso e raffinato tocco di Ughi e anche l'armoniosa musicalità,
tutta italiana, dell’ottima formazione cameristica. Con la celeberrima
Tzigane (1924) di Maurice
Ravel, nella trascrizione con orchestra di Angela Montemurro Lentini,
siamo saliti molto in alto nella scala dei valori interpretativi. Il
carattere popolare zingaresco della composizione, definito
splendidamente da Ughi con quelle improvvise accelerazioni di tempo o
con quei precisi effetti coloristici, nulla toglie all’alto valore
estetico del brano che rimane una delle migliori composizioni
dell’autore. Bellissima la trascrizione. La voglia di suonare e la
sentita soddisfazione di Ughi ci ha permesso l’ascolto di ben tre
avvincenti bis: del lombardo Antonio Bazzini, violinista-compositore, la
paganiniana Ridda dei folletti
(1852), una pregnante e romantica aria daThaïs
di Jules Massenet e a conclusione Humoresque
Op.
101 No.7
(1896) di Antonin Dvorák. Da
ricordare
24
marzo
Cesare Guzzardella
Ieri
sera un'anteprima entusiasmante al Teatro alla Scala ha anticipato il
concerto che il milanese direttore d'orchestra Riccardo Chailly
terrà questa sera. Il
programma, ascoltato integralmente, emozionante come una vera prima con
lunghi applausi al termine,
prevedeva la nuova composizione di Fabio Vacchi «Prospero
o dell' Armonia» su testi di Shakespeare tratti dal finale della Tempesta,
tradotti e riorganizzati dall'attore-regista
Ferdinando Bruni e due capolavori di F. Mendelssohn quali
l'Ouverture "Le Ebridi"
e la
Sinfonia n.5 della "Riforma".
L'esecuzione di queste ultime due opere, nelle versioni ascoltate ieri,
rappresenta una novità
assoluta in quanto Chailly, grande amante della musica di Mendelssohn e
direttore stabile di quell'orchestra, il Gewandhaus di Lipsia,
- il grande compositore tedesco è stato tra i più illustri direttori -
ha scelto le edizioni più complete con decine di battute musicali fino
ad ora mai ascoltate. Ma tutto questo l'ha ben
spiegato Chailly nell'interessante incontro che ha preceduto la prova
generale e che ha visto come protagonisti anche Vacchi e Bruni. Molto
valido il brano (circa 40 minuti) di Vacchi con parecchie inserzioni
parlate, ottimamente recitate da Bruni. Lo stile espressivo
del compositore bolognese è ricercato ma particolarmente
riconoscibile ed è improntato sulla ricerca di nuove sonorità
altamente evocative mediate da un
profondo interesse per le musiche extra europee con ritmiche
atipiche spesso molto irregolari. Ottima l'interpretazione di Chailly.
Avvincenti sotto ogni aspetto i capolavori di Mendelssohn e bravissima
la Filarmonica della Scala. Questa sera alla 20.00 di nuovo alla
Scala.
Il
pianista Giuseppe Albanese al
Dal Verme
Doveva
essere un pomeriggio musicale caratterizzato dalla prima esecuzione
assoluta di una recentissima composizione di Alessandro Solbiati,
Nora
- per cymbalom e orchestra, ma
a causa di un'improvvisa indisposizione del bravissimo cymbalista Luigi
Gaggero - di recente
alla Scala - il
brano verrà riproposto nella prossima Stagione e allora
l’attenzione si è integralmente riversata verso l'ottimo pianista
calabrese Giuseppe Albanese (nella foto) che ha eseguito il
poco noto ma efficace Concerto
per pianoforte e orchestra n.3 Op. 58 di Ignaz Moshelles
(1794-1870). Compositore, grande pianista e didatta tedesco,
Moshelles appartiene a quella categoria di artisti inquadrabili
storicamente tra Beethoven e i grandi romantici del secondo Ottocento ed
è, insieme a Hummel e a non pochi altri, esponente dello stile Biedermeier.
L’Op.58 riserva al solista
un ruolo primario di grande virtuosismo che solo pianisti capaci come il
nostro Albanese possono sostenere con eccellenti risultati. Questi,
nella replica ascoltata sabato 21 marzo, ha dimostrato sicurezza
esprimendo con solidità, precisione tecnica e nitore espressivo i
difficili e contrastati passaggi e i continui cambiamenti tematici anche
quando la bellezza della semplice e romantica melodia viene espressa.
Coadivato dall'ottima direzione di Julien Salemkour, Albanese è stato
grande protagonista della prima parte del pomeriggio musicale e al
termine il pubblico ha espresso entusiasmo per la sua esibizione. Due i
bis concessi: il primo, ancora in
stile Biedermeier,
era l' ultimo movimento della
Sonata n.1 Op.24 di C.M.v.Weber, il
rondò denominato anche Moto
perpetuo o l'infaticabile
per via del suo andamento veloce e ostinato reso mirabilmente
dal solista; il secondo bis era un interessante Studio di un
pianista-compositore americano sul noto brano The
Men I Love
di
George
Gershwin, reso
con elegante espressività. Nella seconda parte del concerto abbiamo
ascoltato un raro Antonio Salieri con le 26
Variazioni su la Follia di Spagna. Il brano strutturalmente è
semplice e ricorda la facilità strutturale dei nostri minimalisti, e
rivela interventi brevi e continui dei bravi solisti dell'orchestra de I
Pomeriggi, primi fra tutti il primo violino e l'arpista ma anche
alcuni fiati come il fagotto o il flauto. Queste riuscite variazioni di
Salieri risultano rilevanti didatticamente. L'ultimo brano in programma,
in sostituzione di Nora è stato un omaggio a F.Mendelssohn con
l'Ouverture “ Ruy
Blas”, interpretata con rigore formale dall’orchestra.
Grande successo.
23
marzo
Cesare Guzzardella
Il duo Nicolai-Zdorenko al Coccia di Novara
E’ proseguita
ieri, 20 marzo, al Teatro
Coccia, la rassegna della musica cameristica di Mendelssohn proposta
dalla novarese Associazione amici della Musica, in occasione del
bicentenario della nascita del grande compositore tedesco. Il programma
della serata prevedeva
due sonate per violino e pianoforte: la n.1 in Fa maggiore,
un’opera precocissima (l’autore la scrisse a soli 11 anni!),
evidentemente ancora immatura nel linguaggio musicale, ma non priva di
spunti interessanti, specie nel tempo finale, dalle spumeggianti
quartine di sedicesimi ; la n. 3, anch’essa in Fa
maggiore, del periodo della piena maturità creativa di Mendelssohn,
che alterna sapientemente momenti distesamente lirici a parti
ritmicamente impetuose, sostenute da una struttura armonica chiaramente
influenzata dal contrappunto bachiano. Tra le due sonate, la Fantasia
op. 28 per solo
pianoforte, dalle cupe sonorità, ispirate al culto della poesia
“ossianica” di gran moda nell’età romantica e che nell’opera
dello stesso Mendelssohn trova espressioni somme nell’Ouverture
“Ebridi” e nella sinfonia “Scozzese" .
Protagoniste del concerto sono state due giovani strumentiste, alla loro
prima esibizione nella città piemontese: la violinista Valentina
Nicolai, diplomatasi nel 2000 presso il Conservatorio di Firenze,
membro stabile del quartetto d’archi Art Music di Roma e la
pianista ucraina Olga Zdorenko, diplomata al Conservatorio di
Mosca nel 1994 e all’ Accademia di S. Cecilia a Roma, di casa nel
nostro Paese, dove ha partecipato a numerosi concorsi e tournée. Non
possiamo tacere che la prova delle due esecutrici ci ha lasciato
insoddisfatti: ci è sembrato che la Zdorenko cercasse eccessivamente
l’’effetto’, con un tocco troppo greve, privo di sfumature, specie
nelle note basse, “sferragliate” con una pesantezza, che, unita ad
un uso un po’
approssimativo del pedale, appiattiva il suono, togliendo precisione al
disegno melodico e all’armonia. Nelle due sonate il pianoforte ha
troppo spesso prevaricato sul violino, a sua volta eccessivamente
monocorde e fragile nel timbro. L’incanto della musica
mendelssohniana, che sta tutto nella limpida cantabilità delle melodie
e nella ricchezza contrappuntistica dell’armonia, è andato
irrimediabilmente perduto. Di pura cortesia il breve applauso del non
numeroso pubblico, dopo l’unico bis, la Meditation di
Massenet.
21 marzo Bruno Busca
Il
violista russo Yuri Bashmet per le Serate
Musicali
Il violista ucraino Yuri Bashmet costituiva nel 1984 la formazione cameristica I solisti di Mosca e da allora ha portato l'ottima orchestra in ogni parte del mondo con il suo vasto repertorio che da Bach o Telemann arriva sino ai nostri giorni. Bashmet è considerato tra i massimi virtuosi della viola e molti compositori contemporanei gli hanno dedicato loro lavori, primo fra tutti Alfred Schnitcke, compositore russo da alcuni anni scomparso che ha scritto per lui il Concerto per viola e orchestra. L'interessante e variegato programma presentato ieri sera in Conservatorio per le Serate Musicali era incentrato su brani di autori classici inframezzati da una composizione del Novecento poco frequentata che ha nella musica settecentesca evidenti richiami stilistici e costruttivi: il Tema con quattro variazioni per pianoforte e orchestra (1946) del tedesco Paul Hindemith. Al pianoforte solista la bravissima e determinata figlia d'arte Ksenia Bashmet. Il brano in perfetto stile hindemithiano, dal sapore bachiano e neoclassico con influssi anche tardo romantici, è stato ottimamente interpretato dalla giovane pianista in perfetta sinergia con l'orchestra diretta dallo stesso Bashmet con dovizia coloristica e raffinata espressività. Ancora splendidi i colori orchestrali nei brani classici che hanno preceduto o seguito il lavoro di Hindemith, soprattutto la Sinfonia in fa min. n.49 "La Passione" di F.J.Haydn e la notissima Serenata mozartiana "Heine Kleine Nachtmusic", meno il Concerto per due viole di G.P. Telemann che ha introdotto la serata. Bashmet ha mostrato la sua meravigliosa qualità solistica nel raro ma efficace brano dal titolo Grave per viola e archi di J.A. Benda - compositore boemo vissuto tra Bach e Mozart - ma anche nel ruolo di direttore sa essere particolarmente espressivo e avvincente. La gestualità discreta ma incisiva della sua direzione determina un equilibrio delle timbriche orchestrali che rivelano pastosità dei colori e trasparenza musicale. Tutti bravi i professori d'orchestra e in particolar modo il primo violino, in evidenza nel brano di Hindemith. Due i bis proposti dal carattere popolare e tzigano, entrambi interpretati in modo eccellente. Successo meritatissimo in una Sala Verdi purtroppo con numerosi posti liberi.
20
marzo Cesare Guzzardella
Il
Trio di Parma al Coccia di Novara
Di scena ieri sera, 18 marzo, al
teatro Coccia di Novara, uno dei migliori ensembles cameristici italiani
del momento, il Trio di Parma. Il programma ha reso omaggio ai
due grandi musicisti di cui ricorre quest’anno il bicentenario,
rispettivamente, della morte, F. J. Haydn, e della nascita, F.
Mendelssohn: di Haydn è stato eseguito il Trio in la
maggiore Hob. XV:18, di Mendelssohn quell’autentico gioiello che
è il Trio n. 1 op. 49 in re minore e il Trio n. 2 op. 66 in
do minore. Anche in questo appuntamento novarese la formazione
parmense ha pienamente confermato le sue eccellenti qualità:
affiatamento e compattezza semplicemente perfetti, trascinante vigore
esecutivo, precisione assoluta nella resa timbrica ed armonica, capacità
di dare pieno risalto alle singole linee strumentali, ciascuna dotata di
una sua autonoma “personalità”, dalla voce limpida e intensa del
violino di Ivan Rabaglia, a
quella appassionata del violoncello di Enrico
Bronzi al nitido
pianoforte di
Alberto Miodini. I
brani proposti sono tra i migliori della letteratura per trio della
tradizione sette-ottocentesca; il trio haydniano ha a nostro avviso il
suo momento migliore nel finale, dal robusto vigore di vivace danza
popolaresca, con un curioso sincopato
nella sezione centrale, mentre il trio mendelssohniano op. 66 affascina
l’ascoltatore per le ardite escursioni armoniche del primo tempo e il
meraviglioso tema dal corale cinquecentesco Vor
deinem Thron (sfruttato
anche da Bach), incastonato a mo’ di inno nel finale, quasi un lontano
precorrimento degli “appelli” mahleriani. Ma il clou
della serata è stato l’op. 49 del maestro amburghese, capolavoro di
appassionata cantabilità romantica (indimenticabile il primo tema del
primo tempo, affidato al violoncello) e di brillante varietà melodica
ed armonica. Il pubblico abbastanza numeroso, dopo i due bis da Schumann
( il secondo tempo del Trio
n. 3) e Sciostakovic
(il secondo tempo del Trio
n. 2), ha salutato i
giovani concertisti con una vera, meritatissima ovazione.
19
marzo
Bruno Busca
Il
sublime Quartetto di Tokio per "La Società
del Quartetto"
Nulla
di più prezioso era stato ancora fatto per commemorare il bicentenario
dalla morte di J.Haydn (1732-1809) ed
il concerto tenuto ieri sera in Conservatorio dall'esemplare Quartetto
di Tokio ha stupito per bellezza ogni ascoltatore che ama in
profondità la musica. La celebre formazione cameristica, forse la
migliore al mondo, si è
cimentata nell'integrale dell'Op.
76 (1797) eseguendo i quartetti
d'archi tra i più noti del Maestro di Rohrau. Una maratona di oltre tre
ore e mezza, considerando i due intervalli,
ha intrattenuto il numeroso pubblico - una curiosità: in sala anche
Alfred Brendel, presente anche al concerto scaligero di Pollini della
sera prima - che in assoluto silenzio ha ascoltato i sei capolavori
haydniani. Sembra di ascoltare un unico
strumento Stradivari anche se i piani sonori e le timbriche più alte
dei violini o più gravi del violoncello erano ben definiti e
chiaramente riconoscibili. La perfezione formale di Haydn, il piu importante
riferimento in questo genere musicale, è espressa dal Quartetto con
qualità interpretativa eccelsa in tutta la gamma delle possibili
combinazioni tecnico-espressive. Mai un eccesso, mai una sbavatura ma
solo raffinata bellezza estetica. Nato nel 1969, il Quartetto di Tokio
ha ancora dalla formazione originaria il violista Kazuhide Isomura
(nella foto)
e dal 1974 il violinista Kikuei Ikeda mentre nel 1999 è subrentato il
violoncellista Clive Greensmith e nel 2002 il primo violino Martin
Beaver. La qualità complessiva è rimasta inalterata e i suoni dei
quattro Stradivari impiegati
(a disposizione dei solisti dal 1995 dalla Nippon Foundation)
hanno raggiunto ancora il sublime nelle sei pagine che
rammentiamo essere state eseguite secondo quest' ordine: n.4 "l'Aurora",
n.1, n.2 "delle Quinte",
n.3 "Imperatore",
n.6 e n.5. Ricordiamo che il quartetto "Imperatore" contiene
nel secondo movimento il tema e le splendide variazioni del bellissimo
Inno nazionale austriaco scritto da Haydn negli stessi anni. Ovazione
del pubblico al termine e un inaspettato bis con l'ultimo movimento del Quartetto
Op.50 n.1 Memorabile.
18
marzo Cesare
Guzzardella
Il
Progetto Pollini al Teatro
alla Scala
Lunedì
scorso
al Teatro alla Scala si è tenuto il secondo incontro musicale del Progetto
Pollini, manifestazione
ideata da Maurizio Pollini con lo
scopo di diffondere maggiormente
la musica del Novecento e dei giorni nostri.
Il grande pianista milanese si è alternato sul palcoscenico
scaligero con una esemplare
formazione cameristica, il Klangforum
Wien diretta dal rumeno
Peter Eötvös, uno dei più noti e
migliori interpreti della musica del Novecento. Nella prima parte del
concerto abbiamo ascoltato
alcuni lavori di Karlheinz Stockhausen composti tra il 1951 e il 1961,
mentre dopo l'intervallo, Pollini in solitaria ha eseguito prima Schönberg
e poi Schumann. Il pianista
ha introdotto Stockhausen con
tre Klavierstücke panistici,
i numeri 7, 8 e 9. Il non facile approccio esecutivo dei brani di
Stockhausen trova in Pollini un interprete ideali per rigore stilistico
e interpretativo che si esprime nella sua
capacità di pesare in modo preciso tutte le indicazioni della
partitura: quelle relative alle altezze, alle durata, alla timbrica,
all'intensità sonora e soprattutto
alle pause che nella musica del tedesco hanno un ruolo essenziale. Di
grande qualità la resa musicale epressa. La formazione austriaca ha
continuato il concerto con tre fondamentali composizioni del Maestro
tedesco quali Kreuzspiel per
oboe, clarinetto basso, pianoforte e percussioni, Zeitmasse
per cinque legni e Kontra-Punkte
per dieci strumenti. L'attenta e precisa direzione di Eötvös e la
bellezza timbrica degli strumenti solisti hanno rinnovato l'eccellente
qualità interpretativa. Nella seconda parte del concerto, dopo il
sofferto e profondo Schönberg dei 3
Klavierstüke op. 11, lavori pervasi di reminescenze
brahmsiane, Pollini ci ha donato un classico del suo repertorio quale la
celebre Fantasia in do magg.
Op.17 di Robert
Schumann. Sul versante della musica romantica Pollini ha pochi rivali e
la sua capacità di sintesi espressiva dovuta
ad una totale interiorizzazione degli elementi musicali e ad una
profondità di pensiero musicale di altissimo livello ha determinato una
intensa interpretazione. Grandissimo successo di pubblico e due
indimenticabili bis chopiniani: un Notturno e uno Studio. Da ricordare.
18
marzo
Cesare Guzzardella
Successo
alla Scala per l'Alcina di Händel
Per
la prima volta il Teatro alla Scala ha
accolto la versione scenica completa
dell'opera in tre atti Alcina
di Georg Friedrich Händel.
Un'esecuzione in forma di concerto
era stata
data nel teatro del Piermarini nell'aprile del 1985 e in
quell'occasione il ruolo di Alcina venne interpretato da Luciana Serra.
Questo capolavoro del teatro musicale settecentesco
venne scritto nel 1734-35 su libretto anonimo tratto dall'Orlando
Furioso dell'Ariosto. Il contenuto è una
variante del mito di Circe, incantatrice fatale che attrae gli uomini
col canto su di un’isola paradisiaca e, dopo averli sedotti, li
trasforma in rocce, animali o piante. Alcina
è un susseguirsi di
splendide Arie col da capo che
mettono in risalto la struttura psicologica
dei protagonisti:
non solo l'incantatrice Alcina e il paladino Ruggiero ma anche Morgana,
Bradamante, Melisso, Oronte, ecc. hanno un
ruolo di rilievo. L'allestimento scenico
deve essere funzionale alla continua
entrata in scena dei protagonisti, spesso soli
o in coppia e raramente in gruppo. Per oltre venti volte devono
intonare le arie, alcune di
queste autentici capolavori. Tutto questo
è ben spiegato nelle note di regia del canadese Robert Carsen, artefice
della messinscena (l'allestimento di Carsen
è apparso nel 1999 all'Opéra di Parigi). Anticipiamo subito che
la seconda rappresentazione ha riscosso un meritato successo. Il cast
vocale, di ottimo livello,
ha avuto come punto di forza il soprano Anja Harteros, Alcina,
che specie nelle arie più rilevanti come Ah
mio cor! Schernito sei, Ombre
pallide e Mi
restano le lagrime, raggiunge livelli interpretativi
eccellenti. Ma anche Monica Bacelli
nel ruolo di Ruggiero è stata una degna interprete: la sua
splendida timbrica, sfaccettata e ricca di contrasti, e la sua capacità
di stare in scena hanno sopperito
alla mancanza di voluminosità vocale in un ruolo
però che nelle rappresentazioni settecentesche era sostenuto da
un castrato. Splendide le arie Verdi
prati, selve amene e Sta
nell'ircana. Al termine della
rappresentazione la Bocelli è stata tra
le più applaudite. Molto bravi anche Patricia Petibon, Morgana,
Kristina Hammarström,
Bradamante,
Jeremj Ovenden, Oronte, Alastair Miles, Melisso.
La regia di
Robert Carsen e le scene e i costumi di Tobias Hoheisel non
sono straordinari ma hanno il merito di mettere in risalto la musica di Händel,
vera protagonista, evidenziando gli interventi vocali. Anche nelle
situazioni sceniche più affollate la discreta presenza delle comparse -
molte di queste sono corpi maschili statuari nudi o seminudi, ha un
ruolo di sottolineatura paesaggistica che vuole rappresentare il dominio
dell'incantatrice Alcina. L'unico contrasto visivo, antiestetico e poco
riuscito, è quello tra i costumi moderni impiegati e la scenografia
neoclassica. Una maggiore linearità e modernità scenica e una
maggiore trasparenza scenografica avrebbe migliorato il tutto. La
direzione di Giovanni Antonini, attenta ai dettagli e rispettosa delle
voci, ci è apparsa timbricamente un po' asciutta, ma la qualità
interpretativa è
decisamente accettabile anche grazie ai rilevanti interventi solistici
degi ottimi orchestrali. Nel complesso un lavoro ottimo.
Prossime repliche il 15, 17, 20, 25, 27 marzo.
15
marzo
Cesare Guzzardella
Andrea Lucchesini al Teatro Civico di Vercelli
Siamo grati alla bella città di Vercelli, per averci offerto la prova, se mai ce ne fosse bisogno, che anche in provincia è possibile abbandonarsi al piacere di ascoltare ottima musica, di eccellente livello esecutivo. Il concerto di Venerdì sera 13 marzo, presso il Teatro civico, nell'ambito della locale XI Stagione concertistica, ha avuto come protagonisti il pianista Andrea Lucchesini e l'Orchestra Camerata Ducale, sotto la guida del suo fondatore( insieme con la pianista Cristina Canziani) e direttore stabile, il violinista Guido Rimonda, con un programma impaginato sui maestri del classicismo viennese, F.J.Haydn e W.A. Mozart. Era la prima volta che ascoltavamo dal vivo la Camerata Ducale, attualmente una delle più interessanti compagini orchestrali piemontesi (e italiane!), nata a Torino nel 1992, specializzata nella musica a cavallo tra XVIII e XIX sec. E in particolare nelle opere di G. B Viotti, oggetto di amorosa ricerca di Canziani e Rimonda: è stata una vera gioia ascoltare un organico giovane, diretto magistralmente, affiatatissimo, dal suono sempre caldo e morbido, capace di trascorrere, negli archi come nei fiati, dalla più delicata grazia settecentesca a certi inquietanti fremiti "sturmer" presenti nelle opere in programma. La prima delle tre composizioni proposte è una rara chicca haydniana (1775 ca.), la Sinfonia in do maggiore n. 60 "Il Distratto", così intitolata perché ricavata dalle musiche di scena per una omonima commedia francese. In effetti, più che una sinfonia vera e propria si tratta di una suite in sei tempi, piacevolissima, di notevole ricchezza e varietà tematica; la sua originalità più appariscente sta nel fatto che l'orchestra deve spesso distrarsi, commettendo grossolani errori di esecuzione, peraltro subito corretti. L'episodio più divertente si ha nel Finale, quando gli archi sbagliano accordatura e l'orchestra è costretta a fermarsi per riaccordare gli strumenti. Partecipa a questa deliziosa commedia sinfonica anche il direttore, che spesso abbandona il podio e si mette a vagolare trasognato tra gli orchestrali, perde la bacchetta, si volge al pubblico cercando chissà che... . E' stata quindi la volta di Mozart, con i due concerti per pianoforte KV 488 e KV 271, due autentiche gemme del catalogo del grande salisburghese, eseguiti e diretti da Lucchesini (mentre Rimonda prendeva posto come primo violino). Crediamo non si cada nella retorica definendo memorabile l'interpretazione mozartiana del quarantenne pianista toscano: il suo tocco sempre sobrio, leggero, di soave eleganza, di tersa e luminosa chiarezza, ma capace anche di velarsi di quella indicibile, soffusa malinconia che pervade la siciliana del KV 488, ci ha innalzato in quelle indicibili regioni dello spirito che solo la musica ( e soprattutto la musica apollinea di Mozart !) è capace di schiudere. Due bis, l'Impromptus op. 90 n. 2 di Schubert e una sonata di Scarlatti, hanno degnamente chiuso questa festa vercellese della musica, tra gli scroscianti applausi di un pubblico numeroso e riconoscente.
14 marzo 2009 Bruno Busca
Il
pianista Igor Levit per la Società
dei concerti
Torna
spesso l'ottima Stuttgarter
Philharmoniker con il suo direttore Gabriel Feltz nella Sala Verdi
del Conservatorio milanese. Nel bel
concerto di ieri i brani in programma erano importanti e conosciuti: il
Concerto per pianoforte e orchestra n.1 in
re min. Op.15 di J. Brahms e Quadri
di un'esposizione di M. P. Musorgskij
nella notissima orchestrazione di Maurice Ravel. Solista nel
concerto al pianoforte il
ventunenne pianista russo Igor Levit (nella foto). La direzione
orchestrale, energica e determinata di Feltz, in tutti e due i celebri
brani, è stata aiutata dal dolce, leggero ma sicuro tocco del giovane
pianista che ha mostrato qualità interpretative rilevanti e una
interiorizzazione completa della poetica brahmsiana.
Nel brano pianistico di Musorgskij
reso celebre dalla stupenda orchestrazione di Ravel l'orchestra
di Stoccarda ha mostrato ancora di più le sue eccellenti qualità
coloristiche. Valide tutte le sezioni strumentali e in particolar modo
quella dei fiati con ottoni- mirabile la tromba solista-
e legni timbricamente perfetti. La direzione energica e ricca di
contrasti timbrici dell'ultimo brano ha completato la serata ed il
pubblico che riempiva la sala ha
decretato il successo con accalorati e lunghi applausi.
12
marzo Cesare
Guzzardella
Il
pianoforte di Andrea Bacchetti
al “Coccia” di Novara
Ricco e articolato il programma proposto martedì 10 marzo al Teatro Coccia di Novara da Andrea Bacchetti, nell'ambito dell'annuale stagione concertistica da camera: da Bach (la Suite inglese n.6 e non la n.5, come erroneamente riportato dal programma di sala), a Mendelssohn (otto romanze senza parole), a Debussy (Clair de lune, dalla Suite bergamasca; The snow is dancing da Children's corner; tre Preludi) a Chopin (Notturno op.9 n.2 e Fantasia Improvviso op.66). Ci è dispiaciuto notare larghi vuoti in sala: il concerto del giovane pianista genovese avrebbe infatti meritato ben altra presenza di pubblico. Dell'esecuzione di Bacchetti ci ha colpito la capacità di interpretare con uguale sensibilità e profondità mondi musicali e spirituali così diversi. Il suo Bach è bellissimo nel nitore esatto del suono, nel dinamismo quasi da 'perpetuum mobile' del Preludio e, soprattutto, nella soave malinconia barocca dell'Allemanda e nella grazia già quasi viennese del Passepied (il pezzo in assoluto migliore della composizione). Pianista dal suono sempre pulitissimo e brillante, Bacchetti ci ha proposto un Mendelssohn in perfetto equilibrio tra le due qualità della sua arte, al tempo stesso dolcemente sognante e rigorosamente accordale e polifonica, mentre per Debussy il vertice esecutivo è stato a nostro avviso raggiunto dal terzo Preludio, La Cathedrale engloutie: qui Bacchetti ha saputo restituire con rara finezza quel magico alone di impalpabile, evanescente morbidezza che avvolge il suono del maestro di Saint Germaine. Ulteriore banco di prova dell'eccellente tecnica del giovane esecutore, infine, la Fantasia chopiniana, in cui la rapidità impetuosa del pezzo non ha mai offuscato la chiarezza cristallina del suono (è esagerato un paragone con Martha Argerich?). Ben cinque (!) bis (Bach e Galuppi) hanno suggellato una serata di buona musica, apprezzata dai sinceri applausi dei fortunati presenti.
11 marzo Bruno Busca
Il
"Progetto Mozart" di Andras Schiff per le Serate
Musicali
Con il terzo concerto mozartiano si
è concluso il ciclo pianistico dedicato al grande salisburghese. Nella
serata di ieri il pubblico ha riempito completamente la Sala Verdi del
Conservatorio milanese e ha salutato con entusismo il pianista ungherese
tributandogli al termine del concerto, lunghi e calorosi applausi.
Schiff ha impaginato un programma che prevedeva come introduzione la Fantasia
in do minore K475, le
Sonate K533 ( Allegro e Andante), la K576
in re maggiore e la K457
in do minore, quest’ultima preceduta dal Rondò
in la minore K511. Ancora una volta
il livello interpretativo espresso è stato di rilievo specie
nell'ultima sonata eseguita. Tre i bis concessi con uno splendido ed
intenso Andante per organo meccanico, la Marcia Turca,
movimento finale della Sonata K 331, e le semplici ma geniali note dell'Allegro
dalla Sonata K.545 , sonate
ascoltate nelle serate precedenti. Da ricordare
10 marzo C.G.
Leonidas
Kavakos e la Filarmonica scaligera a sostegno dell'Ospedale dei
Bambini "Vittore
Buzzi"
Una
prova aperta della Filarmonica della Scala diretta dal violinista
Leonidas Kavakos a favore dell'Ospedale dei Bambini
"Vittore Buzzi"
ha anticipato il concerto sinfonico
che
la Filarmonica e il violinista greco terranno questa sera. Il programma,
molto interessante, ha visto Kavakos
in uno dei più rilevanti concerti per violino e orchestra del
romanticismo musicale: l'opera
64 in mi minore di Felix Mendelssohn-Bartoldy. Il nitido,
leggero violino Stradivari "
Falmouth" del 1692 di Kavakos ha espresso con intensità solare
il concerto che Mendelssohn compose nel 1844 e che rivela un equilibrio
compositivo
mozartiano. La parte orchestrale definita da
sonorità morbide e quasi cameristiche,
ha sottolineato senza invadenza le incantevoli melodie del
solista. In programma anche l'Ouverture
dall'Oberon di Carlo Maria
von Weber e nella seconda parte della serata, la
Sinfonia n.4 in re min
Op.120 di Robert Schumann. Un teatro al completo ha seguito
attentamente l'efficace ed interessantissima prova
musicale. Questa sera si può seguire il concerto in diretta su Rai
radio3. Il ricavato della Prova
Aperta sarà devoluto al progetto di umanizzazione del Buzzi "Un
ospedale a colori" che si prefigge di rendere i reparti
dell'ospedale a misura di mamme e bambini. Chi volesse sostenere
l'associazione OBM, Ospedale dei
Bambini Milano-Buzzi Onlus può telefonare al numero
9
marzo C.G.
Pierre-Laurent
Aimard ai Pomeriggi Musicali
Il pianista francese Pierre-Laurent
Aimard è particolarmante affermato internazionalmente anche per il suo
impegno nella diffusione della musica del Novecento
e contemporanea. Vincitore nel 1973 del Concorso Messiaen,
perfezionatosi con Yvonne Loriod, ha in repertorio la musica di Messiaen
ma anche di artisti come Boulez, Ligeti, Carter, ecc., insomma i grandi
della seconda metà del secolo scorso. Le profonde radici classiche che
legano il passato con il presente si sono evidenziate al Teatro dal
Verme nel concerto de I Pomeriggi
Musicali, per i quali Aimard ha diretto l’Orchestra medesima
interpretando al pianoforte il Concerto
n.1 Op.15 e il Concerto n.3
Op.37 di L.v. Beethoven. Bellissime le interpretazioni espresse,
nella replica di ieri, con determinazione ed equilibrio sia
dall’ottima orchestra che dal pianista. Grande successo in una sala
stracolma di pubblico. Peccato la mancanza di un brano recente, anche
breve!
8 marzo Cesare Guzzardella
Il
pianista Scipione Sangiovanni alla Società
del Giardino
La Società
del Giardino e le Serate
Musicali hanno giustamente pensato di ricordare l’anniversario
della morte di Haendel (250 anni) e Haydn (200 anni) con un concerto
commemorativo che si è svolto nel Salone
d’oro della storica Società. Una novità per il sottoscritto è stata la presenza del ventunenne pianista Scipione
Sangiovanni. Sangiovanni ha all’attivo primi premi in numerosi
concorsi pianistici nazionali ed internazionali ed è stato ammesso alla
finalissima del Concorso Internazionale “Ferruccio Busoni” di
Bolzano. Non avevo mai ascoltato il giovane Scipione ma devo dire che la
stoffa del virtuoso è risultata dalle prime note del variegato
programma. Bellissime e ricche di contrasti le interpretazioni di
Bach (un Preludio e fuga dal
Cl.b.Tem.), Scarlatti (la Sonata
K 247 e la Toccata K141)
ed Haendel (la Suite in re minore
e la Suite in si bem.
maggiore). Per la musica del primo Settecento - Bach, Scarlatti ed
Haendel sono tutti nati nel 1685 – Scipione dimostra grandi affinità,
ma di rilevante qualità è risultato anche il brano del contemporaneo
Salvatore Sciarrino denominato “Anamorfosi”
che risulta essere una mediazione tra antico e colori debussyniani.
Ottimi, nella seconda parte del bellissimo concerto, i brani di Haydn,
la Sonata in mi bem.magg. n.52,
e di Liszt, la Polacca n.2 in
mi magg. e
l’altrettanto celebre Parafrasi
dal Don Giovanni di Mozart, questi ultimi purtroppo non ben rilevati
dall’acustica poco felice, ridondante e riverberata, dello splendido -
dal punto di vista architettonico - Salone d’Oro. Due i bellissimi bis
proposti: ancora Bach in una trascrizione pianistica di Sangiovanni ed
Haendel. Un concerto da ricordare.
7 marzo 2009 Cesare Guzzardella
Ancora
Andras Schiff per il "Progetto Mozart"
Ieri
in Conservatorio si è tenuto il secondo incontro musicale
con Andras Schiff per "Progetto
Mozart", tre serate mozartiane che il pianista ungherese ha
impaginato selezionando alcuni dei bellissimi brani che il grande
salisburghese ci ha lasciato. Sonate, Variazioni, Fantasie e brevi ma
altrettanto significativi brani, si sono succeduti nella splendida
serata organizzata dalle Serate
Musicali. Le Sonate K332 e
K570, le Variazioni
K500 e K455 e la Fantasia
in re min. K397 eseguita insieme e unitariamente ai rari ma
deliziosi Minuetto in re magg.
K355 e Piccola
Giga in sol magg. K574, come fosse un'unica sonata, hanno mostrato
ancora una volta le profonde e riconoscibili qualità del grande Schiff,
prodigio di memoria, di raffinatezza virtuosistica centellinata in modo
velato, nascosto ma anche estroverso e deciso per eprimere l'infinito
musicale di Mozart. Grandissimo successo di pubblico e un bis ancora
mozartiano, un Adagio
splendido nella sua
semplicità.
3
marzo
Cesare Guzzardella
Il
pianista Luca Buratto per l’Associazione
Amici della Musica
Programma impegnativo quello
sostenuto dal sedicenne pianista milanese Luca Buratto nel
concerto di ieri al Teatro Edi di Milano. Anticipando il concerto che si
terrà questa sera in Conservatorio (sala Puccini, medesimo programma),
il giovane concertista ha interpretato brani di Robert Schumann
intervallati da uno studio di Liszt, lo Studio
Trascendentale n.11 “Armonie della sera”. La Fantasiestüke
op.12 e la Fantasia in do
magg. Op.17, due importanti e tra i più noti lavori schumanniani,
hanno rivelato le ottime qualità musicali di Buratto. Non è facile non
essere condizionati dalla giovane età dell’interprete, ma
ascoltandolo ad occhi chiusi risultano emergere qualità tecniche che
fanno invidia a pianisti maturi e una leggerezza di tocco che ben si
addice al musicista romantico. Specie nell’ancor più celebre Fantasia
op.17, Buratto ha dato il meglio dimostrando di avere una visione
dell’opera completa ed espressa con sicure qualità. Un pianoforte
meno ridondante timbricamente, soprattutto nei registri medio-bassi,
avrebbe reso le interpretazioni più avvincenti. Ma la stoffa
dell’ottimo pianista è comunque emersa e ci aspettiamo da Luca grandi
successi per i prossimi anni. Valido il bis con un Improvviso
di Schubert. Un plauso all’attività del Teatro Edi di via Barona per
la quale segnaliamo il sito: www.amicidellamusicamilano.it/stagioni_CL0809.html
2 marzo
Cesare Guzzardella
Il balletto in tre atti Coppélia, su musica di Léo Delibes e con la coreografia di Derek Deane, una nuova produzione del Teatro alla Scala in prima rappresentazione assoluta, è in scena fino al 5 marzo, sotto la direzione di David Coleman. Gli artisti ospiti, presenti nelle recite fino al 24 febbraio, sono stati l’étoile argentina Paloma Herrera (Swanilda) e il tedesco Friedemann Vogel (Frantz). Deane, per diversi anni direttore dell’English National Ballet, ha voluto riprendere Coppélia nel segno della tradizione inglese - che si riallaccia a quella russa di Petipa e Enrico Cecchetti - dichiarandosi profondamente legato al linguaggio e allo stile del balletto classico. Coppélia ou la Fille aux Yeux d’Email fu rappresentata per la prima volta all’Opéra di Parigi il 25 maggio 1870 ed ebbe subito grande successo. Il libretto era tratto da un racconto di Hoffmann del 1815, Der Sandmann, “L’uomo di sabbia”. La vicenda si svolge in un piccolo villaggio della Galizia, tra Polonia e Ucraina, dove Frantz, fidanzato della bella Swanilda, resta attratto dalla figura di una giovane donna al balcone della casa del misterioso Coppelius. In realtà si tratta di un automa, e Coppelius è una specie di mago che vuole dare vita alle sue creature, un Victor von Frankenstein in versione grottesca (il capolavoro di Mary Shelley era stato pubblicato molti anni prima, nel 1818). Approfitterà quindi dell’incauto Frantz, introdottosi nel suo laboratorio e successivamente narcotizzato con l’inganno, per cercare di animare il manichino, con strani marchingegni elettrici; ma nel frattempo Swanilda, gelosa, si è sostituita alla bambola, e salva il fidanzato. Il lieto fine prevede i festeggiamenti per le nozze dei due giovani, che si riconciliano con un rassegnato Coppelius. Danze scozzesi, spagnole, valzer e gavotte si alternano rendendo il balletto giocoso e molto piacevole. Bravissimo Vogel, molto applaudito, un po’ meno convincente l’Herrera, apparsa a volte perfino incerta sulle punte. Impeccabile il corpo di ballo, ottima, come sempre, la direzione di Coleman.
25 febbraio Anna Busca
Andras
Schiff per le Serate Musicali
"Progetto
Mozart", così è denominata la serie di concerti che il
pianista ungherese Andras Schiff affronta nella Sala Verdi del
Conservatorio milanese per le
Serate Musicali, concerti dedicati naturalmente al grande
salisburghese. Ieri il
primo incontro è
stato sicuramente un
successo di pubblico. Conosciamo bene Schiff per la sua costante
presenza a Milano e ci siamo
abituati ai suoi lunghi programmi monografici che vogliono far risaltare
le qualità di un grande compositore ma anche quelle sue, di un prodigio
di memoria musicale che ogni volta ci stupisce per la raffinatezza
interpretativa e per il suo stile facilmente
riconoscibile. Non sono un amante dei concerti
monografici, mi divertono meno, spesso per la mancanza dei contrasti che
gli autori diversi ci offrono. Ma il grande Schiff ci riserva questo e
noi lo ascoltiamo sempre con l'attenzione
dovuta. Il Mozart di ieri prevedeva tre importanti sonate, -ma
quali non lo sono!- come la K
331, la più celebre per
via della "Marcia
Turca" , la più "facile" - ma nella
semplicità si nasconde la grande
arte- K
545 e la più drammatica
K
310. Incastonate tra
queste il Rondò
K
485, l'Adagio
K
540 e le deliziose Nove
variazioni in re magg. su un Minuetto di Duport K
573 interpretate senza
soluzione di continuità. La classe interpretativa di Schiff non si
discute. La sua leggerezza ed eleganza nell'esprimere le sfaccettate
timbriche mozartiane fa emergere in modo superlativo la leggera soavità
settecentesca, forse meno la
drammatizzazione mozartiana che anticipa di parecchio il romanticismo
ottocentesco. Ma l'equilibrio formale di Schiff è esemplare anche con
quelle numerose aggiunte di note o
quei ritocchi nei trilli e nelle
acciaccature ben evidenziati nei
ritornelli. Al termine del programma finalmente un grande contrasto con
un memorabile bis dedicato a Mendelssohn per i duecento anni dalla
nascita: le Variations serieuse. Qui il dramma romantico
è stato espresso al massimo grado da un interprete veramente
grande. Lunghi
e calorosi applausi.
24
febbraio Cesare
Guzzardella
La Messa da requiem di Verdi all'Auditorium
Grandissimo successo quello di ieri all'Auditorium di largo Mahler per l'ultima replica della Messa da requiem di Giuseppe Verdi. L'Orchestra Sinfonica e il Coro Giuseppe Verdi erano diretti per l'occasione da Wayne Marshall e l'ottimo quartetto vocale era formato dal soprano romano Chiara Taigi, dal mezzosoprano spagnolo Maria Josè Montiel, dal tenore domenicano Francisco Casanova e dal basso istriano Giorgio Surian. La direzione energica ma anche delicata e attenta alla vocalità di Wayne Marshall è stata impeccabile in tutti i quasi ottantadue minuti, questa la durata del Requiem, e tutte le voci hanno espresso qualità evidenti. Particolarmente intensa la prestazione del mezzosoprano spagnolo Montiel (foto), dal bellissimo timbro, chiaro e pieno di calore. Un plauso all'impeccabile Coro Verdi preparato da Erina Gambarini e a tutti gli orchestrali.
23
febbraio Cesare
Guzzardella
Il
pianoforte di Simon Trpceski per le Serate
Musicali
E'
macedone il ventinovenne pianista Simon Trpceski, per la prima volta a
Milano e nuova "scoperta" delle Serate
Musicali. Ancora una volta l'organizzazione concertistica milanese
di Fazzari ha fatto centro: il pianista in questione ha tutte le qualità
per essere considerato un eccellente interprete di Chopin. Il programma
di ieri prevedeva infatti soprattutto Chopin inframezzato dalla
deliziosa serie di brani dedicati ai giovani pianisti di Claude Debussy
denominata "Children's
Corner Suite " . Inizio smagliante con le due Polacche
dell'Op.26 seguite da una
delle più celebri mazurche chopiniane, quella in
la min Op.17 n.4. Trpceski ha mostrato un tocco deciso e funzionale
ad un idea interpretativa analitica che riesce a
controllare in modo consapevole la bellezza delle sonorità. Gli
andamenti, in genere più lenti del solito, presentano un equilibrio
complessivo impeccabile e il suo Chopin appare personale e molto bello.
Anche nella Suite di Debussy
la ricerca del bel suono ha dato sorprendenti risultati. Nella seconda
parte ancora Chopin con le quattro mazurche dell'Op.24
e la più celebre delle sonate, quella n.2
in si bemolle min. Op.35. Ottima l'interpretazione specie nella
Marcia funebre e nel funambolico Finale.
Tre i bis proposti, uno splendido brano di un compositore macedone, un
superlativo Prokof'ev con la Toccata
op. 11 e ancora Chopin. Un concerto da ricordare e un
pianista da riascoltare al più presto.
Successo
di pubblico.
21
febbraio Cesare
Guzzardella
Boris
Berezovsky per "La
Società dei Concerti"
Il
pianista moscovita Boris Berezovsky ha scelto un programma coraggioso
per il concerto
di ieri del Conservatorio milanese interpretando tre tra le più note
sonate pianistiche: la Sonata in
do magg. Op.53 di L.v.Beethoven, la Sonata
in si min. Op. 58 di F. Chopin e la Sonata
in si minore di F. Liszt. Vincitore nel 1990 del Concorso
Internazionale Ciaikovskij, il qarantenne Berezovsky ha affrontato i
tre impegnativi brani con deciso virtuosismo mostrando qualità tecniche
eccellenti e dando il meglio, dal
punto di vista della resa espressiva e stilistica, nella Sonata
lisztiana, lavoro del 1851-52 che ha occupato la seconda parte del
concerto. Qui Berezovsky ha mostrato di cogliere pienamente le
caratteristiche del romanticismo di Lizst esprimendo, nella completa
interiorizzazione del materiale sonoro, ogni dettaglio del brano e tutte
le sue complesse sfaccettature. Grande successo di pubblico e due ottimi
bis chopiniani.
19
febbraio
Cesare Guzzardella
Tristan
und Isolde
al Teatro alla Scala
E'
ancora in scena al Teatro alla Scala Tristan
und Isolde, capolavoro
wagneriano che inaugurò la stagione scaligera 2007-2008. La ripresa del
Tristano con tale fattura musicale
e teatrale è la dimostrazione che quando uno spettacolo nasce bene è
giusto che venga riproposto e nella fattispecie i miglioramenti
apportati dal direttore Daniel Barenboim in ambito musicale, possibili
grazie all' enormi potenzialità interpretative dell'orchestra
scaligera, hanno reso la messinscena di qualità unica. Riconfermiamo
anche il valore dell'ottima regia di Patrice Chéreau che ha saputo ben
interpretare le avvincenti qualità sia
musicali che attoriali del cast. Waltraud Meier (foto di M.Brescia
dall'Archivio della Scala) ha mostrato qualità superlative ma anche gli
altri protagonisti, come l’ottimo Robert Gambill convincente Tristan
e Liobam Braun nel ruolo di Brangäne
- ascoltati nella quarta rappresentazione- hanno
espresso grande valore. Perfetta la parte corale preparata da Bruno
Casoni. Grande successo di pubblico per uno spettacolo straordinario.
Ultime repliche il 21 e il 25 febbraio.
18
febbraio
Cesare Guzzardella
Piotr
Anderszewski per le Serate
Musicali
Torna spesso il pianista Piotr
Anderszewski in Conservatorio per le Serate
Musicali e anche ieri ci ha stupito per le sue eccellenti qualità
interpretative che uniscono alla tecnica
minuziosa e precisa qualità espressive di alto livello. Nella prima
parte del concerto incentrata su J.S.Bach, abbiamo ascoltato prima la Partita
n.2 in do min. BWV 826 e poi la Suite
inglese n.6 in re min. BWV 811 e bisogna constatare che
l’interpretazione di Anderszewski del grande tedesco è mirabile sotto
ogni profilo. Una grande riflessione giocata su una semplicità di
emissione sonora ricca di sfumature ha reso questo Bach intensamente
espressivo. Molto valido timbricamente il pianoforte Fazioli
utilizzato per l’occasione, strumento scelto oramai da numerosi
pianisti bachiani. Dopo l’intervallo una rarità di Leos Jánaček,
Dans les Brumes (Nella
nebbia, 1912), quattro brani di origine popolare ricchi di contrastate
atmosfere e quindi la più eseguita Sonata
n.31 in la bem. Magg. Op. 110 di L.v. Beethoven interpretata
ottimamente da Anderszewski soprattutto nella Fuga finale. Al
termine un eccellente bis di Bartòk.
Grande successo di pubblico.
17 febbraio Cesare Guzzardella
La
Nona Sinfonia
di Beethoven all'Auditorium
Giovedì
12 febbraio all'Auditorium di L.go Mahler
si è tenuto un Concerto Straordinario
nel quale l'Orchestra Sinfonica ed il Coro Giuseppe Verdi di Milano
hanno eseguito la Sinfonia
n. 9 in Re minore op 125 di L.v.Beethoven. Sul podio, il
trentaseienne affermato direttore viennese Christian Arming ha mostrato
grinta e determinazione facendoci ascoltare un buon Beethoven, energico
e ricco di contrasti
soprattutto nei momenti in cui l'orchestra emerge unitariamente. Valido
il cast vocale nelle voci del soprano
Anna-Katharina
Behnke, del
mezzosoprano Annely
Peebo, del
tenore
Jon
Ketilsson e del bravissimo basso
Peter
Mikulas. Ottimo il coro
preparato da Erina Gambarini. Grandissimo successo di pubblico in una
sala al completo dove abbiamo notato un'ampia presenza di pubblico
giovane.
14
febbraio C.G.
Il
pianoforte di Emanuel Ax per la Società
del quartetto
Emanuel
Ax, pianista polacco naturalizzato statunitense, ha tenuto un
bellissimo concerto per la Società
del Quartetto nel quale ha alternato brani di F. Schubert ad altri
di F. Liszt. Nei 4 Impromptus
op.142 che hanno introdotto la serata, Ax ha mostrato la sua
raffinata cifra stilistica evidenziando in
modo delicato, sfumato ed espressivo il mondo più interiore del grande
compositore viennese. Ottima l'interpretazione della virtuosistica
Vallée d'Obermann da Année
de Pélerinage -Suisse di Liszt che ha concluso la prima parte della
serata. Nitida e ben evidenziata la componente melodiche del brano.
Dopo l'intervallo abbiamo ancora ascoltato Schubert con la Sonata
n.15 in la magg. Op. 120 D
664 l'ultimo dei suoi
brani giovanili, interpretato con luminosità ed equilibrio specie nelle
bellissime variazioni dell'Allegro
moderato iniziale. Gran finale all'insegna del virtuosismo lisztiano
con il Sonetto 123 del Petrarca
e soprattutto nel difficile ma efficace Mephisto
Walzer n.1 che ha ancora di più sottolineato lo spessore
interpretativo di Ax, pianista di grande classe e tra i migliori della
sua generazione. Successo di pubblico e due magnifici bis di Chopin. Da
ricordare.
11
febbraio
Cesare Guzzardella
Un
concerto per i Futuristi al Dal Verme
Cento
anni sono passati dal famoso Manifesto Futurista
di Filippo Tommaso Marinetti e Milano ricorda in questi giorni
l'importante movimento italiano
attraverso mostre, incontri
di poesia, danze e concerti. Anche
nella musica troviamo validi musicisti che aderirono al Futurismo e tra
questi il romagnolo Francesco
Balilla Pratella (1880-1955), autore di un proclama per la musica
futurista nel 1910 e di un Manifesto Futurista l'anno seguente."Disertate
i conservatori, i licei e le accademie, e determinatene la chiusura; si
vorrà certamente provvedere alle necessità dell'esperienza, col dare
agli studi musicali un carattere di liberta` assoluta".... ,
questo scriveva nel suo manifesto Pratella. Altri musicisti che
aderirono al futurismo in musica furono il pugliese Franco
Casavola (1891-1955), autore di musiche per gli intonarumori
(apparecchio che simula ululati, rombi, stropiccii,
gorgoglii, sibili e ronzii) di Luigi Russolo (pittore e
musicista) e il più giovane triestino Silvio Mix (1900- 1927), forse
musicalmente il più
personale fra tutti i colleghi.
Ricordiamo che tutta la musica concreta
degli anni 60, (John Cage, ecc.)
deve molto alla sperimentazione futurista e ai "rumori
trovati" degli spettacoli radiofonici di Marinetti. Domenica,
per celebrare il futurismo in musica, si è tenuto un interessante è
riuscito concerto al Teatro Dal Verme. Progettato dal compositore e
recente direttore artistico de I
Pomeriggi Musicali Ivan Fedele,
l'iniziativa è stata patrocinata dalla Regione Lombardia. L'orchestra
dei
Pomeriggi è stata
diretta per l'occasione dal valente compositore Carlo Boccadoro
(nella foto) che ha interpretato
brani di Casavola, Pratella e Mix davanti ad una platea numerosa e
selezionata. Dopo un intervento introduttivo
nel quale Ivan Fedele ha presentato il programma e spiegato le
ragioni della serata, abbiamo avuto per la prima volta l'opportunità di
ascoltare i brani in programma, per lo più musiche di scena su testi di
Prampolini, Marinetti e Vasari. Si rimane sbalorditi per l'ottima qualità
delle composizioni che rifacendosi a musicisti come Debussy,
Stravinskij, ma anche Mascagni o Pizzetti, mostrano un'evidente
orecchiabilità.
I brani futuristi fecero invece
scalpore nei primi decenni del '900 soprattutto per l'audacia dei modi
compositivi. Tra i lavori maggiormente riusciti e più
personali ricordiamo almento
Angoscia delle macchine e
Cocktail di Silvio Mix. Splendida
questa iniziativa che ha fatto rivivere anche in musica il futurismo.
Da ricordare.
10
febbraio
Cesare
Guzzardella
Han-Na
Chang e John Axelrold
all'Auditorium con la "Verdi"
7
febbraio Cesare
Guzzardella
La
GEWANDHAUSORCHESTER di Lipsia per Progetto
Itaca
Importante
concerto benefico quello di ieri sera al Teatro alla Scala per
raccogliere fondi a favore di Clab Itaca, organizzazione che si
occupa di riabilitazione e inserimento lavorativo di persone che
soffrono di disturbi mentali. La splendida serata che ha visto la
collaborazione anche delle Serate
Musicali, è stata
commemorativa del compositore tedesco Felix Mendelssohn-Bartholdy del
quale ricorre il bicentenario dalla nascita e ha visto sul palco
scaligero una formazione storica (la più antica orchestra al mondo) e
prestigiosa quale la GEWANDHAUSORCHESTER di Lipsia. Sul podio il suo attale
direttore, il milanese Riccardo Chailly e al pianoforte un virtuoso tra
i più celebrati della scena mondiale: il cinese Lang Lang (foto).
Naturalmente tutto mendelssohniano il programma con una rara Trompetenouverture
op. 101 che ha introdotto la serata e alla quale ha fatto seguito il
Concerto n.1 in sol min. Op.25 per pianoforte e orchestra.
L'energica direzione di Chailly già rivelata nella notevole Ouverture,
ha avuto modo di esprimersi in tutta la sua tensione ritmica anche nel
bellissimo e poco eseguito concerto. Impeccabile l'intesa tra Lang Lang
e Chailly, intesa che ha rivelato una modalità comune d'intendere il
concerto. La rapidità dell'esecuzione del Molto
allegro con fuoco iniziale favorità da una sintesi espressiva tutta
interiore ha trovato poi un Andante centrale giocato su un'ampia
riflessione espressiva e un fraseggio delicato ed etereo reso con
nitidezza anche dagli splendidi colori
che la magnifica orchestra di Lipsia ha proposto.
All'interpretazione impeccabile del lavoro si è aggiunto un bellissimo
bis pianistico: il celeberrimo Studio
n.3 op. 10 di F. Chopin. Dopo l'intervallo atmosfera più pacata e
melodica con la Sinfonia n.3 in
la min. Op. 56 "Scozzese"
. Eccellente la direzione e due i bis orchestrali: l'intenso movimento
centrale dalla Sinfonia n.5
e, sempre di Mendelssohn, la celebre Marcia
nuziale dalle
musiche di scena del Sogno
di una notte di mezza estate. Grandissimo successo. Chi volesse
sostenere l'attività di Progetto Itaca può telefonare al numero
5
febbraio
Cesare Guzzardella
La GEWANDHAUSORCHESTER di Lipsia,R. Chailly e Lang Lang per Progetto Itaca
Progetto Itaca, in collaborazione con Serate
Musicali Milano, organizza un concerto straordinario
al Teatro alla Scala per mercoledi 4 febbraio 2009 alle ore 20:00 per
raccogliere fondi per CLUB ITACA, progetto per la riabilitazione e
l’inserimento lavorativo di persone che soffrono di disturbi mentali.
La GEWANDHAUSORCHESTER di LIPSIA diretta da Riccardo Chailly con Lang
Lang come solista presenta un concerto straordinario in occasione del
bicentenario della nascita di Felix Mendelssohn Bartholdy. Per conoscere
dettagli sul programma, sui costi e per prenotare i biglietti: Tel.
02- 62695235
I concerti della "Verdi" all'Auditorium
Grande successo di pubblico all'Auditorium nella replica del concerto domenicale. Una sala stracolma ha accolto il direttore Vladimir Fedoseyev e l'Orchestra Sinfonica Verdi per l'esecuzione della celebre Sinfonia n.40 in sol min.K.550 di W.A.Mozart e per la Sinfonia n.10 in mi min. op.93 di D. Sostakovic. Ottima l'interpretazione. Giovedì 5 febbraio, venerdì 6 e domenica 8 il direttore John Axelrod dirigerà la "Verdi" in un concerto sinfonico particolarmente vario. In programma Rendering di Schubert-Berio, il Concerto per violoncello e orch. op.85 di Elgar e il Quartetto per pianoforte e archi op.25 di Brahms (trascrizione orchestrale di Schonberg). Al violoncello Han-na Chang. www.orchestrasinfonica.milano.it/
2 febbraio la redazione
Un
concerto Futurista per i Pomeriggi
Musicali
Nell’ambito delle
numerose iniziative intese alla celebrazione del Manifesto Futurista,
l’Assessorato alle Culture, Identità e Autonomie della Regione
Lombardia, in stretta collaborazione
con la Fondazione I Pomeriggi
Musicali, propone un raffinato concerto diretto dal Maestro Carlo
Boccadoro (nella foto). L’evento testimonia concretamente l’impegno
del mio Assessorato per la diffusione e la valorizzazione della cultura
musicale contemporanea. Nel corso di questi ultimi anni, infatti, non
sono mancati i favorevoli riscontri alle numerose iniziative realizzate
dall’Assessorato regionale, intese soprattutto a promuovere la
conoscenza del linguaggio artistico e musicale delle grandi personalità
artistiche del XX e XXI secolo. Così ne ha tratto giovamento il
dibattito sui differenti linguaggi della contemporaneità, ravvivato –
in particolare – da una serie di eventi che non poco hanno contribuito
a migliorare la realtà culturale milanese e lombarda. Sullo sfondo di
questa virtuosa continuità, il Concerto Futurista offre l’opportunità
di conoscere e confrontarsi con le esperienze di Franco Casavola,
Francesco Balilla Pratella e Silvio Mix, che fin dal 1927 si spesero a
favore di un teatro “anticlassico” del tutto aperto a innovative
forme di espressione artistica. Credo sia inoltre necessario evidenziare
un altro elemento di grande novità. L’incontro di oggi è anche
l’occasione per presentare la nuova direzione artistica de I Pomeriggi
Musicali che è stata affidata al Maestro Ivan Fedele. Ai migliori
auspici, associo quindi il mio plauso verso tutti coloro che hanno
collaborato alla nascita di questo significativo evento che sintetizza,
certamente in maniera paradigmatica, la vivacità culturale di Milano e
della Lombardia.
2
febbraio 2009 Massimo
Zanello Assessore
alle Culture, Identità e Autonomie della Lombardia
Il
violino di Midori ai Pomeriggi
Musicali
La
violinista giapponese Midori, trentotto anni di Osaka, ha replicato
domenica il noto Concerto
per violino e orchestra in mi min. Op.64 di F. Mendelssohn-Bartholdy
insieme all'orchestra de I
Pomeriggi Musicali diretta da Antonello Manacorda. Il suono,
raffinato ed esile come la violinista ma intensamente espressivo, ha
sottolineato le splendide melodie solistiche di questo
capolovoro della musica romantica ottocentesca. Unico neo
l'evidente squilibrio tra il basso volume sonoro del violino
rispetto alla voluminosa massa orchestrale che pur nell'ottima
direzione di Manacorda, spesso copriva la timbrica dell'eccellente
solista. Peccato, nessun bis! Dopo l'intervallo abbiamo ascoltato una
valida ed energica interpretazione della Settima
Sinfonia di L.v.Beethoven anche se si sono presentate forzature
ritmiche e timbriche (non troppo belle timbricamente le percussioni) che
hanno esasperato forse in modo eccessivo il capolavoro beethoveniano.
Grande successo di pubblico in una sala quasi al completo.
2
febbraio Cesare
Guzzardella
Il Viotti-Festival
2008-2009 di Vercelli
Continua
a Vercelli la rassegna musicale concertistica. L’undicesima stagione
del Viotti-Festival ha visto il 31 gennaio sul palcoscenico del Teatro
Civico il duo strumentale Igudesman
& Joo
(nella
foto) -Aleksey
Igudesman al violino e Richard Hyung-Ki Joo al pianoforte-
al
fianco della Camerata Ducale nello
spettacolo da loro ideato intitolato «A
little nightmare music».
Sabato
21 febbraio 2009 torna la grande musica di Viotti interpretata da Guido
Rimonda. Il concerto prevede infatti l’esecuzione del Concerto n.
25 in la minore per violino e orchestra, pagina della maturità
viottiana, accostata ad una inedita opera di Paganini, scoperta dallo
stesso Rimonda negli archivi di una biblioteca romana, e al raro Concerto
n. 5 in la minore «Le Grétry» per
violino e orchestra del virtuoso belga Henri Vieuxtemps. Un concerto che
«racconta» l’evoluzione della tecnica violinistica nella prima metà
del XIX secolo. Il
mese di marzo vedrà un altro atteso debutto al Viotti Festival, quello
del pianista Andrea Lucchesini, che si esibirà al fianco della Camerata
Ducale in due celeberrimi concerti per pianoforte e orchestra di Mozart:
il giovanile
Concerto n. 9 in mi bemolle maggiore
«Jeunehomme Konzert» KV 271 e il più maturo Concerto n. 23
in la maggiore per pianoforte e orchestra KV 488. Completa il
programma della serata (venerdì 13 marzo 2009) una tra le più «strane»
e divertenti sinfonie di Haydn: la Sinfonia
n. 60 in do maggiore «Il distratto».
Due
significativi ritorni a Vercelli segnano i due ultimi appuntamenti della
stagione. Sulla scorta dell’entusiasmante successo dello scorso anno,
sabato 4 aprile 2009 torna a Vercelli Uto Ughi. Il programma proposto è
quanto di più adatto a sottolineare le straordinarie doti musicali e
virtuosistiche di questo violinista tanto amato dal suo pubblico: Preludium
und Allegro
di Pugnani/Kreisler, la Romanza n. 2 in fa maggiore di Beethoven,
l’Introduction et Rondo capriccioso di Camille
Saint-Saëns e la Carmen
Concert Fantasy di
Pablo de Sarasate si susseguiranno in un crescendo di virtuosismo ed
emozione. A completamento del programma la Camerata Ducale proporrà
un’altra sinfonia di Haydn: la Sinfonia
n. 61 in re maggiore.
Conclude
il Viotti Festival 2008 un grande concerto interamente dedicato
all’opera di Felix
Mendelssohn Bartholdy, in occasione del 200°
anniversario della nascita. Protagonista di questa serata di sabato 9
maggio 2009 sarà il violinista Shlomo Mintz, che ritorna al Viotti
Festival nella duplice veste di solista e direttore. Come solista si
cimenterà nel celebre Concerto in mi minore per violino e
orchestra op. 61, pagina dall’indubbio fascino poetico, mentre come
direttore guiderà la Camerata Ducale in due pagine tra le più
importanti dell’intero repertorio romantico austro-tedesco: l’Ouverture
«Ein Sommernachtstraum» op. 21 e la Sinfonia
n. 3 in la minore «Scozzese» op.
56. Per
informazioni su Abbonamenti e biglietti:
Comune
di Vercelli: tel.
1
febbraio
la Redazione
Fazil
Say
e l'Orchestra del Festival Pianistico A.B.Michelangeli
Torna
spesso in Conservatorio il pianista turco Fazil Say per la Fondazione
Società dei Concerti e ieri ha tenuto il secondo concerto della
settimana ancora nella Sala Verdi e questa
volta con l'Orchestra del
Festival Pianistico A.B.Michelangeli e con il direttore Pier
Carlo Orizio. Il
programma variegato prevedeva una prima parte
solo orchestrale con la Suite
n.3 in re magg. BWV1068 di J.S.Bach (quella della famosa Aria)
e la Sinfonia
n.44 in mi min. Hob.I/44 di F.J.Haydn e una
seconda parte con opere per pianoforte e orchestra: il Concerto
n.12 in la magg. K414 di
W. A. Mozart e una interessante composizione di Say, il Concerto
n.2
per pf. e orch. “Silk
road". Avvincenti la direzione orchestrale di Orizio e luminosi
i timbri della formazione strumentale lombarda con sonorità molto
settecentesche. Bravo il direttore nel far risaltare ogni particolare
sia in Bach che in Haydn, con un sapiente equilibrio delle sezioni
orchestrali. Il pianista turco Fazil Say ha introdotto la seconda parte
della serata con il concerto mozartiano penetrando la
partitura con raffinata musicalità. Indicativa la componente
gestuale dell'eclettico e geniale interprete e compositore che ha il suo
punto di forza nella capacità di misurare le intensità sonore con
gradualità acustiche sorprendenti. La totale interiorizzazione della
partitura e la sua creatività hanno evidenziato un Mozart molto
personale e nell'Andante
centrale particolarmente poetico. Ma
Say è anche compositore e di rilevanza espressiva è stato il
brano presentato a conclusione di programma. "Silk
road", il suo secondo concerto per pianoforte,
rivela un forte legame
con la tradizione folcloristica dell'Asia minore. Il pianoforte sfrutta
in modo inconsueto le
risonanze timbriche e armoniche della cassa: queste vengono amplificate
da un uso percussivo delle note basse e modificando la timbrica delle
corde con l'ausilio di materiali inseriti tra esse. Molto bella
l'armonizzazione orchestrale dei temi evidenziati da Say e avvincente la
componente ritmica e percussiva del lavoro che ricorda Bartok. Al
termine dei brani in programma due bis: un brano ancora di Say dal
sapore, nella parte centrale, quasi francese e
quindi un espressivo ed intenso Bach. Grande successo di pubblico in una
sala quasi al completo. Da
ricordare.
31
gennaio
Cesare Guzzardella
Il
Quartetto Bernini al Coccia
di Novara
Un'altra
serata di buona musica al teatro Coccia di Novara, giovedì 29 gennaio,
nell'ambito della stagione cameristica 2009 . L'associazione V.Cocito ha
proposto, al folto pubblico di appassionati, un programma tutto
mozartiano: in cartellone i due quartetti
per pianoforte e archi KV478 in Sol
min.e KV 493 in Mi
bem.maggiore.
L'esecuzione era affidata al Quartetto
Bernini, con Ettore Borri, attuale direttore del Conservatorio Guido
Cantelli di Novara, al pianoforte. Complessivamente la linea
interpretativa scelta dagli esecutori è parsa riportare i due
capolavori ad una misura di equilibrato classicismo viennese,
stemperando quelle punte di innovazione preromantica che, pure,
soprattutto nel primo tempo del quartetto in Sol minore, non di
rado affiorano dalla partitura. Per questo, mentre non abbiamo
riconosciuto nel motivo iniziale all'unisono del KV 478 quella
'confessione di un Mozart demoniaco e appassionato', che Abert vi
ravvisava, ci ha invece incantato il luminoso rondò
finale, reso al meglio dagli interpreti, nella sua gioiosa, fresca
energia ritmica, con cadenze da danza popolare, tipicamente viennese.
Perfetta, a nostro avviso, l'esecuzione del quartetto in Mi bem.
maggiore, la cui limpida armonia formale è stata resa al meglio dagli
esecutori, grazie anche ad una perfetta intesa fra il pianoforte e il
trio,capace di dare efficace risalto sia alla dimensione 'concertante '
della parte pianistica, sia alle linee strumentali autonome degli archi,
molto attente a quegli echi delicati di cui è intessuta soprattutto la
magica melodia del Larghetto centrale, riproposta come bis. Prolungati
e meritati applausi della platea, quasi al completo, hanno sottolineato
al termine il pieno successo della serata.
31 gennaio Bruno Busca
I
pianisti russi Volodin e Leschenko per le
Serate Musicali
Sono
sempre più numerosi i pianisti russi presenti sui palcoscenici
milanesi. Due, entrambi nati a San Pietroburgo, quelli presentati dalle Serate
Musicali nei giorni scorsi:
il trentaduenne Alexei
Volodin, ottimo interprete del concerto di lunedì 26 e la ventottenne
Polina Leschenko, ascoltata il 27 al Dal Verme
e artista che
sbalordisce per perfezione di stile.
Programmi diversificati per i due pianisti che, come accade oggi
frequentemente, includono nell'impaginato brani spesso particolarmente
diversi per modalità compositive.
La
Partita n. 6 in mi min. di
J.S.Bach ha iniziato il concerto di Volodin e la Sonata
im mi bem. N. 52 di F.J.Haydn quello della Leschenko. Bellissimo per
entrambi l'avvio del concerto. Tra i brani più meritevoli di Volodin
segnaliamo le raffinate Variazioni
su un tema di Corelli op.42 di Rachmaninov, interpretate con
profonda intensità espressiva. La
Leschenko ha continuato la serata con una rarità del compositore russo
Nikolaj Medtner, la
Sonata-Reminescenza n.1 op. 38. Il suo timbro delicato,
definito da un tocco preciso, studiato e luminoso ha ben evidenziato
il lavoro particolarmente introspettivo
del russo. Anche le virtuosistiche Variazioni
su un tema di Paganini (vol.2) di J. Brahms sono state affrontate
abilmente dalla brava e bella
Leschenko. Dopo due Valzer di Çaikovskij interpretati
con profondità di pensiero, La Leschenko ha concluso la serata
con una splendida opera di Schumann:
il Carnaval op.9. Precisione,
chiarezza espressiva e nitore timbrico hanno
messo in rilievo un'interprete
fuoriclasse che per l'occasione ha
utilizzato un inconsueto ma timbricamente efficace
pianoforte Fazioli. Successo
caloroso per entrambi gli interpreti
in sale purtroppo al 40% di
pubblico. Bravissimo
Volodin, eccellente la Lescenko.
29
gennaio Cesare
Guzzardella
La
Virsaladze e Fedoseyev all'Auditorium
Oggi
ultima replica all'Auditorium di l.go Mahler per l'Orchestra
Sinfonica Verdi che diretta
dall'ottimo
Vladimir Fedoseyev ha interpretato prima Beethoven e poi
Mendelssohn-Bartholdy. Il celebre Concerto
n.5 in mi bem.magg. per pianoforte e orchestra op.73
"Imperatore", ultimo del Maestro di Bonn,
ha avuto un'eccellente interprete
solista: la georgiana Elisso Virsaladze. Pianista particolarmente
esuberante, spesso presente nella sale da concerto milanesi, ha dato
un'interpretazione del concerto particolarmente
energica con momenti di sublime e pacato nitore espressivo come nell'Adagio
poco mosso centrale interpretato con maestria
di colore e definito anche da una bellissima timbrica
orchestrale. La Virsaladze,
una delle massime pianiste della sua generazione, ha dimostrato di
calibrare con sapiente dosaggio di colori i contrastati momenti del
capolavoro beethoveniano attraverso un'interiorizzazione del materiale
sonoro assoluto. Grandissimo successo e splendido il bis pianistico di
non facile attribuzione (forse
un moderno suonato alla maniera di Scarlatti
o un antico reinterpretato pianisticamente?). Ottimo il
Mendelssohn della Sinfonia
n. 3 in la.min. Op.56" Scozzese" nella seconda parte del
pomeriggio. Auditorium
stracolmo per un concerto doc.
25
gennaio
Cesare Guzzardella
L’affare
Makropulos
alla Scala
Successo
alla Scala per l’opera di Leoš Janáček L’affare
Makropulos tratto dalla
commedia di Capek. La messinscena nell’allestimento del Teatro Regio
di Torino, ha avuto nelle prime rappresentazioni scaligere un riscontro
di pubblico positivo dovuto sia alla riuscita regia di Luca Ronconi, sia
alla particolare scenografia di Margherita Palli per i costumi di Carlo
Diappi, che all’ottima direzione orchestrale di Marko Letonja. Questi
ha trovato al suo fianco un valente cast di voci soliste
illuminate dalla bravissima Angela Denoke, (foto di
M.Brescia-Archivio Scala) spendida anche attorialmente, nel ruolo della
protagonista Emilia Marty alias Elina Makropulos. Ricordiamo che
l’opera di Janácek (autore anche del libretto) in tre brevi atti di
circa trenta minuti, ruota attorno alla figura della cantante lirica che
si adopera per trovare una segreta formula alchimistica che le
garantirebbe un’ulteriore longevità. Emilia Marty, cantante
dell’Opera di Vienna, già una volta ha potuto avvalersi degli effetti
della pozione: nel 1922, all’epoca di svolgimento della vicenda, ha
337 anni, nel corso dei quali ha assunto via via pseudonimi come Eugenia
Montez, Ekaterina Myshkin e Elian McGregor. Penultima opera di Leoš
Janáček, L’affare
Makropulos ha nella
teatralità dell’impianto recitativo e nella splendida musica la sua
rilevante forza espressiva. Prossime repliche il 27-29 gennaio e l'1 e 3
febbraio.
23
gennaio
C.G.
Un incontro con Filippo Del Corno sulla TV classica di SKI
Venerdì, 23 gennaio 2009 alle ore 21.30 il Canale Classica SKY-TV (canale 728) per la serie di musica Contemporanea e del Novecento, trasmetterà un incontro con Filippo Del Corno nel quale il noto compositore milanese racconterà in video la produzione dell'allestimento dell'opera Non guardate al domani presentata da Sentieri selvaggi nella stagione 2008. Da non perdere.
23 gennaio la redazione
Andrea
Lucchesini per il
"Quartetto"
È
tornato in Conservatorio per la Società
del Quartetto Andrea Lucchesini.
Pianista tra i
migliori della sua generazione,
Lucchesini acquistò notorietà vincendo nel 1983 il primo premio al
Concorso Internazionale Dino Ciani
e da allora ha continuato
la sua brillante carriera d'interprete accostando ai classici,
musicisti contemporanei, Berio prima di tutti. Programma all'insegna
della musica romantica quello proposto ieri in Sala Verdi con Schubert e
Brahms protagonisti. I 6
Momenti Musicali op.94 e i
4 Improvvisi op. 90 eseguiti nella prima parte dello
splendido concerto hanno rivelato un
Lucchesini particolarmente riflessivo e
attento ad ogni dettaglio coloristico.
Perfetto l'equilibrio formale con andamenti più lenti che hanno
evidenziato maggiormente la liricità del viennese. Nella
seconda parte del concerto
avvincente l'interpretazione dei più contrastati 6
Klavierstüke op.118 e dei 4 Klavierstüke
op.119 . Con un netto cambiamento di stile, Lucchesini ha dimostrato
di essere anche un valente
interprete brahmsiano. Due i bis, ancora romantici, con due noti preludi
di Chopin. Grandissimo
successo di pubblico.
21
gennaio C. G.
Il
Trio di clarone di Sabine
Meyer in Conservatorio
per le Serate Musicali
Sono
passati venticinque anni da quando la
grande clarinettista Sabine Meyer, il fratello Wolfgang e Reiner
Wehle fondarono un trio solisico molto
esclusivo "il
Trio di clarone",
formazione che esprimeva
musicalmente le
elganti sonorità dei clarinetti in tutta la gamma delle varianti, tra i
quali il corno di bassetto.
Scopo della formazione era anche
quello di avvicinare il pubblico ai
differenti generi musicali partendo dalle sonorità dei
classici, Mozart prima di tutti, e
arrivando ai contemporanei, blues e
jazz compreso. Nel bellissimo concerto organizzato dalle
“Serate Musicali” intitolato "Paris
Mécanique" abbiamo trovato l'estroso trio affiancato da
due valenti musicisti quali il
tedesco Michael Riessler, anche compositore
e strumentista jazz, e Pierre Charial, eclettico artista esperto
di organi meccanici e in questo concerto ispiratore del gruppo.
Inconsueto ma efficace il repertorio scelto,
con trascrizioni per clarinetti e organo di brani
di Satie, Poulenc, Milhaud, Stravinskji,
Francaix, Joplin, e contemporanei quali Anderson, Morricone e lo stesso
Riessler, presente con numerosi brani. Il concerto, intelligente e
divertente, in un unico tempo di oltre ottanta minuti,
ha ottenuto un successo pienamente meritato. Tutti i protagonisti
hanno mostrato straordinarie doti strumentali e Riessler anche
compositive ed improvvisatorie. La commistione di generi apparentementi
diversi si è dimostrata
vincente soprattutto per la strategica scelta dell'impaginato e per
l'unità timbrica dei clarinetti ben armonizzata dalle sonorità
dell'organo meccanico. Da
ricordare.
20
gennaio
Cesare Guzzardella
La
Hewitt e Müller -Schott per il “Quartetto”
in
Conservatorio
La pianista canadese Angela Hewitt
è spesso presente nelle sale da concerto milanesi ed è artista
particolarmente apprezzata soprattutto nel repertorio di Bach. Ieri è
tornata in Conservatorio
per la “Società del Quartetto”
insieme al meno noto ma bravissimo violoncellista tedesco Daniel Müller-Schott
con il quale ha tenuto un riuscito concerto che prevedeva brani di
Beethoven e Šostakovič. Del musicista tedesco sono state eseguite
14 gennaio Cesare Guzzardella
Nicholas
Angelich per le Serate Musicali
al Dal Verme
Il
pianista trentott'enne statunitense Nicholas Angelich ha tenuto un
concerto al Dal Verme
di Milano interpretando prima Haydn e Bach, poi Beethoven.
Le Variazioni in fa minore Hob XVII n.6 sono una splendida e matura
composizione di Haydn del 1793 - non c'era più Mozart e il terzo grande
classico, Beethoven, aveva 23 anni- che richiede una qualità
coloristica esecutiva di primo livello. Le abbiamo di recente ascoltate
da Brendel alla Scala nel suo ultimo e memorabile concerto
italiano e devo amettere che anche Angelich ha colto nel segno,
donandoci una limpida ed equilibrata resa timbrica evidenziata anche nei
bellissimi trilli. Il senso del colore e la leggerezza di tocco
forse acquisiti in Francia studiando con i suoi primi maestri, da
Aldo Ciccolini a Yvonne Loriod e
Michel Beroff, si sono rivelati nella luminosa interpretazione.
Valido anche il secondo brano bachiano, la Suite
Inglese n.2 in la min. BWV 807 anche se i sei movimenti che formano
la suite non sono sempre stati definiti da una costante
interiorizzazione. Dopo
l'intervallo Angelich ha affrontato quel monumento pianistico
beethoveniano rappresentato dalle Diabelli
Variazioni: trentatatrè variazioni su un semplice tema di Diabelli
completate dal Maestro di Bonn nel 1823 che da sempre rappresentano un
importante traguardo pianistico per le difficoltà tecnico-esecutive
presenti. Interpretazione nel complesso soddisfacente, qualitativamente
in crescendo nelle ultime variazioni. Successo di pubblico in una sala
purtroppo con molti posti liberi.
11
gennaio Cesare
Guzzardella
Peter
Orth
al
Teatro Coccia di Novara inaugura la Stagione cameristica
Buon
inizio, quello della stagione concertistica da camera 2009
dell'Associazione novarese Amici della musica, al teatro Coccia, venerdì
9 gennaio. Programma di sala interamente impaginato su Mendelssohn
(di cui ricorre quest'anno il duecentesimo anniversario
della nascita), protagonista il pianista americano -ma da anni
trasferitosi a Colonia- Peter Orth, per la prima volta a Novara:
solista di solida professionalità, ha suonato con prestigiose orchestre
americane (Philarmonica di New York, Chicago, Philadelphia) e sotto la
direzione di bacchette del calibro di Conlon, Mehta,Slatkin, Dutoit.E'
il pianista del Quintetto Auryn, di cui si ricordano ottime esecuzioni
da Fauré e Brahms. Il programma prevedeva il Preludio
e Fuga op. 35 n.1 in mi minore, la Sonata in
Si bem. maggiore Op. postuma n. 106, le tre Fantasie
op. 16, le Variationen
Serieuses op. 54, il Rondò
Capriccioso op.14. Un programma che ci è parso intelligentemente
impostato, capace di gettare luce sulla cruciale posizione del maestro
di Amburgo nello sviluppo della civiltà musicale del primo '800: fra
tradizione contrappuntistica bachiana, nel Preludio e Fuga, lezione
beethoveniana (soprattutto nello sviluppo del primo tempo e nello
scherzo della Sonata) e nuovi fermenti romantici, s.t. Schubert e
Chopin, qualche cadenza del quale ci è parso di udire nel Rondò. Il
clou della serata è stata senz'altro la Sonata
op. 106, un gioiello della letteratura pianistica ottocentesca, per
straordinaria intensità di ritmi e ricchezza tematica. Orth è stato un
interprete all'altezza: appartiene alla razza dei pianisti in possesso
di tecnica smagliante, a proprio agio con partiture 'virtuosistiche',
dal suono pulito (tranne un paio di note non proprio limpide nel
Preludio), anche se talora un po' piatto. Dopo l'unico bis,
probabilmente ancora da Mendelssohn, ha ricevuto un lungo, meritato
applauso da parte del non folto pubblico che ha sfidato i rigori di un
inclemente inverno, per concedersi una serata di buona musica.
10 gennaio Bruno Busca